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Autore: Sky_7    02/07/2022    0 recensioni
Perché qualcuno sceglierebbe mai di essere il cattivo di una storia? Da che esiste la divisione tra bene e male, nessuno si è mai definito cattivo, esistono solo due schieramenti dovuti a due opinioni contrastanti. è sufficiente questo a definire chi è il cattivo e chi il buono? E chi lo decide? Perché, da che mondo è mondo, sono i vincitori a scrivere la storia, che siano buoni o cattivi.
Se non fosse mai stato capitan Hook il cattivo? Se fosse solo stato una vittima delle circostanze, reso folle dai pensieri che non gli fanno trascorrere notti serene, dalla ricerca di quella vendetta contro un demone immortale che gli ha portato via non solo la mano destra ma anche la vita.
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Una storia in cui le cose sono andate diversamente rispetto a come le conosciamo.
Una storia che racconta il passato, presente e futuro del capitano James Hook, con tutti i retroscena e elementi inediti che racconteranno la sua storia e aspirano a dare un lieto fine a questo personaggio che nella sua lunga, lunghissima vita ha conosciuto solo dolore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Wendy Darling
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10

“Come... Cosa... Che cazzo sta succedendo qui?!” lo shock era palesemente leggibile sul volto di James Hook e per chi era abituato a vederlo sempre apatico e imperscrutabile come uniche alternative all’arrabbiato, faceva un certo effetto. Per non alterare ancora il suo al momento fragile stato, Owen era andato ad acciambellarsi su di un ramo, lasciando a Wendy l’incombenza delle giustificazioni. O, per lo meno, questo era il tacito ordine impartitogli da Miss Hook, come l’aveva bonariamente ribattezzata, peccato che lui non fosse proprio in grado di farsi gli affari suoi.
“Tua figlia è magica, Jimmy. Mary non è mai stata così, credo abbia preso da te, su di voi c’è l’odore della stessa magia”
“Owen, per una buona volta, taci! Non credi di aver già fatto abbastanza danni?” sebbene dimostrasse l’aspetto di un uomo di circa quarant’anni, Owen non aveva peso il proprio atteggiamento infantile, di cui dava prova anche in quel momento dondolandosi pericolosamente sul ramo. Non conoscendo i precedenti, i nuovi arrivati erano confusi nel vedere la ragazzina atteggiarsi a generale nei confronti di un uomo che, sebbene potesse essere suo padre come età, si comportava invece come un bambino dispettoso. Wendy si trovò a sospirare e andò a sedersi sul davanzale della finestra, dando le spalle a Owen.
“È successo qualche giorno dopo la tempesta, stavo correndo nella giungla e sono caduta nel fiume, la corrente era molto forte” iniziò saltando ovviamente buona parte della storia, non era il caso di far preoccupare James e soprattutto non aveva intenzione di farsi vedere debole davanti a tutti quegli sconosciuti “Il coccodrillo arrivò immediatamente, prima di allora non lo avevo mai visto da così vicino, se di vedere si può parlare. Lo sentivo muoversi intorno a me, mentre annaspavo nell’acqua alta. Ricordo di aver visto delle lucciole volare sul fiume, avrei voluto chiamare il tuo nome, ma invece ne pronunciai un altro”
“Ha chiamato me” intervenne Owen, fattosi immediatamente serio “e io sono tornato”
“Come?”
“È difficile da spiegare, non siamo ancora riusciti a trovare una vera risposta. Io l’ho solo chiamato, il coccodrillo si è quindi illuminato di una luce dorata e quando è tornato in superficie era una persona” nel frattempo tutti gli altri si erano sistemati, chi sul davanzale delle finestre e chi sul pavimento, si preannunciava una lunga notte in cui nessuno avrebbe dormito.
“Che altro è successo?” con un sospiro stanco, Wendy si lasciò andare al racconto non troppo dettagliato di quell’ultimo mese, bloccandosi e imponendo il silenzio di tanto in tanto quando Owen sentiva i passi in avvicinamento dei cannibali sotto di loro.
