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Autore: Brume    09/07/2022    4 recensioni
Avviene tutto una sera: Girodelle, a causa di un incidente, colpisce con la preziosa e crinita testolina il legno della carrozza. Nonostante in un paio di settimane le sue condizioni migliorino fin quasi a tornare alla normalità, c'è qualcosa di strano in lui...e tutto questo non sarà senza conseguenza, anzi!
NOTA: Breve - 3, 4 capitoli al massimo - esperimento letterario, senza pretese, improvvisato. Critiche e considerazioni gradite, soprattutto se possono aiutare a migliorarmi! B.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno del giudizio (dove la musa non compare, ma osserva da lontano…e dove l’ impossibile, una volta tanto, si avvera)



Girodelle
“Siete pronti?” chiedo ai presenti davanti a me.

Moltitudini di sguardi mi fissano, seri; do loro una ultima occhiata… direi che siamo a posto. Oscar e Andrè, la pastorella ed il villano, ostentano sicurezza; accanto a loro il gregge di pecore, guidato a un Fersen quantomai orgoglioso di sé, attendono ulteriori ordini come bravi soldatini, in fila, senza fiatare. Lo stesso fanno gli altri protagonisti.
“Bene” dico, con un lieve timore “ Tra poco si andrà in scena. Ricordate di raggiungere la vostra posizione e di tenerla finché non si chiuderà il sipario del primo atto: è vero, siete pecore, tuttavia Signori…dignità, sguardo fiero! Mi raccomando!”


Uno sguardo al valletto.

Uno alla scenografia, realizzata magistralmente dal Maestro Leopold: siamo pronti. Via!

Si va in scena!” esclamo.

Un sospiro, il sipario si alza.





“André
Mia dolce amica, da tempo non ti vedo in questi verdi pascoli. Dove ti ha portato la vita, fino ad ora? Mi sei mancata come la rugiada ed i raggi del sole…lasciate che vi ammiri, senza verbo profferire!”
(la pastorella guarda, accigliata, il giovane che si è appena avvicinato)
Oscar
Andatevene. Lasciate stare me e le mie pecore, Signore. Ve ne prego.
André
Ma io non voglio farvi alcun male…né a voi, né al gregge. Non vi ricordate di me? (E’ alquanto sorpreso, allo stesso tempo deluso. Allunga una mano per sfiorare quella della donna.)
Oscar
A dire il vero, no. Chi mai potreste essere? Forse Luc, il figlio del fattore? Oppure Joel, quel Joel che soleva tirarmi le trecce ogni qual volta i suoi occhi si posavano su di me? (E’ sdegnosa,ma non per vezzo. Fa qualche passo e raggiunge un piccolo agnellino -vero- prendendolo in braccio)
André
No, Madamigella. Non sono nessuno dei due. Davvero non vi ricordate di me? Forse… forse è davvero passato troppo tempo….(Deluso, abbassa il capo)
Fersen
Beeeeeeee….(Si avvicina ad Oscar spingendo, inavvertitamente, un compagno di…gregge, facendolo ruzzolare tra mille risate)
Oscar
Vedete? Mi infastidite… e infastidite i miei animali quindi, vi prego, ditemi ciò che dovete ed andatevene. Questo caprone è molto testardo, lo conosco, potrebbe incornarvi da un momento all’ altro…(la pastorella posa una mano sulla testa cornuta di Fersen. Cala un palpabile imbarazzo tra il pubblico. Il Re sorride, la Regina si copre il viso con un ventaglio)
Fersen e i sottoposti di Girodelle
Beeeeeeeeeeee!!!! (con molta forza, molto vigore)
André
(Rimane fermo al suo posto e si leva il cappello).Mi chiamo Charles, sono il figlio della vostra matrigna. Fin dalla più tenera età, prima che partissi per tornare dai miei nonni, eravamo compagni inseparabili…
Oscar
Voi? Ma non eravate partito per il nuovo mondo? Non eravate alla ricerca dell’ ispirazione per le vostre opere? (Lo sguardo si fa acceso , a tratti sdegnato. La pastorella non sembra appartenere al volgo, guarda il villano dal basso verso l’ alto).
André
Si, sono proprio io. Perché siete stupita? Un uomo non può cambiare idea? (E’ alquanto deluso ma …insiste. Si muove qua e la senza mai avvicinarsi più di tanto)
Oscar
Certo che si, solo uno stupido non lo farebbe! Ma ancora non avete spiegato la vostra presenza qui… (La pastorella sta giocando o è proprio così maldisposta? Si sta chiedendo il villano).
Fersen ed il gruppo
Beeee! Beeeeeeee! Beeeeeeeeeee! ( con ennesimo, rinnovato vigore)
André
….a dire la verità…sono venuto a trovarvi, appositamente. Tempo addietro, vi eravate promessa a me. Anche se eravamo poco più che bambini, ricordo ancora le vostre esatte parole.Dunque, ditemi…avete forse cambiato idea?  (Qui, il ragazzo si fa audace anche se, ad onor del vero,le gote si imporporano. Sorride )
Oscar
(Pensierosa ma, tutto sommato, lusingata…) Mi dispiace, non ricordo; forse non siete così importante e le vostre parole le ho scordate…io, davvero, non posso darvi ascolto: il mio cuore appartiene ad un altro.
André
Sapevo di correre questo rischio, ma…non posso andarmene così. Dovete darmi una spiegazione molto più seria e profonda… (è deluso, si infila in cappello in testa, i lineamenti si fanno tesi. I presenti fissano la coppia)
Oscar
(Arrabbiata, annoiata, risentita) Un calcio potrebbe andare?Lasciatemi stare….(si allontana, le pecore la seguono)
Andrè
Ora dove andrete? Dove condurrete il vostro gregge? (La segue con lo sguardo, che si fa triste)
Oscar
Laddove non possiate seguirmi……”

