Fumetti/Cartoni americani > The Owl House
Ricorda la storia  |      
Autore: DDaniele    04/07/2022    0 recensioni
[The Owl House]
Edric e Hunter si recano sul Ginocchio del Titano per svolgere una ricerca sui pipistrelli che popolano la zona. Tuttavia, un animale feroce li attacca ferendo uno dei due.
Genere: Azione, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   Con un ultimo tratto di matita, Edric terminò il disegno. Con un’espressione assorta, sollevò il viso verso le rovine che si innalzavano davanti a lui per controllare di aver ricreato ogni elemento di quelle strutture sul foglio del quaderno rilegato che teneva tra le mani. Si accertò quindi di aver riprodotto l’alto muro in marmo nero che affondava nella bianca neve sul suolo e si ergeva verso il cielo dove splendeva, accecante per il riverbero della neve, il sole di metà mattina. Si assicurò poi di aver tratteggiato la finestra dalla forma a campana che si apriva al centro del muro e la sua parte che era crollata sul lato sinistro, rivelando una ripida discesa che portava ai piedi della collina alberata dove Edric si trovava quel giorno. Cosa più importante, controllò di aver disegnato con dovizia di particolari il pipistrello che sonnecchiava a testa in giù agganciandosi con le zampe posteriori alla cima della finestra. Sovrappensiero, aggiunse alcune ombreggiature sul manto nero dell’animaletto per conferirgli un aspetto più regale. Soddisfatto del lavoro svolto, ripose matita e quaderno da disegno nel marsupio che portava ai fianchi e richiamò il pipistrello. Questo si riscosse dalla sua posa e andò verso il padroncino tracciando nell’aria alcuni movimenti a cerchi concentrici.
   “Disegnare il tuo cucciolo di pipistrello e non un pipistrello in libertà non è come barare?” chiese Hunter a Edric raggiungendo il maghetto dai capelli verdi da un vialetto laterale che partiva da un’altra sezione della struttura. A sua volta, Hunter era accompagnato da Flapjack, il suo uccellino di legno magico dal colore rosso scarlatto, che gli volava intorno seguendolo ovunque. “Non proprio. La scorsa volta che sono stato qui per aiutare Amity ad allenarsi con la magia ricordo di aver visto alcuni pipistrelli che dormivano così, appesi ai muri delle rovine, dunque non è un comportamento innaturale per loro. È solo che stavolta non ne ho visti e quindi ho chiesto a Batric,” questo era il nome del cucciolo di pipistrello che Edric aveva adottato, “di ricreare la scena. Mostrare un disegno delle rovine è più d’impatto scenico che non portare uno schizzo delle caverne, cupe e irregolari, dove i pipistrelli riposano di solito durante il giorno. Con un disegno a effetto la prof mi darà un punteggio migliore per il compito.” “Se lo dici tu,” rispose Hunter facendo spallucce, non del tutto convinto. “La tua professoressa del corso di cura delle creature magiche ti ha assegnato una ricerca sul comportamento abituale dei pipistrelli, non ha chiesto necessariamente una serie di disegni a effetto. Comunque,” continuò Hunter cambiando discorso, “ho terminato di montare la tenda per la notte. Vieni a controllare che ho messo dentro tutto?”
   “Arrivo.” Così dicendo, Edric e Hunter si avviarono, seguiti da Batric e Flapjack, verso la zona in cui un tempo si trovava il giardino delle rovine. Quella sezione sorgeva ad appena un centinaio di metri dal posto in cui si erano fermati, eppure i due impiegarono qualche minuto a raggiungerla perché ad ogni passo sprofondavano nella neve alta una decina di centimetri. Una volta arrivati, Edric notò al centro di una spiazzo delimitato da una bassa ringhiera in pietra grigia, probabilmente in antichità una aiuola, la tenda che Hunter aveva montato. La tenda apparteneva alla famiglia Blight e Edric l’aveva usata qualche tempo prima quando era venuto lì insieme alle sue sorelle Emira e Amity per un addestramento. La tenda si ergeva alta con una struttura a punta ricordando le tende di un circo ed era formata da un tessuto di colore verde scuro molto spesso, utile per mantenere il calore all’interno. Edric e Hunter entrarono dalla stretta fessura triangolare d’ingresso e si guardarono intorno. Hunter aveva spazzato la neve dal terreno e vi aveva sistemato un tappeto marrone dal tessuto molto spesso, pensato anch’esso, come il materiale della tenda, per impedire che il freddo penetrasse all’interno. Al centro della tenda Hunter aveva messo un tavolo che i due potevano usare per mangiare e Edric per scrivere il suo reportage. Al lato opposto dell’entrata si trovavano due sacchi a pelo per dormire e vicino due bauli, uno contenente il cibo da cucinare, l’altro gli abiti di ricambio e delle medicine per le emergenze.
