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Autore: heliodor    02/07/2022    0 recensioni
Dopo essere stata costretta a lasciare il suo villaggio, Ryhana viene accolta dai ribelli di Malag come una di loro, trova un posto sicuro in cui stare, degli amici e persino l’amore di Kaleena. Ma l’arrivo di un pericoloso monaco eretico e a causa di un antico e misterioso rituale, la sua vita cambia in modo irrimediabile. Costretta ad allearsi agli spietati Vigilanti, diventerà l’arma decisiva in un conflitto tra forze oscure che dura da millenni e dovrà decidere da che parte schierarsi in questo scontro.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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“Se anche l’avessi fatto” stava dicendo Gunt. “Sarebbe comunque una cosa buona, no?” Addentò un pezzo di carne secca e lo strappò dal resto. “Voglio dire, uccidere dei rinnegati che stanno compiendo qualche rito proibito è una cosa giusta. Ci avresti fatto un favore e dimostrerebbe che sei dalla nostra parte.”
“Io non ho ucciso nessuno” disse Ryhana sconvolta.
Da tre giorni ripeteva quella frase sperando che le credessero. Da quando avevano lasciato Castis e si erano messi in cammino verso Nelnis per tornare da Ilyana con il prigioniero.
La mutaforma era morta due giorni dopo il combattimento.
“Sono state le ferite dei dardi” aveva spiegato Khefra.
Ryhana sapeva che quelle ferite potevano infettarsi e portare alla morte in pochi giorni. Lo aveva visto accadere almeno cinque o sei volte al campo dei rinnegati, quando preparava pozioni per Anzi e Mirok.
“Sto solo dicendo” proseguì Gunt ignorandola. “Che non devi sentirti in colpa, tutto qui. Quella gente meritava di morire e tu hai fatto solo la cosa giusta.”
“Non li ho uccisi” disse alzandosi di scatto, le labbra che le tremavano e i pugni serrati.
“Adesso smettila” disse Angotte rivolta a Gunt.
Lo stregone le rivolse un’occhiataccia. “Stavo solo dicendo quello che penso.”
“È questo il problema.”
Ryhana si allontanò camminando a scatti. Il braccio le faceva male ma meno del giorno prima. Adesso riusciva a sollevarlo senza sentire una fitta di dolore e poteva anche stringere la mano.
Si rifugiò in un angolo buio della radura e sedette nell’erba, le gambe raccolte contro il petto.
Angotte la raggiunse. “Vuoi parlare?” le chiese.
“No” rispose, anche se voleva, ma non con lei.
La strega annuì. “Parlare ti aiuterebbe.”
“Come?” le chiese imbronciata.
“Era il tuo primo combattimento, giusto?”
Annuì.
“Ed è la prima volta che vedi qualcuno morire?”
Scosse la testa.
“Chi?”
“Mia madre” rispose.
“Mi dispiace. Come è morta?”
Sospirò. “Al villaggio scoppiò un’epidemia di febbre. Molti si ammalarono e guarirono, ma altri non ce la fecero. Lei sembrò stare bene per un paio di giorni, ma poi la tosse aumentò e il guaritore che doveva venire da un altro villaggio non si fece vedere. Aveva troppa paura.”
“È comprensibile avere paura. Tuo padre?”
“Morto anche lui. Faceva la scorta per dei mercanti. Vennero assaliti da una banda di predoni mentre erano da qualche parte vicino a Ferdin.”
“Gran brutta regione, quella. Due anni fa, quando ero appena consacrata, ci mandarono a controllare e scoprimmo che c’erano stati parecchi assalti.”
L’idea che Angotte fosse stata così vicina a suo padre e avrebbe potuto salvarlo, non la confortava affatto. “Vorrei stare un po’ da sola” le disse usando le parole più cortesi che riuscì a trovare.
“Certo” disse la strega con un sorriso forzato. “Hai ragione.”
La guardò allontanarsi mentre il ricordo di quello che era accaduto a Castis si faceva di nuovo strada nella sua mente.
“Si chiamava Deniane” disse Grenn apparendo come dal nulla.
Ryhana sussultò a quella vista. “Chi?” domandò.
“La mutaforma.”
Lei deglutì a vuoto. “Come lo hai scoperto?”
“Yush ha parlato. Nel suo delirio, Khefra e io siamo riusciti a capire qualcosa di quello che gli è accaduto da quando vi siete separati.”
Annuì e distolse lo sguardo.
“Non ti interessa saperlo?”
“No.”
“Dovresti sentire, invece. Potrebbe essere interessante.”
“Anche tu vuoi ricordarmi che ho ucciso tutte quelle persone?” gli chiese con tono indispettito.
“Tu dici di non ricordare.”
“Dico?”
