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Autore: Shichan    20/06/2022    1 recensioni
A quel punto Sakusa sa già cosa gli piace. Per tutto il liceo i suoi compagni e le loro abitudini da animali gli rendono la vita molto semplice nell’inquadrare che sì, forse, ma di certo non loro. Sanno a stento soffiarsi il naso, no grazie, rifiuta l’offerta e va avanti.
[Omigiri ; relationship study, post time-skip; side pair: AtsuHina]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Osamu Miya, Shouyou Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cercare di scoprire di essere attratto da un altro ragazzo è mille volte più difficile nella società giapponese, ma questo lo scopre quando ha superato i vent’anni e nella sua squadra del college c’è uno studente straniero in gemellaggio per un anno alla sua università. Lo shock culturale gli mette davanti la cruda verità di una realtà in cui la sfumatura ambigua di molti rapporti che per lui sono la norma, altrove non esiste nemmeno - l’ammirazione per un senpai? Non pervenuta. Come il concetto di senpai stesso.

A quel punto Sakusa sa già cosa gli piace. Per tutto il liceo i suoi compagni e le loro abitudini da animali gli rendono la vita molto semplice nell’inquadrare che sì, forse, ma di certo non loro. Sanno a stento soffiarsi il naso, no grazie, rifiuta l’offerta e va avanti. In lui prende forma una tattica di sopravvivenza ben mascherata: non fa mai la doccia negli spogliatoi con gli altri se può evitarlo, non si trattiene lì dentro più del necessario e bada ai fatti suoi mentre gli altri coetanei si danno al cameratismo tipico dei gruppi sportivi. In parte è per una questione di pulizia e di attenzione ai dettagli, qualcosa che è tipico del suo carattere; in parte, una volta uscito dal liceo, si rende conto che forse ogni sua abitudine è stata - per lungo tempo - un tentativo di non alzare lo sguardo su corpi nudi per i quali può potenzialmente provare attrazione. 

Nessuno ci pensa mai, perché gli spogliatoi di uomini e donne sono sempre divisi. Solo che se Sakusa vedesse una donna nuda, sarebbe il pudore e l’educazione a fargli scostare lo sguardo, non un criptico imbarazzo sotto la pelle. Lo capisce meglio quando, al primo anno di università, il piccolo gruppo da cui si è fatto trascinare fuori a cena e a bere prende bonariamente in giro uno degli altri ragazzi.

«Non posso farci niente, okay?!» cerca di difendersi quello «Se fossi insieme a sole donne… non saprei dove guardare! Penserebbero tutte male!»

Ah, riflette Sakusa senza contribuire alla conversazione, ecco cos’era.

E’ un pensiero veloce e quasi distratto, ma c’è qualcosa di appagante nel modo in cui i pezzi del puzzle si incastrano tutti alla perfezione, dandogli la sensazione di avere finalmente tutto sotto controllo. Questa è la sua massima epifania riguardo il suo orientamento sessuale.

 

*

 

Il problema dei club sportivi è che si finisce inevitabilmente con il riconoscere le facce che continui a incontrare sul campo, ancora di più quelle che a un certo punto ti ritrovi ad avere come compagni di squadra perché sono stati selezionati per le giovanili a rappresentazione del Paese. 

Questa è la sventura che ha portato Miya Atsumu sulla strada di Sakusa: insopportabile nella sua azzardata improvvisazione, così distante dal modo di essere di Sakusa - lui, che in campo si avvale di tutte le armi affilate con meticolosa diligenza, non ne vuole sapere nulla della geniale follia di Atsumu. Anche se le sue qualità atletiche lo rendono un alleato prezioso tanto quanto è fastidioso.

Sakusa lo conosce da quando è al liceo e perciò, a ventun’anni, quando la triste verità è ritrovarsi insieme nei Black Jackals si dice che ormai è temprato. Di certo non aveva contato nell’equazione Miya e Bokuto; il peggio si rivela essere condividere lo spogliatoio con loro, però. Sakusa non sa dire cosa sia più atroce tra Atsumu che improvvisa discutibili lotte con gli asciugamani bagnati o Bokuto che, quando le vince, si autoproclama rumorosamente «RE DELLA ROCCIA!» standosene nudo e in piedi su una delle panche.

Solo due cose si rivelano essere un palliativo per la sua anima: la prima è che Miya Atsumu, purtroppo, è esteticamente fin troppo piacevole. Ma per fortuna qualsiasi istinto ne possa nascere si suicida quando apre bocca e tutto torna a posto nell’equilibrio karmico di Sakusa.

