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Autore: paiton    17/06/2022    0 recensioni
Il racconto di questi giorni raccoglie un diario della mia esperienza in Costa Rica, quando mi sono confrontato con un mondo totalmente diverso da quello europeo sia per quanto riguarda le abitudini delle persone che ho incontrato sia per quanto riguarda il mondo naturale con cui sono entrato in strettissimo contatto. Dopo una vacanza di venti giorni in cui ho visitato la Nazione in lungo e in largo ho deciso di andare oltre all'oceano Atlantico per altre tre volte: le prime due volte ho vissuto con abitanti del luogo, in casa loro, confrontandomi direttamente con il loro stile di vita e con le tecniche di coltivazione dei frutti tropicali. Al momento sto progettando il prossimo viaggio che mi spingerà a comprare qualche ettaro di terreno da riforestare.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nei giorni che non ho documentato (prima di adesso) mi sono comportato come gli altri turisti della zona. A volte mi piaceva andare sulla spiaggia di Cocles, appena finito di lavorare con Delroy, fino all’arrivo della notte, a cinque chilometri di distanza dalla mia camera da letto, per giocare a pallavolo con i volontari del centro di recupero animali selvatici, il Jaguar Rescue Center5. 

Ogni giorno lavoravano una cinquantina di persone nel Centro, per lo più giovani americani ed europei, oltre alla dirigente che è una primatologa (il centro era stato inaugurato molti anni prima da un italiano, Sandro Alviani); lì, mentre giocavo a pallavolo ho incontrato anche il signor Peterson, un canadese che aveva regalato una vacanza-volontariato di due mesi alla figlia.

Non volevo utilizzare veicoli a motore e per le distanze brevi viaggiavo in bicicletta, per le lunghe distanze prendevo l’autobus.

Aiutavo uno dei veterinari più esperti del Centro a montare il suo campo da pallavolo portatile: scavavamo due profonda buche nella sabbia e poi ci sotterravamo i tiranti. Giocavamo fino al tramonto e chi voleva fare pausa e tuffarsi nell’oceano a prendere grandi onde spumose veniva subito sostituito da altri volenterosi agonisti.

Una sera siamo persino andati a ballare.
Trovo davvero assurdo che ci sia la discoteca in una spiaggia tropicale: questo dà veramente la cognizione di quanto il turista medio sia spiritualmente lontano dall’ambiente che lo circonda; per loro trovarsi a Puerto Vieho, al confine tra Costa Rica e Panama, oppure in piazza Roma è quasi la stessa cosa… le attività da svolgere sono le medesime.

Per me, che ho uno stile di vita da italiano, è consuetudine entrare in discoteca… così era per gli altri europei, per gli americani, per i canadesi… 

quella sera era presente anche il figlio maggiore di Delroy, un surfista autentico: il mese scorso vidi due esperte di comunicazioni televisive fargli un’intervista da inserire in un documentario. Un personaggio tosto davvero.

Lui non ballava, se ne stava fermo ad osservare la situazione, con un paio di amici. Comprendevo benissimo la sua profonda perplessità tuttavia quei giovani festaioli che bevano liquidi colorati in bicchieri di plastica, ridendo e scherzando con leggerezza cercavano di staccarsi momentaneamente dalle loro abitudinarie vite in stile occidentale, un pochino alla volta, oppure erano capitati in quella zona del mondo per caso… oppure per moda. 

Esiste una differenza fondamentale tra coloro che hanno assaporato il profumo sincero della vita e coloro che hanno sempre vissuto protetti da una campana di vetro, rimbalzando su morbidi, bianchi e confortevoli materassi. 

La nostra civiltà, che viene definita “evoluta” (Levi Strauss la definirebbe "calda"), ha per lo più lo scopo di proteggere la nostra esistenza dagli eventi naturali pericolosi, quali un temporale, un’inondazione, l’attacco di una bestia feroce… o per lo meno questo era il lato positivo agli albori della vita all’interno della società. 

A mio avviso la traiettoria iniziale è stata molto deviata e i più hanno totalmente perso il significato dell’esistenza. 

Tu vai in viaggio per vedere un mondo diverso da quello in cui ti trovi tutti i giorni e l’immagine, la rappresentazione ideale di quello che vedi, finisce per modificarti.

Dopo questo viaggio non riesco più a fare il turista.

