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Autore: Nitrotori    15/06/2022    2 recensioni
Annualmente due regni un tempo in perenne guerra, si radunano per ingaggiare in uno scambio culturale per mantenere la ormai duratura pace. Nove talentuosi rappresentanti scelti da entrambi i regni salpano a bordo della nave Fraternity, tuttavia durante il viaggio le loro vite vengono messe in pericolo da un misterioso incidente.
ATTO 1 - Terminato
ATTO 2 - In corso...
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Al calare della sera, le festività ebbero inizio. 

I popolani passeggiavano per le bancarelle lungo la via del mercato, acquistando dolci tipici, maschere scaccia sfortune e altro, mentre i nobili festeggiavano in lussuosi banchetti nei ristoranti e negli hotel più importanti della città.

La festa dell’Unione era il momento ideale per parlare di politica, economia e anche di argomenti delicati come la guerra e lo sviluppo bellico, dopotutto la pace nel mondo si sorreggeva interamente sul concetto di deterrenza. 

Nonostante Alabathia detenesse la supremazia bellica totale, c’era grande timore nell’usare le nuove armi, per paura di squilibrare e distruggere la natura stessa del mondo. Entrambe le superpotenze erano dunque troppo spaventate dalle terribili armi che gli arcanisti avevano costruito, studiando la più antica e pericolosa arte della storia del mondo: la Magia.

In quei rarissimi casi in cui una persona mostrasse i segni di una latenza magica, esso/a diventavano subito oggetto di preoccupazione, poiché chi controllava il potere magico, era in grado di piegare la natura del mondo.

Avere la possibilità di plasmare certi aspetti della realtà a proprio piacimento, era sempre stato considerato un potere troppo pericoloso, soprattutto nelle mani di individui dagli ideali distorti e non omogenei al pensiero collettivo. 

Gli arcanisti però, che non erano altro che scienziati dediti alla ricerca della natura del mondo, erano riusciti a rendere alcuni aspetti della Magia qualcosa di uso comune, sia nella tecnologia domestica, sia in quella bellica. Tutto grazie all’uso di un materiale chiamato Silderium: una roccia che custodiva dentro di sé immenso potere magico, scavata solamente in una manciata di miniere in tutto il regno. 

Qualche frammento di Silderium era sufficiente per tenere acceso qualsiasi strumento tecnologico per almeno due mesi.

La famiglia di Alphonse era conosciuta non solo per essere gli abitanti della terra che custodiva la più prosperosa miniera di Silderium al mondo, ma era famosa per ospitare i più abili minatori del regno, in grado di scavare tale minerale a chilometri di profondità.

Era una nozione comune a tutti che il Silderium fosse un materiale estremamente delicato da estrarre. Un colpo di piccone con eccessiva forza o al contrario con un polso debole, equivaleva a perdere prezioso materiale primordiale e ciò non era assolutamente ammissibile.

Alphonse cercò di distogliere l’attenzione dall’ansia che il suo lavoro di tanto in tanto gli recava’, perché in quel momento c’era qualcosa di decisamente più difficile dell’estrazione del Silderium, ovvero aggiustarsi il fiocco del suo elegante vestito.

“Gaaah… perché devo mettermi questo dannato fiocco” Disse esasperato Alphonse.

Mentre ci provava di nuovo però, qualcuno bussò alla porta della sua stanza. Alphonse aprì la porta aspettandosi Piper, invece…

“Leah?”

“Oh, sei occupato?” La ragazza si portò la mano tutta bendata sulla bocca.

“A dire il vero non riesco a mettermi questo dannato fiocco. Mi sta facendo uscire matto”.

“Posso?” Leah sorrise e con estrema semplicità riuscì a fare un nodo al fiocco. “Ecco qui, ti sta molto bene”.

“Accidenti grazie, mi hai salvato…”.

“Eheh, di nulla”

Alphonse notò che la ragazza aveva cambiato vestito. Era un altro tipo di grembiule, questa volta però molto più elegante, di colore viola acceso con un tema floreale. Si rese conto troppo tardi però che la stava fissando troppo a lungo e immediatamente si imbarazzò, distogliendo lo sguardo sul suo fiocco.