La seconda è che un anno dopo Hinata Shouyo si unisce a loro e il problema maggiore di Sakusa, a quel punto, è osservare come Atsumu si debba preoccupare di non rendere chiaro anche ai muri quanti dilemmi esistenziali gli causi avere Hinata nudo nello stesso spogliatoio.

La vendetta ha un sapore dolcissimo.

 

*

 

Un giorno il gemello di Atsumu, che Sakusa ricorda per tutta una serie di fastidiose giocate vincenti quasi impossibili da prevedere, nonché per i loro bisticci in campo, viene a una partita e porta onigiri per tutti. Miya Osamu ha aperto una sua attività che non ha nulla da spartire con la pallavolo, cosa su cui Atsumu passa dieci minuti a recriminare. Bisticciano come se avessero dieci anni, anziché venti suonati, e alla fine Atsumu si ingozza senza ritegno e tutto sembra dimenticato. Osamu lo guarda e ride con il fare di due fratelli cresciuti fianco a fianco ogni giorno. Sakusa sa riconoscere quel tipo di rapporto perché ha vissuto l’altra faccia della stessa medaglia. 

In quell’occasione Osamu non gli resta molto impresso. Però gli onigiri sono buoni.

 

*

 

Succede che Sakusa ha la pessima idea di accettare un invito da parte di quelle piaghe sociali che sono i suoi compagni di squadra. Come nelle peggiori barzellette, lui, Bokuto, Miya e Hinata si ritrovano a bere insieme - hanno tra i ventisei e i ventiquattro anni, sono al picco della loro carriera pallavolistica e la peggior compagnia possibile. 

Atsumu è quel tipo di ubriaco molesto per cui serve necessariamente una persona sobria che lo controlli; Sakusa è sicuro di non poterlo sopportare a lungo da sobrio, ma ubriacarsi non è una scelta possibile per svariati motivi che vanno dal non volerci rimettere la salute del suo fegato al fatto che le alternative a lui sono Bokuto, impossibile da considerare una reale soluzione, e Hinata. Peccato che Miya continui ad appendersi al braccio di Sakusa da quindici minuti con la sua sbronza triste. Giura che se una sola goccia di moccio dovesse insozzargli i vestiti farà in modo che lo stupido alzatore della sua squadra se ne penta per il resto della vita.

«Omi-omi…!» gli piagnucola nell’orecchio «E’ Shouyo, capisci? Lo devo riconquistare… mi devi aiutare!» blatera, blatera, blatera. Sakusa sospira, stanco, e guarda Hinata seduto davanti a loro che ridacchia e non si prende nemmeno la briga di dirgli che stanno insieme da quasi due anni e non si sono mai lasciati.

«Dovresti lasciarlo davvero,» gli dice Sakusa «ma sotto un ponte. Legato. Così forse non tornerebbe a rendere la mia vita complicata.» non mostra pietà, in fondo perché dovrebbe? Sono anni che Atsumu non ha alcun rispetto per la sua psiche, dopotutto.

Atsumu si scosta repentinamente da lui, lo guarda con esagerato stupore misto alla sua intrinseca stupidità. C’è del melodramma nel modo in cui esclama un indignato «Omi-omi! Sei una persona orribile!» al quale Sakusa risponde con un «Grazie.» in tono piatto, per poi sorseggiare il suo benedetto drink analcolico. 

Due secondi dopo Atsumu è in chiamata, con tanto di vivavoce, col suo gemello - quello che negli ultimi anni Sakusa non ha assolutamente notato. O magari sì, ma la consapevolezza di Atsumu incluso nel pacchetto ha reso tutto molto inquietante. Anche quando questo gemello si presenta al locale dove si trovano, non si capisce bene come (almeno finché Hinata non si degna di dire che è in visita per qualche giorno). Osamu entra, sente suo fratello straparlare e in sequenza: scoppia a ridere, gli fa una foto con il cellulare, si prende ben trenta secondi di tempo per immortalare la sua idiozia in un video che non permetterà venga mai dimenticato dal mondo e solo poi gli dà una spintarella fino a farlo sedere tra Hinata e Bokuto.

Atsumu, come se si fosse reso conto solo in quel momento di avere il suo ragazzo lì presente, può finalmente continuare a essere disgustoso con chi ha scelto volontariamente di sorbirsi la sua persona in una relazione. Così Sakusa può avere un momento di pace.

