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Autore: MelethielMinastauriel    29/06/2022    1 recensioni
Groucho è particolarmente fastidioso e l'indagatore dell'incubo, troppo impegnato a lavorare ad un nuovo caso, non ne vuole sapere di sopportarlo un minuto di più.
In qualità di suo capo, è dovere di Dylan trovare un modo per mettere a tacere il suo assistente.
[Dylan/Groucho]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dylan Dog, Groucho
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Ehi, capo, la sapevi quella dell’autista che domanda ad un passante quale fosse la via più veloce per l’ospedale e l’altro gli risponde “Alla prima curva, sempre dritto!”?

- No, ed avrei preferito non saperla.

- Va bene. Ti ho mai raccontato del pappagallo obeso che avevo da bambino? Quando morì fu come togliersi un peso dalle spalle!

- Groucho, per favore… Speravo che continuando ad ignorarti, mi avresti lasciato in pace ma temo che ciò non accadrà, vero?

- Non credo, ma nel frattempo potrei raccontarti di come la mia ex moglie mi rinfacciasse di non trattarla più come quando eravamo fidanzati, e di come allora l’ho invitata prima al cinema, poi a cena e poi l’abbia riaccompagnata a casa dei suoi.

- Giuda ballerino, non ti ci mettere anche tu! Sono ore che continuo a rileggere questa roba e non riesco a cavarne un ragno dal buco!

- E lo credo bene, capo, sono solo fogli quelli che hai tra le mani, e per di più, sparsi dappertutto. Spero solo non tocchi a me ripulire questo macello. – disse l’assistente, facendo un tiro dal suo sigaro. Le braci si ravvivarono e la punta si colorò di rosso intenso, poi ne espirò il fumo che si dissipò nell’aria dello studio.

 Anche Dylan aveva provato più volte in passato a concedersi lo stesso vizio, guidato più che altro da un genuino senso di curiosità, e ogni volta ne aveva rigettato i fumi come il più tossico dei miasmi. Forse, in maniera inconscia, il suo corpo sapeva bene che dentro di sé ci sarebbe stato spazio per una sola ed unica dipendenza, un giogo che in passato lo aveva attanagliato così forte, da cui il tabagismo non lo avrebbe mai potuto liberare.

Sebbene, dunque, non fosse un fumatore, Dylan non sembrava mai aver avuto da ridire sull’abitudine del suo amico di fumare dentro, a finestre chiuse. Anzi, col passare del tempo, aveva cominciato ad associare l’odore dolciastro dei sigari a quello di casa, una sorta di effetto pavloviano che lo riconduceva in maniera immeditata all’unico porto sicuro della sua vita, quello sito a Craven Road 7.

- Che razza di battuta sarebbe poi? Tu non ce l’hai mai avuta una moglie. – commentò il moro, continuandogli a dare le spalle, troppo concentrato sugli appunti, verbali e note che oramai riempivano la scrivania. Si stropicciò gli occhi, le parole sembravano mergere assieme, rimescolarsi e poi essere vomitate sui fogli, complice anche la stanchezza accumulatasi durante le scorse notti passate sul caso affibbiatogli.

- Ne sei sicuro? – rispose l’altro, intento a formare cerchi ed altre forme strane col fumo nell’aria.

- Già. Nessuna donna potrebbe sopportare le tue battute per più di due minuti.

Il botta e risposta venne intermezzato dal delicato suono del foglio che Dylan girò dopo essersi inumidito l’indice con la lingua.

- Ma tu le sopporti da anni!

- Infatti non siamo sposati. - sentenziò l’investigatore.

- Non ancora. – sottolineò l’altro sorridendo sornione, ma Dylan non poté accorgersene poiché ancora ricurvo sulla scrivania. Molto probabilmente non gli diede neppure ascolto perché la conversazione morì lì.

- Sbaglio o è ancora quel fascicolo che ti diede Bloch? – domandò poi Groucho dopo un attimo di silenzio, - Sono giorni che ci lavori su e, dato che non si vede l’ombra di un cliente, spero almeno che ti paghi per la consulenza. Non vorrei ricominciassimo a fare visita al vecchio banco dei pegni…

- Ecco, appunto, se non vuoi che riaccada, lasciami concentrare e fammi lavorare! Perché non vai di là a farmi un tè? – sbottò Dylan.

