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Autore: JAPAN_LOVER    22/06/2022    0 recensioni
Oggi Gregor Startseva è il giovane allenatore della nazionale italiana di pallavolo maschile e femminile.
Due anni dopo la conquista del bronzo ai mondiali in Giappone, sembra aver costruito una vita felice insieme a Lucia, il capitano della sua formazione femminile.
Gli allenamenti e la vita di coppia sembrano procedere al meglio, finché non affiorano problemi rimasti con il tempo irrisolti.
Tornano tutti i personaggi presenti nell'omonimo prequel - Paolo, Cristina, Giulia, Mirko, Camilla e Rossella - per dar vita a una secondo capitolo pronto a emozionare e affrontare un altro tema spinoso nel mondo dello sport: la violazione del diritto alla maternità per le atlete professioniste.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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NUOVE PROSPETTIVE
(Prima parte)

 
LUCIA
 
Davanti a una tazzina di caffè e a una ricca e sana colazione, con pochi click aggiorno sul PC il mio curriculum vitae.

 
Laurea specialistica in Scienze della nutrizione umana, conseguita presso l’Università Statale di Milano, con votazione 110/110 cum laude, il 21 maggio 2022.
 
Gregor entra in cucina stiracchiandosi e guardandomi con un’espressione a dir poco sorpresa.
"Buongiorno, perché così mattiniera?”
Quando mi passa accanto per andare ai fornelli, mi viene d’istinto abbassare lo schermo.
Greg si versa dalla moka del caffè ancora caldo e viene a prendere posto a tavola, dove ho sistemato tutto per la nostra colazione: il latte di soia, fette e marmellata per me, latte freddo e cereali per lui.
“Mi sveglio sempre a quest’ora” gli faccio notare.
“Ma stamattina avresti potuto rimanere un altro po’ a letto” osserva, versandosi i cereali nel latte.
“Ormai è l’abitudine…”
Sono mesi che mi sveglio all’alba per conciliare il lavoro sulla tesi e gli allenamenti che mi costringono in palestra per oltre otto ore al giorno. In effetti, stamattina avrei potuto dormire un po’ di più, ma mi hanno tirato giù dal letto l’abitudine e una serie di appuntamenti presi settimane fa.
Gregor non sa che ho fissato due colloqui e non voglio che lo sappia, almeno non prima che mie ne comunichino l’esito.
Ho sacrificato ogni momento libero per arrivare a prendere la specialistica e ora voglio finalmente raccoglierne i frutti. Ho 26 anni, l’età giusta per trovare lavoro su questo campo, e un curriculum invidiabile a livello sportivo. Per questo, nonostante i mille dubbi inziali, ho deciso di fissare un colloquio con il mio club e uno con la Federazione. Vorrei rimanere in questo mondo anche quando, fra qualche anno, mi toccherà apprendere le ginocchiere a un chiodo, rimanere nell’ambiente sportivo che mi ha dato tanto. Tutto fino ad adesso.
So però come la pensa Greg, non vorrebbe si pensasse che sfrutto il suo nome e la sua reputazione, quando chiaramente non è così! Per questo motivo ho deciso di non dirgli niente fino a cose fatte, così da dimostrargli che posso farcela da sola, senza una sua buona parola.
Sui social continuano a chiamarci il Re e la Regina del Volley italiano, ma molti si chiedono addirittura se stiamo ancora insieme, visto che agli incontri ufficiali non presenziamo mai uno affianco all’altro e sui social non postiamo mai alcuna foto insieme.
Ammetto che questa sua intransigenza sulla privacy mi ferisce un po’, non perché ci tenga al mondo del gossip o a sbandierare la nostra relazione ai quattro venti, ma non mi sembra affatto che per qualche foto o storia postata la privacy di Cris e Paolo sia minacciata.
“Anche stamattina devi andare in ufficio?” gli domando, anche se conosco già la risposta.
Gregor appoggia un gomito sul tavolo e si passa stancamente una mano sul viso.
