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Autore: Khailea    29/06/2022    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
 
 
 
 
 
 
 
 
Il silenzio che aleggiava all’interno dell’edificio si era fatto improvvisamente teso e pesante.
Nessuno mosse un muscolo o provò a proferire parola.
Non erano più soli, solo questa breve frase era bastata a cambiare tutto.
I minuti passarono, ma non sembrò arrivare nulla.
-Ragazzi… dite che è meglio…-
La tenue voce di Hope venne interrotto da un assordante grido che perforò i timpani del gruppo.
Tra le travi sul soffitto il demone che aveva attaccato Jack, Ailea, Khal, Astral, Lacie, Seraph, Ayame, Yume, Cirno ed Annabelle stava usando le sue urla per destabilizzarli, permettendo a due dei suoi compagni di entrare indisturbati e di attaccare.
Il demone dalle lunghe trecce e la donna capace di controllare le piante si scagliarono subito contro il gruppo, costringendoli a sparpagliarsi.
-Merda, non possiamo più scappare!- gridò Astral evitando il falcione del demone.
-Proteggete i feriti nya!-
All’urlo di Lacie chi era più vicino a Vladimir, Hope ed Alexander tentò subito di recuperare le armi per prepararsi ad un contrattacco, la vera sfida però tocco ad Ayame, che a malapena riuscì a fare stare seduto Lighneers.
-Stai seduto! Con quella gamba non puoi fare nulla!-
-Tsk, e tu credi davvero che rimarrò a prenderle? Si vede proprio che non mi conosci come vorresti.-
Il volto del ragazzo si era oscurato non appena aveva riconosciuto all’ingresso la figura del demone che l’aveva ridotto così.
Stavolta anche lui sembrava ricordarsi del ragazzo, infatti per quanto si muovesse lentamente stava avanzando proprio nella sua direzione.
-Lighneers, per una volta, dammi retta.- tentò ancora l’altra sollevando la motosega, per quanto l’ultima volta fosse stata inutile.
Lighneers per tutta risposta si alzò in piedi, la gamba ancora livida, sulla quale a malapena poteva sperare di reggersi.
-Dovrai trascinarmi fuori da qui se vuoi che non combatta.-
Dal punto in cui si trovava riusciva solo a vedere la schiena di lei, e per questo non intravide il sorriso sulle labbra di Ayame.
-È anche per questo che ti amo.-
Quattro demoni potevano essere ancora gestibili, finché in qualche modo rimanevano separati c’era la possibilità di tenere i feriti al sicuro, questo almeno era ciò che Jack aveva sperato, fino a quando non sentì un ululato in lontananza.
Il primo demone che avevano affrontato quasi un mese prima, nell’ex edificio delle punizioni della professoressa Sasaku, fece il suo ingresso nella palestra, puntando proprio contro chi faticava di più a muoversi oltre a Lighneers, ovvero Vladimir, Alexander ed Hope.
-Eeeeeeee siamo fritti.- mormorò Vladimir tentando di alzarsi, ma con la costola rotta era quasi impossibile.
A pochi metri da lui Ryujin osservò la scena immobile.
Da un lato voleva portare la sorella al sicuro, ma dall’altro non poteva abbandonare i suoi amici in quel modo. L’indecisione gli sarebbe costata cara se fosse andato avanti così a lungo, doveva decidersi, ed alla svelta.
-Rahu, prendi Sammy e cerca di fuggire.-
-Ma…!-
-Niente ma. So che puoi farcela, sei la mia sorellina.-
L’idea di lasciarla sola nella lotta lo terrorizzava, ma c’era bisogno di lui ed anche di Yume, che certo non poteva combattere con la bambina tra le braccia.
Estraendo le lame si lanciò contro la bestia feroce che puntava verso Vladimir, sperando di riuscire a rallentarla nei movimenti.
Rahu sentì il corpo tremare dalla paura, ma riuscì a voltarsi ed a correre verso l’amica del fratello, che in quel momento stava cercando di evitare le piante rampicanti che crescevano a dismisura.
-Yume! Tu pensa a lottare, mi prenderò io cura di Sammy!-
Sentendosi chiamare la ragazza si fermò, guardandosi attorno preoccupata.
