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Autore: Mark_JSmith    30/06/2022    0 recensioni
Siamo in Italia, dopo gli avvenimenti trattati in Città del Fuoco Celeste.
Tra i personaggi ritroviamo nomi conosciuti (Herondale, Blackthorn, Lightwood..) e altri invece nuovi, che hanno lo scopo di rendere il tutto più distante dalla serie originale.
Italia.
Il paese della corruzione e dell'infedeltà.
Ne sono la prova proprio i due giovani Parabatai dell'istituto, nei quali scorre sangue "sporcato" dalle molteplici infedeltà all'interno del loro albero genialogico.
Italia.
Il paese del menefreghismo, nessuno infatti è stato coinvolto durante la guerra fra Nephilim ed Ottenebrati, nessuno è stato chiamato ad andare a combattere. Va bene che la concentrazione di Shadowhunters in Italia è la più bassa in tutto il mondo, ma sono stati completamente ignorati.
Non che la cosa abbia dato troppo fastidio a Mark Herondale e Fredrick Blackthor, i due giovani parabatai, che hanno potuto continuare a vivere la loro vita idilliaca basata su feste, ragazze (di ogni categoria), film, alcool e.. DEMONI.
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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"Mi stanno scortando ti aspetto al portale Sud"
Da quando la runa sul legame col parabatai era svanita Mark non aveva avuto il tempo di rifarla, ne tanto meno il modo, pensò osservando le sue mani incatenate l'una all'altra.
Era ancora confuso riguardo quello che era successo qualche ora prima, ed era certo che un giorno quello che era accaduto con Goldseed sarebbe stato un problema.
Ma ora aveva problemi ben più grandi.
Fred, il suo parabatai stava arrivando, e non sarebbe stato felice.
Avvertì i suoi occhi mutare dal rosso al viola.
"Ovvio che sono imbarazzato" pensò cercando con lo sguardo la sua spada. Nel corso di questi mes non c'era stato nemmeno un giorno in cui si era separato dall'arma per così tanto tempo.
Guardò in cagnesco l'uomo che teneva la katana attaccata al fianco e i suoi occhi tornarono di un leggero color cremisi.
-Mark?- una voce alle sue spalle interruppe lo scorrere dei suoi pensieri
-Magnus?- chiese sorpreso -Cosa ci fai qui?-
-Torno a Brooklyn- rispose -Il mio lavoro qui è finito da tempo e quel piccolo "Extra" in tibunale contalo come un regalo verso la tua famiglia-
-Non ho chiesto il tuo aiuto- rispose il Nephilim con freddezza
-Tu no, ma altri si, e come te ho un debole per gli occhi azzurri e i capelli dorati-
"Lexia" 
Mark impallidì.
-A presto amico mio- concluse lo stregone entrando nel portale lasciandosi uno sfarfallio di magia azzurra alle spalle -Non vedo l'ora di scoprire..-
Poi sparì prima che potesse concludere.
Mark inspirò, cercando di metabolizzare quanto sentito, era stata Lexia a chiedere aiuto a Magnus per lui? Come faceva Magnus a sapere? Ma soprattutto perchè aveva messo Kat in mezzo a questa faccenda?
-Muoviti non stiamo facendo una gita! Maledetto bastardo- ordinò una guardia spingendo Mark con forza verso il portale
Sentì nuovamente il dolce sapore della rabbia scivolare assieme al sangue nelle sue vene.
-Quanto ci tieni a poter camminare?- chiese Mark
-Mi stai forse minacciando!?- sbraitò la guardia, aveva già la mano chiusa in un pugno ed era pronto a colpire il ragazzo sulla nuca. Dovevano solo portarlo al portale, non avevano specificato le condizioni in cui sarebbe divuto essere. 
Ma proprio un istante prima che il pugno colpisse il bersaglio il giovane scartò a destra, e con un ginocchio colpì la guardia sotto il mento, facendola cadere a terra nel dolore.
-Voglio richiedertelo..- la figura del ragazzo si ergeva sul corpo dolorante dell'assalitore -Quanto ci tieni a poter camminare?-
La sola presenza di Mark rendeva inermi tutte le altre guardie, era come se contemporaneamente fissasse tutti i presenti, con quei suoi maledetti occhi rossi.