Miya Osamu gli si siede di fianco perché è il posto libero lasciato da suo fratello e, quando ha preso in giro abbastanza Atsumu, dedica un’occhiata e qualche frase anche a Sakusa. Sono parole di poco spessore, le due chiacchiere che si fanno con persone con le quali ti sei ritrovato seduto al tavolo per caso o perché sono amici dei tuoi amici. Però non è spiacevole, ma Sakusa non è nemmeno mai stato il tipo da tenere per sé i commenti che riteneva giusto fare - anche quando alle orecchie degli altri sono sempre stati scomodi o poco cordiali.

Così mentre Atsumu finalmente si placa, o forse ha solo troppo sonno a causa dell’alcool, Sakusa guarda di sottecchi Osamu e gli dice: «Spero te lo porterai via.» perché non ha nessuna intenzione di caricarselo in spalla o sorreggerlo col rischio che succedano spiacevoli incidenti alla sua persona. Il piagnucolare sulla manica è stato già abbastanza, per i suoi gusti. 

Osamu lo studia per qualche istante, poi incurva le labbra in un sorrisetto divertito e offre in risposta un’alzata di spalle: «Vorresti dire che mio fratello è una zavorra?»

«Tuo fratello è un danno morale su gambe.» replica Sakusa senza alcuna remora. Di solito a questo punto la gente non lo prende in simpatia. Invece Osamu, che si dimostra un Miya in tutto e per tutto, scoppia a ridere. Forse è a quel punto che Sakusa si arrende al fatto di essere attratto dai geni Miya, ossia quando parlare con uno di loro non gli fa andare a fuoco il cervello. Pessimo segno.

 

*

 

In una favola qualsiasi Sakusa avrebbe un’epifania sui suoi sentimenti e aspetterebbe in eterno che questi si realizzino, preservando il suo corpo e il suo cuore per La Persona. Ma lui non vive nelle favole e, soprattutto, Osamu vive a una tale distanza e con ritmi talmente diversi che sarebbe impensabile restare in attesa di un miracolo. Tanto più se non c’è nemmeno grande certezza dei sentimenti di entrambi. 

Perciò Sakusa ha venticinque anni quando ci casca come un idiota vedendo Osamu ridere; ne ha ventisei quando decide di andare a mangiare al suo ristorante da solo, non potendo fingere di essere lì contro la sua volontà. Ne ha ventisette quando si ritrova talmente tante volte da solo con Osamu da capire che non può essere casuale - ha un breve flirt con qualcuno lontano dall’ambiente sportivo e la chiude perché c’è Miya Osamu nella sua mente anche quando sono di altri le mani sul suo corpo e questo non è giusto per nessuno.

Ha ventotto anni quando, per dieci lunghi mesi su dodici, Atsumu lo sfinisce perché crede di aver notato i suoi sguardi e il suo interesse per Osamu. Sakusa ci prova a dirgli di lasciarlo in pace, ma Miya Atsumu ama tre cose: la pallavolo, Hinata Shouyo e avere ragione. E, purtroppo per chiunque altro, è in quel momento della sua vita in cui diverse squadre di serie ucciderebbero per averlo e dunque lui ha ben deciso di fare la proposta a Hinata in mondo visione. Sfortunatamente, Miya Atsumu a modo suo è ancora la stessa persona che ha promesso a suo fratello di diventare così felice da rinfacciargli di aver avuto ragione a scegliere la pallavolo - tutti sanno che Atsumu è comunque il primo e più grande sostenitore di Osamu ma questo non risparmia a Sakusa il tedio di sentirsi imporre l’idea di una dichiarazione. Qualche risposta piccata di troppo, un tono un po’ alto e alla fine una cosa stupida lo snerva tanto da farli urlare l’uno contro l’altro nello spogliatoio. Non si parlano per quattro mesi, se non lo stretto necessario sul campo.

Questa sembra la storia sua e di Atsumu, ma Sakusa ha compiuto ventinove anni da relativamente poco quando lo schermo del suo cellulare si illumina schernendolo col nome di Osamu in bella vista. Il messaggio contiene un invito a vedersi, ora che sta tornando per un po’ a Tokyo perché finalmente è pronto ad aprire lì un altro negozio, anche se ci è voluto più del previsto per arrivare a quel punto, rispetto a quando ci ha pensato la prima volta.

Non uscirò con te per sentire le scuse di tuo fratello, gli risponde Sakusa perché lo subodora, lo zampino di Hinata. Senza nemmeno impegnarsi.

Puoi uscire con me senza parlare di Atsumu, però.

Cazzo.

