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Autore: Nessuno_Presente    01/07/2022    2 recensioni
Seconda parte de "Il Congedo degli eroi nascosti" (di cui consiglio la lettura prima di iniziare quest'altra parte)
L'anno scolastico è ricominciato ad Hogwarts come previsto ed a parte la sgradevole presenza della Umbridge come insegnante di DaD, la vita nel castello procede serenamente.
Hermione però non è affatto serena, sfiduciata verso il futuro, non vede speranza di riportare la memoria ai propri genitori, nè di provare di nuovo quella felicità totalizzante ed inspiegabile che l'aveva travolta quando, di giorno in giorno, l'Agosto precedente si era avvicinata a Severus Piton.
Ma il tutto si era dissolto velocemente come si era creato, Piton si era allontanato da lei, con poche e fredde spiegazioni, lasciandola persa ed in balia degli eventi. Lo detestava per non averle lasciato voce in capitolo, ma allo stesso tempo fremeva perchè tornasse.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton, Vari personaggi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione non sapeva minimamente cosa aspettarsi, mentre camminava con passi nervosi verso l'ufficio della preside. Ginny era introvabile, e sebbene Minerva le fosse amica, era pur sempre la preside di Hogwarts e se aveva deciso di convocarla nel suo ufficio con tanta urgenza, sicuramente doveva esserci un motivo. Hermione era abbastanza intelligente per rendersi conto che i suoi voti nell'ultimo periodo non erano affatto conformi alla sua intelligenza, e che la sua voglia di applicarsi allo studio era scarsa, il suo rendimento in pozioni desolante. Un familiare e opprimente senso di stress le appesantì il petto, per quanto amasse studiare, le aspettative e le scadenze l'avevano sempre tesa come una corda, e se negli anni passati aveva sempre reagito con organizzata razionalità, in quel momento appariva sconfortata e particolarmente emotiva.

“virtus perfectas ratio”

I Gargoyle di pietra che sorvegliavano l'ingresso all'ufficio, rimasero immobili e ad Hermione quasi sembrò che pure loro la stessero guardando con a malapena la sufficienza stampata sui tratti di pietra.

Hermione continuò ad oscillare lo sguardo da uno all'altro, aspettando che qualcosa si muovesse “virtus perfecta ratio” ripetè le parole d'ordine a labbra strette.

I Gargoyle ruotarono su stessi nelle proprie nicchie e le si aprì davanti la via per la scalinata a chiocciola che si stava innalzando dal terreno fino all'ufficio, sulla cima della torre.

Quando Minerva vide comparire Hermione sulla soglia dell'ufficio, la trovò perplessa e con un sorriso amaramente ironico.

“Buongiorno Hermione... va tutto bene? Prego, accomodati” la salutò con sincero affetto Minerva, invitandola su una delle due poltrone poste davanti all'imponente scrivania che era appartenuta a Silente, nei tempi in cui era fisicamente esistente. Ora il suo quadro era appeso, senza soggetto, sulla parete in mezzo alle vetrate ad arco dell'ufficio, illuminato dal sole che rischiarava quel 20 settembre.

“Buongiorno preside, desiderava parlarmi?” sorrise Hermione accomodandosi sulla poltrona di fronte a Minerva, che nel frattempo aveva fatto levitare loro davanti due tazze da tè.

“oh su Hermione, non c'è bisogno delle formalità... come stai?”

“Sto abbastanza bene” Hermione non si sbilanciò, per non destare alcuna preoccupazione in Minerva, si sforzò di nascondere e celare la sua vera espressione che in realtà non sarebbe stata affatto allegra, ma piuttosto mesta e propensa a distogliere lo sguardo e meditare silenziosamente sui problemi che la inquietavano.

“è vero?” chiese severamente Minerva, soppesandola con sguardo critico, mentre ripensava ai commenti degli altri professori nella sala insegnanti poche sere prima.

“Se si tratta del mio rendimento... io-”

“Non si tratta del rendimento Hermione... mi stavo chiedendo, come del resto i miei colleghi, Hagrid, Filius, Horace... se per caso c'è qualcosa che ti turba?” disse Minerva con aria grave e reale apprensione, continuò: “In ogni caso, se pensi ci sia un modo in cui noi insegnanti possiamo venirti incontro, quale che sia il motivo della tua preoccupazione....saremo lieti di sostenerti”

Hermione guardò Minerva negli occhi, e fu grata della fierezza e sincerità che intravide dietro i suoi occhiali squadrati, tanto che sentì subito di potersi fidare di lei incondizionatamente.

