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Autore: Jasmine54    08/07/2022    1 recensioni
Un ritratto che, con lievi pennellate colorate, descrive la vita in una cittadina italiana non bene identificata. Le diverse classi sociali che la abitano e i personaggi pittoreschi che compaiono sullo sfondo costituiscono, con tinte talvolta tragiche e talvolta comiche, l’anima della cittadina.
Nota: rating alzato ad arancione per un solo capitolo.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il sabato mattina era giorno di mercato. Alle undici, le vie del centro e dell’intera cittadina erano gremite di gente a piedi, ma soprattutto in bicicletta.

Tutti, in pianura, da quando avevano iniziato a camminare, sapevano usare la bicicletta: prima il triciclo, poi la biciclettina con le ruote e infine la bicicletta vera e propria. Ogni persona, dai più piccoli agli anziani, ne possedeva una e ne aveva molta cura.

Bisognava però stare attenti a non lasciarla incustodita fuori dai negozi e dai bar: era facile non vederne più neppure l’ombra! Munita di catena e lucchetto, ogni bici ne possedeva una, legata sotto la sella.

Quella mattina, la gente si accalcava sulle bancarelle del mercato coperto, anche perché la frutta e le verdure fresche le coloravano e invitavano le persone ad avvicinarsi.

Tutti avevano una sporta o una borsa con le rotelle. I meloni profumati, le ciliegie rosse, le prugne, le albicocche e le pesche sprigionavano nell’aria un dolce profumo.

Pinuccia e sua figlia Sara si diressero spedite verso le bancarelle che esponevano magliette e vestiti estivi. La mamma avrebbe voluto fermarsi a osservare la frutta, visto che ne aveva bisogno per la settimana, ma la figlia, impaziente, la spinse avanti.

“Mamma, sbrigati, non voglio che qualche mia amica abbia già preso la maglietta migliore del mercato!”

“Beh, non esagerare adesso, una maglietta che sta bene a te non potrebbe stare bene a un’altra…” sorrise divertita la mamma.

“Ecco mamma, ci siamo!”

Alla bancarella i venditori cinesi stavano esponendo una serie di magliette dai disegni più strani. La figlia si diresse decisa verso di loro e si fece mostrare una T-shirt un po’ striminzita, con stampato un drago nell’atto di lanciare fiamme rosse.

“Questa maglietta non andrebbe bene neanche al tuo gatto Penna… Che inoltre scapperebbe spaventato alla vista del drago lanciafiamme!”

Sara non riuscì a trattenere la risata e, scuotendo la testa, rispose: “Mamma, non farmi sempre ridere, non sei seria… Ma alla fine hai ragione!”

Ripose la maglietta sul banco, ringraziando i venditori e dicendo loro che ci avrebbe pensato. Poi si allontanò, a braccetto della madre.

I suoi sedici anni l’avevano resa più spigliata e, pur essendo una ribelle, ci teneva molto al parere della madre, visto che con lei aveva sempre avuto un ottimo rapporto.

Mamma e figlia proseguirono il giro del mercato.

Prima delle bancarelle della frutta e della verdura, c’erano quelle dei fiori recisi e da interrare. I loro colori erano vivaci e, spesso, le donne, passando davanti, ne venivano attirate e ne compravano un bel mazzo da mettere in casa, per dare vitalità e allegria.

Ma prima ancora di quelle bancarelle c’era sempre un grande camion con frigorifero e friggitoria, che vendeva pesce fritto e pollo arrosto. Che profumo invitante, quello del pollo!

Alle bancarelle delle borse, subito dopo l’abbigliamento, tante ragazzine, quella mattina come tutti i sabati, cercavano di scegliere degli zainetti da portare in bicicletta. L’impresa della scelta era ardua, visto che le adolescenti erano tante, quanto numerosi erano gli zainetti.

“Riusciranno a terminare la loro scelta prima della chiusura del mercato? Mah!” fu il pensiero del venditore ambulante, mentre sorrideva tra sé.

Verso la fine del mercato, le bancarelle esponevano tende dai più svariati tessuti, e per tutti gli usi. Qui le giovani coppie, con gli occhi puntati verso l’alto, guardavano le tende appese e le immaginavano sulle loro finestre, non riuscendo però mai a decidersi.

“Speriamo che non gli venga il torcicollo, altrimenti addio affari!” pensò il venditore, ridendo in solitaria della propria battuta.

Le ultime bancarelle, invece, erano di merceria, e vendevano di tutto: bottoni, cerniere, spolette di cotone, matasse di lana, aghi, spilli, toppe per maglioni, adesivi per i pantaloncini dei bambini, bretelle, passamaneria, fettucce e tutto ciò che si potrebbe trovare in un negozio di merceria del centro.

Lì, le sarte della cittadina e dei paesi limitrofi, ma anche altre donne, con il biglietto in mano o con il campione del pezzo desiderato, aspettavano il proprio turno per essere servite. Il venditore e sua moglie erano avvezzi a quel viavai e alle bizzarrie di certe signore. L’uomo, con battute spiritose, alleggeriva spesso il tono serioso e pesante di alcune di loro.

 

La signora Virginia, quella mattina, stava acquistando una cerniera per il giubbetto del nipote che, non riuscendo ad allacciarlo bene, l’aveva rotta.

“Quanta pazienza ci vuole con te, Andrea…” pensò la nonna del bambino.

Dopo che il padre del bimbo se ne era andato di casa, lasciando sua figlia Agnese, il piccolo e la nipote Ilaria da soli, la signora Virginia aveva deciso di portarseli tutti a casa sua.

Era da anni che suo marito era venuto a mancare, e da troppo tempo viveva sola.

Ora, con la figlia e i nipoti, la sua vita era piena, bella e sempre più spesso felice. Era contenta di rendersi utile e di aiutare Agnese a crescere i suoi figli.

Concluse le compere al mercato, Virginia riprese la bicicletta e si diresse in centro per un po’ di svago.

La giornata era assolata, l’aria era leggera.

Le persone erano tutte andate al mercato in bicicletta e il rientro, dopo fruttuosi acquisti, sarebbe stato una bella pedalata.

   
 
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