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Autore: sallythecountess    04/07/2022    1 recensioni
Alice è una ragazza creativa e stravagante di vent'anni. Sogna di diventare una mangaka e si sta costruendo la sua vita e carriera in Giappone, quando il matrimonio di suo fratello la costringe a tornare a casa, nella piccola città scozzese in cui è nata. Tornare a casa le fa paura, perchè significa affrontare le aspettative deluse della sua famiglia, il fantasma della morte di sua madre, la solitudine e anche Lor, il ragazzo che si è lasciata indietro per cui però non ha mai smesso di provare sentimenti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo
“Posso spiaggiarmi per un po’ sul tuo divano? Perché non ho più un posto dove andare, e mi ucciderei se dovessi tornare al maniero infestato…”
Si sentì dire Matias, aprendo la porta e le sorrise con molta tenerezza. Aveva già parlato con Lor, informarlo gli era sembrata la cosa giusta da fare, e sapeva già tutto. Annuì con enormi occhi azzurri e aprì le braccia per stringerla, perché aveva veramente un aspetto spettrale, ma quell’abbraccio fu troppo per lei che ancora una volta scoppiò in un milione di lacrime.
 Mat non era assolutamente bravo con le parole, né con i consigli, perciò la fece sedere e le porse un pacco di biscotti, facendola sorridere.
“So quello che è successo…” provò a dire dispiaciuto, ma Alice senza guardarlo chiese se glielo avesse detto lui.
“…già. E’ molto dispiaciuto…” suggerì imbarazzatissimo.
“Non riesco a parlarne, scusa…” sussurrò versando un paio di lacrime, e Mat capì che non era il caso di infierire. Così le prestò dei vestiti, le mostrò il bagno e la lasciò a disperarsi nella doccia mentre le preparava il divano.
Nel frattempo il povero chef stravolto continuava a chiamarla. Suo fratello gli aveva scritto subito che l’avrebbe ospitata, facendolo sospirare. Grazie a Dio aveva Matias, altrimenti chissà dove sarebbe finita, senza neanche la borsa. Senza rendersene conto finì sotto casa di Matias, e continuò a scriverle messaggi, a scusarsi, a supplicarla, ma lei sembrava impossibile da raggiungere e lui si stava letteralmente mangiando il cuore. Si sentiva in colpa, furioso, ma aveva anche una terribile paura di perderla. Continuava a pensare alla sera precedente, allo sguardo ferito e pieno di lacrime di lei, all’amore che si erano scambiati occhi negli occhi e alle promesse che le aveva fatto tra i baci e le lacrime. Lor condivideva le sue stesse paure, e il cuore gli aveva tremato quando aveva parlato di un’ultima volta, eppure era sembrato sicurissimo, malgrado non lo fosse affatto. Così, sicura dei suoi sentimenti Alice si era lasciata andare, si era aggrappata a quei sentimenti che anche lui le stava regalando, mostrandogli di aver bisogno di lui, e di amarlo in un modo che Lor non pensava possibile.
“Era davvero l’ultima volta…” pensò, soffocato dallo sconforto e chiamò l’unica donna che lo sopportava al mondo, per sentirsi dire ancora una volta che aveva sbagliato ed era un idiota, ma anche che forse c’era una possibilità di riprendersi il cuore di quella piccola che valeva tanto per lui.
Alice più o meno rincorse gli stessi pensieri in doccia, e mescolò per molto tempo le sue lacrime con l’acqua calda. Ne uscì totalmente a pezzi, non si struccò come si deve, e neanche asciugò i capelli. Indossò dei vestiti che Mat le aveva gentilmente prestato, e uscì dal bagno scusandosi di averci messo tanto, ma si trovò davanti una persona che la trovò la più bella del mondo. Era un ragazzo carino, con enormi occhi azzurri e capelli castani, totalmente ammutolito per aver incrociato il suo sguardo.
