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Autore: _Cthylla_    16/06/2022    0 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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Anche questo capitolo supera le ottomila parole, non so come, ma… è l’ultimo.
Ebbene sì.
Spero che lo apprezziate già solo per questo :D Buona lettura!






28
(Una fine, un inizio)










L’ennesimo colpo di Dreadwing vibrò spietato quanto inutile contro una porta che, nonostante gli sforzi suoi e di Kaon che aveva tentato più volte di riattivarla con l’elettricità senza successo, non voleva saperne di cedere.


«Maledizione!...» sbottò il mech, senza desistere nei suoi tentativi.

Nel momento in cui avevano sentito quegli scossoni dovuti a chissà cosa, a Dreadwing era importato ancor meno di prima tanto degli ordini di Tarn -che comunque non era il suo capo- quanto di aspettare Nickel, che non era tornata dalla sua missione di ricognizione e per forza di cose non aveva potuto dare segni di vita da lontano.
L’ansia di tutti e tre era arrivata a livelli indicibili dopo colpi su colpi che erano riusciti solo ad ammaccare una porta studiata per reggere ben altro, come Kaon aveva detto chiaramente, acuita da una sensazione di impotenza soffocante.

«Soundwave! Soundwave, mi senti?»

Tutto quel che Spectra aveva potuto fare era stato cercare continuamente di contattare il suo ex compagno di vita ma non aveva ricevuto alcuna risposta, e questo le aveva fatto pensare il peggio riguardo quel che stava succedendo altrove.

«Per favore, se mi senti di’ qualcosa, Soundwave!…»

Lei e Soundwave potevano aver divorziato ma era sicura che in quella situazione lui non le avrebbe negato un contatto, indipendentemente da quel che era successo tra loro. Se suddetto contatto non c’era stato era perché evidentemente per Soundwave non era stato possibile raggiungere nessuno di loro in alcun modo e questo, conoscendo la testardaggine dell’ex gladiatore, era molto preoccupante. Se non gli era stato possibile farlo doveva essere perché era stato gravemente ferito o terminato -alternativa alla quale Spectra rifiutava di credere.

«Nulla, Lilleth?» le domandò Kaon.

Spectra scosse la testa. «No. Non mi piace, Kaon, mi piace sempre meno ogni secondo che passa e che sia scoppiato un incendio di sicuro non mi fa pensare il contrario. Nickel è qui fuori e non è ancora tornata, non possiamo neanche sapere-!...»


– … icevete? Qualcuno mi riceve?! Kaon! Nickel!


«I comm-link sono tornati a posto!» esclamò Kaon, felicemente stupito del fatto che Tarn fosse riuscito a contattarli «Tarn, ti ricevo! Che succede laggiù?!»


Se mai la domanda è “cosa succede lassù”. Spectrus Specter è stato portato via almeno due minuti fa dalla la nostra navicella d’emergenza-


«Come?!» allibì il tecnico della DJD.

Dreadwing, che da quando aveva notato il tentativo di contatto riuscito aveva interrotto i tentativi di sfondare la porta, si avvicinò a Kaon e Spectra scambiando con quest’ultima un’occhiata particolarmente allarmata.


Un’azione inutile dal momento che le ferite erano tali da poterlo uccidere durante la caduta che l’ha portato nella nave in questione e se anche non fosse morto in quel momento lo sarebbe stato subito dopo, ma non è quel che importa. Hanno preso quell’astronave, non riesco a contattare nessuno nella Nemesis, ripeto: cosa sta succedendo lassù?... e perché sento l’allarme antincendio?


Anche per Spectra lo stato d’animo di Tarn risultava piuttosto evidente dal suo tono. Sebbene il modo in cui parlava fosse quanto più possibile controllato, il Decepticon in questione era tutto meno che tranquillo, questo nonostante l’essere apparentemente riuscito a portare a termine il compito che Megatron gli aveva dato.
I suoi pensieri riguardo l’idea che Spectrus fosse stato terminato riuscivano a essere ancora contrastanti ma quello non era il momento di approfondire, perché più si andava avanti e più la brutta sensazione di Spectra riguardo quel che stava succedendo -o era già successo- fuori dalla porta si acuiva.

«“Cosa sta succedendo”? Se mi aveste fatto uscire magari l’avremmo saputo!» ribatté Dreadwing, innervosito «Abbiamo sentito degli scossoni ma non siamo riusciti a contattare nessuno neppure noi, neppure Spectra c’è riuscita con Soundwave e non sappiamo che fine abbia fatto il vostro medico di bordo! Aveva detto che sarebbe andata a controllare ma non si è fatta più viva, possiamo solo sperare che non sia ferita».

«Se qualcuno ha preso la vostra navicella d’emergenza mi sa che il minicon era sceso con Spectrus al momento dell’attacco ed è rimasto qui» disse Spectra «Spiegherebbe alcune cose».



“Neppure la DJD ti aveva fatto qualcosa ma da quel che ho capito li hai attaccati lo stesso anche se tra loro c’è… Nicky”.

“Nicky. Una rimpatriata difficile nel momento sbagliato”.

“Non credo che trovarvi uno contro l’altra fosse quel che volevi, no? Voglio dire… siete minicon. Da quel che sapevo Nickel sarebbe dovuta essere l’unica rimasta e invece ci sei anche tu, ma siete comunque soli”.

“Vero. Sarebbe bello se la vita tenesse conto di quello che si vuole o non si vuole, peccato che non sia così e che tu non sia la sola a rischiare di rovinarsi l’esistenza a causa delle persone che ha attorno e ai sentimenti verso di esse”.

“Nickel ha attorno il resto della DJD, non credo che vogliano farle del male o rovinarle l’esistenza. Forse stando con Spectrus rischi di farlo più tu che loro, anche senza volerlo”.

“Di sicuro è tutto molto complicato”.



«… se fosse così però credo che l’abbia trattenuta, non che l’abbia terminata o simili. Sono i soli due minicon rimasti» aggiunse rapidamente.

Nessuno le aveva chiesto della terza parte del suo sogno né lei aveva avuto fretta di raccontarla. Anche perché cos’avrebbe potuto dire? Di aver mangiato azoto gelato in un luna park con un minicon manifestazione del suo inconscio che aveva cercato di avvertirla riguardo la possibilità di rovinarsi l’esistenza per colpa della gratitudine, avvertimento che lei aveva deciso di ignorare dicendo a Megatron quel che sarebbe potuto succedergli?


…i sentite? Riuscite a sentirmi?


«Nickel!» esclamò Spectra, felice che quel che aveva detto fosse stato appena confermato «Ti sentiamo! Sai bene?!»


Sì. Sì, io… Bustin era quassù. Gli ho impedito di aprire un Ponte per Spectrus, gli ho sparato, ho mirato alla Scintilla e anche se non l’ho preso dove volevo gli ho fatto un buco, si vedeva dall’altra parte...


“Dice che sta bene ma da come parla mi sembra il contrario” pensò Spectra.