-Mark!- era Fred che stava arrivando di corsa al luogo del loro incontro
-Non pensavo saresti realmente- le sue parole vennero bruscamente interrotte da un pugno che colpì il giovane in manette sul labbro, facendolo indietreggiare di qualche passo.
Nella colluttazione probabilmente si era rotto un labbro e il sapore di rame del sangue comincio a farsi sentire nella bocca di Mark.
Il ragazzo alzò gli occhi posandoli sul parabatai, ancora col fiatone per la corsa e con la mano stretta in un pugno. Alcune delle sue nocche erano leggermente sporche di sangue, lo stesso sangue che lentamente correva lungo il mento di Mark.
Nessuna delle guardie di scorta si mosse a protezione del loro "protetto", andando invece a soccorrere il loro compagno a terra.
-Sei un cretino- disse Fred recuperando la calma che era solito contraddistinguerlo
"Mi dispiace.." pensò Mark
I loro sguardi si incrociarono, e Fred avanzò verso il Parabatai, senza fare ostile stavolta.
Alzò le braccia e lo abbracciò fraternamente.
-Non farlo mai più- sussurrò
-Non soffrire da solo-
I due si sciolsero dall'abbraccio, una guardia mormorò qualcosa, vistosamente confuso da tutto quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi.
-Ora..- comicniò Mark deglutendo un'abbondante dose di sangue -Dovrei andare-
-Già- rispose Fred -Noi partiremo appena Lexia si sarà rimessa-
"Che le è successo!?" la voce di Mark nella testa di Fred era un misto di spavento e rabbia, e si poteva chiaramente notare una vena sul collo che aveva cominciato a pulsare con più intensità
-Nulla, stai calmo, si sta solo riposando- 
Era ritornata, finalmente, quella presenza in una parte della sua mente, quella voce che gli dava sicurezza, era finalmente tornato suo fratello.
-A domani Mark-
"A domani Fred" gli rispose senza aprir bocca.
Fredrick si voltò cominciando a dirigersi verso la residenza di Lexia, un lieve sorriso si formò sulle sue labbra e dovette trattenersi per evitare che le lacrime cominciassero a scendere.

Una delle guardie si avvicinò a Mark -Ti faremo arrivere nei pressi dell'istituto, ma non dentro, le barriere ci impediscono di portarti oltre- disse
-Ora ti toglieremo le manette, e, come da accordi ti restituiremo le armi con le quali sei arrivato qui- aggiunse riferendosi a Iocsuc
-Ti invitiamo solamente a non commettere azioni a noi ostili, o dovremo intervenire con la forza-
A quelle parole Mark sorrise, le sue iridi mutarono dal rosso all'oro, l'idea di stendere nuovamente un piccolo gruppo di guardie era eccitante
-Siamo intesi?- chiese nel mentre che toglieva con fare poco gentile le manette dai polsi del ragazzo, lacerandogli leggermente le carni e macchiandosi del suo sangue
-Intesi- rispose Mark massaggiandosi il polso ferito -Ma ti consiglio di cambiare partner se ogni volta che le sfili le manette finisce così- nel mentre che queste parole uscivano dalla sua bocca si mosse agilmente per prendere la sua spada
-Signori miei..- urlò avvicinandosi al portale -ricorderete questo giorno come il giorno in cui avete quasi..-
-FINISCILA!- strepitò una delle guardie, colpendo Mark al petto con un calcio, forzandolo in questa maniera ad atraversare il portale.
-..capitan Mark Herondale- concluse cadendo di schiena nella neve fresca.
Il portale si era immediatamente chiuso nel momento stesso in cui lo aveva attraversato e ora il Nephilim giaceva a terra immobile, con una mano serrata sull'elsa della sua spada.
Il cielo era di quel grigio amichevole tipico delle nevicate e qualche fiocco qua e là cominciava a posarsi deicatamente sulla neve già presente a terra.
Mark inspirò profondamente con i polmoni, nel mentre una mano tastò la tasca dei pantaloni, trovando una sigaretta accartocciata.
