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Autore: DDaniele    23/06/2022    0 recensioni
[The Owl House]
Gus e Mattholomule realizzano un sogno che hanno nel cassetto da tempo: andare nel regno umano e avere un appuntamento romantico, ovviamente seguendo tutti i migliori cliché delle commedie romantiche che Gus e Matt adorano, a cominciare dal pranzo in un diner per poi passare al cinema e infine al luna park, con tanto di giro sulla ruota panoramica.
La storia partecipa al Gustholomule Week 2022 Giorno 4 sviluppando il prompt “Human Realm.”
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   “Allora, ragazzini, avete preso tutto?” chiese Eda a Gus e Mattholomule. I tre si trovavano nel salotto della Casa del Gufo, dove la strega aveva preparato la valigia che, una volta aperta, sarebbe diventata il portale per il mondo degli umani. Eda voleva raggiungerlo per raccattare delle cianfrusaglie buttate nell’immondizia per poi rivenderle nelle Isole bollenti come esotici souvenir di un mondo lontano e sconvolgente. Gus e Mattholomule, invece, avevano chiesto alla strega il permesso di visitare il regno umano per soddisfare l’ardente curiosità che provavano per quel mondo. Inoltre, Luz aveva fatto loro vedere dei film romantici e adesso i due avevano organizzato un appuntamento nello stile umano prendendo spunto proprio da quei film. Per l’occasione, Gus aveva cucito per lui e Mattholomule due felpe con cappuccio dietro il quale avrebbero potuto nascondere le loro orecchie a punta e mimetizzarsi perfettamente tra gli umani. Alle parole di Eda, Gus e Mattholomule si tirarono su i cappucci e controllarono se negli zainetti che portavano in spalla avessero messo tutto l’occorrente: i portafogli con il denaro che Luz gli aveva gentilmente regalato – Gus aveva preteso anche una lezione di 4 ore per comprendere il taglio di ogni singola banconota e determinare il prezzo corretto di ogni attività che avrebbe svolto insieme a Mattholomule –, un ombrello, un orologio e una mappa per orientarsi. Controllato che ci fosse tutto, Gus e Mattholomule risposero alla strega: “Sì, siamo pronti ad andare.”
   “Va bene. Rivediamo il programma: adesso nel regno umano sono le 10:30 di mattina. Io trascorrerò la giornata a cercare rarità per il banco del mercato. Conto di rientrare per le 18:30 sempre del regno umano. Avete quindi 8 ore di tempo per il vostro appuntamento,” qui Eda rise di gusto grugnendo. “Quando avremo attraversato il portale, saremo trasportati alla fine di un piccolo vicolo cieco in cui nessuno ci noterà. Sulla mappa avete segnato dove si trova, insieme a tutti gli altri punti importanti per il vostro appuntamento. Alle 18:15 ci ritroveremo all’entrata del vicolo e torneremo indietro. È tutto chiaro?”
   “Sì, è l’ottava volta che rivediamo il piano. Lo conoscono anche i muri adesso.” Hooty, punto sul vivo, si allungò dal suo incavo sulla porta d’ingresso della Casa del Gufo e disse piccato: “Certo che anche i muri conoscono il piano. E anche la porta d’ingresso, cosa credi? Siamo tutti perfettamente svegli qui!” “Ugh, Hooty,” disse Eda spazientita, “non diceva a te.” “Se ha qualche dubbio sulle mie capacità intellettive, non ha che da dirlo. Posso smentirlo quando voglio” e così dicendo Hooty tornò silenzioso al suo posto.
   “Allora, siamo finalmente pronti per andare?” chiese Gus saltellando sul posto. La sua emozione era tale che non riusciva a star fermo e rimase con gli occhi incollati alla valigia/portale di Eda per tutta la durata dello scambio di battute con Hooty. “Alle 18:15 saremo certamente al punto di ritrovo. Ho studiato talmente a fondo la mappa che l’ho consumata.” Così dicendo, Gus prese la mappa dallo zaino per mostrarla agli altri due: sulla carta rimanevano effettivamente i segni di alcune ditate e i bordi si erano consunti per tutte le volte che il proprietario l’aveva maneggiata.