-Ne sei sicura?-
Per niente, avrebbe preferito andarsene con Ryujin, dimenticare tutto e continuare con la loro vita felice, ma sapeva di non poterlo fare. -Voglio aiutarvi!-
Yume le sorrise grata, porgendole la piccola e sguainando la spada voltandosi verso il loro nemico.
La lama che normalmente rimaneva nascosta ad ogni scontro brillava nell’oscurità.
-Bene, vediamo di cosa sei capace.-
Ora che poteva muoversi più liberamente la ragazza avanzò falciando le radici che tentavano di attorcigliarsi ai suoi piedi, attirando così l’attenzione del demone che sollevando l’alabarda scattò nella sua direzione.
In un solo istante fu esattamente davanti a lei, menando un fendente dritto al cuore di Yume. Spostandosi sul fianco la ragazza riuscì ad evitarlo, il suo tentativo di contrattaccare però finì a vuoto.
Il demone non sembrava nemmeno impegnarsi, riusciva a schivare ogni suo colpo come se fosse una semplice foglia che cadeva da un albero, al contrario di Yume che per schivare anche un solo suo attacco doveva usare tutta la sua concentrazione.
-Sei solo un debole scarafaggio.- sibilò il demone infastidito, preparandosi ad attaccare.
-E tu sei distratta!-
Ailea piombò alle spalle del demone assieme a Khal sguainando i pugnali, menando una serie di colpi agli arti del demone.
Questa vedendosi attaccata fu costretta a voltarsi, lasciandosi scoperta contro Yume che tentò immediatamente di approfittarne per trafiggerla alla schiena.
Purtroppo la velocità di quell’essere era tale da riuscire addirittura a gestire i tre allo stesso tempo, per quanto comunque non potesse più attaccare liberamente come prima.
Erano arrivati in una sorta di stallo, un turbinio di lame che si muoveva freneticamente senza sosta, ma tutto si interruppe quando Seraph si scagliò contro la donna ed un rivolo di sangue colò dalla sua guancia.
Gli occhi del demone si spalancarono, scurendosi di rabbia e puntando su Seraph, pronta in posizione di difesa.
Se fino a pochi istanti prima avevano creduto fosse una forza inarrestabile la sua potenza fu niente a quella che dimostrò contro la ragazza, non appena si lanciò su di lei sferzando l’aria attorno.
Seraph fece del suo meglio per evitare ogni attacco, deviandolo con la lama, ma il suo polso cominciava a cedere a causa della forza del nemico e spesso la sua alabarda andava a segno aprendo degli squarci alle gambe ed alle braccia.
-Dannazione…-
A malapena poteva badare ai suoi amici alle spalle del nemico che tentavano di aiutarla, e che ora sembravano meno di semplici mosche per la donna.
Ailea venne sbalzata via da una calcio al petto e Khal naturalmente abbandonò lo scontro per andare a soccorrerla, Yume invece venne afferrata alla gola e schiacciata a terra, intorpidendola per una manciata di secondi.
-Cavolo… gioca sporco…- tossì la ragazza rialzandosi, rincorrendola stringendo con forza la spada tra le mani.
Le cose forse sarebbero state più semplici se non avessero avuto il problema di quel demone che, nascosto tra le travi del soffitto, continuava ad urlare destabilizzandoli ed intontendoli con le sue urla.
-Come facciamo a buttarlo giù?-
Cirno assieme ad Annabelle, Milton e Jack stavano cercando un modo per farlo tacere, a causa della frombola del demone però anche solo avvicinarsi risultava molto difficile.
Annabelle tentava di usare le frecce del proprio arco per abbatterlo, ma molte venivano deviate e non raggiungevano nemmeno la trave sottostante.
-Se riuscissimo a distrarlo forse potrei colpirlo.-
Milton assieme agli altri si guardò attorno cercando una soluzione, notando le corde da arrampicata appese al soffitto.
-Jack, credi di riuscire a salire?-
-Posso provare.-
Sicuramente il fatto di non provare dolore l’avrebbe aiutato ad arrivare in cima, nulla però toglieva la possibilità che il demone tagliasse la corda a metà strada.
Magari sarebbe stato fortunato e l’avrebbe usato come un tiro al bersaglio.
Cercando di non pensarci il ragazzo corse verso la corda, ed allo stesso tempo anche Milton scattò in un'altra direzione.
