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Autore: imagjneflowers    15/06/2022    0 recensioni
«Se ci tradisci, ti farò fare la stessa fine di Loki.» poi gli occhi gli caddero sulla mano che Steve aveva alzato a mezz'aria, invitandola a stringerla.
Zoe sorrise «Al massimo potrei lasciarti morire soffocato.» lui non rise, ma alzò le sopracciglia. Anche in un momento di pace, lei riusciva ad essere irritante. Tuttavia, lei afferrò la sua mano e la strinse.
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Zoe Knox è la persona più difficile che si potesse mai incontrare. È testarda, spavalda e a volte arrogante. Ma tra i suoi difetti, spicca un pregio: ha paura di far del male alle persone che ama.
Per anni Zoe ha rifiutato di incontrare Nick Fury e di scendere in battaglia, ma cosa succederebbe se decidesse di accettare quell'invito che rimandava da fin troppo tempo? Sarà in grado di integrarsi nel gruppo di supereroi più famosi al mondo?
***
L'UNICO PERSONAGGIO CHE MI APPARTIENE È QUELLO DI ZOE KNOX, TUTTO IL RESTO APPARTIENE AL MONDO MARVEL.
LA STORIA È MIA MA SEGUIRÀ LE VICENDE DEI FILM, OVVIAMENTE AGGIUNGENDO LA MIA FANTASIA.
LA STORIA PUÒ CONTENERE CONTENUTI ESPLICITI. OGNI VOLTA, SE PRESENTI, TROVERETE UN BOLLINO ROSSO 🔴 ALL'INIZIO DEL CAPITOLO.
•NUOVO CAPITOLO OGNI DOMENICA E MERCOLEDÌ!❤️
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Steve Rogers
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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In soli quattro giorni dal suo arrivo all'Avengers Tower, e qualche ora prima di partire per Sokovia, Zoe si rese conto che in poco tempo la sua vita stava per prendere una piega che mai si sarebbe aspettata prima


In soli quattro giorni dal suo arrivo all'Avengers Tower, e qualche ora prima di partire per Sokovia, Zoe si rese conto che in poco tempo la sua vita stava per prendere una piega che mai si sarebbe aspettata prima. Per non parlare, poi, del fatto che in quei quattro giorni aveva velocemente dovuto imparare un sacco di cose.

La prima, che in realtà non aveva ancora nemmeno realizzato, era lo stare in una squadra. Non era mai stata abituata a lavorare così tanto intensamente in gruppo. Negli anni, specialmente negli ultimi cinque, aveva sempre imparato a lottare da sola. Con un piccolo aiuto, in realtà, da chi ne capiva di più di lei, ma comunque quando aveva un problema aveva sempre cercato di risolverlo da sola. Se avesse saputo i piani di Strucker, prima di conoscere gli Avengers, probabilmente in qualche modo avrebbe cercato di fermarlo da sola. O forse avrebbe realizzato che quella era una battaglia troppo grande per lei da sola e si sarebbe tirata fortemente indietro. Non ci aveva pensato mai, in effetti. Rimanere nell'ombra il più possibile era sempre stato il piano migliore secondo lei. Niente Zoe Knox, niente problemi. E invece no. Si era ritrovata con loro, catapultata dentro in una squadra di cui aveva sentito parlare solo in televisione. E da Tony, ovviamente.

La seconda cosa che aveva imparato era il combattimento corpo a corpo. O almeno, lo stava imparando. Si era allenata solo per due giorni con Natasha, senza contare quell'improvviso scontro con Steve, e aveva capito più o meno come doveva muoversi. Non era un'esperta e non era nemmeno tanto brava come Natasha, infatti sapeva bene che avrebbe avuto ancora molto tempo per allenarsi e imparare meglio ad essere più dinamica. Aveva forza, questo gliel'avevano riconosciuto sia Nat sia Steve, ma non bastava. Un minimo di distrazione e qualcuno più forte di lei avrebbe tranquillamente potuto ammazzarla ad occhi chiusi.