Sapeva benissimo che per la natura stessa del suo lavoro spesso e (non) volentieri si ritrovavano ad essere in bolletta, ma detestava ogni volta che qualcuno, e tra tutti il suo assistente, lo rimarcava con tono di rimprovero.

- Oh? Il tè? Vuoi forse dire quello nella tazza che mi avevi chiesto di preparare e di appoggiare sulla scrivania ore fa? – Groucho fece un cenno con la testa per indicarlo anche se Dylan non era rivolto verso di lui, il sigaro ancora acceso tra le dita ed un filo di fumo che ne fuoriusciva, contorcendosi su sé stesso poco prima di dissiparsi nell’aria.

Dylan alzò lo sguardo. In effetti, la tazza, ora fredda, era nel punto esatto dove l’aveva lasciata due ore prima con la promessa di berla quando avrebbe fatto una pausa. Sospirò e bofonchiò qualcosa tra i denti. Detestava dare ragione a quel pazzoide anche nelle piccole cose.

- Allora non so, trovati qualcosa da fare che giustifichi lo stipendio che ti verso ogni mese, ma fa silenzio!

Si leccò da capo l’indice e girò un’altra pagina, tenendosi la testa con la mano sinistra.

- Certo, il mio non-stipendio che non mi versi ogni mese… credo proprio che andrò a non-lavorare ora per non-guadagnarmelo!

Il moro si voltò di scatto con la sedia girevole, il volto contratto in un ringhio infastidito e penetrando con i suoi occhi ghiaccio quelli dell’altro.

- Giuda, si può sapere cos’è che hai oggi? Sei più polemico del solito!

Groucho era seduto sulla grande sedia verde, quella che di solito era riservata gli ospiti, in maniera scomposta e sciatta: adagiato contro lo schienale ed entrambe le braccia sui braccioli, teneva le gambe accavallate su di un poggiapiedi. Vestiva della sua solita camicia bianca, le cui maniche erano state alzate fino al gomito, e cravatta rossa. Aveva smesso di indossare la giacca nera e lunga già da tempo, aveva iniziato a fare troppo caldo per quella, così per gli stivali ed i pantaloni, optando dunque per un paio più stretto ed in cotone e delle scarpe modello francesine. A completare il tutto, dei calzettoni lunghi e bianchi che spuntavano da sotto la piega dei pantaloni.

Dylan avrebbe potuto prendere spunto dal suo assistente e tentare di dare una rinnovata al suo guardaroba almeno con l’approcciarsi della nuova stagione, peccato che non fosse un tipo avvezzo a questo genere di cose e poco incline ai cambiamenti.

- Nah, ti sto solo prendendo in giro, capo. – disse facendo una smorfia e prendendo un’altra boccata dal suo sigaro.

Con la concentrazione ormai interrotta, l’indagatore, sospirando, ne approfittò per alzarsi dalla sedia e sgranchirsi un po’. Aveva perso il senso del tempo e non sapeva quantificare da quanto fosse rinchiuso nello studio da solo con i propri pensieri. Diede una rapida occhiata fuori la finestra ma il cielo plumbeo e cinereo caratteristico di Londra rendeva difficile determinare di preciso che ore del giorno o del pomeriggio fossero. Probabilmente, se avesse aperto i battenti, avrebbe potuto respirarne a pieni polmoni anche l’aria di pioggia imminente ma preferì non rovinare la quiete di quel suo microcosmo col chiasso del traffico in strada. Anche perché, come al solito, ci aveva già pensato il suo assistente a rovinarne l’equilibrio.

- Hai intenzione di andare avanti ancora per molto? - domandò Dylan annoiato, voltandosi verso di lui. Se Groucho avesse continuato a distrarlo, avrebbe finito per passare l’ennesima notte in bianco sul caso e Bloch lo avrebbe tempestato di telefonate, esortandolo a fare in fretta. – Ti prego, dimmi che c’è un modo per metterti a tacere che non sia andare di là e prendere la pistola dal tiretto.

