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Autore: Danii2301    12/07/2022    0 recensioni
Caterina è una ragazza di Bologna, ha finito da poco l'ultimo anno di liceo e non sa ancora cosa vuole dalla vita. Università? Lavoro? Non sapendo bene chi è veramente e cosa la entusiasma per davvero, Caterina si lascia andare a mille pensieri e al caldo afoso che ingloba la sua amata città.
Ma all'improvviso, come una ventata d'aria fresca, arriva finalmente una risposta, o meglio, una persona. Elegante, rossa di capelli e con nessun ciuffo fuori posto, Elissa si presenta alla porta di Caterina come la governante di un posto molto particolare. La donna spiega che lei è una delle fortunate ad esser state scelte dal destino, una sorta di entità spirituale che pone alla vita della ragazza una definitiva soluzione. Caterina non è una semplice umana, è una Väalyana, una dominatrice di uno dei cinque elementi della natura e per far sì che in futuro riesca a controllarlo, dovrà seguire Elissa all'Accademia dei Väalyani, una prestigiosa scuola che si trova su una misteriosa isola a Nord dell'Europa, Lyscha. In un'avventura tra magia elementale, stregoneria e molto altro, Caterina riuscirà a scoprire chi è veramente?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ops…!

Dietro di me una ragazza scivolò per terra ed io mi voltai subito. Era la giovane dalla pelle dorata. Era caduta in un punto in discesa ed io, capendo perfettamente la situazione in cui si trovava dato che tendevo ad essere piuttosto maldestra, mi offrì per aiutarla.

-Ehi, tutto okay? 

Lei annuì divertita, come se cadere non le avesse causato nemmeno un briciolo di imbarazzo. Alla fine si fece alzare dal ragazzone alto, che con una semplice spinta della mano destra la riportò in piedi.

-Sì, dai! Non è la prima che scivolo sui miei stessi piedi! Si dal caso che so essere alquanto goffa, anche se a primo impatto non si direbbe! Mia madre dice che ho preso tutto da zia Carol, ma io non le credo molto-concluse in una smorfia. -Zia Carol è solo nota per far cadere qualsiasi cosa che tocca, ma non lei cade mai, resta sempre salda al suolo!

Sputò ogni singola parola in una decina di secondi e per un momento mi sembrò di parlare con Eminem. Feci fatica a seguirla, d’altronde l’inglese era pur sempre una lingua secondaria, eppure il suo tono giovale ed estremamente socievole mi distrasse da tutto il resto. Parlare della zia Carol a dei completi estranei era forse una sua abitudine.

-Okay-sorrisi un po’ incerta. -Se lo dici tu…

Rivolsi lo sguardo all’accademia.

Essa situava sopra un piccolo monte di un verde per nulla contaminato ed era oltrepassata da un fiumiciattolo che scendeva in un’alta e possente cascata verso una valle più piana. Noi ci trovavamo proprio lì, al di sotto, attenti agli schizzi. Il fruscio dell’acqua era molto rumoroso.

-Sai che me la immaginavo più grande? -mi disse subito Hyun.

-Credo che sia una questione di prospettiva-spiegò la ragazza di prima, sentendolo probabilmente parlare. Fece un sospiro sollevato. -È proprio come dicevano i nostri genitori, vero Dimitri?

Il ragazzone accanto a lei incrociò semplicemente le braccia. Lei rise ed io supposi che fosse la sua unica risposta.

-Prego, di qua! -esclamò Elissa, avvicinandosi ad una scalinata posta a qualche metro di distanza dalla cascata. Mi avvicinai e quando presi a salire gradino dopo gradino, cercai di prestare più attenzione possibile a dove mettessi i piedi e a non cadere come una pera cotta: era pieno di muschio ed era anche tutto bagnato.

Fatte le scale, fummo allo stesso livello dell’accademia ed ebbi modo di ammirarla più da vicino. Che dire, era una struttura molto particolare, pittoresca avrei aggiunto. Avrà avuto circa quattro piani piuttosto alti ed era costruita in vere e proprie pietre grigie. Come un castello medievale aveva sul tetto dei quadratini distanziati da piccoli spazi tra di loro, ero così ignorante da non sapere se avessero un vero e proprio nome. La mia insegnante di storia dell’arte, la Rossi, avrebbe dato di matto ed io come al solito l’avrei ignorata. Non era colpa mia se non mi era mai piaciuta la sua materia.

Elissa ci spiegò che il signor Ferguson aveva ristrutturato un castello di origine vichinga e si diceva che la stessa popolazione che lo aveva fatto costruire avesse avuto rapporti con i Väalyani. Forse li avevano persino aiutati con la realizzazione della struttura, il che spiegava la decisione di realizzarlo sopra un fiume, piccolo, certo, ma pur sempre un problema. Fu una scelta alquanto scomoda e che una popolazione qualunque avrebbe tranquillamente evitato, specie tra quelle immense valli verdi. 