“Purtroppo mi tocca, se tutto va bene dovrebbe essere il mio ultimo giorno – si stringe nelle spalle – non vedo l’ora che ricominciamo con gli allenamenti, almeno mi esonerano dall’andare in ufficio tutti i santi giorni, per pratiche che potrei sbrigare in poche ore comodamente da casa”
Povero Greg! Mi domando ancora per quale motivo abbia accettato questo nuovo incarico da parte della Federazione, quando è già abbastanza impegnato come Commissario Tecnico.
Quando si alza con le tazze in mano, mi sento in dovere di fermarlo subito. Mi ha aiutato tanto nell’ultimo periodo, sia moralmente che fattivamente con i lavori di casa, il minimo che adesso posso fare è ricambiare.
“Lascia, ci penso io…!”
Lui mette giù tutto e, prima di andarsi a preparare, si ferma a salutarmi con un bacio.
“Grazie, amore mio!”
Assaporo le sue labbra che sanno di latte e caffè e mi arrendo con riluttanza quando le stacca dalle mie.
“Stasera siamo a cena con Cris e Paolo!” gli ricordo, per evitare che prenda impegni.
“Lo so, tranquilla! Cerco di tornare per l’ora pranzo!” replica, mentre torna in camera.
Viviamo insieme praticamente da due anni, nonostante abbia deciso di lasciare la casa in cui ero in affetto solo un anno fa, e devo dire che la prova di convivenza è riuscita abbastanza bene.
In casa Greg è assolutamente fantastico: molto preciso e ordinato, non sporca, non lascia i vestiti in giro, il tubetto di dentifricio a metà o la tavoletta del bagno alzata. In più mentre preparavo la tesi è stato carinissimo a cucinare per entrambi e a rassettare tutto ogni sera, per lasciarmi lavorare quanto più possibile.
Anche sul campo gestiamo abbastanza bene il nostro rapporto professionale, ogni tanto ai nostri amici scappa qualche battuta su di noi, ma lui sembra accogliere gli scherzi con la sua stoica pacatezza.
Proprio perché so com’è fatto e come la pensa, mi convinco che non posso assolutamente parlarmi dei miei impegni di stamattina.  
E mentre lui è di là a prepararsi, riaccendo il PC e finisco di salvare tutte le modifiche apportate al curriculum, prima di inviarlo agli uffici appositi che dovranno esaminarlo.
“Sto uscendo, ci vediamo dopo!”
“A dopo!”
Mando giù l’ultimo sorso di caffè e ripongo tazze e piattini in lavastoviglie, per poi correre di là a sistemarmi.  
Indosso un pantalone scuro e una blusa rosa, optando per un outfit sobrio ma elegante. Entrambe le società mi conoscono come atleta, ma voglio comunque fare buona impressione.
Il primo appuntamento fissato è con il club, devo presentarmi nell’ufficio personale alle ore 10,00, invece il secondo ce l’ho alle 11,30 con Federazione. Fortunatamente, l’ufficio in cui dovrò recarmi è al 22° piano, mentre quello in cui lavora Greg è al 13°, sarebbe un disastro se lo incontrassi.
Nell’uscire di casa, vengo colta da qualche rimorso che mi provoca un nodo allo stomaco. Ho discusso a lungo con Cris di questa storia e mi sono convinta che è un mio diritto scegliere cosa fare nella vita, ma la mia amica mi ha anche consigliato di provare a parlarne con Greg. Il fatto è che mi immagino perfettamente quale potrebbe essere la sua reazione, magari non mi vieterebbe mai di fare questi colloqui, ma sicuramente le sue parole e il suo malumore mi scoraggerebbero fino a dissuadermi del tutto.
Ormai però non c’è tempo per i ripensamenti, quando arriva l’autobus salgo con il cuore pieno di timore e aspettative al contempo.
 
 
GREGOR
Con la Nation League femminile alle porte, l’ultimo dei miei pensieri è quello di sprecare tempo prezioso in ufficio. Eppure la Dirigenza sportiva ha ben pensato che di tempo a disposizione dovessi averne tanto, per pensare che potessi dedicarmi al Comitato e alle scartoffie burocratiche annesse e connesse.
Per carità, apprezzo tanto l’alta considerazione che hanno di me e del mio operato, tanto da promuovermi ai piani alti, ma conoscendoli so bene che non fanno niente per niente.
