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Autore: Neflehim    20/06/2022    2 recensioni
"Vivrò la mia vita.
Brillando come una stella, giocando ai dadi con il destino.
Sfidando il mondo con fierezza, imparando a volare.
Da sola, senza di te.
E' un addio Natsu, o un arrivederci.
Non so se ci rivedremo.
Percorrerò la via dei giusti, smettendo di seguirne una che non mi appartiene.
Ma lasciò a te il mio cuore, la mia anima.
Un giorno verrò a riprendermeli.
Custodiscili per me.
Lucy."
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gajeel/Levy, Gray/Juvia, Natsu/Lucy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche l’ultimo rintocco che segnava la mezzanotte, si disperse nella tenue nebbia che dilagava nelle oscure vie della Noir London, apprestandosi a diventare teatro di oscure passioni e lascive promesse.
Sentimenti nascosti, intime confessioni e incontri illeciti di cui il dio del peccato è l’unico e indiscusso spettatore.
Dall’alto del suo piedistallo osservava gli arcani avvenimenti che si svolgevano al calar delle tenebre.
Attorno alla più rinomata piazza di Londra, Piccadilly Circus, sorgeva Soho: il quartiere a luci rosse dell’inglese capitale.
Guardiano privato di piaceri e passioni.
Allo scoccare della mezzanotte la casta e pura Londra si convertiva nella capitale indiscussa del peccato.
I più grandi cacciatori diurni, ampliavano il loro territorio durante le ore notturne.
Molti erano i locali che ospitavano tali individui, mentre adescavano le prede che stuzzicavano le loro fantasie più recondite, dove uomini e donne giocavano ad incantarsi. Dove i limiti cessavano di esistere lasciando il posto a eccitazione, libidine e passione.
Un posto in particolare, era ambito per i predatori più avvezzi al mistero e alla seduzione.
L’Eden.
Luogo d’incontro in cui uomini e donne, potevano soddisfare le loro voglie e i loro istinti più selvaggi.

Il locale era grande ed elegante.

Le pareti erano ricoperte completamente da un materiale lucido, nero.

Il pavimento era rivestito di marmo nero pregiato, con striature bianche e dorate.
La candida luce che si rifletteva tenue sulle pareti veniva prodotta da candelabri che sinuosamente calavano dal soffitto provocando un’atmosfera intima e soffusa.

Posto in fondo alla sala, accanto all’impianto musicale, vi era uno splendido pianoforte bianco la cui coda era coperta da un drappo di seta nera.
Tavolini rivestiti in raso cremisi si alternavano a privè in pelle .

Tutto era immerso in una dimensione di seducente perdizione.

Come un serpente che strisciava nell’animo attecchendo la parte più pura di ognuno, lasciando un senso di appagamento e vuoto al tempo stesso.
Non c’erano vere prede o cacciatori, nell’Eden. Tutti erano vittime dei loro inganni e delle loro trappole.

Un solo vero predatore cacciava nell’Eden, seduto sul suo trono immaginario a scrutare tra la folla alla ricerca del suo prossimo succulento trofeo.

I suoi occhi vagavano tra quelle moltitudine di corpi che si sfregavano seducenti, inarcandosi e contorcendosi al ritmo sfrenato della musica.
Sedeva disinvolto sulla comoda poltrona di velluto nero, avvolto da abiti pregiati ed eleganti.
I serici capelli rosati gli ricadevano in ciocche scomposte sugli occhi, dandogli quell’aria da bel tenebroso quale era.

Natsu Dragneel non aveva bisogno di nascondersi dietro maschere o menzogne.
 
Era un bastardo.
Lo sapeva.
Ne era fiero.
L’angelo del peccato che lasciava lascive vittime al suo passaggio.


Aveva imparato con gli anni, che le donne erano solo degli oggetti e che come tali dovevano essere trattate.
Lascive, vogliose e approfittatrici, disposte a qualsiasi compromesso per entrare nel suo letto, anche se solo per una notte.
Non tutte erano però, degne del grande erede dei Dragneel.
Era lui a scegliere con chi divertirsi.
Prendeva ciò che voleva gettandole via per una nuova, dopo essersi stancato.

Nessuna osava resistergli.
Nessuna tranne lei.

Lei che la notte desiderava .
Lei che gli si rifiutava.
Lei per la quale provava una grande passione e un odio profondo, alimentato dal disprezzo che leggeva in quegli occhi d’oro, ogni volta che si posavano su di lui.

Quella maledetta donna che s’infilava nei suoi sogni più reconditi, più proibiti e lo accendeva in modo allucinante.
Non riusciva a sopportare l’effetto che quella donna aveva avuto da sempre su di lui, eppure allo stesso tempo lo accettava.
Ricordare tutte le volte che lo aveva apertamente sfidato negli anni di scuola.

Mai gli aveva rivolto uno sguardo ammirato o almeno d’approvazione .
Mai lo aveva bramato.
Mai c’era stata una parola gentile, arrendevole.

Un sorriso amaro gli si dipinse sulle labbra carnose.

Quante volte aveva desiderato prenderla fino a farle gridare il suo nome, nell’estasy?
Molte, troppe.

Buttò giù l’ultimo sorso di Whisky godendo del fuoco che gli invadeva le vene e gli inibiva i sensi.
Rovesciò la testa all’indietro gustando dell’illusorio calore che il superalcolico da sempre gli sapeva regalare.

Quando rialzò il capo, puntò lo sguardo sulla sua prossima preda .
Sarebbe stata sua .
Di nuovo.

Era appena entrata.
Bella come sempre.

