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Autore: ArtenKowska    09/07/2022    2 recensioni
La sua mano calda raggiunge la mia guancia interrompendo i miei pensieri, le sue dita si muovono delicate sulla mia pelle arrossata e spostano una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio. Mi sorprendo quando non si scosta da me, la sua mano è ancora a contatto con la mia faccia che, ne sono sicura, sta diventando sempre più rossa sotto il suo sguardo.
《Hai bevuto?》 mi chiede avvicinandosi ancora un po', il suo alito che sa da alcol mi dà la conferma che qui non sono l'unica che si è concessa un bicchiere.
Annuisco, incapace di far uscire la voce. Perché non riesco a parlare? Lo vedo accennare un sorriso prima che le sue labbra rosse si posino delicate sulla mia fronte a lasciare un semplice bacio.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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III. 

 

 

Quando sente il suo nome spalanca gli occhi, ora è completamente concentrato su di me. 

«Quel Mark Collins?» chiede lentamente, quasi fosse impaurito dalla risposta. 

«Sì, quel Mark Collins,» rispondo prima di continuare, «Gil mi ha detto che è stato beccato mentre si appartava nei bagni del cinema...» 

Non mi lascia nemmeno finire, strabuzza gli occhi alle mie parole, «Che porco!» quasi urla. Gli tiro un pugno sulla spalla intimandolo di parlare piano, siamo pur sempre in un parco pubblico. 

«Ma non mi hai lasciato finire! L'hanno beccato con un ragazzo...​​​​​​» concludo godendomi la sua faccia sorpresa. 

Questo non se l'aspettava proprio, stavolta il mio scoop ha avuto successo! 

La bocca di Matt è spalancata a formare una 'O' di sorpresa. Il famigerato Mark Collins, conosciuto come incurabile sciupafemmine, nonché incubo ricorrente del mio amico visto che continuava a tormentarlo a scuola per la sua timidezza, beccato in intimità con un ragazzo. 

Matt ha sofferto veramente tanto a causa dei suoi commenti, si è sempre messo in dubbio e autocriticato più del dovuto proprio perché l'altro ragazzo lo ha fatto sentire inferiore agli altri, più debole. 

«Bhe, non dici niente?» lo guardo un po' preoccupata, è passato qualche minuto ma ogni segno vitale sembra aver lasciato il suo corpo. 

«Questo sì che è uno scoop, cazzo!» quando finalmente si riprende i suoi occhi brillano di una luce strana, quasi contenta di aver ricevuto questa notizia. 

Continuiamo a parlare del più e del meno, mi racconta di come sta procedendo con il nuovo lavoro, motivo del suo trasferimento in un'altra città, e di come là fosse riuscito a farsi dei nuovi amici in poco tempo. Sono veramente contenta per lui, si vede che è felice di come stanno andando le cose. 

«Stasera hai impegni? Facciamo serata pizza, film e popcorn?» mi chiede all'improvviso speranzoso. 

Ci penso un attimo prima di rispondere, non dovrei avere altri impegni e sicuramente non ho voglia di correre dietro a James per vedere cos'ha intenzione di fare stasera. Annuisco sorridendo prima di alzarmi per richiamare Frost, si è allontanato un po' troppo per rincorrere una pallina rossa lanciata da un bambino al suo cane. 

Decidiamo di trovarci a casa mia visto che mamma non c'è, ci accordiamo per l'orario e ci salutiamo abbracciandoci stretti stretti proprio come facevamo da piccoli. 

Metto il guinzaglio a Frost e m'incammino dalla parte opposta rispetto al ragazzo, il mio amico a quattro zampe che mi segue camminando stancamente dopo aver corso tutta la mattina. 

Quando finalmente rientriamo a casa sospiro sollevata, abbiamo evitato la pioggia per un soffio. Il cielo si era coperto di nuvole mentre eravamo ancora al parco e in poco tempo quel po' di luce del sole era sparita per lasciare spazio ad un panorama quasi apocalittico: nuvoloni neri si spostavano veloci spinti dalle raffiche di vento e, dopo poco, diversi lampi avevano iniziato ad illuminare il paesaggio seguiti a ruota da forti boati. 

Appena sentito il primo tuono Frost ha iniziato a correre verso casa trascinandomi dietro a sé, fin da quando era piccolo ha sempre avuto il terrore dei temporali; una volta arrivati al vialetto di casa le prime gocce di pioggia hanno iniziato a bagnarci. 

«Che corsa!» dico al cane liberandolo dal guinzaglio, appendo la giacca al suo posto e mi sfilo le scarpe. 

In casa c'è silenzio, le luci sono tutte spente e la porta era ancora chiusa a chiave segno che James è ancora fuori. Chissà quando tornerà.