   “Ti sembra che ci sia tutto?” chiese Hunter a Edric. “Certo, ma non serve che chiedi la mia opinione. Sei tu il cervello della coppia, mi fido del tuo giudizio” gli rispose Edric con un sorriso goliardico a increspargli le labbra. “Grazie, ma vorrei che controllassi che ci sia tutto quello che ci occorre.” Con queste parole Hunter si avvicinò al tavolo e girò lo stoppino di una lampada accendendola. “Questa luce ti sembra sufficiente per scrivere e disegnare di notte? Quando il sole tramonterà, qui farà molto buio. Posso usare la magia per produrre più luce, ma guarda se la lampada da sola è sufficiente.” “Non c’è bisogno, come hai detto tu puoi usare il glifo per creare altra luce, quindi perché preoccuparsi?” ribatté Edric e gli voltò le spalle per uscire dalla tenda. Hunter avvertì una punta d’irritazione. Voleva bene ad Edric con tutto il cuore e la maggior parte delle volte la sua leggerezza era piacevole, soprattutto quando la facilità con cui Edric viveva la vita andava a riequilibrare la pesantezza che a volte Hunter dimostrava. In circostanze come quella, però, Hunter vedeva la leggerezza di Edric come una forma di faciloneria che rischiava di farli trovare impreparati davanti a possibili crisi. Hunter tuttavia represse questi pensieri e decise di non dire nulla, perché temeva che la sua natura nervosa potesse guastare l’atmosfera. Assecondò quindi Edric e uscì anche lui dalla tenda.
   Una volta fuori, Hunter tirò in su la zip chiudendo l’ingresso della tenda. Si guardò intorno e vide che Edric stava disegnando uno schizzo di Flapjack e Batric appollaiati sulla sommità di un muro diroccato. Scocciato a doverlo disturbare, Hunter gli domandò: “Puoi lanciare la magia di difesa? Io non lo sa fare con il glifo.” “Sì, un attimo” rispose Edric e si prese alcuni minuti per finire di ritrarre l’amico talismano di Hunter e il suo cucciolo di pipistrello. Dopo aver disegnato con comodo, Edric si avviò verso la tenda ed eseguì un movimento circolare con l’indice della mano destra. Dalla punta del dito si produsse una luce bluastra. A sua volta, la tenda venne circondata da un cerchio di luce blu. “Adesso solo noi quattro possiamo vedere la tenda e superare la linea di confine per entrare. Se qualcun altro, come gli animali della zona, provasse a entrare andrebbe a sbattere contro un muro invisibile.” Hunter annuì e controllò l’orologio da polso. “È quasi mezzogiorno, facciamo in tempo a discendere dalla collina e ad andare nella caverna in cui ci sono i pipistrelli, così possiamo fare un primo giro di ricognizione e puoi prendere i primi appunti e schizzi.” Edric si disse d’accordo e i due adolescenti si avviarono verso la strada che portava ai piedi della collina.
   Giunti alla base della collina, il quartetto lasciò la strada battuta e seguì il pendio sinistro della collina. Dopo aver attraversato una macchia di alti alberi che oscuravano il cielo, Edric e Hunter raggiunsero l’apertura di una larga caverna. L’ingresso si apriva ampio per circa cinque metri e il suolo si faceva subito ripido portando dritto verso il cuore della collina. Hunter prese dalla tasca un foglio di carta marroncina in cui era tracciato un intricato ghirigoro. Gli diede un colpetto sulla superficie con la mano destra guantata e il foglio si arricciò su se stesso, andando a produrre una pallina di luce che fluttuava sopra il palmo della mano del ragazzo. Hunter prese un secondo foglio simile e lo passò ad Edric perché facesse lo stesso. Con una fonte di luce per ciascuno, Edric e Hunter entrarono nella caverna, seguiti a breve distanza da Batric e Flapjack.