Sipario!” urla una voce.
Io cerco di rilassarmi;la prima parte è andata. Ora…stiamo a vedere le reazioni anche se…c’è fin troppo silenzio.

Ma come mai… nessuno applaude? OH, mio Dio….
Noto sguardi attoniti, facce contrite… Ma per fortuna, ad un certo punto si alza lei, la Reine….
“Conte de Girodelle…un primo atto davvero….ehm, delizioso” dice, con grazia ed educazione.
 So che lo sta facendo per pietà e vorrei chiamare un becchino, seduta stante, per farmi preparare una fossa…ma ricambio la gentilezza e mi inchino, mentre timidi applausi iniziano a sentirsi facendosi, man mano,  sempre più forti. Il Sipario è chiuso, i protagonisti rimangono in silenzio, le pecore finalmente possono tornare bipedi pensanti. Non ho il coraggio di guardare Oscar e Andrè:  sento gli occhi su di me e scappo via, per un attimo, rifugiandomi in un angolo del giardino e lontano da ogni cosa.




Oscar
“Ed ora che gli è preso?” mormoro osservando Girodelle che fugge, mentre cerco un posto all’ ombra. Queste gonne pesanti mi danno fastidio, ho un prurito talmente forte alle gambe che vorrei strapparmi le vesti. André è subito  accanto a me e mi porge dell’ acqua, direttamente da una brocca.
“Beh, Oscar, questa prima parte non è che si sia rivelata chissà cosa…non trovi?” dice. E’ gentile e pare quasi abbia timore nel pronunciare l parole…
“Hai ragione, sai? Però ecco….un poco mi dispiace, per lui. Prima quell’ incidente, poi le dimissioni…Ha fatto del suo meglio e meriterebbe rispetto. ”
Sono davvero sincera; siamo tutti stati al gioco, per il suo bene, ma ora, povero Conte, cosa accadrà?

 
SBAM!!!

Io, Andrè e Fersen – che si è alzato in piedi, nel frattempo, e si è tolto la maschera da ariete – ci fissiamo. Per abitudine, i nostri occhi cercano subito la fonte del rumore e cerchiamo di capire cosa sia accaduto, poi oltrepassiamo il telo che funge da sipario: la Regina, fortunanatamente, sta bene…così come gli altri. Ma quindi? Quale potrebbe essere la fonte di questo rumore fortissimo? Comincia un chiacchiericcio, le voci dapprima sopite alzano leggermente i toni. Il servizio d’ ordine è già al lavoro e sta controllando ogni cosa. Dico ad André che mi allontano un attimo per parlare con i miei soldati quando…
Accorrete! Un medico, un medico!” la voce stridula di un valletto - che avrà, forse, una decina di anni – si fa largo.

“Che c’è, ragazzo? Parla?” dice uno dei nobili presenti. Dall’ accento , se non ricordo male, dovrebbe trattarsi de il Marchese Barbolani, il nobile fiorentino.

“….Il…il Maestro…L’ ho visto andare verso il ruscello così l’ho seguito, per ogni evenienza e- e l’ ho trovato riverso a terra: pare che un ramo degli alberi che stanno sistemando gli sia caduto in testa.” dice. Le guance rosse non riescono a celare la sicurezza che vorrebbe dimostrare attraverso l’ atteggiamento composto. Lo avvicino.

