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Autore: Emanuelle_    29/06/2022    0 recensioni
In una notte di mezza estate quando la pioggia scendeva ancora un vago ricordo
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    In una notte di mezza estate quando la pioggia scendeva ancora, un vago ricordo, dodici anni, una furia omicida, la sete di vendetta, non si sente piu il respiro, le lacrime scendono lungo il corpo e non si fermano, il cuore palpita, il muco scende dal naso e gli occhi fanno male, si piange ininterrottamente, il sangue ci bagna i piedi, è rosso e continua a scorrere, la ferita alla gola è profonda, il taglio ha reciso la carotide, non si è neppure accorto di morire, l'ho guardato attentamente, sono riuscita a sfiorargli il viso, ogni tanto nei miei sogni torna lui, il suo volto, splendido alla luce del sole, un caro amico di famiglia, sono passati diversi anni, adesso ho vent'anni, il tempo però non ha ancora guarito le ferite, o meglio sul corpo non c'è piu nessuna traccia, nessuna cicatrice, nessun dolore, nessun rancore, soltanto la memoria, la luce del sole, un qualsiasi odore, una canzone e le lacrime cominciano a scendere, per un anno intero non sono riuscita a tenere l'urina, evitavo di bere troppa acqua, i miei muscoli non funzionavano piu, qualcosa nel mio corpo si era rotto, ricordo ancora di essermi seduta e quando mi sono rialzata ero completamente bagnata, me ne sono andata senza dire niente, ero terrorizzata all'idea di non tornare più come prima, che qualcosa dentro di me si fosse rotto per sempre, un giorno rientrando a casa, trovo l'annuncio "corsi di nuoto gratis per le studentesse delle scuole primarie", decido di cominciare a nuotare a imparare, l'acqua, lo sport, potevano solo che farmi bene, non potevo fare nient'altro, l'urina non riuscivo proprio a tenerla, il ciclo a causa di questo motivo mi è arrivato quando avevo circa quindici anni. Ero fin troppo entusiasta, andavo a nuotare tutti i giorni, sono riuscita a perfezionare tutte le tecniche di nuoto, dallo stile libero, dorso, rana e delfino, il mio corpo si è ben definito, i muscoli interni del mio corpo hanno cominciato a funzionare, dopo circa un anno sono riuscita a controllare la fuoriuscita di urina, mio padre viaggiava di continuo, dalla Colombia al resto del mondo, in un occasione mi ha detto: sei pronta per imparare a sciare, l'ho guardato seria, la mia voce tremava, avevo quattordici anni, due anni erano passati da quella notte, mi guardo la punta dei piedi e con le lacrime agli occhi, gli dico: non ho gli sci, mio padre mi prende in braccio e urla, imparerai a sciare lo stesso, di corsa mi porta al piano di sopra e apre la porta di camera sua, mi appoggia sul letto, mi tremano le gambe, tira fuori un paio di sci, mi dice: questo è il mio regalo, sono stati personalmente intagliati da un artigiano, li ho fatti fare per te, sono su misura, c'è il tuo nome su entrambi gli sci, Sofia, la lama è finissima, volerai sulla neve, lo guardo e gli dico: quando cominciamo? mio padre mi prende di nuovo in braccio, tra due giorni partiamo, i biglietti sono per me e te, andiamo in Bolivia e poi in Cile, tre settimane di duro lavoro, imparerai le tecniche dello sci, saremo soltanto io e te, sveglia alle sei del mattino, colazione, pranzo al sacco, la sera cena e poi al letto. La mia vita è sempre andata avanti cosi, scuola, nuoto, sci e le lezioni di lingua, la mia lingua madre è lo spagnolo, o meglio il castellano, ho imparato poi il francese, l'inglese e per concludere l'italiano. Spesso ho accompagnato mio padre nei suoi lunghi viaggi, per la gente comune è Josè Rudolph Alcazar, mi ha avuta quando aveva appena sedici anni, mamma a quel tempo era appena quindicenne, è rimasta incinta del piu grande Narcos al mondo vivente, come lo definisco io un criminale, insensibile, non conosce limiti alla ferocia umana, mi ha cresciuta lui, mamma se ne è andata dopo un anno dalla mia nascita, papà