- Potrei aver dimenticato di ricaricarla, capo. Ed anche di comprare nuovi proiettili.

Dylan si passò una mano sul volto.

- Va bene, mi farò bastare il calcio della pistola, allora.

Nonostante la minaccia neppure tropo velata, l’indagatore restò fermo al suo posto. Entrambi sapevano che si trattava solo di uno stupido tira e molla fine a sé stesso, un gioco di punzecchiamenti a cui il più giovane era ben abituato dopo tanti anni di convivenza e a cui ancora non aveva imparato a sottrarsi, pur sapendo che, a conti fatti, Groucho ne sarebbe stato decretato il vincitore assoluto. Sempre se prima non gli avesse lanciato contro il clarinetto, il galeone o qualsiasi altra cosa gli fosse capitata sotto mano in quel momento.

Contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato dal carattere irascibile di Dylan, questo si limitò a guardare l’altro, con le mani sui fianchi, come fosse in attesa di una risposta sensata, per quanto sensate potessero mai essere le risposte date dal suo assistente.

Questo inarcò un sopracciglio, poi fece spallucce.

- Di solito le persone che siedono su questa poltrona vengono ammutolite ancor prima di parlare troppo, sebbene sia quello che viene chiesto loro di fare. – osservò Groucho prima di portare alla bocca il sigaro e prenderne un’altra boccata.

Dylan lo guardò, cercando di capire a cosa si stesse riferendo. Il riccioluto notò la sue perplessità e ridacchiando si indicò la bocca con la mano libera.

- Sai, quella cosa che fai a tutte le clienti… prima che ti diano un sonoro schiaffo e si alzino per andare via mentre io ti maledico per aver perso l’ennesima occasione di lavorare e guadagnare qualcosa… - continuò, facendo vaghi gesti con le mani e roteando gli occhi, con un modo così teatrale da non lasciare dubbi all’altro che si stesse prendendo gioco di lui.

- Un bacio? E’ questo quello che stai dicendo? – chiese il più giovane, con aria interrogativa. Sebbene gli anni passati assieme fossero parecchi, Groucho riusciva ancora a sorprenderlo con qualche nuova assurdità e nonsenso. Certo, tra i due c’era sempre stato un affiatamento particolare e Groucho era quello più incline ad esprimere il proprio affetto anche con velate o giocose allusioni tuttavia… questo era ben diverso.

- Dico soltanto che, adesso, sono seduto qui e sembra che tu voglia anche che taccia. Peccato solo non sia una delle tue clienti. Temo dovrai trovare un altro modo. – e fece in modo di ribadire per bene il concetto accavallando le gambe in senso contrario.

Nella mente di Dylan balenarono mille e più idee su come sbarazzarsi in maniera efficace del suo assistente: minacciare di licenziarlo? Inefficace, ci aveva provato già tante volte in passato senza risultati. Dimezzargli lo stipendio? Come se già non ne percepisse uno misero ogni tre o quattro mesi, ad esser generosi. Cacciarlo di casa? Sì, ma prima avrebbe dovuto trovare un modo di schiodarlo da quella poltrona. Prenderlo di forza e buttarlo fuori dallo studio? Fattibile, data l’esile corporatura, il suo peso non aveva mai rappresentato un impedimento per Dylan, che più volte si era ritrovato a portarlo in braccio in passato, anche in situazioni di pericolo. Oppure stare al gioco… ma perché avrebbe dovuto? In un certo senso, darla vinta al suo assistente non era da lui, non prima di un lungo, quanto inutile battibecco tipico di una coppia sposata da anni. Eppure, perché l’idea lo intrigava così tanto? Groucho aveva lanciato una provocazione e lui ne aveva accolto la sfida, da inguaribile orgoglioso quale era.

E Dylan giurò che lo avrebbe battuto al suo stesso gioco.

Sorrise tra sé compiaciuto e si fece avanti. Groucho lo osservò perplesso.