– Lui però ha recuperato il datapad ed è fuggito dopo che… Tarn… Tarn, io non so… – ci fu una pausa da parte di Nickel, poi un sospiro – Gli Autobot erano ancora vivi. Erano nella Nemesis, l’hanno presa e sono andati a Cybertron, l’astronave non c’è più, lo sto vedendo ora. Lord Megatron… lui… c’è stata una comunicazione di Optimus Prime su tutte le linee, ha detto che Lord Megatron è stato eliminato, Tarn-

No. No, anche Specter ha detto una cosa del genere poco prima di precipitare ma è palesemente un’assurdità: Lord Megatron non è morto. Non è possibile che sia morto. Anche nel caso in cui gli altri Autobot fossero vivi Lui ha la versione oscura di Star Saber, quella originale non era nella Nemesis, ha il resto degli ufficiali, ha se stesso. Nessuno di loro sarebbe stato in grado di terminarlo, dunque non è morto.


Le espressioni sui volti di Dreadwing e Kaon suggerirono a Spectra che stavano avendo gli stessi pensieri riguardo tutto. La presenza degli Autobot nella Nemesis avrebbe spiegato molte cose, soprattutto l’attuale assenza di suddetto incrociatore, e avrebbe confermato una volta di più che il sogno purtroppo era stato reale, che la sua insicurezza sul fatto che sarebbe stato Spectrus a uccidere Megatron era fondata e lo era sempre stata.


Tarn-

Ho detto che non è morto, Nickel. Questo è quanto – la interruppe il Decepticon – Avete di nuovo il controllo della Peaceful Tiranny? Puoi spostarla? Con lo scafo sfondato non possiamo lasciare il pianeta ma non è il caso di restare fermi qui, gli Autobot e le “autorità nazionali” in questo pianeta di sudici primitivi sono alleati. Il posto dove ci procurammo il sincrotrone non è troppo lontano, raggiungiamolo e cerchiamo di rimanere fuori dai radar mentre ripariamo la nave.


Le luci accanto al pannello che permetteva di aprire e chiudere la porta erano verdi, segno che il sistema era tornato attivo. Ovvio che fosse così ora che Autobot ed ex Autobot con minicon annesso avevano fatto quel che dovevano fare.

«Abbiamo il controllo della nave» disse Kaon, con voce incolore «Veniamo a prendervi e andiamo».

Con ciò chiusero la comunicazione e si diressero verso il timone, inclusa Spectra, che Dreadwing aveva preso in braccio. L’allarme antincendio non suonava più -probabilmente ormai le fiamme erano state domate- e non impiegarono molto a raggiungere la destinazione.

«Qui dentro siamo tutti consapevoli che Lord Megatron è stato terminato, giusto?» domandò Dreadwing «Per quanto possiamo volere il contrario e per quanto Tarn sia in fase di negazione. Se Lord Megatron fosse stato ancora vivo la Nemesis sarebbe ancora qui, massimo poco distante nel caso fossero stati ancora in piena battaglia. Lord Megatron è morto» fece una pausa «In tutti i territori Decepticon scoppierà il disastro».

«Nei territori Decepticon però non lo sanno ancora» disse Kaon, dopo aver fatto l’accesso al sistema e alla rete di extranet «In caso contrario sarebbe al primo posto nelle tendenze. Magari nel frattempo riusciamo a… non lo so. Fare qualcosa?» si massaggiò l’attaccatura del naso «Non so cosa. Il secondo in comando di Megatron negli ultimi tempi era Soundwave ma non c’è traccia del suo segnale» disse, trafficando con i computer dopo aver impostato le coordinate e dato i comandi per l’atterraggio «Stessa cosa per quelli di Shockwave, dell’ufficiale medico e di Starscream, non che di quest’ultimo si senta la mancanza».

«No» confermò Nickel, raggiungendoli nella stanza «Per nulla. Sto bene, sì!» li anticipò, vedendo le loro occhiate «Dei due non sono stata io a riportare danni, l’avevo detto, e ora abbiamo problemi infinitamente più grossi. Lo stadio di negazione non durerà granché».

Su quello, Spectra come Kaon e Dreadwing non poté far altro che concordare.





***





“Non è morto”.

“Se fosse ancora online si sarebbe fatto sentire ormai, ti rendi conto-”

“Non è morto”.

“Voleva cyberformattare la Terra, se fosse vivo non avrebbe permesso che il suo incrociatore-”

“Non è morto!”

“E allora cos’è?!”

“Disperso, forse prigioniero, non lo so, ma non è morto! Non può essere morto: io ho eseguito i Suoi ordini, io ho fatto quel che dovevo fare, non ho sbagliato!”

“Peccato che, se il resto degli Autobot era vivo ed è entrato nella Nemesis -e tu sai che è così, perché è l’unica cosa che dia un senso a tutto!- a essere sbagliati fossero proprio gli ordini”.

“Lord Megatron non era un inetto che poteva dare ordini sbagliati e non è morto. Probabilmente si trova ancora nella Nemesis e aspetta di essere liberato, cosa che farò appena la mia nave sarà stata rimessa sufficientemente in sesto. Caso chiuso!”

“Spectus Specter ha detto che è morto, anche Nickel ha detto di aver sentito quel messaggio-”

“Era palesemente un trucco. Taci”.

Messi a tacere i pensieri contrastanti nel proprio processore, Tarn riprese a valutare con più accuratezza i danni presenti nell’astronave. Ora, senza la fretta e l’allarme dati dall’intrusione del nemico in casa propria, poteva dire con più certezza che quanto fatto da Spectrus fosse stato più per scena che per altro. O meglio: i danni erano reali ma nel suo farne abbastanza da rendersi impossibile da ignorare si era anche contenuto. Non si era spostato molto dal punto dell’impatto e si era limitato a un’area ristretta che arrivava abbastanza vicina all’infermeria da essere allarmante ma non lontana dalla Jackhammer.

“Lui e il minicon devono essersi divisi subito”.

Continuò a camminare. Al suo rientro nell’astronave Nickel era stata precisa nel dare indicazioni su dov’era avvenuta la loro lotta, vicina alla navicella d’emergenza -ulteriore dimostrazione del fatto che fosse stato tutto programmato- e Tarn decise di recarsi lì.

Il fluido vitale a terra non mancava e corrispondeva a quel che un cybertroniano delle dimensioni di Bustin avrebbe potuto perdere da una ferita da arma da fuoco come quella di cui Nickel gli aveva riferito -non che diffidasse di lei in alcun modo - ma quel che c’era al di là di dove in precedenza era calata la porta taglia fuoco che aveva bloccato il corridoio era un altro paio di maniche. Era come se quel tratto fosse stato allagato da combustibile al quale era stato dato fuoco, con lo sparo di una pistola o un dito laser, per esempio, e di fluido vitale non c’era più traccia, tutto bruciato assieme al resto.