“Ragazzo, portami da lui” dico.“ André, vieni con me. Andiamo a vedere cosa è successo!”
André
Oscar ha voluto che la seguissi. In tutta onestà, anche se non lo avesse fatto, sarei comunque andato insieme a lei. Ora, passo dopo passo, ci stiamo avvicinando al luogo in cui Girodelle versa a terra, con un rivolo di sangue che scende dalla tempia.
“Girodelle, vi prego. Riprendetevi, datemi un segno” dice Oscar.
Si china leggermente su di lui.
 “Conte, Conte!”
Girodelle emette qualche verso, credo si stia riprendendo. Apre gli occhi. Mi porto vicino ad Oscar, nel caso volesse sollevarlo.
“…Do-dove sono?” chiede. Il suo sguardo si posa su di noi, è leggermente confuso.
“Siamo nei giardini di Versailles” risponde Oscar “ voi….voi non ricordate più nulla?”
Il Conte di guarda in giro, pare perso nei pensieri. Tuttavia, d’ un tratto, con uno scatto si gira verso di noi.

“…Comandante, perché vi siete abbigliato in quel modo?” domanda. E’ assai sorpreso.
Io, Oscar ed un altro paio di persone che nel frattempo ci hanno raggiunto ci fissiamo.
“Ma…come?! Non vi sovviene nulla? Siamo abbigliati con le vesti di scena” dice Oscar. E’ basita, lo sono anche io. Ma dal mio stomaco sento risalire una strana sensazione, un formicolio…una risata sta per esplodere; così, mi allontano, mentre lacrime grandi come nocciole scendono dai miei occhi. Non so quanto resisterò. E’ troppo buffa, questa situazione!
Scena? Vi siete data al teatro?” domanda, ancora. Nel frattempo, noto che prova ad alzarsi; torno da loro, offrendo il mio aiuto.
“Avete scritto voi la pièce, Conte. Ci avete chiesto voi di interpretarla….avete perfino dato a Fersen la parte di un pecorone! Non ricordate nulla?” dice Oscar.

 
SBAM!
Il conte collassa a terra, ancora una volta, non prima di avere sgranato gli occhi ed essere diventato pallido come un cencio. Lo chiamiamo, ma non risponde; tastiamo il polso, è vivo. In qualche modo me lo carico a spalle – lo immaginavo più leggero, ad essere onesti – e lo riporto dietro le quinte, nelle mani di un medico chiamato da chissà chi che nel frattempo è sopraggiunto.Rimaniamo li una ventina di minuti – Girodelle ancora non riprende conoscenza -  poi mi volto verso Oscar.
“Io non vorrei essere indelicato, Oscar…ma l’ ora è giunta, la carrozza ci attende” dico con un filo di voce.
Lei guarda Girodelle, Fersen, cerca di raccogliere dentro i suoi occhi tutto ciò che possono contenere.
“…Hai preparato tutto? Hai preso tutto?” domanda, poi.
Sorrido.
“Si. Perfino la nonna e il sapone per capelli di Girodelle, che a quanto pare fa miracoli” rispondo.
Lei mi prende la mano, incurante di tutto e tutti; tuttavia nessuno fa caso a noi, forse pensano faccia parte di questa rappresentazione teatrale.

Un ultimo sguardo… e ci incamminiamo verso i cancelli.  Mi ricorderò di questo Conte così strano, che a volte avrei voluto strozzare. Ci ha regalato una nuova vita….



 
 
 
Girodelle
“Dunque io… io avrei fatto tutto ciò?” domando, timido, al medico di famiglia che mi ha appena visitato.