è rimasto con il fagotto, mi ha cambiato i pannolini, mi ha sempre lavata, ero con lui mentre lavorava, la preparazione delle spedizioni di coca, ricordo ancora il revolver attaccato ai suoi pantaloni, ho sempre dormito con lui, non mi ha mai lasciata neanche per un minuto, i suoi compagni lo hanno sempre temuto, ha lavorato in silenzio, osservando tutti, la sua Sofia sempre con lui, delle spedizioni so tutto, non si da mai nell'occhio, ci sono ancora i muli a passare le Ande Boliviane, sono i mossad ad acquistare, i mercenari israeliani, come la chiamano loro la Guerra delle Armi, non si fermano mai, gli eserciti vengono sempre riforniti, i terroristi palestinesi sono sempre preparati, gli attacchi avvengono di giorno e di notte, è una guerra eterna che non si è mai fermata, i rifornimenti di coca sono costanti si muore in nome di Dio, di un Dio che io non conosco, per il sud america conta quanto sei disposto a pagare la coca purissima, non esiste un credo, il pagamento è immediato, ad una consegna l'acquirente voleva comunque la coca e che avrebbe pagato successivamente, la risposta è stata, non sono questi gli accordi e una scarica di mitra gli ha distrutto il corpo, sono rimasta in macchina a guardare mentre il corpo inerme del poveretto finiva in un canale, da lontano papà urlava di rimanere in macchina e di non scendere, fino a quando non fosse finito tutto. Tante come quelle notti, sono sempre rimaste nei miei pensieri, nei miei sogni, nei miei incubi, adesso che ho vent'anni, il ricordo fa meno male, non ho ancora il ragazzo, papà un giorno mi ha chiesto se esco con qualcuno, gli ho risposto di no, ho ancora del tempo per scegliere, papà a quel punto è scoppiato a ridere, mi prende in braccio e mi dice, non c'è nessuna scelta, ti capita e basta, io tua madre l'ho conosciuta una sera, mi è piaciuta e siamo rimasti insieme, e poi sei arrivata tu dopo pochi mesi, e sei rimasta con me, tua madre se ne è andata, la vita è così, tolleranza, comprensione, sei tu il mio unico e grande amore, sei una parte di me, sei il mio sangue, ti posso sentire, ti amo e basta. Quando lo sento parlare cosi mi tremano le gambe, sa di amarmi, è una furia omicida, feroce, mi ha insegnato tutto, per lui l'educazione è importante, mi ha mandato a scuola, sono io l'interprete nelle sue trattative, parlo correttamente quattro lingue senza fare errori, sono sempre stata io a tremare, a non commettere errori, non lo può proprio tollerare, adesso a distanza di tempo penso a quella notte e all'idea di avere un ragazzo, da sempre vivo in mezzo agli uomini, non ho fratelli o sorelle, la mia vita è divisa tra papà, lo studio e il suo lavoro, tra una settimana partirò per la Francia, con me porto un paio di libri, un quaderno per gli appunti, il revolver che mi ha regalato papà, da sempre dormo con il revolver sotto il cuscino, è un abitudine che non perderò mai, i rumori di notte mi svegliano, per diversi anni ho sempre controllato il perimetro della casa, le porte e le finestre le ho sempre chiuse, papà una sera mi ha sorpreso, erano circa le due di notte, ero riuscita ad addormentarmi non mi aspettavo di trovarmelo in salotto completamente al buio, sento semplicemente il suono dello sportello aprirsi, sposto le lenzuola, sono con gli slip e la maglietta, sul mobiletto il pugnale, lo prendo in mano e a piedi scalzi mi muovo sul pavimento, comincio a scendere le scale, il respiro si fa sempre piu corto, faccio fatica a riconoscere le ombre, sono in salotto, vedo soltanto una mano prendere qualcosa dal pavimento, mi avvicino sempre piu, una macchina passa di fronte a casa, le luci abbaglianti mi fanno perdere di vista l'intruso, mi ritrovo con il pugnale alla gola, sono io a tremare, il respiro si fa sempre piu affanoso, mi sussurra soltanto: la prossima volta ti taglierò la gola se non stai attenta, mi giro di scatto, è papà, sono io ad infuriare, lo guardo con gli occhi accecati di rabbia, come hai fatto ad