Aveva fatto il suo trionfale ingresso,con il suo mantello nero.
Natsu l’aveva contemplata nel suo incedere seducente, seguendo ipnotizzato il movente ondeggiare dei suoi fianchi, fasciati da un abito rosso cremisi di chiffon che svolazzava attorno alle sue gambe ad ogni suo passo .

Eva.
La regina indiscussa di Eden.


Era stato Ignia ad introdurlo nell’Eden.

Un posto dove si potevano soddisfare i piaceri della carne e divertirsi senza che la legge intervenisse.

Non c’erano distinzioni di razza ad Eden.

Paradossalmente vero.

La prima volta che era entrato in quel locale, lo aveva fatto perché curioso, circa tre anni prima.

Ne era rimasto affascinato e da quel giorno era stato un assiduo frequentatore, fino a divenire l’unico cacciatore di Eden.

Tutti lo temevano.
 Lui era l’unico a poter cacciare davvero in quel locale.
Almeno fino a due anni prima.

Un giorno, durante la caccia, le porte si erano aperte e ne era entrata lei.
Fasciata dal suo mantello nero.
Aveva attirato subito la sua attenzione, in quanto al suo passaggio tutti si spostavano, uomini o donne che fossero.

L’aveva osservata per tutta la serata, arrivando a tralasciare la caccia.
La donna aveva girato per il locale trasudando seduzione ad ogni passo.
Lasciando solo una scia di uomini che codardamente non osavano avvicinarsi e la continuavano a fissare da lontano, bramando di essere scelti.
Lei però non si fermava, lo sguardo che vagava attentamente per la sala alla ricerca della sua preda.
Il ragazzo sentì un brivido di eccitazione percorrergli le vene.

Appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolino di cristallo davanti a lui e con un mezzo sorriso lasciò il suo privè per dirigersi verso la sua più grande ossessione.
Con passo distinto e cadenzato, attraversò la sala, la testa fiera che guardava avanti senza curarsi degli sguardi altrui, godendosi quelli ammirati dei ragazzi e quelli lascivi delle signore.

Lo desideravano …

Sorrise soddisfatto.
Povere piccole illuse!
Quella sera nessuna di loro sarebbe entrata nel suo letto.
Le sue energie si sarebbero concentrate solo sulla sua conquista seduta al bancone del bar.

Voleva lei … desiderava lei.
Sempre.
E l’avrebbe avuta.
Ancora.

Era divenuto un circolo vizioso già da qualche mese.
Lei lo cercava e lui le veniva in soccorso.
Lui la pretendeva e lei gli si concedeva.

Un circolo che li avvolgeva come le spire di un serpente.
Si cercavano.
Si desideravano.
Concedendosi poche ore d’estasi, in cui scordavano nomi, razze e odio.

Solo due anime, alla ricerca di un rifugio caldo e asciutto nella pioggia perenne.

Nel corpo.
Nel cuore.
Nell’anima .

Nessuno osava fare domande .
Dopo i primi momenti di stupore, tutto era tornato alla normalità.
Normalità nell’anormale.

 Eva era off limits.

Sospiri di sollievo da parte delle signore.
Lamenti di rammarico da parte dei signori.

Eros era precluso.

Tutti sapevano quanto i due predatori fossero possessivi con le loro vittime.
Nessuno osava contraddirli.
Nessuno osava sfidarli.
Questo valeva per tutti.
Nonostante non fossero regole scritte.
Tutti gli habitué le rispettavano.

Purtroppo, una ristretta cerchia di matricole che amavano il rischio di essere affatturati, a volte decidevano di invadere i territori preclusi.
Come quella sera.

Sedeva su un alto sgabello nero.
Gli dava le spalle, come sempre.
Orgogliosa, temeraria.
Coraggiosa.

Lo ignorava.
Fingeva.

I capelli chiari ricadevano in morbidi boccoli, in un acconciatura che lasciava scoperte le spalle.
Il ragazzo stava per avvicinarsi quando uno, probabilmente di quella stretta cerchia d’idioti, decise di sfidare la sua fortuna, intromettendosi tra lui ed Eva.
Un uomo alto dai profondi occhi blu e capelli chiari si fece largo verso la regina.
Natsu non poté sentire per bene quello che si stavano dicendo, ma dai toni comprese che si conoscevano .
“ Non dovresti essere qui!”
 “ … doveva essere l’ultima …!”
“Lo so … finirà stasera,d’accordo?”
Quel discorso sentito a mozzichi e bocconi non gli fece comprendere quasi nulla, ma lo infastidì.
Li vide con rabbia fissarsi negli occhi, poi il ragazzo che si era accorto di lui, gli lanciò uno sguardo apertamente ostile e le baciò la fronte sostandoci per qualche secondo.
Sempre più irritato Natsu osservò la sua donna, chiudere gli occhi e lasciare una rapida carezza sulla guancia dell’uomo, che dopo un sorriso si allontanò perdendosi tra la folla.
Quando non lo vide più Natsu decise di avvicinarsi.

Adocchiò un tizio che stava cercando di prendere il posto del ragazzo precedente.
Una semplice occhiata truce bastò a far perdere al presunto pretendente ogni speranza di raggiungere il suo intento di conquistare la giovane donna.

Mai toccare ciò che gli apparteneva.
E lei era sua, da sempre.

L’osservò fare retrofront e scappare senza battere ciglio.
Natsu Dragneel era temuto ad Eden.

La calma s’impossessò di nuovo dei suoi perfetti e altolocati lineamenti mentre si avvicinava suadente alla donna.
“Serata movimentata?”
La giovane lo degnò appena di uno sguardo per poi riabbassare gli occhi sul liquido rosso che stava sorseggiando poco prima.
“Non più di altre.”
Prese il calice di vetro e se lo portò alle labbra lasciando che una piccola goccia cremisi le colasse giù dal mento fino al solco dei seni, confondendosi con il pizzo del vestito che indossava.