Nulla di tutto ciò però era paragonabile a quel che trovò una volta raggiunto l’accesso alla navicella d’emergenza, distrutto, semifuso come fosse stato vittima di un’esplosione MA solo dopo che le porte scorrevoli erano state strappate via e deformate da una presa di forza innominabile a opera di chissà cosa.
Oppure era solo un’esplosione mal eseguita e della quale lui non riusciva a spiegarsi granché il motivo, dato che se Bustin aveva avuto il controllo del sistema non avrebbe avuto motivo di far saltare tutto.

“Come non detto: ecco il senso” si contraddisse dopo aver notato a terra degli inutili frammenti di quello che era stato un datapad di dimensioni adatte a un minicon “Nickel ha riferito di averlo rotto. Deve aver smesso di funzionare del tutto dopo che le ha impedito di inseguirlo bloccando il corridoio”.

Alcuni solchi in ciò che restava della porta gli fecero immaginare dita mostruose piantarvisi con furia ma, per quanto lui stesso in passato avesse avanzato dei dubbi sulla natura di quel minicon, poteva valere tutto e il suo contrario. Chiese a Kaon di inviare sul suo datapad personale qualsiasi immagine fosse stata catturata dalle telecamere di sorveglianza, se erano state attive, venendo subito accontentato.

“Nickel è stata trattenuta come aveva detto. Non che i miei dubbi siano su di lei” pensò, lasciando che le riprese scorressero davanti a lui.

Qualsiasi cosa tenesse lontano il suo processore da “Lord Megatron è morto, smetti di fingere il contrario, debole idiota!” era ben accetta in quel momento, e si trovò a trattenere un sobbalzo di stupore nel notare un dettaglio particolare nel momento in cui Bustin era riuscito a disarmare Nickel. Non rivelava nulla di mostruoso…

“Ma rivela che quel minicon conosce molto bene la mia ex vicina di casa!”

Riguardò per tre volte di fila il movimento con cui Bustin si era spostato all’ultimo facendo perdere l’equilibrio a Nickel per poi impedirle di cadere. Non era fluido quanto erano stati quelli di Wraith -tale era il nome di quella disgraziata, definita così per buoni motivi, e il suo gemello non era da meno- ma non c’era alcun dubbio sulla “scuola”.

Già una volta aveva pensato a come tutto nella sua vita fosse collegato in qualche modo più o meno assurdo, quella non era che un’ulteriore prova… e un indizio utile su dove andare a cercare il soggetto in questione una volta che fosse arrivato il suo turno.

Si riunì al resto del gruppo poco dopo. «Novità sull’ultima posizione conosciuta della Nemesis prima di “sparire”?»

«Sono entrato nel sistema dei satelliti dei terrestri. Era vicina alla nostra posizione attuale» rispose Kaon «Sopra l’acqua, sì, ma vicina e… direi che possiamo confermare l’uso del Ponte Spaziale. Sarebbe bello averne uno anche noi».

Anche in quel caso le immagini parlavano chiaro. La parte dell’essersi diretti a Cybertron doveva essere vera e, in ciò, a un certo punto riuscirono a inquadrare anche una capsula di salvataggio che veniva espulsa dalla Nemesis e veniva scagliata con forza nell’atmosfera.

«Qualcuno si è dato alla fuga» commentò Tesarus.

«Starscream e Knockout?» ipotizzò Helex «Starscream e Shockwave? Starscream e Starscream? Chi si è dato alla fuga in un momento simile merita la Lista già solo per questo».

Tarn annuì brevemente a quelle parole, concordando appieno.

«Se avessi potuto esserci…»

Captando quel mormorio di Dreadwing, che in tutto ciò era sempre rimasto con Spectra e di conseguenza con loro -mostrando un certo coraggio considerando che fino a poco tempo prima avevano cercato di ucciderlo- Tarn si voltò nella sua direzione.

«Le hai prese da un ex Autobot, figurarsi da più di uno. È per questo che ti ho lasciato lì dentro, non avresti fatto la differenza».

«O forse sì, perché sono stato secondo in comando per un motivo» ribatté il seeker, con la massima durezza possibile «E, sempre forse, se fossi stato lì Lord Megatron non sarebbe morto!»

«Credo che tu con le limitate capacità di comprendonio di cui hai dato prova in passato esattamente come adesso ti sia lasciato sfuggire dal processore quel che ho detto solo poco fa, Dreadwing» replicò Tarn, iniziando ad abbassare pericolosamente la voce « Devo ripetertelo più piano? Lord Megatron non è stato terminato. Lui-»

«TARN, problema!» lo interruppe Kaon, collegandosi allo schermo più grande «Guardate!»


… qui è Spectrus Specter che parla, ufficiale Autobot… ex. Non che faccia differenza rispetto a quanto sto per dire in questo messaggio, che spero raggiunga più persone possibile.


«Spectrus?!» si stupì Spectra, sgranando ulteriormente le ottiche già grandi.

«Lo abbiamo praticamente ammazzato, come fa a essere lì?!» esclamò Helex, allibito.

«Ha registrato questo video in anticipo, se non tutto almeno una parte» disse Tarn, dopo un attimo di stupore iniziale «Quando non era ferito. Vedete? E ora il suo compare lo sta mandando in onda!»


Sarò breve: Megatron è morto. Le immagini qui presenti, provenienti dalle telecamere della Nemesis, sono reali.


Mentre Spectrus parlava sullo schermo comparvero in sequenza tutte le azioni di cui gli Autobot si erano resi protagonisti una volta entrati nella Nemesis: Soundwave e la sua disfatta -solo Primus sapeva dove potesse essere finito, con gli effetti combinati di tre Ponti!- la battaglia contro Shockwave, Knockout, Starscream, i vehicons, la battaglia di Optimus contro Megatron… e soprattutto Star Saber nelle mani di Bumblebee -Bumblebee, un ricognitore, uno dei soldati Autobot di grado più basso- che penetrava il petto di Lord Megatron come fosse stato di burro, per poi lasciarlo precipitare al di là della struttura ad anello.

La sensazione di gelo che Tarn aveva provato nel rendersi conto che il sogno di Spectra poteva essere reale come lo era stato riguardo il suo passato era niente confrontata a ciò che sentiva in quel momento.
Non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle immagini e non ci riuscì neppure quando il video, spietato, zoomò sugli ultimi attimi di vita della persona che per lui aveva significato tutto nel corso della sua “terza vita”, le persona al cui altare aveva sacrificato tutto quel che gli era più caro e per cui stringeva i denti ogni volta in cui dei dubbi sul proprio lavoro si facevano strada nel suo cervello; la persona per la quale aveva, tempo addietro, scelto di diventare un mostro proprio come lo definivano.
“Non sempre, non con tutti” -forse non avrebbe mai rivelato quanto avessero significato per lui quelle parole sentite da quella persona… anche se colei che gliele aveva dette, ossia Spectra, era a meno di un metro da lui- ma per la maggior parte delle persone decisamente , per quanto potesse cercare di giustificare in qualsiasi modo l’atrocità di quei suoi atti.