“…sei il coinquilino di Mat, vero?” chiese gentile e lui annuì soltanto, perché aveva perso completamente la capacità di parlare, perso negli occhi più dolci che avesse mai visto. Gli parve tenerissima e indifesa, e pensò soltanto che avrebbe voluto toglierle quell’espressione afflitta dal viso, ma come poteva fare?
“…io sono Alice, piacere. Scusa, scusa davvero per l’invasione. E’ un problema se resto per qualche giorno? Non vi darò fastidio, giuro, ma non so dove andare…” aggiunse supplichevole e in quel momento Charlie capì di dover dire qualcosa, così con un sorriso bisbigliò appena “nessun problema…” facendola sorridere, finalmente.
Molto dopo, quando finalmente erano tutti a letto, il caro Charlie andò a bussare alla porta del suo coinquilino con un’enorme richiesta da fare. Mat era al telefono con Lor, lo stava tranquillizzando, e rimase un attimo perplesso trovandosi davanti Charlie, ma lo accolse con la solita dolcezza.
“hey…hem…Volevo solo sapere…è la tua ragazza? Perché vi abbracciavate prima, lei piangeva sulla tua spalla e sembrava tutto un sacco melodrammatico e bellissimo” chiese impacciato da morire, perché la ragazzina rossa l’aveva colpito di brutto, ma Mat scosse solo la testa.
“…però credo sia la ragazza di mio fratello, che si sta letteralmente struggendo per lei in questo istante nel parcheggio di sotto, ma non vuole che lo raggiunga perché non vuole che lei sappia che è qua. Quindi ti pregherei di evitare eventuali approcci perché stanno entrambi male…” concluse serio, facendolo sbuffare. Charlie conviveva con lui da anni, ma neanche sapeva che Mat avesse un fratello! Aveva dato per scontato che la rossa fosse la fidanzata a distanza, che magari avessero litigato e si fosse presentata. Così ne parlarono per qualche minuto, lui fece duecento domande su di lei, ma quando Mat concluse che tutta la sua vita era andata al diavolo, capì di non doverla mettere in imbarazzo, e provò ad andare a letto, senza riuscire ad addormentarsi. Era stato un colpo di fulmine fortissimo, ma doveva provare a farci amicizia almeno, così chiedendosi come parlarle e conoscerla meglio si addormentò.
La ragazza di Tokyo, invece, non dormiva, ma come avrebbe potuto? Era totalmente sconvolta e ferita a morte. La cosa peggiore, quella che la faceva arrabbiare tantissimo con se stessa, era che le mancava come l’aria, e voleva solo parlargli. Per questo se ne stava alla finestra, fissando la sua auto che era parcheggiata di sotto, provando migliaia di emozioni contrastanti. Era molto arrabbiata con lui, ma soprattutto ferita e delusa. Eppure ogni volta che chiudeva gli occhi, il ricordo dei suoi occhi, dei suoi baci e di quel sorriso ammaliante la sconvolgeva.
Nessuno dei due dormì realmente quella notte. Lor passò ore a parlarne con Cristina, che cercò ovviamente di intercedere con Alice, senza nessun risultato. Alle sei del mattino, quando il suo cellulare vibrò, Lor ebbe una specie d’infarto nel sonno, pensando che fosse lei.
“…ah adesso rispondi? Sono ore che ti cerco!” ruggì Dug, che era arrabbiatissimo perché il suo testimone se n’era andato a metà matrimonio.
“…davvero? Davvero il tuo unico problema è che non ho fatto il discorso al matrimonio? Non pensi che possa essere successo qualcosa di un tantino più importante del tuo stupido matrimonio?” ruggì scocciatissimo.
“Gia ovvio…cosa vuoi che ci sia di meno importante del giorno che ricorderò tutta la vita? I capricci di Alice, chiaro. Ma smettetela tutti! Vedrai che tra qualche giorno tornerà a casa, che le piaccia o no, perché ha tipo dieci sterline sul conto, quindi deve per forza tornare da papà e piano piano si chiariranno e faranno pace” spiegò serio il giovane sposo, ma Lor ruggì “…io spero per lei che fugga il più lontano possibile da voi stronzi Mac Neil, per sempre!” e chiuse la chiamata.
