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Autore: Andrea Micky    30/06/2022    1 recensioni
Basata sull'ingenua serie animata del 1981, ecco una storia del celebre tessiragnatele.
SPIDER-MAN and relative characters are copyright of MARVEL COMICS GROUP
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, J. Jonah Jameson, Peter Parker, Robbie Robertson, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trappola al villaggio turistico
by Andrea Micky

In una bella mattina estate, Peter Parker venne convocato nell’ufficio del suo capo J. Jonah Jameson.
“Parker, presto io e te partiremo per l’isola tropicale di Twiki, situata nel Pacifico” annunciò l’editore del Daily Bugle.
“A cosa devo tanta generosità?” domandò il giovane fotografo.
“Sarà una vacanza lavorativa: il proprietario di un villaggio turistico del luogo ci ha pagati per fare un servizio sulla sua struttura” spiegò Jameson.
“E lei, che é una persona scrupolosa, vuole accertarsi che quel tipo sia una persona seria” disse Peter.
“Esatto. Senza contare che le spese del nostro soggiorno saranno interamente coperte dall’inserzionista” aggiunse l’editore, sorridendo soddisfatto.

Una volta uscito dall’ufficio di Jameson, Peter s’imbatté nel capocronaca Joe “Robbie” Robertson, la cui aria accigliata presagiva guai.
“Qualcosa non va, Robbie?” gli domandò Peter.
“No, é solo che…cercate di essere prudenti durante il servizio” si raccomandò Robbie.
“Che cosa vuoi dire?” domandò il fotografo.
“Su quell’isola vi si era recato un missionario cattolico di nome Padre Federico, con l’intento di aiutare la popolazione indigena. Ma da qualche tempo, di lui si sono perse le tracce” spiegò Robbie.
“Sono cose che succedono” notò Peter.
“Già, ma il fatto strano é che il villaggio turistico che tu e Jonah visiterete é gestito proprio dagli indigeni che Padre Federico aveva convertito. E loro non hanno saputo dire nulla sulla sua sorte” rispose Robbie.
“Se le cose stanno così, terrò gli occhi aperti” promise Peter, fiutando già il pericolo.

Un paio di giorni dopo, l’aereo su cui Peter e Jameson viaggiavano atterrò sull’isola tropicale di Twiki.
“Che bel posto” disse Jameson, guardandosi intorno.
“Non c’é male” concordò Peter, memore degli avvertimenti di Robbie.
“Benvenuti, signori” li salutò un’avvenente abitante del luogo, vestita con abiti esotici.
“Grazie signorina” rispose l’editore, mentre si accendeva un sigaro.
“Qui c’é la tradizione di applicare sulla fronte dei visitatori questa decorazione” spiegò la ragazza, mostrando un dischetto di piccole dimensioni, identico a quello che aveva lei.
“Faccia pure” disse Jameson, mettendosi in posa.
La ragazza applicò il dischetto sulla fronte dell’editore, ma quando fu il turno di Peter, uno strano ronzio cominciò a risuonargli nella testa.
“Io no, grazie” disse il ragazzo, ritraendosi bruscamente.
“Come vuole” disse la ragazza, sorridendo in maniera strana.
“Il mio senso di ragno ha reagito a quel dischetto. Ciò significa che quell’oggetto é pericoloso” pensò Peter.

In quel momento, sulla scena irruppe un bambino, che fuggiva inseguito da due guardie di sicurezza.
“Fermate quel ragazzino” intimò una delle due guardie.
Istintivamente, Peter fece per intervenire, ma lo sguardo terrorizzato del ragazzino lo bloccò, così che il piccolo fuggiasco riuscì a dileguarsi in mezzo alla vegetazione circostante.
“Ma che succede?” domandò Jameson.
“Oh, quel ragazzino é un piccolo borseggiatore che scippa i turisti. Niente di che” spiegò la ragazza.
“Quel ragazzino indossava abiti civili, ma la sue etnia era chiaramente indigena” notò Peter.
“Era solo un piccolo borseggiatore e niente di più” insisté la ragazza, con tono vagamente minaccioso.
“Giusto. Adesso, andiamo subito al villaggio turistico” incitò Jameson, improvvisamente tutto giovale.
Per nulla persuaso da quella versione fatti, Peter tacque e seguì il suo capo fino ad un piccolo bus, che li avrebbe condotti a destinazione.