Natsu seguì quella piccola lacrima color sangue in tutto il suo percorso mentre il suo sguardo si accendeva.
“Aspetta qualcuno,Milady?”

La ragazza si asciugò le labbra con un dito,inconsapevole che il suo gesto fosse irrimediabilmente provocante.
“Forse … Chi lo sa?”

Quella risposta lo infastidì ma non mostrò alcuna emozione azzardando una nuova domanda.
“Potrebbe essere che il suo atteso ospite sia già arrivato?”

Lei gli lanciò uno sguardo furbo e gli sorrise in modo molto poco casto.
“Potrebbe essere. Ma finora non si è fatto vivo, almeno non con me.”

L’espressione sagace e prudente degli occhi.
Saccente come sempre.
Bella, pungente e con coraggio da vendere.
Perfetta.
 
La segretezza dei suoi pensieri fu interrotta dalla musica del pianoforte.
Quel dolce suono riempiva la sala.
Note sommesse e sconosciute, che risuonavano in una melodia triste, come se fosse l’ultima.
Teso e inconcluso era quel brano.
Sembrava un inno di cattivo auspicio.

Una cupa profezia che preannunciava la fine di una vita.
O di un amore.

La donna,intanto, lo fissava.
I lineamenti fini, gentili, freschi.

L’osservava, con sguardo diffidente.
La pelle candida,diafana, senza imperfezioni.

Con desiderio, lo bramava.
Non c’era innocenza in quegli occhi.
Non vi era più la luce fanciullesca dei tempi passati, ma solo la consapevolezza di una vita passata a combattere per ottenere la libertà.

La luce di una persona che non aveva ancora smesso di lottare, che non si era arresa.

Che aveva perso tutta la sua purezza per lasciare il posto ad una ragazza costretta a diventare adulta troppo in fretta.

“Signore posso portarle qualcosa? – un cameriere, gentile, lo distolse dalla scrupolosa indagine, attirando la sua attenzione.

Natsu fissò per qualche secondo il liquido rosso che la sua bella dama stava suggendo.
“ Che cosa beve, Milady?”

Eva alzò lo sguardo” Me lo ha consigliato Samuel stasera, ed è un ottima scelta.”
Il cameriere abbassò il capo arrossendo.
“Stasera ricevi complimenti Sam. Se alla nostra dama piace così tanto allora prenderò lo stesso.”

Mentre il barman si volatilizzava il più veloce possibile, i due rimasero ad osservarsi di soppiatto.

Entrambi cacciatori.
Entrambi prede.
Di loro stessi.
Dei loro istinti.

Il ragazzo incontrò di sfuggita il suo sguardo, prima che tornasse a puntarlo nell’ enorme specchio che costeggiava l’intera parete.

Occhi d’oro.
Iridi ambrate che risaltavano sulla pelle lattea e tra lo dorato dei suoi capelli.

Sguardo intenso come pochi.
Come uno.
Il suo.
Guardava oltre la figura aggraziata della giovane, con gli occhi traboccanti di irritazione.
Maledetta .

Quel gioco di sguardi e parole non dette lo stavano stufando.
Quella donna lo attirava.
Doveva averla.
Al più presto.
Di nuovo.

La sua decisione però decadde quando, dopo averle preso una mano, lei la ritirò come scottata e si alzò allontanandosi da lui.
Senza scuse né preavviso si diresse velocemente verso la lunga scalinata che dava al piano superiore.
Il ragazzo la seguì fino a quando gli fu possibile con uno sguardo famelico per poi, si allontaarsi lasciando sul bancone una lauta mancia, simbolo di scuse per Samuel che lo stava servendo.
Una parte.
L’altra per non essere disturbato.

Era finito il tempo di giocare,era ora di fare sul serio.

***
Il ticchettio delle scarpe alte risuonava veloce e teso sul pavimento in marmo bianco.
Percorreva il corridoio rapidamente, in cerca di una via di fuga.
Di una risposta a milioni di domande che le ballavano nella sua testa.
Una, in realtà.
Sinistra o destra?

Stringeva convulsamente al petto, la mano che per pochi secondi era stata tra quella della sua personale ossessione.
Bruciava.
Si sentiva marchiata nonostante non vi avesse lasciato un segno visibile.
Non era un gesto compromettente .
Per molti poteva essere piuttosto innocente, in realtà.

Non per lei.
Sapeva dove voleva andare a parare.
Sapeva dove voleva condurla dopo averle preso la mano.

Lo aveva promesso.

Non poteva seguirlo.
Ma voleva .

Non doveva.
Ma lo desiderava.

Improvvisamente, il cunicolo si divise in due.
destra vi era l’uscita. La logica, la realtà.
Nel corridoio a sinistra, le scale verso il piano di sopra.
La perdizione.
Verso il soddisfacimento dei suoi piaceri.
Dei suoi desideri più proibiti.
Vi era Lui.

Destra o sinistra?
Andare o restare?
Ritornare alla realtà o continuare a vivere nell’illusione?

Altri passi , composti e decisi, si sovrapposero ai suoi.
Li conosceva.

Il suono sparì a poca distanza da lei.
Sentiva il suo respiro calmo e regolare.
Destra o sinistra?

“Stavi scappando?” la sua voce , roca e provocante le arrivò vicina, troppo vicina.
Attese qualche secondo, Eva, prima di girarsi.
Ancora sulle spine.
Ancora esitante.

Quando lo fece lentamente,non c’era alcuna indecisione sul suo volto.
Quello spettacolo doveva continuare.
Nel girarsi si era ritrovata più del dovuto, vicina alla parete e per questo si era maledetta.

