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Autore: Clodie Swan    25/06/2022    1 recensioni
Nel Regno di Oshiria una misteriosa entità nota come La Dama del Vento, miete vittime diffondendo il terrore. L'Accademia di Magia, su richiesta della Regina Deme, invia il suo mago più potente per combattere tale minaccia.
..."Sheeran rimase immobile per mantenere saldo l'incantesimo e sentì i brividi gelidi lungo la schiena quando delle dita scheletriche spuntarono davanti al suo viso come per ghermirlo. Il ragazzo trattenne il fiato mentre le dita gli sfiorarono con delicatezza il volto in una carezza gelida. La figura spettrale si ritrasse, si allontanò oltre il muro di nebbia e scomparve."
Ispirata al contest “La Dama del vento” indetto da Spettro94 sul forum di EFP.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7


Il Muro di Nebbia

 

 

Wolmar, avuto l'appoggio del re, completò in breve tempo i preparativi per l'evocazione e Sheeran collaborò, seppur riluttante. Non ebbe grandi difficoltà, avendo assistito Volkan in numerose occasioni simili, ma si sentiva il cuore pesante.
Si erano disposti di fronte alle rovine di una chiesa sconsacrata, poco dopo il crepuscolo, in cima all'altura che dominava Tunstall. Avevano tracciato sul terreno le linee di un enorme pentacolo con le candele rituali, accese ad ogni estremità. I soldati erano disposti a debita distanza con delle torce in mano, per assistere al rito ed intervenire in caso di necessità. Sheeran scorse Goldmind in prima fila, e si sentì incoraggiato. Mancavano solo gli Aironi che erano partiti quella mattina su richiesta di Sheeran, con il pretesto di fare altre ricerche utili alla missione.
Quando Wolmar entrò nel pentacolo, le tracciate a terra cominciarono ad illuminarsi di una luce azzurra. “Entra, ragazzo.”disse rivolto a Sheeran.

Non appena il giovane ebbe posato i piedi all'interno, la luce diventò più intensa e la fiamma delle candele divampò più forte.

Sheeran colse lo stupore nello sguardo di Wolmar, ma lo ignorò.

Pronunciarono insieme le parole dell'incantesimo e chiusero gli occhi. Per diversi secondi non accadde nulla, poi il vento cominciò a soffiare forte.

In quel momento Wolmar fece un cenno ad alcuni soldati che condussero avanti alcune persone, cinque in tutto, legate e bendate che tremavano dalla paura. Furono portate fino al pentacolo e disposte in fila.

“Chi sono questi?” chiese Sheeran allarmato.

“Vittime sacrificali.” spiegò Wolmar “Sono dei prigionieri condannati a morte. Serviranno ad una causa nobile, in caso la Dama decida di prendere la vita di qualcuno.”

“Ma non è giusto. Non possiamo fare questo!”protestò Sheeran.

“Non abbiamo scelta, se vogliamo proteggerci. Sono solo degli schiavi.”sdrammatizzò il mago di corte.

“Sono persone!” gridò Sheeran mentre il vento gli sferzava la faccia. “Non posso permetterlo.” Il giovane sollevò le mani e aprì i palmi pronunciando: “ Nebula!”

Uno spesso muro di nebbia si levò, ponendosi da barriera tra i prigionieri che singhiozzavano terrorizzati e la raffica che continuava ad imperversare. Subito il vento si arrestò. Sheeran si voltò guardando Goldmind con uno sguardo supplice che in men che non si dica prese con sé alcuni uomini e con il loro aiuto, condusse via i malcapitati, lontano dal pentacolo.

“Cosa stai facendo!” gli urlò Wolmar. “Non vuoi salvare il regno?”

“Non così!” grido di rimando il ragazzo mantenendo ferma la posizione.

Ad un tratto oltre la fitta coltre di nebbia, divenuta spessa come la pietra, apparve una figura femminile. La nebbia la nascondeva completamente alla vista, ma era possibile scorgere un balenio di occhi rossi. La figura si avvicinò al muro di nebbia e vi appoggiò i palmi delle mani sopra cercando di oltrepassarla. Non vi riuscì ma mosse la testa come se stesse guardando in direzione di Sheeran. Si schiacciò il più possibile contro la parete e spinse una mano contro la parete. Sheeran rimase immobile per mantenere saldo l'incantesimo e sentì i brividi gelidi lungo la schiena quando delle dita scheletriche spuntarono davanti al suo viso come per ghermirlo.

Il ragazzo trattenne il fiato mentre le dita gli sfiorarono con delicatezza il volto in una carezza gelida.

La figura spettrale si ritrasse, si allontanò oltre il muro di nebbia e scomparve.


“Se n'è andata! L'ha fatta fuggire.” gli ringhiò contro Wolmar non appena fu tutto finito.