“Avevi bisogno di qualcosa?” Chiese poi Alphonse.

“Oh nulla di importante. Ho pensato che sarebbe stato cortese da parte mia accompagnarti alla festa, visto che questa è la tua prima volta”.

“Hai avuto un’ottima idea, da solo mi sarei sentito sicuramente un po’ perso. Sai non sono abituato a queste cose”.

“Lascia fare a me!” La ragazza era decisamente motivata, ed eccitata dall’idea di andare alla festa. 

Alphonse decise di lasciarsi trasportare un po’ da quella gioia, anche se avrebbe preferito non forzarsi troppo a farlo.

Nel salone grande dell’Hotel era stato allestito un gigantesco banchetto di prelibato cibo, bevande, vino e musica d’alta classe. L’idea che un umile minatore come lui potesse presenziare ad un evento così sfarzoso gli sembrò un po’ troppo irrealistico per essere vero. Eppure il cibo era lì, fumante, pronto per essere mangiato. Inutile dire che l’insieme dei vari odori risvegliò l’appetito del giovane ragazzo.

“Aaaahhh-- c’è così tanto cibo!” Leah deliziata da quella vista, incrociò le mani davanti a sé come in preghiera. 

“Cavoli, devi essere proprio tanto affamata. Serviamoci pure ti va?”

L’Appetito di Alphonse non sarebbe stato difficile da saziare, grazie alle moltitudini di piatti tipici, cibi freddi, caldi, dolci e frutta. C’era veramente l’imbarazzo della scelta, tuttavia Alphonse si sentì un po’ fuori posto a consumare senza remore tutto quel cibo, a differenza di Leah che era stata completamente conquistata dalla ingordigia.

Mezz’ora dopo l’inizio delle festività, c’era già qualche risata acuta dovuta all’eccesso di vino.

Mentre gustava del buon cibo, Alphonse si guardò attorno per cercare Piper, ma la ragazza non sembrava esserci.

“Aveva detto che sarebbe venuta…” Disse lui un po’ deluso.

“Dea misericordiosa! Alphonse sei tu?!”.

Improvvisamente una voce profonda e matura lo colse alla sprovvista. Un uomo possente, parecchio muscoloso, dai capelli corti color fuliggine e una barba disordinata, si presentò con un grosso sorriso stampato sui denti e un po’ di rossore in volto. 

Alphonse rimase sorpreso dalla possenza di quell’uomo, un suo bicipite era grosso quasi quanto la sua testa, ed era piuttosto convinto di averlo già visto da qualche parte.

“Cielo! Non dirmi che non ti ricordi di me. Certo eri alto più o meno così quando ti ho visto l’ultima volta, ma ricordo che eri scoppiato a piangere quando me ne sono andato dal villaggio”.

“Ah! Zio Orin! Sei davvero tu!” Alphonse rimase scosso, erano 12 anni che non lo vedeva.

“Ahahaha!” L’uomo scoppiò a ridere allegramente “Sono io ragazzo! Sono io! Ma guardati! Sei diventato un uomo ormai!”.

“E’ davvero bello vederti Zio. Non sapevo di trovarti qui…” Alphonse fece un sorriso cordiale.

“Ma come? Pensavo che il tuo vecchio ti avesse informato della mia presenza! Ah non importa, Arthur è sempre stato un po’ con la testa fra le nuvole. Ma parliamo di te Alphonse! Un gran bel balzo eh figliolo? Hai tutte le carte in tavola per diventare il suo successore in men che non si dica” Lo cinse con il braccio scuotendolo amichevolmente.

“D-Dici? Io penso sia troppo presto…” Ammise lui scuotendo il capo poco convinto “Non sono ancora al mio massimo”.

“Sciocchezze! So quanto tempo passi sotto quelle cave e quanto Silderium hai estratto solo in quest’anno. Le lampade magiche di Alabathia funzionano grazie a te ahahahah!”.