“La fuga non è da te, Eva.”
Evidentemente quella precedente non era una domanda.
Il suo incedere non lasciava molti dubbi.

“ Bianco e nero. Male e bene. Ying e Yang.
Perfino i bambini sanno che anche l’eroe più valoroso ha in sé un po’ di malvagità.
Tu hai trovato il coraggio di andare a letto con una come me.
Io , cerco di fuggire da un’illusione che presto finirà.”

Sagace e saccente.

Passi veloci che misero fine a quei pochi metri che li distanziavano.
Sentì il suo respiro sul collo.
I capelli serici accarezzarle la guancia.
Le sue labbra sfiorarle l’orecchio.
“Quell’illusione potrebbe non finire. Se tu volessi.”

Scegliere.
In molti non le avevano fatto dono di  questa facoltà.
Dubitava lui gliela stesse dando.

“ Mi state dando possibilità di scelta, Milord?” sussurrò.
Rabbrividì quando sentì le labbra dell’uomo poggiarsi leggere sulla pelle scoperta sotto l’orecchio.

“Ovviamente. Non la costringerei mai a fare qualcosa contro la sua volontà.”

Bugiardo.
Dai suoi gesti, forse non la stava costringendo ma stava applicando le tecniche di seduzione migliori che conosceva .

Aggirare gli ostacoli.
Circuire.
Tramare nell’ombra.
Irretire.
Adulare.
Stava usando tutto ciò che aveva per arrivare al proprio scopo.

“Siete un abile bigiardo, Milord.”
Il ragazzo le lanciò uno sguardo ironico di sottecchi.

“Non mi credete?”
Eva alzò un sopracciglio.

“Dovrei?”
In risposta ricevette solo un sorriso divertito e successivamente un altro bacio umido sulla clavicola.

Lei gli rese il lavoro più facile, piegando volontariamente il collo per lasciargli più spazio.
Aveva preso la sua decisione, nel momento stesso in cu si era girata.


Sinistra.

Natsu tornò con lo sguardo agli occhi della donna.
Occhi che sembravano conoscerlo.
Lo spogliavano di tutte le sue bugie ed i suoi inganni.
Tutto ciò che si era costruito in venticinque anni di vita.

La fissò per bene.

Le guance non erano più di uno sfacciato color cremisi,come all’inizio dei loro incontri.
Le labbra rosse e carnose, erano appena dischiuse ed invitavano ad essere assaggiate.
Allungò una mano per tracciarne il contorno.
Vi sfregò sopra il pollice.

Erano dannatamente morbide.

Il loro occhi guidavano le loro emozioni.
Non c’erano bisogno di troppo parole.

Non ce ne era mai stato bisogno tra loro.

Natsu cinse la vita della sua bella dama, avvicinandosi con lentezza snervante al suo volto, fermandosi ad un millimetro dalle sue labbra.

Ad un passo dal suo misfatto, il giovane iniziò ad arretrare, tenendo gli occhi fissi in quelli della bionda – languidi, profondi, peccaminosi - procurandosi un occhiata astiosa dalla suddetta che volutamente gli pestò un piede con il tacco a spillo.

Ghignò compiaciuto,l’uomo, reprimendo il dolore.
Desideroso, si avvicinò di nuovo a quelle labbra.
Una ciocca gli cadde davanti agli occhi. Le sottili mani della donna andarono raccoglierla per riporla al suo posto. Delicatamente Eva sfiorò il suo collo fino ad accarezzare i morbidi capelli dietro la nuca, legandoli in uno strano e proibito abbraccio.

Non si permettevano la tenerezza o la dolcezza tra di loro .
Troppe conseguenze.

Ma si sa.
Più una cosa è proibita e più il suo sapore sarà buono una volta ottenuta.

Natsu saggiò con la lingua il contorno delle labbra, dal gusto dolce del vino.
Con una leggera pressione, invitò la donna a dischiuderle, per avere libero accesso al colore della sua bocca.

Un bacio dolce e delicato …
Denso di significato, che le si incastonò sotto la pelle.

Un sfioramento di labbra che aumentò di ritmo, quando l’uomo affondò le dita nei morbidi boccoli.

Un bacio ardente,passionale … fatto di desiderio, odio, disprezzo, amore e ossessione, un susseguirsi di emozioni contrastanti.

Labbra che bramose e disperate, si accarezzano e si trovano.
Anime che si scoprono.

Le gambe cedono, il respiro si affanna,le mani scorrono veloci alla ricerca di pelle scoperta da lambire.

Scie umide lasciate dalle labbra del bel giovane, che si spostavano verso il basso alla ricerca di un sollievo che continuava a bruciare.
Nuovamente Eva, piegò il collo di lato per facilitare il compagno a soddisfare le sue volontà.

Natsu si sforzò di rallentare, ma quando sposto lo sguardo sul volto di lei tutti i suoi intenti svanirono come neve al sole.
Occhi lucidi, labbra gonfie, il seno che si alzava velocemente al ritmo del respiro pesante.

Con le mani le strinse possessivamente i fianchi, mentre con le labbra tornava ad assaggiare la tenera pelle del collo.
Una lunga e umida carezza.
Baci veloci che si muovevano esperti sulla candida cute, per poi morderla.
Sentiva il suo sapore.
Il suo odore.
Un profumo intenso e dolce.
Odore di Donna.

Fragranza con la quale gli istinti maschili più reconditi s’incendiavano, mandando in tilt i loro neuroni – più del solito – facendoli ragionare solo con il cavallo dei pantaloni.