Pochi minuti dopo, Peter e Jameson raggiunsero la loro meta, che era delimitata da una solida recinzione, all’interno della quale numerose videocamere monitoravano tutto quello che succedeva.
Una volta identificatisi, i due visitatori vennero condotti al loro alloggio da due facchini, anch’essi col dischetto sulla fronte, ai quali Peter pensò di fare qualche domanda.
“Come mai qui c’é tanta sorveglianza?” volle sapere Peter, guardandosi intorno.
“Perché il nostro capo ci tiene molto alla sicurezza degli ospiti” rispose il facchino con il suo bagaglio.
Fingendo di scattare delle foto per il servizio, Peter esaminò l’ambiente circostante, scorgendo una vecchia villa in lontananza.
“E quella cos’é?” domandò il fotografo.
“Quella é la villa di Sir Thomas Macomber, un nobile che si stabilì qui a metà ottocento e vi trascorse buona parte della sua vita” spiegò il facchino di Jameson.
“Ed ora, il nostro capo la usa come residenza personale” aggiunse il primo facchino.
“Si tratta bene il vostro capo” notò l’editore.
“Il nostro capo ha ristrutturato la villa per poter…” s’interruppe il facchino.
“Per poter cosa?” domandò Peter.
“Niente. Gestisce i suoi affari e basta” rispose il facchino, parlando con voce quasi meccanica.
“E quando potremo incontrare il vostro capo?” domandò Peter, con fare diffidente.
“Non si sa. É sempre molto impegnato” rispose il facchino.
In quel momento, il senso di ragno di Peter ronzò nuovamente e il ragazzo si accorse che una delle telecamere lo stava inquadrando.

Una volta sistematosi nel bungalow assegnato a lui e al suo capo, Peter si mise subito all’opera.
“Mister Jameson, vado a scattare altre foto per il servizio del Daily Bugle” disse il ragazzo, mentre usciva.
“Va bene. Io, intanto, verificherò la qualità del nostro alloggio” rispose l’editore, mentre si sdraiava sul divano.
Così, nelle ore successive, Peter gironzolò per il villaggio turistico, fotografando le tante attività offerte agli ospiti della struttura; ma ogni volta che il ragazzo premeva il pulsante della sua macchina fotografica, veniva inquadrato da una delle tante telecamere di sorveglianza, che faceva puntualmente scattare il suo senso di ragno.
“É ovvio che il capo di questo posto mi sta tenendo d’occhio. E la chiave del mistero si trova sicuramente nella vecchia villa in cui vive. Fortunatamente, conosco chi può far luce sulla faccenda” rifletté Peter, osservando da lontano la vecchia costruzione.
Così, una volta tornato al bungalow, Peter si chiuse nella sua camera e da una delle finestre che davano sul retro, uscì l’Uomo Ragno.

Dopo aver evitato le videocamere di sorveglianza, l’Uomo Ragno scavalcò la recinzione e si avventurò nella foresta circostante.
“Muovermi nel villaggio é troppo pericoloso. Perciò, raggiungerò la villa passando attraverso la foresta” pensò il super eroe.
Ma proprio in quel momento, un rumore di passi e alcune grida concitate attirarono l’attenzione del tessiragnatele.

