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Autore: AlbAM    19/06/2022    18 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 9

Coinquilini un po'... particolari


Azaele era stanco, si era alzato presto per andare a parlare con Razel dopo una notte passata quasi insonne e poi aveva girellato per il cielo di Roma fino all'ora di pranzo riflettendo sulla situazione. Anche se cercava di non darlo a vedere, soprattutto con Alba, era molto preoccupato e come se non bastasse era anche in pensiero per Michele, era dai tempi in cui si era lasciato con Yliel che non lo vedeva così provato. Si domandò se suo padre era riuscito a parlare con Sael e se aveva fatto bene a lasciare a lui quell'incarico.

E se Sael si fosse spaventato nel vederlo e fosse scappato senza lasciarlo parlare? In fondo tutti i demoni temono gli Arcangeli, anche quando non hanno motivo di preoccuparsi.

Alla fine decise che era inutile farsi prendere dall'ansia, avrebbe affrontato la situazione un problema alla volta e in qualche modo avrebbe risolto le cose!

Un po' più sereno decise di atterrare davanti alla pasticceria Regoli e prendere un po' di paste per fare una piccola sorpresa ad Alba e Michele. Con la coda dell’occhio notò una volante della polizia girare l'angolo lentamente e silenziosamente, come se i suoi occupanti stessero cercando qualcosa. Non ci fece caso più di tanto, erano cose da umani e poi quel sabato mattina non aveva anime da ritirare.

Stava per assumere il suo aspetto umano per entrare a scegliere le paste quando fu circondato da un gruppetto di colleghi che avevano l'aria di essere alquanto sbronzi, probabilmente avevano passato un venerdì sera più allegro del solito.

"Guarda chi si vede! Allora dove lo nascondi il nostro Alfiere?" gli domandò il più alto e robusto, in giacca e cravatta.

Azaele lo guardò a metà tra il costernato e il terrorizzato. "Ma sei matto, ti sembra il caso di parlare a voce così alta?"

"Hey, che modo di rivolgerti a un collega che ti sta facendo una domanda innocente!" rispose quello avvicinandosi con aria offesa e sbuffandogli in faccia un alitata alcolica che rischiò di sbronzare anche Azaele.

"Già! Come ti permetti di parlare in questo modo altezzoso, credi di essere migliore di noi solo perché tu puoi mettere al mondo un figlio e noi no?" lo aggredì il secondo demone alzando la voce.

Azaele avrebbe voluto morire, non solo la notizia del figlio in arrivo stava già girando per tutto l'Inferno, ma come se non bastasse quegli idioti stavano rischiando di farsi sentire anche dai colleghi angelici.

" Ok, ragazzi. Vi chiedo scusa, non volevo essere sgarbato” sussurrò cercando di calmarli “Ma che ne dite di abbassare la voce ed evitare di farlo sapere anche in Paradiso?"

"Eeeh? Che hai detto? Non si capisce nulla se parli così piano!" disse il terzo demone dai capelli biondi e l'aspetto di uno che non doveva essere molto sveglio neppure da sobrio.

"Questo vigliacco ha detto di parlare a voce più bassa per non farci sentire dagli Angelici!" sbraitò il primo demone. "Io non ho paura di quegli stronzi, io gli faccio un culo tanto a quei frocetti alati, cosa credi?"

"Proprio così! Glielo facciamo a tutti, quando il nostro Alfiere sarà cresciuto, non è vero Aza?" Rise il demone biondo dando una manata sulle spalle di Azaele che decise di sparire dalla circolazione prima che la situazione degenerasse.

Non volendo rinunciare alle paste, si smaterializzò sul tetto di un palazzo poco lontano sperando che i tre colleghi lasciassero perdere l'idea di seguirlo.

Si sporse dal parapetto per controllare la situazione e notò che nel frattempo le volanti della polizia erano diventate tre e si erano fermate, insieme a due Alfa Romeo che davano l’impressione di essere altrettante volanti in incognito, proprio sotto il palazzo dove aveva deciso di ricomparire.

Distratto da quello che stava succedendo a terra, non si rese conto che i tre demoni si erano alzati in volo per cercarlo e soprattutto non notò l’ampia vetrata a specchio che rifletteva la sua immagine rendendolo estremamente visibile a qualsiasi creatura dotata di ali che si aggirasse lì intorno.

I tre demoni atterrarono alle sue spalle e si avvicinarono minacciosi. "Sai una cosa piccoletto, sarai anche il padre dell'Alfiere ma sei stato piuttosto maleducato ad andartene così, senza neanche salutare" disse il più alto.

