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Autore: Its a beautiful day    02/07/2022    0 recensioni
Partire significa ricominciare. La partenza di Jess ha comportato per Sarah un nuovo inizio. Sarah ha intrapreso un viaggio diverso da quello che si sarebbe mai aspettata per sé stessa, ma il Destino riserva continuamente nuove sorprese.
Quando il Destino entra in gioco, tutto può cambiare.
Persone che un tempo non erano altro che piccole comparse nella vita di Sarah, di un tratto assumono un ruolo totalmente diverso, lasciando in Lei un segno indelebile.
Questo ha riservato il Destino per Sarah: un ritorno al passato per permetterle di ricostruire sé stessa, per tornare ad essere felice.
Quel posto lontano chiamato Felicità - Parte II è la conclusione di un lungo viaggio fatto di sofferenze e nuovi inizi.
È la fine di un lungo viaggio fatto di consapevolezze e di duro lavoro per sconfiggere i propri demoni.
Perché forse è proprio quando tutti i piani sembrano distrutti che la tua vita sta cominciando davvero.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Pov. Sarah

Sono in piedi davanti alla mia porta, completamente pietrificata.

Lei mi fissa come se stesse guardando un Angelo scendere dal cielo

"Jess?" sussurro, osservando la figura davanti a me.

È passato talmente tanto tempo dall'ultima volta in cui si siamo viste che mi sembra quasi un miraggio

"Sarah.. Ciao" aggiunge lei, venendomi incontro.

Raccoglie da per terra le chiavi, porgendomele.

Non appena la distanza tra di noi diventa minima, il suo profumo mi invade la narici.

Sento lo stomaco chiudersi

"Che.. Che ci fai qui?" chiedo facendo un passo indietro, per aumentare la distanza.

Allungo una mano tremante per prendere le chiavi

"Ehm, io in realtà.. Sono tornata al campus" si gratta il retro del collo

Sento la terra sotto i piedi venire a mancare. Come tornata al campus? Da quando?

"Da quando?" chiedo stupita

"Sì in realtà da lunedì, ma non ho ancora frequentato alcuna lezione. Avrei prima.. Avrei prima voluto parlarne con te, prima che i tuoi amici spargessero l'allarme rosso" ride imbarazzata

"Parlare con me di cosa?" sento il sangue ribollirmi dentro

"Beh avrei voluto parlarti, avvisarti personalmente del mio ritorno qui. Non volevo di certo fartelo sapere tramite i tuoi amici"

"Oh certo, ora ti interessa parlare?" Rido divertita "Ora, dopo un anno e più da quando sei andata via, pretendi di venire qui e parlare" la guardo sconvolta

"Io non pretendo nulla Sarah" scuote la testa "Mi sembrava solo la cosa più giusta e corretta da fare"

"Da quando sei diventata un'amica del fair play? Fino ad un anno fa ti divertivi a lasciare le persone con una lettera"

"Sarah.. Mi dispiace tanto per il modo in cui sono andata via" si avvicina a me, costringendomi ad indietreggiare ancora, finendo per sbattere contro la porta.

Solo così ferma la sua avanzata.

"Qualsiasi conversazione pensi di poter intavolare in questo momento deve essere momentaneamente accantonata. Il mio tasso alcolemico, seppur basso, non mi permette di essere lucida. E poi la notte porta consiglio" mi volto dandole le spalle per entrare in camera mia.

Le mani mi tremano mentre provo ad infilare la chiave nella toppa

“Dannazione” sussurro a denti stretti, cercando di mantenere la calma ed aprire questa fottuta porta

"Sì, potremmo vederci domani" mi guarda speranzosa

"Sì certo, domani" annuisco "Buonanotte.. Jess"

Non le do nemmeno il tempo di rispondere che mi chiudo la porta alle spalle.

Beth e MaryJ sono sdraiate a letto, abbracciate.

Io vorrei solo urlare, buttare fuori la rabbia che mi ha travolto non appena l’ho vista lì, immobile a guardarmi, con lo stesso sguardo con cui mi guardava quando ancora eravamo felici.

Come se non fosse sparita per più di un anno, come se tutto il tempo che ci ha divise non fosse mai esistito.

è stato come un flashback dei miei giorni felici.

Mi mordo il labbro per trattenere le urla, talmente forte da tagliarmi.