Alphonse si grattò il capo lusingato, anche se pensò che l’uomo stesse esagerando un po’, dovuto anche al fatto che il suo alito emanava un forte retrogusto di vino.

“Oh! Signor Armstrong!” Leah apparì subito dopo, aveva appena finito il suo pasto. “Vi trovo in forma”.

“Ahhh ecco la mia fanciulla preferita! Leah ti trovo splendida stasera”.

“Grazie mille” La ragazza fece un inchino di cortesia un po’ rossa per il complimento “Siete pronto per il viaggio di domani?”.

“Prontissimo come sempre!” Orin annuì “Questo è il mio settimo viaggio a Windyield. Dovrebbero farmi una casa direttamente all’ambasciata ahahah!”.

“Voi due sembrate conoscervi” Osservò Leah curiosa.

“Sì, Orin Armstrong è mio zio, il fratello maggiore della mia defunta madre” Spiegò Alphonse con un sorriso “Quando ero piccolo veniva spesso al villaggio a trovarmi, inoltre è un carissimo amico di mio padre”.

Orin si mise le mani sui fianchi e fece un grosso sorriso orgoglioso, mentre si perdeva nei ricordi.

“Il vecchio Arthur! Mi mancano le serate passate a sbronzarci in locanda. Bei vecchi tempi”.

Non c’era anima viva nel regno che non conoscesse il nome di Orin Hamilton Armstrong. Il più importante e famoso fabbro di Alabathia, responsabile per aver forgiato innumerevoli armi e armature ai Cavalieri Regali. Tuttavia quello che lo aveva realmente reso famoso, fu il suo miracoloso intervento durante il crollo della diga di Steepfall. 

Qualche mese dopo la nascita di Alphonse, ci fu un monsone di tremenda portata e la più grande diga di Alabathia rischiò di crollare, ma Orin riuscì a salvare la vita a innumerevoli innocenti, guadagnandosi lo status di eroe. Alphonse era molto fiero di avere uno zio così importante, senza contare che ricordava molto bene il periodo in cui veniva al villaggio.

“Zio sono davvero felice di poter collaborare con te” Alphonse fece un inchino.

“Avanti figliolo, non essere così formale con me! Sono felice anche io, ora però ti lascio in compagnia di Leah, è una ragazza speciale quindi trattala bene ok?”.

L’uomo se ne andò dritto verso il vino. Stava decisamente esagerando, ma Alphonse fu piacevolmente sorpreso di sapere che suo zio non era cambiato di una virgola.

“Rumoroso come al solito” Sospirò lei con un sorriso. “Non sapevo fosse tuo zio”.

“Hai collaborato a lungo con lui?” Chiese Alphonse curioso.

“Sì, beh per tre anni almeno” Rispose portandosi un dito sul labbro pensosa “Anche se ci vediamo praticamente solo durante questo evento. Però è pur sempre uno degli eroi di Alabathia, è un onore lavorare al suo fianco”.

Alphonse si chiese come mai suo zio non era più tornato al villaggio. All’improvviso non lo aveva più visto, probabilmente per il suo lavoro che lo teneva sempre in contatto con le alte sfere della monarchia. Tuttavia non aveva ricevuto neanche una lettera in tutti quegli anni, nessuna notizia.

“Qualcosa non va Alphonse?” Leah notò lo sguardo pensoso del giovane, ma lui subito scosse il capo sorridendo.

“No va tutto bene, piuttosto che sta succedendo? Improvvisamente è diventato tutto più silenzioso qui”.

I due si guardarono attorno e scoprirono il motivo di tale silenzio all’ingresso dell’Hotel. Il principe Harris Haiken Our Stator era appena arrivato.

Si trattava di un giovane ragazzo di diciannove anni, di media statura, dai capelli biondo platino e gli occhi azzurri. 

Vestiva con pregiate vesti bianche e un mantello blu scuro, ornato con dei ricami sacri dorati che simboleggiavano la Dea Enneas. Aveva un sorriso sincero sul volto liscio e immacolato, dall’aspetto innocente e importante.

Uomini e donne d’alto rango sociale, salutarono il principe con un inchino di cortesia e il ragazzo fece loro un gesto di stare comodi. 