Megatron è morto e i suoi più alti ufficiali difficilmente potranno causarvi problemi, essendo riusciti a perdere anche il loro incrociatore – continuò Spectrus – Stesso dicasi per i suoi boia preferiti. La Decepticon Justice Division ha qualche problema con lo scafo della propria nave al momento e si trovano sul pianeta blu TX108776. A voi calcolare le distanze.


«GRANDISSIMO PEZZO DI SCARTO-» si fece sentire Nickel prima di tutti gli altri.

“Nel registrare il video aveva previsto il danno che avrebbe fatto” comprese Tarn.

Stava ribollendo di rabbia e disperazione pura, senza però smettere di aggrapparsi ossessivamente a una speranza che ormai sembrava stupida persino a lui.

“Potrebbe essere un trucco. Potrebbe aver fatto questo video col solo scopo di seminare il caos. Lord Megatron potrebbe essere ancora online, non è morto, non è morto, non è morto-”


Volete riprendervi quel che era vostro e loro vi hanno portato via? Volete essere voi a portare via qualcosa ai Decepticon? Il momento è questo. C’è un impero da fare a pezzi, sbrigatevi ad accaparrarvi il vostro prima che qualcuno se lo prenda al vostro posto!


Quell’ultima frase in pieno stile Spectrus Specter concluse il messaggio.

«Non è detto» dichiarò Tarn, con la sensazione che la sua voce stesse uscendo dalla bocca di un estraneo «Potrebbe essere tutto un falso e in ogni caso, se anche facesse agitare un po'le masse, per il momento restano le chiacchiere un tizio qualunque su extranet. Non-»

«Quelle di Specter maschio sì… le sue invece no!» esclamò Kaon, ingrandendo una nuova diretta.


Tossici e tossiche di tutta la galassia, qui è Stiria Shaula che vi parla. Questa è una comunicazione istituzionale.


Stiria Shaula. Logico. Chi altri se non quella femme che continuava a essere un pugno in un occhio per i colori e uno strazio per l’udito avrebbe potuto decidere di dire la propria avendo una sorella che, come aveva dato a loro delle anticipazioni riguardo il futuro, doveva aver fatto lo stesso con lei?
L’impressione di Tarn era quella di star assistendo in diretta e del tutto impotente a un terribile incidente tra astronavi o a una catastrofe naturale. La differenza era che in quella, di catastrofe, non c’era proprio nulla che fosse “naturale”.


Di sicuro avete visto anche voi il video che sta girando in rete riguardo la morte di Megatron: fonti accertate mi confermano che non è un fake, è tutto vero al cento per cento. Ciò significa che i territori Decepticon sono “territori di chi può prenderseli” e che da ora Pettinathia si espande!


«Quelle sono le colonie Decepticon vicine ai confini con la costellazione dello Scorpionokor!» esclamò Dreadwing mentre i cannoni dell’astronave di Stiria, inquadrati, sparavano con un boato qualcosa di totalmente impercettibile a occhio nudo.


Avrete notizie riguardo l’apertura della nuova succursale appena avrò sistemato alcuni dettagli. Ciao ciao!


Stiria aveva inquadrato nuovamente se stessa nel dire quelle ultime cose ma i sensori ottici di Tarn si erano fissati su altro, defilato rispetto alla giovane seeker al centro della scena: due femme perfettamente identiche che giocavano a un gioco antico che consisteva nel togliere bastoncino dopo bastoncino da una torre senza farla cadere. Una delle due fallì nell’impresa al primo “ciao”, facendo crollare l’intera struttura.



Condoglianze. M-megatron è morto. E tu eri con me… e non lì”.

C’è stata una comunicazione di Optimus Prime su tutte le linee, ha detto che Lord Megatron è stato eliminato, Tarn-”

“E, sempre forse, se fossi stato lì Lord Megatron non sarebbe morto!”

Sarò breve: Megatron è morto”.

“C’è un impero da fare a pezzi, sbrigatevi ad accaparrarvi il vostro prima che qualcuno se lo prenda al vostro posto!”

“Riguardo la morte di Megatron… è tutto vero al cento per cento”.



E in quello stesso istante anche il suo processore crollò sotto la consapevolezza di quel che era accaduto e a cui non c’era rimedio: Lord Megatron non c’era più.

Sentì se stesso dare ordine di cercarne il corpo, che considerando la posizione della Nemesis non doveva essere troppo lontano, sentì solo vagamente il resto della sua squadra cercare di chiamarlo, poi solo freddo, neve, la luce rossastra riflessa su quel deserto ghiacciato nel quale procedette mentre il suo respiro si faceva sempre più difficoltoso, soffocato in una sensazione maledettamente familiare per il suo sistema di ventilazione.

“No, no, NO-

Cercò di restare in piedi ma fu inutile, trovandosi in ginocchio subito dopo. Proprio come una volta, quando Lord Megatron non gli aveva ancora dato uno scopo, quando era ancora uno scarto.



Puoi cambiare aspetto, ma non puoi nasconderti da quel che siamo! Deboli. Insicuri. Ossessivi. Dipendenti! Questo siamo! Questo sei! Questo sarai sempre!



Strinse la testa tra le mani cercando di cacciare via l’immagine di quel suo clone malridotto -il clone di Glitch- che la strega gli aveva mostrato e, sempre con la testa tra le mani, si trovò seduto nella neve.
Non aveva forse avuto ragione, quel clone? Debole, insicuro, ossessivo… e dipendente dal sommo Lord dei Decepticon, ormai offline. Cos’era lui ora, senza Lord Megatron?

La cacofonia di pensieri continuò a ruggire nel suo processore, e nessuno giunse a dargli una risposta.





***





«… e nel caso in cui sia sopravvissuto ci ha disegnato un bersaglio grosso così sulla schiena, soprattutto a Bumblebee! Ecco dove voleva andare a parare, ecco perché non voleva che incontrassimo la DJD mentre eravamo nella Nemesis!»

Optimus Prime guardò Cybertron, di nuovo viva e splendente sotto di loro dopo che avevano utilizzato l’Omega Lock direttamente nel Pozzo. I lavori di sistemazione sarebbero stati lunghi ma il più era fatto e anche i testardi che non avevano mai abbandonato quel pianeta morto erano sicuramente felici del cambiamento.

«Le nostre azioni di per sé ci hanno resi un bersaglio, Arcee, questo era da mettere in conto».

«Non quello principale! Non necessariamente considerando che Spectrus li aveva attirati lontano. Dopo quel video però non avranno più dubbi!»

Il leader degli Autobot era riuscito a ottenere quel che aveva sempre desiderato… ma a che prezzo?

La guerra era finita ma tutta quella vicenda gli aveva lasciato in bocca un sapore amaro, non solo per essersi dovuto alleare con Spectrus -e chissà qual era stato il destino di questi. A guardarlo non era sicuro che quel video non fosse stato pre-registrato.
Optimus aveva la sensazione che, sebbene la fazione dei Decepticon fosse destinati a essere funestata da una guerra civile di proporzioni gigantesche, neppure loro sarebbero stato risparmiati da una serie di problemi che doveva ancora iniziare.