“Il vascello era messo male, è quasi un miracolo che la tempesta non l’abbia mandata alla deriva o non si sia sfracellata sugli scogli. Fortunatamente anche gli alberi erano intatti e abbiamo già sistemato i danni maggiori alla chiglia dopo averla trascinata in spiaggia” si bloccò e sollevò lo sguardo incontrando gli occhi di James, ma non aggiunse più nulla. In qualche modo, il capitano comprese da solo che c’erano molte cose che gli stava nascondendo.
“Mi dispiace, ma lo spazio qui è piccolo. C’è da stringersi per stare un po’ più comodi, altrimenti...” si interruppe con una risata amara per scuotere il capo “stavo per dire che potrei accompagnare alcuni di voi in un altro rifugio, persino alla nave, ma non vi fidate e ne avete tutte le ragioni... Mettetevi comodi per come potete, dormite o restate svegli, non mi interessa poi molto” volse lo sguardo a Charles che per tutto il tempo era rimasto in un angolo con le spalle al muro e arrossì quando incontrò i suoi occhi. Aveva tolto un po’ del fango dal viso con la manica della camicia ma la situazione non era ancora delle migliori.
“Laggiù c’è un secchio d’acqua pulita, se volete darvi una ripulita. Mi scuso per non averlo detto prima” si morse il labbro inferiore profondamente a disagio sotto quegli occhi chiari, ciononostante trovò il coraggio di avvicinarsi e porgergli una borsa di tela “qui invece c’è una camicia pulita, è maschile e abbastanza larga, non è un granché ma sicuramente meglio di nulla” Charles inarcò un sopracciglio e Wendy, vedendo che non fece nulla per prenderla, lasciò la sacca su un gancio accanto a lui, dopodiché tornò a voltargli le spalle ancor più rossa in viso quando lo vide sfilarsi la camicia di dosso.
“Sicura che non ci sia altro che vuoi dirmi Wendy?” la giovane sospirò.
“Non è né il luogo né il momento, capitano. Tutto a tempo debito” era così formale da sembrare fuori posto anche nei suoi stessi abiti maschili, figuriamoci in mezzo a uomini che non sapevano nulla neppure di buona educazione “È giusto che sia anche l’equipaggio a raccontarti cosa è successo fino ad ora... Posso anticiparti ciò che riguarda Peter” così, seduti scomodamente sulle assi grezze del pavimento, gli ospiti ascoltarono le ultime novità Wendy raccontò delle fughe nella foresta, nel marchingegno costruito con Mark, disse di aver imparato a sparare e che secondo Sparky aveva un talento naturale. Prima che se ne accorgessero videro il sole sorgere sulla giungla e risplendere sulla neve caduta durante la notte.
“Fate attenzione a dove mettete i piedi, siamo lontani dal territorio di caccia, ma il terreno è comunque scosceso e con la neve è un vero basta un piede in fallo per scivolare fino a valle” si morse il labbro imbarazzata quando scorse con la coda dell’occhio l’uomo di cui ancora non conosceva il nome cui aveva puntato la pistola la sera prima. La camicia che gli aveva procurato gli calzava bene, non se ne sorprese dato quanto stava larga a lei, e vedendolo adesso alla luce del sole e senza il fango sul viso si sorprese di quanto fosse bello.
“James hai detto che siete arrivati in nave”
“Sì, è esatto”
“Non è sicuro lasciarla nella baia. Scendete dal sentiero e dite all’equipaggio di attraccare dall’altra parte, alla Skull Rock. Mi farò trovare lì” James parve rifletterci un momento osservando gli uomini che lo avevano accompagnato lì, poi annuì voltandosi verso la direzione opposta.
“Le trappole sono visibili alla luce del giorno, ma comunque ho segnato gli alberi con un’incisione a mezza luna. Non avrai problemi a notarle”
“Mi sembra sensato. Uomini state dietro di me e cercate di tenere il passo, non ho intenzione di venirvi a cercare” esclamò dirigendosi con sicurezza per il sentiero poco visibile tra gli alberi, prima di essere bloccato da una voce.
