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Autore: Rack12345    22/06/2022    2 recensioni
Terzo capitolo della saga "New Avengers: Together".
Stavolta i nostri eroi di problemi ne avranno davvero tanti: tra amici scomparsi, nemici che minacciano pianeti - per fortuna non la terra per questa volta! -, viaggio tra mondi, viaggio nel tempo. Insomma ne vedremo tante!
Troveremo una Alexis un po' cambiata in seguito a tutto ciò che è successo con sua zia Hermione e con la perdita del bambino. Ma non temete: il suo buon cuore è sempre lì.
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Attenzione! Per qualche capitolo questa storia sarà un cross-over! Potete leggerlo nella descrizione, ma ho una nuova fissa per una serie tv che mi sta obbligando a fare questo cross-over. Sto parlando di Outlander =) Si tratterà di pochi capitoli.
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Rack
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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New Avengers: Together
Journey to Asgard and...

Capitolo I: Mancanze 

*     *     *



-Dovremmo iniziare a comprare i mobili, almeno un letto. Non credi?- disse Bucky Barnes mentre stringeva tra le braccia Alexis e le accarezzava i capelli dolcemente.

Alexis sbuffò una risata mentre si accoccolava sul petto di lui.
-Sì, suppongo di sì.-


Stavano sdraiati a terra nel salotto del loro nuovo appartamento, che avevano comprato poche settimane prima.
L'unica stanza che avevano arredato era la cucina. Il bagno lo avevano tenuto come lo avevano trovato.
Avevano appena fatto l'amore su un lenzuolo steso a terra.
Avevano caldo, erano entrambi sudati, ma non importava a nessuno dei due. La complicità di quei momenti lì era superiore a qualsiasi cosa.


Alexis si soffermò ad osservare il lampadario che pendeva dal soffitto: ne era veramente fiera, dato che l'aveva praticamente realizzato lei. Aveva utilizzato una ciotola in plastica da cucina, l'aveva dipinta internamente di bianco e all'esterno di nero, poi aveva fatto un foro sul fondo per farvi passare i fili elettrici. Era di una semplicità disarmante e quasi banale, ma dedicarsi alle attività fai da te era ciò che l'aveva tenuta ancorata alla realtà e che le aveva permesso di smettere di pensare in maniera ossessiva al suo bambino perduto.
Aveva passato settimane intere a disegnare seduta nel parco del complesso degli Avengers, poi lei e James avevano iniziato la ricerca del loro appartamento, e per fortuna aveva potuto dedicarsi a quello.
Tuttavia non c'era giorno che passasse senza pensare almeno una volta al suo bambino. Senza sentirsi in colpa per il fatto che lei fosse viva e lui no.


James la notò essere sovrappensiero. Seguì il suo sguardo verso il soffitto ed indicò con un cenno della testa il capolavoro di Alexis.
-E' proprio un bel lampadario, vero?- disse.

La ragazza rise e scosse la testa. -Scemo, non prendermi in giro.-

-Non lo sto facendo!- esclamò lui, poi lo indicò. -Dico sul serio, sei stata brava. Io non avrei mai avuto la pazienza di farlo.- Si voltò verso la ragazza e le diede un bacio sulla fronte. -Da un valore aggiunto alla nostra casa avere l'arredamento realizzato da te.-

Alexis si mise su un fianco, girata verso di lui, e gli allacciò le braccia intorno al collo, per poi lasciargli un bacio sulle labbra.
-Come fai a dire sempre la cosa giusta, Bucky Barnes?-

James sorrise, pensò che non fosse vero che lui fosse in grado di dire sempre la cosa giusta, ma accettò il complimento. Se Alexis la vedeva così, lui non poteva che esserne grato.
Sospirò, perdendosi negli occhi color cioccolato della ragazza, seguendo di tanto in tanto una scintilla ambrata che vedeva guizzarvi dentro.

Non rispose alla domanda di Alexis, ma ne pose una lui.
Dopo settimane che aspettava il momento giusto, le parole gli uscirono di bocca senza essere in grado di frenarle.


-Agente Moore, sposiamoci.- disse semplicemente.

Alexis non respirò per alcuni secondi. Si tirò su poggiandosi al gomito. Aggrottò la fronte, non aspettandosi quella richiesta, non sapendo se credere che fosse vero o no. Non sapendo se stesse per illudersi e James l'avesse detto per scherzo e senza pensarci.
Lei era da settimane che ci pensava.

-Sei serio?-

Anche Bucky si tirò su e sbuffò un sorriso.
-Secondo te potrei non esserlo?- chiese spostandole un ciuffo di capelli che le era caduto davanti al viso. -Ti amo. Con tutto ciò che sono. Sposami, Alexis.-


Alexis balbettò con il cuore che galoppava, mentre sentiva un nodo che le si formava nella gola.
-Ehm, ah, i-io... Dio... ehm, s-


James la interruppe. Si alzò, prese qualcosa nella tasca della sua giacca di pelle e tornò accanto alla ragazza.