"Già, hai proprio bisogno di una lezione di Tom Tom1!" Intervenne il biondo cercando di darsi un tono.

"Esatto!" confermò il terzo dimostrando lo stesso livello di conoscenza del francese dell’amico, cosa che dava la misura della loro intelligenza considerando che i demoni per motivi professionali e per via delle loro antiche origini angeliche dovrebbero conoscere perfettamente tutte le lingue create dal Padre, compresa quella dei pesci che non sono affatto muti come si crede.

Azaele, malgrado la situazione non fosse esattamente rosea, non riuscì a trattenere una risatina.

"Che hai da ridere, stronzetto?" Domandò il demone alto avvicinandosi con aria particolarmente ostile. Azaele fece un passo indietro. Un battito d'ali alle sue spalle attirò l'attenzione dei tre colleghi che impallidirono e si misero sull’attenti.

Azaele stava per girarsi a controllare chi era atterrato ma una mano gli strinse leggermente la base del collo. A scanso di problemi rinunciò immediatamente a girarsi e rimase immobile cercando di mostrarsi meno aggressivo possibile.

"Quindi che si dice tra demoni? Mi pare che si accennasse ad un fare il culo a noialtri angelici, o non ho colto bene il senso del discorso?" Domandò la voce allegra di Gabriel. Azaele tirò un sospiro di sollievo e improvvisamente gli sembrò che la stretta intorno al collo fosse gentile e protettiva.

"Noi non abbiamo detto niente, Signore. È stato lui!" Rispose il demone biondo indicando Azaele.

Gabriel assunse un aspetto severo e si rivolse al figlio. "Davvero?"

"Ma no! Io non…"

"Sai, temo che dovrò darti una bella lezione, demonio impertinente” ridacchiò divertito l’arcangelo. “Grazie per la segnalazione ragazzi, potete andare!" Ordinò poi rivolgendosi ai tre imbecilli assumendo un tono da burocrate che ad Azaele sembrò abbastanza ironico.

I demoni aprirono le ali e non esitarono ad abbandonare al suo destino il padre del loro futuro Alfiere.

Nel frattempo alcuni poliziotti in borghese aprirono la porta del vano scala e cominciarono a guardarsi intorno con aria circospetta. Né l’arcangelo, né il demone ci fecero caso più di tanto. In fondo erano entrambi in modalità invisibile agli umani.

"Stai bene?" domandò Gabriel lasciando andare il collo del figlio.

"Si, grazie" borbottò Azaele a cui mancò il contatto con la mano del padre.

Gabriel lo osservò come se volesse dirgli qualcosa, ma Azaele lo precedette. "Sei riuscito a parlare con Sael?"

"Si, abbiamo parlato e credo di averlo tranquillizzato"

"Credi?" domandò sprezzante Azaele.

Gabriel avrebbe voluto tirare un ceffone al figlio, ma si rendeva conto che non poteva trattarlo come un ragazzino. In fondo era pur sempre un adulto, malgrado fosse molto più giovane di lui.

"Ti dispiacerebbe evitare di rivolgerti a me con questo tono? Non solo è irritante, ma è anche oltremodo scorretto da un punto di vista gerarchico!" Disse cercando di usare un tono paziente e assertivo.

Azaele dentro di sé avrebbe voluto rivolgersi a suo padre ben diversamente, magari anche abbracciarlo, ma vederselo lì davanti dopo aver desiderato tanto conoscerlo era un'emozione troppo grande che non riusciva ancora a gestire. Così gli uscì l'ennesima frase infelice. "Scusa tanto se sono così rozzo ma non ho ricevuto un'educazione adeguata. Sai com'è, sono stato abbandonato da due decerebrati a pochi mesi dalla nascita!"

Gabriel questa volta non riuscì a trattenersi. Sentir parlare in quel modo di Galadriel, che aveva sofferto tanto per aver dovuto rinunciare al suo bambino, lo innervosì al punto che assestò al figlio un manrovescio così forte da spedirlo contro la vetrata a specchio che si frantumò in mille pezzi. La cosa di per sé non sarebbe stata così negativa, considerando che aveva messo in luce la presenza del magazzino clandestino di coca e altre porcherie varie che polizia e carabinieri, con un’azione combinata, stavano cercando nel quartiere da ore. Ma ovviamente non ebbe né l'effetto educativo desiderato né tanto meno un effetto positivo sul rapporto tra lui e Azaele che si alzò e se ne andò senza dire una parola.