   “Non mi aspettavo nulla di meno da te,” disse Eda a Gus facendogli l’occhiolino. “Allora non indugiamo oltre.” Così dicendo, Eda aprì la valigia. Questa si dispiegò su se stessa assumendo l’aspetto di una porta con sulla parte superiore un grosso occhio. Eda prese una chiave che recava sull’impugnatura un occhio identico a quello della porta, la inserì nella fessura, la girò e la porta si aprì su uno spazio vuoto di un bianco baluginante. Di fronte a quella luce, Gus e Mattholomule rimasero accecati per qualche secondo. Dopo che i loro occhi si furono abituati, tornarono gradualmente a vedere. Eda non ebbe problemi perché era abituata a usare la porta. Gus e Mattholomule rimasero ammutoliti di fronte al portale, una delle più grandi magie a cui avevano mai assistito. Eda disse: “D’accordo, allora andiamo,” con un braccio cinse le spalle dei due ragazzi e li spinse oltre il portale senza troppe cerimonie.
   Prima che se ne fossero resi conto, Gus e Mattholomule si trovarono in fondo a un buio vicolo del mondo umano. Sopra di loro brillava un debole sole di fine Novembre e il cielo era puntellato da tante nuvole scure, probabilmente portatrici di pioggia. Eda, Gus e Mattholomule raggiunsero l’inizio del vicolo. “Io vado verso il supermercato” esordì Eda indicando un punto a destra, “si trovano sempre dei reperti interessanti tra la spazzatura lì,” spiegò la strega con fare sognante, fantasticando di chissà quali tesori. “Il fast food in cui volete pranzare si trova dalla parte opposta,” spiegò Eda indicando verso sinistra, “ma questo lo sai già, vero piccoletto?” disse a Gus con tono scherzoso. “Ho tutto memorizzato grazie alla mappa e alle foto di Luz.” Mattholomule lo guardò con un veloce brilluccichio d’ammirazione negli occhi. Eda lo notò e decise di farsi da parte. “Allora ci vediamo stasera. Divertitevi. Ciao!” disse la strega allegra per poi andarsene per la sua strada.
   “Andiamo anche noi,” disse felice Gus a Mattholomule. “Elemento numero 1: secondo la concezione umana degli appuntamenti romantici, è importante che gli innamorati stabiliscano un contatto fisico costante. La maniera più facile per realizzare questo contatto è tenersi tutto il tempo per mano. Dammi la tua,” disse Gus porgendo la sua mano verso Mattholomule. Questi esitò per un attimo, poi prese la mano di Gus. “Non devi tenerla con il pugno chiuso,” spiegò Gus aprendo la mano di Mattholomule, “devi tenerne il palmo aperto in modo tale che possiamo intrecciare le nostre dita. Ecco, così,” disse Gus prendendosi correttamente per mano con Mattholomule, “ora la nostra realizzazione di un classico rituale romantico umano è soddisfacente. Possiamo andare.” Gus prese a camminare in testa ai due, mentre Mattholomule lo seguiva docile.
   I due maghetti camminarono per qualche isolato. Gus aprì la strada prendendo la via giusta a colpo d’occhio. Essi riuscirono a contenere gridolini eccitati e a tenere a freno la loro curiosità per ogni aspetto del mondo umano, che avevano sempre ammirato e che ora, finalmente, potevano ammirare davvero intorno a loro. Tuttavia, la loro meraviglia ebbe la meglio quando, spostandosi da piccole stradine pedonali, Gus e Mattholomule raggiunsero una strada più grande in cui circolavano alcune macchine. Vedendo le vetture che si muovevano da sole, i due maghetti persero la testa e si avvicinarono ad una per poterla osservare da vicino. Il guidatore al suo interno, però, che si era fermato a un semaforo rosso si arrabbiò vedendo i due ragazzi gettarsi nel mezzo della strada per guardare e accarezzare la carrozzeria. Il conducente sporse la testa dal finestrino e rivolse loro alcuni insulti per indurli a tornare sulla strada pedonale e a non gettarsi a capo fitto in una strada in cui circolavano le automobili. Feriti, Gus e Mattholomule ripresero la loro passeggiata.
   Il loro umore migliorò quando, dopo un paio di minuti, raggiunsero il fast food. La costruzione era un basso palazzo a due piani decorato a vistosi colori accesi e il nome del locale era sormontato da un enorme hamburger finto che ruotava sopra l’insegna. “Wow, è stupendo. L’ingegnosità degli umani non finirà mai di stupirmi. Chissà che meccanismo usano per far muovere l’hamburger. Con la magia sarebbe facile stregarlo, ma senza come fai? E tutto questo per sponsorizzare un cibo semplice fatto di pane e carne. È tutto talmente esagerato e sproporzionato alla sua funzione.” Mattholomule assentì senza staccare gli occhi dall’insegna. Facendosi forza per non perdere troppo tempo, Gus si riscosse e andò verso l’ingresso guidando dietro di sé Mattholomule.