Sento la pelle bruciare, mentre tampono con la mano. Macchie di sangue la colorano, e mi viene da ridere mentre l’osservo colare giù.

Raggiungo il bagno, per sciacquarmi il viso. L'acqua assume un colore rossastro, il taglio brucia a contatto con essa. Afferro i bordi gelidi del lavandino, stringendoli tra le mani.

Mi strucco velocemente il viso, poi mi sdraio a letto.

Inutile dire che non riesca a prendere sonno. Fisso il buio intorno a me, ascoltando il lieve russare di Beth.

Stasera aveva alzato leggermente il gomito, dunque il suo respiro è più pesante rispetto al solito.

Provo a chiudere gli occhi, ma il suo viso mi si presenta davanti, bella esattamente come lo era un anno fa.

Sento lo stomaco chiudersi al ricordo del suo viso.

Mi giro e rigiro nel letto, sperando di addormentarmi il prima possibile.

 

Quando decido di alzarmi, sono le sette del mattino.

Non ho chiuso occhio tutta la notte, se non per brevi momenti interrotti dal ricordo di Lei davanti a me.

Mi sento tesa come una corda di violino.

L’unico modo che ho per scaricare un po’ la tensione è raggiungere la palestra.

Erano mesi ormai che non ci andavo più, che non sentivo più il bisogno fisico di sfogarmi.

Invece ora mi ritrovo qui, in piedi alla sette del mattino con scarsa un’ora di sonno alle spalle con la necessità di allenarmi.

Infilo i leggings e una maglietta nera di Regan. Afferro il primo asciugamano che trovo, poi infilo le scarpe nel borsone e lascio la stanza.

Tiro un’occhiata alla porta di Jess, ma grazie a Dio lei non c’è.

Esco velocemente dai dormitori, con il terrore di incontrarla.

Quando raggiungo la palestra, non c’è nessuno. Molti ragazzi si stanno ancora riprendendo dalle follie della sera prima.

Raggiungo gli spogliatoi, cambio le scarpe e dopo aver recuperato l’asciugamano raggiungo la sala attrezzi.

Sento qualcuno allenarsi, anche se non riesco ad individuare la figura.

Raggiungo le panche per gli addominali, ma una voce richiama la mia attenzione

“Ehi” Jess mi osserva, quasi stupita nel trovarmi lì.

Cazzo. Che cosa ci fai lei qui? Alle sette del mattino?

"Ehi" rispondo "Come mai già qui?" le chiedo senza pensarci

"Probabilmente per lo stesso tuo motivo" mi guarda, una strana malinconia negli occhi

"Sì, okay" annuisco allontanandomi da lei.

Continua a fissarmi, ma senza dire una parola.

Avere i suoi occhi addosso mi agita. Dio, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo.

Provo a fare un paio di esercizi, ma i suoi occhi addosso mi mandano in confusione.

Averla così vicino mi manda in confusione.

Si avvicina a me, posizionandosi nella panca accanto alla mia.

Mentre si allena sento comunque i suoi occhi addosso.

"Okay d'accordo, non riesco ad allenarmi se continui a fissarmi in questo modo" mi alzo velocemente dalla panca "Vuoi parlare? D'accordo, parliamo" la guardo.

Incontrare di nuovo quegli occhi mi riporta ai miei giorni felici, quando tutto ruotava intorno a Lei ed al suo sorriso

"Beh, è come tornare ai vecchi tempi, no?" mi guarda sorridendo

"No, non credo Jess, non è esattamente come tornare ai vecchi tempi" scuoto la testa

"Sì certo, sono cambiate tante cosa da allora" mi osserva, cercando di capire la mia espressione.

Il suo sguardo si posa sulla mia maglietta e per un attimo mi sento.. violata, dal suo sguardo indiscreto

"Sì decisamente, sono cambiate molte cose" abbasso lo sguardo

"Lo vedo dal tuo collo" sorride triste.

Mi passo confusa la mano sul collo, e sento la pelle bruciare a contatto con le dita.

Inquadro con la fotocamera del telefono il collo e noto il succhiotto lasciato da Regan.