“In verità... sono molto preoccupata per i miei genitori” ammise Hermione abbassando ogni guardia e ogni sorriso, per scoprire un'espressione enormemente triste e provata.

“Ho saputo che sono vivi, le ricerche del Ministero lo hanno confermato, ma non hanno ancora avuto buon esito?” chiese Minerva

“Non ancora... ma gli auror mi hanno assicurato d'esser vicini”

“Non dubito che li troveranno” la esortò Minerva, che in effetti non poteva permettersi il lusso di dubitare del Ministero.

“Sì li troveranno, tuttavia non avrò modo di... riaverli”

Sopra la nota amara che accompagnò il silenzio dopo l'affermazione di Hermione,

l'attenzione di entrambe fu attirata dal crepitio di un incantesimo nel camino.

“Minerva, Hermione!” li salutò la voce di Remus, sorridendo verso le due donne mentre si spolverava di dosso la polvere e chinava il capo per uscire dall'antro.

“Remus!” esclamò Hermione sorpresa e interrogativa.

“Come stai Hermione?” Remus le si fece incontro allegramente per poi abbracciarla “Ancora auguri!”

“Grazie Remus! Ma cosa-”

“Ciao Hermione!!” esclamò energicamente Harry uscendo con un balzo dall'antro del camino e stringendo Hermione in un abbraccio, mentre dietro di lui un susseguirsi di teste rosse faceva la sua comparsa nella stanza, salutando con calore Hermione e Minerva.

“Ciao ciao, come stai cara? Di nuovo auguri!” disse Molly stringendola in una morsa materna, che Hermione ricambiò leggermente disorientata, con la sorpresa stampata in faccia.

Stretta nell'abbraccio di Molly, intravide George e Arthur, e allo stesso tempo Ginny che entrava dalla porta dell'ufficio e Hagrid che si apprestava sulla scala a chiocciola dietro di lei.

“Sorpresa!” esclamò l'amica.

Ed appunto Hermione era piuttosto sorpresa. Per quanto amasse ogni persona lì dentro, in quel momento non aveva grande desiderio di sentirsi così al centro dell'attenzione, ed un leggero rossore era comparso sulle sue guance, accompagnato dalle sopracciglia visibilmente inarcate.

In pochi attimi l'ufficio ampio e quieto, fu inondato di chiacchiere e semplici risate, Hermione salutava tutti con aria un po' imbarazzata. Arrivarono poche altre persone, e tutti si diffusero in abbracci e saluti.

“Sto bene grazie, te?” mentì Hermione sforzandosi di sembrare allegra, mentre sosteneva lo sguardo furbo e gioviale di George.

“Non mi freghi... prendi questa, una bacca di buona sorte!” disse indicandola con un dito e poi lasciandole cadere in mano quello che pareva essere un innocuo frutto di bosco. Hermione se la rigirò sospettosamente nella mano “Credo che passerò” concluse dopo qualche istante, nel tentativo di renderla a George, ma lui si era già allontanato e le fece di lontano il pollice alzato.

Hermione sorrise fra sé e si mise il frutto di bosco nella tasca della gonna, continuando a guardarsi intorno, cercando di ambientarsi in quella inaspettata situazione.

Nel frattempo Molly aveva sistemato una colossale torta fatta da lei apposta per l'occasione e George aveva cominciato a fissare su di essa delle candele dalle forme eccentriche, mentre Minerva faceva posto sulla scrivania ordinando i libri e le pergamene nei cassetti.

“Allora Hermione, che mi racconti?” le si avvicinò Remus porgendole un calice di spumante roseo e frizzante.

“Non me lo aspettavo!... è così bello vedervi, te come stai? e Teddy?”

“Stanco... ma abbastanza felice! Anche Teddy... ma in realtà lui è piuttosto instancabile, è un bambino pieno di energia!” rispose Remus che seppur si fosse animato nel parlare del figlio, non fu abbastanza convincente per lo sguardo attento di Hermione, che infatti scorse nell'amico un malcelato svigorimento.

“E la luna...?”

“La luna continua a girare!.. su Hermione non ti preoccupare, è un giorno di festa... venti anni sono un numero importante!”