Capì quello che doveva fare, allora, così partì. Dug aveva detto una cosa importante, una cosa vera. Alice non aveva soldi, e necessariamente avrebbe dovuto piegarsi ai ricatti di suo padre a breve, se nessuno l’avesse aiutata. Giunse a casa Mac Neil prestissimo, e trovò svegli solo Horace e Tess, preoccupatissimi per la nipote. Lor chiese a Tess di preparare la valigia di Alice, e la cara nonna corse di sopra lasciandolo con un anziano signore dai capelli bianchi, che gli offrì uno strano bicchierino e gli fece un cenno col capo per spingerlo ad accettare. Lor sorrise soltanto e lui aggiunse “Hai l’aria di uno che ha bisogno di un goccio di whisky…”
 Lor buttò giù lo shot, e poi sussurrò “…non basterebbe tutta la bottiglia…” facendo sorridere il vecchietto.
Tess apparve di sotto, mostrando di aver sistemato tutto a tempo di record, ma serissima aggiunse “…dove si trova Lor? Ha bisogno di aiuto? Di soldi?” facendolo sorridere. Con enorme tenerezza Lor prese la mano di quella vecchina e la rassicurò che si sarebbe preso lui cura della sua piccola, facendola sorridere.
“…noi possiamo appoggiarla, se vuole partire anche subito…” spiegò Horace serissimo e Lor annuendo ribattè che c’era una lunga lista di persone pronte a farlo.
“Credo che abbia bisogno di sentirselo dire, sai? Di sentire che ci sono tante persone che la amano…” concluse la nonna e Lor con un sorriso si allontanò da casa Mac Neil, con la valigia tra le mani.
Corse al bancomat, a prelevare tutto il possibile, e poi al ristorante a prenderle del cibo. Aveva deciso di darle tutto il supporto economico che poteva, per regalarle una cosa enorme: la libertà.
Gli faceva molto male pensarla come un topo in trappola, così aveva deciso di spezzare le catene che la stavano trattenendo. Erano le nove circa quando bussò a casa di Matias, e lei senza pensarci più di tanto aprì la porta, trovandoselo stravolto davanti. Lor aveva ancora il vestito del matrimonio, aveva solo allentato i primi bottoni e la cravatta. Era stanchissimo, e i suoi capelli erano un disastro, ma aveva gli occhi più dolci che lei avesse mai visto e non potè evitare di sorriderle trovandosela davanti.
“Non sono pronta a vederti…” bisbigliò, provando a chiudere la porta, ma lui la bloccò e sussurrò piano “…prendi almeno le cose che ti ho portato, Alis…”
“Non voglio niente, non mi serve niente da te…” ruggì, con un groppo in gola e gli occhioni pieni di lacrime. Voleva sembrare arrabbiata, ma era ancora mortalmente ferita, e non riuscì a trattenerlo fuori, così Lor entrò e chiuse la porta. Sentirla così dura con lui era una vera e propria coltellata, ma voleva fare pace, quindi doveva tenere duro e tenere a bada i suoi sentimenti.
 “…sono le tue cose, la tua borsa e qualcosa da mangiare. Niente di che, ma non potrai certo vivere con i vestiti di mio fratello…” spiegò, facendola sospirare. Era un gesto gentile, e sicuramente utile, ma troppo doloroso perché sembrava l’ennesima dimostrazione di un affetto a cui Alice non credeva più. Non riusciva neanche a guardarlo, perché faceva troppo male, così senza guardare gli porse la mano per prendere la valigia, ma Lor, spinto dal suo cuore a pezzi, le afferrò la mano, facendola morire.