Sicuramente avranno saputo che di recente sono molto coreggiato dalla Federazione volley della Turchia e dalla Cina, due squadre prestigiosissime, e credo che abbiano voluto consolidare ancora di più il mio rapporto con la società, per paura di vedermi volare all’estero da un momento all’altro.
In realtà, nonostante la forte ambizione e la tentazione di mettermi in gioco con nuove esperienze, al momento non ci penso proprio a lasciare l’Italia. Sono legato alle mie due squadre e poi Lucia è nel pieno della sua carriera, indissolubilmente legata alla Milan Volley. Per il momento non ho nessuna intenzione di cambiare aria, quando Lucia deciderà di chiudere con l’agonismo magari si vedrà!
“Toc, toc!” Maurizio Colaci, si annuncia sempre così prima di entrare nel mio ufficio.
“Hai mandato i documenti a quelli EFV*?” lo apostrofo subito.
“Sì, certo, ma rilassati!”
Maurizio ridacchia con il suo solito fare tranquillo e si porta davanti alla scrivania, seguito a ruota da Nadia Fontana.
Maurizio è un mio collega, un uomo di quarantadue anni, con occhi e capelli castani e ben curati; lavora qui da una decina di anni a tempo indeterminato e questo spiega il suo prendere tutte le cose con calma (e alla leggera). Nadia è la team manager, diciamo che è la nostra superiore, e come me ha trentasei anni.  Ha i capelli biondi sempre raccolti, occhi azzurri e un’efficienza mostruosa. Di lei so solo che è molto ingamba e che ha fatto molta gavetta prima di raggiungere la sua posizione.
Senza riuscire a trattenermi alzo gli occhi al cielo, e mando un’occhiata spazientita all’indirizzo del mio collega.
“Domani ricomincio con gli allenamenti – gli faccio notare, mentre mando in stampa l’ultimo file – quindi vorrei possibilmente che tutte le pratiche che mi riguardano siano chiuse e archiviate entro oggi”
“Starseva ha ragione! – osserva Nada, rivolgendomi un sorriso pieno di comprensione – da domani deve avere la possibilità di concentrarsi solo sulla squadra”
“Giusto, giusto!” ridacchia lui, alzando le mani in segno di resa.
Non c’è niente da fare, è proprio vero che le donne hanno sempre un istinto più sottile verso queste cose.
Le rivolgo un sorriso pieno di gratitudine e recupero dalla stampante gli ultimi documenti. Adesso non mi resta che firmali e mandarli a protocollare, quindi prendo dal portapenne una stilografica nera e riempio tutti i campi interessati con la mia firma.
Recupero poi la giacca dall’appendiabiti e lascio l’ufficio in compagnia dei miei due colleghi.
“Ti fermi a pranzo con noi? – mi domanda Maurizio – pensavamo di andare dal cinese qui a fianco”
“Mi dispiace, oggi non posso”
Entriamo in ascensore e provo la necessità di allentare i primi bottoni della camicia, odio la vita da ufficio monotona e che mi costringe a tenermi tutto ingessato.
 “Ma è il nostro ultimo insieme pranzo, non tornerai in ufficio prima della fine di luglio, poi io vado in ferie!” mi fa notare, deluso.
“Ho promesso a Lucia che sarei tornato a casa presto, sono mesi che non riusciamo mai a trovarci per il pranzo…”
“A proposito, auguri alla tua fidanzata! – soggiunge Nadia – so che si è laureata!”
Immagino subito che la notizia sia venuta a saperla dai social o da qualche articolo di giornale.  
“Grazie infinite”” rispondo, orgoglioso di lei.
“Effettivamente mi sembrava di averla vista stamattina fuori dall’ufficio del personale!” osserva il mio collega.
Un attimo prima che le porte si aprano davanti a noi, un suono simile a uno scampanellio annuncia il nostro arrivo al piano terra.
“Lucia qui? Impossibile, se fosse passata me l’avrebbe sicuramente detto!”
Sfilo dalla tasca il cellulare per controllare ed effettivamente non trovo nessun suo messaggio.