Sono tentata di chiamarlo, almeno per capire se tornerà a casa per pranzo visto che è quasi mezzogiorno, ma desisto e appoggio il cellulare sul tavolo in cucina.

Prendo una pentola e metto su dell'acqua per fare la pasta, ne preparerò anche per mio fratello nel caso dovesse rientrare.

"Chissà dov'è adesso​​​​​​" penso, con lui non sai mai cosa potrebbe succedere, un giorno è di buon umore e quello dopo potrebbe ucciderti con un solo sguardo.

Da piccolo non era così, era un bambino solare, sempre allegro e gentile con tutti; a scuola andava bene, tutte le maestre si complimentavano con mamma per lui, era anche il più bravo al corso di nuoto tanto che aveva persino vinto qualche medaglia. Eravamo una bella famiglia, uniti e contenti, fino a quando papà se n'è andato. Lì le cose sono cambiate. James è cambiato. Nonostante i nostri genitori ci avessero spiegato il motivo del loro divorzio lui non voleva capire, dava la colpa a mamma per aver rotto con papà quando, in realtà, avevano deciso insieme di porre fine al loro matrimonio.

​​​​​​​Durante il primo periodo non parlava più con mamma e anche con me era sempre sfuggente, se poteva ci evitava ed era sempre in giro a far festa con gli amici. Era una situazione pesantissima per noi, l'aria era sempre tesa, mamma piangeva ogni notte in preda alla disperazione non sapendo cosa fare con il figlio maggiore e io rimanevo lì a guardare, impotente. D'altro canto non riuscivo nemmeno a capire bene cos'era successo, io avevo appena sei anni mentre James ne avrebbe compiuti dieci qualche mese dopo.

Solo quando divenne maggiorenne le cose iniziarono a cambiare, seppur già negli anni precedenti la situazione si fosse già calmata un po'; mamma l'aveva messo davanti ad un bivio: "O cambi atteggiamento e ti trovi un lavoro per aiutarci, altrimenti quella è la porta.

Non l'avevo mai vista così decisa e seria, ma come biasimarla, dopo tutti quegli anni passati a sopportare in silenzio anch'io sarei scoppiata. 

Dopo quella discussione sembrava essere tornata la normalità in casa, avevamo raggiunto una sorta di equilibrio: James si era trovato un lavoro come barista, mamma aveva iniziato di nuovo a sorridere e ad essere spensierata e io non potevo che essere felice per come stavano andando le cose nonostante il rapporto con mio fratello non fosse lo stesso di prima.

Ritorno con i piedi per terra e butto il sale nell'acqua che sta già bollendo, ormai ne è evaporata un po', e aggiungo anche la pasta; prendo dal frigo un vasetto di conserva e la metto su un pentolino a scaldare.

Ho sempre trovato rilassante cucinare, probabilmente potrei prenderlo in considerazione come eventuale lavoro in futuro. 

Dopo undici minuti assaggio una pennetta per vedere se è cotta, quando la morsico sento che è al dente come piace a me, prendo lo scola pasta dalla credenza e ci verso il contenuto della pentola per poi ricoprire il tutto con il sugo e mescolare e aggiungo un filo d'olio per completare l'opera.

"Ha un profumo squisito!" penso mentre verso la mia porzione nel piatto, ricopro con un po' di formaggio grana e vado a sedermi a tavola. Mentre ripensavo alla mia infanzia l'avevo apparecchiata per due.

Mangio con calma gustando appieno il piatto. Basta poco per farmi felice, un po' di cibo e un buon bicchiere di vino sono sufficienti per conquistarmi. Mamma mi ha sempre chiamato "pozzo senza fondo" per il fatto che sono di bocca buona. 

Lavo velocemente le pentole e le stoviglie che ho usato e lascio il piatto di pasta avanzata coperto da un tovagliolo sul tavolo nel caso dovesse arrivare James. 

L'orologio in cucina indica che sono le due meno cinque. Decido di andare a riposarmi un po' prima di iniziare a preparare per la serata. Matt arriverà per le sette con le pizze e il film.

Frost mi segue in camera e si appisola subito sul tappeto beige; mi tolgo i vestiti, prendo l'accappatoio e vado in bagno per fare una doccia veloce.

Fuori continua a piovere, le gocce picchiano forti sulle finestre mentre il vento continua a far muovere incessantemente le fronde degli alberi ormai quasi del tutto spogli. Il tempo non sembra per niente intenzionato a cambiare. 