La portò alla bocca e la accese, inspirando avidamente e lasciando che il fumo poi uscisse dalle sue narici, unendosi al grigio del cielo.
"Sono tornato infine"

L'Istituto si ergeva imponente coprendo la luce del sole pallido, la neve lo colorava di un bianco che non faceva altro che esaltare la sua figura pulita.
Mark cominciò a salire lentamente i gradini che lo portavano all'ingresso, la mano si strinse con forza al fodero della sua fedele arma, l'unica sua compagna.
Inspirò l'aria fredda ed umida. Non era spaventato da cosa potesse aspettarlo dietro le porte dell'Istituto, ma sicuramente non sarebbero state cose buone e piacevoli; da quanto sapeva ad  Ispra erano rimasti solo Noah, Sergio, Daniela ed Enrico, il fidanzato ufficiale di Lexia.
Giusto alcune ore prima i due erano da soli in maneggio.
Lui addirittura le aveva fatto un regalo, forse un dono di fidanzamento..
Probabilmente nei mesi in cui lui era stato via avevano legato, come volevano le loro famiglie, forse la sua Lexia non era più sua.
Nella sua testa rivide il momento in cui una pioggia incessante cadeva attorno a loro, poteva ancora sentire la morbidezza delle labbra di lei sulle sue, avvertiva ancora le sue dita esplorare il suo corpo, bruciando come dei tagli ancora non rimarginati.
Chissà se anche con Enrico..
Mark scosse violentemente la testa colpendosi la tempia con la spada, le sue iridi rosse manifestavano l'astio che provava al solo pensiero di quella scena.
Una goccia cremisi cadde sulla neve candida del gradino.
"Ah vero" ripensò Mark "Ho un labbro rotto"
Estrasse come abitudine lo stilo dal suo cappotto, pronto a praticarsi una runa guaritrice, ma prima che questo toccasse la sua pelle lo ripose nella stessa tasca dalla quale l'aveva preso.
Meritava quella ferita.
Continuò a salire le scale combattendo con tutti quei pensieri che lo invogliavano a fuggire nuovamente.
Mancavano3 gradini.
Forse non era mancato a nessuno..
2 gradini
Da quanto aveva visto, in effetti, sembravano tutti ugualmente felici..
1 gradino
Davvero forse non mi merito tutto questo..
Mise la mano sulla manigllia del portono
Anche Lexia sorrideva in maneggio..
Spinse con forza la porta, la quale si aprì cigolando 
"MAAAAAAAAAAAAARK"
Gli occhi del ragazzo non si erano ancora completamente abituati alla penobra dell'ingresso, quando una figura dall'mbra urlò il suo nome lancindosigli contro e abbracciandolo con una forza decisamente superiore a quanta ne avrebbe potuta avere una ragazza Mondana.
"Noah.." sussurrò Mark passandole la mano libera sulla schiena 
La ragazza lo guardò negli occhi un istante, con le lacrime che le solcavano il viso, prima di immergersi nuovamente nell'abbraccio "Dove sei stato idiota? Mi sei mancato"
Una fitta colpì il cuore del ragazzo, in questi  ultimi mesi gli era mancata la senazione di "Casa" 
"Anche tu" le rispose 
Rimasero così per qualche secondo, con Noah che tratteneva con forza (e con scarso successo) i singhiozzi del pianto, e Mark che, decisamente imbarazzato, la consolava amorevolmente.
Quando vieni cresciuto per tutta una vita con il solo scopo di essere un cacciatore, uno Shadowhunter, è facile perdere la concezione del fatto che, in fondo, siamo tutti esseri umani. 
Mark chinò il capo e con gentilezza si sciolse dall'abbraccio di Noah "Sai dirmo dove sono Sergio e Daniela, devo parlare con loro"
"Sì" rispose lei asciugandosi gli occhi con il dorso della felpa "Sono nell'uffcio di sopra, stavano sistemando alcune pratiche"
"Perfetto grazie" rispose Mark avviandosi a passi svelti
"Mark" urlò Noah quando Mark era ad alcuni metri di distanza da lei "Non andartene più, va bene?" 