Al fianco del principe c’era una bellissima donna in armatura d’argento, dai lunghi capelli rossi scuri come il sangue. Anche lei come il principe indossava un mantello con i ricami sacri. Il suo sguardo era ligio, serio e osservava attentamente gli uomini, pronta ad intervenire nel caso il principe fosse in qualsivoglia pericolo. Alphonse rimase ammaliato da lei.

“Chi è la donna al fianco del principe?” Chiese Alphonse sussurrando a Leah.

“Anglia Neyte Our Stator” Rispose Leah seria in volto “Il braccio destro del principe. Viene considerata quasi una dea tra i ranghi dei cavalieri del regno, a tal punto da aver ereditato il cognome della famiglia. Quella donna non è un essere umano comune, ha qualcosa di speciale…”.

Alphonse era d’accordo con lei, da quando era entrata nell’edificio la temperatura si era abbassata di qualche grado. La sua figura era così importante, così radiante, da oscurare persino quella del principe.

Improvvisamente, lo sguardo del principe si posò su quello di Alphonse e sorridendo si avvicinò verso di lui. 

Non era la prima volta che incontrava il principe Harris dal vivo, ma in presenza di quella donna tutto cambiava. 

“Buonasera Alphonse e buonasera anche a te Leah. Sono davvero felice di vedervi”.

Entrambi fecero un profondo inchino di cortesia. 

“Buonasera Sua Altezza” Leah mostrò lui profonda riverenza.

“Comodi, comodi, non siate così formali” Sorrise il principe “Siamo tutti colleghi allo stesso livello qui. Spero che il viaggio per arrivare alla Capitale sia stato abbastanza comodo Alphonse, so che oltrepassare le montagne di Stonefall in carrozza non è esattamente piacevole”.

“Beh, quel che conta è che sono qui” Sorrise lui grattandosi la nuca “Ad ogni modo Sua Altezza, mi chiedevo come mai avete scelto proprio me, di solito di queste cose si occupa mio padre”.

Harris incrociò le braccia e ricambiò il sorriso “Non vi sentite all’altezza?”.

“Onestamente non molto. Mio padre è molto più preparato di me, inoltre è stato rappresentante per ben tre anni…”.

“Ho saputo che Lord Arthur si è infortunato recentemente”.

“Oh sì, ma nulla di grave, nulla che potesse limitarlo a tal punto da non partecipare alla spedizione” Insisté Alphonse.

Harris sembrò apprezzare l’umiltà del giovane minatore, tuttavia era oltremodo contrariato dal suo modo di vedere la cosa.

“Sono stato io a richiedere la tua presenza all’Unione. Ho avuto modo di valutare i tuoi sforzi e il tuo duro lavoro svolto in questi anni nella miniera più importante del regno. Sono certo che sai bene quanto sia importante scavare il Silderium dalla roccia sotterranea, soprattutto in questi tempi di delicata stabilità politica, unita alle rivoluzioni tecnologiche. Il tuo nome è praticamente sulla bocca di tutti, e tuo padre ci ha parlato molto bene di te via missiva”.

“Mio padre…?” Alphonse fu sorpreso di sentirlo.

“Apprezzo molto la vostra umiltà, ma non è necessario negare la verità. Siete di fondamentale importanza, proprio come lo è la splendida fanciulla al vostro fianco”.

“Principe io…” Leah si sentì decisamente lusingata tutta rossa in volto.

“Non ho dimenticato cosa hai fatto per me e per il regno. Senza di te Alabathia sarebbe certamente piombato nel caos totale. Siete un’amica e una preziosa alleata, e lo stesso vale per te Alphonse, sono davvero felice che siete entrambi qui”.

“Mio Lord… gli ospiti attendono” Anglia chinò il capo e sussurrò gentilmente al suo orecchio.

“Oh certo, hai perfettamente ragione Anglia. Vi chiedo gentilmente di perdonarmi, ma devo incontrarmi con diversi esponenti del regno di Baal’Thasia. Ci vediamo più tardi o nel caso sulla nave domani mattina. Godetevi le feste”.