Eppure non era finita. Nel primo pomeriggio, esattamente dieci ora prima di partire per Sokovia, Zoe si era cimentata in qualcosa che mai avrebbe mai pensato di fare: imparare ad usare le armi.
Non ne aveva mai presa in mano una, nonostante fosse cresciuta alla Stark Industries, e le faceva uno strano effetto sentire quegli oggetti di metallo nelle mani. In realtà non credeva neanche che fosse tanto necessario, ma Fury le aveva detto che una nozione di pistole e fucili vari non le avrebbe fatto male. Per sicurezza, diceva lui. Zoe non era poi così tanto d'accordo, sapeva che non le sarebbero serviti in alcun modo. Tra l'altro quel pomeriggio avrebbe voluto riposare, almeno un po', sapendo che di li a qualche ora sarebbe potuto succedere di tutto.
Ci avrebbero impiegato sei ore per arrivare a Sokovia con il Quinjet, tutta la squadra era consapevole che il solo dover affrontare così tante ore di volo sarebbe stato sfaticante ma dovevano comunque rimanere svegli e concentrati. Raggiungere la base dell'Hydra sarebbe stato ancora più impegnativo, sopratutto perché sapevano che avrebbero avuto le guardie ad ostacolarli. Zoe non aveva mai provato niente del genere, mentre gli altri sembravano psicologicamente più preparati per questo.

Ovviamente, dopo New York...

Zoe scosse la testa e cancellò via i pensieri, tornandosi a concentrare sull'obbiettivo. Impugnò di nuovo la pistola, tenendo la presa ferma e la alzò per mirare nella sagoma di cartone di fronte a se. Le sembrò di essere in uno di quei film polizieschi, o addirittura le tornò in mente il film di Tomb Raider. Con l'unica differenza che lei si stava solo allenando ed era fin troppo lenta. Ancora.
Trattenne il respiro e, con un colpo deciso, premette il grilletto. Il rumore dello sparo le rimbombò nelle orecchie talmente forte che per un attimo temette di restare sorda. Il proiettile, tuttavia, aveva colpito la sagoma di cartone ma non nel punto esatto in cui Zoe aveva mirato. Riuscii a vedere un buco poco più a sinistra rispetto al centro. Sbuffò rumorosamente, voltandosi.

«Non male, dai.» le disse Natasha, avvicinandosi. Anche con le armi, l'unica in grado di aiutare Zoe era Natasha. A dir la verità, Zoe si chiese se ci fosse qualcosa in cui Nat non fosse maledettamente brava. Non sapeva moltissimo di lei, se non che era una Vedova Nera. In base a quello che aveva avuto modo di sentire da Tony, sapeva che Natasha era cresciuta proprio in un ambiente del genere. Poi era arrivato lo S.H.I.E.L.D. ed aveva avuto modo di migliorarsi fino a diventare il miglior agente, insieme a Clint, dell'organizzazione. Negli Avengers, Natasha era perfetta.

Zoe fece una smorfia scocciata «Non era centrale.» le si avvicinò, porgendole l'arma. Nat le sorrise confortevole.

«Zoe, abbiamo cominciato due ore fa. Non puoi pretendere di essere perfetta fin da subito.»

La bionda riconobbe questo suo difetto: voleva essere perfetta fin da subito, voleva essere in grado di potersi muovere da sola, nonostante sapesse che quello era un campo che non le appartenesse e, sopratutto, un mondo sconosciuto. Diciamo che non voleva correre il rischio di fare danni, quindi sbagliare un colpo con un'arma avrebbe creato enormi danni.
«Ad ogni modo, basta così per oggi.»

Zoe avrebbe voluto provare qualche altro colpo, ma annuii. Il pensiero di dover partire poche ore più tardi le iniziò a frullare in testa ed era meglio concentrarsi il più possibile. Da un lato, aveva quasi paura di andare li e far succedere un casino. Dall'altro lato, voleva trovare quel maledetto scettro a tutti i costi.
Ma c'era anche qualcos'altro che la tormentava. Quel posto a Sokovia, che aveva studiato da cima a fondo negli ultimi tre giorni, ogni volta che lo guardava attraverso le immagini la metteva in ansia. Fin dal primo momento che lo aveva visto aveva sentito qualcosa di strano, come se in quel posto ci fosse qualcosa di strano che però non riusciva a decifrare. Forse, pensava, era solo il pensiero di quello che poteva succedere li dentro. O forse era la rabbia che le saliva quando pensava che, andando li, avrebbe potuto ritrovarsi faccia a faccia con l'uomo che le aveva distrutto la vita.
Dopo essere uscite dall'armeria, le due ragazze si divisero: Natasha si affrettò a raggiungere Tony nel suo laboratorio per discutere di alcune cose, mentre Zoe decise di raggiungere l'esterno per aiutare Clint a preparare il Quinjet e tutto l'occorrente. Aveva preso questa cosa anche come scusa per vederlo all'interno, perché Zoe non aveva mai visto il Quinjet se non da fuori.