«Faremo come abbiamo sempre fatto: affronteremo tutto come una squadra. Abbiamo dimostrato di essere in grado di sopravvivere a qualsiasi cosa la vita ci abbia lanciato addosso e continueremo a farlo per il bene di Cybertron, della Terra, di tutti quanti» affermò Optimus accarezzando le braccia della moglie, esili quanto in grado di tirare pugni abbastanza forti da stendere seekers ben più grossi di lei «Incluso il nostro in quanto compagni di vita».

Arcee, dopo qualche istante di serietà, riuscì a sorridergli. «Essere Autobot significa anche questo. Non credo che la nostra vita matrimoniale sarà mai tranquilla».

«Siamo in due a non crederlo… ma funzionerà lo stesso. Io ci credo».

Disse così e finché fosse durata, fino a quanto terminazione non li avesse separati -sperando che ciò accadesse il più tardi possibile e per vecchiaia- Optimus era certo che l’avrebbero entrambi fatto davvero.





***





Le dodici ore seguite alla morte di Megatron erano come volate per Spectra Specter, che aveva visto declinare le proprie offerte di aiuto nel riparare l’astronave. Non avevano torto a dirle che non doveva sforzarsi -stava meglio ma non “bene”- e che non era un ingegnere né poteva muovere carichi pesanti, ma aveva ritenuto che offrirsi fosse il minimo. Vos, Tesarus e Helex, che si occupavano delle riparazioni mentre Nickel rimetteva in funzione l’infermeria e Kaon scandagliava l’oceano nei dintorni in cerca delle spoglie di Megatron, sembravano aver apprezzato.

Quanto a Tarn, dalla sera prima nessuno di loro aveva avuto sue notizie. Sapevano in che direzione era andato -le sue impronte erano evidenti sulla neve- ma nessuno l’aveva cercato. Spectra poteva capire che avessero ritenuto opportuno lasciarlo solo per un po’ ma lei non era sicura che fosse il caso di prolungare troppo quel momento di solitudine. Ricordando come si era sentita la prima volta in cui aveva pensato di aver perso la persona attorno a cui aveva sviluppato la sua intera esistenza era sicura che avere qualcuno vicino fosse stato un bene. In seguito era andata com’era andata ma non aveva mentito dicendo a Dreadwing che senza di lui sarebbe finita male molto prima.

“Io poi non ho una statua di Spectrus a cui rivolgevo delle preghiere… e se avesse scritto dei libri non li avrei presi come testi sacri” pensò.

Se lei non era stata bene Tarn di sicuro stava molto peggio, con la differenza che per ora nessuno gli stava tendendo la mano. Molti avrebbero detto che Tarn non avrebbe meritato nulla di simile a prescindere -essendo… se stesso- ma per quanto i “molti” avessero tutte le ragioni di questo mondo e Spectra lo riconoscesse non poteva evitare di ricordare il modo in cui era stata riaccolta e trattata nell’ultimo periodo. Allo stesso modo non poteva evitare di ricordare il momento in cui si era risvegliata in piena notte e aveva trovato Tarn lì, accanto alla cuccetta, non per ordini superiori ma perché aveva voluto esserci.



“Pensi ancora che ti abbia salvata e fossi nell’infermeria perché ‘costretto’, Spectra?”



Poteva non ritenersi particolarmente sveglia ma che lui e gli altri fossero sinceri nel modo di porsi e tenere a lei risultava evidente. Le avevano teso la mano e lei l’aveva presa, ora forse era il caso di ricambiare per quanto le era possibile. Anzi, non solo “era il caso”: era quel che lei riteneva giusto fare e, soprattutto, quel che lei voleva fare.

Le circostanze sembravano a favore di quell’idea… e meno a favore di Dreadwing, purtroppo, almeno a sentire quel che le stava dicendo. Erano andati a parlare sul “tetto” della Peaceful Tiranny -ovviamente dopo che lei si era avvolta una coperta termica attorno- posto che avrebbe potuto garantire loro un po’di privacy.

«… il caos. Profughi dai quadranti vicini, sottufficiali di sottufficiali che hanno iniziato a farsi la guerra uno con l’altro… immaginavo che la situazione da quelle parti non sarebbe stata semplice ma non credevo che sarebbe degenerato tutto così tanto in fretta. Non sono sicuro di come fare per…» il Decepticon si interruppe «Io volevo andare lì con a te, riprendere il controllo di quel quadrante stellare e cercare di tenere insieme quanto più possibile essendo l’unico ufficiale Decepticon di alto grado ad aver dato segni di vita, ma se le cose stanno così non è sicuro. Sarebbe come trascinarti in mezzo a un campo di battaglia».

«È veramente messo tutto così tanto male?»

«Sì. Non importa» disse il seeker «A questo punto non importa. Ricordi quel che avevamo detto tempo fa? Andare via insieme, trovare un lavoro. Per me è ancora valido».

Per Spectra quello era molto simile a un déjà-vu. Ovviamente ricordava quella loro conversazione e, oggi come allora, aveva ben chiaro che i reali desideri di Dreadwing fossero diversi.

«Tu ricordi quel che ti ho risposto io? È ancora valido anche quello».

Non dubitava della sincerità delle sue parole e non dubitava che si sarebbe adattato a qualsiasi cosa, ma sapeva anche che assecondarlo sarebbe stato un gran peccato. Non era saggio né giusto che Dreadwing mandasse all’Unicron tutti i propri sogni e tutti i propri progetti per lei quando, con un po’di pazienza, avrebbe potuto riuscire a ottenere tutto.

«Spectra-»

«Per ora sei l’unico ufficiale Decepticon di alto grado che si sia fatto vivo, lo hai detto proprio adesso, perfino io arrivo a capire quanto potrebbe essere importante per i Decepticon che tu torni lì e cerchi di rimettere in ordine le cose. Tu sei stato il secondo in comando, ti conoscono, ti rispettano» disse la femme «Vuoi veramente lasciar perdere tutti i tuoi programmi?»

«Se questi programmi non ti comprendono, ».

«E se mi comprendessero, ma più tardi?»

Dreadwing le diede una lunga occhiata.

«Spiegami».

«Tu torni lassù e fai quel che vuoi fare senza dover pensare di continuo a come tenermi al sicuro, e io fino ad allora… mi considerano una di loro» Spectra indicò l’astronave con un cenno «Parte della “famiglia”e con me si sono comportati di conseguenza quando ne avevo bisogno. Credo che ora invece siano loro ad avere bisogno della squadra al completo, che include anche me».