entrare?papà mi guarda con calma, mi sfiora i capelli e mi tranquillizza, sono rientrato prima, non pensavo fossi al piano di sopra, sei stata brava a scendere gli scalini ma non puoi prevedere tutto, la luce ti ha accecata e io ti potevo uccidere, sono io a tremare, non può sapere nulla di quella notte, con calma mi asciugo il sudore,   è papà che mi dice: vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare? e va direttamente in cucina, io resto in salotto e i pensieri passano attraverso la mia mente, una sequenza di immagini, una notte, la pioggia che scendeva fuori e quel volto che non riesco a dimenticare, il corpo continua a tremare, è la sua voce, quelle ultime parole pronunciate a mala pena, il mio nome, Sofia, pronunciato per l'ultima volta, quando mi ha avuta mi ha soltanto detto: lo farò io prima che qualcun altro lo faccia, a dodici anni avevo i capelli lunghi, neri, come quelli di mia madre, il mio viso pulito senza nessuna traccia di disprezzo, mi ha violentata una sera, lasciandomi a terra, mentre il sangue mi scendeva lungo le gambe, di me non era rimasto niente, non ho mai parlato di quello che mi è successo, non ho mai perdonato, mi sono sempre curata, durante la notte mi sono sempre svegliata in un bagno di sudore, ho sofferto di disturbo ossessivo compulsivo, quando è morto non ho provato niente, uccidere era diventato facile, so soltanto che durante le notti mi sveglio in una pozza di sudore, l'immagine di un lupo nella mia mente è costante, i denti ben visibili, è feroce, senza pace, l'immagine pulsa nella mia mente, sono soltanto andata a controllare su internet il significato di tale immagine, di norma sono i nevrotici, è una caratteristica genetica per lo piu anglosassone, l'immagine costante del lupo, sta ad indicare una forte nevrosi cronica, una violenza che si manifesta in modo visivo, le immagini all'inizio erano costanti durante la giornata, l'intensità e la frequenza riuscivano a piegarmi, l'unico modo per evitare di impazzire è stato quello di essere sempre attiva, il problema era quando mi rilassavo la tensione nervosa bloccava le ossessioni e nel momento del rilassamento venivano fuori sono passati tre anni prima di attenuare il tutto, adesso riesco a gestire le mie emozioni e a condurre una vita normale. Il mio viaggio in Francia sarà produttivo, ho in mente un paio di sciate, la discesa prevvede di scendere da 3450 mt. sopra il livello del mare, il fuori pista, sarò io e Julian, il mio compagno di discesa, di norma non vado mai a sciare da sola, il fuori pista è una di quelle cose che si devono fare nella propria vita, la prima volta del mio fuori pista è stato a diciasette anni, le Ande Boliviane, 4500 mt. sopra il livello del mare, indimenticabile come sciata eravamo io e Sergio Kociancich, carissimo amico di famiglia, diplomatico italiano dal 1954 al 1990, ha ricoperto la carica di ambasciatore in Bolivia dal 1975 al 1978, la nostra sciata rimarrà nella storia, siamo arrivati esattamente a 4500 mt. sopra il livello del mare, il fiato regolare, solo gli sci, il fuori pista è cominciato, Sergio dietro di me, una velocità costante, ricordo ancora le sue parole quando siamo arrivati: Sofia sei un ottima sciatrice, ma sono sicuro che tuo padre riuscirebbe a superarti, a quelle parole sono scoppiata a ridere, la mia risposta è stata: mi piace sciare con te Sergio, ci siamo abbracciati e ricordo ancora la sua passione per la vita, quelle Ande sono rimaste nel suo cuore, la Bolivia per sempre, un ricordo eterno come la vita adesso che non c'è più, sono stata al suo funerale, eravamo in pochi, un ultimo saluto, per non dimenticare mai, di lui mi è rimasto un diario, un viaggio tra gli Ese Ejja, una ricerca per salvare una lingua, un popolo, un rispetto importante come la vita, adesso che penso al fuori pista mi sento meglio, fra una settimana si parte, saremmo di nuovo io e Julian, l'ho conosciuto in Colombia, Cartagena, una serata fuori con le amiche, una