Ci impiegò un po', ma poi raggiunse l'esterno e si sentii travolgere dal leggero vento che le scompigliò i capelli. Chiuse gli occhi e si nascose le mani gelide dentro le maniche del suo maglioncino. Non faceva freddo, ma a quell'altezza della torre la temperatura era leggermente diversa, anche se sentii un brivido percorrerle tutta la schiena. Fissò il Quinjet e si decise ad avvicinarsi velocemente. Sapeva che sarebbe stato Clint a guidarlo, nessuno oltre lui sarebbe stato in grado di farlo. Forse, pensò Zoe, solo Tony e Natasha avrebbero potuto dargli una mano. Lei non ne capiva niente di motori e, a dire il vero, neanche di tutta quella roba super tecnologica. A volte pensava che essere cresciuta alla Stark Industries fosse stato completamente inutile, visto che non aveva l'intelligenza di Tony in quel campo. Sia perché lui non aveva mai coinvolto Zoe nelle sue cose, sia perché lei stessa non si era mai interessata più di tanto.
Era sempre stata una ragazzina, per certi versi, arrogante. Prima di andarsene, credeva che i suoi poteri le bastavano per qualunque cosa. Poi aveva scoperto che quelli erano solo la causa dei suoi principali problemi, ed era andata via.

Zoe raggiunse l'interno del Quinjet scoprendo che se da fuori sembrava grande quanto due piani dell'Avengers Tower, all'interno era dieci volte più piccolo. Prima di arrivare alla postazione del guidatore, c'era un piccolo corridoio con sei posti a sedere. Zoe si chiese se ci fosse stato spazio per lei, ma poi riflettè che accanto al guidatore c'era un ulteriore posto. Si avvicinò al centro di controllo del Quinjet, notando tasti e leve di cui non aveva idea di cosa fossero. La maggior parte dei comandi, però, erano in degli schermi digitali.

«Ciao Zoe.»

Si voltò di scatto verso la direzione in cui aveva sentito la voce, trovandosi davanti un sorridente Clint Barton e, accanto a lui, un indifferente Steve Rogers. Non si erano parlati più dopo il giorno prima, anche se Zoe ogni tanto ripensava a quando Nat le aveva detto che Steve le aveva guardato il culo. Non che saperlo cambiasse qualcosa, la rendeva solo soddisfatta.

«Ciao.»  rispose Zoe, sorridendo, «Sono venuta a vedere se avevi bisogno di una mano qui.» stese attenta a marcare la sua domanda rivolta solo a Clint e notò subito la faccia scocciata di Steve. Lo ignorò, ovviamente.

«Abbiamo già fatto tutto, ma grazie comunque.» rispose, poi diede una pacca sulla spalla di Steve, che gli sorrise amichevolmente, poi si avvicinò a Zoe sedendosi al posto di comando «Perché non riposi? Domani sarà una giornataccia.» ma lei scosse la testa in risposta. Non le andava di rimanere in camera e sapeva anche che non sarebbe riuscita a dormire. Aveva troppi pensieri per la testa, l'avrebbero divorata nel giro di pochi minuti. Probabilmente avrebbe cominciato ad avere tante di quelle paranoie che non sarebbe riuscita a partire. Quindi si, preferiva di gran lunga rendersi utile. E se sul Quinjet non c'era nulla da fare, si sarebbe accontentata a studiarlo.
E lo fece. Cercò di osservare ogni movimento di Clint per cercare di capirci qualcosa. Occhio di Falco ogni tanto se ne usciva con qualche frase del tipo "Controlliamo il motore" o "Perché cazzo il carburante non è carico al 100%?". Lui aveva una grande responsabilità, a detta sua almeno, essendo quello che se ne intendeva di più sul Quinjet.

Dopo svariati minuti Clint si allungò, sospirando, con la schiena schiacciata sullo schienale del sedile. Erano stati giorni no stop per tutti pur rimanendo ancora a New York. Zoe non aveva mai provato così tanta stanchezza mentalmente. A giudicare da quel che vedeva, forse avrebbe dovuto iniziare ad abituarsi.

 A giudicare da quel che vedeva, forse avrebbe dovuto iniziare ad abituarsi

«Allora,» cominciò Clint guardandola sorridente «Come stai?». Zoe imitò la sua stesse posizione, ma ci pensò un po' prima di rispondere. Cos'avrebbe dovuto dirgli, la verità? Che era terrorizzata? Che era in ansia? Che non voleva di fare casini? Che aveva paura di vedere qualcuno morire? Che la spaventava il solo pensiero di ritrovarsi faccia a faccia con il suo passato?