“Finché non avremo scoperto tutto quello che possiamo, dovremo usare molta prudenza.”
Ryhana annuì. “Allora avanti. Dimmi che cosa hai scoperto da Yush.”
“Il suo racconto è molto confuso, ma ogni tanto diventa chiaro. Ha parlato di un rituale e di statue mostruose che hanno preso vita.”
“Le statue di cui parlava Mirok.”
Grenn annuì. “Proprio quelle.”
“Le statue possono farlo? C’è un incantesimo anche per quello?”
Lui la guardò con espressione incerta. “Alcuni possono creare dei costrutti.”
Ryhana si accigliò.
“Usano il proprio potere per modellare la materia inerte, come le pietre, il legno o l’acqua per dare loro una nuova forma.”
“Come?”
“È difficile da spiegare, io non ho questo potere e non conosco nessuno che lo possegga. In ogni caso, sarebbe vietato usarlo.”
“Perché vietato?” chiese incuriosita.
“È così da sempre. E, credimi, è meglio non chiedersi perché un potere non può essere usato. Inizi a mettere in dubbio che certe leggi siano giuste o meno e cadi nell’errore che fanno i rinnegati.”
“Anche io lo ero, no?” fece con tono polemico.
“Lo eri” disse Grenn. “Lo sei ancora?”
Ryhana sbuffò. “Continua per favore.”
“Yush dice che li hanno portati in un livello molto profondo del santuario. Sanzir era lì con loro, ma è andato via prima che iniziassero. Il monaco che prese il comando al suo posto diceva di chiamarsi Ermund. Tu lo conosci?”
Scosse la testa. “Sanzir e gli altri monaci non ci rivolgevano mai la parola. Nemmeno uscivano dal loro carro o dalla tenda quando facevano una sosta. Li avrò visti due o tre volte.”
“Sapresti riconoscerlo?”
Il viso raggrinzito dell’uomo le apparve nella mente come un fantasma.
“Sì” disse. “Credo di sì. Era anziano e calvo e indossava una tunica azzurra e nera. Lo ricordo.”
“Bene, perché ho intenzione di dargli la caccia.”
“Non è morto nel santuario?”
“Il suo corpo non era tra quelli che abbiamo trovato. C’era solo quello di un giovane monaco, non di uno anziano.”
Ryhana annuì con vigore. “Lo ricordo. Si chiamava Tobamm. Era alto e portava dei baffi ridicoli che lo facevano sembrare meno giovane, ma in maniera divertente.”
Grenn sorrise. “Hai davvero una buona memoria per una che li ha visti così poche volte.”
“Mia madre mi diceva sempre di imparare tutto a memoria perché non sapevo leggere.”
“Cercheremo di risolvere anche questo problema non appena saremo tornati a Nelnis.”
Ryhana si accigliò.
“Ci sono dei buoni eruditi in questa parte del continente, esperti in queste faccende. Kont ha letto dei saggi e forse potrà dirti a chi dovrai rivolgerti.”
“Grazie” disse, sorridendo per la prima volta da due giorni.
“Non ringraziarmi. È così che facciamo noi vigilanti. A volte possiamo sembrare arroganti e litigiosi, ma ci prendiamo cura dei nostri confratelli. E delle consorelle.”
“Io non sono una vigilante.”
“Se è per questo, non sei nemmeno una vera strega. Non ancora. Ma sono sicuro che Ilyana sarà più che felice di aiutarti a guadagnare un mantello, dopo che le avrò fatto rapporto.”
Ryhana si sentì confusa ma cercò di non darlo a vedere. “Stavi dicendo di Yush. Cos’altro ha raccontato del rituale?”
“Dice che portarono lui e altri prigionieri nel livello profondo e li misero in catene al centro di una sala circolare, vicino al bordo di un pozzo. C’erano delle statue rivolte verso di loro, ma non sa descriverle. Per lui erano solo orribili e non vuole aggiungere altro.”
“Anche Mirok sembrava molto impressionato.”
Grenn annuì con vigore. “Tobamm iniziò il rituale leggendo qualcosa da un libro.”
“Cosa?”
“Una sorta di filastrocca o di preghiera, ma Yush non la ricorda. Dice che era in una lingua strana, che non conosce. Dice che erano almeno in trenta nella sala ma che nessuno parlava perché tutti guardavano verso il centro. Dal pozzo emanava una specie di luce intermittente, come se avessero acceso mille fiaccole o cento lampade a olio.”
Ryhana lo fissò accigliata.
Grenn si strinse nelle spalle. “Ti sto riferendo le esatte parole di Yush.”
“Continua.”
