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Autore: Ghost Writer TNCS    18/06/2022    2 recensioni
Da sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l’unica forma di governo possibile, l’unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciato a ribellarsi agli dei e a cercare la verità nascosta tra le incongruenze della dottrina.
Nel frattempo, nel continente settentrionale qualcun altro sta pianificando la sua mossa. Qualcuno mosso dalla vendetta, ma anche dalla volontà di costruire un mondo migliore. Un mondo dove le persone sono libere di costruire il proprio destino, senza bisogno di affidarsi ai capricci degli dei.
E chi meglio di lui per guidare i popoli verso un futuro di prosperità e progresso? Chi meglio di Havard, figlio di Hel, e nuovo dio della morte?
Questo racconto è il seguito di AoE - 1 - Eresia e riprende alcuni eventi principali di HoJ - 1 - La frontiera perduta.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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16. Prove di fiducia

La situazione era tesa. Havard aveva fatto la sua proposta, ma i secondi scorrevano – lenti e pesanti – e nessuno sembrava intenzionato a dargli una risposta. Tenko fissava il pallido come se volesse sfidarlo, Icarus aveva troppa paura di Tenko per prendersi la responsabilità di rispondere, e Zabar sperava solo che nessuno facesse caso a lui.

«Come posso prometterti che ti seguirò sempre e comunque se ti conosco appena?» Le parole della demone tagliarono il silenzio come una lama fredda e affilata. «Potresti chiedermi di fare qualcosa che non voglio fare, o potrei scoprire che in realtà farei meglio a ucciderti.»

L’atmosfera, se prima era tesa, si fece di colpo ancora più opprimente. L’espressione del figlio di Hel era indecifrabile, al contrario quelle dei suoi guerrieri erano piuttosto eloquenti: sarebbe bastato un cenno dal loro capo e avrebbero dato una lezione a quella straniera impertinente.

Havard soppesò la sua reazione con calma, quasi a volersi gustare quel momento, poi le sorrise. Non era un sorriso divertito, né un sorriso amichevole. «In effetti non hai tutti i torti. Se questo fosse un accordo tra pari, avresti il diritto di esigere anche tu la mia lealtà. Ma dimmi: come posso accoglierti tra le mie fila, e come posso riconoscere i tuoi meriti, se non posso fidarmi di te?»

Tenko serrò i pugni. Quell’orco era molto più furbo di lei, lo sapeva, ma non intendeva farsi fregare da lui. Non gli avrebbe giurato fedeltà incondizionata, ma non poteva nemmeno tornare indietro a mani vuote: Havard era l’unico in grado di opporsi davvero agli dei.

Facendo appello a tutto il suo coraggio e alla sua determinazione – o forse alla sua stupidità e alla sua disperazione – la demone avanzò verso il figlio di Hel fino a essere faccia a faccia con lui. In realtà l’orco la superava di tutta la testa, per non parlare della sua aura opprimente, ma non era il momento di farsi distrarre da simili dettagli.

«Ti prometto che combatterò al tuo fianco, ma se dovessi decidere che la tua causa è sbagliata, ti farò sapere che non intendo più seguirti e me ne andrò.»

“E poi tornerò a ucciderti.” Sentì l’impulso di aggiungere queste parole, ma in qualche modo riuscì a ricacciarle in gola.

Di nuovo Havard rifletté attentamente prima di pronunciare la sua risposta. Vedeva la paura negli occhi di Tenko, la preoccupazione, ma anche il suo coraggio e una forte determinazione.

«La tua è una richiesta piuttosto arrogante, spero te ne renda conto.»

 La demone ebbe un leggero sussulto e avvicinò istintivamente la mano all’elsa della spada.

«Ma apprezzo la tua sincerità.» Il pallido si voltò verso il campo. «Seguitemi.»

Havard fece qualche passo, ma subito si rese conto che i tre erano ancora immobili.

«Non intendo uccidervi, se è questo che vi preoccupa.»