“Avrei giurato fosse lei – ridacchia, passandosi una mano sulla nuca – anche se trovo difficile confondere la Regina con qualcun altro”
Noto con disappunto che va ancora avanti la storia del Re e della Regina del volley. Ricordo che i primi tempi in cui io e Lucia ci siamo messi insieme è stato un incubo, la stampa non smetteva di starci addosso. Sono riusciti a trovarci anche alle Barbados, dove ci siamo rifugiati per qualche giorno insieme a Paolo e Cristina.
Giunti davanti all’ingresso saluto i miei colleghi, che non rivedrò per le prossime sette settimane.
“In bocca al lupo per la Nation League, sono sicura che sarà un altro successo!” mi saluta Nadia.
“In bocca al lupo, amico mio! Torna vittorioso come sempre” dice Maurizio, imitando la nostra collega.
“Grazie mille, ragazzi! – ricambio con affetto entrambi – a presto!”
Mentre i due si recano a pranzo insieme, io mi reco all’ufficio protocollo per consegnare tutta la documentazione rimasta. Trovo la porta socchiusa, quindi busso ed entro con cautela.
“Grazie signor Starsteva, li lasci pure qui sulla scrivania– mi apostrofa la donnina minuta, con un sorriso caloroso – in bocca al lupo per la prossima sfida!”
“Grazie mille, Vanda!” ricambio a mia volta con un sorriso cordiale.
Uscendo dall’ufficio, mi scontro letteralmente con Tommaso Pardino, un altro carissimo collega.
“Greg!”
“Scusami – ridacchio, quasi gli finivo addosso – che sbadato”
“Figurati – sorride affabilmente – sei ancora qui? Pensavo avessi finito!”
“In effetti, è stato il mio ultimo giorno! Ora posso finalmente concentrare tutte le mie energie nella Nation League”
“Sono sicuro che sarà un altro successo!”
“Ti ringrazio…!”
Quando sono sul punto di congedarmi, Tommaso sembra volersi trattenere a chiacchierare.
“Ho visto che Lucia si è laureata, congratulazioni!”
“Grazie davvero…”
“Hai fatto bene a suggerirle di provare a inserirsi qui in società, la prenderanno sicuramente perché hanno bisogno di personale qualificato” sospira con l’aria di chi la sa lunga, mentre io chiaramente non ho idea di cosa stia parlando.
“Inserirsi qui dove?”
Il mio collega aggrotta un sopracciglio perplesso davanti alla mia espressione attonita.
“Come? Non sai niente?”
“Assolutamente no – dico sincero e anche parecchio innervosito – cos’avrebbe fatto Lucia?”
“Stamattina aveva un colloquio con Mengaldi per uno dei posti che si sono liberati nello staff medico e tecnico, pensavo lo sapessi o che addirittura glielo avessi suggerito tu”
“Non ne sapevo assolutamente niente!” lo ribadisco.
L’espressione corrugata di Tommaso e il suo disappunto contribuiscono ad alimentare un certo imbarazzo.
“Mi dispiace, non volevo creare qualche problema…”
“Tranquillo, non hai creato alcun problema! Devo salutarti” gli assicuro, salutandolo forse in maniera troppo sbrigativa.
“Mi dispiace…ci vediamo…”
Mi dirigo verso l’uscita dove le porte automatiche si aprono e si richiudono al mio rapido passaggio.
Salgo in macchina e guido nel traffico, in preda all’ammarezza e alla delusione.
Non posso crederci, non posso credere che Lucia abbia fatto una cosa del genere alle mie spalle!
Mi metto alla guida della mia auto e guido nel traffico, accompagnato per tutto il tragitto da una terribile sensazione di amarezza e delusione.
 Come le è venuto in mente di fare una cosa del genere? Di richiedere un colloquio con i miei capi, tenendomi all’oscuro di tutto, e di farmi fare la figura dello stupido con il mio collega?
Fortunatamente riesco a trovare un parcheggio sotto casa, mi libero da questa cintura opprimente e salgo spedito di sopra. Non so ancora come comportarmi, sicuramente merita una bella ramanzina, ma parliamo di Lucia, con lei devo andarci sempre cauto.
La trovo in cucina ai fornelli, con il grembiule rosa addosso e intenta a cucinare il pranzo.