“è solo un numero... A dir la verità non mi sento molto rallegrata da questo periodo” ammise Hermione quasi mormorando le ultime parole.

Remus la guardò per qualche momento, con un sorriso divenuto amaro, poi si decise a non desistere da quel tentativo di rallegrarsi e porse ad Hermione una busta.

“Forse questo ti tirerà su il morale... un piccolo pensiero”

Hermione lo ringraziò con un sorriso, ma quando fece per aprirla Remus le fermò gentilmente la mano.

“Aprila dopo con calma, ora c'è la torta!” infatti George aveva appena dato fuoco alle sospette candeline che per l'appunto avevano iniziato a fiammeggiare con esagerata esuberanza, tanto da sembrare fuochi d'artificio. Hermione contemplò quel piccolo spettacolo con stupore, Fanny invece si era allontanata sdegnata in volo dal suo trespolo.

I momenti che seguirono trascorsero come sospiri di sollievo, Hermione tanto fu coinvolta dalla serenità che animava i volti familiari degli amici che avevano accompagnato da sempre la sua ordinarietà, che quasi si dimenticò delle sue preoccupazioni.

Ma poi la sua attenzione fu catturata dalla figura di Narcissa Malfoy mentre si stava materializzando in una fiamma di metropolvere nel camino. La signora Malfoy, seppur con distinta eleganza, si inserì bene in quel contesto, poiché in effetti le sue intenzioni erano sinceramente buone, i suoi modi certo affettati e un po' freddi, tuttavia venne ben accolta da tutti, persino i coniugi Weasley.

“I miei migliori auguri Hermione” si avvicinò Narcissa, salutandola con un cortese e composto abbraccio “Come stai? Come procedono i tuoi studi?”

“Molto bene” rispose Hermione senza tanta convinzione, tornando di nuovo gradualmente a rabbuiarsi.

“Come sai, nel caso dovessi aver bisogno la biblioteca del Manor è a tua disposizione”

Hermione al solo pensare a Lucius Malfoy, che mai si era dimostrato molto disponibile nei suoi confronti, non si sentì particolarmente accolta al manor. Ma sapeva che le parole di Narcissa erano velate delle migliori intenzioni, Narcissa era sincera e se avesse potuto parlarle altrettanto sinceramente, di Piton, di Severus e quel che c'era stato e che Hermione continuava a sostenere esistesse, forse allora avrebbe trovato un po' di conforto e magari qualche risposta.

“Draco mi ha riferito dell'invito al manor... mi farebbe molto piacere”

“Ottimo! Mi ha detto giovedì, giusto?”

Si accordarono per incontrarsi giovedì nel pomeriggio, chiacchierarono per un po',poi dopo che Narcissa le ebbe rinnovato l'invito ad usufruire della biblioteca del Manor, Ginny venne loro incontro con aria raggiante.

“Hermione i regali! Questo è da parte mia e di Harry” le porse un parallelepipedo molto voluminoso che Hermione ipotizzò subito fosse un libro.

“Dai, aprilo!” esclamò Harry raggiungendole, mentre Narcissa osservava la scena con un sorriso.

Hermione si sedette sulla poltrona e posandosi il tomo sulle ginocchia cominciò a scartare grossolanamente avvolta intorno. Si sorprese di constatare che in realtà non era un libro, ma piuttosto un album. Sapeva come fosse usanza nel mondo magico regalarsi album fotografici, ma notando la mole di quello in particolare, Hermione pensò che forse Harry e Ginny si fossero lasciati sfuggire la mano.

“Abbiamo radunato tutte le foto che erano nei bauli in soffitta dal trasloco, guarda a pagina quarantatrè!”

Hermione con un'espressione divertita aprì l'album a quella pagina e scoppiò istintivamente a ridere. La foto era stata scattata ad Hogwarts e ritraeva il volto comicamente sconvolto della Umbridge quando durante il loro quinto anno, Fred e George avevano interrotto gli esami Gufo con i loro eclatanti spettacoli pirotecnici.

Hermione guardò nella pagina seguente e trovò la vecchia sala delle necessità nello scatto che vedeva l'appena nato esercito di silente. Continuando a sfogliare casualmente l'album, Hermione ritrovò alcuni scatti della sua infanzia, magici, alcuni immobili, non tutti felici ma alcuni fra i più cari.