-C-che stai- fece Alexis, ma le parole le morirono di nuovo sulla punta della lingua.

-Sono uno all'antica, lo sai.- rispose lui. Mostrò alla ragazza una scatolina in velluto bianca, con un po' di timore la aprì e guardò il volto di Alexis godendosi ogni sua più piccola espressione.

-Alexis Hermione Moore, mi vuoi sposare?-


Alexis si coprì la bocca con una mano.
-James...- sussurrò puntando gli occhi all'interno della scatolina.


Al centro di essa era adagiato un delicatissimo anello in oro, con dei tralci ricamati sul bordo e una pietra brillante al centro, non troppo grande, si rifletteva negli occhi di Alexis.
Delicato, semplice, bellissimo.


Bucky si godette l'espressione di stupore della ragazza, mista a felicità, commozione, e chi altro lo sa quante emozioni c'erano nel cuore in subbuglio di Alexis Moore in quel momento.

Quando Alexis batté le palpebre alcune lacrime caddero dai suoi occhi e finalmente si ridestò. Piangeva e rideva, ed in mezzo a quei mugolii riuscì a pronunciare:
-Sì, assolutamente sì!-

Abbracciò di nuovo Bucky, che tirò un sospiro di sollievo e la strinse, lasciandole un bacio sul collo.
 
 
 





 
*     *     *






 
 
Bucky si svegliò di soprassalto, purtroppo, a causa della suoneria del suo cellulare.
Si era addormentato sul tavolo della cucina, aveva la schiena, le braccia e il collo indolenziti. Un mal di testa da impazzire.
E una sensazione di disperazione totale nel cuore.
Lasciò squillare il telefono senza rispondere.
Non era la prima volta che sognava Alexis, né la prima volta che sognava quel preciso momento. Il momento in cui le aveva chiesto di sposarlo.
Ormai sognarla era l'unico modo che aveva per vederla, quindi non gli dispiaceva, ma era il risveglio che lo distruggeva. Il ritorno alla vita reale: vita in cui lei non c'era.

Chiuse gli occhi di nuovo, e nella sua mente comparve l'anello perfettamente indossato dall'anulare sinistro di Alexis. Li riaprì subito, perché quella visione era troppo dolorosa. Anche se il fatto che Alexis avesse tenuto con sé l'anello gli faceva sperare che un giorno sarebbe tornata da lui.
Si alzò e si diresse verso il lavandino della cucina, dove si sciacquò rapidamente la faccia per svegliarsi meglio e bevve dell'acqua.
Poi con un sospiro allungò una mano sul tavolo e controllò il cellulare.

3 chiamate perse: Steve, Ellie Renner e Tony.

I primi due li sentiva tutti i giorni e più volte al giorno. Preoccupati per lui, i due piccioncini, però, non facevano che ricordargli che lui non avesse più la sua dolce metà a fianco.
In ogni caso voleva loro un bene dell'anima.
Sentiva spesso anche Tony Stark, ma più di rado e probabilmente lo aveva chiamato poco prima per parlare insieme del nuovo colpo di quello che i telegiornali definivano "l'angelo dei bambini" o "l'angelo degli innocenti" e che loro sapevano benissimo trattarsi della loro Agente Moore.

Proprio mentre si apprestava a richiamare almeno uno dei tre, il suo telefono riprese a squillare e sul centro dello schermo comparvero il volto e il nome della scrittrice Ellie Renner.
Bucky sbuffò una risata. Chi se non lei poteva essere la più insistente tra quei tre?

-Pronto?-

-Buck, come stai?-

La voce dolce di Ellie fu come un balsamo in confronto al silenzio assordante che regnava in quella casa.

"Uno schifo." Avrebbe risposto Bucky.
-Bene, diciamo. Scusa se non ho risposto, mi ero addormentato.-

Ellie dall'altra parte del telefono sospirò.
-Ah, bene, sei riuscito a dormire un po' almeno.-

-Già.-

-Ascolta, hai sentito l'ultima notizia di Alexis?-

Bucky scosse la testa, mentre si sdraiava sul divano.
-Sinceramente no. Le è successo qualcosa?-

-No, no.- si affrettò a rispondere Ellie. -Solo che era vicina. Nel Queens. Pare abbia tolto un po' di lavoro all'eroe del quartiere, il quale sembra averla anche intravista.-

"Beato lui."

Non rispose.
Non sapeva più che dire, in realtà, riguardo tutta quella faccenda.