 

*

 

Escono come due che sono stati compagni di classe per tutto il liceo ma senza frequentare gli stessi gruppi, come due che da ragazzi hanno avuto delle cose in comune pur mantenendo una certa distanza. Non c’è tra loro il disagio di chi sente di non avere nulla da spartire con l’altra persona, ma un piccolo scalino tra sé e Osamu. E’ solo un gradino eppure fa la differenza - prende il nome di stiamo flirtando o no che a Sakusa, di solito, non piace. In genere non ama l’ambiguità dei rapporti, ha sempre cercato di far sì che non ce ne fosse mai nei suoi.

Lui e Osamu cenano, chiacchierano, vanno a bere in un locale discreto. Osamu lo accompagna per un tratto di strada, fino alla stazione; camminano fianco a fianco, con l’aria non troppo fredda di Tokyo che riesce comunque a rendere fredde le mani di Sakusa. Per tutta la serata non hanno mai parlato di Atsumu ma lo fanno adesso, prendendolo in giro di comune accordo. Osamu ride, tantissimo, specialmente quando Sakusa offre qualche aneddoto di cui solo un compagno di spogliatoio può essere a conoscenza. 

Sono quasi a ridosso della stazione della metro quando Osamu gli fa cenno di spostarsi verso un convenience store. Sakusa controlla l’ora - ha ancora tempo prima che la chiusura della linea diventi un problema - e si lascia guidare. Osamu non punta a entrare ma ai gachapon esterni che al momento offrono l’anime majokko che sta andando in onda ed è pubblicizzato ovunque, uno di una vecchia serie mecha e uno di mascotte shiba inu. Sakusa si piega sulle ginocchia, accanto all’altro, e si fa convincere a provare. Ci sono otto possibili modelli e a Sakusa non potrebbe interessare meno il risultato, ma quando il gacha rivela per lui quello con dei discutibili occhiali da sole Osamu si accosta, la sua spalla a toccare quella di Sakusa.

«Ma dai, hai preso il migliore!» commenta l’altro, prima di girare la manovella in metallo e scoprire che il destino per lui ha scelto uno shiba inu con la parte superiore di un completo da impiegato d’ufficio. Sakusa abbozza un sorrisetto divertito e l’attimo dopo Osamu sta dicendo «Ci ho provato» e «Andiamo» e le sue labbra posano un bacio veloce all’angolo della bocca di Sakusa.

A questo punto non sarebbe una sorpresa per nessuno se si appartassero in un vicolo, magari proprio quello tra il convenience store e l’altro negozio chiuso, e si abbandonssero alla passione di un bacio degno di questo nome. Invece no. Sakusa va alla stazione lì vicino, lo saluta, prende la sua metro, scende alla sua fermata, entra nel suo appartamento. Fa una doccia veloce, controlla di avere pronto l’occorrente per il giorno dopo, tutte piccole cose che ci tiene a fare perché sono la sua routine e perché non è più nell’età adolescenziale, quella adatta a buttarsi sul letto e a fantasticare su un quasi bacio.

Non che lo abbia mai fatto da adolescente, comunque, ma perché lui è nato già vecchio.

In compenso sono quasi le undici quando Osamu gli scrive Tornato a casa sano e salvo? e Sakusa gli risponde Voi Miya dovete smettere di essere molesti, che non ha nemmeno un briciolo del fastidio che vorrebbe trasmettere. Ottiene solo l’orrendo sticker di una volpe che è stesa a terra e ride.

Può quasi sentirla, la stupida risata di Osamu, e immaginarsi l’espressione che gli si apre in viso. L’ha imparata a memoria e questo la dice tristemente lunga.

 

*

 

La televisione manda in onda le previsioni meteo per il giorno dopo, prima di lasciare lo spazio a uno dei varietà serali. Sakusa la guarda passivamente, seduto sul divano, mentre l’aroma di un buon tè riempie l’aria. Il bollitore è già stato messo a tacere e lui inspira, sebbene con discrezione; fuori dalla finestra c’è una pioggerellina leggera, vaga traccia di un temporale che si è consumato per un’ora o poco più. Ogni tanto si sente ancora qualche rombo in lontananza, come un mostro che soddisfatto si allontana dalla sua zona di caccia. 

La tazza di tè gli si para davanti agli occhi e, risalendo con lo sguardo, inquadra Osamu. Ha addosso i propri pantaloni del pigiama ma una maglia presa da Sakusa, leggermente lunga sulle maniche a causa di quei pochi centimetri di scarto che hanno. Mentre prende la tazza non gli sfugge il sorriso leggero sulle labbra dell’uomo che ha davanti, prima di perderlo di vista mentre Osamu si siede sul divano di fianco a lui. 