Le sue parole avrebbero dovuto essere rassicuranti, ma lo schieramento di guerrieri restava comunque una presenza alquanto minacciosa.

Tenko e i suoi compagni scambiarono uno sguardo, poi la demone fece il primo passo. Zabar e Icarus la seguirono, intimoriti ma determinati.

L’accampamento degli orchi era piuttosto grande e contava diverse centinaia di persone. Le tende erano tutte rozze e molto simili tra loro, fatta eccezione per quelle dedicate a scopi particolari, come quella dei fabbri.

In quel momento i tre erano troppo preoccupati per farci caso, ma la struttura interna del campo era molto più ordinata rispetto a quella dei villaggi e delle città, dove le strade erano quasi tutte storte e di ampiezza disomogenea. Al contrario l’accampamento aveva una base quadrangolare, c’erano due strade principali più ampie che lo dividevano in quattro settori, e le tende erano tutte posizionate in file ordinate e precise.

Havard li condusse proprio al centro del campo, dove spiccava una tenda più grande delle altre. Il pallido scostò la pelle di monoceratopo che chiudeva l’ingresso e fece segno ai tre di entrare.

L’interno, per quanto più ampio di una tenda normale, era comunque piuttosto spartano: c’erano appena un tavolo messo di lato e uno scranno posizionato dalla parte opposta all’ingresso. Dietro la seduta si intravedeva un altro passaggio, che forse conduceva al giaciglio di Havard.

«Voglio parlare con loro in privato» disse il pallido ai suoi guerrieri, dopodiché raggiunse il suo scranno.

Non c’erano altre sedute nella tenda, così i tre dovettero restare in piedi davanti a lui.

«Siete stati molto diretti con me, quindi lo sarò anche io con voi» affermò il figlio di Hel. «Se una persona normale mi avesse parlato in quel modo, lo avrei cacciato immediatamente. Ma è evidente che voi non siete persone normali, quindi intendo darvi un’altra occasione. Innanzitutto voglio sapere perché voi due avete una magia così strana» disse indicando Tenko e Icarus. «Voglio sapere come avete domato le viverne e come siete entrati in possesso del traduttore. E voglio sapere quali altri talenti avete, così da poterli sfruttare al meglio.»

Di nuovo i tre si scambiarono uno sguardo.

La prima a farsi avanti fu Tenko. Spiegò dei suoi sogni con le tre donne misteriose e della sua abilità di diventare intangibile. Lei stessa non aveva ancora capito esattamente chi fossero, ma ebbe la sensazione che il pallido ne sapeva più di lei a riguardo.

«Le tue informazioni sono troppo vaghe per farsi un’idea precisa di loro, comunque fammelo sapere se ti dovesse capitare ancora di sognarle» affermò il figlio di Hel. «Magari è possibile mettersi in contatto con loro.»

Dopo di lei fu il turno di Icarus di spiegare i suoi talenti e come aveva ottenuto le sue abilità magiche. Havard ascoltò anche lui in maniera attenta ma distaccata, e non nascose un certo disappunto quando il faunomorfo ammise che, senza i suoi appunti rimasti a Meridia, non sarebbe stato in grado di replicare i rituali necessari a far avere la magia ad altri.

«In tal caso vorrei che ti concentrassi sullo sviluppo dei congegni magici. Inoltre sarebbe utile se condividessi la tua esperienza di mercante con gli orchi che vogliono intraprendere tale strada.»

Per ultimo toccò a Zabar, che fra i tre era il più intimorito dall’aura di Havard. Gli raccontò del suo passato come chierico, delle sue ricerche sulla vera storia del mondo, e anche delle sue conoscenze sulla doma degli animali.

«Avere dei guerrieri in grado di cavalcare i draghidi sarà estremamente utile per fronteggiare gli inquisitori. Voglio inoltre che studi anche il resto della fauna locale in modo da sfruttarla al meglio in nostro favore.»

La discussione tra i quattro fu piuttosto lunga e si protrasse oltre il tramonto, quindi Nambera e altre orchesse si premurarono di portare loro la cena e poi li lasciarono proseguire in privato.