 Ellie riprese: -Tony ti cercava per dirti di passare al complesso. Parleremo con Peter e con Stephen Strange per vedere se le sue ricerche mistiche hanno portato a qualcosa.-

-D'accordo, ci vediamo dopo.- rispose Bucky annuendo.

-A dopo. Buck, stai attento.-

Lui sorrise. -Grazie Ellie, non preoccuparti per me. Sto bene.-
 







 
*     *     *









 
Alcune ore dopo, a Londra
 
Darcy Lewis spense il computer, si tolse gli occhiali da vista e li poggiò sulla scrivania, accanto alla sua tazza di tè vuota. Si stropicciò gli occhi.
Si comportava come se avesse appena concluso una stancante giornata di lavoro al computer, e invece aveva soltanto appena finito la maratona di una stagione di Game Of Thrones.  

Guardò l'orologio, che segnava le 21.00, e decise che era ora di cenare. Andò in cucina ed aprì il frigorifero, tirando fuori dei ravioli cinesi che le erano avanzati dal pranzo. Li mise a riscaldare su una piastra, e mentre prendeva una bustina di salsa agrodolce dalla dispensa, un frastuono la fece saltare di almeno un metro in aria.
Fuori dalla finestra, sul balcone, cadeva un fascio di luce arcobaleno.

-Ma che cazzo!?- esclamò, andando ad aprire di corsa la finestra.

Aveva già visto quel fascio di luce altre volte, ma non se lo aspettava proprio.
Man mano che la luce si affievoliva, la sagoma di una donna si faceva strada in essa e quando tutto tornò buio, Darcy sgranò gli occhi.

Jane Foster le correva incontro con qualcosa in braccio. Anzi, qualcuno.
-Darcy! Darcy, fammi entrare, svelta!-

-Ma che cazzo!?!- esclamò di nuovo l'amica.

Jane la superò ed entrò in casa, Darcy dopo due secondi la seguì.

La prima mise seduto sul divano il bambino e con apprensione gli tolse la mantella col cappuccio.
-Oh mio dio.- sussurrò.

Darcy trattenne il respiro per alcuni secondi.
-Jane avevi un bambino in mano!-

Jane non la guardò neanche, perché non stava assolutamente capendo nulla di ciò che stava succedendo a suo figlio.
-Beh, sì.- rispose.

Darcy si insospettì e si avvicinò all'amica. -Che succede?- chiese facendosi improvvisamente seria.

Jane scosse la testa. -Non lo so.-

L'altra aggrottò la fronte. -Aspetta un secondo.- disse puntando un dito contro il bambino. -Se i miei calcoli non sono errati tu dovresti aver partorito da poche settimane.-

Jane annuì.

Darcy si inginocchiò accanto al bambino e lo osservò.
-Ma tu avrai almeno cinque anni, piccolo Blake!-

Il bambino rise.
-Ciao zia Dassy!-

Le due ragazze ammutolirono e sgranarono gli occhi, guardandosi.
-Ok. E' inquietante.- sussurrò Darcy, per poi rivolgersi al bambino. -Ehi ciao!-

Il bambino scese dal divano e le due si alzarono in piedi. Era alto almeno come le gambe di Jane in piedi accanto a lei.
-Ho fame, mamma!-

-Ehm...- fece Jane. -Si, tesoro, ora zia Darcy ti darà qualcosa da mangiare.-

Darcy lo prese in braccio e lo fece sedere in cucina, gli mise davanti un piatto di ravioli cinesi.
-Ti piacce la cucina cinese, vero?-

-Non lo so, zia. Non ho mai mangiato.-

Darcy annuì. -Giusto.- guardò il salotto, dove vide Jane sedersi sul divano mentre teneva la fronte con una mano. -Tu continua a mangiare, io vado da tua madre, ok?-

Corse in salotto e si sedette accanto a Jane.
-Ehm, stai bene?-

Jane scosse la testa.
-Credo di avere le febbre alta. Lo vedo solo io, vero?-

Darcy scosse la testa. -No cara, il tuo neonato è alto quasi quanto te. Come diamine è possibile?-

-Non ne ho idea.- disse Jane. -Forse il tempo scorre diversamente sulla terra rispetto ad Asgard. -

-Sì, ma questo dovrebbe valere anche per Thor e te e Loki, no?-

-Non lo so, Darcy. Non lo so...-

Darcy fece spallucce. -Beh, almeno ti sei persa tutta la parte schifosa sui pannolini! Ma che cosa ci fate qui?-

Jane sgranò di nuovo gli occhi. Se ne era quasi dimenticata.
-Thor, Asgard, hanno bisogno di aiuto, sono assediati da un popolo alieno.-

-Alieno?!-

Jane annuì.
-Hanno bisogno degli Avengers.-
 
  
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