“Non era la cosa giusta da fare.” ribatté Sheeran ancora scosso per l'esperienza appena avuta. “Non potevamo sacrificare così delle vite umane.”

“Erano dei condannati! Dovevano morire in ogni caso!”

“Non in questo modo.”

“In ogni caso hai disobbedito agli ordini del re e sei colpevole di tradimento.”

“Cosa?” Sheeran lo fissò confuso. “Non erano proprio ordini del re.”

Wolmar non gli rispose e veloce come il pensiero gli lanciò addosso una catena argentata che gli si arrotolò intorno al corpo. Sheeran si sentì trafiggere da un dolore intenso e finì a terra incapace di muoversi. Provò a formulare un incantesimo di protezione ma fu del tutto inutile. La catena doveva essere magica e in grado di annullare i suoi poteri. Lentamente sentì le forze che lo abbandonavano.

“Lord Hancey, proceda all'arresto.” disse Wolmar rivolto al giovane lord.

“Indietro, non lo toccate!” intervenne Goldmind, sguainando la spada. Alcuni uomini della sua Compagnia si mossero per raggiungerlo, ma lui con un gesto li fermò.

Hancey lo guardò incerto, poi sfoderò il suo sorriso arrogante.

“Temo che siate in netta minoranza, capitano. Lodevole la vostra lealtà per il maghetto. Potrete senz'altro fargli compagnia.”


***
 

Poco dopo, Sheeran si trovò legato al palo di una tenda, spalla a spalla con Goldmind. Gli avevano sostituito la catena, con dei ceppi di metallo intorno ai polsi e con delle corde strettissime intorno al corpo e alle caviglie. La tenda era sorvegliata da diversi soldati, purtroppo fedeli a Hancey. Quest'ultimo aveva stabilito di ripartire all'alba e di ricondurre a Victra i due prigionieri per farli giudicare dal re.

“E così siamo al punto di partenza.”osservò il capitano amareggiato. Non aveva più elmo e corazza, né le sue armi, gli avevano lasciato solo la cotta di maglia ed i gambali. “Anzi peggio. Non abbiamo preso la dama e siamo in arresto.”

“Non è esatto, capitano. Dobbiamo tornare subito a Victra, sta per succedere qualcosa di brutto. Potrei aver risolto il caso, ma mi manca ancora qualche conferma.”

Goldmind cercò di torcere il più possibile il collo in direzione di Sheeran e gli rivolse uno sguardo sconcertato.

“Cosa?”

“Vi spiegherò tutto, ma prima dobbiamo andarcene e trovare un modo di liberarci di queste corde. Io dovrò fuggire ammanettato, temo. Questi ceppi possono essere tolti sono da un altro mago.”

“Non vedo cosa possiamo fare. Ho già perlustrato la tenda con gli occhi e, oltre al fatto di essere legati come due salami e non poterci muovere di un millimetro, qui dentro non c'è il minimo oggetto tagliente. Senza contare che siamo circondati dalle guardie. I miei uomini non possono aiutarci, quindi mi sto sforzando di pensare ad una soluzione ma al momento non la vedo. Eppure l'esperienza mi ha insegnato che c'è sempre un modo. Tu hai qualche idea? Non puoi fare nemmeno il più piccolo incantesimo?”

Sheeran scosse la testa rassegnato. “No. I miei poteri sono invalidati, finché ho questi ceppi. Sono in grado di annullare anche i miei ultimi incantesimi. Chissà come ha fatto Wolmar ad avere queste cose? Devono aver conservato qualcuna di queste armi dopo la persecuzione dei maghi.”

“Mi dispiace molto per quella storia.” commentò tristemente Goldmind “Io non ne ho mai saputo molto; è successo all'epoca in cui il conte di Stonehewer era il mio bisnonno. Pare che lui sia stato l'ultimo a chiedere i servigi di un mago. Spero che nessuno dei miei abbia partecipato attivamente alla persecuzione. Sarebbe orribile: è stata un'ingiustizia.”

“Già.” concordò Sheeran a testa bassa “Ne hanno fatto le spese non solo dei maghi innocenti ma anche dei semplici dilettanti che sapevano fare qualche trucchetto elementare. Come trasformare gli animali...” s'interruppe illuminandosi.

“Forse so chi può aiutarci! Speriamo sia ancora nei paraggi. Sir Goldmind, riuscite con la mano a frugare nella mia tasca?”

“Ci provo.” Goldmind torse il polso più che poteva e riuscì a raggiungere la tasca del gilet, sotto al mantello verde del ragazzo. “Cosa c'è dentro?”

“Del formaggio. Quando mi hanno perquisito me lo hanno lasciato addosso.”

“Non ho idea di come del formaggio possa tirarci fuori di qui, ma non mi sorprendo più di nulla. Con te tutto è possibile.”