Dreadwing non sembrava felice ma non stava neppure dicendo “Non se ne parla”; era logico, a entrambi sarebbe dispiaciuto e dispiaceva separarsi di nuovo per fare quel che avevano in mente, ma la proposta di Spectra aveva senso ed era vero che Dreadwing avrebbe avuto molta più libertà di azione. Per quanto Spectra fosse in grado di difendersi era chiaro che non fosse qualcuno da portare “in un campo di battaglia” o che avrebbe potuto aiutarlo granché in combattimento.

«Dici “loro” e intendi “lui”, sempre che non si sia già… sai cosa intendo» disse Dreadwing, ipotizzando un possibile suicidio «Lord Megatron è stato terminato. Non so quanto restare con la DJD possa essere “sicuro”, proprio perché è tutto molto instabile» continuò «Se Tarn tornasse indietro e iniziasse a uccidere tutti? Se non lo facesse, se ti tenesse al sicuro ma poi decidesse di non lasciarti andare via?»

«Lord Megatron ha fatto in modo che io potessi decidere dove e con chi stare…»

«Ed è morto. Una cosa come quella che ho detto potrebbe diventare la causa di un conflitto in futuro, non so quanto valgano le sue parole per lui ora che Lord Megatron non c’è più».

«Valevano abbastanza da non terminarti subito quando gli hai fatto notare che forse lasciandoti uscire avremmo potuto evitare tutto questo. Può andare come dici tu oppure può andare in modo diverso e posso diventare una ragione perché si vada tutti d’accordo» disse Spectra, augurandosi che la prospettiva di poterla danneggiare in un eventuale conflitto sarebbe riuscita a far sì che entrambe le parti restassero più tranquille. «Per ora non possiamo sapere cosa succederà ma credo che se tu non provassi ad andare lì finiresti a pentirti».

«Spero di non pentirmi di averlo fatto, invece» disse il seeker dopo qualche attimo di silenzio «Non sarebbe la prima volta. È davvero questo che vuoi? Sei sicura?»

Spectra annuì. «Lo sono».

«Mi farò sentire ogni volta che potrò. Appena sarò riuscito a rendere il tutto abbastanza sicuro tornerò a prenderti» affermò Dreadwing «Hai la mia parola».

Il seeker fece scendere entrambi a terra prese il volo poco dopo, non senza essersi voltato indietro un’ultima volta per stringerla in quello che per qualche tempo, probabilmente per qualche vorn, sarebbe stato il loro ultimo abbraccio… anche se in un futuro ancora tutto da scrivere avrebbero avuto tempo di recuperare.

Spectra diede un’occhiata alla propria sinistra, intercettando lo sguardo di Helex, Vos, Tesarus e Nickel che doveva essere uscita a controllare come procedevano i lavori.

«Mi sa che rimarrò a farvi compagnia» disse Spectra «Non per sempre ma di sicuro per un bel po’».

«Biscotti!» esclamò Helex, visibilmente soddisfatto.

Nickel alzò gli occhi al soffitto. «Le priorità, Helex!... ne siamo felici. Pensavamo che saresti partita».

«Voi c’eravate quando ho avuto bisogno, ho la possibilità di fare la stessa cosa. Mi sono affezionata anche a voi, sapete?»

Suonava assurdo se rapportato a una squadra di assassini, eppure era la verità. Se c’era qualcosa che Spectra aveva imparato, oltre al fatto che per lei nell’Universo ci fosse di peggio, era che si potesse trovare del bene nei luoghi più impensati.





***





«… I Decepticon non abbandonano i propri compagni, lui non ha abbandonato me in quel posto quando ero ferito e noi non lo abbandoneremo ora. Ormai è fuori da più di ventiquattro ore» disse Tesarus, riferendosi al proprio capo «Se entro domattina non torna noi andiamo a recuperarlo».

Un discorso simile sarebbe stato vicino all’impensabile in altre realtà, per quanto i membri della DJD potessero essersi affezionati al proprio capo, ma lì le cose erano diverse e Tesarus non era il solo ad aver espresso pensieri simili. Sembrava che Tarn fosse riuscito a farsi temere, a farsi rispettare ma anche a farsi volere bene dai membri del suo team, forse perché nel tempo lui per primo aveva mostrato di tenere a loro. Tesarus non aveva dimenticato il modo in cui Tarn e Helex l’avevano sollevato così che anche lui riuscisse a non essere divorato dalle creature della strega in quel posto maledetto, così come Kaon non si era dimenticato dell’abbraccio ricevuto quando Tarn, sempre in quel frangente, lo aveva ritrovato vivo e nessuno di loro aveva dimenticato gli sforzi fatti dal loro capo per togliersi di dosso almeno la dipendenza da nucleon. Non sarebbe stato tenuto a farlo ma lui l’aveva fatto comunque, per se stesso e anche per loro.

Spectra Specter non sapeva nulla di tutto questo -non poteva saperlo dato che certi retroscena non le erano stati ancora raccontati- ma vedere da lontano tutto il gruppo annuire alle parole di Tesarus era sufficiente e, in pieno stile Spectra, era sufficiente anche per decidere anche di uscire dall’astronave per andare a cercare il loro comandante. Aveva ancora indosso la coperta termica, dunque Nickel non avrebbe potuto rimproverarla per aver preso freddo.

“Spero di trovarlo vivo” pensò Spectra, memore dell’allusione di Dreadwing a un possibile suicidio. Purtroppo non era campata per aria ma sperava tanto che il seeker si sbagliasse.
Avvistare le bioluci violacee di Tarn in lontananza le tolse un gran peso dalla Scintilla.

«Tarn?» lo chiamò, avvicinandosi ulteriormente a lui «Sei-»

Si interruppe notando che, al di là di un’espressione del tutto assente, i pugni del Decepticon erano talmente stretti da far fuoriuscire energon dalla ferita.

«Tarn?...»

Chiamarlo nuovamente non sortì alcun effetto, così come non ne ebbe stringere una mano del mech tra le proprie nella speranza che il contatto ne avesse… almeno in principio. In seguito, con suo gran sollievo, avvertì la stretta allentarsi gradualmente, trovandosi infine a stringere tra le proprie mani quella aperta e ferita del Decepticon. L’energon che fuoriusciva dalla ferita che si era inflitto stava sporcando anche lei ma in quel momento non le sarebbe potuto importare meno.

«Sei qui fuori da un pezzo… non vuoi tornare nella nave? So che Messatine non è troppo diverso e sei abituato ma non ti fa bene stare fermo qui fuori».

Da Tarn, che continuava a fissare la notte e la neve davanti a sé, non arrivarono reazioni.

«Perlomeno adesso so per certo che sei online. Iniziavo a preoccuparmi» continuò lei.

Di nuovo, nessuna reazione.

“Forse non dovevo venire qui, non sembra essere stato utile” pensò Spectra “No, non è vero, ha smesso di ferirsi, qualcosa di buono l’ho fatto”.

«Se… se vuoi ancora un po’ di tempo per conto tuo ti lascio stare ma non farti male di nuovo, va bene?»