   Una ragazza dall’aspetto molto pulito all’ingresso rivolse loro un ampio sorriso. “Ciao,” disse a Gus e Mattholomule, “volete mangiare qui?” “Ciao. Sì. Vorremmo un posto per due, grazie.” La ragazza sorrise divertita nel vedere due ragazzi così giovani camminare tenendosi tutto il tempo per mano e li invitò ad entrare. “Vi va di andare al secondo piano? Si gode di una vista più bella sul luna park.” “Sì, ci piacerebbe” rispose Mattholomule per tutti e due. I maghetti in incognito seguirono l’inconsapevole umana a un ascensore. Una volta sopra, essi fecero una gran fatica per comportarsi con naturalezza e non far saltare la loro copertura, mentre in realtà avrebbero voluto studiare tutto di quel marchingegno umano. Trattennero invece la loro curiosità e, arrivati al piano, si staccarono dall’ascensore con un sospiro. La ragazza, che non aveva notato nulla, li accompagnò al tavolo e li fece accomodare.
   Gus e Mattholomule si sederono l’uno di fronte all’altro. Alla loro destra si trovava una vetrata che dava su un luna park. Al momento era chiuso per la mattinata, ma i ragazzi poterono comunque ammirare la pista delle macchine a scontro e la ruota panoramica che troneggiava sul paesaggio circostante. I maghetti si incollarono con il viso al vetro per ammirare tutto, quando si riscossero sentendo una voce dietro di loro che tossiva per richiamare la loro attenzione.
   Così richiamati, Gus e Mattholomule si girarono verso il cameriere che era arrivato nel frattempo. “Avete già deciso cosa volete mangiare?” chiese il giovane ragazzo con un fare più compunto della sua collega all’ingresso. “Sì,” disse Gus, “vorremmo un hamburger con salsa barbecue e un milkshake alla fragola.” Quando il cameriere ebbe segnato l’ordinazione e si fu allontanato, Gus disse a Mattholomule a bassa voce, con fare da cospiratore: “Luz mi ha detto che il milkshake alla fragola è immancabile in un appuntamento romantico. La dolcezza della panna e della fragola fa da contrappunto alla dolcezza dei sentimenti d’amore che i partner provano l’uno per l’altro.” Mattholomule assentì con la testa e condivise con Gus altre osservazioni simili che aveva fatto guardando i film romantici umani.
   Poco dopo, il cameriere tornò con l’ordinazione portando il cibo su un ampio vassoio e sistemò le pietanze sul tavolo di fronte ai ragazzi. Gus e Mattholomule ringraziarono educatamente e come il cameriere si fu allontanato si avventarono sul cibo, curiosi di assaggiarlo. Mattholomule diede un gran morso al panino. “La salsa barbecue pizzica sulla lingua in maniera piacevole, ti invoglia a continuare a mangiare.” “Il milkshake è davvero tanto, tanto dolce,” disse Gus, “quasi come te, mio adorato” disse Gus con un modo di fare esagerato dovuto al fatto che stava imitando delle situazioni di un film. Nonostante questo, Mattholomule si sentì in imbarazzo. “A… Anche tu, caro,” pigolò il maghetto dai capelli castani e poi continuò a mangiare il panino in un silenzio assorto.
   Mangiarono il resto del pranzo assaporando bene il cibo per godersi l’esperienza il più possibile. Una volta terminato, Gus prese dallo zainetto l’orologio per controllare l’ora. “Sono già le 12:30! Abbiamo perso troppo tempo per strada e nel pranzo. Dobbiamo sbrigarci, lo spettacolo al cinema inizia alle 13:15!” Così dicendo, Gus prese il portafoglio, ne sfilò i soldi necessari a pagare il conto e lasciò nella cartellina marrone anche una lauta mancia per il cameriere. Dopodiché lui e Mattholomule si ripresero per mano e uscirono dal locale. All’uscita Gus si rivolse alla ragazza di prima: “Signorina, grazie per averci consigliato il secondo piano. La vista era davvero bella, l’abbiamo apprezzato molto” e con queste parole lasciò anche a lei una mancia. La ragazza si sciolse di tenerezza mentre ringraziava i due ragazzi.