Guardando nella direzione da cui proveniva il rumore, l’Uomo Ragno vide il ragazzino dell’aeroporto nuovamente inseguito da una coppia di guardie.
“Dobbiamo prendere il ragazzino” dicevano le guardie, parlando con voce meccanica.
“No, no!” diceva il ragazzino, che inciampò, perdendo l’equilibrio.
Ma proprio mentre stava cadendo, il ragazzino venne preso al volo dall’Uomo Ragno, che volteggiò via veloce come il vento, nascondendosi poi in mezzo al fogliame di una grossa palma.
“Ora sei al sicuro, piccolo” disse il super eroe.
“Tu sei uno di quegli uomini coi super poteri di cui ci parlava sempre Padre Filippo?” gli domandò il ragazzino.
“Padre Filippo? Intendi quel missionario che era venuto qui e di cui non si sa più nulla?” domandò il tessiragnatele.
“Proprio lui” confermò il ragazzino.
“Portami da lui. Così, potrà spiegarmi che sta succedendo su quest’isola” disse l’Uomo Ragno.

Seguendo le indicazioni del ragazzino, che si chiamava Aito, l’Uomo Ragno raggiunse una ripida scogliera.
“Ecco. Qui c’é l’ingresso per una caverna sotterranea, di cui pochi conoscono l’esistenza” spiegò Aito.
“Andiamo, allora” lo incitò il super eroe.
“Ma il cunicolo che uso io é troppo stretto per te e tu dovresti essere un abile scalatore per raggiungerne uno in cui passare” obbiettò il ragazzino.
“Di questo non devi preoccuparti” replicò il tessiragnatele.
E dopo essersi caricato Aito sulla schiena, l’Uomo Ragno si servì del suo potere di aderenza alle pareti per scalare la ripida scogliera, raggiungendo presto il cunicolo che la sua piccola guida gli indicò.

Una volta percorso un lungo cunicolo, l’Uomo Ragno si ritrovò in una spelonca sotterranea, dove un prete stava pregando davanti ad un piccolo altare.
“Padre Filippo, sono tornato con un amico” annunciò Aito, indicando il super eroe.
“Tu sei l’Uomo Ragno. Le mie preghiere sono state esaudite” gioì Padre Filippo.
“Sì, padre. Ma adesso potrebbe dirmi cosa é successo qui?” domandò  il tessiragnatele.
“Certamente. Ero venuto su quest’isola per convertire gli indigeni e quando la mia opera era praticamente conclusa, arrivò uno strano uomo” spiegò il religioso.
“Chi era quell’uomo?” domandò l’Uomo Ragno.
“Disse di essere uno scienziato, tanto più che aveva con sé delle strane apparecchiature. Così, lo sistemai nella vecchia villa di Thomas Macomber e fu a quel punto che le cose presero una bruttissima piega” raccontò Padre Filippo.
“Già. Tutti quelli che andavano ad aiutarlo si ribellarono a Padre Filippo e schiavizzarono il resto della tribù” disse Aito.
“Solo io e Aito riuscimmo a fuggire e ci rifugiammo qui dentro. Non potendo abbandonare quelli che ormai erano i miei parrocchiani, pensai di far imbarcare clandestinamente Aito su uno degli aerei che transitavano da queste parti” concluse Padre Filippo.
“E degli strani dischetti che tutti portano sulla fronte, che potete dirmi?” domandò l’Uomo Ragno.
“Non molto. Solo che chi li porta, in certi momenti sembra privo di volontà” rispose il religioso.
“Tutto chiaro. Adesso, voi restate qui, mentre io vado a vedere cosa c’é che non va nella vecchia villa” stabilì l’Uomo Ragno.
“Portati questa. E che il cielo ti aiuti” disse Padre Filippo, porgendo una boccetta di acqua benedetta al super eroe.

Una volta tornato al villaggio turistico, l’Uomo Ragno assisté ad uno strano spettacolo, costituito da tutti gli ospiti della struttura, il cui sguardo era vitreo, che si dirigevano verso la vecchia villa, tenendo un assegno in mano.
“Uhm, questa raccolta fondi é davvero strana” pensò il tessiragnatele, che si accorse troppo tardi di una telecamera che lo inquadrava.
Subito dopo, lo sguardo dei villeggianti diventò minaccioso, mentre tutti loro si volgevano verso il super eroe, ripetendo la cantilena “Distruggere l’intruso. Distruggere l’intruso”.  
“Sono sempre stato impopolare, ma qui si esagera” disse l’Uomo Ragno, mentre sparava le sue ragnatele, grazie alle quali si librò in aria, per poi dirigersi verso la vecchia villa.
Ma gli ospiti della struttura non si arresero e raccogliendo tutto ciò che avevano sottomano, cercarono di lapidare il tessiragnatele, che schivò quasi tutti gli oggetti grazie al suo senso di ragno.
L’unico colpo andato a segno fu un frutto tropicale troppo maturo, tirato, per ironia della sorte, da Jameson.
“Se fosse in sé, il vecchio JJJ apprezzerebbe molto questa situazione” pensò indispettito il super eroe, mentre volteggiava verso la sua meta.