No. Non gli avrebbe mai detto tutto questo. Clint era una persona buona e, per quel poco che erano riusciti ad interagire, sembrava anche un buon amico. Sta di fatto, però, che Clin non era Tony. E Zoe non riusciva a mostrarsi debole davanti a qualcuno che non fosse Tony.

Quindi, alla luce di ciò, Zoe ricambiò il sorriso di Clint «Sto bene. Devo ancora realizzare.»

Barton annui, quasi consapevole «Si, beh, ti abituerai a tutto questo.»

Avrebe voluto chiedergli quando si era abituato lui. No, non è vero. Voleva sapere quando lei si sarebbe abituata, ma era certa che Clint non avrebbe saputo mai rispondere a quella domanda. Abituarsi a quella vita stava risultando essere difficile ma, allo stesso tempo, era il suo obbiettivo.

Prima, però, doveva sopravvivere a Sokovia.

Un rumore assordante fece voltare sia Zoe che Clint verso l'entrata del Quinjet. C'era Steve in sella sulla sua moto che saliva a bordo. Lo sguardo era concentrato mentre spegneva il motore e fermava la moto con il cavalletto. Lo guardò attentamente e, controvoglia, dovette ammettere a se stessa che Steve sulla moto le faceva uno strano effetto. Steve non aveva alzato lo sguardo su di lei, lo manteneva sulla moto mentre si abbassava per controllare le ruote.

Clint si guardò in torno, cercando qualcosa, poi sussurrò esausto «Cazzo!» Zoe lo seguii con lo sguardo mentre lo vide alzarsi, chiedendosi cosa fosse successo. Lui, rendendosi conto del suo sguardo addosso, chiarì «Ho dimenticato la scorta delle frecce. Torno subito.» informò entrambi, sparendo poi dalla loro vista. Zoe rimase in silenzio, seduta, a torturarsi l'interno guancia con i denti.
Lei conosceva Steve Rogers, eppure allo stesso tempo non lo conosceva. Sapeva chi era, cos'avesse fatto nella sua vita, ma non sapeva chi era lui come persona. Forse sapeva solo che era permaloso. E con la sfiducia nel mondo, oltre che verso di lei. E che era bello, incredibilmente bello, ma la bellezza passava in secondo piano. Avrebbe voluto conoscerlo sotto un altro aspetto, oppure avrebbe voluto conoscerlo ai tempi della guerra. O addirittura prima che gli venisse inniettato il siero. Com'era la sua vita prima? Com'era lo Steve Rogers basso, magro e con enormi problemi sociali? Aveva mai avuto una ragazza?
A detta di Tony, Steve stravedeva per una ragazza. Era un'agente, piuttosto tosta e scaltra, amica anche di Howard. Zoe non sapeva il suo nome, in realtà non si era mai interessata alla vita sentimentale di Capitan America.

Si alzò lentamente e, con tale velocità, si avvicinò a lui. La sua visuale era nascosta dalla moto per cui, mentre lui continuava a rimanere abbassato su di essa, Zoe non riuscii a vederlo in faccia per un po' e altrettanto lui, che non si era nemmeno accorto di quanto lei si fosse avvicinata.

«Harley-Davidson Street 750.» constatò Zoe, attirando la sua attenzione. Steve alzò lo sguardo verso di lei, che continuò «Dubito che sia la stessa dai tempi della seconda guerra mondiale.»

«Lo è.» rispose Steve, accennando un piccolo sorriso. Bisognava parlare della sua moto per farlo sorridere? Classico. «Solo con delle modifiche. E mordernizzata.» Steve si alzò e si poggiò con la mano sul manubrio. La bionda iniziò ad immaginare Steve su quella moto e l'immagine le piaceva proprio. Odiava i motori, Zoe, ma per macchine e moto erano un'altra storia. Le adorava, per questo riconobbe subito il modello della motocicletta. Era bella, seppur con un che di vecchio, nera e completamente lucida. Pensò che lui dovesse tenerci molto visto il suo stato, completamente impeccabile. Eppure non sembrava un veicolo che veniva utilizzato durante le missioni. Probabilmente la faceva tornare come nuova subito dopo. O la usava poco.

«Non pensavo ti intendessi di moto. » esordì lui, guardandola.

«Te l'ho detto, Rogers, non sai tante cose di me.»
Steve alzà le spalle, arreso «Cos'altro non so?». Per un attimo, Zoe ebbe l'impressione che quella domanda era uscita dalla sua bocca in modo completamente involontario. Aveva cambiato subito espressione, ritornando con la mascella serrata, come se lui si fosse subito pentito di averlo chiesto. Zoe, tuttavia, trasformò il suo sorriso in un ghigno.