"Tranquilla, resto" rispose Mark sorridendo e voltandosi subito dopo continuò a camminare.
Era veramente troppo difficile mentire a qualcuno in lacrime.

La prossima porta che avrebbe aperto era un'altra dura missione.
Sentiva chiaramente le voci di Daniela e Sergio, ma sarebbe stato inutile rimandare, con decisione aprì anche quella porta.
"Buon!" prima di poter concludere la frase afferrò con due dita un pugnale a pochi centimetri dal suo occhio destro "Giorno" concluse abbassando l'oggetto e posandolo su un tavolino da te lì vicino.
"Sono contenta che questa tua vacanza non abbia arrugginito i tuoi riflessi" rispose Daniela mettendosi a sedere accanto al marito
"Non penserai mica che sia rimasto con le mani in mano per tutto questo tempo?" chiese Mark
Nel mentre che si scambiavano questi convenievoli il suo cuore si alleggerì decisamente, era bello vedere che per loro non era praticamente sucesso nulla.
"Siamo già stati informati di quanto successo alla.. riunione, se così possiamo chiamarla" disse Sergio "Ovviamente abbiamo dovuto dare il nostro benestare, anche perchè è gia stato dimostrato sufficientemente che l'Istituto può andare avanti anche senza di te" continuò "Tuttavia, non è una situazione che voglio ripetere" 
Sergio si alzò dalla sedia e si avvicinò con fare imponente.
Nonostante Mark fosse il più alto fra i due, la sola presenza dell'uomo davanti a lui lo faceva sentire piccolo.
Sergio poggiò una mano sulla spalla di Mark "E' un piacere riaverti a casa"
Casa.
Mark abbozzò un sorriso "Grazie, è un piacere ritornare"
"Ma!" continuò Sergio "Sono cambiate alcune cose in tua assenza"
"In che senso?" chiese il ragazzo
"Le diminuzioni di demoni si sono ridotte in maniera preoccupante e siamo quasi del tutto certi che qualcuno stia preparando una particolare festa in occasione del Capodanno Mondano"
"E non mi hanno invitato" continuò Mark sarcastico
"Abbiamo una pista" continuò Daniela "Siamo convinti che si terrà una festa, in una delle ville del sindaco sul lago, saranno presenti solo Mondani"
"Pensiamo che voglia usarli come sacrificio" tagliò corto Sergio
"Quel pazzo vuole evocare un demone superiore!?" chiese Mark stupito
"Questa è un'ipotesi, la peggiore" Sergio si buttò su una poltrona davanti al caminetto "Abbiamo già organizzato un gruppo che possa entrare alla festa, in modo da poter controllare che tutto si svolga nel più normale dei modi, ma visto il tuo rientro inaspettato siamo sicuri che tu riesca a trovare una maniera"
"Fred partecipa?"
"Sì" gli risposero in coro "Fred, Cassie, Lex.." 
Nella stanza calò il silenzio, rotto solo dal costante scoppiettio del fuoco 
"ed Enrico" concluse Daniela "E' l'unico che il Sindaco ancora non ha mai visto in faccia, potrebbe rivelarsi fondamentale per la situazione"
"Capito" rispose Mark "Serve qualcuno che faccia da balia a questa Suicide Squad quindi"
"Mark" Sergiò lo guardò dritto negli occhi "Vorrei prendessi la situazione seriamente, qualcuno potrebbe farsi male, e non parlo solo dei Mondani"
"Fidati Sergio" Mark si voltò congedandosi "Prendo ogni situazione seriamente" chiuse la porta con decisione alle sue spalle.
"Soprattutto quando c'è in gioco la sua sicurezza.." pensò Mark incamminandosi verso camera sua a passi svelti.

Il rientro all'Istituto era stato più facile del previsto, se ignoriamo il labbro tagliato dal parabatai, ma tecnicamente eravamo ancora ad Idris, quindi non conta.
Mark si era rapidamente cambiato, indossando solo una t-shirt nera che lasciava scoperte gli amabracci pieni zeppe di rune, alcune sbiadite, altre nere come la notte.