“Ne abbiamo trovate alcune...!” continuò a cantare allegramente Ginny, mentre Harry la assecondava anche lui alquanto esaltato:

“Le abbiamo riordinate per anno, fin dal primo!”

I lineamenti di Hermione andavano oscillando in una metamorfosi di espressioni, divertimento, scaltrezza, serenità, malinconia. Ma fu su una foto che l'espressione di Hermione si immobilizzò, turbata, persa per molti momenti. Lo scatto magico aveva colto Piton quando durante il secondo anno, in una sequenza di pochi secondi aveva duellato con Gilderoy Allock. Colin aveva colto anche l'accennato ghigno di divertimento sul volto di Piton ed Hermione, nel vederlo, si trovò a sorridere a sua volta.

“Grazie” Hermione richiuse l'album e lo ripose sul tavolino, poi si avvicinò ai due amici per abbracciarli, i quali la accolsero con calore.

Molly le aveva cucito un nuovo mantello foderato di rosso e oro ed una sciarpa, Minerva un libro di poesie, Fleur e Bill una ricercata e sottile catenina di argento. Non si era minimamente aspettata nessuno di quei regali, ma ne fu enormemente grata.

Fino a che, in un momento di tranquillità, Narcissa le si avvicinò di nuovo affianco, con compostezza.

“C'è un altra cosa che dovresti avere, in realtà” le porse una scatolina rettangolare, tanto leggera che Hermione prendendola pensò subito fosse vuota.

“Grazie....”

“Oh non è me che devi ringraziare tesoro, non è da parte mia”

“Da parte di chi...?”

Narcissa non disse niente, la guardò per qualche istante come invitandola ad aprire la scatolina, intimamente incuriosita da quella strana premura che mai si sarebbe aspettata da Severus Piton.

Hermione con la fronte aggrottata, a sua volta inevitabilmente incuriosita, sfilò delicatamente il nastro verde che chiudeva la custodia e ne svelò il contenuto ed il significato. Con aria concentrata e mano leggermente tremante Hermione afferrò fra pollice ed indice l'estremità della piuma azzurrina e la sollevò davanti agli occhi per osservarla in controluce, ancora più accigliata di prima.

Narcissa parve delusa, aveva in effetti sperato che almeno Hermione comprendesse cosa ci fosse di tanto interessante o significativo in quella piuma, che Severus le aveva chiesto così stranamente di consegnarle.

Ma non fece in tempo a dire niente che sentì Hermione trattenere il respiro e poi la vide riposare di scatto la piuma nella scatola foderata, deglutendo pensierosa.

“Lui... dov'è?”

“Non ne sono sicura Hermione, a dir il vero... penso che Severus al momento sia estremamente perso” rispose francamente Narcissa, senza tuttavia scomporsi troppo.

“L'ho trovato male”

“Male?” chiese Hermione in un sospiro, senza riuscire a mascherare la propria apprensione.

“Si, decisamente... non so quale sia il motivo del suo stato, anche se posso azzardare qualche ipotesi” continuò Narcissa facendo una pausa per guardare Hermione dritta negli occhi per qualche istante, in un'occhiata che esplicitava chiaramente le sue supposizioni “Tuttavia non ricordo di aver mai notato che Severus facesse regali di compleanno”

“Hai detto sta male...?” tentò di rallentarla Hermione, desiderando tornare a soffermarsi a quale fosse il motivo della sofferenza di Piton.

“Regali di compleanno decisamente discutibili...” continuò Narcissa osservando di nuovo la scatolina “Una piuma? Immagino sia un ingrediente...per una qualche pozione”

“è una piuma di jobberknoll, sì un ingrediente molto raro...” assentì Hermione rispondendo quasi automaticamente a quella metodica spiegazione “viene utilizzata per distillare il veritaserum e... pozioni della memoria”

“Capisco” Narcissa corrugò la fronte colta da un incerto ragionamento che cominciava a dare chiarezza ai gesti di Piton, la donna parve ad Hermione, per qualche istante, sorpresa e pure lei si addolcì di quella gentilezza che aveva scorto in Severus.

“...una pozione decisamente avanzata, che io non ho le minime competenze di distillare” continuò Hermione ridandosi un'aria di serietà “è meglio che la riprenda”

Hermione porse a Narcissa la scatolina richiusa, rifiutando gentilmente il dono.

