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Autore: SkysCadet    25/06/2022    0 recensioni
La cittadina di Filadelfia sembra un borgo tranquillo, in cui la gente comune passa la giornata senza occuparsi degli strani avvenimenti che accadono da diverso tempo. Tuttavia, Simon si ritrova - suo malgrado - a combattere per la salvezza delle anime sfuggite al potere dei Lucifer. Tra questi c'è Joshua, un ragazzo con un dono particolare. Il giorno in cui Ariel - una matricola impulsiva dell'università di Filadelfia - lo incontra per la prima volta, capisce che in lui c'è qualcosa di diverso dagli altri ragazzi. Solo un nome sembra in grado di cambiare il corso degli avvenimenti, un nome che i Lucifer non possono nominare...
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Non ti faremo del male. Nessuno te ne farà, qui.»

Dopo le parole di Ariel, che aveva deliberatamente disubbidito alla volontà di Gilbert, Acab aprì la porta. Portava segni di graffi sul volto e sulle braccia. Gli occhi bassi, coperti dai capelli corvini.

«Mi duole ammetterlo,» iniziò Gilbert, dopo un profondo sospiro «ma Ariel ha ragione. Cosa ti è successo?» le braccia incrociate al petto.

Acab alzò il viso e fissò lo sguardo serio verso il medico. «Solo Simon può aiutarmi» e serrò la mascella. I due presenti si scambiarono espressioni interrogative, prima di articolare qualche parola.

«Credo sia fuori sede con Nathan. Lo puoi aspettare in cortile. Meglio che tu stia in mezzo ad altre persone...» «Assolutamente no. Non posso.» Gilbert non fece in tempo a concludere la frase che il ragazzo lo interruppe bruscamente.

«Ok.» lo tranquillizzò Ariel, poggiandogli la mano al braccio. «Parlerò io con Simon non appena sarà arrivato.» e guardando Gilbert con un'espressione emblematica, chiese ad Acab se fosse d'accordo. Lui annuì, serio.

Non appena furono fuori dall'infermeria, Gilbert, che proprio non riusciva a comprendere il comportamento di Ariel, chiuse la porta a chiave negando vistosamente col capo: «Non so cosa tu abbia in mente e non so se voglio scoprirlo.»

Con un ultimo sguardo fugace all'infermeria, Ariel strinse le braccia al petto. Seguì Gilbert con lo sguardo perso in un vuoto pieno di pensieri.

Scesero le scale in silenzio e a passo lento, poi, quasi avvertendo fisicamente i dubbi del medico che la precedeva, soggiunse: «Fidati di me, Gilbert. So che è difficile capire come sia possibile che io stia ancora qui a preoccuparmi per lui, ma ho le mie ragioni.»

Una risata sommessa e quello non riuscì a trattenere l'ovvia risposta: «"Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce..."» L'aveva pronunciata con un tono teatrale, una volta giunti al piano terra.                                                      

   «"Il cuore dell'uomo è insanabilmente maligno"» ad accoglierli ci fu la voce di Simon. «Da quando citi Pascal, caro Gilbert?»

Il Padre era appena rientrato dalla missione poco fruttifera con la Confraternita delle Sette Chiese. I suoi confratelli apparivano terrorizzati all'idea di intraprendere, insieme a lui, la lotta all'ascesa al governo dei Damian.

«La luce non si dovrebbe mischiare con le tenebre, fratello.» Aveva pronunciato il Capo di Laodicea. Simon si era alzato dal seggio e aveva detto, in tono deciso: « La luce non si mischierà mai con le tenebre, perché la luce squarcia le tenebre e crea la vita». Poi se n'era andato, non prima di pronunciare l'ultima parola. «Gesù Cristo era da solo su quella Croce e San Paolo si ritrovò solo nella sua ultima difesa. Seguirò questi modelli, non certo quello di chi come voi si sottomette inerme invece di combattere.» Aveva girato i tacchi e se n'era andato, con la speranza che, prima o poi, il Suo Signore l'avrebbe aiutato.

«Da quando Acab ti deve parlare.» rispose Ariel accostata a Gilbert. Fu naturale per Simon mostrare un ampio sorriso, seppur malinconico. «Allora andrò da lui».

«No.» inspirò Ariel e trattenendo il fiato: «Prima che tu lo possa incontrare, ho bisogno di parlarti. In privato.» sottolineò, ma nel farlo sfuggì ai suoi occhi ridenti come chi deve nascondersi da una fonte di luce. «Allora andiamo!» le diede una pacca alla spalla e stringendola a sé si diresse verso il suo studio.

***

Appena Simon aprì la porta, Ariel fu inebriata dall'essenza di bergamotto che invase le sue narici, costringendola a inspirare profondamente quel profumo così gradevole.

«Il bergamotto è ottimo per le superfici in legno, lo sapevi?» le chiese Simon, sfiorando la sua scrivania con i polpastrelli come una massaia che controlla di aver tolto ogni residuo di sporco. Lei sorrise, intenerita da quella visione. «No, non lo sapevo.»

Lui le fece segno di sedersi e quando si furono accomodati, Simon pose le mani incrociate sotto il mento coperto dalla folta barba. «Di solito queste cose le sanno le donne che si preoccupano tanto per la casa» le sorrise, sperando di aver placato il suo animo teso. «Hai già avuto modo di sentire tua madre?»

Il volto disteso di Ariel assunse un'espressione contrita. «Sì, ma solo per qualche minuto. A quanto pare il suo compagno è più importante della figlia ritrovata dopo tre mesi di prigionia.» «Ma lei questo non lo sapeva. Lei sapeva che tu eri partita.»