Harris fece un breve inchino di cortesia, e i due contraccambiarono con profonda riverenza.

Per un brevissimo istante, Alphonse incrociò lo sguardo con Anglia. Quella ragazza, con un singolo sguardo, aveva già inquadrato la persona che aveva di fronte a sé. Non disse nulla, né mostrò emozioni, semplicemente fu un breve ma intenso sguardo.

“Anglia mette un po’ paura vero?” Sorrise Leah “Mi chiedo come faccia il principe a vivere al fianco di quel blocco di ghiaccio”.

“La conosci?” Chiese Alphonse.

“Non proprio. Diciamo che ci ho avuto a che fare in passato, ma ne parliamo un’altra volta, ti va di continuare a mangiare?” Chiese Leah ancora parecchio eccitata dalla quantità di cibo ancora presente sui tavoli.

“Hai un appetito piuttosto spiccato Leah. Io sono già ampiamente sazio…” Rispose Alphonse reggendosi la pancia.

“Oh beh, peggio per te! Io vado a mangiarmi qualche dolcetto, se hai bisogno mi trovi lì…” La ragazza si congedò, lasciando Alphonse al tavolo delle bevande. Avrebbe voluto chiederle cosa aveva fatto di così importante da guadagnarsi tale profonda stima da parte del principe ma...

“Sei stato scaricato vedo”.

Il ragazzo si voltò e con sua sorpresa lì la vide.

“Piper! Sei venuta alla fine…”.

“Non per mia volontà, grazie tante” La ragazza incrociò le braccia, stavolta non portava il suo libro con sé “Il Principe mi ha sgridato, dicendomi che devo essere presente ad una cerimonia così importante, mah…”.

“Non ha tutti i torti sai? Hai già mangiato qualcosa?”.

“No… non ho appetito” Rispose disinteressata.

Ma in quel preciso istante, le sue parole furono tradite dal suo stomaco che gorgogliò.

Alphonse a sua volta si mise a braccia conserte fissando con occhi divertiti la ragazza.

Piper arrossì e abbassò lo sguardo. “non dire una parola o ti strozzo…”.

 

Piper infine mangiò qualcosa e i due ragazzi si misero a sedere su un tavolo libero. Forse fu proprio perché aveva messo qualcosa sotto i denti che ad Alphonse gli parve che la ragazza fosse di umore decisamente migliore rispetto alla prima volta che si erano visti.

“Hai avuto modo di conoscere gli altri?” Chiese Piper.

“Non proprio tutti, ma mio Zio Orin è tra i rappresentanti. Non lo vedevo da dodici anni almeno”.

“Orin Armstrong? Non sapevo fosse tuo zio” Piper sembrò sorpresa.

“All’inizio nemmeno lo avevo riconosciuto” Disse Alphonse.

“E Leah? Ho visto che ti ronza attorno di continuo” Piper incalzò con sguardo profondo.

“Beh, mi ha praticamente salvato la serata, visto che è riuscita senza problemi a farmi il nodo al fiocco. E’ una ragazza amichevole, non mi dispiace essere in sua compagnia”.

“Ohh…” Piper girò il dito attorno al bordo del bicchiere “Capisco, ti piacciono quel genere di ragazze eh? Scommetto che già vuoi portartela a letto”.

“Non essere sciocca!” Esclamò Alphonse incredibilmente imbarazzato “ E poi perché si deve finire subito a parlare di relazioni di quel tipo” Alphonse incrociò le braccia un po’ rosso in volto. L’argomento come al solito lo metteva pesantemente a disagio.

“Scherzavo, non te la prendere dai” Piper sogghignò divertita. “Quindi non vuoi prendere il mio consiglio alla lettera dico bene?”.

“Sul fatto di non fidarmi di lei? Preferisco avere un rapporto di fiducia con i miei colleghi di lavoro ed essere privo di giudizi innecessari. Qualsiasi errore compiuto non è affar mio”.

“Prendi molto sul serio il tuo lavoro eh?” Piper sospirò “Beh poi non dire che non ti avevo avvertito”.