- Tutto qui? - gli chiese, camminando verso di lui, - Era davvero questo il modo per zittirti fin dall’inizio? Con un semplice bacio? - poi ridacchiò dall’assurdità della cosa.
L’assistente lo vide avvicinarsi con fare minaccioso e, temendo per la propria incolumità, fece per alzarsi. Ma l’altro fu più rapido e si chinò su di lui, le mani su entrambi i braccioli e, di fatto, intrappolandolo sul posto.

In uno spasmo dovuto alla sorpresa, Groucho allentò la presa ed il sigaro cadde a terra, sparpagliando la cenere tutto attorno, ma nessuno dei due sembrò notarlo.

- C-capo… - balbettò appena, poiché Dylan avvicinò il viso al suo e giurò di poter sentire il suo fiato contro le proprie guance, gli occhi ghiaccio fissi nei suoi scuri mentre gli occhiali scivolarono di poco lungo il naso. Non che fosse la prima volta che i due si trovassero faccia a faccia, i corpi appiccicati e i visi a pochi centimetri l’un dall’altro, tuttavia le circostanze in cui accadde ogni volta furono tra le più disparate: spesso in fuga da qualche entità maligna o nel tentativo di nascondersi da qualcuno che avesse intenzione di ucciderli nella maniera più cruenta possibile. Nulla di insolito nella vita di un indagatore dell’incubo e del suo assistente.

Insomma, occasioni del tutto diverse da quella in cui si ritrovavano in quell’attimo.

Nonostante l’imbarazzo, Groucho cercò di abbozzare un sorrisetto, - In tutti questi anni ho scherzato più volte chiedendotene uno per poi tirarti sempre indietro perché, a tua detta, i miei baffi rappresentavano un problema insormontabile... - poi sgranò gli occhi per l’improvvisa realizzazione: - Non vorrai mica tapparmi la bocca con del nastro adesivo, spero… Lascia che te lo dica, oltre ad essere parecchio demodé, rischierebbe di lasciarmi senza baffi quando andrei a toglierlo. E’ questo quello che vuoi, Dylan? Per potermi baciare meglio? Ma che Groucho sarei senza i miei caratteristici baffi?! Sarei come un cielo senza stelle! Come…

Il resto della frase gli si strozzò in gola quando in cui il suo capo lo afferrò con fare brusco dalla cravatta, tirandolo a sé.

Va bene, Dylan aveva ceduto alla provocazione, finendo dritto nella trappola ordita dal suo assistente. Avrebbe potuto dargliela vinta, allontanarsi e ritornare alla sua scrivania, finirla là ma c’era qualcosa dentro di lui che lo esortava ad andare avanti, una piccola scintilla, una scarica di adrenalina nel sentire, vedere con i suoi occhi l’altro in silenzio e mansueto per averlo appena strattonato, e per un attimo fu come se il suo lato ferale avesse preso il sopravvento quanto bastava per dargli un’ultima, piccola spinta prima del baratro.

- Già, peccato non ce l’abbia sotto mano, mi sarebbe stato molto utile in questo caso. - sussurrò appena Dylan continuando a tirarlo, - Sembra debba optare per qualcos’altro di ugualmente efficace.

Le loro labbra si toccarono in modo brusco, come se Dylan non avesse fatto caso a quanto forte avesse strattonato Groucho a sé, di conseguenza, anche i loro denti cozzarono l’un l’altro. Dylan pensò subito a quanto fosse diversa la sensazione che provava rispetto alle innumerevoli donne che aveva baciato in passato. Le loro labbra erano state quasi sempre più soffici, più carnose e le bocche più piccole da conquistare ed il dolce profumo spesso riempiva le sue narici, inebriandolo. Quelle di Groucho invece erano più dure ed opponevano resistenza. I baffi, il suo respiro, la pelle del viso tutta erano ancora impregnati del fumo, un odore familiare, l’odore del suo assistente e di quella casa.