«Non eri quello a cui non fregava niente di me?»

«Ed è così. Ma siamo nella stessa squadra, quindi vorrei...» iniziò Steve, ma Zoe lo interruppe.

«Capire se puoi fidarti di me?» finì la frase per lui
«L'ho già sentita questa, cambia repertorio.»

Steve guardò Zoe negli occhi, poi sbuffò e tentò di finire la sua frase, correggendola «Vorrei che la smettessimo di litigare.»

Ma lei scosse la testa e alzò le sopracciglia sorridendogli «Nah, eppure io mi diverto.»

«Tu sei sempre così infantile?»

«E tu sei sempre così falso?»

Il biondo si staccò dalla sua moto, incrociando le braccia al petto e guardandola di nuovo in mal modo «Io sarei un falso?»

Zoe annuii «E' evidente che ti sto sul cazzo, quindi non fare il finto buonista usando la scusa della squadra. Mi spieghi qual è il tuo problema?»

«No, dimmi tu qual è il tuo problema!» era frustato e la sua espressione era cambiata ancora una volta «Hai solo voglia di litigare, lo fai dal primo istante in cui ci siamo incontrati.»

Era vero, Zoe dovette riconoscerlo. Ogni volta che i due si ritrovavano a parlare, era sempre lei quella che dava il via alle discussioni tra loro. Un po' perché si divertiva per davvero, un po' perché odiava il fatto che lui non si fidasse di lei. Odiava il modo in cui la guardava, con disprezzo. Odiava il modo in cui cercava di studiare ogni sua mossa, per capire se li avrebbe traditi da un momento all'altro. Odiava il modo in cui lui cercava di indagare su di lei, su chi fosse realmente e sul suo passato. Insomma, odiava essere messa in discussione.

«Che posso dirti, Rogers? Mi dai costantemente fastidio, il tuo odio mi brucia addosso ogni volta che mi guardi

«Che posso dirti, Rogers? Mi dai costantemente fastidio, il tuo odio mi brucia addosso ogni volta che mi guardi. Cazzo, se sei davvero convinto che sia una spia dell'Hydra perché non mi ammazzi e ti migliori l'esistenza?»

«Stai esagerando adesso. E sei tu che hai tirato fuori questo discorso, non io.»

«E quindi? tu lo pensi ventiquattro ore su ventiquattro.»

«Non eri quella a cui non importava niente di quello che penso io, Knox?»

Colpita e affondata. Di nuovo.

Zoe lo fulminò con lo sguardo e fece un lungo respiro profondo, per poi buttarlo fuori lentamente. Stava cercando di mantenere la calma e di trattenere l'istinto di schiantarlo. Steve sembrava avere sempre la risposta pronta, sotto questo punto di vista era molto simile a lei. Per il resto era... una testa di cazzo!

Guardò Steve che, ancora una volta, cambiò espressione e sospirò. Con voce calma e bassa, le disse «Io non ce l'ho con te. Ho solo passato gli ultimi anni a fidarmi delle persone sbagliate, voglio solo fare la cosa giusta adesso.»

«Non ti basta la parola di Tony. Forse è questa la cosa che mi da più fastidio.»

«Hai provato ad uccidermi, come posso fidarmi di te?»
Zoe gettò la testa all'indietro, esasperata «Ma andiamo! Non volevo ucciderti, non esagerare. Al massimo qualche ossa rotta. Però suppongo che il siero ti faccia guarire anche quelle.»

«Sei davvero...»

«Bellissima? Super simpatica?»
«...perfida.»

Zoe sorrise «Anche questo è vero.»

Anche Steve le sorrise. C'era ancora una strana aria tra i due, ma almeno avevano smesso di urlarsi contro. A quello si che Zoe stava cominciando a farci l'abitudine: si urlavano contro, si sputavano l'odio che provavano l'uno contro l'altra ma poi, alla fine, si calmavano. No, non è vero. La prima volta è stato Fury a farli calmare, la seconda volta uno scontro corpo a corpo. Questa volta... si erano calmati e basta. Si odiavano in uno strano modo. Allo stesso tempo, però, si mangiavano con gli occhi.

Per un tempo che gli sembrò infinito rimasero lì, l'una di fronte all'altro, con un mezzo sorriso stampato sul viso. Se non fosse stata troppo impegnata a maledirlo mentalmente, Zoe avrebbe pensato che il biondo aveva pure un bel sorriso.

No, non è vero! pensò immediatamente Zoe, scacciando via ogni pensiero carino su Steve e mordendosi l'interno guancia fino a farsi male.