In una mano teneva salda nel fodero iocsuc, e a passi svelti si stava dirigendo verso la palestra dell'Istituto. Era parecchio che non si allenava decentemente, le piccole incursioni demoniache che aveva affrontato non erano state per lui una difficoltà tale da poter esprimere al meglio le sue potenzialità.
Aprì la porta della stanza trovandosi davanti ad un familiare spettacolo, le armi erano appese ordinate lungo le pareti, e nessuno sembrava aver portato disordine nel suo regno.
Il suo sguardo cadde a terra su un graffio inciso nel parquet, il segno del suo primo (e grazie al cielo unico) incontro col Principe Enrico.
Ma oggi non aveva nulla di cui preoccuparsi, a quanto pare il novellino era più interessato ai cavalli piuttosto che al suo addestramento come guerriero.
Mark estrasse la lama di iocsuc dal fodero, il sottile filo di adamas reagì il suo tocco, colorandosi leggermente di una sfumatura dorata, proprio come i suoi occhi in quel momento.
Menò un fendete in aria, ascoltando il familare sibilo dell'arma che tagliava l'aria.
Era incredibile come quella spada fra tutte lo completasse.
Il ragazzo piroettò su sè stesso decapitando uno dei fantocci da allenamento.
Era stato per anni a cercare e studiare ogni arma presente nell'istituto, ma questa, comparsa quasi dal nulla, sembrava fatta apposta per lui.
Scattò indietro come ad evitare un attacco e con rapidità tagliò il braccio dello stesso manichino.
Il peso della lama, il bilanciamento, il filo, persino l'elsa! Tutto si adattava perfettamente al suo corpo, colpire con quella spada era come muovere una parte attiva del suo corpo.
inspirò e con uno scatto eseguì un ultimo e finale colpo, tagliando di netto il manichino dalla spalla al fianco.
Era un piacere combattere con questa fedele compagna al fianco.
Sorrise guardando il manichino perdere sabbia sul pavimento della palestra, se fosse stata Icore Demoniaca sarebbe veramente una rottura da pulire, pensò Mark ingaggiando già il prossimo bersaglio.

"Siamo pronti!? Guardate che non aspettano noi!" urlò Cassie dalla porta della villa di Lexia, l'aria fredda di Idris faceva capolino nella stanza portando con se' un aroma di aghi di pino
"FREEEEEDRICK! MUOVITI!" strepitò nuovamente la ragazza, colpendo la porta col palmo della mano.
"Giuro che lo ammazzo.." sussurrò a denti stretti
Lexia e Gin, entrambe già pronte all'ingresso, risero assieme 
"Sei sicura che non sia già uscito per andare al portale?" le chiese Lexia
"Sono sicura che non sia andato al portale, ma non sono sicura che non sia uscito"
"Non possiamo controllare nella sua stanza?" le chiese Gin, ma Cassie non le rispose, fulminandola con lo sguardo.
Ovvio che aveva controllato, la sua stanza era la loro stanza.
"Amore?" la voce squillante di Fredrick fece infine il suo debutto in quella movimentata mattina, facendo trasalire momentaneamente Cassie 
Fred era al posto del cocchiere e con mano ferma teneva saldamente le redini dei due cavalli che guidavano la carrozza "Non pensavate di farvela a piedi con questo freddo?"
"N.. no" rispose Cassie arrossendo, era da parecchio tempo che stava con Fredrick, ma ancora si stupiva delle attenzioni che riusciva ad avere non solo nei suoi confronti, ma anche riguardo tutti gli altri.
"Milady" il ragazzo le porse la mano, le altre due giovani stavano già comodamente sedute all'interno della carrozza, la porta ancora aperta per far salire Cassie.
La ragazza sorrise, afferrò la sua mano e con decisione chiuse la porta "Lo sai benissimo" gli rubò un bacio affettuoso e rapido "Io sto davanti" concluse arrampicandosi agilmente al posto del cocchiere. Era leggermente stretto per poter far stare comodamente due persone, ma lo spazio per i due non è mai stato un problema.