Con sofferenza il giovane riuscì a staccarsi e sorrise vedendo l’aspetto ritrovato della sua dama.

“Andiamo in camera … Lucy”

Eva sorrise, completamente dimentica della vecchia promessa e si smaterializzò assieme al suo uomo, lasciando nel corridoio l’eco del piacere appena provato.

***
Ancora saldamenti abbracciati, si ritrovarono in una calda camera da letto, dai colori scuri.
L’atmosfera era soffusa, le pareti rivestite di velluto nero.
Il pavimento in marmo rosso coperte da un morbido tappeto di lana nera.
L’incantevole letto a baldacchino era posizionato al centro della stanza, di fronte ad uno scoppiettante camino.

Eva si scansò dall’abbraccio e con occhi famelici osservò il corpo statuario del suo cavaliere.

Sapeva a cosa stava andando incontro.
Era lì per quelloSolo per quello.

Se ne sarebbe pentita?
Forse.

Ora non gl’importava.
Era l’unica cosa che voleva.

Al resto avrebbe pensato dopo .

Lentamente, guardandolo negli occhi ,iniziò a sbottonare i bottoni in madreperla della candida camicia, uno ad uno.
Si avvicinò al corpo del ragazzo e alzandosi sulle punte appoggiò le labbra sul suo collo, tracciando una scia umida fino alla carnosa bocca che trovò ad aspettarla.
Gli lasciò un bacio umido e frettoloso sulle labbra per poi allontanarsi con un sorriso malizioso.
Natsu le lanciò un occhiata irritata e con uno strattone la strinse al suo petto.

S’impossessò di nuovo delle sue labbra, per toglierle quel ghigno dal volto.
Con un impeto maggiore fuse le loro bocche, quasi a voler respirare la sua stessa aria.

Ossessionato.


Del suo corpo, snello e perfetto.
Della sua voce angelica, che emetteva note estasiate.
Dei suoi occhi, da cui si potevano leggere tutte le sue emozioni.
E della sua anima candida e pura come la sua pelle.

In tutto quello, per un instante, ingannevole e fugace, si era rivisto.
Viziato sedicenne che, in una notte invernale, aveva spiato la confessione alla luna di due suoi coetanei.
Da dietro un muro, l’aveva spiati.
Come un ladro.
Lui però, vedeva solo lei.
Arrampicata, su uno dei davanzali più alti, incurante della sua costante fobia delle altezze.
Ostinatamente aveva tenuto gli occhi al cielo parlando a se stessa e in parte al biondo amico.
Ricordava perfettamente la promessa della bella ,di non abbandonarlo mai.
Rammentava, l’abbraccio che aveva donato a quel ragazzo e anche le annesse sensazioni che gli aveva provocato.

Gelosia.
Rabbia.
Frustrazione.

Abbandonò il calore del suo abbraccio per girarle intorno e sistemarsi alle sue spalle.
Strinse tra le sue le piccole mani per poi risalire sulle braccia in una carezza impalpabile.

Giunto alle scapole, spostò i lunghi boccoli dalla schiena, posandoli su una spalla.

Con trepidazione , percorse con i palmi aperti tutta la lunghezza della spina dorsale, alla ricerca della cerniera, che gl’impediva il libero accesso alla pelle nuda.
Quando la trovò, si apprestò a farla scivolare giù, mentre con le labbra scendeva a baciare la spalla scoperta.

“ Sei bella, Heartphilia. Una delle donne più belle che ho mai conosciuto …” sussurrò sensuale sulla sua pelle.

“Hai visto poche donne allora, Dragneel …” lo provocò la mora socchiudendo gli occhi con un sorriso storto.

“ Al contrario … ne ho visto tante, troppe. Di tutti i tipi, ma nessuna reggerebbe il confronto con te.”

“Che adulatore!” soffiò Eva, allungando il braccio per cercare la sua testa e affondare le dita nella soffice massa.

Incoraggiato dalla sua reazione,Natsu accentuò le sue attenzioni accompagnando il corto vestito lungo le spalle per poi farlo scivolare per i fianchi.
Non portava reggiseno.
Lasciò la delicata curva del collo per dedicarsi alla sua schiena. La lingua calda e rapida percorreva ogni vertebra.
Le mani abbandonarono la curva del seno per scendere lungo i fianchi.
Adorando i brividi che sentiva percorrerle la cute, artigliò gli slip di raso nero calandoli lungo le snelle gambe.

Si rialzò, posizionandosi davanti a lei.
Per ammirarla.

Era nuda ed era sublime.

La donna non si coprì.
Restò in piedi dinnanzi al giovane amante, indossando solo un sorriso seducente.

Quanto era cambiata la dolce ragazza in questi anni?
Dove era finita la pudica e saccente ragazzina dall’animo nobile e puro?
Cosa aveva provocato un metamorfosi così radicale?

Tante domande e nessuna risposta.

Più tardi.
Si ripromise.

Ora aveva altro di cui occuparsi.

Con dolcezza l’aiutò a distendersi sul tappeto.
Il soffice tessuto le solleticava la schiena,il calore del camino l’avvolgeva .
Natsu la sovrastava con il suo corpo, mentre con le dita lambiva la sua pelle soffermandosi sui punti più sensibili.
Carezzò il seno sodo, per poi arrivare all’ombelico.
La vide socchiudere gli occhi,quando una sua mano le s’intrufolò tra le gambe, sfiorando appena la sua parte più intima.

Trattenere un grido quando senti le sue dita introdursi dentro di lei.
Muoversi.
Esplorarne ogni centimetro.
Portandola più volte sulla soglia del Paradiso senza però, mai fargliela superare.

Aggrapparsi con disperazione con le mani alla tenera lana.
Tremare.
In attesa.
Insoddisfatta.