Sorrido al ricordo di quanto successo ieri sera

"Non credo di doverti dare spiegazioni a.. riguardo" abbasso lo sguardo

"Non le ho chieste" scuote la testa "Mi domando solo come mai abbassi lo sguardo mentre lo dici" si avvicina lentamente a me

"Io.." mi sento soffocare dalla sua vicinanza "Forza andiamo" cammino velocemente verso l'uscita, in cerca di una qualsiasi fonte di ossigeno.

Jess mi segue in silenzio, so che in fondo sta sorridendo, perché sa il potere che ha su di me.

Cammino a testa bassa, raggiungendo il bar del campus.

Certo, il bar non è il posto ideale per parlare con la propria ex, ma sempre meglio che rinchiuderci nella mia stanza o peggio ancora.. nella sua.

Scuoto la testa. Ho decisamente bisogno d'aria

"Una volta ero io che quella stava davanti" sorride nostalgica

"Già" ripenso ai nostri primi incontri, a tutte le volte in cui si è girata a guardarmi attirando la mia attenzione.

Cerco di non pensarci, concentrandomi sul menù davanti a noi.

Sono ormai due anni che sono qui, ho imparato a memoria questa fottuto menù, ma è l'unica cosa che mi permette di non guardarla negli occhi.

"Cos'hai fatto al labbro?" mi osserva.

Sapere di avere i suoi occhi sulle mie labbra, mi chiude la bocca dello stomaco

"Nulla" mi copro con la mano, sento il taglio bruciare al tocco con la mia pelle

"Cosa vuoi ordinare?" sospira, giocando con il menù davanti a lei

"Mh, un caffè va più che bene" annuisco

"Non vuoi nemmeno una brioches? È giusto l'ora di colazione" lo sguardo premuroso che aveva quando stavamo insieme mi si presenta davanti, stringendomi lo stomaco.

Cazzo, è più difficile di quanto pensassi.

Tutti i miei discorsi sull'essere andata avanti, sul provare solo semplice affetto nei suoi confronti, tutto andato a puttane non appena l'ho vista davanti a quella fottuta porta ieri sera

"No Jess, non voglio una brioches. Ti ringrazio" rispondo secca

Lei sorride, alzando le mani.

Un cameriere viene a prendere le nostre ordinazioni.

"Allora.. Ti trovo bene Sarah" Jess mi guarda, sorridendo

"Grazie" annuisco.

Che frase di merda

"Come sono andati questi.. mesi?"

"Davvero vogliamo parlare di questo Jess?" rido nervosamente "D'accordo, Jess parliamone. Cosa posso dirti a riguardo? Sono stati mesi.. particolari, devo dire" la osservo.

Lei rimane in silenzio, fissandomi

"Sono andata in palestra. Sono andata tanto il palestra, soprattutto i primi mesi, poi un po' ho lasciato andare e si vede" rido

"No non credo" i suoi occhi scivolano veloci sul mio corpo, un brivido mi percorre la schiena

"Tralasciando questo, i miei amici non hanno fatto altro che starmi accanto"

"Sono contenta" annuisce triste

"E per te? Come sono andati questi mesi?" mi appoggio sul tavolo, curiosa di conoscere la sua risposta.

Lei rimane in silenzio, quasi stesse valutando cosa dire.

"Beh" sorride "Non saprei definirli, onestamente" alza lo sguardo verso di me.

Fatico a guardarla negli occhi

"Sono stati.. intensi sicuramente" annuisce "Ho continuato a studiare da privatista, mentre la sera lavoravo in un pub nel centro di Woodland. Insomma, sono tornata a casa che fa sempre bene"

"Vero" annuisco "Ho fatto pace con mia madre, più o meno. Penso sia tranquilla ora perché non sa nulla riguardo la mia vita sentimentale" rido

"Sono contenta" mi sorride falsamente

"Non sei mai stata in grado di mentire Jess" rido divertita

"Hai ragione, mentire non è mai stato un mio talento" sorride.

La guardo sorridere e mi manca il respiro.

È ancora più bella di quanto ricordassi.

I suoi lineamenti, i suoi sorrisi sinceri che le illuminano il viso.

Così fottutamente bella da togliermi il fiato

"Allora, di cosa avevi tanta voglia di parlare ieri sera?" incrocio le braccia al petto

"Volevo semplicemente scusarmi per.. per come mi sono comportata con te" stringe i pugni "So che non dovrei dirlo, ma Luna mi ha parlato tanto di te all'inizio. Mi raccontava di come stessi, di quanto fossi distrutta per la mia partenza" abbassa lo sguardo

"È passato ormai Jess, ora sto.. bene"

Credo.