di quelle poche sere concesse, la Colombia è meravigliosa ma altrettanto pericolosa, bisogna sapersi muovere in certi quartieri, quelli per i turisti sono sempre pattugliati dall'esercito, quelli in periferia la puoi sentire nell'aria la fame e la disperazione, i locali sono pochi, quella sera con Julian eravamo io ed altre due amiche, Teresa e Soledad, siamo entrate in un locale poco frequentato, all'interno ci saranno state almeno dieci persone, tutti tranquilli, ci siamo sedute al tavolo ed è arrivata la cameriera, abbiamo ordinato tre birre e qualcosa da mangiare, il tempo di accorgermi che lui Julian mi stava guardando da un tavolo non molto distante dal nostro, continua a fissarmi, è a quel punto che Teresa si alza e va verso il suo tavolo e lo invita a prendere una birra con noi, come si avvicina si presenta, piacere Julian, io lo guardo piena di gioia, piacere Sofia, si siede di fronte a me, occhi verdi e capelli biondo cenere incorniciano un volto perfetto, ci racconta di lui, studente ricercatore, sono due anni che vive in Colombia, è l'ultimo anno di ricerca e poi farà rientro in Francia, la nostra serata si conclude con lo scambio dei numeri di telefono e un probabile incontro, Teresa è contenta per me, mi stringe tra le sue braccia e mi dice, sicuramente è il ragazzo per te. Da quella sera sono passati due anni adesso io e Julian saremo in fuori pista, entrambi siamo ottimi sciatori, io non ho ancora provato le piste di Tignes, altezza massima 3450 mt. il programma è perfetto, poi seguirò Julian nella sua ricerca, è un lavoro che ha cominciato quando era ancora in Colombia, riguarda le miniere e l'erosione dei metalli pesanti, ci sono delle zone in Colombia dove i metalli pesanti sono ampiamente visibili, le grandi compagnie minerarie hanno aperto diverse miniere nel paese sapendo che nei dintorni ci sono dei centri abitabili, il litio è uno di questi metalli con tutte le caratteristiche del caso, le batterie dei cellulari, i computer, sono fatte di questo metallo, questo è soltanto una parte del suo lavoro, il resto consiste in una ricerca  che riguarda un autore colombiano del XVI secolo, scrittore e poeta, la sua ricerca si incentra su una raccolta di poesie, la metrica è ancora da stabilire, il ritmo che viene dato a tutto l'insieme è interessante, gli spagnoli erano appena sbarcati in sudamerica, la lingua è quella del luogo, le vocali sono importanti creano una musicalità unica, la traduzione inizialmente è stata difficoltosa, la trascrizione dei suoni, un lavoro che richiede tuttora ancora del tempo. Il nome dell'autore è Francisco Lopez de la Cruz, data di nascita 1498 e morte 1580 a Cartagena, è Julian che si sta occupando della raccolta di poesie, una in particolare parla di una principessa e del suo amore per il suo principe, una principessa che vive da sola in un castello, si dice che cammini di notte, sotto una forma strana di sonnanbulismo, totalmente conscia dei suoi movimenti, il dolore per il suo principe che non viene mai a portarla via la porta sempre in cima alla torre, le lacrime scendono dal viso, scorrono ininterrotte, il ricordo dei giorni trascorsi insieme le lacera l'anima, una promessa non mantenuta che si ripete ogni notte, i piedi sfiorano un limite pericoloso, i suoi spostamenti si ripetono cosi da sempre, una canzone, un lamento viene intonato, "il mio amore per te è una lunga promessa di fedeltà, saremo io e te per sempre, nelle lunghe notti d'inverno sarà sempre il mio pensiero costante a ricordarti che la mia vita è tua", si dice che la principessa sia morta di vecchiaia in attesa del suo principe, la poesia non è ben chiara, ci sono delle parti mancanti, altre interpretazioni dicono invece che si sia suicidata, questa è una di quelle versioni pericolose per il tempo in cui si viveva, il suicidio significa il rifiuto totale della vita, anche soltanto desiderare di morire è considerato dannoso per la salute umana, il dolore è invece