«Le hai detto tu questa bugia?» con questa domanda Ariel pensava di averlo preso in contropiede, e con un sopracciglio alzato attese la risposta che fu tutto tranne che prevedibile.

«La verità è una questione di sapienza. Non tutti possono dirla a chiunque e in qualsiasi momento.» si sporse in avanti e incrociò le braccia sulla superficie della scrivania. «Tu puoi dire una verità così forte, solo dopo aver amato intensamente e solo dopo che quell'anima si è sentita amata.»

Indubbiamente lei non si sentiva per nulla idonea al compito di cui parlava Simon, ma il fatto che i Lucifer avessero così potere nella società da arrivare in ogni ambito della vita umana, le faceva ribollire il sangue. Se sua madre non avesse conosciuto suo padre, forse in quel momento non si sarebbe trovata a fare la segretaria di un ricco avvocato luciferino.

I loro tentacoli erano ovunque.

«Io conoscevo molto bene tua madre.» Simon si era disteso sulla poltrona girevole e guardava il soffitto con le mani incrociate sul petto. 

«Come dici?» Ariel aggrottò le sopracciglia. 

«Sì, eravamo colleghi all'Università di Filadelfia. Lei studiava Legge e io Architettura.» continuò ad ascoltare con le labbra schiuse in un'espressione inebetita. Lui gettò uno sguardo verso di lei e continuò con occhi ridenti. «Sì. Sai che le facoltà sono comunicanti, no?» lei annuì, sempre più stupita. In quegli occhi c'era qualcosa di strano, un'espressione mai vista prima. «Dicevo: eravamo colleghi e, un giorno, gli presentai un ragazzo che avevo conosciuto in una delle riunioni ecclesiastiche delle Sette Chiese. Ebbene, i due si trovarono subito d'accordo, tant'è che una sera, per accontentarla, organizzammo una cena a quattro: lei e il mio amico, io e la sua amica.»

«Frena, frena, frena!» la giovane portò le mani sul volto. «Che cosa significa? Perché mi stai dicendo tutto questo, proprio in questo momento?»

Simon roteò il busto nella sua direzione poggiando i gomiti sulla scrivania. «Perché ci sono tante cose che non conosci.» Ariel ebbe un moto di timore e ricomponendosi nella poltroncina, incrociò le braccia al petto con sguardo serio, in attesa.

«Il problema di tuo padre è stata la Chiesa di Sardi, la chiesa che più delle altre si è mondanizzata arrivando ad ammettere pratiche abominevoli. Ho tentato più volte di fargli aprire gli occhi, ma ormai, gli artigli dei Lucifer erano arrivati a toccare anche le alte cariche ministeriali.»

Da quando Simon aveva fatto riferimento al suo passato, Ariel sentì le lacrime affiorare prepotenti insieme a un pungolo alla gola. Strinse così forte il ciondolo a forma di leone nel palmo della mano da avvertire dolore.

«Quel ciondolo è stato il primo e ultimo regalo che ho potuto farti.» Allora le lacrime scesero, copiose e inarrestabili dai suoi occhi divenuti tanto grandi e spauriti. «Lucia aveva sognato di te, Leone di Dio. Aveva sì e no cinque anni.» Simon ricordava ancora quel giorno in cui la piccola e innocente Lucia le aveva confidato il primo di una lunga serie di sogni profetici. Quello lo ricordava ancora perché era l'unico non ancora avverato. «"Leone di Dio, siedi con me e giudica il mondo" diceva l'uomo del suo sogno.» Simon guardò con gli occhi di chi sta ricevendo tutte le risposte di una vita. «E chi si sarebbe mai immaginato che dopo quasi venti anni da quel mio regalo, Ariel, il Leone di Dio, avrebbe portato con sé, qui, a Filadelfia, l'unico che può far sì che la Loggia dei Lucifer abbia una fine.»

Ariel portò il lembo della manica tra i denti e roteò lo sguardo altrove.

«Credo che Acab si stia facendo del male...»

«Non del tutto...» le rispose Simon, mentre si alzava dalla poltrona in direzione dell'ampia finestra quando all'orizzonte le colline assumevano un colore bluastro e il cielo andava scurendosi per far posto alle tenebre.

«Simon...» tentò Ariel. «Joshua aveva capito che Acab si è affezionato a me.» Lui appoggiò i palmi sul davanzale interno della finestra. «Acab non si è affezionato» la guardò sottecchi.«Acab ti ama... Più di quanto ami se stesso.» nel pronunciare quelle parole, roteò il busto verso di lei incrociando le braccia al petto e indugiò nel silenzio, per osservare la reazione di Ariel: le guance vermiglie, le labbra chiuse in una linea sottile incurvate lievemente all'insù e le mani impegnate a giocare con i lembi del maglioncino, il capo chino.

«Dopo tutto, solo la forza dell'amore può far compiere un gesto talmente disperato come quello di uccidere il proprio padre. Non trovi?»

Un sorriso amaro. «Non sono più sicura di nulla dopo quello che è successo oggi.» Lo sguardo acceso di rabbia. «Se non ci fosse stato quel vetro separatore, mi avrebbe lasciata priva di sensi.» concluse, prima di alzarsi per dirigersi verso la porta.

«Ariel...» quel tono placido e sicuro la costrinse a girarsi in un sospiro di resa. «Sì?» con le braccia al petto. Lui prese un foglietto piegato in due dalla scrivania, lo guardò, avvicinandosi a lei. «Anche io ho dei dubbi che ho racchiuso in questo biglietto». Glielo strinse nelle mani. «Lo aprirai tra tre giorni, intanto aspettiamo che sia chiara la Sua Volontà.»

 

   
 
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