   Superato l’ingresso, un’ampia volta costituita da un materiale calcareo grigiastro, Hunter e Edric raggiunsero una larga sala sorretta da file apparentemente infinite di stalattiti. Stupito dalle bellezza del luogo, Edric fece fluttuare la luce più in alto in modo da verificare se nelle zone più elevate delle formazioni calcaree si trovassero dei pipistrelli. Mentre Edric passeggiava per la grotta con lo sguardo rivolto in alto, Hunter si fermò per permettere all’altro di svolgere la sua ricerca. Durante l’attesa, Hunter ebbe l’occasione di osservare il suo fidanzato. In particolare, Hunter studiò il viso di Edric dalla pelle di un bianco perlaceo e un profilo straordinariamente affilato. Il pallore del volto aveva come punto di colore solo un neo sotto l’occhio destro, e questo che in altre persone avrebbe potuto essere un difetto diventava su Edric un elemento di fascino perché conferiva calore a un incarnato così bianco che altrimenti sarebbe sembrato freddo e avrebbe dato a Edric un aspetto borioso. I suoi occhi verde smeraldo rivelavano un carattere volitivo e ben si sposavano con lo stesso colore dei suoi capelli. Il resto del corpo era snello e slanciato, conferendogli un’impressione di grazia. Nel suo insieme, Edric era di una bellezza perfetta e aristocratica, il che si addiceva al rampollo di una famiglia ricca e altolocata come lo era il casato Blight, e Edric sembrava quasi il manifesto vivente di questa superiorità.
   Confrontandosi a Edric, Hunter provava spesso un senso di inferiorità. Al contrario di Edric, Hunter era di statura più bassa di circa dieci centimetri e aveva una stazza più tarchiata, suggerendo un’impressione più rozza. Inoltre, Hunter aveva una pelle grigia, all’apparenza malaticcia. I suoi occhi, di un rosso acceso, erano circondati da pesanti occhiaie anch’esse grigiastre. I suoi capelli erano di un biondo paglia sporco e Hunter li teneva in un’acconciatura irregolare, rasati sui lati e sulla nuca e più lunghi sulla sommità, dove i ciuffi si libravano ribelli all’indietro. A completare il tutto contribuivano una cicatrice a forma triangolare sulla guancia destra e un taglio di forma simile che Hunter aveva sul lobo dell’orecchia sinistra a punta. Se Edric suggeriva un’impressione di fascino e grazia, Hunter si sentiva sgradevole e pieni di difetti. In coppia, Hunter considerava loro due del tutto diversi come se una gemma preziosa venisse messa accanto a un sasso grezzo e sfregiato.
   Le parole di Edric riscossero Hunter dai suoi pensieri. “Che strano, in questa stanza non ci sono pipistrelli. Eppure avrebbero molti punti in cui appollaiarsi sul soffitto. Forse siamo ancora troppi vicini all’entrata. Proseguiamo.” Così dicendo, Edric passò oltre Hunter e proseguì. Quest’ultimo lo seguì in silenzio. Superata una sottile parete di roccia, i due giunsero in una nuova sala grande il triplo della precedente. Se questa però era piena di stalattiti, nel nuovo ambiente lo spazio era completamente sgombro. Hunter sentì il gorgoglio di un piccolo corso d’acqua provenire dalla loro destra e si incamminò in quella direzione. Edric invece fece fluttuare di nuovo la luce verso il soffitto cercando di vedere se ci fossero dei pipistrelli. Contrariamente alle sue aspettative, non ce n’era nessuno. “È davvero strano che non ci siano,” borbottò Edric tra sé, “uno spazio così grande e dal soffitto così alto è perfetto per i pipistrelli.” All’improvviso, Batric e Flapjack, che erano rimasti indietro, volarono in fretta sulla sua spalla tremando spaventati.
   “Cosa succede?” domandò Edric preoccupato vedendo gli animaletti terrorizzati. Edric notò che i cuccioli tenevano lo sguardo fisso nella direzione presa da Hunter. Col cuore in gola, Edric si incamminò verso destra e superò un piccolo ponte di pietra calcarea che passava sopra il ruscello da cui proveniva il rumore d’acqua corrente che aveva sentito prima. Dall’altro lato Edric notò Hunter. Questi era immobile con le mani abbassate verso le tasche dove teneva i glifi magici. Edric si spostò alla sua sinistra per vedere cosa ci fosse davanti a lui.
