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Autore: Raf015    28/06/2022    0 recensioni
Prima di lasciare la Luna e continuare il suo viaggio Dante indugia ancora un momento: vuole chiedere a Piccarda di rispondere a un’altra domanda, una domanda che si pone da anni…
Breve racconto ispirato al romanzo “La moglie di Dante” di Marina Marazza (contiene spoiler, consiglio vivamente di leggere il romanzo prima di leggere questo racconto, ne vale la pena)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Beatrice, Dante Alighieri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Raggiunsi Beatrice che, ora lo vedevo chiaramente, aveva una espressione serena in viso.
Ricambiai con un sorriso in cui traspariva tutta la mia devozione: per tutta la vita avevo dedicato le mie parole a lei, che finalmente appariva come l’angelo a cui l’avevo sempre paragonata.
Ma ero timoroso del suo rimprovero. Temevo che lei pensasse che avevo nuovamente distolto il mio cuore da lei. Avevo sbagliato nel trattenermi al pensiero di Gemma quando avevo finalmente ritrovato la mia Beatrice?
L’avevo offesa?
 
– Perdonatemi se ho indugiato, sentivo di non poter lasciare in sospeso questa domanda – dissi con tono sommesso.
– Non c’è alcun bisogno di chiedere perdono. Dante, perché io non potrei essere più felice –
 
La guardai, perplesso dalle sue parole. Pensai si riferisse alla sua condizione nel Regno di Dio, ma poi ella disse:
 
– Tutte le notti ci sono due persone che mi rammentano nelle loro preghiere: una sei tu… –
– …e l’altro è vostro marito, Messer Simone – L’anticipai, ma lei, per mia sorpresa, scosse il capo: – No. Si tratta di tua moglie, Dante –
– Come? Ma… –  
 
Gemma? La stessa Gemma che avevo sorpreso col volto incupito quando avevamo incrociato Beatrice uscire di chiesa?
Quella stessa Gemma ogni sera prima di coricarsi, a mia insaputa, aveva sempre pregato per l’anima della mia Beatrice?
 
– Perché? – Dire che ero incredulo era dir ben poco.
– Per amor tuo. Proprio perché tu hai amato me ella mi rimembra ogni sera, perché sa che mi hai serbato nel tuo cuore anche dopo ch’io raggiunsi il Cielo. Ella sa che è tramite me che viaggia il tuo poetare, a lei tanto caro. Non c’è preghiera più bella di quella fatta per amore del prossimo più che di sé stessi. –
 
Poiché io restavo in silenzio, tanto le sue parole m’avevano colpito, ella proseguì dicendo:
 
– Dante… Quando giunsi al cospetto di Dio presi infine conoscenza del tuo grande amore per me, che faceva da tramite all’Amore per Lui e non potei far a meno di riamarti a mia volta ed avere pietà del dolore nella quale ti chiudesti. Per questo gioisco; perché accanto a te c’è chi con animo forte avrebbe alleviato le tue pene con il suo amore quand’io non potevo più –
 
Ripensai ancora alle parole che Piccarda m’aveva riferito: “Bada Gemma, che se lo sposi dovrai essere forte, forte per tutti e due1
 
Com’è vero, pensai: Gemma era stata tanto forte in quei dieci anni da che l’avevo sposata: era riuscita a superare tutto il dolore che le avevo causato…
Aveva superato le sofferenze del parto e messo al mondo i nostri tre amati figlioli.
Non m’aveva mai rinfacciato l’amore per Beatrice, che non avevo mai abbandonato.
Aveva perdonato i miei tradimenti, passioni passeggere che Beatrice stessa aveva ammonito sulla sommità del Purgatorio.
 
Rimasi ammutolito, chinai il capo, sentii il mio cuore rigonfiarsi di commozione: mai fino a quel punto m’ero reso conto di quanto fossi grato al Signore per aver fatto nascere quella ragazza così testarda, di quanto essa si era fatta strada nel cuore mio.
Tanti rimpianti e tanti ricordi di azioni sconsiderate aveva lavato via il Lete, ma ora ne ero sicuro: il voto che avevo fatto, sposarla in cambio della sua guarigione dall’incidente che avevo mio malgrado causato non era tra queste.