Scese a baciarle il seno prendere tra le labbra quelle piccole gemme rosse.
Aumentò gradualmente il ritmo delle sue dita, mentre la ragazza tratteneva il fiato nei polmoni.
Sopraffatta, ma mai sottomessa.

Natsu la sentiva pulsare al limite tra le sue dita, fino a quando Eva non sentì di aver raggiunto l’agognato Eden.

L’uomo la osservò sgranare gli occhi lucidi ed emettere un sommesso grido tra i denti.
Era bella.
Tanto.
Troppo.

Dolcemente ritrasse le dita e se le portò alla bocca godendo del sapore del suo nettare, tutto sotto gli occhi ancora appannati della ragazza che intanto cercava di regolare il respiro.

Ritrovata una calma apparente, con uno scatto di reni la bionda si rimise seduta portandosi alla stessa altezza.
Il ragazzo non fece nulla ma la osservò muoversi con lentezza estenuante.
Passare i palmi aperti sui suoi pettorali.
Sul collo.
Sugli addominali.
Scendendo alla cintura dei pantaloni che slacciò con uno strappo,mentre con la bocca ripercorreva il sentiero tracciato precedentemente dalle mani.

Con audacia gli slacciò i pantaloni e introdusse una mano all’interno dei boxer.

Lo stava facendo impazzire.

Riuscì solo a sfiorare la sua ambita meta, prima che l’uomo la sollevasse tra le braccia.

Frustrato Natsu si diresse verso il letto, posandola poi delicatamente tra le coltri.

 Il ragazzo si liberò velocemente dei pantaloni, per poi raggiungerla sulle coperte di seta e stringersela al petto.

La torturò con carezze intense.

La sfiorava senza toccarla realmente.
Pressioni e scosse che le incendiavano la pelle .

Eva lo attirò a sé baciandolo con foga.
Le mani che percorrevano il suo corpo curiose.
Lo toccava senza vergogna.
Le spalle possenti.
Gli addominali scolpiti che si tendevano al suo passaggio.
E la calda schiena su cui fece pressione per stringerlo di più al suo corpo.

Strofinò il bacino contro quello del giovane, ancora coperto dai boxer, facendolo gemere.
Il respiro ansante.
La bocca fremente.

I boxer erano divenuti una costrizione dolorosa a cui si apprestò a porre rimedio.
Se li lasciò scorrere lentamente sulle gambe, mentre Eva seguiva ogni sua mossa.
Vogliosa.
Famelica.

Le prese le mani.
Intrecciando le dita,mentre la donna allargava le gambe facendogli spazio.

Con un bacio a fior di labbra – che sapeva di passione, amore e tenerezza – e un unica e dolce spinta entrò in lei, togliendole il fiato.

Una spinta che sapeva d’odio … d’amore.

Quanto è sottile il confine tra odio e amore?
Una persona saggia aveva risposto.
- L'uno è il rovescio della medaglia dell'altro, tenendo conto che la medaglia è sempre la stessa.-

Rimase per qualche secondo fermo dentro di lei, godendo di quel calore che tanto aveva desiderato.

Che tanto aveva bramato.

Eva però, mosse il bacino verso di lui, incitandolo a muoversi.
“Ti prego.”
Il ragazzo alzò lo sguardo sorpreso.
Lo stava supplicando.
Mai lo aveva fatto.

Lo esigeva.
Aveva bisogno di sentirlo vivo dentro di lei.
Come la prima volta.
Per l’ultima.


Portò le braccia dietro al suo collo e con disperazione lo attirò a sé.
Intrappolando la sua bocca in un bacio appassionato.
Quasi doloroso.

Quel bacio non stava piacendo a Natsu.
Oh no, non gli piaceva.

Non tanto per il bacio in sé.
Quello non gli dispiaceva per nulla.

Era piuttosto per ciò che rappresentava.
Lontananza.
Separazione.
Commiato.

Roba che non gli piaceva.

Si staccò a fatica, perché nonostante tutto lei lo attraeva come il miele .

“Non ti lascerò andare Hearthphilia.”
Spinse con irruenza dentro di lei facendola inarcare.

Quella, malgrado le sensazioni che stava provando, gli rispose con tono sicuro.
“Non è una cosa che puoi decidere tu,Natsu.”

In risposta ricevette un altro colpo che la fece gemere forte.
“Oh si invece. Sono un Dragneel ricordi?”

Lei sorrise, mentre le guancie si coloravano di un rosso fluorescente.
“ Come dimenticarlo?” disse ironicamente mentre gli andava incontro con il bacino.

Non era finita lì.
Lo sapevano entrambi.
La loro era una continua lotta senza vincitori .
O vinti.

Decisero solo di rimandare il discorso a più tardi.
Per concedersi, quegli attimi di eternità.
Serenità.
Pace.

Chiuse gli occhi, Eva, mentre sentiva le mani esperte del ragazzo percorrerle il corpo inarcato.
Le labbra, umide e calde, scendevano tra i seni e poi sul ventre piatto.
Aumentò il ritmo degli affondi.
Colpi di reni forti e decisi che la scuotevano,facendola ansimare, ma ogni spinta sempre più energica glielo impediva.

L’aria era lui.
Non poteva trovarne altra.


Sarebbe stato sempre lui.
Come un ossessione.
Un veleno che pian piano si era espanso fino a corroderle l’anima.

Non se ne sarebbe più liberata.
Le sarebbe rimasto dentro.
Sempre.

Come un cancro.
Perché era questo Natsu per lei.
Un cancro allo stato terminale.
Che improvvisamente aveva cessato il suo crescere.