Dopo poco anche Fred arrivò al posto di guida, e dopo aver spronato i cavalli li portò sul sentiero diretto al portale.
Diretto all'istituto.
Diretto a casa.
Cass appoggiò la testa sulla spalla del compagno "Senti.." iniziò titubante lei, era un argomento che non sapeva come trattare "..sei riuscito a vedere Mark prima che partisse?"
Fred alzò leggermente la mano destra, sulla nocche erano presenti dei segni violastri e un piccolo taglio all'altezza del medio "Penso di avergli rotto il labbro, o un dente addirittura" rispose.
Cass trasalì "Avete litigato!?" gli chiese spaventata, non era mai capitato in tutti quegli anni che loro due litigassero, erano fisicamente fatti per andare d'accordo "No"rispose Fred ridendo "Abbiamo fatto pace"
Cassie tornò ad appoggiarsi sulla spalla del ragazzo, Fred era stato malissimo i giorni in cui Mark aveva rotto il loro Legame, erano capitate volte in cui Fred si svegliava la notte di soprassalto, con la runa del legame del Parabatai che sanguinava, senza però sapere cosa stesse succedendo all'amico, se fosse in pericolo o meno.
Ogni volta che accadeva Fred era a pezzi, e Cassie si sentiva inutile.
Provava un dolore nel non poter far nulla per la persona che amava, stringeva i pugni così forte che le unghie le penetravano nei palmi delle mani lasciandole piccole ferite che Fred doveva poi curare.
Fredrick, curava sempre tutti, Mark si faceva curare solo da lui, ma quando aveva bisogno lui chi poteva curarlo?
In quesi giorni bui Cassie aveva raccolto il più possibile ogni coccio del ragazzo quando questo accadeva, rimettendolo insieme, pezzo per pezzo, lentamente, come un puzzle.
E spesso quelle serate finivano così, con i due per terra a piangere sottovoce, nel buio della loro stanza, circondati da frammenti invisibili del loro essere, che si mescolavano ogni volta che si rompevano.
Era proprio in alcune di quelle sere che lei si era trovata a sperare che Mark fosse..
Una piccola buca fece oscillare la carrozza
"Amore tutto ok?" le chiese Fred
"Si, perchè?" gli domandò a sua volta
"Stai piangendo.."
Cassie non si era accorta che il solo ripensare a quelle notti aveva permesso ad alcune lacrime di solcare il suo volto "Ah non è nulla" rispose asciugandosele con la manica della giacca "Sai il freddo e il vento negli occhi mi danno sempre un po' di fastidio" aggiunse sorridendo e stringendosi al braccio dell'amato, come per controllare che fosse ancora lì con lei tutto intero. La sua certezza, la sua roccia. Non si sarebbe mai più dovuta rompere.
Il resto del viaggio proseguì con calma e apprezzando i suoni naturali della natura, nonostante l'inverno ormai inoltrato era ancora possibile sentire il conguettio di quale uccellino fra le fronde innevate.
"Siamo arrivati" disse finalmente Fred scendendo rapidamente ad aprire la porta della carrozza alle ragazze 
"Finalmente" esclamò Gin stiracchiandosi soddisfatta "Cominciavo a non sentirmi più le chiappe!" aggiunse fra le risate di Lexia
"Gin" la rimporverò Cassie "Sii più educata" aggiunse sorridendo sinceramente
"Bene!" Fred intervenne "I nostri fratelli Nephilim ricondurranno la carrozza al maneggio, così non dovranno farsela a piedi, mentre noi attraverseremo il portale e torneremo a casa"
Cassie dovette trattenersi dal non colpire una delle guardie. Non le era per niente piaciuto lo sguardo di disgusto che avevano lanciato a Fred quando li aveva definiti fratelli.
Inspirò cercando di calmarsi, lui valeva cento volte loro e a breve avrebbero lasciato quel posto di bigotti.
"Gin, Lexia" Fred indicò il portale "Dopo di voi"
Le due ragazze si presero per mano, varcando assieme la porta lucente diretta a casa, sparendo nell'istante stesso in cui toccavano il bagliore.