Gabriel sospirò dandosi del coglione. Non riusciva proprio a trovare una strada per comunicare decentemente con suo figlio. Si fermò a riflettere sulla terrazza mentre intorno a lui tra Forze dell'ordine e malavitosi scoppiava una violenta sparatoria che miracolosamente non causò morti, con profonda delusione di giornalisti televisivi e commentatori da Social che non avrebbero mai saputo che il miracolo era dovuto ad un Arcangelo che continuando a domandarsi come convincere il proprio figlio a dargli una possibilità di spiegarsi e sopratutto scusarsi, si aggirava distrattamente per la terrazza acchiappando al volo ogni pallottola sparata, salvando indistintamente la vita a poliziotti, carabinieri e malviventi.


#


Azaele non era arrabbiato con Gabriel, ma con se stesso. Si rendeva benissimo conto che suo padre non era comparso casualmente nella sua vita proprio in quel momento tanto delicato. Sicuramente sapeva del bambino e voleva aiutarlo, probabilmente era stato proprio Safet ad avvertirlo. E ora che finalmente cercava non solo un dialogo ma anche di mostrarsi affettuoso, lui lo respingeva offendendolo in quel modo. Si era meritato il ceffone. Ne era consapevole. Ma ogni volta che se lo ritrovava davanti finiva per agitarsi e dire qualcosa di terribilmente inappropriato. Per non parlare del fatto che incontrare Gabriel lo portava inevitabilmente a chiedersi perché fosse ricomparso solo lui. Dov'era sua madre? Perché non si era fatta viva anche lei? Possibile che non le importasse nulla di suo figlio?

Azaele sospirò, non avrebbe dovuto farsi distrarre da quei pensieri, era evidente che la notizia del bambino ormai si era già sparsa per tutto l'Inferno. Doveva cercare di concentrarsi solo su come affrontare la situazione e continuare a cercare alleati, insomma stare sul pezzo, come avrebbe detto Molinesi! A proposito chissà che fine aveva fatto e se davvero aveva deciso di ricominciare a fare l'insegnante?

Perso nei suoi pensieri Azaele atterrò sul balcone della cucina senza guardare dove metteva i piedi, finendo in mezzo al bucato steso ad asciugare.

"Ma che accidenti succede?" si lamentò rendendosi conto di aver infilato una gamba dentro la manica della coperta di pile che Arianna usava per avvoltolarsi sul divano e addormentarsi davanti alla TV nelle serate invernali. Cercando nervosamente di divincolarsi, finì per peggiorare la situazione arrotolandosi intorno alle ali un lenzuolo matrimoniale, con stampata l'immagine sorridente di Naruto, a cui Arianna era particolarmente affezionata.

Sentendosi un idiota si ritrovò appeso alle corde del bucato, legato come un salame. Anziché riflettere sul fatto che per liberare le ali sarebbe bastato semplicemente prendere la forma umana, cominciò a dibattersi scompostamente strappando dalle corde asciugamani, teli da doccia e lenzuola che finivano immancabilmente per arrotolarglisi addosso. Alla fine, infuriato e avvilito, invocò un falò infernale che con un enorme boato incenerì tutto il bucato.


#


Sael dopo la chiacchierata con Gabriel aveva deciso di farsi coraggio e provare a tornare a casa per chiedere perdono a Michele. Atterrò sul balcone della cucina ma sentendo le voci allegre di Arianna e Alba provenire dall'interno, cambiò idea, fece il giro del palazzo e approfittando di un finestrone aperto sulle scale entrò con le chiavi di casa come un comune mortale.

Raggiunse le ragazze in cucina con l'intento di chiedere notizie di Michele, ma non appena Arianna lo vide cominciò a ridere. Alba si unì a lei sorprendendo un po' il demone che domandò a disagio. "Che ho fatto?"

"Diglielo tu!" Propose Arianna guardando Alba senza riuscire a smettere di ridere.

Sael lanciò ad Alba uno sguardo perplesso.

"Arianna ha fatto un binge-watching di Lucifer un tantinello esagerato" ridacchio lei. " Stanotte ci ha sognato tutti in versione demoni e angeli!"

"Ah, si?" domandò Sael incuriosito. "Io cos'ero?"

"Tu non c'eri, mi spiace. C'era Aza, che somigliava un casino a Lucifer! Non avevo mai notato che il tuo ragazzo fosse così carino!" rise Arianna facendo l'occhiolino alla sua migliore amica. "Ma la cosa più assurda è che Ariel, era un angelo! Ma vi sembra possibile, uno stronzo del genere?" rise ancora Arianna.

A quella battuta Sael rise sinceramente. "Effettivamente, sembra proprio una cosa impossibile! Non è che magari hai ancora un debole per lui?"