Sarebbe rimasto lì.
Come un monito per una vita successiva.

Ci sarebbe stato anche la mattina dopo.
Quando avrebbe lasciato per sempre il suo letto.

Non ora .

Poteva godersi il momento.
Non pensare a nulla che non fossero le sensazioni potenti che le scorrevano nelle vene.

Il tempo scorreva veloce.
La mattina sarebbe giunta presto.
Ma in quel momento , tra le sue braccia, mentre il piacere le invadeva il corpo, non le importava.
C’e più gusto ad assaporare il desiderio con quel pizzico di rischio che lo accompagna.

Seguiva il ritmo serrato del suo bacino, mentre appoggiava la fronte madida sulla sua.

Ascoltava .

Il cuore, battere veloce.

Il sangue, pulsarle nelle tempie.

l’anima, cantare con gli angeli.

L’uomo portò una mano dietro la schiena di lei e fece pressione.
Quel tanto che bastava per invertire le posizioni.

Lui, steso sotto di lei, che le teneva i fianchi.
Eva, Lucy, a cavalcioni su di lui.

Comparve sulle loro labbra lo stesso sorriso.
D’intesa.

Gli occhi della ragazza erano velati d’orgoglio.
Fiera e audace.
E che sempre aveva vinto.

Lei aveva sempre vinto.
Mai si era piegata.
Anche sotto i dolori più indicibili, mai aveva abbandonato il suo orgoglio.

Ed era questo che lui bramava.
Voleva lei.
Sempre.
Per sempre.

E non se ne vergognava.
Ne andava fiero, piuttosto.
Perché lei era l’unica ad essere degna.

L’unica che avrebbe accettato come compagna.

E non le avrebbe permesso di scappare.
Di lasciarlo.

Sapeva che, come sempre, lei avrebbe accettato la sfida.
Lo leggeva nei suoi occhi.

Infatti, Eva, mosse istintivamente il bacino, procurandogli un forte e piacevole spasmo e un brivido lungo la schiena. Iniziò a muoversi lentamente, sentendolo scivolare dentro di lei.
Sotto la guida delle sue mani, cominciò a roteare il bacino, con un incedere graduale e calibrato

Natsu, s’impose di non chiudere gli occhi.
Di ammirarla così, selvaggia, mentre portava entrambi sulla soglia del paradiso, con solo dei capelli a coprirle i seni.

L’apice sarebbe giunto dopo, e sarebbe stato lui a spalancarne le porte.
Con le mani intrecciate alle sue la spinse a sé con vigore per baciarla e lei seppur presa alla sprovvista rispose con passione.

Con uno repentino scatto di reni, Natsu si impose nuovamente sul suo corpo, bloccandole le braccia ai lati della testa.
In meno di un secondo, la ragazza si era ritrovata ad un centimetro dai suoi occhi, ardenti di rabbia, ma, oramai, era totalmente inebriata dalla passione, sentendo già il l’inteso formicolio diffondersi per il basso ventre.
 
Lui continuava a spingere – più forte e più veloce – ritraendosi, però, prima di completarla.

Avvicinò la bocca al suo orecchio.

“ Non ti lascerò andare Hearthphilia”  il tono era imperioso – era un ordine, non una richiesta – nonostante le parole uscissero affannate.
Era al limite.
Non sarebbe durato ancora per molto, era una tortura anche per il suo corpo resistere a quel appagante calore.
La ragazza cercò di sollevare il bacino per incontrare il suo, ma il disperato tentativo non ebbe successo.
Chiuse gli occhi e deglutì frustrata.
Con più impeto, il ragazzo affondò nuovamente, fermandosi ancora al limite e stringendo ancor di più le mani nelle sue.
Eva strinse i denti.
“Non è una cosa che puoi decidere tu,Natsu.”
Lui sorrise e spinse più forte ma ancora non l’appagò.
“Oh si invece. Sono un Dragneel ricordi?”
Nonostante l’affanno lei riuscì a dare di nuovo un tono ironico accettabile alla sua risposta.
“ Come dimenticarlo?”

Battute già recitate.
Di un copione vecchio e sgualcito.
Ma che non si stancavano di ritirar fuori .

Una risata perfida e sottile – da serpe – si delineò sule labbra del ragazzo.
“Non questa volta.”

No.
Non avrebbe permesso che la storia continuasse a ripetersi.

Era stanco di navigare nell’incertezza di un futuro incontro.
La voleva adesso e per sempre.

Quella notte non sarebbe stata l’ultima, come preannunciava il cupo suono della melodia.
Avrebbe lottato.
Per lei.
Per loro.

Contro sè stesso.
Contro tutti.

Sgranò gli occhi sorpresa, Eva, sorpresa dalla determinazione che leggeva in quelli del compagno.
Ma non ebbe il tempo di pensare ad altro.
Sentì le mani dell’uomo sciogliere la presa con le sue portare le sue gambe lunghe tornite intorno al suo bacino, facendogliele allacciare saldamente.
Lucy lo sentì entrare ancora più in profondità.
Un’unica forte spinta - carica di odio represso, disprezzo, amore e ossessione – la obbligò a sbarrare gli occhi e a gettare la testa all’indietro

Spinta dalla passione che dilagava, si aggrappò alle sue spalle.
Gli affondi si intensificarono, diventando sempre più profondi e portando entrambi quasi all’estremo.
 
Estremo del piacere, di quel sogno, di quella fantasia, di quell’incontro, di tutto.
Di loro.

Ancora una volta il ragazzo roteò il bacino, con più foga e senza ritrarsi.
Sentì le unghie della bionda affondare profondamente nella carne.
Faceva male.
Maledettamente male.
Forse sarebbe rimasta una cicatrice, ma non aveva importanza.
Sarebbe stato un segno tangibile di quella notte e del turbine di emozioni che lo stavano sopraffacendo.