-Dove vai?- urlò Cirno confusa, ma non ricevette alcuna risposta.
Jack nel frattempo si era già lanciato alla base della corda, ed aveva cominciato una rapida arrampicata verso la cima.
Come aveva sperato il demone, pur continuando ad urlare, cominciò a bersagliarlo con una raffica di colpi, mirati soprattutto alle dita.
-Tutto qui quello che sai fare?!- lo provocò Jack, riuscendo a concentrare tutta la sua attenzione su di sé.
In questo breve lasso di tempo Milton era riuscita ad uscire dall’edificio senza farsi notare dagli altri demoni impegnati a combattere, ricordando di una volta in cui Ailea era salita sul tetto tramite alcuni dei tubi esterni all’edificio, che le avevano permesso di arrivare alle travi dove il demone si trovava.
Non era molto pratica nell’arrampicata, e preferiva non pensare a cosa sarebbe successo se fosse caduta, ma facendosi forza avanzò salendo un metro per volta, sentendo i graffi alle gambe riaprirsi ad ogni movimento eccessivo.
Era ormai arrivata a metà quando sentì la presa della mano destra cedere, facendola scivolare e rischiare di cadere.
Le ci volle tutta la sua forza per riuscire a riaggrapparsi al tubo che stava usando e fermarsi. Sentì altri graffi aprirsi sulle mani, ed un inquietante cigolio dal metallo che certo non aveva apprezzato quel brusco strattone.
-Coraggio… ci sono quasi!-
Arrivata finalmente in cima non volle aspettare nemmeno un secondo per riprendere fiato, dalla finestra vedeva Jack appeso alla corda ed il demone che lentamente si avvicinava continuando a bersagliarlo con la frombola.
Fortunatamente qualcuno aveva lasciato la finestra aperta perciò non fu costretta a romperla, ma l’altezza a cui si trovava le fece leggermente girare la testa, ora che era costretta a guardare verso il basso.
-Respira, è come danzare.-
Era una ballerina, aveva l’equilibrio per rimanere in piedi, non sarebbe caduta.
Continuò a ripetersi queste parole mentre lentamente si avvicinava ai due, sperando di non essere notata.
La forza delle urla era ancora più forte, e tapparsi le orecchie con le mani non era sufficiente a ridurre il dolore.
Cominciava a sentire la testa girarle, come se fosse sul punto di svenire.
Prima che fosse troppo tardi saltò contro il demone afferrandolo per la caviglia, finendo oltre la trave sperando con il suo peso di farlo cadere, ma questo rimase immobile, smettendo finalmente per qualche istante di urlare guardando la ragazza.
Una delle frecce di Annabelle lo colpì al viso, solo che non era una freccia normale, aveva infatti sulla punta una delle sfere di Cirno, che frantumandosi al contatto creò una mini-esplosione di ghiaccio che destabilizzò il nemico, cosa che unita al peso di Milton li fece cadere nel vuoto.
-No!-
Jack tentò di afferrarla ma la ragazza era ormai troppo lontana. Lei ed il demone caddero a terra, e stavolta fu l’urlo di lei a riempire la sala.
Il braccio era piegato in una posizione innaturale, ed il dolore e la fatica bastarono a farle perdere i sensi.
In tutto questo il nemico sembrava essere solo leggermente stordito, non ebbe però il tempo di riprendersi che un’altra freccia speciale lo colpì.
-Allontanati da lei!-
Mentre Annabelle continuava a scoccare frecce su frecce Cirno prese in braccio Milton cercando di portarla via, ed anche Jack saltando giù dalla corda si precipitò verso di loro.
I feriti continuavano ad aumentare, e questo sembrava rallegrare molto il demone cane che al momento stava “giocando” con Vladimir, Johanna, Nadeshiko e Ryujin.
Questi ultimi facevano del loro meglio per allontanarlo da Vladimir, che sembrava il suo bersaglio principale, mantenere però le tecniche insegnate da Jack era quasi impossibile.
Solo Annabelle al momento aveva un’arma a distanza ed era impegnata con un altro nemico.
Ryujin aveva le sue scimitarre, Johanna un coltello prestato da Ailea e Nadeshiko i suoi artigli.
-Crepa dannato cane-orso!- gridava Nadeshiko graffiandogli il dorso, riuscendo quantomeno ad irritarlo.