Fred prese per mano Cassie e comicniò a sua volta ad incamminarsi, ma questa gli fece resistenza.
"Posso chiederti una cosa?" gli chiese
"Certamente" le rispose
"Una volta a casa.." deglutì, era veramente difficile per lei chiedere una cosa del genere al suo ragazzo, le sembrava.. di usarlo quasi 
"..puoi dirmi dov'è Mark?"

Una goccia di sudore gli scivolava lentamente dalla tempia, si sentiva leggermente in affanno, ma poteva andare avnti ancora per ore, ed il tutto senza uso di rune, solo con la sua unica forza.
Mark si lanciò contro un altro manichino, la sabbia che ormai ricopriva il pavimento per la sua interezza gli fece perdere l'equilibrio, e per questo motivo il fendente non mozzò il manichino da allenamento, squarciandone solo la sacca posta all'altezza del petto.
"Merda" esclamò il ragazzo
Una porta si chiuse rumorosamente alle sue spalle e si udì chiaramente il vecchio chiavistello girare, serrando completamente la stanza.
Mark si voltò di scatto, la lama posizionata orizzaontalmente di fronte a lui, e i muscoli pronti a scattare come una molla, pronto ad attaccare.
Ma ad attaccare chi? L'Istituto era un territorio sicuro, non era possibile che nessuno dei loro nemici potesse far loror visita in quelle mura.
A meno che il nemico non fosse un Nephilim.
Qualcuno venuto magari per un secondo round. Enrico.
Mark sorrise e i suoi occhi tramutarono, un incrocio fra oro e cremisi colorava ora le sue iridi, il filo di adamas della katana reagì nella stessa maniera.
"Se pensavi di riuscire a cogliermi in fallo ti sbagliavi principino" esordì Mark 
Ma dall'ombra dell'ingresso non si presentò Enrico.
"Cassie?" Mark abbassò l'arma, la ragazza continuò ad avanzare verso di lui, senza dire nessuna parola.
"Siete tornati oggi, pensavo vi fermaste un po' di più"
La vista speciale di Mark gli permetteva di percepire in anticipo i colpi che da lì a qualche secondo lo avrebbero colpito infliggendogli delle ferite, era come se potesse percepire la sete di sangue del nemico. Avendo vissuto per una vita con questa abilità il suo corpo si era allenato nel reagire istantaneamente a questi pericoli, facendogli schivare i colpi senza subire alcun danno.
Quell'esperienza in quel momento gli tornò utile, perchè senza rendersi nemmeno conto aveva piegato la schiena all'indietro, schivando uno schiaffo in piena faccia di Cassie
"SMETTILA" urlò rabbiosa lei
"Di fare cosa?" rispose Mark
"SMETTILA DI FARE COSI'!" estrasse dal fodero che aveva sulla schiena un pugnale e cominciò ad attaccare Mark, il quale schivava con facilità ( e sorpresa) i colpi dell'amica
"VOGLIO COLPIRTI" Cassie continuava a provare a colpire il ragazzo, ma senza successo. Esasperato infine Mark bloccò il suo polso, pronto a prenderle l'arma, ma agilmente la ragazza si abbassò colpendolo alla caviglia facendogli perdere l'equlibrio, e allontanandolo definitivamente con un calcio in petto.
I due erano ora a diversi metri di distanza, si rialzarono entrambi velocemente, pronti a combattere di nuovo.
Cassie guardò la sua arma, ma del pugnale teneva solo il manico, la lama era tenuta nella mano di Mark, un rivolo di sangue scendeva lungo tutto il suo avambraccio cadendo a gocce sul pavimento coperto di sabbia.
"Che ne dici se ne parlassimo invece?" chiese Mark, facendo cadere la lama a terra con un piccolo tonfo ammortizzato dalla sabbia
"Parlarne!?" rispose Cassie "Non sapevo ne fossi in grado"
Mark trasalì stupito
"Hai sempre fatto così te no? Agitato la spada a cazzo ferendo ogni persona che provava a venirti incontro"
"Ho soltanto tramortito Enrico, mica.."