Arianna si fece seria. “Onestamente, no. Ci ho pensato molto, sapete. Ma alla fine ho capito che non voglio al mio fianco un tipo così, potrà anche essere bellissimo, ma preferisco un ragazzo gentile e rispettoso ad uno che ha un bell'aspetto ma i modi di un troglodita".

"Però almeno si è scusato!" Provò a difenderlo Alba ripensando a quello che le aveva detto Ariel la sera prima. "Anche quelli che picchiano le mogli si scusano e promettono di non farlo più e poi ogni volta ricominciano. No, ho chiuso con lui. Una delle cose che mi ha convinto ad accettare il lavoro a Bologna è proprio che vivendo lì non avrò modo di incontrarlo neanche per caso!" Sentenziò Arianna con convinzione.

"A proposito, domani a che ora parte il treno?" domandò Alba.

"Alle 14.30! Stasera si festeggia?" Propose Arianna allegramente.

Alba assunse un'espressione dubbiosa “Non so, sono un po' stanca!” rispose. Non era sicura che le nausee l'avrebbero lasciata in pace e d'altra parte non aveva molta voglia di rivelare ad Arianna il suo stato perché non sapeva ancora se sarebbe riuscita a tenere il bambino e non voleva farla preoccupare. Non ora che doveva partire e iniziare una nuova vita. Ma Arianna si rattristò subito. "Dai Alba, ti prego, chissà quando possiamo rivederci".

Alba sospirò. Era vero, probabilmente sarebbero passati almeno due o tre mesi prima che la sua migliore amica avesse modo di tornare a Roma.

"E va bene, ma non facciamo troppo tardi però!"

"Promesso!"

"Posso invitare qualche amico?" domandò Sael pensando a Sakmeel e Eowynziel.

"Perché, no?" rispose Arianna. "Ok, ora vado a prepararmi! Devo uscire a comprare ancora un sacco di cose per la nuova casa!" Trillò felice. Dopotutto era in procinto di iniziare una nuova vita ed era in piena eccitazione prepartenza.

Si alzò carica di entusiasmo quando dal balcone si sentì Azaele imprecare. "Ma porca miseria boia, stramaledetto bucato del Sabato!" All'imprecazione seguì un botto e un'enorme fiammata.

Arianna, Alba e Sael si precipitarono in balcone dove un infuriato Azaele, nel suo aspetto demoniaco, stava finendo di spazzolare via dal giaccone i resti carbonizzati della coperta di pile e di un telo da bagno. Intorno a lui il bucato di Arianna era completamente carbonizzato. Dal lenzuolo matrimoniale di Naruto sprizzava ancora qualche fiammella.

Ci fu un attimo di silenzio, poi tutti guardarono Arianna che con gli occhi sbarrati e la bocca aperta cercava inutilmente di emettere un grido di terrore.

Azaele cercò di giustificarsi con la frase meno credibile di sempre. "Arianna, ti giuro che posso spiegarti tutto!"

"Il mio corredo per la nuova casa!" si lamentò la ragazza.

"Co… cosa?" domandò Azaele.

"Hai distrutto il mio corredo per la nuova casa e… tu sei un mostro!" urlò scioccata Arianna.

Alba le posò una mano sul braccio. "Arianna, ti prego calmati!"

La ragazza si voltò verso Alba e il suo sguardo si posò sul vetro della porta finestra che le restituì il riflesso di Alba e Sael.

Purtroppo l'aura demoniaca di Azaele, resa più forte dalla rabbia, aveva influito anche su Sael che senza rendersene conto aveva perso il controllo del suo aspetto, per cui Arianna vide un demone con i capelli rossi e le ali nere. Terrorizzata scostò la mano di Alba. "Non toccarmi… NON TOCCARMI!" strillò scappando terrorizzata verso la sua camera. A metà corridoio si scontrò con Michele che bofonchiò. "Ma cos'è questo casino?"

Arianna ringraziò il cielo pensando di ritrovarsi tra le braccia di un ragazzo normale, ma quando alzò lo sguardo per chiedergli aiuto le parole le morirono in gola. Michele aveva le grandi ali candide raccolte sulla schiena e l'aureola accesa. L'angelo, che aveva dormito male a causa del litigio con Sael ed era ancora un po' stordito dal sonno, si era dimenticato di assumere il suo aspetto umano.

"Noooo, è un incubo. Siete tutti dei mostri!" gridò Arianna precipitandosi in camera e chiudendo la porta a chiave.