La cosa che mi colpì di più furono le innumerevoli piante che crescevano sulle mura, affatto indispettite tra di loro. Piante di ogni tipo, non soltanto la solita erba verde che si trovava in tantissimi tetti delle case del posto. Mi sembrava di aver intravisto l’edera e poi persino delle rose. Mi venne in mente l’incubo che avevo fatto qualche giorno fa e mi salì una leggera inquietudine: le immagini erano piuttosto simili.

Quando ci avvicinammo ad un pontino in pietra, il quale portava alle due sponde del fiumiciattolo e all’entrata principale dell’accademia, notai delle graziose vetrate colorate in alcune finestre rettangolari. Rappresentavano diversi cerchi, supposi gli elementi, e poi alcuni strani ghirigori che a pensarci forse erano delle vere e proprie rune.

Entrammo da un immenso portone in legno sul quale erano solcati i cinque cerchi degli elementi. Elissa, girando le dita tra di loro, lo aprì in pochi secondi.

Assieme al piccolo gruppo mi ritrovai in un atrio. Vi era un forte odore di chiuso e anche un po’ di muffa, d’altronde l’umidità di quei posti non poteva creare altro. Il soffitto era molto alto e i muri attorno erano bianchi e ricoperti anche da qualche segno simile a quelli poste sulle vetrate esterne. Di nuove rune? Beh, erano un po’ ossessionati. Subito di fronte c’erano le scale che probabilmente portavano al primo piano, mentre ai lati altri due portoni in legno al momento chiusi. Elissa spiegò che a destra c’era l’infermeria, a sinistra, invece, l’ufficio dei custodi e probabile anche altre stanze.

-Come potete vedere ci sono rune ovunque sui muri dell’accademia-spiegava Elissa, salendo le scale verso il primo piano. Francamente ero stanca di salire le scale, era giusto la curiosità a farmi andare avanti. -Le abbiamo dipinte io e la professoressa Heine per rendere la scuola più sicura. La maggior parte che vedete sono rune difensive, permettono di far distogliere sguardi indesiderati dall’accademia.

Supposi che stesse parlando degli Scelti di Dio o comunque di gente estranea che non doveva venire a sapere della nostra esistenza. Quindi anche le rune erano magiche? Supposi che avrei trovato una risposta alla mia domanda durante la prima lezione di runologia.

I muri attorno a noi mi parvero molto più spessi, quasi come degli enormi blocchi di pietra. Neanche l’uomo più forte del mondo sarebbe stato in grado di fargli un buco. Perché avrebbe dovuto, poi…

Il primo piano dalle scale dell’atrio dava direttamente su un ampio corridoio molto illuminato grazie ad una enorme vetrata che non avevo notato dall’esterno. Era piena di colori come il verde, il blu, l’azzurro, il rosso e anche il bianco. Probabile che con la luce del sole fossero ancora più brillanti e luminosi. Accanto ad essa c’erano alcuni studenti intenti a parlottare tra di loro, quando però ci notarono si voltarono curiosi: due o tre dovevano avere per forza di cose la mie età, mentre altri ancora più piccoli o forse più grandi.  Tra tutti notai in particolare una ragazza piuttosto alta e formosa, con una pella molto scura e due occhi chiari come i ghiacciai. Aveva i capelli minuziosamente intrecciati e se li passava continuamente tra le dita lunghe e magre. Era molto bella, ma anche le altre ragazze accanto di certo non sfiguravano: una bionda con dei ricci simili a quelli di Giorgia ed una mora con un sorriso illuminato dal rossetto rosa.

-Bene, questo è il primo piano! -esclamò Elissa portandosi al centro del grande corridoio. Anche qui i muri erano coperti da un sacco di rune, tuttavia vi erano anche alcuni quadri di uomini eleganti, supposi che uno tra questi dovesse essere il signor Ferguson, donne sgargianti, Elissa più di tutte, e foto studentesche. Coi gli anni le classi erano passate da una trentina ad una decina. Mi salirono un po’ di brividi.

-Accanto me c’è la mensa scolastica-indicò tre porte sul muro alla sua destra: quelle laterali erano destinate agli studenti, quella centrale agli insegnanti, così non si creava disordine. -Solitamente è chiusa dopo le nove, eppure dato che siamo appena arrivati, verrà aperta per farvi rifocillare dopo la nostra visita dell’Accademia. Di qua c’è la sala comune.

C’era un’altra porta dal lato opposto: era leggermente spalancata, riuscì soltanto a notare la presenza di un forte colore blu. Elissa spiegò che avremmo potuto vederla al termine della visita. Era l’unica stanza aperta tutti i giorni, compresa la notte, anche se c’era un coprifuoco.