   In una superficie di pietra calcarea sollevata rispetto alla loro posizione giaceva sdraiato uno Slitherbeast, un animale di grosse dimensioni dalla peluria bianca temuto per gli affilati artigli che teneva nelle sue quattro zampe. La bestia sembrava stesse dormendo, esalando un respiro pesante a intervalli regolari. I suoi quattro occhi chiusi si contraevano spasmodicamente, come se l’animale si stesse per risvegliare da un momento all’altro. Con un sussurro, Hunter disse a Edric mantenendo lo sguardo fisso sullo Slitherbeast per controllarne i movimenti: “Andiamocene senza fare rumore.” Edric annuì deglutendo. All’unisono, i due cominciarono ad indietreggiare cercando di non svegliare il predatore. Dopo alcuni passi, tuttavia, Edric calpestò degli ossi, probabilmente dei resti delle vittime consumate dall’animale, e questi rotolarono. Il suono degli ossi riecheggiò nella stanza vuota producendo un rumore amplificato che a Hunter e Edric, spaventati, risultò agghiacciante.
   Lo Slitherbeast spalancò i quattro occhi e con un salto repentino si portò di fronte a Hunter e Edric. Quest’ultimo eseguì un cerchio magico e produsse l’illusione di una palla di fuoco. L’animale si fermò prontamente, spaventato dalle fiamme. Nonostante il suo timore, esso rimase però solo a un paio di metri di distanza dai due ragazzi. Senza dire una parola, Edric e Hunter ripresero a indietreggiare, evitando movimenti bruschi per non innervosire il predatore. Questi li seguì passo passo rimanendo di fronte a loro, i sensi all’erta per notare una fessura nella loro difesa che gli permettesse di attaccarli.
   Edric continuò a tenere la palla di fuoco illusoria nella mano agitandola a destra e a sinistra per tenere lo Slitherbeast alla larga. All’inizio Hunter pensò che lo stratagemma dell’illusione stesse funzionando. Dopo aver percorso alcuni metri, tuttavia, Hunter notò che l’animale stava riducendo la distanza e non sembrava più intimorito dalle fiamme. A un certo punto, il predatore mise il muso per perpendicolare sulle fiamme e cambiò immediatamente espressione, riprendendo l’aspetto aggressivo che aveva assunto appena risvegliatosi. Probabilmente, Hunter pensò, lo Slitherbeast doveva aver capito che il fuoco non era reale perché non produceva calore. Svelato il trucco, la bestia sollevò una zampa anteriore dalle zanne affilate come rasoi, pronte a calare su Edric.
   In un lampo, Hunter richiamò a sé Flapjack, che si trasformò nelle mani di Hunter in un bastone magico. Grazie a esso, Hunter si proiettò con una velocità fulminea verso Edric per portarlo fuori dalla portata dell’attacco dello Slitherbeast. Hunter riuscì a spostare Edric dalla traiettoria delle zanne. Tuttavia, nell’istante in cui Hunter si trovò davanti allo Slitherbeast, questi attaccò colpendo Hunter sul fianco destro. La prima delle zanne, la più lunga, colpì Hunter sul fianco e questi, percependo il dolore, ebbe la prontezza di spostare il corpo all’indietro, in modo che le altre zanne colpirono la spalla e il lato destro del suo viso solo di sfuggita.
   Sospinto dal movimento magico, Hunter portò se stesso e Edric a distanza dallo Slitherbeast. Poi estrasse un glifo e con esso produsse una palla di fiamme, reale stavolta, e la lanciò davanti al predatore. Il terreno colpito prese velocemente fuoco e lo Slitherbeast, percependone il calore, si spaventò e scappò guaendo verso una stanza interna della caverna. Hunter si rivolse a Edric: “Sei ferito?” gli domandò, gli occhi colmi di preoccupazione. “Sto bene. Tu, piuttosto, ti ha colpito?” Non appena Edric ebbe parlato, Hunter si accasciò a terra tenendosi una mano premuta sul fianco destro.