“Un momento!” sbottò il capitano Vane.
“Cosa c’è adesso?”
“Appurato che sembri essere l’unico a fidarti di lei, non sono del tuo stesso parere” disse squadrando la giovane da testa a piedi
“E cosa stai proponendo Charles? Solo io e lei sapremmo farvi da guida in questo posto e lei deve incontrarsi con il mio equipaggio. Vuoi fare da balia a mia figlia?” il capitano Vane strinse i denti e assottigliò gli occhi alle parole di James, ma, sorprendentemente, fu Wendy a intervenire.
“Mi sta bene” iniziò per poi voltarsi verso l’uomo “Non che mi facciate da balia, ma potete venire con me. La strada non è delle più semplici ma sicuramente ci muovemmo più velocemente di come faremmo se dovessi portare tutti loro” fu il turno di Charles di annuire e con un cenno del capo la invitò a fargli strada. Camminarono a passo svelto nella fitta vegetazione, senza dirsi una parola per diversi minuti, poi, quando gli alberi cominciarono a farsi più radi, Wendy ruppe il silenzio.
“Volevo farvi le mie scuse per il mio comportamento di ieri sera” Vane la guardò di sottecchi con la coda dell’occhio notando che anche lei non spostò lo sguardo dal pavimento di radici ed erbacce, però si stava torcendo le dita.
“Diciamo che da queste parti vedere facce nuove non è sempre un buon segno, ma non è comunque una giustificazione per avervi puntato la pistola alla testa. Ho approfittato di un momento di debolezza e non avrei dovuto, mi sento molto in colpa per questo” l’uomo inarcò un sopracciglio. Quella ragazzina si sentiva in colpa per aver sfruttato un momento di debolezza, da dove accidenti veniva fuori una stronzata del genere?! Non rispose, non dandole così modo di capire se fosse ancora arrabbiato o solo indifferente alle sue parole, ma tra sé e sé Charles si chiese anche quanto potesse essere vero che quella ragazzina fosse la figlia di James. Poi, di punto in bianco, la vide fermarsi e voltarsi verso di lui con la mano destra tesa nella sua direzione.
“Mi chiamo Wendy, ma il mio nome pirata è Jackie Redhand. E anche questo avrei dovuto farlo ieri notte” Charles ghignò facendosi sfuggire uno sbuffo che neanche provò a mascherare e la ignorò, riprendendo a camminare verso la spiaggia che si intravedeva tra gli alberi. Wendy strinse gli occhi per quella più che evidente mancanza di rispetto, ma si affrettò a corrergli dietro.
“Aspetti! È pericoloso. Gli uomini potrebbero sparare se vedessero qualcuno che-” uno forte boato la interruppe, seguito a ruota dall’impatto di una palla di cannone sul gruppo di alberi da cui erano appena usciti. Charles si buttò a terra imprecando come uno scaricatore di porto per poi volgere immediatamente lo guardo verso il mare, Wendy, al contrario, si alzò quasi subito, si tolse il capello e sventolò la propria bandana blu come fosse una bandiera.
“Accidenti a te e alla tua miccia facile Sparky!” borbottò tra sé e sé “Eppure gli ho detto decine di volte di guardare con il binocolo prima di sparare” in risposta al proprio segnale fu issato sul pennone quello che più che una bandiera era un fazzoletto giallo, dopodiché cominciarono a vedere maggiore movimento e una scialuppa fu calata dal fianco.
Alzatosi a sua volta, Charles ammirò la Jolly Roger che galleggiava imponente sull’acqua chiara.
“Tz alla faccia delle troppe attenzioni” mormorò a un tono troppo alto per passare inascoltato ma non abbastanza per essere compreso.
“Come? Avete detto qualcosa?”
“Nulla di importante. Ma farò presente a Hook che i suoi uomini hanno tentato di farmi fuori a colpi di cannone”
“In tal caso mi toccherà difenderli e assumermi tutte le colpe. E non sarà un problema”
“Perché prendersi la colpa per l’azione di qualcun altro?”