Era ormai notte quando Havard decise che aveva ascoltato a sufficienza.

«Avete tutti e tre dei talenti molto utili, e intendo sfruttarli appieno per sconfiggere gli dei e creare un futuro migliore per tutti.» Si alzò. «Vi farò avere dei letti, così potrete riposare. Mi aspetto che cominciate a lavorare da domani.»

Si diresse verso l’uscita, ma Tenko lo fermò.

«Un momento, avrei anche io una domanda. Tu perché fai tutto questo? Io voglio vendicare la mia famiglia, Zabar vuole scoprire la verità sul mondo, Icarus vuole studiare la magia, e tutti e tre vogliamo fermare le prepotenze degli dei. Tu sei un dio, perché ti sei schierato contro di loro?»

Il pallido la fissò con autorevolezza.

«Semplice: perché la penso come voi. Ho avuto la prova dell’egoismo degli dei quando hanno architettato l’uccisione di mia madre, la precedente dea dell’oltretomba. E mi disgusta vedere questo mondo ristagnare nell’immobilismo, quando invece dovrebbe ambire al rinnovamento e al progresso. Il fatto che io stesso sia un dio non mi rende cieco all’incompetenza dei miei simili.»

Detto ciò, il figlio di Hel uscì dalla tenda e informò un paio di guerrieri di far avere ai tre nuovi arrivati un posto per dormire.

Mentre Tenko e gli altri si allontanavano, Nambera ne approfittò per raggiungere Havard e ritirare le ciotole vuote.

«Cosa pensi di loro?» gli chiese.

Havard, che era tornato sul suo spartano scranno, stava muovendo fra le dita il teschio di corvo che portava al collo.

«Il demone pipistrello era fin troppo in soggezione e mi è sembrato più interessato al passato che al futuro. Ma è chiaro che la conoscenza della fauna è un ambito di suo interesse, quindi non avrà problemi a collaborare con la mia futura cavalleria. Il faunomorfo mi ha mentito, spudoratamente aggiungerei, ma ne renderà conto al momento giusto. Per il momento voglio che insegni ai fabbri-alchimisti come creare nuovi congegni magici, e ai nomadi le basi del commercio. E poi c’è la demone… Le sue abilità sono estremamente utili e la sua determinazione è assoluta. Una come lei può davvero fare la differenza in questa guerra.»

Sospirò con disappunto.

«Ma…?» lo esortò Nambera.

«Ma la guerra finirà prima o poi.» Scosse il capo. «E lei non si piegherà. Non lo farà mai. E questo mi lascia con poche opzioni.»

L’orchessa lo osservò con un velo di preoccupazione.

Havard fece ruotare lentamente il suo bastone d’ossa. «Nella migliore delle ipotesi si farà ammazzare nel tentativo di uccidere qualche dio.»

Nambera serrò la presa sulle ciotole. Aprì la bocca, ma esitò. Poi raccolse il suo coraggio e si avvicinò al suo protetto. «Havard, sai che sarò sempre dalla tua parte, ma sono preoccupata per te. È davvero questo ciò che vuoi?»

Il figlio di Hel la guardò dritto negli occhi, poi però distolse lo sguardo. «Quello che voglio non conta più. Farò ciò che va fatto. È questo il senso del governare.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Tenko e Havard sono riusciti a trovare un accordo, ma la loro alleanza non sembra così solida. Se non altro, finché il loro obiettivo coincide, dovrebbero riuscire a collaborare.

Certo tra l’anarchia di Tenko, la titubanza di Zabar, le menzogne di Icarus (reali o presunte) e l’attitudine di Havard a mettere da parte la morale pur di raggiungere i suoi scopi, il loro futuro si prospetta pieno di insidie. E non dimentichiamoci che gli dei e il Clero non staranno certo a guardare, anzi.

Come sempre vi do appuntamento tra due settimane per il prossimo capitolo.

A presto ^.^


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