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Autore: Jasmine54    11/07/2022    1 recensioni
Un ritratto che, con lievi pennellate colorate, descrive la vita in una cittadina italiana non bene identificata. Le diverse classi sociali che la abitano e i personaggi pittoreschi che compaiono sullo sfondo costituiscono, con tinte talvolta tragiche e talvolta comiche, l’anima della cittadina.
Nota: rating alzato ad arancione per un solo capitolo.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Gli esami di maturità stavano per terminare. Mancava poco alle vacanze estive, incredibilmente agognate.

“Eccole, le vedo!” soleva dire il professore alla moglie, anche lei insegnante nella stessa scuola.

Quell’anno sarebbero andati in montagna ‘a respirare aria pulita, leggera, a riflettere o a meditare’, come diceva una delle alunne. Cosa ci trovava poi sua moglie nel voler andare ogni anno al mare? Non ne capiva la ragione, oppure sì: lei amava nuotare, camminare o, meglio, correre lungo la spiaggia al mattino presto. D’altronde lei era un’atleta, insegnava ginnastica e aveva partecipato a tante gare sportive prima di incontrare lui, più intellettuale e, forse, più pigro.

“Professor Nardini, può raggiungerci in aula, per favore? Abbiamo bisogno di lei.” Il richiamo della collega di matematica scosse l’uomo da quei pensieri, ormai lontani.

Quella mattina, inoltre, tra gli studenti da esaminare, c’era il figlio dell’avvocato Manforte.

Si sa, nelle cittadine la gente si conosce quasi tutta e le persone di rilievo si fanno sentire più delle altre.

L’avvocato aveva infatti telefonato alla preside, la signora Costanzo, e le aveva gentilmente e velatamente raccomandato il figlio.

Il professor Nardini non tollerava l’avvocato e tanto meno il figlio, che era un ragazzo svogliato, prepotente e, come si suol dire, ‘lazzarone’. L’insegnante decise così che lo avrebbe tartassato, mettendolo alle strette; del resto, la preside lo avrebbe soltanto richiamato, per poi chiudere tutti e due gli occhi.

Al professor Nardini invece non importava se, in caso di un possibile incontro con l’avvocato e la sua signora al bar, questi lo avessero guardato con disprezzo e superiorità.

Era, dopotutto, il normale atteggiamento della gente di provincia, dove di solito le persone ‘importanti’ sentono di poter dare sempre consigli a tutti, indistintamente, in virtù di una presunta superiorità.

Non erano certo quelle le cose che spaventavano il professore: lui non si era mai lasciato influenzare né dalle lusinghe né dalle intimidazioni, e per questo era conosciuto nella sua scuola e nella cittadina come “un duro”.

Ciò che gli premeva più di tutto, infatti, era la libertà di decidere e di scegliere, in tutti i campi, incluso quello scolastico.

Amava con tutto sé stesso l’insegnamento dell’italiano e della storia, materie che trasmetteva sempre con passione, anche agli studenti più ostici. Il suo rapporto con gli altri, spigliato e ricco di humor, lo facevano apprezzare dalle persone e dagli allievi più aperti e intelligenti.

Si era da poco anche iscritto a un corso di teatro, perché voleva togliersi gli usuali panni e mettersi in altri, sempre diversi, un po’ come erano i personaggi che stava imparando a rappresentare sulle scene e sul palco.

Quando, finalmente, gli esami terminarono, il professor Nardini uscì sorridendo dall’istituto, salì sulla sua bicicletta e, veloce, si diresse verso il viale che lo avrebbe condotto a casa.

Dopo aver depositato la sua cartella ai piedi della scrivania, senza svuotarla immediatamente, infilò un paio di bermuda e una maglietta in tinta con i pantaloncini: ci teneva a vestire sempre bene.

La moglie, che lo stava aspettando, avendo anche lei terminato con la scuola e con tutti gli impegni sportivi, non vedeva l’ora di partire per il mare.

Non sapeva però ancora che il professore aveva preso una decisione contraria alla sua, e i guai erano già nell’aria…

 

Intanto la cittadina si stava rilassando e gli studenti, che per la maggior parte avevano terminato la scuola, si stavano lasciando andare a un meritato riposo.

Per alcuni giorni, per le vie principali della cittadina, non ci sarebbe stato più traffico, e poche sarebbero state le persone in giro, anche perché, come sempre, il cambiamento ha bisogno di un po’ di tempo per l’adattamento.

Le scuole primarie intanto erano già chiuse, mentre quelle dell’infanzia avrebbero concluso le attività alla fine di giugno.

I bimbi più piccoli, senza stress e studio da smaltire, ma con tanti giochi nuovi da inventare per l’estate, erano già in giro con i nonni, le babysitter, alcune mamme. I gridolini e le risate invadevano le vie principali, tra le corse e i richiami degli adulti all’attenzione, tra cui l’invito a non cadere sui sampietrini.

Dopo il riposo pomeridiano gli abitanti della cittadina, grandi e piccoli, giovani e anziani, prendevano, come sempre, le proprie biciclette e, con aria rilassata, si dirigevano verso il centro storico, da via Cavour a via Roma. Gli amici li aspettavano lì, dove una fresca aria condizionata usciva dai negozi aperti.

Come quello delle giovani pasticcere, Giorgia e Sofia, che, già appena dopo l’apertura, avevano attirato nel loro negozio i bambini e i ragazzini, attratti irresistibilmente dalle nuove paste e dagli accattivanti incarti dei dolcetti al cioccolato.

Anche il professor Nardini, un giorno, con la moglie al seguito, entrò nella pasticceria, dicendole di voler salutare le sue ex studentesse, anche se la donna sapeva bene che il vero motivo era l’infinita golosità del marito.

Le ragazze lo accolsero con cordialità: “Professor Nardini, che piacere rivederla! Come sta? È sempre lo stesso, lei. Questa volta le porgiamo noi un dono.”

Dirigendosi verso le vetrine, Sofia prese una torta Sacher e, dopo averla confezionata per bene, la offrì al suo professore più simpatico: “Ecco prof, così si ricorderà delle insufficienze che ci ha dato!”

Ridendo di gusto, il professore le abbracciò entrambe, mentre la moglie scosse la testa: “Siete troppo gentili e buone con lui, non lo merita!” Le risate continuarono, ammiccanti.

L’aria estiva si era quindi aperta sul mondo circostante, e aveva toccato tutto e tutti. La gente sembrava più felice, contenta.

Chissà se era solo apparenza?

Intanto, chi era in giro per le strade, lo manifestava, sorridendo a tutti.

   
 
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