Rispetto agli altri era decisamente meno intelligente, ma anche più furioso.
-Nadeshiko fai attenzione!-
Ryujin si stava concentrando soprattutto sulle zampe posteriori, distraendo l’animale che spesso lo rincorreva come se stesse puntando alla coda.
-Non dirmi cosa devo fare!-
Ormai Nadeshiko era esaltata dalla lotta, stava sulla groppa del mostro come se fosse stato un toro meccanico. Le mancava solo un cappello da cowboy e sarebbe stata perfetta, peccato che non aveva nemmeno una sella alla quale aggrapparsi.
Appena il mostro cominciò a scalciare più del previsto la ragazza perse l’equilibrio cadendo a terra, diventando una preda facile per il demone che spalancò le fauci tentando di mangiarla.
Ryujin e Johanna agirono rapidamente, l’uno prendendo in braccio Nadeshiko per allontanarla, l’altra pugnalando l’animale esattamente dov’era inciso il marchio, conficcandogli il coltello nella carne.
La bestia ululò dal dolore muovendosi cercando inutilmente di togliere la lama, dando il tempo ai ragazzi di riprendersi.
-Vai così Johanna!- gridò Nadeshiko entusiasta mentre la sua povera amica tremava dal terrore.
Non amava ferire gli altri, men che meno gli animali, e quel che peggio ora era disarmata, ancora però non era lei il bersaglio principale.
Con il sangue che gli colava fino agli occhi il demone guardò Vladimir, caricandolo ringhiando furioso.
In tutto questo il ragazzo si chiese se qualcuno gli avesse messo di nascosto nelle mutande dei croccantini per cani.
-Ma siamo seri?!-
-Vladimir! Il mio zaino! Prendilo!-
All’urlo di Nadeshiko il ragazzo strisciò verso lo zaino, aprendolo sperando ci fosse un bazooka o una bomba atomica, invece trovò solo una gemma rosata di almeno dieci kili.
-Nade! Ma mi prendi per il culo?!-
La sfuriata doveva aspettare, il cane l’aveva ormai raggiunto e piegando la testa era pronto a travolgerlo.
Vladimir reagì d’istinto alzando la gemma contro l’animale cercando di difendersi.
Avvertì il peso dell’animale su di sé, almeno qualche altra costola rompersi, poi all’improvviso svanì, e temette di essere morto.
Bastò un solo respiro ed il conseguente dolore che causò a fargli capire di essere vivo, ed alzando lo sguardo vide il demone che era rotolato qualche metro più in là rispetto a lui, con il coltello piantato in profondità nella testa ed il segno della gemma che l’aveva spinto fino al cervello.
Quest’ultima in qualche modo era ancora integra.
-AH! L’avevo detto io che sapevo cosa facevo quando l’ho comprata!- urlò entusiasta Nadeshiko abbracciando Johanna. Vladimir e Ryujin erano completamente senza parole.
Erano riusciti ad uccidere un demone!
Dopo tutto quello che avevano passato era una notizia fenomenale, e qualcosa che diede vigore anche agli altri.
-Caspita, allora si può fare…- sorrise da lontano Astral, tornando a prendere la mira contro quello con cui stavano combattendo.
Era più forte di lui, o lottava con le pistole o non era a suo agio.
Sua sorella, Grace e Zell stavano combattendo corpo a corpo con il demone dalle lunghe trecce, e lui era in attesa del momento migliore per colpire.
Aveva capito ormai i proiettili non bastavano a perforare la pelle, perciò contava sul fatto uno di loro sarebbe riuscito ad aprire una ferita che lui avrebbe sfruttato.
Per il momento era già tanto però riuscire a tenere a bada gli aculei, ed evitare il falcione.
A quest’ultimo stava pensando soprattutto Zell, che tentava di disarmare il nemico con delle stoccate che gli aveva insegnato Ailea.
Con il manico del tirapugni riusciva a mantenere una buona presa, e nel frattempo Lacie e Grace potevano gestire gli aculei, sperando di tagliarne qualcuno.
-Forza! Non dobbiamo lasciarlo avvicinare nya!-
Lacie stava combattendo con tutte le sue forze per bloccare l’avanzata del demone contro Alexander ed Hope.
