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Autore: Doctor Nowhere    18/06/2022    2 recensioni
Un giovane ragazzo è stato benedetto col dono di poter raggiungere qualsiasi obiettivo si ponga nella sua vita. Inizia dunque un lungo viaggio su una Sinuosa Strada per trovare il proprio Fato.
Cosa realizzerà nella sua vita?
Quale destino è abbastanza glorioso per lui?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Reame Radioso era vasto quanto era splendido. La gente che incrociava il Predestinato era sempre gentile e bendisposta, e viaggiare tra i prati fioriti e i campi coltivati che iniziavano a germogliare riempiva il cuore del giovane di buonumore. Quando scendeva la notte spesso non doveva neanche accamparsi, gli bastava chiedere ospitalità per venire accolto con la stessa gioia con cui si riceve un parente da tempo assente. Per non abusare dell’ospitalità degli abitanti aveva preso l’abitudine di lasciare loro una moneta d’oro sulla tavola, ogni volta che lasciava la loro casa al mattino. Inoltre erano tutti molto curiosi, e di certo non gli dispiaceva rispondere alle loro domande sui posti che aveva visitato nella Folta Foresta. Quando gli chiedevano dove fosse diretto, lui rispondeva che cercava il suo Fato. Evidentemente le chiacchiere dei paesani viaggiavano più veloci del Celere Cavallo, poiché a un certo punto il Predestinato scoprì che si erano diffuse delle voci su un certo cavaliere giunto da molto lontano per compiere grandi imprese. Ne fu soddisfatto. Era forse il primo passo verso la sua imperitura gloria.

Passarono settimane, forse anche un mese. La Sinuosa Strada lo condusse fino alla Colossale Capitale del Regno. Era la città più grande che avesse mai visto. Lo splendore e la bellezza dei palazzi fecero sorgere in lui il forte desiderio di incontrare l’uomo che regnava su un posto tanto magnifico. Gli risposero però che il Magnanimo Monarca non si trovava nella Capitale al momento. Si era assentato per viaggiare in lungo e in largo nel Regno, per capire come poter venire incontro ai problemi che affliggevano i suoi Sinceri Sudditi.

A sentire queste parole il giovane provò un moto di ammirazione per un sovrano tanto giusto e saggio, ma al contempo anche un certo rammarico, perché temeva di non avere l’occasione di conoscerlo. Di certo non poteva abbandonare la sua Strada. Ma si riscosse. Se era volere del Fato, allora lo avrebbe incontrato. Decise comunque di restare almeno qualche giorno nella Capitale, per poterla vedere meglio, e si organizzò per passare le notti in una Luculliana Locanda. Gli costò molto caro, tanto che la Signorile Saccoccia si trovò mezza vuota, ma il cibo e il letto valsero la spesa di ogni moneta.

Un giorno, mentre passeggiava per le vie della Capitale, il Predestinato si imbatté in una scena piuttosto bizzarra. Un Arrogante Agiato e un Malridotto Mendicante stavano avendo un’animosa discussione. Il Predestinato si mise in mezzo a loro proprio un istante prima che la lite degenerasse in una baruffa. Presto accorsero tre Solerti Soldati, che li condussero tutti al Tenace Tribunale.

A presiedere il processo vi era un Giudice Galantuomo, che non ci mise molto a verificare l’innocenza del Predestinato. “Lei è libero di andare” dichiarò solenne.

Il giovane, che era rimasto incuriosito dalla vicenda, espresse il desiderio di rimanere per capire cosa fosse successo. Il Giudice non ebbe nulla da obiettare “La Giustizia è cieca, ma non ha nulla da nascondere allo sguardo altrui” enunciò. Dopodiché, fece parlare i due litiganti.

L’Arrogante Agiato denunciò il comportamento del Mendicante. Lo accusò di aver dormito sotto la copertura del balcone della sua casa, rifiutando sia di andarsene sia di pagargli un affitto. Il Malridotto Mendicante, quasi in lacrime, disse di non aver nessun altro posto dove andare e di non aver altro modo per ripararsi dalla pioggia. Il Giudice annuì con severità, fece controllare con diligenza la veridicità delle testimonianze e si allontanò qualche minuto per deliberare.

“Il verdetto” pronunciò infine “È che d’ora in poi al Mendicante sia proibito dormire sotto la protezione del balcone del cittadino Agiato” il ricco esultò, ma il martelletto del Giudice rimbombò sul banco “Non avevo ancora terminato! Dicevo, al Mendicante sia proibito… eccetera eccetera… a condizione che il cittadino Agiato gli paghi di sua tasca un mese di permanenza alla Luculliana Locanda. La seduta è sciolta!”

Il Predestinato provò soddisfazione per l’espressione stupefatta che comparve sul volto di quel presuntuoso riccastro, e volle congratularsi con il Giudice per la sua saggezza. Questi parve lusingato, anche se fece del suo meglio per mostrarsi impassibile “Ho fatto il mio dovere, né più né meno. Il Mendicante voleva un posto dove stare, l’Agiato non voleva che il Mendicante occupasse lo spazio intorno alla sua abitazione. Personalmente lo trovo un compromesso più che accettabile. E con un po' di fortuna insegnerà un po' di umiltà a quell’Arrogante. La Giustizia… è materia molto delicata. La Legge del Magnanimo Monarca impone di proteggere i deboli e chi è in difficoltà, ma anche se la Legge è giusta non significa che sia facile amministrare la giustizia.” scosse il capo, colto dalle memorie di tutti i casi che aveva presieduto “Ci sono situazioni molto più complesse. Dei veri rompicapi. Il povero che ruba per sfamarsi. Fratelli che litigano tra loro per spartirsi l’eredità del padre… il mio è un lavoro complicato. Occorre raziocinio, per trovare la soluzione migliore, e molta virtù, per non lasciarsi corrompere né dai soldi né dalla pigrizia. È un compito molto, molto duro, e tutto ciò che posso fare è svolgerlo al meglio delle mie possibilità”.

Il Predestinato rimase ammaliato da quelle dichiarazioni. Erano parole molto forti, molto profonde. E se il suo Fato fosse stato quello di amministrare la legge, di donare giustizia a chi la chiedeva a gran voce, di raddrizzare i torti con la legge alla mano?

C’era qualcosa che non gli tornava, però. Aveva ancora la sensazione che non fosse abbastanza per lui, che il suo Fato fosse più grande, più nobile. Così, con grande rispetto, si congedò dal Giudice Galantuomo.

Tornato alla Locanda per recuperare i bagagli intravide l’Agiato con una faccia nera per la rabbia pagare all’oste una sacca piena zeppa di soldoni tintinnanti. Gli sfuggì una risatina compiaciuta, poi sellò il suo Cavallo.

E così il Perfetto Predestinato riprese il suo viaggio, per compiere il suo legittimo fato.

   
 
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