"ORA STAI ZITTO" Cassie urlò nuovamente e Mark si ammutolì, non l'aveva mai vista in quelle condizioni
"Tu ferisci in modi che nemmeno sai, te ne sei andato da qui. Ci hai lasciato soli e ci hai lasciato solo UNA CAZZO DI LETTERA!"
"Tu non sai la sofferenza che hai causato a tutti noi! A Fred, a me. Alla tua cazzo di famiglia!"
"Non sai quante notti Fred si è svegliato chiedendosi come stessi! Se fossi vivo! Tenendosi quella maledetta runa che avete sul cuore nel mentre che sanguinava"
Mark osservò il suo petto, dalla maglietta ormai logora si poteva ancora intravedere la lieve sfumautra rossastra della runa di blocco che si era inciso nei giorni precedenti.
"Ci sono state notti.." Cassie continuò "..notti in cui ho davvero sperato tu fossi morto davvero"
Quelle parole colpirono Mark come un macigno, sollevò lo sguardo dalla sua runa del parabatai al volto dell'amica, gli occhi erano lucidi e le lacrime avevano già cominciato a fare la loro comparsa
"Mi sono odiata per quei pensieri" Cassie ormai stava singhiozzando "HO ODIATO OGNI PARTE DI ME CHE HA SOLAMENTE FORMULATO QUELLA FRASE" le sue gambe tremavano vistosamente
"Non hai idea di come ci si senta ad essere abbandonati, e lasciati indietro. In quei giorni non stavi soffrendo solo tu" le sue gambe non reggevano più il peso del suo corpo, stanco, sia fisicamente che emotivamente, e cadde.
Mark fu più rapido della forza di gravità e riuscì a prenderla fra le sue braccia prima che colpisse terra.
Cassie sorrideva fra le lacrime "Io e Fred, soffriamo con te. Siamo più di una squadra, siamo una famiglia. Non devi preoccuparti di essere innamorato"
Mark trasalì a quelle parole "Te l'ha detto lui?"
Cassie scosse la testa "Non ne ha avuto bisogno, i tuoi occhi non mentono, ma non parlo del colore. Vedevo come la osservavi, come sei corso da lei quando aveva bisogno, e poi ho visto l'abisso in cui sei caduto quando hai scoperto la verità."
Cassie sciolse l'abbraccio e si rialzò in piedi
"Non c'è abisso dal quale tu non possa uscire però.."
"Da questo non posso" Mark la interruppe, era ancora inginocchiato a terra, fra la sabbia dei manichini
"Non posso trascinarla con me, non merita di finire nel buio dove vivo. Non posso doverle chiedere di sceglierie, io non mi sceglierei, guardami"
Mark le mostrò le mani, erano ricoperte da piccole cicatrici e calli, senza contare il profondo taglio fattosi con la lama del coltello di Cassie.
"Questo sono io, un buco nero di sangue e sudore. Io uccido, per vivere. Non so fare altro. Non voglio spegnere la sua luce, non riuscirei a perdonarmelo."
"Non posso rubarle la vita per darle solo tutto questo" con le mani indicò i vari manichini fatti a pezzi per la stanza.
"Mark, siamo Shadowhunter, questa è la nostra vita" Cassie fece girare la chiave nella toppa facendo scattare il meccanismo e aprendola
"Noi combattiamo per difendere chiunque, senza ricevere ringraziamenti, ma se non combattiamo per difendere chi amiamo, allora tutto questo non ha senso" Cassie si chiuse rumorosamente la porta alle spalle, lasciando Mark da solo nella stanza in penombra.

"Hai sentito?" chiese un attimo dopo essere uscita dalla stanza
Lexie stava ranicchiata contro lo stipite della porta, le ginocchia al petto e le mani sugli occhi per coprire le lacrime che le correvano lungo le guance
"Tutto.." le rispose
Cassie si iginocchiò poggiandole una mano sulla testa, aveva ancora gli occhi arrossati  e le guance umide "Non stava scappando da te" dette queste parole Cass si alzò, lasciando la ragazza da sola e avviandosi verso la sua camera.
"Sei un'idiota.." sussurrò Lexia "..tu sei già il mio tutto"
   
 
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