   Gus e Mattholomule attraversarono la strada arrivando a un ampio centro commerciale con cinema annesso. Cercando di non perdersi tra la fiumana di persone e facendo attenzione che i loro cappucci non calassero dalle loro teste, i maghetti raggiunsero il cinema dove chiesero due biglietti per “Love, Simon.” I due avevano già visto il film sullo schermo rotto del cellulare di Luz, ma anche se conoscevano la storia era diventato il loro film romantico preferito e volevano rivederlo.
   Raggiunta la loro sala, Gus e Mattholomule tirarono un sospiro di sollievo nel trovarla praticamente vuota a eccezione di un paio di altre coppiette sedute qui e lì. I maghetti si sederono ai loro posti e le luci si spensero subito dopo annunciando l’inizio del film. Parlando a bassa voce, Mattholomule disse a Gus: “Simon sono io perché abbiamo il colore di capelli simile” affermò facendo ciondolare la sua frangetta di capelli tagliati a scodella. “Tu invece sei Blue. Peccato che sia così timido e insicuro, come te, e si vede per poco tempo durante il film. Io invece, che sono più audace, sono il protagonista” concluse Mattholomule con un cipiglio fintamente spavaldo. Gus ridacchiò e gli diede un buffetto sul viso spingendolo verso lo schermo, per farlo concentrare sulla visione.
   I maghetti seguirono la proiezione del film in religioso silenzio. Si commossero nella scena della ruota panoramica, quando Simon/Mattholomule aspettava che Blue/Gus si facesse avanti. Era il loro momento preferito anche quando avevano visto il film sul cellulare di Luz. Durante l’intervallo tornarono all’ingresso per prendere qualcosa da sgranocchiare: popcorn dolci, arachidi salate e due larghi bicchieri di una bibita gassata. Bevendola, Gus e Mattholomule ridacchiarono sentendo le bollicine di anidride carbonica scorrere lungo la bocca e il palato e quando queste scoppiettavano solleticando la loro bocca.
   Terminato il film, i maghetti oltrepassarono il fast food in cui avevano pranzato per raggiungere il luna park. Erano le 15:30 e il parco aveva aperto da poco, ed essendo il primo pomeriggio di un giorno feriale c’erano pochi altri visitatori, alcune coppiette di fidanzatini come loro che per essere lì avevano probabilmente bigiato la scuola. All’ingresso comprarono due biglietti da un uomo alto che indossava una tuba a righe verticali bianche e rosse e un abito elegante come il proprietario di un circo vecchio stile. Una volta superato l’ingresso costituito da una stretta tenda rossa, Gus e Mattholomule si lanciarono a provare le attrazioni.
   Come prima tappa, i maghetti si cimentarono a tirare gli anelli di plastica centrando dei pali conficcati nel terreno. Credevano sarebbe stato un gioco facile, invece la leggerezza del materiale di cui erano fatti gli anelli faceva sì che la loro traiettoria deviasse a un minimo movimento di polso sbagliato e ad ogni alito di vento. Alla fine, solo Mattholomule centrò, con tanti tentativi andati a vuoto tra i vari riusciti, tre paletti e come premio ricevette un piccola lucina al neon con l’esterno di plastica trasparente violetta. “Dovremmo regalarla a King, sicuramente gli piacerà!” disse Gus contento di portare un souvenir al suo piccolo amico demone.
   Come seconda attrazione, Gus e Mattholomule provarono i tappeti elastici. Dopo essersi sfilati le scarpe all’ingresso, i due saltarono su e giù facendo a gara a chi sarebbe riuscito a saltare più in alto. Anche stavolta fu Mattholomule a vincere, riuscendo a sfiorare con la punta delle dita il cavo sulla sommità del sistema di tubi che fungeva da rete di sicurezza.
   Dopo, Gus e Mattholomule fecero dei giri sulle macchine a scontro. All’inizio credettero che l’obiettivo del gioco fosse pilotare delle macchine in miniatura e furono entusiasti all’idea, dato che difficilmente avrebbero potuto guidare una macchina vera. Così convinti, guidarono le loro macchine parallelamente come se stessero seguendo un traffico regolare. Osservando gli altri ragazzi, però, i maghetti si resero conto che questi si lanciavano a grande velocità l’uno contro l’altro ridendo e schiamazzando senza farsi nulla, dato che le macchine avevano intorno ad esse una protezione circolare di gomma che faceva rimbalzare via i veicoli. Stuzzicati dall’idea, cominciarono a speronarsi a vicenda, prendendo via via rincorse sempre più lunghe per guadagnare velocità e scontrarsi con l’altro. Scesero dall’attrazione solo quando risero talmente tanto che lacrimavano e non riuscivano a vedere dove andavano.