Il getto dell'acqua calda fa rilassare subito tutto il mio corpo ma la mia mente riprende a viaggiare, mi riporta a ieri sera e a tutto quello che è successo. Cosa sarebbe capitato se James non si fosse arrabbiato così tanto? Perché il suo sguardo mi è rimasto così impresso nella mente? Quante esperienze ha avuto per far sì che quella ragazza usasse la sua 'virilità' come pretesto per completare l'obbligo?

Cerco di scacciare tutti questi pensieri, mi insapono in fretta e altrettanto velocemente mi sciacquo, esco dalla doccia e mi avvolgo subito nell'accappatoio per asciugarmi. Infilo le pantofole e torno in camera a vestirmi. 

Sbuffo. Non ho più neanche sonno. Mi distendo comunque a letto e passo il tempo a guardare video su Youtube dal cellulare. 

Quando scendo giù per preparare il piccolo tavolino del salotto per il nostro bivacco la casa è ancora vuota, in cucina il piatto di pasta è ancora intatto e di mio fratello non c'è traccia. 

Metto in frigo il piatto, lo mangerò io domani per pranzo, e sposto la tovaglia in salotto, porto due bicchieri, una rotella per tagliare le pizze e dei tovaglioli, una bottiglia di Coca-Cola, due birre e dell'acqua. 

Il telefono squilla indicando che è arrivato un messaggio: è Matt che mi avvisa che tra cinque minuti sarà qui.

Quando suona il campanello gli apro subito, i cartoni delle pizze sono un po' bagnati, sfila da sotto la giacca il dvd che ha noleggiato per stasera. Sorrido, probabilmente siamo gli unici rimasti ad andare al noleggio per guardare un film.

«Cos'hai scelto alla fine?» chiedo mentre sistemo le pizze sul tavolino. 

«Come farsi lasciare in 10 giorni!» esclama contento. 

Una commedia romantica, ancora. Non si smentisce mai.

Preparo la tv e faccio partire il film. Chiacchieriamo tranquillamente mentre mangiamo e commentiamo le scene più buffe.

«Mamma mia cosa darei per essere al suo posto...» ho sempre avuto una cotta per Matthew McConaughey e lui lo sa bene, non perde occasione per prendermi in giro per questo.

«Asciugati la bava Alis!» scoppiano entrambi a ridere come matti al suo commento. 

Quando il film finisce sono appena passate le nove, sprepariamo in fretta e andiamo in camera. Per questa notte si fermerà a dormire qui, è tanto che non ci vediamo e fuori sta ancora diluviando. 

«Tua mamma?» chiede mentre si toglie i pantaloni, rimanendo con la maglietta e i calzetti, e si sistema sul letto. 

Una visione celestiale a cui avrei fatto volentieri a meno. Non è mai stato un brutto ragazzo,  negli ultimi anni si è allenato tanto per raggiungere una forma fisica perfetta, ha la fila di ragazze che gli corrono dietro. Eppure è stato a lungo single. Una vocina mi suggerisce che, forse, è perché ha un caratterino davvero particolare ed è estremamente esigente. 

«È via per lavoro, torna lunedì.» Infilo il pigiama e mi distendo al suo fianco. 

Scegliere un letto ad una piazza e mezza è stata una delle migliori decisioni che potessi prendere.

«Alis...» la voce è diventata improvvisamente seria, si gira verso di me e mi guarda pensieroso, «Ce l'ha con me e non mi parla più...»

Capisco al volo a chi si riferisce, sta per mettersi a piangere.

Lo stringo in un abbraccio prima di sussurrargli dolcemente «Sono sicura che si risolverà tutto per il meglio.»

Rimaniamo così, abbracciati, fino a quando entrambi ci addormentiamo.

 

 

Sento dei rumori strani arrivare dal piano terra, è come se qualcuno stesse graffiando il legno con un ferro, poi un tonfo e di nuovo silenzio. 

Mi alzo piano, cercando di non far rumore e svegliare il mio amico, e scendo lentamente le scale. Una figura è accasciato a terra, proprio vicino alla porta d'ingresso. 

Lo riconosco subito. Anche al buio la sagoma di mio fratello è ben distinta, il suo corpo è abbandonato mollemente a terra, i capelli bagnati sono appiccicati alla fronte.

«James?» sussurro avvicinandomi.

Mugugna in risposta cercando di alzarsi ma perde l'equilibrio e scivola di nuovo a terra. 

«Alis» biascica a fatica, l'alito puzza di alcool.

Mi inginocchio vicino a lui e libero la sua fronte dai ciuffi castani, sento che si irrigidisce al mio tocco.

«Che hai combinato» chiedo retoricamente, so già che non mi risponderà, «vieni, andiamo.»