La quotidianità tra loro è arrivata piano, quasi di soppiatto, dopo un appuntamento in cui Sakusa non si è voluto piegare al cliché di invitarlo a salire per prendere un caffè e semplicemente gli ha detto «Sali.» e hanno finito col baciarsi appena chiusa la porta del suo appartamento, perché di scenate sul pianerottolo ne sono già pieni i film e, d’altra parte, sia lui che Osamu sono troppo grandi per fingere di voler aspettare di essere sicuri di aver capito bene. Sono usciti insieme praticamente per sei mesi. Sakusa non ha avuto bisogno di uno sguardo significativo o di chiedergli se fosse interessato davvero. Lo ha capito comunque.

Sakusa gli lascia il telecomando e segue pigramente lo zapping, fin quando non si ferma su un film già iniziato che entrambi hanno già visto, uno di quelli introspettivi che non ha davvero senso guardare se non dal principio. Ma presto Osamu poggia la tazza fumante sul tavolino davanti a loro e si sporge verso di lui - Sakusa lo vede con la coda dell’occhio e poi si sente posare un bacio sulla guancia, poi uno lungo la linea della mascella, poi un altro ancora all’angolo della bocca. A volte, quando Osamu lo fa mentre lui è impegnato in qualcosa che richiede la sua attenzione, Sakusa tende a trovarlo quasi snervante. Altre, come ora, finge un fastidio che non saprebbe trovare da nessuna parte neanche cercandolo e nel mentre comincia a sporgersi per mettere in salvo la tazza con il tè. Osamu lo intercetta, gliela prende dalle mani e l’allunga lui stesso fino a poggiarla accanto alla propria; lo fa alla cieca, mentre gli occhi non lasciano il viso di Sakusa e appena ha la sensazione di aver centrato il tavolino senza danni si sporge in avanti.

Lui lo incontra a metà strada, in baci come se ne sono dati già tanti, leggeri prima e più lunghi poi. Sono labba su labbra con un piccolo schiocco quando Osamu vuole prenderlo in giro in maniera affettuosa e poi contatti più lenti. Tra uno e l’altro Osamu cerca il suo sguardo col proprio e Sakusa lo ricambia, perché il tempo della timidezza non appartiene più a nessuno dei due. 

Il modo in cui la mano di Osamu gli sfiora la guancia e poi si posa lì, con l’indice a sfiorargli l’attaccatura del lobo, è diventata una delle cose preferite di Sakusa quando si è accorto che l’altro lo faceva senza accorgersene e che presto è diventata una sua abitudine quando si concedono dei momenti di intimità come quello. Sakusa rilassa le spalle, perché sospetta Osamu abbia iniziato a farlo le prime volte, quando non era sicuro se provare a baciarlo gli avrebbe fatto guadagnare un secondo bacio o una minaccia di qualche tipo. 

Sono baci lenti quelli che si scambiano quando, come stasera, si tratta solo di voler condividere quello che hanno senza necessariamente farlo sfociare nel sesso. Per quello ci sono altri momenti, altri approcci che hanno imparato a riconoscere con facilità l’uno nell’altro. Stasera invece c’è solo questo: stare vicini, donarsi, condividere un equilibrio che non avrebbero avuto - forse - se si fossero frequentati di più al liceo e fossero finiti a mettersi le mani addosso in qualche spogliatoio come due adolescenti a cui gli ormoni fanno fare cose di cui poi si ride da adulti, con una punta di imbarazzo in sottofondo. Invece a Sakusa piace sentire Osamu sorridere contro le sue labbra, sentirlo cingergli la vita e sbuffare una risata morbida quando lui ricambia quell’abbraccio accennato ma ugualmente sentito. 

Sakusa non crede nei per sempre, ha fatto dell’aspettarsi la fine da un momento all’altro e indipendentemente da quanto ci si possa preparare ad essa una filosofia di vita. Valeva per la pallavolo al liceo, quando perdere a un passo dalla fine del campionato sembrava la cosa peggiore che potesse succedere, e vale ora tanto nello sport quanto nella sua vita privata. Però Sakusa è anche l’uomo che fin dall’infanzia è stato incapace di iniziare qualcosa e lasciarla incompleta, abbandonarla senza offrire fino all’ultimo dei suoi sforzi, a maggior ragione se è qualcosa che ha impiegato anni a inquadrare, avvicinare e poi ottenere. 

Sakusa è un uomo che non lascia niente a metà e questo include, al momento, anche tenere Miya Osamu - il fratello intelligente - al proprio fianco.

«Ci pensi,» mormora Osamu, un bacio contro la sua tempia «che a stare con me ti sei imparentato con Atsumu?»

A volte Sakusa Kiyoomi crede non si tratti affatto di quello intelligente dei due.

   
 
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