“Eccoti! Bentornato! – mi saluta, voltandosi e strizzandomi un occhio con dolcezza – oggi seppie e piselli stufati, con contorno di verdure grigliate! Così ci teniamo leggeri in vista della cena di stasera!”
Sospiro profondamente, cercando di sbollire la rabbia, devo dire che la peste è fin troppo brava a raggirarmi.
“Devi dirmi qualcosa?” la butto lì, magari prova a darmi una spiegazione di sua volontà.
La vedo rimanere impietrita, con il cucchiaio di legno a mezz’aria, per poi riprendere con lentezza a rigirarla nella pentola.
 “Mhm, no! Non mi pare!” afferma, con una decisione che ha solo l’effetto di irritarmi ancora di più.
“Non so, magari vorresti spiegarmi cosa ci facevi questa mattina alla Federazione” e anche il mio tono adesso è diventato meno rassicurante!
Lei si volta con gli occhi spalancati, come se avesse visto un fantasma. Decisamente non si aspettava che sarei venuto a saperlo così in fretta, ma è stata ingenuo da parte sua pensarlo. É normale che sul posto di lavoro si chiacchieri, soprattutto se si tratta si tratta di una fidanzata parecchio in vista come lei.
“Come lo hai saputo?”
“Come l’ho saputo? – le faccio eco, alzando gli occhi al cielo e anche il tono della voce – seriamente, Lucia? Hai da dire solo questo?”
“Lo vedi? Come faccio a dirti le cose se poi devi reagire così?” urla anche lei stavolta.
“Reagisco così quando fai qualcosa di sciocco o avventato, e quello che hai fatto era decisamente entrambi!”
Con uno scatto Lucia spegne il gas, si soglie il grembiule. lo getta sulla sedia e, senza neanche degnarmi di uno guardo, esce dalla cucina.
“E adesso dove vai?!”
La seguo fino in stanza, dove rimane immobile e con le braccia incrociate. Lucia mi dà le spalle, so che è ferita, ma questo davvero non posso farglielo passare.
“Cosa trovi sciocco? Che voglia trovarmi un lavoro o che debba chiedere il permesso su dove poter cercarlo?”
“Lucia, non ti rendi conto! Voglio solo proteggerti! So che può sembrarti un’idea allettante lavorare lì, ma credimi che non ti piacerebbe se qualcuno dovesse cominciare a chiacchierare!” provo a calmarla, ma l’effetto che sortisco è quello di infiammarla ancora di più.
“Greg, non me ne frega un accidente di quello che dice la gente! – sbotta, voltandosi con le lacrime agli occhi – tu non vuoi proteggere me, vuoi solo tutelare te stesso e la tua dannatissima immagine”
“Non è così!” e questo posso assicurarglielo.
Odio vederla piangere, odio vederla così, ma davvero, lei non capisce.
Provo ad avvicinarmi ma lei mi blocca, sollevando le mani.
“Lasciami stare!”
“Invece voglio che tu capisca – glielo dico con tutta la calma e la dolcezza di cui sono capace – so bene che sai badare a te stessa, ma credimi! Quello non è un ambiente che fa per te, e nemmeno per me!”
“Intanto hai accettato su due piedi la promozione!”
Sospiro, non voglio sollevare un’altra parentesi o non ne usciremo davvero più.
Nonostante il suo avvertimento, mi avvicino a lei e la circondo in un abbraccio.
Lucia si agita tra le mie braccia ma io non mi arrendo, posandole un bacio sulla chioma dorata.
“Greg, lasciami!” sbotta, ed io mi trovo costretto ad allentare la presa dalle quale subito si sottrare.
“Cerca di capire…” le supplico.
Lei mi guarda con la sua solita espressione esasperata di quando si impunta e non capisce ragione.
“Cerca di capire anche tu me!” risponde soltanto, prima di lasciare la camera.
 
Ciao a tutti!
Già in questo capitolo abbiamo conosciuto qualche nuovo personaggio, dal prossimo torneranno tutti gli altri. Come vi sembra sia partito il sequel? Gregor e Lucia sono già alle prese con qualche “piccola” incomprensione.
Un abbraccio,
Japan Lover < 3

 
   
 
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