“Ho sbagliato a mentirti, lo so, sono dispiaciuto e disperato Alis, ma non ho scelto loro, come tu pensi. Non preferisco Dug o tuo padre a te, non preferisco niente al mondo a te, dannazione! E tutto quello che abbiamo condiviso e quello che sto facendo ora ne è la prova. E se ora sei troppo arrabbiata per parlarne, ok, ma ti prego, ti supplico, guardami almeno negli occhi mentre ti parlo!” le bisbigliò, senza fiato, con il cuore che correva troppo forte per permettergli di parlare normalmente, e lei versando un paio di lacrime rispose “…non ci riesco, fa troppo male…tu mi fai troppo male!”
“Non volevo Alis. Non avrei mai voluto farlo, ho solo sbagliato. Sei tanto per me, tantissimo…” provò a dirle, accarezzandole le guance e lei si sentì morire ancora e riprese a tremare.
“Come posso crederti, eh? Me lo spieghi? Mi hai mentito Lor, solo per quel cazzo di matrimonio. Mi parlavi di quanto gli altri fossero sbagliati e io giusta, di quanto fossero importanti i miei sogni, dicevi che avevo…” non riuscì a continuare in quel momento, perché un enorme groppo in gola la soffocò e la fece piangere.
“Io credo a tutto quello che ti ho detto Alis, posso giurartelo. Stavo solo cercando di tenere tutto in equilibrio, di fare tutti contenti e impedirgli di farti del male. Dug mi aveva giurato che avremmo insieme provato a convincere tuo padre dopo il matrimonio, e io gli ho creduto. Non avrei dovuto, ci ha ferito entrambi, e ci ha messi contro, ma io non ho mai voluto mentirti Ali. Te lo avevo anche detto, ricordi?” spiegò disperato, cercando di prendere le sue mani, ma lei sospirando pensò per un secondo soltanto a quella notte ad Amsterdam e sospirò forte, perché il ricordo di loro due mano nella mano la ferì moltissimo.
 “Ed è per questo che sono qui, per darti la possibilità di essere quello che sei senza dipendere da tuo padre e dover sottostare ai suoi ricatti, perché ora e sempre piccola, io sono del team Alice e sto provando a dimostrartelo!”
Alice non voleva credere alle sue parole in nessun modo, ma era comunque confusa e combattuta, così chiese ulteriori spiegazioni.
“Sono tutti sicuri che tornerai a casa, perché non puoi fare altro, ma…ti ho portato dei soldi, delle cose, così non dovrai tornare…” concluse dolce e lei sospirò. Erano veramente tutti convinti che fosse un disastro incapace di cavarsela da sola, allora?  “Grazie, è troppo presto per parlare così, come se fossimo ancora noi. Lasciami sola, Lor…” concluse, prima di entrare in una stanza e chiudere la porta.
In quel momento Charlie ebbe una specie d’infarto, e spalancò gli occhi trovandosela davanti, ma lei si accovacciò contro la porta chiusa e scoppiò in un tremendo pianto.
Lor appoggiò la testa contro la porta disperato, perché non riusciva a sentirla piangere in quel modo. Così accarezzando la porta disse piano
“Alis, amore mio, so che stai male e sto male da morire anche io, fidati di me. Perdonami, ti prego, e giuro che non farò mai più una cosa del genere. Non c’è veramente niente che non farei per te, soprattutto adesso, perché sentirti piangere così mi sta strangolando. Non volevo ferirti, te lo giuro, solo provare ad aiutarti.  Non lo so se mi capisci, non so se ti sei mai trovata in una situazione simile, ma non sapevo davvero come fare. Mi manchi tanto, mi manca ogni cosa di te e non ti bacio da meno di dodici ore, non ho idea di cosa succederà tra qualche giorno, perciò… Per favore, puoi almeno considerare l’idea di fare pace?”
Charlie morì letteralmente d’imbarazzo, ma Alice iniziò a piangere ancora più forte. Era totalmente dilaniata dal dubbio, non sapeva se fosse giusto cedere al desiderio che aveva di lanciarsi tra le sue braccia, e non aveva idea di cosa fare. Una cosa sola era certa: se avesse aperto la porta in quel momento, se avesse ceduto, sarebbe finita a baciarlo in meno di dieci secondi. Così sussurrò piano “…non oggi Lo…” facendolo sospirare.