innalzamento dell'anima, ti purifica nella sua essenza piu totale, è Julian che cerca una risposta, o meglio vuole proprio salvarla la sua principessa, è certo che si sia suicidata nella più totale disperazione, consapevole del fatto che il suo principe non sarebbe piu venuto a portarla via, una lunga promessa come l'eternità, è Julian che cerca una risposta, ha pubblicato diversi articoli, i suoi docenti hanno approvato la sua ricerca dicendo che è uno di quei autori problematici e difficili da interpretare, deve stare solo attento a quello che scrive, fa parte di quei autori che in Colombia sono stati censurati, lettura pericolosa. Julian sta per concludere il suo lavoro, l'ho visto passare notti intere di fronte a quei scritti, a quelle lunghe poesie, a leggere e rileggere, la conclusione è sempre stata quella del suicidio, le lacrime sono scese lungo il suo viso, ama il suo lavoro, è un ottimo ricercatore, conosce ogni singolo suono, ogni vocale, sa che è una di quelle letture pericolose che il Governo Colombiano ha deliberatamente tolto dal commercio, non ci sono piu edizioni o ristampe, sa che la sua conclusione sarà quella del suicidio, sono soltanto io ad immaginarlo nella mia mente, nella mia memoria, non come un principe ma come un essere umano che ama, sono io a vederlo tra i miei occhi mentre l'afferra, non è amore, l'amore implica la conoscenza dell'altro, mentre per Julian salvarla ha un significato profondo la sua accettazione della vita ed è un dolore che va oltre la morte, quello che verrà dopo non ha alcuna importanza, vivere per sempre con la sua principessa, invecchiare insieme e un giorno ritrovarsi di fronte ad una veranda con una tazza di caffe, il ricordo di una black type, le parole di una canzone che scorrono lungo la mia memoria, Coffee black, cigarettes, start this day like all the rest, first thing that every morning I do, Is start missing you, Some broken hearts never mend, some memories never end, some tears will never dry, My love for you will never die, la sua principessa è guarita è li con lui, la malattia non lo intimorisce, vivere in sud america, in Colombia, il dolore gli ha insegnato l'accettazione dell'altro, in salute e in malattia, nel bene e nel male finche morte non ci separi, sono parole che risuonano nella sua mente come un campanello d'allarme, siamo sempre pronti ad attaccare, quelle parole ci fanno male, non riusciamo a tollerarle, una promessa un giuramento da mantenere, soltanto la morte contempla la libertà, l'immortalità per sempre, un unico desiderio vivere per sapere e per conoscere, per dirti sempre di amarti. Julian ama il suo lavoro, crede in quello che fa, i suoi studi lo hanno sempre portato ovunque nel mondo, vuole soltanto stabilirsi, credo che Parigi potrebbe essere una possibilità, ha diversi contatti, uno di questi si trova alla Sorbona di Parigi un docente universitario, etnologo, antropologo, storico si occupa esattamente di Studio delle religioni dei popoli primitivi, focus della sua ricerca si trova in Africa, si incentra su un gruppo minore di popolazione, costituita di soli uomini, sono tutti guerrieri, si spostano sempre, il primo approccio è stato difficoltoso, la mancata conoscenza della lingua ha reso il tutto più difficile, un gruppo di giovani studiosi, linguisti si sono trasferiti per trascrivere i suoni, il risultato è stato incredibile, docenti della Sorbona sono riusciti a comunicare e capirsi, un consenso tacito di reciproco rispetto gli consente ancora di recarsi in Africa e proseguire gli studi, Julian è sicuro di quello che ha visto, uno dei guerrieri ha mutato il suo corpo, un animale, Julian non è riuscito a distinguerlo bene nel buio, dai suoni, assieme a lui deve esserci stato qualcun altro, dall'accento un inglese, l'altro si è allontanato, un grugnito lo ha lasciato alle sue spalle, una leggenda narra, ma in questo caso Julian è certo di quello che ha visto, che in una notte arida e soffocante sia stato