"Ohmmerda… che casino!" commentò Azaele comparendo nel corridoio seguito da Alba e Sael.

Michele lanciò uno sguardo indecifrabile a Sael e si rivolse sospirando ad Azaele. "Che diavolo hai combinato, Aza?"


#


Safet osservavava pensoso Merlino. Il famiglio di Alba aveva appena finito di raccontare cosa aveva visto e sentito poche ore prima.

Aurora aveva preparato il pranzo e stava apparecchiando per tre, nonostante Merlino avesse ripreso il suo aspetto felino che gli dava la possibilità di miagolare velocizzando il racconto.

Aurora era dispiaciuta per la condizione del famiglio, ma soprattutto era in dubbio su cosa offrirgli da mangiare. Aprì la dispensa e osservò incerta il cibo per gatti che acquistava per la colonia felina di una sua amica.

Sullo sportello aperto apparve una scritta infuocata "Non vorrei essere scortese, ma di quella porcheria mi tocca mangiarne già abbastanza! Non è che offriresti anche a me un piatto di pasta all'amatriciana e l'insalata di pomodori con la mozzarella?"

Aurora si girò rossa in viso per l'imbarazzo, Merlino aveva ripreso il suo aspetto demoniaco e la osservava divertito.

"Oh, scusa… certo! Safet, tu preferisci l'insalata di pomodori e mozzarella o la bistecca alla griglia?"

"Mhm? Si, grazie!" rispose Safet distrattamente.

"Si grazie... per la bistecca o per la mozzarella con i pomodori?"

Safet guardò la compagna con uno sguardo leggermente vacuo. "Quello che preferisci, fai tu!"

Aurora scosse il capo, ma non se la prese. Si era resa conto che Safet era molto preoccupato, anche se ovviamente non aveva potuto capire nulla dai miagolii di Merlino.

"Dobbiamo trovare un posto per nascondere Alba e il suo bambino" disse Safet di punto in bianco.

"Che succede, la situazione è già così grave?" domando Aurora allarmata.

"Si. Merlino mi ha spiegato che due Arcidiavoli particolarmente idioti e pericolosi , vogliono uccidere Alba prima della fine della gravidanza per strapparle il bambino dal ventre e portarlo all'Inferno"

"Cosa? Ma è orribile e poi perché uccidere Alba prima della nascita del piccolo?"

"Perché come ti ho detto tempo fa, i colleghi angelici non si muoveranno prima che siano passati i nove mesi canonici. Strappando il bambino dal ventre di Alba, gli Arcidiavoli impediranno agli angeli di portarsi via il neonato prima di loro!"

"Ma gli angeli non possono andare a prenderlo all'Inferno?"

"No. Così come a noi è vietato entrare in Paradiso, così agli angeli è vietato l'ingresso all'Inferno. Se gli Arcidiavoli riusciranno nel loro intento, il rischio di un'Apocalisse o quantomeno di una seconda Grande Guerra, sarà molto più concreto!"

"È tutto così orribile e ingiusto!" commentò Aurora scioccata. "Ti prego Safet, fa qualcosa per impedire che succeda. Alba e una ragazza così dolce, non si merita una fine così terribile e nemmeno il suo bambino!"

"Grazie a Merlino, abbiamo davanti abbastanza tempo per trovare un posto sicuro per Alba. Ci faremo aiutare anche da Elena, la compagna di Razel. Con i suoi poteri da strega ci aiuterà a nascondere il luogo dove porteremo Alba. Ma finché non avremo trovato un nascondiglio abbastanza sicuro, dovremo fingere di non sapere nulla dei piani degli Arcidiavoli. Condurremo tutti una vita apparentemente normale in modo da non creare sospetti!"

In quell'istante squillò il cellulare di Aurora.

"Ciao Aza, dimmi!" rispose Aurora cercando di mostrarsi serena. "Cosa? Ma come è successo?" Domandò immediatamente dopo.

"Capisco! E quindi ora sta piangendo disperata e non vuole più uscire dalla sua camera? Ma io come posso aiutarti? Oh, certo, non ci avevo pensato! Va bene arrivo!"

Safet e Merlino si scambiarono uno sguardo costernato. Sul vetro della finestra apparve una scritta infuocata. "Quell'imbranato di Azaele ne ha combinato un'altra?"

"Già, ma stavolta non è l'unico. A quanto pare oggi a casa di Alba si sono messi d'accordo per comportarsi tutti come dei perfetti idioti!" sospirò Aurora.




Nota 1: i due demoni hanno confuso il nome del noto navigatore con il termine Bon ton (galateo, buone maniere)

   
 
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