“Perchè mai? È così raro che Severus faccia regali... non ne disprezzerei il tentativo”

“Ad esser raro è questo ingrediente, dato che io non saprei usarlo, è meglio che Severus ne faccia un uso migliore... io non me ne faccio di niente, non sono una pozionista”

Narcissa osservò Hermione meravigliata di quella franchezza, poi annuendo e allungando una mano verso di lei, si decise a riprendere la piuma.

“è più sensato che ne parli direttamente con lui, io ne so poco e niente di pozioni. ed essendo tanto raro... non è il caso di sprecarlo sconsideratamente” concluse Narcissa col proposito di riportare il messo al suo codardo mittente.

“Perchè non ha potuto incontrarmi di persona? In che senso lo hai trovato male...” chiese Hermione con fervore, sperando di riportare la conversazione sui suoi iniziali svolgimenti “...perso?”

“L'ho trovato male, sì... molto stanco, a tratti agitato e dolorante... ma questo è possibile che fosse per gli effetti dell'ossofast... o del whiskey, in ogni caso mi è parso molto simile a Lucius, triste e insoddisfatto...”

Hermione era rimasta a guardare Narcissa, quasi ammaliata da quella chiarezza di dettagli, ne stimò l'esaustività e annuì convintamente, esortandola a continuare la sua spiegazione.

“Turbato da un qualche rimorso, pensieroso e sempre così melodrammatico vestito di nero, avrebbe decisamente bisogno di tagliarsi i capelli...un po' cupo, come al solito”

Hermione si riscosse abbastanza da comprendere le contingenze “Ossofast? Come mai?”

“Deve essere inciampato in una qualche radice... ad ogni modo, se vorrai incontrarlo posso fare in modo che giovedì sia invitato anche Severus”

Un immediato cenno di intesa balenò sul volto di Hermione e quindi dopo poche altre parole, Narcissa rinnovò nuovamente l'invito e la salutò con effetto.

Hermione osservò Narcissa sparire fra le fiamme verdi della metropolvere.

Narcissa ricomparve in un elegante atrio dalle volte vittoriane, arredato di mobili molto costosi ma anche sobri, arazzi e tappeti con una lampante propensione per i toni verde smeraldo. Era ancora riflessivamente meravigliata degli sviluppi cui aveva assistito nelle ultime ore, e stranita da i suoi stessi inaspettati pensieri.

Non aveva mai nascosto i suoi dubbi, velati di rimprovero, riguardo tutta quella situazione sconveniente che rappresentava il suo vecchio amico, col suo passato oscuro, alle prese con la sua ex alunna, una brillante ragazza che probabilmente da mesi soffriva penosamente per lui. Era negativamente colpita dalla vigliaccheria che aveva dimostrato Piton, e senza trovare una scusa ai suoi comportamenti verso Hermione, tuttavia non credeva che la storia finisse così. A dispetto della sua disapprovazione era tendente a credere che fra tutti i comportamenti scontrosi di Piton, quello strano gesto gentile, quella piuma, rivelasse ancora un tratto di strada su cui proseguire.

Scosse la testa, ma ripose la scatolina in un cassetto e si mise in cerca di una pergamena, per avvertire Severus e offrirgli un'occasione.

Forse in effetti Lucius non era cambiato, era lei ad esser diventata inutilmente sentimentale.

“Sembri decisamente turbata” la riscosse la voce di Remus, il quale ancora nell'ufficio della preside, si era avvicinato a Hermione, con un'espressione scherzosa ma anche un po' preoccupata.

Hermione rispose con una smorfia rassegnata e mesta e si strinse nelle spalle, poiché la suggestione creata dalla conversazione avuta con Narcissa era ancora troppo vivida fra i suoi pensieri per concederle di sembrare spensierata.

“Andiamo a fare due passi, ti va?” chiese Remus non potendo fare a meno di ricordare quel timido tentativo di Hermione poco prima, di dire che in realtà i suoi pensieri non erano allegri come lo era la circostanza “Tra poco le giornate non saranno più così luminose, arriva l'autunno, il parco sembra tranquillo”

Hermione acconsentì e dopo aver nuovamente ringraziato tutti, si affiancò a Remus verso il parco, per pensare e discorrere in tranquillità.

In realtà Hermione rimase molto silenziosa durante il tragitto, ma Remus non fu turbato da quel silenzio, ed anzi si immerse a sua volta nelle sue riflessioni.