“Non è un qualcun altro qualsiasi, ma uno del mio stesso equipaggio e me ne sento responsabile” Charles si andò a sedere vicino a lei sulla spiaggia in attesa di essere raggiunti.
“SIGNORINA WENDY! Oh grazie al cielo sta bene” Spugna non aveva l’aspetto del pirata, poteva somigliare più facilmente a un oste con quel naso sempre arrossato oppure un bottegaio, del resto era immediatamente corso incontro a Wendy senza pensare che l’uomo al suo fianco, sempre a patto che l’abbia visto, potesse essere una minaccia. Gli altri due che lo accompagnavano rimasero indietro con le pistole cariche tra le mani e Charles non fu da meno sguainando la sciabola e la pistola che portava ai fianchi. Wendy, che stava raggiungendo Spugna a metà strada si fermò poco prima ponendosi di fronte al proprio equipaggio e dando le spalle a Charles con le mani alzate, chissà se per un eccesso di fiducia o semplicemente idiozia.
“Sparky e Mark mettete giù le armi”
“Ma-ma... C-capitano?” Vane, non visto da Wendy, inarcò un sopracciglio, di rimando però non neppure lui vide la reazione di Wendy che assottigliò lo sguardo verso i sottoposti.
“Siete sicura signorina? Non dovreste fidarvi così alla cieca, potrebbe essere pericoloso” seppur riluttante, l’uomo che aveva appena parlato riportò al suo posto il cane della pistola dopodiché la ripose nella cintola
“Il vostro capitano si fida di lui, quindi gli concederò la stessa fiducia” voltò leggermente il capo per guardare negli occhi l’uomo ancora armato alle sue spalle per poi aggiungere con tono sarcastico
“Chiunque egli sia” Charles ripose le armi e le rivolse un sorriso storto con cui, seppur tacitamente, le concesse la vittoria in quella piccola scaramuccia. Nei minuti successivi Wendy diede disposizioni perché la Jolly Roger si preparasse ad accogliere il capitano ed essere affiancata, per non dire quasi abbordata, da una seconda nave che sarebbe giunta a minuti.
“Non male, per una ragazzina”
“Preferirei essere denigrata perché sono donna e non per la mia età, non che possa in qualche modo porre rimedio seduta stante anche solo a una delle due cose”
“Non c’è nulla di male in una donna pirata. Ti sorprenderebbe sapere quanto siano capaci molte di loro”
“Sarà, come dite voi” che non fosse convinta era evidente e neanche provò a nasconderlo.
“Assurdo, appena ieri mi hai puntato una pistola alla testa ed eri pronta a sparare”
“E vi ho chiesto scusa per quello” sbottò interrompendolo ma mantenendo comunque un tono educato e formale “mi sono messa in gioco per voi davanti al mio stesso equipaggio e non ho neanche idea di chi voi siate, signore. Mi auguro solo di non pentirmene” Charles si piegò sulle ginocchia per essere più vicino alla sua altezza
“Sei sempre così fastidiosamente formale con chi non conosci o è un atteggiamento che riservi a chi non sopporti?”
“Non ho mai detto di non sopportarvi, signore, non l’ho mai neanche pensato. Avrete modo di vedere come mi rapporto con chi la cui sola esistenza urta la mia persona” rispose con il tono più altisonante che riuscì a trovare nel proprio repertorio ma, anziché far arrabbiare lo sconosciuto, lo fece solo ridacchiare. Offesa decise di spostarsi sugli scoglie e attendere da lì l’arrivo della nave.
“Il mio nome è Vane. Capitano Charles Vane, della Ranger” Wendy si immobilizzò sgranando gli occhi poco prima di voltarsi di scatto verso di lui che ora se ne stava appoggiato con le spalle a un tronco d’albero poco distante, la sua stessa postura urlava potere e sicurezza.