Il bacio durò appena qualche secondo, fino a quando qualcosa non solleticò Dylan, che si ritrasse rapido coprendosi la bocca col dorso della mano. Senza più la presenza del suo capo che lo sovrastava, Groucho poté tornare a respirare e a razionalizzare quanto fosse appena successo.

- I tuoi baffi… fanno solletico. - disse piano Dylan soffocando una risatina e guardando altrove. Lentamente la consapevolezza di ciò che aveva fatto cominciò ad insinuarsi, spazzando via le ultime briciole rimanenti di impulsività che lo aveva dominato fino ad un attimo prima.

All’attimo di lucidità seguì il senso di colpa. Questa volta si era davvero spinto oltre. Groucho si sarebbe risentito per il gesto e ne avrebbe avuto tutte le ragioni. Dylan di certo non era nuovo ai punzecchiamenti del suo assistente, a cui era solito rispondere con burberità o indifferenza eppure stavolta qualcos’altro lo aveva spinto ad agire così. Avrebbe dovuto chiedergli subito scusa per il bacio e per essere stato inopportuno.

Delle scuse… questa sì che era qualcosa che Dylan era poco propenso a fare soprattutto col suo amico, anche se in torto marcio. Tuttavia Groucho da parte sua non glielo aveva mai rinfacciato, sopportandolo anche nei momenti peggiori con bonaria imperturbabilità.

Già, passi per il trattarlo male, minacciarlo di licenziarlo o decurtargli lo stipendio… ma forzarlo in un bacio? Glielo avrebbe mai perdonato?

Dylan era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse neppure che nel frattempo il suo assistente si fosse alzato ed avvicinato a lui con passo deciso.

Decise di affrontarlo e con coraggio si voltò verso di lui ma l’indagatore non ebbe tempo di capire cosa stesse accadendo perché si vide afferrare con fermezza dal bavero della sua caratteristica camicia rossa e tirare giù verso quelle stesse labbra che aveva assaggiato appena un minuto prima.

Stavolta, però, fu diverso: le loro bocche si unirono di nuovo, impetuose ed irruenti e Dylan poté sentire Groucho più coinvolto in quella danza di cui era lui a scandire il tempo ed i passi. Dylan si era ritrovato ad emulare i movimenti dell’altro, sebbene fosse lui, tra i due, quello più esperto in materia. Così quando il suo assistente premeva le labbra contro le sue, Dylan ricambiava il gesto e quando l’altro si ritraeva per prendere un pizzico di fiato, lui faceva altrettanto. Il più alto tenne gli occhi chiusi tutto il tempo, perso in quell’attimo che sembrava durare ore, la mente sgombra dai pensieri mentre Groucho tentava di tenersi in equilibrio sulle punte dei piedi per raggiungerlo.

Nel momento in cui Dylan ritraendosi, dischiuse appena le labbra, il riccioluto ne approfittò per fare breccia dentro di lui. Dylan strabuzzò gli occhi dallo stupore per la risolutezza con cui Groucho lo stesse dominando, per questo lato del carattere da cui, a quanto pareva, il suo assistente l’aveva tenuto all’oscuro. Fu solo quando sentì la lingua dell’altro farsi strada dentro di sé, calda ed anguillesca, che si rese conto delle vampate che il suo corpo stava emanando. Si sentiva febbricitante, le gote e le orecchie della stessa tonalità cremisi del suo vestiario. Probabilmente, se anche Groucho avesse aperto gli occhi, non avrebbe potuto non notarlo, marcando quell’immagine a fuoco come un’istantanea, un ricordo da conservare per i giorni a venire come proprio cimelio o come arma per future frecciatine da scoccare all’occorrenza.

Tuttavia Groucho non sembrava intento a dischiudere le palpebre tanto presto e quindi anche il più giovane le chiuse, tornando a concentrarsi su loro due.

Le lingue si toccarono, poi si persero per poi rincontrarsi, attorcigliandosi e poi separandosi in turbinio scandito solo dai brevi respiri affannati, mentre cercavano di recuperare quanta più aria possibile senza interrompere il bacio. Dylan poté adesso gustare appieno Groucho, il sapore del tabacco esplodergli nella bocca assieme al mischiarsi delle loro salive.