“Ben detto.” disse Sheeran. Si raddrizzò ed emise un fischio sottile e lungo.

“Sta zitto!” gli ringhiò una guardia dall'ingresso. “O ti faccio star zitto io!”

“Chi stai chiamando?”bisbigliò Goldmind.

“Mi è venuto in mente che se i miei incantesimi hanno perso efficacia allora...”

Non aveva finito di parlare, che un topolino bruno entrò velocemente nella tenda e si arrampicò sul suo ginocchio.

“Mus!” lo salutò Sheeran contento. “Eri ancora qui!”

“È tornato ad essere un topo!” esclamò Goldmind. “Forse ho capito! Credi che possa rosicchiare le corde?”

“Lo vedremo subito. Provi a strofinarci il formaggio sopra.”

Goldmind fece quanto richiesto e il topolino con entusiasmo, rose tutto quello che aveva l'odore di formaggio. Ben presto il capitano senti attenuarsi la stretta intorno ai suoi polsi e riuscì a liberarsi del tutto.

“Non posso crederci!Ha funzionato! Sheeran, adesso mi occupo di te.” Con il contributo del topino anche le corde che tenevano il mago vennero sciolte.

“Non ci resta che liberarci delle guardie.” sussurrò Sheeran “Voi avete qualche idea?”

Goldmind sorrise furbamente. “Potresti rifare quel fischio con cui hai chiamato Mus?”

“Ma lui è già qui.” disse Sheeran senza capire, accarezzando il topolino che si era appollaiato sulla sua spalla.

“Fidati.” rispose Goldmind, strizzandogli l'occhio e appostandosi in un angolo accanto all'entrata. Sheeran obbedì e come aveva promesso poco prima, la guardia entrò furente verso il mago.

“Ti avevo detto di...Ehi aspetta! Dov'è il tuo...” Non poté terminare la frase perché il pugno di Goldmind lo aveva steso a terra.

“Ottimo!” esclamò a voce bassa Sheeran. “Ne mancano tre.”

Non fu difficile per Goldmind sistemare gli altri soldati. A lavoro ultimato, il mago e il capitano legarono due di loro al palo e sistemarono le torce in modo da proiettare le ombre dei prigionieri sulla tela bianca della tenda. Gli altri due vennero legati alle sedie intorno al tavolo. Da fuori sembrava che le guardie stessero svolgendo un normale turno di sorveglianza.
A quell'ora fonda della notte, l'accampamento era immerso nel silenzio e gli unici svegli erano dei cavalieri che facevano la ronda notturna. Non ebbero difficoltà ad aggirarli. poiché Goldmind conosceva bene i loro spostamenti e gli orari del turno di guardia.
La luna piena li guidò fino al bosco, dove riuscirono a scappare indisturbati.

 

Corsero il più velocemente possibile, agevolati dalla pendenza del terreno. Sheeran corse col cuore in gola, impedito dallo stato di debolezza in cui i ceppi incantati continuavano a soggiogarlo. Sarebbe caduto un'infinità di volte, se Goldmind non lo avesse afferrato ogni volta. Ben presto la fuga si fece estenuante anche per il capitano che crollò a terra, stringendosi il ginocchio al petto, gemendo di dolore.

“Capitano, siete ferito?” chiese Sheeran agitato, chinandosi su di lui.

Goldmind si rimise a sedere in fretta e lo respinse sollevando delicatamente la mano contro di lui. “Sto bene.” disse ansimando. “Credo sia la mia vecchia ferita di guerra.”

“Volete che gli dia un'occhiata?”

“No.” rispose bruscamente Goldmind. “Non c'è tempo. Non ci vorrà molto prima che si accorgano della nostra scomparsa e ci diano la caccia.”

Si tirò faticosamente in piedi e barcollando finì addosso a Sheeran che riuscì a sorreggerlo con le mani ammanettate.

“Appoggiatevi a me. Ce la faccio.” disse il giovane stringendo i denti.

“Ne sei sicuro?” chiese Goldmind posandogli con riluttanza un braccio intorno alle spalle esili.

“Non abbiamo scelta. Se riusciamo ad arrivare al fiume forse possiamo farcela.”rispose il ragazzo avanzando faticosamente in mezzo agli alberi.

 

Camminarono tutta la notte, non potendo correre in alcun modo, ma il fiume era ancora lontano. Sheeran non ce la faceva più, aveva dolore in tutto il corpo, i piedi e i muscoli delle gambe gli bruciavano, mentre Goldmind aveva la fronte imperlata di sudore e procedeva con grande sforzo. Ad un tratto, in lontananza, si udirono i nitriti dei cavalli e i due fuggitivi sobbalzarono.

“Ci troveranno!” gemette Sheeran sconvolto.