“Il pirata?” un nuovo ghigno si fece strada sul viso del capitano, sinceramente felice della reazione della giovane. Charles inarcò le sopracciglia verso di lei a mo di saluto cui però non ricevette risposta perché Wendy, arrossita fino alle orecchie, continuò per a sua strada lungo il ponte di scogli dove avrebbe atteso l’arrivo della nave. 
 
James Hook camminava per la propria cabina sfiorando delicatamente con le punte delle dita ogni superficie. Tutto era in ordine come probabilmente non era mai stato, anche se molte cose non erano dove le avrebbe riposte lui. Alcune delle bottiglie di cristallo erano andate distrutte durante la tempesta e quindi sostituite con normali bottiglie di vetro verde scuro e i bicchieri con altri di metallo.
“Quasi non ci speravo più di rivederti qui dentro” Hook sorrise dolcemente alle parole di Wendy che entrò titubante nella cabina con indosso i suoi nuovi abiti, il capitano annuì a quella vista.
“Come te lo senti addosso? Speravo non fosse troppo grande, ho immaginato ti fosse stancata di abiti troppo larghi” Wendy fece una giravolta nel suo nuovo vestito rosso particolarmente appariscente. Era un abito elegante e decisamente non adatto a una nave, ancor meno se di pirati.
“Lo adoro, anche se probabilmente non avrò molte occasioni di indossarlo qui. Mi intralcerebbe molto in combattimento, ma soprattutto rischierei di rovinarlo” rispose lisciando delle pieghe invisibili sulla gonna
“Me ne frego se si rovina, Wendy. Indossalo ogni volta che vuoi” sorrise anche lui nel vederla così felice, subito dopo, però, così com’era arrivata l’ilarità scomparve e Wendy si accomodò davanti la scrivania
“Allora, qual è il piano?” domandò chinandosi in avanti verso di lui
“Il piano?”  l’uomo inarcò un sopracciglio
“Devi pur avere un piano... Un progetto. Anche solo un’idea... James sei stato spedito in un limbo, forse addirittura in un altro tempo, e ne sei tornato con al seguito una donna e inquietanti tipi decisamente poco raccomandabili”
“Hai paura di loro?” fu il turno di Wendy di inarcare un sopracciglio
“Assolutamente no” per un momento le tornarono alla mente i volti sfregiati dal sole e dalle cicatrici che aveva incontrato poco prima, ma non avrebbe di certo dato loro qualche soddisfazione.
“E se anche avessi un piano, cosa ti fa credere che te lo rivelerei. Magari non sei neanche inclusa”
“Sono stata io a tenere testa a Peter in questo ultimo mese e sono arrabbiata quasi quanto te. Se mi escludessi mi vedrei costretta ad agire di conseguenza a modo mio e questo potrebbe diventare un problema anche per te”
“Cosa è successo alla ragazza spensierata che ho lasciato qui un mese fa?” chiese in un sussurro più a se stesso che a lei, ma Wendy gli rispose comunque
“Era stanca di piangere e avere paura” la conversazione si interruppe quando la porta della cabina fu spalancata e la figura di un uomo alto svettò sulla soglia
“Toc-toc” Charles Vane non attese un permesso per entrare con passo spavaldo e lasciarsi cadere sulla sedia libera accanto a Wendy. Come era accaduto più volte nel corso di quelle ore, in sua presenza Wendy si tese come una corda di violino, Charles, che lo notò, non si preoccupò di nascondere un ghigno soddisfatto mentre Emily scosse il capo.
“Non sono un esperto” esordì Owen accomodandosi scomodamente sul bracciolo della sedia di Wendy “ma credevo si dovesse bussare prima di irrompere in una stanza privata”
“Quando vorrò la tua opinione te la chiederò, lucertola” un ringhio animalesco vibrò nella gola dell’uomo ma si interruppe quasi subito, non appena la ragazza gli pose una mano sul braccio. Sebbene fosse tornato umano, alcuni tratti dovuti ai tanti anni in forma animale erano rimasti, la sua pelle, ad esempio, era fredda, non batteva quasi mai le palpebre e se provocato, ringhiava. Anche il ticchettio dell’orologio era rimasto, ma non più forte ed echeggiante come prima.