I due ragazzi con molta fatica erano riusciti ad alzarsi, raggiungendo Rahu e Sammy, ma non potevano andare avanti così, soprattutto Hope la cui ferita si era riaperta.
-Lascia che ti aiuti.- disse Alexander offrendosi di prenderla in braccio.
-No, si riaprirebbe anche la tua così…-
-Posso andare a recuperare delle medicine.- disse Rahu tenendo d’occhio i quattro demoni rimasti.
Era incredibile che fossero riusciti ad ucciderne uno, e soprattutto che suo fratello avesse contribuito.
Non sapeva cosa pensare del fatto era in grado di togliere la vita a qualcuno, uomo o animale che fosse, ma in una situazione tanto drastica era inutile dare colpe simili.
-Rimaniamo tutti vicini.- rispose Hope sedendosi a terra. -Dobbiamo fidarci dei nostri amici…-
Anche Grace assieme a Lacie stava lottando per difenderli, ed anche se non era molto avvezza all’uso dei coltelli i suoi allenamenti di combattimenti nella palestra davano comunque i propri frutti.
Più volte era riuscita a schivare e ad afferrare una delle trecce, tirandole per fare sbilanciare il nemico, che contrattaccava quasi subito pungendola alle mani con gli altri aculei.
Lacie ogni volta tentava di graffiare la base di questi per tagliarli, e con il passare dei minuti alcuni si stavano effettivamente danneggiando, così come le sue unghie purtroppo.
-Lacie, ce la fai ad andare avanti?- le chiese Grace, preoccupata notando che stava cominciando a sanguinare.
-Non preoccuparti nya, pensa a tirare!-
Nessuno di loro voleva arrendersi, nemmeno Lighneers ed Ayame, per quanto la loro situazione rispetto a quella degli altri sembrasse disperata.
La gamba di lui era malridotta, e lei per proteggerlo rischiava costantemente di abbassare la guardia.
Di questa loro debolezza il demone sembrava divertito, e si burlava di loro usando meno forza di quanta avesse in realtà, menando dei colpi con la morning-star facilmente schivabili.
-Pezzo di merda… fai sul serio!-
Lighneers era furioso, alzò il pugnale contro l’altro tentando di trafiggerlo, ma a questo bastò un semplice schiaffo per farlo cadere a terra.
-Lighneers!-
Come prevedibile Ayame distolse lo sguardo dalla lotta per correre in suo soccorso, ed il demone l’attaccò alla schiena con la testa della propria arma squarciandole la camicia.
Dei profondi tagli si aprirono sulla pelle, cominciando a sanguinare.
-Ayame!-
Prima che la ragazza toccasse terra Lighneers l’afferrò al volo, stringendola tra le braccia ed attutendo la caduta.
-L-Lighneers…-
La motosega di lei era distante, entrambi ora erano feriti e quel mostro non stava nemmeno facendo sul serio.
Tutti i loro compagni erano già impegnati a combattere contro qualcun altro, difficilmente sarebbero potuti arrivare per aiutarli.
-Beh, sarai felice almeno. Morirai tra le mie braccia. –
Con una mano Lighneers strinse la spalla della ragazza, sentendo una forte sensazione d’amaro in bocca alle sue stesse parole, lei invece sorrise, con una lacrima che scendeva lungo la guancia.
-Sì… sono felice.-
 
 
 
 
 
 
 
 
Daimonas-Wyen:
 
Dopo quello che il padre gli aveva detto Daimonas non era più nemmeno riuscito a pensare.
Dubbi e timori si erano formati nella sua mente, schiacciandolo e strappandogli ogni certezza che aveva.
Non poteva essere vero, ma che bisogno aveva il padre di mentire?
I suoi amici non avrebbero mai fatto così, allora perché gli avevano detto il contrario?
Ci tenevano a lui, eppure non erano voluti venire lì.
Era talmente immerso in quei dubbi da non accorgersi dell’arrivo di Wyen, almeno fino a quando questa non lo chiamò.
-Daimonas… ho bisogno di parlarti.-
Sembrava molto turbata, e la cosa preoccupò il ragazzo, che alzandosi la fece accomodare.
-Dimmi pure.-
Wyen rimase in piedi accanto al camino, tenendo le mani giunte.
L’ombra dell’indecisione continuava ad assalirla, era veramente disposta a dubitare del padre?