   Edric aprì il cappotto di Hunter e gli sollevò la maglietta tra i gemiti di quest’ultimo. Sul fianco di Hunter si apriva un squarcio come una ferita di coltello. “Nella tenda ho il necessario per curarti. Andrà tutto bene.” Così dicendo, Edric prese Hunter sulle spalle. Dopo che lo ebbe sollevato da terra, Edric richiamò a sé Flapjack sotto forma di bastone e vi salì come su una scopa magica. Chiamò Batric, il quale nel frattempo si era messo al riparo, e non appena questi si posò sulla sua spalla Edric prese il volo con il bastone diretto alla tenda in cima alla collina.
   Giunto a destinazione, Edric smontò da Flapjack e portò Hunter dentro la tenda. L’amico talismano e Batric si sistemarono in silenzio su una delle assi di legno che sostenevano il tetto della tenda. Dal canto suo, Edric fece sdraiare Hunter sul tappeto del pavimento e si precipitò al baule da cui prese delle bende e una pozione guaritrice. Si portò quindi dinnanzi a Hunter e gli tolse di dosso il cappotto. Ora che si trovavano entrambi al sicuro, Edric notò che le zanne dello Slitherbeast avevano squarciato il materiale del cappotto come se fosse stato burro. Edric tolse poi la maglia a Hunter. Del sangue si era raggrumato sulla maglietta di Hunter e impediva temporaneamente che altro sangue fuoriuscisse. Quando Edric tolse la maglia, Hunter riprese a perdere sangue, ma Edric gli fasciò subito la ferita al fianco destro, la più profonda. In questo modo impedì che Hunter perdesse sangue e che la ferita peggiorasse. Sistemato il taglio sul fianco, Edric fasciò anche la spalla destra di Hunter, dove fortunatamente la ferita era meno profonda per merito della sua prontezza di riflessi. Edric prese quindi la pozione guaritrice, contenuta in un’ampolla di vetro rotonda grande come un pugno chiuso, e la fece bere a Hunter. “Bevila tutta, aiuterà a far rimarginare le tue ferite. Il sapore è un po’ forte perché sono tutti estratti di erbe, ma devi berla tutta.” Senza fare rimostranze, Hunter bevette la pozione senza lasciarsi turbare dal suo sapore, che in realtà era nauseabondo. Infine, Edric prese tra le mani il volto di Hunter per studiarne la ferita e decidere come curarla al meglio. “Il taglio che hai al viso è superficiale, basterà la pozione e un cerotto.” Edric si diresse al baule dei medicinali dando le spalle a Hunter, quando sentì provenire da lui un tonfo.
   Edric si voltò di scatto e vide che Hunter, frustrato, si era lasciato cadere supino a terra e aveva battuto il pugno sul tappeto. “Ho… ho una ferita sul viso?” gli domandò Hunter. “Sì, ma è solo un taglio superficiale, guarirà per primo.” Incurante delle rassicurazioni di Edric, Hunter gli chiese: “È all’altezza della mia vecchia cicatrice, vero? Prima hai toccato proprio là.” “Sì, è come un taglio orizzontale al centro della tua vecchia cicatrice.” Quando ebbe sentito la risposta, il viso di Hunter si fece pallido, quasi cadaverico. “Mi passi lo specchio che hai nel baule medico?” “Non ce n’è bisogno, davvero. Pensa a riprenderti dalle altre ferite.” Hunter insistette con un tono duro nella voce: “Dammi lo specchio.” Hunter non si era mai rivolto a Edric in modo così perentorio. Edric voleva rifiutarsi, ma temeva che scontentarlo avrebbe fatto agitare l’altro e ciò avrebbe compromesso la sua salute. Così, senza fiatare, prese lo specchio e lo passò ad Hunter.
   Questi sentì le mani tremare ed esitò a guardarsi nello specchio. Sentiva però l’urgenza di farlo e così fissò per un istante lo sguardo su Edric per darsi forza. Dopodiché abbassò gli occhi sulla superficie riflettente. Come aveva detto Edric, adesso aveva un nuovo taglio che si apriva al centro della sua vecchia cicatrice. Alla vista della nuova ferita, Hunter lasciò cadere lo specchio a terra, dove rotolò per qualche centimetro. Edric, seriamente preoccupato, si avvicinò a lui e cercò nuovamente di rassicurarlo. “Non ti agitare. Guarirai subito, vedrai.”