«Senti, lo so che tutto questo è nuovo per te. Ma non dobbiamo per forza farci la guerra, abbiamo altro a cui pensare.» disse lui improvvisamente.

La bionda si ritrovò ad annuire «Mi duole ammetterlo, ma sono d'accordo.»
«Tregua?»

«Solo se mi fai portare la moto!»

Steve si allontanò «Eh no, scordatelo.»

«Dai, solo un giro.»

«Non mi fido.»

Alzò gli occhi al cielo, scocciata «Sai che novità.»

«Nel senso che potresti romperla. Ne hai mai guidata una, almeno?»

Zoe ci rifletté per qualche secondo. No, in effetti non ne aveva mai portata una. A differenza, invece, delle macchine. Per quelle aveva pure perso il conto. Ma la moto, purtroppo, no. Mai.

«Hai vinto, Rogers. Però almeno un giro me lo devi, la guidi tu.»

Steve corrugò la fronte «Perché mai ti devo un giro?»

«Umh, forse perché non ti ho ucciso?»

Era proprio la versione femminile di Tony.

---

«Siete tutti pronti?»

Zoe sentii un peso nel petto e non se la sentii di rispondere a quella domanda. Non perché non fosse pronta, ma perché le era tornata di nuovo l'ansia. Negli ultimi giorni era successo parecchie volte di sentirsi particolarmente ansiosa, ma ormai era brava a gestirla e reprimerla. Negli anni aveva imparato anche quello. Eppure, il pensiero di una missione suicida in Sokovia le fece trattenere il respiro più volte. Anche gli altri avevano avuto i suoi stessi pensieri durante la prima missione, New York, o lei era l'unica che non era in grado di restare tranquilla?
In un modo o nell'altro, Zoe si sentiva con più responsabilità addosso rispetto agli altri. Non solo non aveva mai fatto cose del genere, e quindi aveva dovuto prepararsi psicologicamente e fisicamente, ma se fosse successo qualcosa ai suoi compagni lei non se lo sarebbe mai perdonato. Insomma, tra tutti, lei era quella indubbiamente più forte. Se qualcuno di loro ne usciva ferito da quella missione lei avrebbe potuto curarlo, ma solo se la ferita sarebbe stata leggera. Non poteva curare niente di troppo profondo o grave, anche se ci aveva sempre provato. Pregò con tutto il cuore che nessuno di loro si fosse fatto ammazzare.

La squadra, nel buio, si avviò verso il Quinjet. Era strano partire in missione alle due del mattino, solitamente la gente a quell'ora dorme. Invece gli Avengers se ne andavano in missione. Tutto regolare, insomma. Anche se Zoe in quel momento non aveva neanche un po' di sonno, per una serie di motivi. E a giudicare dalle facce dei suoi compagni, anche loro sembravano pensare a tutto tranne che al letto in cui avrebbero potuto dormire quella notte.

Zoe si bloccò quando sentii una presa afferrarle il polso, delicatamente. Quando si voltò confusa, incrociò gli occhi Tony. Era buio, ma lei riuscii comunque a vedere i suoi occhi che la guardavano in modo confortevole. E, in un certo senso, anche un po' preoccupato.

«Andrà tutto bene, ok?» le disse accennando un sorriso. Zoe sorrise, non aveva bisogno di parlare per far si che Tony la capisse. Lui sapeva che era agitata e, come sempre, cercava di sostenerla.

«Tranquillo, non ho intenzione di morire e lasciare a Pepper il compito di sopportarti.» Tony scoppiò in una risata, scuotendo la testa.

«Sei proprio perfida.»

Zoe fece una smorfia «Non sei l'unico che lo dice. Andiamo, dai.»

I due raggiunsero il Quinjet. La squadra era al completo: Clint e Natasha seduti al comando, Thor e Bruce seduti l'uno di fianco all'altro e Steve seduto di fronte a loro. Fu la prima volta che Zoe vide Steve, personalmente, con la divisa di Capitan America. Per la prima volta vide anche il suo leggendario scuro, che teneva dietro la schiena. Tony si avviò verso il posto vuoto accanto a Steve, poi si bloccò.

«Quasi lo dimenticavo!»  tirò fuori dalla tasca lo stesso bracciale di metallo che aveva dato a Zoe il giorno prima e glielo porse «Ho fatto le modifiche all'uniforme. Prova.»