Braccato dalla folla inferocita, il tessiragnatele raggiunse la villa di Macomber, trovando la porta dell’edificio aperta.
Così, dopo essersi lanciato al suo interno, l’Uomo Ragno usò la sua ragnatela per sigillare l’entrata.
“Ecco. Questo dovrebbe tenere i mie zelanti ammiratori lontani per il tempo necessario” disse il super eroe, a lavoro ultimato.
Ma proprio in quel momento, una botola si aprì sotto i piedi dell’Uomo Ragno e solo sfruttando nuovamente la sua capacità di aderire alle pareti, il super eroe evitò una caduta di parecchi metri, da cui non sarebbe uscito illeso.
“A quanto pare, é arrivato il momento di risolvere il mistero di quest’isola” disse il tessiragnatele, mentre si muoveva lungo la parete come l’aracnide suo omonimo.

Dopo una lunga discesa, l’Uomo Ragno si ritrovò in una grande stanza, piena di sofisticati macchinari.
“Questo posto sembra un laboratorio. Ma a chi appartiene?” si chiese il super eroe, mentre si calava fuori dalla botola.
“Bene, Bene. Ma guarda se questo non é il famoso Uomo Ragno” disse una voce alle sue spalle.
Sorpreso, il tessiragnatele si voltò, trovandosi faccia a faccia con un energumeno con indosso un’armatura blu e azzurra, che lasciava scoperto un volto pieno di cicatrici.
“Ma tu sei Basil Sandhurst…il Controllore!” esclamò Spidey, riconoscendo l’inquietante personaggio.
“Sì, sono proprio io. Ero venuto qui per studiare nuovi modi per migliorare il mio esoscheletro e ho avuto la fortuna d’imbattermi in uno stupido missionario e la sua tribù di selvaggi” spiegò il Controllore.
“Questo lo sapevo già. Ma perché questa montatura del villaggio turistico?” volle sapere l’Uomo Ragno.
“Migliorare la mia tecnologia costa molto e dato l’ambiente in cui mi trovavo, ho pensato di costruire un villaggio turistico, i cui ospiti più facoltosi avrebbero finanziato le mie ricerche con i loro soldi” rispose beffardamente il criminale.
“Beh, credo che la tua cattura ti eviterà un bel po’ di recensioni negative da parte della clientela” disse Spidey, mentre immobilizzava il Controllore con la sua fedele ragnatela.
“Sei un povero illuso. Le onde cerebrali dei miei schiavi mi forniscono forza sufficiente per battere una dozzina di uomini come te” replicò il criminale, mentre, contraendo i muscoli, si liberava senza sforzo.
“Avrei fatto meglio a restarmene a New York” sdrammatizzò il tessiragnatele.

Dal suo casco, il Controllore sparò un raggio laser, che l’Uomo Ragno evitò per un soffio.
“Sei veloce, ma questo non ti salverà da me” disse il criminale.
“Dicono tutti così” replicò il super eroe, mentre si guardava intorno, in cerca di qualcosa che potesse aiutarlo a vincere lo scontro.
“Hey! Avevo letto in un articolo del Bugle che i dischi del Controllore inviano energia in un macchinario chiamato Assorbitore -ricordò il tessiragnatele- Perciò, se trovo quel macchinario e lo metto fuori uso…”.
Ma le riflessioni del super eroe vennero interrotte dagli incalzanti attacchi laser del Controllore, che costrinsero l’Uomo Ragno ad indietreggiare.
Ma quella disperata situazione ebbe un risvolto inaspettato, perché, mentre arretrava, il tessiragnatele si accorse che il macchinario che cercava era proprio dietro di lui.
Ma il Controllore, prevedendo le intenzioni del super eroe, si lanciò alla carica e solo un provvidenziale balzo evitò all’Uomo Ragno di venire travolto.
“Devo distruggere quell’apparecchio e credo di sapere come fare” pensò il tessiragnatele, ricordandosi di un certo oggetto che aveva con sé.