   Nonostante queste parole, Hunter, sdraiato supino a terra, venne scosso dai singhiozzi. Edric, che lo vedeva di spalle, lo prese per le braccia e lo sollevò da terra, mettendolo a pancia in su per permettergli di respirare meglio. Per farlo stare più comodo, Edric poggiò la sua testa sulle proprie ginocchia. Tuttavia, Hunter continuava a piangere a calde lacrime e farfugliava frasi incomprensibili. Edric gli chiese il motivo per il quale la ferita al viso lo turbasse tanto, addolcendo il più possibile il suo tono di voce in modo che Hunter non percepisse la domanda come un rimprovero: “Perché quella ferita sul tuo viso ti sconvolge tanto? È superficiale, guarirà in fretta e non lascerà alcun segno.”
   Hunter deglutì e cercò di riprendere il controllo di se stesso. Dopo esserci riuscito rispose, in un filo di voce: “Mi sento come se lo Slitherbeast avesse riaperto quella vecchia cicatrice. Quella,” Hunter esitò brevemente, ma poi proseguì con un sospiro: “me la procurò l’Imperatore Belos.” Sollevò gli occhi verso Edric con un aspetto supplichevole e riprese: “Avevo fallito una missione. Dovevo ottenere del legno magico. Lo zio,” Hunter si interruppe bruscamente, poi si corresse, “l’Imperatore ne aveva bisogno per tenere a freno la maledizione che corrompeva il suo corpo. Ma quel legname scarseggiava perché lui ne aveva usato troppo. Così, non riuscii a trovarne altro.” Stavolta in maniera composta, Hunter riprese a piangere, lunghe file di lacrime gli scorrevano dagli occhi. “Quando glielo dissi, lui perse il controllo. Il suo corpo si attorcigliò, trasformandosi. Non so se fu per il dolore che provava per il suo corpo sfigurato, o se questo inibì il controllo che l’Imperatore esercitava sulla rabbia che provava in quel momento, come il fuoco rimane vivo sotto i carboni ardenti. Fatto sta che,” Hunter esitò, “un suo braccio divenne una punta, affilata come un coltello acuminato, e mi colpì sul viso, segnandomi con una ferita triangolare che poi si è cicatrizzata. Questa cicatrice,” concluse Hunter portandosi una punta del dito sulla ferita del viso, “è il simbolo della mia sconfitta. L’emblema della mia incapacità. Avere una nuova ferita mi fa sentire come se si fosse riaperta e ho provato lo shock e la vergogna che ho sperimentato quando l’Imperatore si è incollerito.”
   Edric, un’espressione decisa sul volto, si portò le mani dietro il collo e si slacciò un collana che portava. Come il filo si aprì, su di Edric si produsse una nuvoletta di fumo come quelle che si creano quando una magia d’illusione cessa di avere effetto. Fatto ciò, l’aspetto del viso di Edric cambiò radicalmente. La pelle non era più di un bianco madreperlaceo, ma piuttosto di un grigio pallido. Inoltre, sopra il suo labbro superiore e sul suo mento comparve una peluria corta e rada. I capelli adesso non ricadevano più sul suo viso in una frangia impeccabilmente ordinata, bensì erano pettinati in maniera arruffata all’indietro e trattenuti da un cerchietto che gli cingeva la parte superiore della testa. Infine, Edric portava degli occhiali di forma squadrata dalle spesse lenti. Se prima Hunter aveva considerato la perfezione della bellezza di Edric come un manifesto dello status aristocratico della sua famiglia, ora si rese conto che Edric somigliava di più a un adolescente che mostrava alcuni dei normali segni della crescita. Dopo un attimo di sorpresa, Hunter comprese cos’era successo: Edric indossava una pietra occultante, un manufatto magico che alterava le fattezze di chi lo indossava.
   Edric prese la collana con la pietra occultante e la mise al collo di Hunter. Subito dopo che ne ebbe stretto il nodo, Hunter percepì l’operarsi di una magia. Edric prese lo specchio che era rotolato a terra e lo mostrò a Hunter. Questi vide che la recente ferita, così come la cicatrice sul viso e il taglio sull’orecchio, erano spariti senza lasciare traccia. Normalmente si sarebbe sentito sollevato, adesso però non badava a sé ma a Edric, che si era fatto stranamente silenzioso e aveva gli occhi colmi di lacrime. “Stai meglio così? Con la pietra occultante la ferita sarà nascosta finché non sarà guarita, così non risveglierà brutti ricordi.” “Io sto bene, ma tu?” gli chiese Hunter.