Ci spostammo poi verso destra, seguendo un corridoio più lungo e stretto. Vi erano altre stanze, come uffici e bagni.

Girando poi a sinistra sotto un portico, ci imbattemmo in una grande e luminosa scalinata che conduceva verso il basso. Scendemmo e ci trovammo di nuovo al piano terra.

Mi sentì subito accolta da un’atmosfera calda, ma al contempo anche fresca. Era difficile da spiegare, percepivo solo una sensazione primaverile, che da tempo però avevo dimenticato. Si sapeva, ormai non esistevano più le mezze stagioni.

-Benvenuti al giardino interno! -sorrise Elissa fermandosi poco più avanti al gruppo.

Tutti erano rimasti a bocca spalancata con due occhi che sembravano pronti ad uscire dalle orbite. Io non sapevo come reagire: non avevo mai visto nulla di così maestoso e abitavo in uno dei più paesi più belli del mondo!

Il giardino interno era molto grande ed era chiuso da un soffitto costruito in vetrate ondulate e a punta, molto graziose in qualsiasi angolazione che le si vedeva. Parecchia luce entrava e probabile che fosse la ragione di così tanto verde in quell’enorme stanza. Una quercia era posta al centro e con i suoi rami toccava giusto i terrazzi del terzo piano, perché sì, al di sotto della vetrata c’erano dei lunghi balconi rettangoli che incorniciavano l’intera struttura. Mi sembrava di essere all'interno di uno di quegli appartamenti di città, con la presenza di vasi e persino qualche vestito posto ad asciugare. Erano tutti e tre collegati tra di loro attraverso delle scale a chiocciola ferrate che partivano dal piano terra. Quest'ultimo era anche oltrepassato dal fiumiciattolo, indisturbato infatti scorreva lineare intorno all’albero e continuava verso un piccolo tunnel dal quale probabilmente fuoriusciva verso la cascata. Tra le altre cose c’era una serra costruita interamente in vetro e alcune panchine dove degli studenti stavano parlando. Dietro di loro, invece, c’erano dei portici colonnati collegati ad altre stanze e ad altre scale. Era immenso, veramente disorientante.

-Assieme alla sala comune, il giardino interno è uno dei luoghi di riposo e svago dell’accademia. Qui si può fare pratica con gli elementi ed esercitarsi. Un tempo questa era una semplice stalla, il signor Ferguson ha deciso di modificarla a nostro grande piacimento.

-Ci sono delle uscite-indicò due porte ai lati opposti alla scala da cui eravamo arrivati. -E portano direttamente al di fuori dell’accademia. Ci sono dei sentieri che guidano alla capitale Lyschstadt. Sabato e domenica siete liberi di uscire, tuttavia dovete sempre stare attenti a non perdervi. Proprio per questo nelle vostre stanze troverete alcune cartine che vi saranno utili per orientarvi sull’isola. Mi raccomando, seguite scrupolosamente gli orari stabiliti-ribadì seria. -Non vorrete mica far arrabbiare il povero Gulan.

L’uomo si limitò ad una smorfia, che da sola riuscì ad incutere timore.

Non avevo ancora capito come fosse strutturata l’accademia, molte cose non sembravano coincidere con il suo aspetto esterno, rispetto all’interno decisamente più piccolo. Poi però mi ricordai dei poteri di Elissa e di quando mi aveva detto che aveva aiutato il signor Ferguson per la ristrutturazione dell’accademia, un po’ come si raccontava all’epoca dei vichinghi. A quanto pare le leggi della fisica non erano prese in considerazione quando si poteva manipolare lo spazio.

Elissa ci portò poi al secondo piano.

Fui nuovamente sorpresa dalla non presenza di un dannatissimo ascensore. Andiamo, non potevo essere l’unica che si stancava a fare quelle numerose scale!

Trovammo le aule e la biblioteca, entrambe chiuse perché non era ancora cominciato l’anno scolastico. Elissa spiegò che le aule avevano tutte una runa precisa marchiata sulla porta, la stessa che avremmo trovato sui libri delle rispettive materie. Si orientavano così all’accademia, non erano amanti delle parole.

E finalmente raggiungemmo la parte che più mi interessava, ovvero le camere al terzo piano. Il quarto non lo vedemmo, era riservato agli insegnanti.

Era il più labirintico ed intricato essendo una serie di innumerevoli corridoi. Anche qui ci si orientava seguendo le rune incise sui muri che indicavano la strada verso le proprie camere. Mi sarei persa per i prossimi mesi? Certo che sì!

La mia stanza si trovava in fondo ad un corridoio sul lato est, zona opposta a quella di Hyun. Fece un breve cenno con le dita, dopo aver afferrato la chiave da Gulan.

-Beh, allora ci vediamo dopo alla mensa.