Da adesso in poi devo per forza vivere come gli abitanti del luogo, e se possibile, imparare direttamente dai nativi che mantengono tutt’oggi la connessione con la grande madre che ci sostiene e che permette alla vita stessa di autoregolarsi in una varietà incredibile di forme emotive e cognitive. Ho capito qui che l’esistenza della vita è fondata sulla vita stessa.

Il significato della vita? 

Vivere!

Ovviamente quella sera ho ballato con loro bevendo superalcolici ma questo non mi dava più la libertà che avevo imparato a guadagnarmi giorno per giorno, dentro alla foresta. L’industria dell’alcol, come l’industria della carne, dei cellulari e via dicendo... tutte le industrie esistono per vendere e per creare dipendenza: si sono create illusioni persistenti nel tempo che hanno intrappolato un grande numero di persone e queste coercizioni si autoalimentano. 

L’individuo ha bisogno di una grande volontà per sconfiggere queste illusioni e liberarsi da catene millenarie. Per questo continuo a sostenere che la società occidentale “corrompe” e chi ci vive dentro viene via via “corrotto” col passare del tempo e portato sempre più lontano dalla sua vera identità.

Qui a Puerto Vieho davvero si può vivere mangiando solo i frutti degli alberi: Delroy e Veronica sono vegani da oltre dieci anni.

Quando a colazione mi davano le uova da mangiare chiedevo: 

“Come fate a non mangiarle?” 

la risposta di Delroy era sempre la stessa:

“Non ne sento il bisogno, adesso sto molto meglio a non ingerirle e mi sento anche più forte di prima.” Il giamaicano sessantenne mi ha raccontato di essere stato pescatore per tanti anni ma spesso accusava mal di stomaco. Diceva che il mare non è più facile da leggere. Addentrarsi troppo nell’oceano è diventato pericoloso ed è difficile prevedere l’arrivo dei temporali negli ultimi vent’anni.

Veronica mi ha spiegato che anche il cibo che mangio modifica il mio pensiero.

Proprio mentre sto pensando, seduto dentro alla capanna, vedo tre persone sulla riva che comunicano urlando, agitati… corrono a destra e a sinistra. Sembra che uno di loro abbia un filo invisibile in mano; Costui inizia a tirare, gli altri lo aiutano e alla fine riescono a sradicare dal mare un piccolo squaletto di mezzo metro.

Questo è esattamente ciò che continuo a chiamare corruzione:
l’allontanamento dello spirito umano dall’equilibrio naturale, dall'emotività. 
Ognuno di noi ha la responsabilità di mantenere ogni forma di Vita sul Pianeta in salute. Questo allontanamento ideale genera poi conseguenze sulle altre specie viventi. Visto che in Costa Rica la natura è florida credono di poter continuare a uccidere e distruggere gli animali che vivono in queste zone da sempre, pensano che queste specie esisteranno per sempre, nonostante il loro sfruttamento perpetuato nel tempo…
In Italia ormai non abbiamo più specie viventi libere confronto a quante ce ne sono qui in Costa Rica.

Per fortuna in questa parte del mondo si stanno concentrando molte persone coscienziose e questo fatto mi dà fiducia; una Nazione che vieta la caccia e che stampa banconote che raffigurano bradipi e delfini deve per forza muoversi nella direzione giusta.

[5] Il centro di recupero si occupa di accogliere, curare e reimmettere nella natura gli animali trovati dal personale del centro stesso, dai cittadini e dai turisti della zona. Le cause più probabili che portano un animale selvatico a rischiare la vita sono gli incidenti con i veicoli a motore e l’elettrocuzione; nel secondo caso, scimmie Urlatrici (Howler Monkey), cappuccino o le intelligentissime scimmie ragno (Spider Monkey) vanno ad attaccarsi a cavi della luce male isolati (pensando che siano liane) e si prendono la scossa.

Ho visto molti bradipi e piccoli di scimmia che sono stati introdotti in un complesso programma di riabilitazione, oltre a un formichiere che, dopo un incidente stradale andava in loop, e non finiva più di girare in tondo. 

Per non parlare dell’alligatore che è stato trovato nel bagno di un Hotel. 

Infine vi parlo di Pistacio, il pellicano che è finito nella rete dei pescatori: gli hanno rotto un’ala ed infine è stato portato al Jaguar Rescue Center dove gli hanno ingessato l’arto, l’hanno riabilitato e infine l’hanno liberato. Ogni tanto Pistacio torna, di sua spontanea volontà, a mangiare il pesce nel centro di recupero anche se è un uccello libero! Lo si può vedere spesso dormire sui sentieri interni, in attesa di qualche pesce facile donato dai volontari.

   
 
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