"Non sai quanto sia stato difficile per me cancellarti dalla mia vita. Vedere il tuo nome comparire sullo schermo e non risponderti, sentire i tuoi messaggi in segreteria carichi di rabbia, la voce rotta dal pianto" stringe i pugni

"Davvero Jess, stai tranquilla" istintivamente poggio una mano sulla sua, ma me ne pento subito dopo.

Sento la pelle bruciare al contatto con la sua pelle morbida che tanto mi è mancato toccare

"Stai bene perché c'è qualcun altro che ti fa star bene" ringhia

"Non ti darò spiegazioni a riguardo Jess, né tanto meno ti racconterò della mia vita" distolgo lo sguardo da lei

"Potremmo forse.. essere amiche ora?"

Quasi mi viene da ridere. Essere amiche, io e lei.

Come si può essere amica di una persona che hai amato così tanto?

Soprattutto dopo che è semplicemente sparita dalla tua vita, portandosi via ogni pezzo di te.

Rido

"Sì forse potremmo esserlo" sorrido "Ora devo andare Jess" mi alzo dal tavolo, lasciando una banconota da cinque dollari sul tavolo

"Allora ci vediamo in giro" mi guarda speranzosa

"Sì Jess, ci vediamo in giro" annuisco, voltandole le spalle.

Cerco di restare calma, mentre mi allontano da lei, i suoi occhi fissi su di me.

Non riesco a capacitarmi di quanto appena successo, soprattutto non riesco a credere quanto io sia riuscita a mantenere la calma davanti a lei.

Ad un certo punto avrei solo voluto urlarle addosso tutta la mia rabbia. La mia rabbia per aver distrutto la nostra storia, per avermi resa una persona che non sono.

Vuota, egoista, bisognosa di attenzioni per riuscire a dimenticarmi di lei.

Eppure, ho riso e scherzato con lei, quasi fossimo due amiche di vecchia data.

Non ho alcuna intenzione di essere sua amica, perché mi rendo conto di non essere in grado di sopportarlo al momento.

Chissà magari tra qualche tempo, quando mi sarò abituata alla sua presenza qui, potrò finalmente dire di aver superato il trauma.

Per ora rimango solo a leccarmi le ferite, cercando di non mandare a puttane quanto costruito in questi lunghi mesi.

 

 

Pov. Regan

Sarah è strana oggi.

La sento più.. distaccata e non ne capisco il motivo.

Forse sta soffrendo la lontananza. È vero, sono partita solo ieri mattina ma da quando abbiamo cominciato a frequentarci seriamente non abbiamo passato più di un paio di giorni senza vederci.

Mi spiace terribilmente di essere qui, ma sto facendo degli orari assurdi per finire il prima possibile.

Prima l'ho sentita al telefono, il suo tono di voce sembrava triste.

Ho provato a chiederle se fosse successo qualcosa ma ha liquidato il discorso semplicemente dicendomi che fosse stanca a causa dell'ora tarda fatta la notte prima con i suoi amici.

Ho deciso di accantonare il discorso, fino a quando non sarà pronta lei stessa a parlarne.

Non voglio sembrare una pazza paranoica, ma sono preoccupata.

Essere lontana da lei, non sapere cosa effettivamente le stia succedendo mi agita.

Ma mi sono ripromessa che, prima di dare di matto, aspetterò qualche giorno.

Forse oggi è solo una giornata no. In fondo capitani a tutti, a lei in particolar modo.

Leggo e rileggo le relazioni, alla ricerca di cosa sia andato storto, di cosa si potrebbe migliorare.

Guardo l'orologio. Sono le nove di sera, la testa inizia a pulsarmi

"Fanculo" chiudo tutto, e mi alzo.

L'ufficio ormai è vuoto, non è rimasto nessuno se non il nuovo capo cantiere Felicia.

È chiusa nel suo ufficio, la porta leggermente socchiusa illumina debolmente l'enorme stanza che ci divide.

Recupero tutta la mia roba, decisa ad andar via.

È inutile continuare a leggere e rileggere parole che ormai hanno perso ogni significato.

Domani a mente fresca sicuramente sarà più facile.