   “Mi dispiace solo di non averti detto finora che indosso una pietra occultante.” Stavolta fu il turno di Edric di farsi coraggio. Dopo un breve pianto, Edric riprese a dire: “Come sai, la mia famiglia possiede un’industria che produce armi di difesa personale. Mia madre comanda mio padre e le mie sorelle come se fossimo degli operai. Non ci vuole bene, ci sfrutta solo per il suo tornaconto. È come un apicoltore: chi alleva le api si sostiene mangiando e vendendo il frutto del lavoro di questi animali, ma nonostante viva grazie a loro non sempre prova affetto per loro, le considera solo uno strumento per arrivare a un fine. Per noi è lo stesso. Ora, mia madre ha sempre pensato che io avessi un ottimo aspetto da bambino. Notò che, grazie alla mia bellezza, bambini e adulti mi trattavano con molta indulgenza e mi vezzeggiavano costantemente. Io mi sentivo usato e così provavo a ribellarmi facendo i capricci, un modo per centrare l’attenzione su di me, ma non servì: gli altri erano così incantati dalla mia carineria che mi lasciavano fare e mamma, notando questo, trovò conferma al fatto che potevo circuire gli altri per ottenere quello che volevo. In breve, fece di me un bambino immagine, la cui bellezza era espressione della perfezione e della superiorità della mia famiglia.” Edric parlò senza prendere pause, come se avesse sempre voluto condividere questi pensieri.
   “Purtroppo, con la crescita sono arrivati dei problemi. Mi è spuntata un po’ di peluria sul viso, che non è abbastanza da formare una barba e così farmi sembrare adulto e maturo, ma è solo qualche pelo sparuto che mi fa sembrare un adolescente sfigato. I miei capelli sono diventati più grassi, quindi non si agitano più leggeri al vento come prima e li devo tenere fermi con un cerchietto o un codino. Ho perso qualche diottria, quindi ho dovuto mettere gli occhiali. A mamma tutto questo non è piaciuto, credeva che avrei fatto cattiva pubblicità all’azienda di famiglia, così mi ha dato quella pietra occultante per nascondere questi difetti. All’inizio non volevo usarla, ma avevo paura di essere rifiutato dalla gente. Sai, mi sono abituato al ruolo di figlio modello e se lo perdessi non saprei dove trovare una nuova identità che mi calzi a pennello. Così ho preso a usare la pietra e non l’ho più abbandonata. L’ho usata anche quando sono con te. Mi sentivo in colpa perché era come ingannarti. Però non volevo che tu più di tutti mi rifiutassi. Volevo dirtelo, ma finora non ne ho trovato il coraggio. Scusa.”
   Finito di parlare, Edric smise di sostenere lo sguardo di Hunter e abbassò gli occhi a terra. Hunter, che lo avevo sempre visto così fiero, non aveva idea di questa insicurezza che gli rodeva l’anima. Dimenticando le sue ferite e l’attacco di panico di prima, Hunter si sollevò sui gomiti e si avvicinò al viso di Edric. Questi sembrò sorpreso. “Capisco quello che provi. Anch’io sento una forte insicurezza, che si va a legare soprattutto sul mio aspetto fisico. Ho un corpo tanto irregolare, con tanto di cicatrici e occhiaie. A volte mi sento indegno di te. Però ho represso questa paura perché voglio stare al tuo fianco. Sei fiero, caparbio e innocente come un bambino, e per me che mi sento come maledetto stare insieme a te mi fa sentire bene. E ora che ho scoperto che abbiamo questa vulnerabilità in comune e ho sperimentato la tua generosità, quando non hai esitato a darmi la pietra occultante togliendola a te, ho scoperto un nuovo lato di te e ti adoro se possibile ancor più di prima.”