“Non possono procedere molto velocemente a cavallo in questo bosco. È troppo fitto.” spiegò Goldmind. “Ma potrebbero raggiungerci tra non molto.”

Continuarono ad arrancare senza sosta, finché Sheeran non scorse il bagliore di un nastro argentato che rifletteva la luce della luna.

“Il fiume!” esclamò il mago sollevato.

“Qual è il tuo piano esattamente, una volta arrivati al fiume?”chiese Goldmind respirando affannosamente.

“Seguirne il corso per orientarci e arrivare alla città più vicina.”disse Sheeran con il fiato corto.

“Pensavo lo stesso anch'io, prima.” rispose il capitano senza fermarsi, malgrado il dolore. “Prima che fossimo allo stremo delle forze e che i soldati fossero così vicini.”

“Mi dispiace, Sir Goldmind. Non volevo mettervi in questa situazione.” gemette Sheeran.

“L'ho scelto io.” replicò il capitano. “Pensiamo a qualcosa, intanto. Non posso più camminare.” Si fermò appoggiandosi ad un albero, sollevando la gamba ferita che gli penzolava inerte.

Sheeran guardò a terra e raccolse il ramo che trovò più resistente, porgendolo a Goldmind. “Provate ad usare questo.” Cominciava ad essere seriamente preoccupato per il suo compagno: doveva essere qualcosa di più grave di quanto immaginasse.

L'uomo non sembrò entusiasta del bastone ma lo prese senza obiettare. Con una mano si appoggiò ad esso e con l'altra mano si appoggiò alla spalla di Sheeran.

“Potrebbe funzionare.”ammise sospirando.

Continuarono a scendere verso la valle, sentendo che il fiume era sempre più vicino. Cosa avrebbero fatto? Si sarebbero dovuti buttare in acqua, stanchi e con Goldmind ferito, in piena notte? Sheeran non lo sapeva, ma in qualche modo sentiva che dovevano arrivare lì. Finalmente il mormorio dell'acqua che scorreva placidamente annunciò loro che lo avevano raggiunto.
I due fuggitivi si concessero qualche minuto per riposare. Sheeran si guardò intorno. In un altro momento avrebbe amato la bellezza di quel paesaggio notturno: l'acqua che riluceva azzurrina, la terra grigia, gli alberi neri, sullo sfondo di un cielo limpido, dove la luna splendeva come una moneta d'argento.Un grosso tronco veniva trasportato via dolcemente dalla corrente. Questo gli diede un'idea. “Potremmo trovare un tronco e farci una specie di zattera. Ci allontaneremmo più in fretta.”
Goldmind rifletté sull'idea seriamente. “In questo tratto non ci sono rapide o cascate. Non dovremmo correre grossi rischi. Ma non abbiamo tempo di costruire una zattera. Ci serve un tronco che galleggi e possa reggere il nostro peso. Non potremo evitare di bagnarci però, ti avviso.”
Sheeran si dichiarò d'accordo e si mise subito al lavoro. Poco distante c'erano alcuni alberi caduti che potevano fare al caso loro. Scelse il più grande e provò a spostarlo.
Non ci riuscì. Sheeran si lasciò sfuggire un grido di frustrazione e rimpiangendo di non avere i suoi poteri ad assisterlo. Non si era mai trovato in una situazione simile e doveva affrontarla senza l'unica cosa che possedeva. Goldmind reggendosi al bastone gli si avvicinò zoppicando e gli indicò un lungo ramo che stava terra.

“Proviamo a far leva con quello e facciamo rotolare il tronco in acqua.”propose esortando il ragazzo a darsi da fare.

Sheeran annuì e riprovò, aiutato dal capitano che posando il peso del corpo sulla gamba sana spinse con tutta la forza che aveva nelle braccia. Funzionò. Il tronco, grazie anche, alla pendenza della sponda rotolò verso l'acqua. Da lì fu facile spingerlo verso il letto del fiume. Goldmind entrò con i piedi in acqua e si aggrappò ai monconi dei rami più grossi e invitando il ragazzo a fare lo stesso.
Sheeran rabbrividì quando l'acqua gli arrivò fino alle ginocchia, ma prima che la corrente catturasse il tronco riuscì a saltarvi sopra. Goldmind aveva tenuto con sé il ramo che gli faceva da stampella e lo usò come un remo allontanarsi dalla riva il prima possibile. Finalmente partirono spediti, aggrappati alla loro provvisoria imbarcazione, con l'acqua che bagnava le loro gambe, ma distanziarono di molto il punto da cui erano partiti. Sheeran ebbe l'impressione di sentire di nuovo dei rumori provenienti dalla foresta ma non poté esserne sicuro. La corrente li aveva condotti oltre un ansa nascondendoli alla vista dei loro inseguitori.

 

 

  
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