Chiudo la porta del mio ufficio, contemporaneamente quella di Felicia si apre

"Oh Regan" fa un cenno con la testa.

Sembra piacevolmente sorpresa di vedermi.

È una donna alta, dalla pelle mulatta. Nonostante i capelli siano tipicamente afro, sono ordinatamente sistemati in un acconciatura legata.

Indossa un completo dai toni scuri. So bene cosa vuol dire essere una donna in una società dove le grandi figure sono quasi sempre impersonate da uomini.

Per farsi prendere sul serio devi trasformarti in una di loro, niente gonne o vestitini.

Perché quando sei una donna di successo in un mondo in cui l’uomo è la figura dominante, devi mostrarti sempre all'altezza.

Non puoi permetterti sbagli, né tanto meno lasciare che gli altri ti manchino di rispetto

"Felicia" le sorrido

"Straordinari stasera?" mi guarda, chiudendo la porta alle spalle

"Quando sei il capo della baracca non esistono straordinari, ma solo la sopravvivenza della società" alzo le spalle

"Giusto" sorride "D'accordo allora ti lascio andare" mi osserva, i suoi occhi scivolano veloci sul mio corpo

"Va bene Felicia, ci vediamo domani" faccio un cenno con la testa per salutarla.

Le ricambia il saluto poi si allontana.

Fino a qualche settimana fa uno sguardo del genere avrebbe provocato in me diverse fantasie.

Invece ora? Ora solo uno strano senso di disagio e disgusto.

Non mi riconosco più.

Felicia è una donna bellissima, forte ed indipendente, determinata e un'ottima lavoratrice.

Eppure non smuove nulla in me, se non tanta stima, perché so bene quanto sia difficile arrivare dov'è arrivata lei.

Scuoto la testa.

Lascio l'edificio raggiungendo l'auto.

Felicia mi sfreccia accanto, a bordo della sua moto sportiva.

Sorrido.

Quando arrivo in hotel ovviamente sono sola.

La sua assenza pesa, in un modo che non avrei mai immaginato.

Non la sento da prima di cena, così decido di videochiamata

"Ehi" il suo bel sorriso comprare sul schermo del mio MacBook

"Ciao piccola" la saluto "Come stai?"

"Hum? Bene grazie e tu? Come si sta in Brasile?"

"Un po' noioso. Sai, l'unico intrattenimento divertente che c'era ha ben deciso di tornare a casa" la derido "Cos'hai fatto al labbro?" cerco di osservarla meglio

"Oh, nulla. Mi sono morsa per sbaglio" distoglie lo sguardo.

Perché sento come se.. mi stesse mentendo? No, è impossibile.

Lei è così.. pura.

Dev'essere per forza così.

Cambia discorso, raccontandomi della sua giornata, di tutto ciò che ha fatto. Eppure non riesco a non trovarla strana.

Sembra quasi che stia cercando di dimenticare qualcosa o semplicemente lo stia omettendo.

Ma magari mi sbaglio.

Probabilmente tornare al campus dopo che.. che quel pezzo di merda si è presentato lì con assurde pretese, l'ha un po' scossa.

Come biasimarla?

Vorrei tornare a Statute ma almeno fino a venerdì non potrò tornare.

Dio, spero di risolvere la situazione in fretta.

"Sei stanca?" la osservo mentre rallenta i battiti di ciglia, sdraiata sul suo letto

"Un po'" annuisce "Mi chiedo come tu possa essere così perfetta sempre, anche dopo dodici ore di lavoro" mi guarda, lo sguardo stanco

"Esagerata" sorrido "D'accordo, allora ti lascio andare a dormire"

"Già?" mi guarda quasi delusa, faticando a tenere gli occhi aperti

"Sì ci sentiamo domani" le sorrido "Buonanotte piccola"

"Buonanotte Regan" sorride.

Chiudo la videochiamata e sospiro.

Mi manca terribilmente, e mi sento talmente in difficoltà a gestire questi sentimenti.

Non avevo mai provato nulla di simile, né tanto meno pensavo di provarlo mai.

Mi sento annaspare, quasi faticassi a stare a galla.

Tiro un bel respiro.

Passerà e sarà tutto più semplice, perché Lei mi insegnerà ad amare ed a gestire tutto questo, con la sua semplicità e con la sua purezza.

Sorrido. 

 

   
 
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