Lasciò andare con garbo la mano del mech e fece per allontanarsi, salvo trovarsi trattenuta da lui l’attimo seguente.
Altri al suo posto si sarebbero pentiti di tutti i propri peccati temendo di trovarsi in breve tempo con la Scintilla distrutta per essersi avvicinati a una persona tanto pericolosa in un momento simile, Spectra invece non si scompose neppure quando venne sollevata e presa in braccio, al riparo dalla neve e dal vento gelato che si era alzato nel frattempo. La coperta termica l’avrebbe protetta ma qualsiasi gesto che potesse confermare il fatto che Tarn ora fosse “presente” era il benvenuto.

Fu lui, dopo qualche minuto di silenzio, a parlare per primo.

«Non dovevi venire qui» disse, in totale contrasto con le precedenti azioni «Non avresti dovuto vedermi in questo stato».

«Tu mi hai vista quando ho cercato di farmi uccidere, c’eri quando mi sono risvegliata in infermeria» replicò Spectra, con tutta la tranquillità possibile «Siamo pari».

«Non è la stessa cosa. La mia posizione è diversa dalla tua».

«Quel che pensavi di me prima della faccenda nel bosco è cambiato? Dopo hai iniziato a stimarmi di meno?»

Quali potessero essere i motivi per cui lui la riteneva degna di stima e di considerazione era qualcosa che lei non aveva ancora afferrato, nonché del tutto irrilevante in quel momento. Non era di lei che si parlava, non era lei quella messa peggio tra loro due.

«Mai» rispose il Decepticon, con una nota calda prima assente nel suo tono di voce.

«Ecco! Neppure io lo farei con te. Mai».

Da Tarn, che per la prima volta da quando l’aveva raggiunto posò il proprio sguardo su di lei, non giunse risposta di alcun tipo. Fosse perché non voleva darne o perché non ne aveva, non si poteva sapere.

«Vuoi parlarne?» domandò lei, dopo aver aspettato un po’.

«Lord Megatron è morto, Spectra, “parlarne” non lo riporterà indietro. Io dovevo fare una cosa, una, e non ci sono riuscito perché per tutto il tempo ho guardato da un’altra parte. Non c’è molto da dire e c’è ancor meno da fare. Non riesco a credere che sia successo. Mi sembra un incubo».

Su quel punto Spectra riusciva a capirlo. Pur avendolo sognato per due volte anche a lei sembrava impossibile pensare che Lord Megatron fosse davvero offline, specie perché da ciò che si sapeva era sopravvissuto a talmente tante cose nel corso della propria vita da far iniziare a pensare che non potesse morire affatto; invece era successo ed era stato ucciso da un Autobot qualunque, nemmeno dal suo nemico giurato e tantomeno da Spectrus, al contrario di ciò che lui, Tarn e il resto dei Decepticon avevano immaginato.

Stavolta Spectra non sapeva bene cosa dire, non era neppure sicura che ci fosse qualcosa da poter dire a una persona in quella situazione, ragion per cui fece quello che le veniva spontaneo -e quel che Dreadwing aveva sempre fatto con lei in certi momenti: con la massima delicatezza possibile, lasciandogli tempo di fermarla se avesse voluto, lo strinse a sé in un abbraccio, lasciando che poggiasse la testa contro il suo petto.

Il suo gesto non venne rifiutato, neppure le sue carezze e, al contrario, dopo pochissimi istanti poté sentire Tarn rilassarsi completamente sotto di esse.

«Puoi aver guardato da un’altra parte ma era la parte che Lord Megatron ti aveva indicato. Non penso che potessi fare altro» disse la femme, in totale onestà, dopo qualche minuto.

«Non è vero. Ci hai avvisati. Ci hai detto più volte di non essere convinta della nostra interpretazione ma non ti abbiamo ascoltata, non fino in fondo, e ora sta andando tutto in pezzi» mormorò Tarn «Quale può essere il posto della DJD in quella che riesco già a immaginare come una faida tra gruppi più o meno consistenti di Decepticon alla deriva? Non c’è nessuno capace di prendere il posto di Lord Megatron e tenere unito l’impero così com’è. Non Soundwave, se anche non fosse disperso, non Starscream, che se per disgrazia proverà ad allungare le mani dove non deve troverà le mie attorno al suo collo e neanche Dreadwing, sebbene… immagino che abbia ancora una certa influenza nei quadranti stellari dov’era al comando prima di arrivare qui».

«È così» confermò Spectra «Ma non è più lì da tempo e la situazione non è stabile né sicura per il momento, tra le minacce interne e quelle esterne. Così mi ha detto».

«Mi auguro per lui che in tutto ciò riesca a darti una… una protezione adeguata. Quando andrete lì».

«Dreadwing è già partito. Niente Ponte Spaziale, niente astronave, quindi era meglio che si muovesse in fretta».

Tarn, visibilmente stupito nonostante la maschera, tornò a guardarla dritto in viso. «Vuoi dire… intendi dire che tu-»

«Se avesse dovuto pensare di continuo alla mia sicurezza E a mettere in ordine quel che deve non avrei fatto altro che rallentarlo» spiegò brevemente Spectra «E pensiamo entrambi che avrà molto da fare per un bel po’di tempo. Fino ad allora…»

«Resterai? Fino ad allora?»

Spectra annuì. «A meno che tu nel frattempo abbia cambiato ide-»

«No» la interruppe Tarn «No, non ho cambiato idea. Sono lieto che tu mi veda come qualcuno che può tenere fede a quel che aveva detto tempo fa sul fare in modo che fossi tranquilla e al sicuro, nonostante… l’inefficienza».

«Non ho alcun dubbio sul fatto che tu possa riuscirci ma questo non è il solo motivo per cui sono rimasta. Mi avete fatto capire che mi considerate parte della squadra, dunque voglio esserci quando c’è bisogno, così come ci siete stati voi quando sono stata io ad averne avuto. È normale che sia così» aggiunse Spectra, con un breve sorriso «Avendo la possibilità di farlo, lo faccio».

Spectra non era sicura di cosa stesse pensando Tarn -il modo in cui la stava guardando era per lei difficile da interpretare, complice anche la maschera- ma, qualsiasi cosa fosse, si augurava di averlo convinto della sincerità delle proprie parole; non perché pensasse di avere di che temere, ma perché voleva chiarire che sfruttarli non era nelle sue intenzioni.

«“Normale” per te. Considerando quel che è successo, ora più che mai non posso evitare di chiedermi cosa possa aver fatto per…» il Decepticon fece una breve pausa, per poi schiarirsi la voce «Ho compreso. Apprezzo il pensiero e confermo puoi considerare casa tua la mia astronave e la base di Messatine. Lo sapevi già ma non fa male ripeterlo».

«E io ti ringrazio per questo. Torniamo indietro?» disse Spectra, e fece un cenno in direzione della nave «Non sono la sola a essersi preoccupata».

«Trovandoci su un pianeta ostile, al di là del disastro, è ovvio che siano tesi alla prospettiva di restare senza una guida».