   Dopo essersi ripresi dalla risatella, Gus sentì lo stomaco di Mattholomule brontolare. “Hai fame? Possiamo prendere da mangiare a quel chiosco” disse indicando una bancarella di dolciumi. Gus prese una ciambella fritta più larga del suo viso e Mattholomule provò lo zucchero filato blu. Incuriosito dalla consistenza quasi di una nuvola del dolce, Gus ne addentò un morso tra le proteste di Mattholomule. Mentre mangiavano, si fermarono a una panchina e Gus prese dallo zainetto l’orologio. “Sono già le 17:30, ci resta solo mezz’ora prima di tornare al punto di ritrovo. Significa che rimane tempo solo per un’ultima attrazione, la più importante.” “La ruota panoramica” esclamò Mattholomule emozionato.
   Raggiunta la base della ruota, i maghetti aspettarono che l’attrazione completasse il suo giro. Nel frattempo, la ammirarono con occhi colmi di meraviglia: la giostra, realizzata da una serie di stecche di metallo bianche, aveva intrecciate varie file di bandierine multicolor che davano all’attrazione un aspetto fanciullesco. Quando la ruota ebbe finito il suo giro, l’addetta li aiutò a sedersi, chiuse la stecca di sicurezza sulle loro gambe e si raccomandò di non sporgersi dalla postazione. Gus e Mattholomule assentirono impettiti come se fossero stati astronauti in procinto di essere gloriosamente sparati nello spazio.
   Quando la ruota cominciò a lentamente a salire, Gus e Mattholomule si osservarono intorno con gridolini di meraviglia. Davanti a loro si stendava in ogni direzione una campagna verdeggiante interrotta qui e lì solo da alcuni crocicchi di case. Poco prima che la loro postazione raggiungesse il punto più alto della ruota, Gus e Mattholomule si girarono l’uno verso l’altro. “Resta solo una cosa da fare per completare questo appuntamento secondo il rituale del corteggiamento umano: come fanno Simon e Blue nel film, dobbiamo darci un bacio sul punto più alto della ruota panoramica.” Detto fatto, Mattholomule diede un bacio sulla guancia di Gus. Questi, sorpreso perché in genere l’altro era restio ad aperte dichiarazioni d’affetto, rimase senza parole. Si riprese giusto in tempo quando la ruota raggiunse il punto più alto e anche lui stampò un bacio sulla guancia di Mattholomule. Quando ridiscesero a terra, Gus e Mattholomule erano così emozionati che si sentivano come ancora sospesi in aria.
   I due indugiarono ancora intorno alla ruota come se fosse stata un’amica di vecchia data da cui volevano accomiatarsi con tutti i crismi. Dopo aver assaporato per bene le sensazioni di felicità che stavano vivendo, Gus e Mattholomule si diressero al punto d’incontro. “Allora, com’è andato il vostro primo appuntamento nel regno umano, piccioncini?” chiese loro Eda con un finto tono di scherno a cui Gus e Mattholomule non fecero caso. “È andato tutto benissimo!” disse Gus entusiasta, “posso dire senza falsa modestia che abbiamo ricreato fin nel più minuto particolare ogni elemento del tipico rituale di corteggiamento umano. È stato un vero successo!” concluse Gus agitando su e giù per l’emozione la mano di Mattholomule che teneva stretta nella sua. “Ah, questi piccoli nerd. Ai miei tempi non eravamo così impostati. O almeno io no, ma Raine in effetti lo era” disse tra sé e sé la strega. “Comunque sia, sono certa che una volta tornati Luz e Amity vi sommergeranno di domande, visto che anche loro vogliono organizzare un appuntamento nel mondo umano.” “Luz sarà anche un’umana, ma la sfido ad organizzare un appuntamento più autentico del nostro, con la nostra sconfinata conoscenza sui costumi degli umani.” “Già, infatti,” assentì impettito Mattholomule. “Va bene, getta il tuo guanto di sfida a Luz e vedremo chi avrà la meglio,” rise grugnendo Edo. “Io scommetto su di te, quindi vedi di non deludermi.” Così dicendo, Eda prese dalla tasca la chiave del portale e, una volta apertolo, tutti e tre superarono la soglia di luce per tornare nel mondo magico.
 
   
 
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