“Sembra di nuovo Hogwarts” constatò mentre attraversavano il cortile interno del castello.

“Insomma... manca qualcosa”

“Non saprei... a me sembra che sia tutto esattamente come prima” ribattè Remus indicando allegramente intorno a sè, indicando i portici ricostruiti ed il prato rigermogliato durante l'estate.

“Sì... sembra” Hermione annuì senza tanta convinzione “Anche la Umbridge è la stessa detestabile donna di prima”

Remus ebbe un sussulto, come ragguagliandosi d'improvviso della presenza della Umbridge ad Hogwarts, riprese a camminare guardandosi attorno.

“Non vorrei incontrarla...”

“Nemmeno io Remus, è diventata piuttosto delirante nell'ultimo periodo...”

“Cosa fa... vi tortura?” chiese Remus circospetto, anche se Hermione lo guardò con un sorriso divertito chiedendosi perchè bisbigliasse dato che la Umbridge si trovava al terzo piano a fare lezione e di certo non poteva sentirlo.

“Tranquillo perchè bisbigli? non ci tortura... anche se le sue lezioni si possono benissimo definire una forma di tortura intellettuale”

“Sai, se dovesse oltrepassare il limite puoi sempre parlarne alla riunione dell'ordine”

“no, non voglio rischiare di agit-” Hermione si arrestò bruscamente in mezzo al sentiero che dal cortile interno dava sul parco e si guardò intorno con la fugace e sospettosa sensazione di essere osservata. Dopo qualche istante riprese a camminare, Remus la osservò perplesso, ma lei si impegnò ad ignorare quell'improvvisa circospezione e a finire la frase.

“Non voglio rischiare di agitare le acque... la Umbridge già sospetta che io parli con l'Ordine alle sue spalle, è meglio ignorarla e lasciare che le sue congetture restino tali”

“Giusto, molto avveduta, ma se dovesse oltrepassare il limite...”

Hermione non accolse quell'invito ma continuò a sfogarsi con Remus del disprezzo che nutriva per quella donna che si trovava disgraziatamente ad esserle insegnante e dei suoi criticabili metodi di insegnamento, da cui non aveva nulla da imparare, fino a che arrivarono all'esterno del castello nel parco che circondava Hogwarts.

“Cosa ti ha regalato la signora Malfoy, ti ho visto sconvolta” chiese Remus mentre costeggiando i confini della foresta e tenendosi ben lontani da essa, proseguivano sulle rive del lago nero.

“Nulla, mi ha solo mostrato una cosa, una piuma”

“Una piuma”

Remus annuì un po' confuso ma notando che Hermione si era un po' rabbuiata, non volle insistere su quella curiosità.

Continuarono quindi a parlare delle cose belle, Remus le raccontò delle dolci stravaganze del piccolo Teddy, che aveva appena cominciato a camminare, ma era già capace di arrampicarsi e gettare un giocoso scompiglio intornò a sé. Andromeda si affaticava, con amore, dietro al bimbo che già a quella età mostrava una notevole potenza magica. Nel parlarle di Teddy, Remus sorrideva paternamente ma non poteva fare a meno di nascondere una certa malinconia, poiché vedere i radi capelli del figlio mutare colore, così come mutavano le sue emozioni, gli recava ogni volta una fitta al petto.

Continuarono a conversare e camminare per un po', fino a che iniziò a tramontare, ovvero molto presto dato che le giornate cominciavano ad accorciarsi. Scendeva il sole e il crepuscolo nell'umida aria autunnale intorno ad Hogwarts e mentre si avviavano per la via del ritorno, si beavano dello spettacolo naturale dei giochi di luce del sole che tramontava sullo specchio di acqua piatta.

“Ti accompagno al portone, poi temo di doverti salutare, Teddy mi aspetta!”

“Non ti preoccupare Remus, vai da Teddy, salutamelo! Io rimango qui un altro po' finchè c'è un po' di luce”

Così quando ebbero raggiunto i cancelli del parco, si salutarono con la promessa di incontrarsi presto anche con Teddy e Remus varcati i confini, si smaterializzò a Diagon Alley. Hermione si sedette sul prato e quando si fu stancata di contemplare poeticamente il paesaggio, si ricordò dell'album che le era appena stato regalato e cominciò a frugare nella borsetta di perline.

  
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