Alphonse fece spallucce con un sorriso “Visto che sei così tanto chiacchierona stasera, perché non mi dici il motivo per cui sei così ostile nei suoi confronti”.

Piper smise di girare il dito attorno al bordo del bicchiere e abbassò il capo.

“Pensavo lo avevi già chiesto a lei. Perché devo dirtelo io?”.

“Perché dal tuo sguardo, sembra che tu voglia approfondire la cosa, ma qualcosa ti frena. Perché non ti togli di dosso quel peso che ti porti dietro?”.

Piper sembrò irritata dalla sua perspicacia e Alphonse si rese conto che forse aveva esagerato ad essere così diretto.

“E perché dovrei dirlo ad uno sconosciuto” Disse lei rilassando lo sguardo.

“Certo, non sei obbligata a dirmi nulla” Alphonse mise le mani avanti “Ma potresti parlare con lei, visto che la conosci da così tanti anni”.

“Non cambierebbe nulla. Ad ogni modo io me ne torno nei miei alloggi, ho mangiato a sufficienza”.

La ragazza si alzò in piedi.

“Sentiti libera di venire a parlare con me quando vuoi” Disse Alphonse “Non penso affatto di meritarmi la mia posizione tra di voi, ma farò del mio meglio essere un supporto a tutti voi”

“Lo terrò a mente” Aggiunse Piper con un breve sorriso “Fai una buona serata”

Piper fece un cenno e si congedò.

Alphonse la osservò andare via, sperando che le sue parole avessero potuto fare breccia su di lei.

 

L’ora iniziava a farsi molto tarda. Consultando l’orologio da taschino, notò che erano le due passate. Leah era assorta nei pensieri, mentre fissava alcuni dei nobili che chiacchieravano nel grande salone. Sembrava stesse aspettando qualcuno.

“Leah? Tutto bene?”.

“Ah! Alphonse… mi hai spaventata!”.

“Scusami, non era mia intenzione. Qualcosa ha catturato la tua attenzione?”

Leah tornò con lo sguardo pensoso “Mmm… a dire il vero no, ma stavo cercando qualcuno”.

“Qualcuno? Chi?”.

“Oh uhm…” Leah arrossì vistosamente “E’ un po’ una storia imbarazzante a dire il vero”.

“Un ragazzo che ti piace magari?” Ipotizzò Alphonse.

“Oh no, nulla del genere” Leah scosse il capo sempre più rossa “Oh cielo d’accordo, tanto vale che te lo dico, ma non qui, ti va di prendere una boccata d’aria? Nel giardino esterno si sta benissimo, inoltre è un luogo abbastanza privato”.

Alphonse annuì “D’accordo fai strada”.

Sul lato dell’Hotel c’era un giardino enorme, curatissimo, pieno di aiuole colme di fiori di vario tipo e colore, panchine per sedersi, e una grossa fontana di marmo. Il luogo ideale per una chiacchierata nel cuore della notte, sotto il maestoso cielo stellato e il rumore calmo del flusso d’acqua. Davanti a quel panorama, Leah decise di raccontare la sua storiella ad Alphonse.

“Qualche settimana fa, ero proprio indaffarata con i preparativi del viaggio di domani, stavo preparando tutte le pozioni per il trasporto e improvvisamente mi sono resa conto di aver finito alcuni ingredienti. Purtroppo il negozio di erboristeria è in un luogo un po’ isolato della città e quel giorno sono stata accerchiata da tre uomini” Leah sospirò “Purtroppo è molto comune che vengo importunata per strada”.

Alphonse scosse il capo dispiaciuto “E’ una cosa orribile...”.

“Ero spaventata, quegli uomini erano chiaramente dei malintenzionati e non avevo modo di difendermi, quando all’improvviso una cortina di fumo si sollevò coprendo l’intera visuale!” Leah strinse i pugni davanti a lei eccitata con le stelline agli occhi, sembrava diventata una bambina che aveva appena visto il suo supereroe “E lì è apparso! Il Vigilante!”.

“Vigilante?” Alphonse inarcò un sopracciglio.