Gemma mia… Pensai, come se lei potesse udirmi, udire quella mia umile confessione. Non sarò mai capace di ripagarti abbastanza.

Come se mi avesse letto ancora una volta nel pensiero, Beatrice pose la sua bella mano sulla mia guancia, sollevando il mio capo affinché i miei occhi incontrassero nuovamente i suoi.
– C’è un modo invece: Gemma è riuscita a superare tutte queste avversità perché il suo amore e la speranza in te risposta l’hanno sorretta: Ti ha salvato dal tuo dolore perché tu potessi continuare a scrivere meraviglie. Ed ora sei qui al cospetto di Dio ed assieme a me anche grazie a lei. Ordunque prosegui, non scordarti del grande dono che ti è stato fatto e mettilo a frutto: scrivi di questo viaggio miracoloso e dimostra a Gemma che fece la scelta giusta nel non arrendersi. –
 
Le lacrime di dolore non avevano luogo in Paradiso: quelle che in quel momento sentivo scendere sul mio viso erano lacrime di gioia
– Lo farò Beatrice, narrerò di questo portentoso viaggio perché il mondo sappia. –
 
Con un cenno d’assenso m’asciugò gli occhi per poi lasciar andare il mio viso porgendomi la mano cosicché potessimo proseguire.
Io la presi, ci librammo nell’etere e lei volse gli occhi avanti a noi.
Guardai la mano di Beatrice stretta alla mia: lei era stata il mio primo amore, la scintilla di tutta la mia arte ed ora era il faro che ardeva di luce divina e mi riconduceva sulla retta via…
 
Mi tornò alla mente cosa m’ero ripromesso anni addietro, quando dopo la sua morte avevo raccolto ogni mio componimento, in sua memoria.
Averla riveduta per la prima volta da che eravamo fanciulli m’aveva dato vita nuova
 
– Beatrice, io scriverò, e dirò di voi quel che non si è detto di alcuna2
 
Si voltò a guardarmi: il suo sguardo era enigmatico – Lo so che lo farai, ma dimmi: se nel tuo poema ci sarà una Beatrice, quante ce ne saranno nel tuo cuore e nella tua vita?–    Mi chiese ed io non compresi subito quel che diceva.
 
– Io resterò sempre la tua musa, e veglierò su di te qui nel Cielo. Ma non sono più l’unica che alberga nel tuo cuore, perciò dimmi con sincerità: Ci sarà una Beatrice a vegliarti sulla Terra? –
 
Il volto di Gemma apparve nella mia mente: il suo sguardo tanto amorevole quanto tenace, i suoi capelli rossi e vibranti come la fiamma da cui risorge la fenice, la sua mano sulla mia ad offrire conforto dopo che m’avevano colpito a Campaldino, la sua voce colma di determinazione, che mi incitava a non affogare nel passato, ad andare avanti, con lei al mio fianco.
 
Non potevano essere più diverse, le mie donne… Ma seppur non alla stessa maniera, le amavo entrambe con la stessa forza.
 
Nella mia mente vi fu solo chiarezza: una sola risposta, veritiera ed esatta: – Si, ci sarà. Nella mia vita e nel mio cuore ci sono e saranno due Beatrice, così come Amore mi comanda.–
 
Lei assentì, lieta della mia risposta, strinse ancor di più la mano mia e tornò a volgere lo sguardo verso il prossimo Cielo.
Il mio sguardo seguì il suo, pronto a proseguire secondo il volere di Dio, pronto a scoprire il Suo Regno.

C’erano due Beatrice nella mia vita, perché quello non era solo il nome di Bice Portinari che avevo amato in gioventù, ora mia fulgida guida nel Regno dei Cieli… Beatrice era innanzitutto un nome che significava “colei che porta alla beatitudine
Con la sua costante presenza Gemma mi aveva impedito di cadere nella Disperazione, mi aveva salvato come Beatrice aveva fatto, mandando Virgilio da me nella Selva Oscura.

Si… Ci sono due Beatrice

 

Note dell’autrice:
1.  Citazioni dal romanzo a cui è ispirato il racconto (La moglie di Dante di Marina Marazza)
2. Rielaborazione di una frase del capitolo XLII de la Vita Nova: “[…]io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d'alcuna.”



 
   
 
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