ucciso a tradimento un guerriero, di lui si dice non sia rimasto nulla, il corpo martoriato, lo hanno lasciato li tutta la notte e quando al mattino erano ritornati per vedere se fosse stato mangiato dalle tigri non si è trovato nulla, i soldati spaventati hanno cercato il corpo ovunque ma non sono riusciti a trovare niente, come se fosse scomparso nel nulla, uno degli agguzzini dice soltanto al soldato che il corpo se lo saranno portato via e questa sera festeggieranno la sua morte. E' il soldato a tremare e si fa il segno della croce, la giornata passa tranquilla fino alla sera quando si ritrovano soldati ed aguzzini, stanchi della giornata si siedono ad un tavolo ordinano da bere, il soldato continua a tremare, era un guerriero ucciso a tradimento, cosi sono i soldati, l'aguzzino lo guarda male e gli dice di rilassarsi che non è successo niente, mentre parla beve la birra, è il soldato a non togliere lo sguardo dall'aguzzino, questi continua a bere e ridere, mentre lo fa non si accorge di morire assieme alla birra una pozza di sangue, un'emorragia interna, il sangue continua a sgorgare, gli cadde il bicchiere dalla mano i soldati spaventati urlano, el diablo! e continuano a tremare, si allontanano lasciando il corpo a terra, quello del bar si avvicina al corpo esanime, gli tira un calcio per vedere se è ancora vivo, si accorge che oramai è morto, con calma prende il corpo e lo porta fuori sul retro del bar e lo lascia li, come si allontana si accorge che cominciano ad arrivare cani randaggi e qualche corvo, sicuro che avranno da mangiare si allontana, sul suo di viso si disegna un ghigno acuto, rientra al bar e comincia a pulire il sangue tra un attimo arriveranno altri clienti, qui la vita passa cosi, la morte è un avvenimento come tante altre cose, non te ne accorgi di morire e si continua a vivere, non esiste la depressione o il rimorso fa parte di un ciclo comune e banale, le ore della tua vita sei tu a scandirle a determinare la sua importanza, è soltanto l'anima di un guerriero a continuare a vagare, una trasformazione, un animale, e cosi per tutta l'eternità, la limpidezza di un anima, il chiarore alla luce della luna, se ti chiedessi un giorno chi è Dio, io ti risponderei, il fulmine, la corrente elettrica, miliardi di cellule che schizzano all'impazzata, se mi chiedessi di nuovo chi è Dio, io ti direi che durante la seconda guerra mondiale quando tutto sembrava finito, quando il mondo aveva chiuso le sue porte alla vita, un uomo giovane sente il pianto di una bimba, si avvicina a lei, sposta le macerie, la trova accovaciata, sporca e impaurita, e lui che le domanda: cosa è successo? lei lo guarda e con semplicita gli risponde: il mondo è finito, è lui che la prende in braccio, entrambi sono vivi, continuano a camminare quando all'improvviso una scarica di mitra li colpisce, cadono entrambi a terra, lui le dice di fare silenzio, lei lo guarda e gli dice: sei ancora vivo! lui ride e dice è soltanto uno scherzo e restano in silenzio, la guardia delle SS si avvicina per guardare se sono ancora vivi, gli tira un calcio, è l'uomo giovane che lo colpisce e prende in mano il mitra, ha in braccio lei, è la guardia delle SS che lo guarda e ride, gli dice: il mondo è finito! è a quel punto che lui sorride, gli risponde: certo è finita, e gli spara uccidendolo, la morte è cosi senza rimorso, si allontanano entrambi mano nella mano, la loro vita è eterna e continua, una melodia accompagna la mia memoria mentre ricordo Julian, la sua Principessa e quella veranda, invecchieranno insieme, si ritroveranno uno accanto all'altro, entrambi amano la vita, non esiste promessa più importante della vita, non cesserai di esistere, saprai cosi quanto insaziabile sia vivere, conoscerai Dio e ne avrai paura, entrambi continuano a camminare mano nella mano e si allontanano, è una lunga notte di mezza estate, quando la pioggia scendeva ancora.    
   
 
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