Lo sostengo per il gomito mentre si rialza, si aggrappa a me e, dopo qualche secondo, riesce a rimanere in equilibrio. Appoggio il suo braccio sulle mie spalle in modo da fargli da appoggio e inizio ad incamminarmi su per le scale.

Ci mettiamo un'eternità perché ad ogni scalino si ferma e borbotta qualcosa. Aspetto in silenzio e quando vedo che si è calmato procedo con lo scalino successivo. Il corridoio, se possibile, è ancora peggio. Si appoggia in continuazione al muro e scivola verso terra tanto che devo riprenderlo più e più volte per evitare che tiri a terra anche me.

Quando finalmente arriviamo davanti la porta di camera sua non si oppone più, lascia che sia io a trascinarlo dentro e si getta di peso sul letto. La testa è abbandonata in avanti facendo ricadere tutti i riccioli baganti sul suo viso.

«Aspettami qui.»

Corro in bagno a prendere degli asciugamani puliti per asciugarlo e, quando torno in camera, lo trovo mentre cerca di togliersi la maglietta, senza però riuscirci.

Mi avvicino e lo aiuto a sfilare le braccia e la testa dalla maglia zuppa, la getto a terra e strofino la pelle bagnata ricoperta di brividi con l'asciugamano. Mi fissa in silenzio mentre passo a tamponare i capelli con calma, segue ogni mio movimento ma non dice e fa nulla. 

«Ecco,» gli passo una t-shirt bianca, «metti questa» gli do una mano ad indossarla e lo osservo un po' titubante, «dovresti levarti anche i...» indico i jeans arrossendo.

Non se lo fa ripetere due volte e li sfila in fretta, nonostante sia ubriaco c'è riuscito al primo tentativo. Mi fa segno di girarmi, faccio come dice e quando mi sfiora la mano torno a voltarmi verso di lui. Si è cambiato anche i boxer.

Faccio un mucchio con i vestiti e gli asciugamani da lavare vicino alla porta e torno da lui. 

«Ti conviene riposare, sei abbastanza distrutto.»

In questo momento sono sia infastidita dal fatto che si sia ubriacato così tanto sia incuriosita sul motivo che l'ha spinto a ridursi così. Che sia stata la nostra discussione di stamattina? ​​​​​​

Lo aiuto a stendersi sotto le coperte, mi assicuro che sia ben coperto e faccio per tornare in camera mia.

«Alis, aspetta» mi sussurra prendendomi la mano. I nostri occhi si incontrano, il verde delle sue iridi è velato a causa dell'alcool, «rimani qui.»

La sua è una richiesta semplice ma mi lascia comunque spiazzata. Tentenno, non so se sia una cosa giusta fermarmi qui con lui, non vorrei incasinare ancora di più la situazione. Lui però la vede diversamente, mentre sto ferma ai piedi del letto mi tira vicino a lui facendomi stendere al suo fianco. Il suo corpo è bollente e appena sfiora il mio vengo percorsa da brividi.

Si mette di fianco per farci stare entrambi e ci copre con le coperte.

«Non voevo litiare con te ogi» faccio fatica a capire quello che sta dicendo, parla talmente piano che devo avvicinarmi a lui per sentire e si mangia tutte le parole, «sei una bela ragasa» continua. 

Non sto proprio capendo nulla. 

«Cosa intendi? Cosa c'entra?»

«L'altra sera tuti ti guadavano» mi giro verso di lui per cercare di vedere che espressione ha visto che continuo a non capire, «e io ero...» 

Si blocca per strofinarsi gli occhi con le mani, se potessi lo trafiggerei con lo sguardo in questo momento.

«E tu eri...?» lo sprono a continuare impaziente. 

«Io... Avrei voluto...» non fa nemmeno in tempo a concludere la frase che si addormenta. L'espressione leggermente accigliata, le sopracciglia corrucciate, le labbra arricciate.

"Cazzo!" penso, puntale come sempre.

Lo osservo respirare con un ritmo sempre più lento. Ho un sempre più domande senza risposta e ciò mi lascia ancora più confusa, non ci sto veramente capendo niente. 

Un pensiero però continua a martellarmi la testa: ​​​​​​​cosa avrebbe voluto fare? 





 

Salve,
rieccomi dopo secoli ad aggiornare questa storia.
Che dire, in questo capitolo abbiamo Alis e Matt che passano parecchio tempo insieme, anche a letto...
Secondo voi è proprio come sembra?
E di James? Ne vogliamo parlare?
Cosa avrebbe voluto dire prima di addormentarsi?

Tante domande e poche risposte... 

Spero che siate contenti del mio ritorno e, come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate.

Un grande abbraccio,
ArtenKowska x

 

   
 
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