“Rifletti su ciò che ti ho detto, James. Posso esserti più utile come alleata che come ostacolo. E comunque la vendetta sarebbe la tua, non ho nessuna intenzione di togliere una vita, neppure quella di Peter” lasciò la stanza senza chiedere alcun congedo o permesso, l’ampia gonna ondeggiò ad ogni passo finché non sparì dalla loro vista chiudendosi la porta alle spalle.

“È il caso che vada anch’io” esordì Owen stendendo le braccia sopra la testa, non era più abituato a questi ritmi da umano, a quest’ora da coccodrillo dormirebbe già – o ancora, dipende dai punti di vista.
“E dove vorresti andare?”
“Le vado dietro, è divertente infastidirla da arrabbiata e poi a me non interessa quello che vi dovete dire” parlando aveva già dato loro le spalle e si era diretto alla porta, ma si fermò sulla soglia per voltarsi di nuovo “Ti mando il ciccione col capello, così ti spiegherà meglio ciò che è successo. Ma, per quanto può valere, rifletti bene sul ruolo di Wendy: la ciurma le è affezionata e potrebbero dividersi nel vedervi in disaccordo. Lei, comunque, farà di tutto perché nessuno lo noti ed è proprio questo che devi tenere a mente, le emozioni hanno sempre conseguenze qui a Neverand e a magia nasce dove meno te l’aspetti”
Nessuno parlò per diversi minuti dopo che Owen lasciò la stanza, avevano poche informazioni per dare una propria opinione e la situazione era abbastanza spinosa, nessuno sano di mente si sarebbe messo contro Hook parlando male della sua strana figlia. Un leggero bussare interruppe i pensieri generali e Spugna entrò dopo aver ricevuto il permesso.
“Mi ha fatto chiamare capitano?”
“Wendy sostiene che dovesse essere la ciurma a farmi un resoconto di ciò che è successo. Ebbene, Spugna, ti ascolto” il nostromo annuì dopodiché cominciò la dettagliata esposizione degli eventi, senza escludere nulla e partendo proprio dalla tempesta. Disse di averle impedito di lanciarsi in mare quando scorse il coccodrillo tra le onde con il cappello del capitano tra le fauci, che la trovarono il giorno dopo e come da subito si accertò delle condizioni dell’equipaggio e dei danni riportati alla nave. Disse che si era presa cura dei feriti e aggiunse, ridacchiando, che avesse imparato a cucire le ferite. Aveva fatto la sua parte nel riparare a nave, imparando tutto ciò che le veniva insegnato sul ruolo di ciascun componente dell’equipaggio ma anche sulla pesca e la navigazione a vela, in cambio aveva insegnato loro a leggere e scrivere. Raccontò del tempo trascorso alle rovine del castello nero e della decisione di Wendy di spostarsi altrove da sola per mandare fuori strada i bimbi sperduti che si divertivano a inseguirli. Finché non raccontò anche della corsa disperata nella giungla con l’ombra alle calcagna fino al tuffo imprevisto nel fiume del coccodrillo. In quell’occasione, tra le rapide, si procurò una ferite, fortunatamente lieve, alla spalla e si ruppe due dita, tornando da loro il giorno dopo molto intontita e insieme a Owen. Infine raccontò della votazione per eleggerla capitano il giorno del suo compleanno e di come avesse chiesto un mese per dare a James il tempo di tornare da loro prima di accettare veramente il ruolo. James Hook era senza parole.
“È cambiata molto in questo periodo. È come se... si fosse indurita. Ha indossato la sua stessa corazza, capitano... Quasi non speravamo più di vederla di nuovo sorridere come oggi, o che potesse tornare a raccontare le favole” poco distante Israel Hands sbuffò una risata per niente divertita
“Una femmina per capitano. Si vede che qui funziona tutto al contrario” Spugna ingoiò la rispostaccia che gli avrebbe rifilato, aspettando invece la reazione del proprio capitano. James, dal canto suo, aveva lo sguardo perso nel vuoto e mille pensieri ad affollargli la mente.