Pace, che provava solo quando lei era con lui.
Odio, perché lo voleva lasciare.
Amore,perchè l'amava.
Perché si, Natsu Dragneel amava Lucy Hearthphilia.

Quest’ultimo pensiero fu accompagnato da un’ultima spinta, più tenue, pacata, dolce, che ebbe l'effetto di portare entrambi al piacere.
Forte e violento come la passione e il desiderio che li aveva travolti, doloroso come l'ossessione e l’odio che li aveva sempre divisi.

Stremato, si abbandonò sul corpo ancora ansante della Hearthphilia.

Solo quando riprese fiato, si spostò un poco per non pesarle.
Ma non sollevò dal suo corpo.
Socchiuse gli occhi e si rannicchiò con il capo sui suoi seni, come un bambino con la sua mamma.

Anche Lucy chiuse gli occhi, mentre la realtà tornava a farle visita.
La consapevolezza che il tempo era finito.

Che presto sarebbe ripiombata all’inferno.
Ma nel cuore avrebbe portato sempre il ricordo di quelle notti.

Quello, era l’unico pensiero che l’avrebbe fatta andare avanti, inflessibile, con mille maschere sul volto.

Per non far trasparire la sofferenza che le dilaniava l’anima.

Perché presto lui non sarebbe più stato suo.
Per dovere.
Quel dovere che li stava portando alla pazzia.
La sofferenza di doversi separare per volontà altrui.

Perché presto, per Natsu Dragneel , sarebbe stata solo un ricordo scomodo e doloroso.
Che andava estirpato.

“ Lucy?” Il suono così dolce del suo nome , pronunciato dalla voce di lui la distolse dai suoi laceranti pensieri.

“Dimmi Natsu.”

“ Non ti lascerò andare.”
 
Furono parole appena sussurrate, perché il mago si addormentò – stremato e felice – tra le sue braccia, mentre una calda e amara lacrima scendeva a bagnare le guance della bella.
 
Peccato che non l’ avrebbe mai vista.
 
***
I tiepidi raggi di un sole invernale,filtravano attraverso le pesanti tende in velluto nero che coprivano le finestre.

S'infrangevano sulle pareti scure e timidi, sfioravano i sottili capelli sparsi sul cuscino.

Era nato un nuovo giorno.
Una nuova vita.
Il giorno di una nuova vita con lei.
La sua donna.

Le labbra gli si incresparono in un sorriso al pensiero di Lei.
Della loro nuova vita assieme.
Distese un braccio verso l'altra parte del grande letto.
Desideroso di sentire ancora il suo calore.
Di stringerla a sè.
Di sfiorare il suo corpo.
Fare l'amore con lei, fino a sfinirla.
A sfinirsi.
Perchè non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Non si sarebbe mai stancato di Lei.

Invece trovò solo il freddo di un letto vuoto per metà.

Sorpreso, aprì gli occhi.

"Lucy?" la chiamò, ma la sua voce rimbombò nella stanza senza ricevere risposta..
Si alzò velocemente e dopo aver indossato l'intimo si diresse in bagno alla sua ricerca.

Invano.

Sarebbe tornata?

In quella stanza qualcosa non andava.
Mancava qualcosa.
Si guardò attorno.
Il letto era disfatto e le coperte riversate su un lato.
Il materasso era freddo, segno che nessuno vi ci era steso da parecchie ore.

Lesse l'ora sul quadrante appeso alla parete, sopra la porta.
Le dieci.
Da quanto tempo era uscita?
Troppo.

Mancava la sua essenza.
Ciò che la rappresentava.

Sul marmo vi erano le sue vesti.
Rosse come il peccato.

Chiuse gli occhi.

Non sarebbe tornata.
Lo sentiva dentro le ossa.

L'unica spiegazione era quella che più temeva.
Si era spogliata di ciò che era stata in quei due anni.

Era un addio.

Alzò lo sguardo verso uno specchio e nel suo riflesso vide qualcosa sul mobile dietro di lui che la sera prima non c'era.
Si voltò di scatto, mentre una vena di speranza si faceva spazio nel suo cuore.

Su un antica cassettiera, poggiato con delicatezza vi era un fiore.
Quando si avvicninò al mobile le sue speranze si frantumarono.

Una rosa.
Nera.
Simbolo di Addio.

Al di sotto del fiore vi era una lettera senza busta.
Calligrafia elegante.
Sinuosa.
Tipica di lei.
"Vivrò la mia vita.
Brillando come una stella, giocando ai dadi con il destino.
Sfidando il mondo con fierezza, imparando a volare.
Da sola, senza di te.
E' un addio Natsu, o un arrivederci.
Non so se ci rivedremo.
Percorrerò la via dei giusti, smettendo di seguirne una che non mi appartiene.

Ma lasciò a te il mio cuore, la mia anima.
Un giorno verrò a riprendermeli.
Custodiscili per me.
Lucy."


 
Piegò con rabbia quel piccolo biglietto, ma senza rovinarlo.
Era un suo ricordo.
Doloroso, ma comunque un ricordo.

Un monito per ricordargli la promessa che si era fatto quella notte.

Avrebe combattuto.

Per Lei.
Perchè ci fosse un Loro in quella vita.

L'avrebbe ritrovata.

Si rivestì con calma e il cuore pesante dalla sua mancanza.
Con la stessa raccolse delicatamente i vestiti dal pavimento e li appoggiò sul letto.

Prese la rosa e uscì dalla stanza affrontando ciò che gli riservava il futuro a testa alta.
   
 
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