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Autore: Kastel    17/06/2022    1 recensioni
È la realtà?, si chiese Edward quando sentì parlare da Izzy di Stede. Gli sembrava assurdo che un uomo così… particolare potesse scegliere la pirateria volontariamente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È la realtà?, si chiese Edward quando sentì parlare da Izzy di Stede. Gli sembrava assurdo che un uomo così… particolare potesse scegliere la pirateria volontariamente. Forse non sapeva cosa fosse davvero ed incontrarlo glielo confermò. Stede non sapeva niente di cosa volesse dire essere un pirata né che meno un assassino o torturatore. Era un ingenuo e raggirarlo sarebbe stato molto semplice.
Più il tempo passava, però, meno aveva voglia di ucciderlo e prenderne il posto. Si rese conto di una cosa che lo sconvolgeva ben più della stupidità di Stede: gli piaceva. E pure parecchio.

Vivere con lui significava ridere, confrontarsi, affrontare crisi e superarle. Essere umani in pratica.
Si accorgeva di quanto lo amava quando gli accarezzava i capelli mentre dormiva. O mentre si scervellava per capire se erano persone sane quelle che avevano deciso di mettere così tante posate per mangiare (insomma, non bastavano forchetta e coltello?!?). Quando stava con lui tutto era perfetto.
E ora.


“Cosa dobbiamo fare, capitano?”
“Cercare nuovo equipaggio. I giocattoli non sono adatti per combattere, si romperebbero subito.”
Izzy alzò il petto con orgoglio e zoppicò verso la porta dopo un cenno di assenso. Quando si chiuse Edward crollò sul posto iniziando a piangere silenziosamente.
Un filo color pece era legato al suo cuore. Formava un nome: Stede. Cercò di sbrigliare quel nodo che teneva in trappola il suo cuore ma si attorcigliò ancora di più, lasciandolo senza fiato un’altra volta. Sentiva un peso al petto e mentre il colore che si era sparso in faccia colava via si appoggiò al muro cercando di respirare.
Stede averebbe detto: amico mio, in un equipaggio la cosa più importante è parlare. Di noi, dei nostri sentimenti.
“E invece fanculo! Io sono Barbanera, che cazzo! Non ho bisogno di sentimenti o qualcosa del genere! Sto bene!”
Era una bugia che sapeva di petrolio: sentiva il suo sapore invadergli la bocca costringendolo a sputare ogni due per tre. Eppure voleva crederci nonostante tutto.
Se Edward muore io sarò libero.
Si ripeteva ciò. Non poteva però ucciderlo.
Non ancora, almeno.
Avrebbe assassinato quella parte di lui, era il Kraken del resto.
E no, non avrebbe dato il compito a nessun altro.
Recidere quel filo nero pece era compito suo.
Si chiedeva solo dove avrebbe trovato delle forbici così affilate.
Forse nelle sue lacrime, ma non ne era sicuro.
È nella realtà la risposta, si disse Barbanera. Sarebbe stato il mondo reale a tagliare quel filo. E poco importava cosa avrebbe implicato.

   
 
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