“Non c’è molto da aggiungere. All’improvviso la luce è diventata così forte da essere accecante e lui è rimasto abbagliato. Dice che qualcosa lo ha liberato dalle catene e che si è trascinato verso le scale per raggiungere il livello superiore. Dice che non era solo e che c’erano anche Mirok e altri di cui non conosceva il nome. Qui il suo racconto di fa parecchio confuso e non so se credergli o meno. Yush dice che mentre risalivano hanno visto altri scendere.”
“Chi?”
“Un strega dai capelli neri, degli inservienti e…” Ebbe una esitazione. “Tu.”
“Io?”
Grenn annuì con foga.
“Io non sono scesa nel santuario.”
“È lì che ti abbiamo trovata.”
“Lo so, ma…” Non riuscì a trovare le parole adatte. “Io so che non ci sono andata. Non l’avrei mai fatto.”
“Perché no?”
“Avevo paura. Sarei piuttosto scappata via. Mai sarei entrata nel santuario, figuriamoci scendere in un livello così basso.”
“Eppure, tu eri lì quando siamo arrivati noi.”
Ryhana sospirò e scosse la testa. “Non so che cosa rispondere. Forse mi hanno trascinata lì sotto quando ero già svenuta.”
“Supponiamo che sia andata davvero come dici” disse Grenn. “Che cosa ti ha fatta svenire? E perché qualcuno ti avrebbe portata dentro il santuario mentre eri svenuta? E soprattutto, Yush dice che eri ben sveglia quando ti ha vista scendere con quella strega.”
“Si chiamava Fesel” disse. “Era anziana, ma meno di Ilyana. Aveva il viso sfigurato.”
“Era tra i cadaveri trovati nel santuario” disse. “Insieme a parecchi soldati.”
“Facevano la guardia all’ingresso. Non erano molto contenti e nessuno di loro voleva stare lì.”
“Sarebbero dovuti restare nelle loro città invece di unirsi alla rivolta” disse Grenn duro.
“Non mi hai detto come sono morti.”
Dopo essere uscita dal santuario non ci era più rientrata.
Grenn deglutì a vuoto. “La loro vista non ti avrebbe recato nessun giovamento e forse ti avrebbe turbata.”
Ryhana si accigliò. “Sono un’adulta, ormai. Ho già visto la morte. Mia madre è spirata tra le mie braccia.”
E dopo sono dovuta scappare via senza nemmeno darle un vero funerale ma una veloce sepoltura, si disse con rammarico.
“Morire con il conforto dei propri cari è una faccenda diversa da questa. Potrei arrivare a dire che è addirittura piacevole, ma di sicuro è preferibile alla sorte toccata a Fesel e agli altri che si trovavano nel santuario.”
“Che cosa gli è successo, Grenn?” chiese con un filo di voce. “Che cosa hanno fatto a quelle persone?”
“I loro corpi” disse lo stregone esitando. “Erano spezzati. Alcuni, rivoltati come guanti. Un ragazzo, forse un inserviente, era stato diviso a metà. La parte superiore giaceva a dieci passi dalle gambe, mentre il resto era sparpagliato in giro. Qualcosa aveva colpito con forza il viso di Fesel. L’abbiamo riconosciuta solo per il mantello e la tunica che tu ci hai descritto. Tobamm, il monaco, aveva tutti gli arti spezzati e ripiegati in maniera innaturale, come se qualcuno o qualcosa, magari una forza, si fosse divertito a sistemarlo in quel modo.”
“Basta” disse Ryhana. “Non voglio sentire altro.”
“Mi spiace” disse Grenn comprensivo. “Mi hai chiesto di sapere come erano morti e io te l’ho detto.”
“Attenta a quello che desideri, diceva un vecchio proverbio del mio villaggio.”
“Giusto” rispose Grenn. “Anche se erano nell’errore, non devi vergognarti nel provare compassione per quelle persone. La loro fine è stata così orribile da compensare tutto ciò che hanno fatto prima di allora.”
Perché non mi è di alcun conforto saperlo? Si chiese. E perché mi sento in colpa, anche se sono del tutto estranea?
Grenn trasse un profondo sospiro e si alzò. “Non voglio turbarti oltre e meriti di riposare.”
“Aspetta” disse Ryhana riprendendosi un poco. “Yush non ha detto altro?”
“La sua mente è confusa” disse lui vago. “Non possiamo fidarci totalmente d ciò che dice, ma solo trovare dei riscontri con quello che già sappiamo.”
“Ma lui ha un potere.”
“È vero.”
“Che non dovrebbe avere.”
Grenn rimase in silenzio.
“Come me” aggiunse.
“Ne riparleremo quando saremo da Ilyana. Ora riposati. Domani marceremo a lungo per avvicinarci a Nelnis ed entrare in una regione più sicura di questa.”

 
  
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