“Tutti fuori” chi velocemente e chi meno convinto, tutti eseguirono l’ordine. Tutti meno che Charles.
“A cosa pensi Charles?” il capitano Vane non aveva cambiato posizione, rimanendo per tutto il tempo semi sdraiato sulla sedia con le braccia incrociate al petto.
“Il fatto che sia una femmina mi lascia alquanto indifferente, anche Anne Bonnie è una donna eppure è una dei migliori pirati che abbia mai conosciuto. A quanto dice lui, i rispetto se l’è guadagnato con il tempo e non solo perché è tua figlia. Quindi non puoi escluderla, ti si ritorcerebbe contro e l’unica alternativa che hai è rinchiuderla da qualche parte” James mandò giù d’un fiato il bicchiere di porto che si era riempito.
“Ma che ne vuoi sapere tu di come si fa i padre?!”
“E tu lo sai? Che io sappia abbiamo avuto lo stesso esempio di merda sulla Queen Anne’s Ravange... Ti stai comportando esattamente all’opposto di Teach: lui ci mandava in prima linea e tu la tieni nascosta”
“Non voglio rovinarle la vita” Vane sbuffò
“Se è vero ciò che mi hai detto, che è nata a Londra addirittura in un’altra epoca, la sua vita è rovinata dal giorno in cui ha conosciuto i mostriciattolo che governa in questo inferno! Ormai è una battaglia personale anche tra di loro, credi che non la cercherà lui stesso se non a trovasse sul campo?” anche se in un modo molto rozzo e arrogante aveva esposto tutti le maggiori preoccupazioni di Hook che, non sapendo come replicare, si limitò a lanciargli un’occhiataccia.
Un nuovo bussare interruppe la loro conversazione già arenata ed Emily entrò nella cabina con un sorriso divertito in faccia.
“Wendy dice che la cena e pronta e il nostromo con il nome strano invece ha detto che se preferite può farvi portare qui i piatti. Personalmente vi consiglierei di non perdervi lo spettacolo, manca poco che Wendy lanci fuoribordo qualcuno con tutte le stupidate che stanno dicendo” proprio in quel momento arrivarono alle loro orecchie schiamazzi e l’inconfondibile suono di spade. Più per curiosità che preoccupazione, i tre raggiunsero il ponte trovando uno spettacolo davvero singolare: Jeremia Hitt, con le guance arrossate per i troppo vino o per la magra figura, aveva la spada di Wendy puntata alla gola, di rimando la giovane aveva uno sguardo che da solo avrebbe congelato l’oceano anche all’equatore.
“Mettiamo ben in chiaro una cosa, signore” esordì con quel tono formale che tanto la caratterizzava, incurante del silenzio tombale che avrebbe reso a tutti udibile il suo discorso “Voi non mi darete ordini perché non sono la sguattera di nessuno e se vi permetterete un’altra volta a palparmi vedremo quanto sono brava a fare i maiale allo spiedo” la punta della spada scese lungo l’addome sfiorando la camicia e arrivò a puntargli lo stomaco
“Spero di essere stata abbastanza chiara” l’uomo annuì con convinzione, la risposta dovette soddisfare abbastanza Wendy che rinfoderò la spada e si voltò ignorando l’uomo appena minacciato per tornare a dedicare la propria attenzione a Stan.
“Credo ci siano ancora da riparare alcuni punti della vela maestra. È il caso di spostarci sulla spiaggia o si può fare anche a bordo?” sorprendentemente riprese il discorso come se niente fosse, dal suo atteggiamento non sembrava che avesse appena minacciato di morte un uomo con il doppio dei suoi anni ed esperienza, per lei il gesto aveva avuto lo stesso valore dell’aver scacciato una mosca fastidiosa con la mano. Si concesse solo una breve occhiata ai due capitani rimasti a distanza, offrendo loro nient’altro che un piccolo scorcio della donna che la notte prima li aveva sotto scacco.
“E tu vuoi ancora tenerla indietro?”
   
 
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