“Ti aspetterò mia piccola Alis, ma tu cerca di pensare alle mie parole, per favore…” sussurrò triste, accarezzando la porta, prima di andare via.
“Scusa sono stata invadente…” disse piano a Charlie che era rimasto in silenzio ad assistere a quella scena così straziante, ma lui con un sorriso la invitò a sedersi sul suo letto.
“Ne sei proprio innamorata da morire, eh?” gli chiese, senza avere in realtà la minima idea di quello che avesse visto e Alice annuì soltanto. Non lo aveva mai detto ad alta voce, ma fu quasi terapeutico.
“…da tantissimo tempo ne sono innamorata. Hai presente la tua cotta adolescenziale? Quella che neanche si accorgeva della tua esistenza, ma che tu adoravi disperatamente? Ecco per me era lui, è sempre stato lui…” aggiunse, sorridendo e Charlie le sorrise a sua volta con molta tenerezza.
“E che ti ha fatto per farvi disperare così?” aggiunse con molta tenerezza e Alice tirò fuori tutto, facendo sospirare il suo amico.
“Sembrava parecchio dispiaciuto, però…” provò a dire Charlie dubbioso, e lei ribattè
“Deve esserlo, perché mi ha incasinato la vita come nessuno al mondo. Sono cresciuta con la costante sensazione di essere inadeguata, strana, mai abbastanza, mai niente di speciale. Ho sempre avuto qualcuno che controllasse le mie azioni, che gestisse qualsiasi cosa, perché la piccola Alice non è abbastanza intelligente o saggia da cavarsela da sola. Non sono mai stata una buona figlia, mai una brava studentessa, mai una migliore amica, mai la ragazza dei sogni, sempre solo una personcina passabile. Magari simpatica, ma niente di che, niente per cui perdere la testa. E poi è arrivato lui, con i suoi nomignoli, le torte, i regali, le strette di mano segrete, i discorsi romantici, le coccole a letto ed è cambiato tutto. E’ come se all’improvviso il mondo mi avesse scoperta, puntandomi una specie di faretto contro. Mi ha fatto sentire bella, sensuale persino, divertente e…importante. Sentivo di contare davvero per lui, ma chiunque si sarebbe sentita così, perché lui è fantastico a metterti al centro del mondo. Per la prima volta in vent’anni, c’era qualcuno che aveva scelto me, che voleva me e sembrava volermi come niente al mondo. Qualcuno per cui sembravo essere non solo abbastanza, ma preziosa, speciale perché…è questo che ti fa sentire quando ti guarda con quei suoi enormi occhi verdi, ti sorride o ti bacia facendo l’amore.”
Per un attimo si fermò, si asciugò un paio di lacrime e poi concluse “…Mi sentivo per la prima volta prima in qualcosa, e per me era incredibile, ma era tutto un sogno, una specie di favola. Quando è stato il momento di scegliere, infatti, invece di stare accanto a me, mi ha voltato le spalle. E…non potrò mai perdonarlo per avermi imbrogliata, ingannata e convinta che anche una come me potesse essere una protagonista delle favole, invece che l’invisibile comparsa che sono!”
Charlie sospirò e pensò “da dove diavolo comincio adesso?”. Ci pensò per un po’, ma la questione era parecchio seria, perché Alice aveva appena descritto una cosa che anche lui aveva pensato di se stesso per tutta la sua vita. Anche lui si era sempre sentito invisibile e voleva dirglielo, ma Alice fraintese il suo silenzio e con un sorriso imbarazzato concluse che era troppo presto probabilmente per rompergli le scatole con tutte quelle paranoie.
“Grazie per aver ascoltato, davvero!” concluse, baciandogli la guancia, e lo lasciò li a sospirare, chiedendosi quanto uguali si potesse essere a una persona.
Nota:
Ciao a tutti! come state? Ci siete ancora? Curiosi di sapere che succederà dopo questo enorme casino? Fatevi vivi, se vi va!
   
 
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