   Edric si rilassò nel sentire queste parole e, intenerito, cominciò a giocare con i capelli di Hunter. “Non è vero che sei brutto. Te l’ho già detto più volte, secondo me il tuo viso ha una forte simmetria e le tue cicatrici non sono ributtanti come dici. Ai miei occhi appaiono più come medaglie al valore. La cicatrice sul viso testimonia tutto quello che hai subito per colpa di Belos, e la caparbietà con cui l’hai affrontato quando hai scoperto che ti aveva mentito e sfruttato. Ma soprattutto, io non mi sono fidanzato con te per il tuo aspetto fisico. Sebbene mi piaci anche per quello, di te apprezzo in particolare le tue qualità personali. Amo la passione che metti in tutto quello che fai e che ti porta a voler sapere tutto del mondo che ti circonda. In più, ammiro la generosità con cui proteggi quelli che ami. Conosco bene questo tuo tratto, perché spesso mi hai protetto. Per mettermi in salvo non hai esitato a esporti allo Slitherbeast. Se non fosse stato per te, a quest’ora sarei morto. Mi hai salvato la vita. Direi che questo fa di te un ottimo partito” concluse Edric facendo l’occhiolino ad Hunter in maniera giocosa, per stemperare la tensione suscitata dal pericolo mortale che avevano corso poc’anzi.
   Hunter sollevò la mano verso Edric e gli accarezzò il viso. Edric ricambiò il gesto sfregando la guancia contro il palmo guantato di Hunter. Questi sollevò il viso e baciò Edric sulle labbra. Dapprima il bacio fu delicato, le labbra appena sfiorate, ma ben presto si fece più passionale, un mezzo con cui i ragazzi cercavano come di trovare l’essenza più intima dell’altro. Edric tolse le ginocchia da sotto la testa di Hunter e si sdraiò parallelo al corpo di lui. Per sostenersi, Hunter poggiò i gomiti sul tappeto marrone. Edric poggiò lievemente il suo torso sul petto nudo di Hunter facendo attenzione a non premere sul corpo dell’altro per non fargli del male. Nonostante questo accorgimento, tuttavia, Edric notò che Hunter, sebbene rispondesse al suo bacio, ogni tanto emetteva dei grugniti. Capì dunque che Hunter provava dolore per via delle ferite e decise di fermarsi lì. Allontanò le labbra da Hunter e si ritrasse.
   “Sarà meglio rimandare a quando mi sarò rimesso” disse Hunter. “Sì, non c’è fretta. Possiamo pomiciare quando vogliamo” ribatté Edric con fare civettuolo. “Ora sarà meglio che ti vesta. La tenda mantiene un bel tepore, ma è meglio se non rimani a petto nudo.” Così dicendo, Edric andò al baule e ne prese una maglia di morbida lana di ricambio. La portò ad Hunter e lo aiutò ad alzare le braccia verso l’alto senza che le fasciature si allentassero, dopodiché gli infilò la maglietta. “Dovresti mangiare qualcosa e poi riposarti per recuperare le energie” affermò e gli preparò del latte caldo. Mentre Edric si adoperava per prendersi cura di lui, Hunter si sentì coccolato da tante premure. Bevvero il latte insieme ed entrambi vennero invasi da una sensazione di lieve torpore.
   Edric aiutò Hunter ad alzarsi e lo accompagnò al suo sacco a pelo. Dopo che Hunter si fu sdraiato, Edric fece per allontanarsi ma Hunter lo fermò prendendolo per il polso. “Sarai esausto anche tu dopo una giornata del genere. Riposa insieme a me” e diede dei colpetti sul sacco a pelo accanto a lui, facendo segno a Edric di unirsi a lui. “Il sacco a pelo è troppo piccolo, ti peserei addosso facendoti male come prima.” “Non se stiamo così” disse Hunter prendendo nella mano le dita di Edric e spingendolo a sé. Dopodiché, si mise sdraiato sul fianco sinistro, la parte sana del suo corpo, e si pose leggermente più in alto della testa di Edric, che si sdraiò sul fianco destro. In questo modo Hunter si sistemò come un big spoon e Edric come un little spoon senza che il corpo dell’uno facesse pressione sull’altro. Con un mugolio soddisfatto, Hunter prese a carezzare i capelli di Edric finché i due, rilassatisi, non si addormentarono. Dall’alto del loro trespolo, anche Flapjack e Batric si cinsero con le ali in un abbraccio e si assopirono.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > The Owl House / Vai alla pagina dell'autore: DDaniele