Zoe indossò il bracciale e premette sul bottone. Proprio come il giorno prima, i suoi vestiti si sostituirono con l'uniforme nera che Tony aveva realizzato. Notò immediatamente i cambiamenti: per prima cosa aveva sostituito il davanti con un tessuto trasparente piuttosto enorme, mostrando gran parte del petto della bionda. Gli stivali sembravano essere diventati un unico pezzo insieme alla divisa, Tony si era preoccupato di trasformarli in grossi tacchi a tronchetto. Infine aveva aggiunto un tipo di materiale resistente nelle ginocchia, che ricordarono a Zoe delle classiche ginocchiere. Lei sorrise e ringraziò Tony.

«Però!» disse Nat, guardandola «Ti sta ancora meglio

«Però!» disse Nat, guardandola «Ti sta ancora meglio.»

«Visto? Altro che gli stilisti francesi che tanto osanni!»

Zoe alzò gli occhi al cielo «Ehi! Non provare ad insultare gente come Yves Saint Laurent! E comunque, sono più fan della moda italiana.»

«Fammi indovinare.» intervenne Clint, mentre chiudeva le porte del Quinjet «Il tuo film preferito è Il Diavolo Veste Prada?»

La bionda scoppiò a ridere «Bel film, ma no. Preferisco di gran lunga gli Horror.»

«Cosa sono gli Horror?» domandò Thor.

«Film da ridere. Ti prometto che quando torneremo te ne farò vedere qualcuno.»

«Mi piace l'idea. Ci sto.»

Si trattenne le risate e, come lei, anche i suoi compagni ad eccezione, ovviamente, di Thor. Non voleva approfittarsi del fatto che Thor non sapesse praticamente nulla della vita sulla terra, ma voleva troppo vedere la sua faccia quando avrebbe scoperto che in realtà i film Horror non fanno per niente ridere. O almeno, non quelli seri. Lei li aveva visti più o meno tutti, non se ne perdeva uno. Gli piacevano anche i film fantasy, non a caso infatti era una grande fan di Harry Potter. E, sempre non a caso, lei aveva i poteri pur non avendo una bacchetta. Da quando il fenomeno di Harry Potter era scoppiato in tutto il mondo, lei non si era mai persa un libro e un film. Gli piaceva talmente tanto che aveva fatto fissare anche Tony e Pepper.

Zoe si sedette, alla fine, tra Tony e Steve. Quando anche l'argomento film morì e sentii il Quinjet partire, trattenne il respiro. Tony, che aveva appena indossato l'armatura di Iron Man, se ne accorse e le posò una mano sulla schiena.
Anche Steve lo aveva notato, ma non si mosse dalla sua posizione. Non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma anche lui era un po' agitato. O forse era solo arrabbiato, un po' come tutte le volte che aveva a che fare con l'Hydra. Ogni giorno sperava che quei bastardi scomparissero, era il suo sogno fin dai tempi della guerra, invece sembravano vivere una vita eterna. Se non fosse stato per loro, lui avrebbe vissuto tranquillamente la sua vita molti anni prima. Magari accanto a Peggy. E invece no, aveva passato settant'anni congelato e la sua vita era completamente cambiata. Avevano vinto la guerra, ma lui non c'era. Si era risvegliato in un mondo diverso, nuovo, ma decisamente sbagliato per lui. Senza l'unica persona che aveva amato per davvero. E ogni giorno era lei che, pur non essendo con lui, gli dava la forza di ricordare il suo passato e affrontare il presente.

Steve sentii Zoe, accanto a se, sospirare profondamente. Avrebbe voluto chiedergli a cosa stesse pensando già da quel pomeriggio. Aveva visto fin da subito che era strana, piuttosto pensierosa, e la litigata che avevano avuto gli era sembrato un semplice modo per sfogarsi. Tuttavia, la preoccupazione le si leggeva in faccia comunque.

Pensò che, forse, Zoe aveva ragione: Steve era stato troppo duro con lei. Tutta quella mancata fiducia e quella rabbia che provava verso di lei erano piuttosto inutili. Forse era solo ancora arrabbiato per il modo in cui si era presentata. Doveva comunque ammettere che lei non dava alcun motivo per far creare sospetti, ma il fatto che avesse dei poteri che gli esperimenti dell'Hydra le avevano imposto non lo faceva stare per niente tranquillo. Era fatto così, Steve: la sua fiducia andava conquistata. Nonostante ciò, però, sapeva anche che avrebbe dovuto scusarsi con lei. Voleva farlo, davvero, ma era fin troppo orgoglioso per poter andare da Zoe e chiederle scusa. Per di più, quello non era proprio il momento giusto per farlo.

