Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PerseoeAndromeda    07/07/2022    0 recensioni
"Sono morto per te... ma resusciterei per rifarlo"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Flashfic scritta per il gruppo Facebook Prompt are the way
 
Fandom: Attack on Titan
Personaggi e ship: Eren e Armin
Prompt: Sono morto per te, ma resusciterei per rifarlo
Rating: giallo
Genere: angst, introspettivo, malinconico.
Note: spoiler per chi non conosce il finale del manga
 
 
“SONO MORTO PER TE”
 
 
“Ho fallito”.
“Perché dici così, Eren?”.
Nel medesimo istante in cui porse la domanda, Armin si morse il labbro inferiore.
Non era forse tutto un fallimento, intorno a loro?
Il mondo che avevano sognato distrutto, il popolo di Paradis ancora percepito come nemico, una pace sempre più precaria.
Il capo di Armin ricadde sul petto, i suoi occhi si posarono sulla foglia adagiata sul palmo della sua mano:
“Io ho fallito… sto fallendo… ciò che resta dell’umanità fatica sempre di più a mantenere la pace”.
Una folata di vento fece frusciare la chioma del loro albero, d’istinto le dita di Armin si chiusero su quella foglia: non voleva lasciarla andare, non sapeva spiegarsi il perché.
Un tocco lieve gli sfiorò il mento: Eren lo invitava a sollevare il viso, perché aveva bisogno di quegli occhi, aveva bisogno di credere ancora e Armin era la sua speranza.
“È tutta colpa mia, Armin… tutto quello che ho lasciato sulle tue spalle…”.
Armin deglutì, si smarrì in quegli occhi verdi che da sempre erano la sua forza…
E lo erano ancora, nonostante tutto…
Nonostante le loro strade che si erano divise…
Per poi intrecciarsi di nuovo, in quei sentieri fatti di spirito e cuore, in quella non-realtà e sogno fin troppo reale dove potevano illudersi che le loro anime potessero ancora camminare insieme, i loro cuori battere insieme e loro sentirsi ancora anime gemelle.
Non sapeva cosa dire, Armin, perché era vero che le colpe di Eren erano grandi, aveva commesso imperdonabile delitti.
Ma lui, allora?
“Sono colpevole quanto te…”.
Un lucore di lacrime brillò negli occhi di Eren, scosse il capo e, con il palmo della mano, avvolse la guancia di Armin.
“Ecco quello che non avrei mai voluto… questo è il mio fallimento”.
Il fragile corpo di Armin ebbe un fremito, socchiuse le labbra, ma non riuscì a ribattere nulla.
Le parole di Eren accompagnarono ancora l’ululato del vento:
“Volevo che tu fossi felice… ti volevo salvo, vivo e felice”.
Il vento si fece più violento, gli occhi di Armin si strinsero.
Quando li riaprì, sulla collina ora tranquilla, il sole era tornato, il verde del prato e delle foglie era immobile. Sulla sua mano, però, la foglia aveva lasciato il posto ad una candida piuma.
Eren non era più lì.
Tentando di soffocare l’ondata di pianto, Armin si morse il labbro fino a sentire il sapore del sangue.
Istintivamente guardò in basso, verso la lapide che spuntava tra l’erba.
Si lasciò cadere vicino ad essa, strinse contro il cuore la mano che teneva la piuma e, con l’altro braccio, si aggrappò alla pietra, bagnandola con le proprie lacrime.
Eppure, ancora, udì parole giunte da quell’universo che ormai apparteneva solo a lui e ad Eren:
“Sono morto per te… ma resusciterei per rifarlo… per fare tutto meglio. Morirei ancora e ancora se servisse a renderti felice… mio Armin”.
   
 
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