Agendo con rapidità, l’Uomo Ragno sparò verso l’Assorbitore un robusto filo di tela, che poi tirò con tutte le sue forze, strappando parte del rivestimento del macchinario.
“Che stai facendo?” domandò il Controllore.
“Distruggo il tuo giocattolino” rispose il tessiragnatele, mentre prendeva qualcosa nel suo costume.
Ma il Controllore, muovendosi ad una velocità impensabile per uno della sua stazza, si avventò sull’Uomo Ragno e lo afferrò saldamente, intrappolandolo così in una stretta mortale.
“Sei finito, Uomo Ragno” disse il Controllore, stringendo sempre più forte.
“Non contarci troppo” replicò il tessiragnatele, mentre tirava fuori dal costume la boccetta di acqua benedetta che Padre Federico gli aveva dato.
E dopo aver preso bene la mira, l’Uomo Ragno scagliò la boccetta contro i circuiti scoperti dell’Assorbitore, che si danneggiarono irreparabilmente a contatto con il liquido in essa contenuto.
Contemporaneamente a questi avvenimenti, i dischi di controllo si disattivarono, restituendo alle vittime del Controllore la loro volontà e privando il criminale della sua forza.

“Che mi succede? Perdo le forze!” esclamò il criminale, mentre la sua presa si allentava.
“Hey, anche tu mi sei simpatico, Controllore, ma non ci conosciamo abbastanza per prenderci certe confidenze” disse l’Uomo Ragno, prima di colpire la mascella del suo avversario con un sonoro pugno.
Ormai privo di forze, il Controllore barcollò un paio di volte, per poi crollare sconfitto a terra.
A quel punto, l’Uomo Ragno non dovette fare altro che immobilizzare l’ormai inerme criminale e avvertire i suoi amici nascosti che era tutto finito.

Una volta tornato da Padre Federico e Aito, l’Uomo Ragno li condusse al villaggio turistico, per poi dileguarsi.
“E questo é quello che é successo sull’isola” disse il missionario, al termine del suo resoconto a tutte le vittime del Controllore.
“Non credo ad una sola parola. Probabilmente, testa di tela e il Controllore si erano messi d’accordo” obbiettò Jameson.
“Suvvia, Mister Jameson. Per una volta, sia obbiettivo. Senza contare che abbiamo due testimoni a favore di Spidey” intervenne Peter.
“A proposito…é strano come tu e L’Uomo Ragno foste qui nello stesso momento” notò l’editore, grattandosi il mento.
“Che cosa vuole dire? Che io sono l’Uomo Ragno?” domandò il ragazzo, dissimulando la sua preoccupazione.
“No. Un’idea del genere andrebbe bene per uno stupido fumetto e non per un quotidiano serio come il mio” rispose Jameson, mentre si accendeva l’ennesimo sigaro.
“Già. Proprio così” confermò sollevato Peter.
FINE
 
Note
L’isola Twiki é una località immaginaria, che non esiste nella realtà.
Il Controllore
Debutto: Iron Man 12 (Gennaio 1969)
Basil Sandhurst era un brillante scienziato dai metodi pochi ortodossi, rimasto paralizzato in seguito ad un incidente di laboratorio. Grazie ai suoi studi sulle onde cerebrali e al fratello, Sandhurst costruì un esoscheletro meccanico, alimentato dalle onde cerebrali sue e delle persone che schiavizza con i suoi dischi di controllo. É un nemico ricorrente di Iron Man.
 
   
 
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