«C'è una cosa che non ho ancora capito.» cominciò Bruce, attirando l'attenzione di tutti «Come facciamo a capire dove si trova esattamente lo Scettro? Insomma, è talmente grande quel posto...»

«J.A.R.V.I.S ci darà una mano.» lo informò Tony.

Bruce annuii e  Zoe si voltò verso Tony «Se riusciamo a trovare la sala di controllo potremmo prendere qualcos'altro oltre lo scettro.»

«Intendi file o segreti dell'Hydra?» le chiese Steve. Zoe confermò.

«Ottima idea, piccoletta. Sarà più facile così scoprire quali saranno le loro mosse.»

La bionda sorrise all'uomo accanto a lei, che ricambiò soddisfatto. Steve si ritrovò ad essere d'accordo, dovevano solo eliminare più guardie possibili e riuscire ad entrare sani e salvi. E, in qualche modo, dovevano anche evitare possibili danni in città.

«Ma entrerai solo quando avrò la certezza che l'aria sarà sicura.» continuò lui, facendo corrugare la fronte di Zoe «Non fare quella faccia. Sei forte, serve il tuo aiuto per mettere a terra quegli stronzi. Al mio via, mi raggiungi.»

Lei aprii la bocca per ribattere, ma la richiuse. Tony aveva ragione, con lei sarebbe stato più facile fermare le guardie e avrebbero anche impiegato meno tempo ad entrare. Certo, odiava l'idea di lasciare Tony da solo li dentro ma sapeva anche che lui era l'unico che potesse entrare e rilevare la posizione dello scettro più facilmente. Nonostante ciò, però, se Tony fosse stato in difficoltà Zoe non avrebbe esitato un secondo per raggiungerlo prima. Zoe si chiese cos'avrebbe fatto se si fosse ritrovata faccia a faccia con Strucker. Non aveva mai tenuto in conto questa possibilità, fino a quel momento.

«Voi due entrerete dall'alto.» prese parola, di nuovo, Steve guardando Zoe e Tony. Poi spostò lo sguardo verso Thor «Mentre noi proveremo dal basso. Strucker potrebbe essere in qualunque angolo della base. Più siamo ad entrare, meglio è.» Tutti annuirono alle sue parole.

«Ma in tutto ciò,» disse Zoe, guardando Thor «Tuo fratello dov'è?»

Mentre tutti si voltarono a guardarla con aria di rimprovero, Thor abbassò lo sguardo e la voce «E' morto.»

A Zoe sembrò non turbare la cosa «Beh, un pazzo psicopatico in meno.»

«Loki non era pazzo.»

«No, certo, ha solo ucciso milioni di civili per divertimento.»

«E' adottato.»

«Anche io lo sono, in un certo senso. Tony, ho mai ucciso qualcuno?»

Tony sembrò rifletterci su «Vale il pesce che ti ho regalato quando avevi tredici anni?»

Bruce spalancò gli occhi «Hai ucciso un pesce? Cosa?»

La bionda alzò gli occhi al cielo «Ma no! Mi sono solo dimenticata di dargli da mangiare per due giorni ed è morto. Si può sapere perché siete tutti convinti che io abbia degli istinti omicidi?»

Steve pensò che Zoe stesse alludendo a quello che lui le aveva detto nel pomeriggio e si lasciò scappare una silenziosa risata.

«Tecnicamente,» intervenne Clint concentrandosi sulla guida «lo hai fatto morire affamato.»

Zoe fece un verso esausto voltandosi verso Clint «Ehi! Credevo che tu fossi mio amico!»

Anche Steve intervenne, ma in modo diverso «Volete passare tutte le sei ore a parlare di un pesce che è morto?»

«Grazie, almeno tu non hai detto che è colpa mia.»

Steve incrociò i suoi occhi, divertito «Lo dico adesso: è colpa tua.»

«D'accordo, fottetevi tutti.»

Zoe incrociò le braccia al petto, imbronciandosi e facendo ridere tutti. Steve la paragonò ad una bambina, anche se in realtà lo faceva per la maggior parte del tempo. Aveva sempre degli atteggiamenti infantili, e non aveva mancato a dirglielo, nonostante avesse trent'anni. Anche se, in realtà, esteticamente ne dimostrava molti di meno. Proprio come le aveva detto Bruce, anche Steve non le dava più di ventiquattro o venticinque anni. Influiva anche la sua altezza ed infatti, tra tutti, Zoe era decisamente la più bassa. Eppure però, a detta di Tony, era la più potente.

Di li a poche ore, tutti loro lo avrebbero scoperto.

   
 
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