“E’ da almeno un anno che quest’uomo va in giro per le strade a punire i malvagi e salvare gli indifesi! Il crimine in generale è diminuito tantissimo da quando questo viandante dell’Est è arrivato sul suolo di Alabathia. Un uomo alto, giovane, ha scacciato via quegli uomini con uno stile di combattimento che non avevo mai visto”.

Leah si alzò in piedi “Era… formidabile! Sono rimasta incantata dal suo movimento! Vorrei tanto incontrarlo e...beh ringraziarlo!”.

Alphonse portò una mano sul mento “E perché mai lo stavi cercando qui in un banchetto di nobili in un Hotel prestigioso?”.

“Beh ho saputo che anche lui è stato chiamato come rappresentante dal Principe. Persino Baal’Thasia vuole conoscere questa persona misteriosa e in qualche modo l’Unione è riuscito a rintracciarlo e so che ha accettato! Ma non so dove sia, non l’ho mai visto in volto, ho visto solo sentito delle voci a riguardo”.

Un misterioso Vigilante che pattugliava le strade del Regno, intervenendo là dove ce n’era bisogno. Sembrava il tipico racconto epico di un brillo menestrello.

“Beh, se ha accettato, allora lo incontrerai domani. Non sei felice? Potrai finalmente ringraziarlo come si deve” Disse Alphonse con un sorriso.

Leah annuì eccitata dall’idea “Non vedo l’ora di conoscerlo!”.

Alla fine di quel piacevole discorso su l'eroico vigilante dell’Est, i due iniziarono ad accusare la stanchezza.

Alphonse accompagnò Leah alla sua stanza.

“Ehi Alphonse, ti volevo ringraziare” Disse lei davanti alla sua porta.

“Per cosa?”.

La ragazza sorrise gentile “E’ la prima volta che sto in compagnia di qualcuno in queste grandi celebrazioni. Di solito sono sempre stata sola” Leah abbassò il capo “La verità è che faccio fatica a parlare con il prossimo, ho sempre paura di essere noiosa o di troppo. Nonostante molti rappresentanti del regno mi vedano come una specie di genio della medicina, sono anche a conoscenza delle opinioni spiacevoli che hanno su di me. Mi dicono alle spalle che sono volgare, che ovunque vado gli sguardi lussuriosi degli uomini mi seguono” Leah si emozionò un momento, ma cercò di trattenere le lacrime “Scusami, non dovrei dire queste cose, è solo che non sono abituata ad avere amici. Con te però sono stata bene, e hai uno sguardo così sincero. E’ facile parlare con te”.

Alphonse scosse il capo “Sono felice che ti sei aperta con me Leah. E’ vero che io non sono esattamente la persona più socievole del mondo, spesso e volentieri sto anche diciotto ore al giorno sotto terra a scavare, qualche volta mi dimentico persino com’è il cielo la mattina. Però posso immaginare che la vita in una metropoli così grande sia piuttosto difficile. Per quanto riguarda ciò che dicono di te, non penso ci sia nulla di male nell’essere attraenti. Di nuovo, non è esattamente una cosa che rientra nel mio campo di esperienza, ma essere di bell’aspetto non è sbagliato dico bene?”.

Leah chinò il capo sconsolata “Immagino tu abbia ragione…”.

Alphonse notò che la sua risposta non l’aveva convinta. Quell’argomento doveva affliggere molto la giovane ragazza.

“Adesso però ti lascio andare” Di nuovo il sorriso tornò sul suo volto “Se hai fatica a dormire, posso darti un leggero sonnifero, sai in occasioni come queste non è facile prendere sonno”.

“Non preoccuparti, ho il magnifico dono di addormentarmi appena poggio la testa sul cuscino” rispose Alphonse ridendo.

Leah curvò le spalle invidiosa “Wow… che fortuna, io ci metto un secolo”.

“Cerca di riposare ok? Libera la mente da pensieri e dubbi. Buonanotte Leah, a domani”.

La ragazza fece “ciao ciao” con la mano e chiuse la porta. Ora non restava altro che riposare fino al sorgere del sole.



 
   
 
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