Quando i polmoni di entrambi furono sull’orlo di scoppiare, si separarono, visibilmente affaticati.

Dylan si asciugò le labbra umide col dorso della mano. Ci mise qualche secondo per tornare in sé, prendere coraggio e chiedere scusa al suo amico. Di sicuro aveva un terribile aspetto, tra occhi lucidi, capelli scompigliati e camicia sgualcita.

Anche il suo assistente era nelle medesime condizioni, con gli occhiali di sbieco e la cravatta allentata.

- Già, fai bene a scusarti, capo. - gli disse con aria compiaciuta, rimettendosi in ordine, - Se baci tutte le tue ragazze in quel modo ignobile, non mi sorprende che ti scarichino dopo appena qualche settimana!

Dylan si risentì di quel commento. Baciare la propria ragazza ed il suo migliore amico non era proprio la stessa cosa per lui ed aveva avuto modo di scoprirlo solo quel giorno.

Groucho percepì di aver fatto breccia nel suo orgoglio, dopotutto il suo capo odiava essere messo in discussione quando si trattava di donne e relazioni, ed evitò di infastidirlo con ulteriori commenti a proposito.

- Spero di averti mostrato come si mette a tacere qualcuno, se è seduto lì. – ed indicò la poltrona per gli ospiti, - Chissà che non debba insegnarti io come un capo debba prendersi cura del proprio assistente.

Dylan non proferì parola e Groucho percepì quel silenzio come un rimprovero.

- Va bene, ho capito, mi tieni il muso. Torna pure al tuo caso, capo.

Groucho tornò indietro per raccogliere il sigaro, ormai spento, da terra e sparse le ceneri cadute sul pavimento con la punta della scarpa. Non che avesse mai badato più di tanto alla pulizia di quel posto e neppure il suo capo.

- Vado in cucina a preparare un tè. – concluse, uscendo dallo studio avendo cura di socchiudere la porta dietro di sé.

L’indagatore restò così solo con i propri pensieri nel silenzio dello studio, una pace a cui anelava da tempo ma che, ora che l’aveva finalmente ottenuta, gli lasciava una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Si guardò attorno e gli occhi ricaddero sulla scrivania gremita di cartelline, foto, fogli. Avrebbe dovuto completare il lavoro entro quella notte o Bloch avrebbe avuto di sicuro da redarguire. Dopotutto, l’ispettore lo aveva aiutato decine e decine di volte in passato, talvolta anche mettendo a rischio il proprio lavoro e la pensione, quindi ricambiare il favore di tanto in tanto sarebbe stato il minimo che Dylan avesse potuto fare per lui.

Si risedette alla scrivania, cercando di riprendere da dove si era interrotto, ma non importava quanto cercasse di concentrarsi, la sua attenzione era ormai altrove.

Ripensò ancora una volta alle ultime parole del suo amico, poi sentì il fischio della teiera.

Si alzò dalla sedia, aprì la porta ed uscì, diretto in cucina.

Bloch avrebbe potuto aspettare ancora un po’.









Note d'Autrice:
Tizi*no Scl*vi, perdoname for mi vida loca.

Più cercano di rendere Dylan etero nel fumetto originale, più la mia smania di shipparlo col suo assistente cresce. Non riuscirete a fermarmi. O forse sì?
(Bon*lli, non denunciarmi, pls).

Solo una stupida idea che avevo in mente e che ho deciso di mettere su carta in soli 2 giorni. Nessuno scrive un cazzo su questo fumetto, quindi ho dovuto provvedere da sola. Sapete, creare il contenuto che desidero davvero.

Mi dispiace se stavate cercando una storia più in linea col fumetto originale, ma io shippo Dylan/Groucho con la potenza di mille soli, sto solo aspettando che si sposino una seconda volta nel nuovo universo.

Grazie a rav per avermi betato sta roba. Daje.

Traduzione inglese su https://archiveofourown.org/works/39947919

Venite a salutarmi (o minacciarmi) sul mio twt (NSFW 18+): @MelethielM

   
 
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