Eppure, dopo quello che aveva sentito, la risposta cominciava ad essere sempre più chiara.
-Io… dopo che te ne sei andato… ho fatto una passeggiata per il castello, e mi sono fermata quando ho sentito delle voci…-
Era ormai ad un punto di non ritorno, ma parlare era sempre più difficile.
Era veramente la cosa giusta da fare?
-Delle voci?- la esortò Daimonas.
-Sì… di… nostro padre, che diceva…-
Nuovamente silenzio, le mani si strinsero con forza sull’orlo del vestito.
Daimonas le si avvicinò, sciogliendole dal tessuto cercando di rassicurarla.
-Wyen, sono qui, puoi dirmi tutto.-
Nei suoi occhi c’era infinità bontà e sincerità, erano gli occhi di qualcuno che non le avrebbe mai mentito, e che ci teneva non ci fosse qualcosa ad angustiarla.
Anche lei voleva che lui fosse felice.
-… parlava di fare uccidere degli esseri umani, e del fatto che qualcuno doveva credere l’avessero abbandonato.-
Se il peso dalle spalle di Wyen parve alleggerirsi le spalle di Daimonas invece si fecero pesanti, soprattutto dopo la conferma della sorella.
-Tempo quel qualcuno sia tu.-
La mente del ragazzo si congelò, ogni emozione provata svanì dal suo corpo per qualche secondo, poi la rabbia lo travolse.
Perché?
Che senso aveva tutto questo? Perché aveva dovuto portarlo via, dirgli che desiderava aiutarlo e mentirgli sui suoi amici?
Quali erano le sue reali intenzioni?
-Wyen… sei sicura di quello che mi stai dicendo?-
Una parte di lui desiderava così tanto che si stesse sbagliando. Voleva credere di avere trovato una parte della sua famiglia, di essere desiderato ed accettato, amato perfino, ma il dolore del tradimento aveva già infettato quelle speranze, rendendolo cinico.
Se nemmeno sua madre l’aveva voluto cosa poteva rendere diverso suo padre, che era addirittura un demone?
-Mi dispiace Daimonas…-
Era la verità, ed entrambi ormai ne erano consapevoli.
Voltandosi Daimonas si mise le mani tra i capelli, irritato ora da quanto fossero corti.
Aveva abbandonato i suoi amici solo per metterli in pericolo.
-Devo tornare indietro.-
Non poteva perdere altro tempo, se i demoni che aveva combattuto fino ad ora stavano dando la caccia agli altri allora erano in serio pericolo.
-Lascia che ti accompagni.-
Il ragazzo si fermò, guardandola per qualche istante.
Lei non aveva motivo di seguirlo, era sempre vissuta lì e probabilmente aveva la sua vita, voleva forse controllarlo?
-Sei sicura di volere venire? Io non ho niente qui, tu si.-
Wyen abbassò lo sguardo, cercando le parole. -Sì, questa sarà anche sempre stata la mia casa, ma non conosco nient’altro. Mi hai raccontato un mondo più grande del mio, e vorrei vederlo… anche se significa affrontare qualcosa che mi spaventa. Inoltre, anche tu fai parte della mia famiglia, non voglio lasciarti solo.-
Le parole della sorella ammorbidirono il ragazzo, anche se il dubbio rimaneva, tuttavia qualcosa gli diceva che poteva fidarsi. -D’accordo, andremo insieme. Sei in grado di combattere però?-
-Circa, ho un arco.- aprendo le mani Wyen rivelò gli stessi portali che Daimonas era in grado di creare dentro i quali immagazzinava degli oggetti, estraendo un sottile arco di legno in ebano.
Voltandosi creò con una mano una freccia di pura energia, scoccandola al volto di uno dei quadri appesi nella camera, centrando in pieno il naso. -So fare questo.-
Daimonas annuì soddisfatto. -Bene, penso basterà. Ora dobbiamo andare via da qui, possiamo usare la finestra e scappare senza che nessuno se ne accorga.-
Avrebbe voluto raggiungere Alastor per chiedere spiegazioni, o per vendicarsi, ma non aveva abbastanza tempo per farlo.
Il suo sembrava un buon piano, semplice e discreto, una voce alle loro spalle però intervenne scartando l’idea.
-Non credo saranno necessarie azioni tanto drastiche.-
   
 
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