“Si, Monsieur. Per qualche tempo, avete completamente dimenticato le vostre origini e vi siete immedesimato nella figura di un poeta. Solo dopo l’ incidente avete recuperato la vostra consueta indole. Ecco” dice indicando la mia scrivania carica di fogli, inchiostri, piume d’ oca “ come potete notare, avete prodotto una grande quantità di scritti….”
Il mio sguardo è come imbambolato, la piccola Silvye è in un angolo, preoccupata. Mi sento strano, stendo a crederci….
“Ditemi, dottore, mi sono comportato in maniera sconveniente? Ho forse messo in imbarazzo la mia casata?” chiedo, mesto. Monsieur Dehasse è troppo educato per dire alcunché. Mi congeda solo  con un sorrido, dice che non devo preoccuparmi tuttavia io…sono inquieto, non ricordo nulla.
“Slivye…”
Si avvicina, il capo chino.
“Ditemi, Signore” pronuncia, con voce bassa “ c’è qualcosa che posso fare per voi?”
“…Dimmi… ho per caso fatto qualcosa di sconveniente, in questi tempi? Tu…Tu puoi, vuoi dirmi la verità?” domando.
Lei si ritrae, non risponde, tiene gli occhi bassi.
“Suvvia, mia cara…ci conosciamo fin da piccini…”
“Ebbene…per quanto mi riguarda una sera, poco prima della recita, mi avete arricciato i capelli con il vostro ferro personale. Ma sul resto, non saprei; sono sempre rimasta al mio posto, a casa vostra” dice, e lo dice d’ un fiato, quasi volesse togliersi un peso.
Avvampo. Cosa ho fatto? Come ho potuto metterla in imbarazzo in siffatta maniera?
“Ti prego di scusarmi” pronuncio a voce bassa “ non avrei mai voluto recarti-“
“Oh, no,no,  non fa nulla!. Non preoccupatevi” risponde, portando avanti le mani “ non avete fatto nulla di sconveniente e siete stato un gentiluomo”. Arrossisce, mentre lo dice.
Io tento di alzarmi da questo letto, vorrei avvicinarmi a lei per prenderle le mani …ma un capogiro mi ferma; quindi, rimango seduto, il lungo camicione che mi arriva ai piedi.
“Tenete” dice lei. Rialzo lo sguardo. Mi sta porgendo la veste da camera, che afferro e appoggio sulle spalle.

“Ho fatto altro…di cui potrei pentirmi? Ditemi, raccontatemi. Ve ne prego.”

Silvye rimane ferma dove è. Le spalle leggermente curve, lo sguardo rivolto verso il basso, le mani strette sul ventre.
Balbetta qualcosa che io non capisco. Le chiedo di alzare un poco la voce: inizia, allora, a raccontare tutto, per filo e per segno, dall’ inizio fino…ad ora.
Mio Dio, Mio Dio!” esclamo, con fervore e sdegno. Mi vergogno per quello che ho fatto, per avere coinvolto in questa mia pazzia Madamigella Oscar, perfino il Conte di Fersen! Sono rovinato, lo so. Dovrò sparire dalla circolazione o rassegnarmi a vivere sotto falso nome…

“Conte, non vi angustiate. Nessuno ormai ricorda più nulla: è passato così tanto tempo…”

Rialzo la testa di scatto.


“Cosa dite? Vi da di volta il cervello, Mademoiselle?” gli dico.
Silvye si allontana, prende una lettera che fino a pochi attimi primi era appoggiata sulla mensola, accanto al camino; torna, me la porge. E’ di mio padre e reca la data 20 settembre 1789. Sei mesi fa.
A momenti svengo. Cosa ho fatto per tutto questo tempo?
“…Silvye, ti prego. Raccontami tutto…anche ciò che hai omesso nel tuo primo racconto” .La imploro, passano dal voi al tu, confidenziale. Sorride.

Credo che i vostri amici potranno spiegarvi tutto. Se avete pazienza, saranno qui a momenti…” risponde. Poco dopo, sentiamo bussare alla porta.

“Allora, Victor, come state? “ E’ la voce di André, l’ attendente di Oscar. Si staglia davanti a me in tutta la sua altezza; è vestito in modo dismesso. Nota che lo osservo e riprende a parlare.
“Perdonate la mise, sono appena tornato dal vigneto” dice “ Oscar sarà qui tra poco, sta allattando la piccola Christine..”

Credo davvero di essere pazzo. Ho sentito bene?

“Prendetevi il tempo che vi serve” dice André “ più tardi, se ve la sentite, avremmo qualcosa di cui parlare. Sappiate, in ogni caso, che siete e sarete sempre il benvenuto, a casa nostra….”
Fisso André.

“Se è lecito, dove mi trovo, ora?” domando. La mia voce

Quello che ora- credo proprio- sia il marito di Oscar mi offre il suo braccio ed insieme percorriamo i pochi metri che mi dividono da una finestra; giunti dove dobbiamo,  con un gesto veloce scosta il pesante tendaggio e davanti a me compaiono distese, colline ricoperte interamene da vigneti, un campanile all’ orizzonte. Il cielo volge al tramonto.

“Siamo in Italia, e questa è casa mia e di Oscar. E’ tutto merito vostro” dice.

Il mio sguardo vaga nel cielo e lungo i dolci declivi collinari , osservando tutto ciò con rinnovato stupore. Non so ancora cosa sia successo,…ma il mio cuore dice che sono nel posto giusto e che tutto va bene.

Ed a me, onestamente, sta bene così.




 
 
   
 
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