«Non è solo questo, visto quel che è successo sono preoccupati davvero. Lo ero io, figurati loro che ti conoscono molto meglio di me. Ho sentito Tesarus dire di voler cercare di “recuperarti” al massimo domattina. “I Decepticon non abbandonano i propri compagni, lui non ha abbandonato me in quel posto quando ero ferito e noi non lo abbandoneremo ora”» riferì Spectra «Non so di che posto parlasse ma non mi sembra una cosa che direbbe qualcuno che vuole solo una guida. Quindi… torniamo dagli altri? Torniamo a casa?»

Dopo qualche istante probabilmente utilizzato per soppesare le sue parole, Tarn annuì. «Sì. Torniamo a casa».

Il Decepticon si alzò in piedi e, fatto questo, la prese nuovamente in braccio prima di incamminarsi verso la Peaceful Tiranny.

«Per quanto tu stia meglio e abbia avuto il buonsenso di coprirti è stato azzardato uscire con questa temperatura. Quando faremo ritorno su Messatine sarà diverso perché sarà passato più tempo ma fino ad allora -o meglio, fino a quando saremo costretti a restare qui- cerca di fare attenzione. Non devi esporti a rischi, fossero anche minimi, a causa mia».

«Va bene» disse Spectra «Però non mi pento di nient… oh, ci sono anche gli altri!»

Il resto della DJD, incluso Kaon in arrivo sulla sedia fluttuante, si fermò a metà strada nel vederli arrivare. Probabilmente si erano accorti della sua sparizione improvvisa e avevano notato la seconda serie di impronte nella neve.

«Aggiornamenti?» disse Tarn, prima che uno di loro potesse dire qualsiasi cosa.

«Gli scanner sono riusciti a rilevare il corpo di Lord Megatron» disse Kaon, dopo un attimo di esitazione «Sto rimettendo a punto il sistema del Ponte Terrestre così che qualcuno possa scendere sul fondale a recuperarlo».
«Ottimo. Non permetterei mai che i Suoi resti arrugginiscano in questo posto, avrà una degna sepoltura da un’altra parte» fece una breve pausa «So della vostra apprensione per il mio stato. Non è più necessaria ma è… apprezzata».

“Sul fatto che non sia più necessaria avrei molto da ridire ma è già qualcosa che sia tornato indietro. Che abbia ammesso di apprezzare l’esserci preoccupati per la sua salute poi è incredibile” pensò Nickel.

Diede a Spectra un’attenta occhiata e vide che sembrava del tutto tranquilla, il che era ottimo, ma c’era qualcosa che la minicon non poteva fare a meno di chiedersi: era davvero rimasta lì di sua volontà o nei piani di Dreadwing c’era quello di sfruttare l’attaccamento mostrato da Tarn nei confronti di quella femme in modo che lei -col tempo e sfruttando la fragilità altrui- potesse convincerlo a stare dalla sua parte?
Avendola in cura sapeva bene che uno dei motivi che aveva spinto Spectra a cercare di andare offline era stato il terrore di poter diventare un essere maligno e manipolatore com’era -o “era stato”, ormai- il fratello, quindi era ben difficile che nelle sue intenzioni potesse essere presente la voglia di fare dei danni a qualcuno, e forse la futura neutralità verso il seeker in questione poteva non essere una delle prospettive peggiori… ma non era quello il punto: ciò che Nickel sperava era che, oltre a non avere brutte intenzioni, i suoi sentimenti verso di loro fossero reali come lo erano i loro nei suoi riguardi.
Che lei si fosse spinta a cercare Tarn nella neve mentre lui era in quelle condizioni se non altro suggeriva di sì.


«Ritengo che troveremo il nostro posto nel nuovo stato delle cose e dichiaro l’Autobot che ha terminato Lord Megatron quale nuovo principale bersaglio» dichiarò il comandante della DJD «Lui e gli Autobot che erano presenti pagheranno carissimo quel che hanno fatto».

«Non vediamo l’ora» disse Tesarus, senza alcuna ironia «Se anche, avendo preso la Nemesis, avessero usato l’Omega Lock per ridare vita al pianeta non potranno goderselo granché».

«Il colpo di fortuna che hanno avuto nel riuscire a cogliere di sorpresa Lord Megatron non si ripeterà» concluse Tarn.

«Se dovessi fare di nuovo sogni come l'ultimo giuro che ve lo dirò» aggiunse Spectra.

«E noi non commetteremo lo stesso errore due volte».

Rientrarono nella nave tutti insieme, in attesa che il sistema del Ponte Terrestre tornasse online.





***






Il periodo che si prospettava davanti a tutti quanti non sarebbe stato semplice per i Decepticon rimasti. Lo smembramento di un impero, la ricerca di uno scopo all’interno dei nuovi equilibri che già in quel momento si stavano venendo a creare, il dover affrontare drammi personali più o meno profondi e la consapevolezza che certi conti e certi rapporti con alcune persone fossero ancora in sospeso… ma in tutto questo c’era almeno una cosa buona: erano insieme. In certi casi fisicamente, in altri per il momento solo spiritualmente, ma lo erano.

Nella stanza privata che le era stata assegnata all’interno dell’astronave -dirimpetto a quella di Tarn- Spectra Specter terminò la sua conversazione con Dreadwing. Il seeker aveva iniziato già da ora a mantenere la parola riguardo il farsi sentire appena possibile ed era arrivato senza intoppi alla prima delle fermate previste nel proprio tragitto.

Lei come gli altri aveva ancora molto lavoro da fare, principalmente su se stessa… ma, essendo meno ingenua di quanto fosse al proprio arrivo sulla Terra, avendo progetti abbastanza definiti che lei aveva deciso riguardo il proprio futuro, trovandosi circondata da persone
che le volevano bene, che erano interessate alla sua salute e che apprezzavano davvero la sua presenza nelle loro vite, si stava convincendo che un giorno sarebbe riuscita a rimettersi in piedi sul serio, dopotutto.






*La vicina di casa a cui si riferisce Tarn è la disgraziata che compare in “I vicini di casa peggiori della storia” :D

Stento a credere che sia finita ma… è finita.
Dopo oltre due anni, dopo aver visto iniziare a concludere altre due fanfiction mentre non scrivevo questa, è FINITA.
I miei ringraziamenti vanno a tutti coloro che hanno continuato a leggere questa storia, che nonostante tutto ha avuto più “feedback” di quanto inizialmente avessi previsto (… avevo previsto “zero”, quindi figuriamoci xD).
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, che l’hanno messa nelle proprie liste e che hanno deciso di recensire.
In particolar modo ringrazio MilesRedwing la quale, se non qui su Wattpad, ha sempre fatto in modo che il suo entusiasmo riguardo questa storia e tutto ciò che l’accompagna mi arrivasse forte e chiaro :D

Anche questo disegno era uno spoiler? Sì :’D


Alla prossima… non so dove, non so quando, ma alla prossima! :D

_Cthylla_
   
 
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