Annuì e lo salutai timidamente, seguendo Elissa con in mano la chiave della mia stanza. Raggiungemmo la porta e me la diede.

-Spero che ti piaccia e soprattutto che ti faccia sentire a casa-sorrise, indicando poi la runa incisa sul legno di fronte. Mi ricordava una specie di stella ripresa da innumerevoli ghirigori. -Questa è la runa della speranza, ti sarà di buon auspicio per l’inizio dell’anno. Prima che me ne vada, voglio giusto ricordarti che i libri scolastici li troverai sulla scrivania assieme all’orario delle lezioni. Ti ho lasciato in aggiunta anche quello della mensa e della biblioteca. Ebbene… direi che è tutto! Ti auguro un buon inizio, Caterina Himmel.

-Grazie di tutto. Davvero, io… ti sono riconoscente.
-Mi fa molto piacere, mia cara-sorrise, facendomi anche un elegante occhiolino.

Se ne andò ed io non aspettai molto per entrare. Era una camera rettangolare un po’ buia, nonostante un lampadario al centro e due finestre sul lato sinistro. Comprendeva due letti singoli dall’aria molto confortevole, visto le numerose coperte colorate e la presenza di non uno, bensì due cuscini! Davanti vi erano poste due scrivanie in legno marrone, che mi ricordarono quelle di un tempo con il poggiapiedi ed il tubicino dell’inchiostro, e naturalmente anche due sedie. Notai un foglietto con su scritto Caterina Himmel sulla scrivania accanto alla finestra, dunque supposi che fosse la mia. Vidi subito i quaderni e i libri che mi sembrarono dei mattoni. C’era anche un dizionario di lysch ed un portamatite pieno di penne e molto altro. Trovai anche un foglietto con su scritti degli orari: dall’inizio dell’anno scolastico la biblioteca sarebbe stata aperta dalle 9 fino alle 17 soltanto il sabato e la domenica, mentre nel resto della settimana dalle 12 fino alle 19; la mensa apriva per la colazione alle 7.15 e chiudeva verso le 9, poi il pranzo cominciava alle 12 e 30 e concludeva alle 14.15, mentre la cena durava dalle 18 e 30 alle 20.00.

I miei occhi si illuminarono notando finalmente il calendario delle lezioni. Ero troppo curiosa!

                                                                  Primo anno 2020-2021

Orario

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

8.45-9.45

Runologia

Aria e Terra

Aria e Terra

Runologia

Lysch

9.55-10.55

Arte dei Cinque

Fuoco e Acqua

Runologia

Lysch

Storia dei Väalyani

11.05-12.05

Storia dei Väalyani  

Lysch

Fuoco e Acqua

Storia dei Väalyani

Storia dei Väalyani

                                                                                    Pausa Pranzo

14.30-15.30

Applicazione e Apprendimento degli elementi

LIBERO

Arte dei Cinque

LIBERO

Applicazione e Apprendimento degli elementi

15.40-16.40

Applicazione e Apprendimento degli elementi

Runologia

Applicazione e Apprendimento degli elementi

Fuoco e Acqua

LIBERO

16.50-17.50

Aria e Terra

Arte dei Cinque

LIBERO

Arte dei Cinque

Lysch  

 

Come orario mi sembrò corretto, d’altronde ero abituata a quasi sette ore tutti i giorni, perciò non avrei avuto problemi. Poi fui grata delle giornate libere, avrei potuto cominciare a studiare in biblioteca.

Spostai il foglio dell’orario e notai la piccola mappa dell’isola di Lyscha e dei suoi percorsi verso la città. Erano chiari e precisi, a prova di idiota in poche parole. La forma dell’isola mi ricordava un pesciolino, proprio come la laguna di Venezia. Il coprifuoco era alle 10 da lunedì a venerdì, nel weekend si poteva andare a dormire un’ora dopo. Io ero maggiorenne, perciò forse potevo fare un po’ quello che volevo. Ma non ero mai stata una vera ribelle, perciò non ci tenevo a perder tempo in sciocchezze. Volevo diventare una Väalyana a tutti gli effetti e per farlo dovevo studiare duramente.

Appoggiai lo zaino sulla scrivania e mi misi a curiosare meglio nella stanza. Mi avvicinai alle due finestre e provai ad aprire per far entrare un po’ d’aria. La vista, comunque, era spettacolare: non c’era molto in realtà, giusto i campi verdi e l’orizzonte che sbocciava sul mare, eppure per me era tanto magico quanto il potere di un Väalyano. Entrambe le finestre avevano una tendina che avrebbe potuto oscurare la stanza durante le notti assolate.

Interessante, pensai, guardandomi ancora intorno. Non c’erano altri bagagli nella stanza e nessun oggetto personale sull’altro letto, perciò ipotizzai che la mia compagna non era ancora arrivata all’accademia. Decisi così di scegliere già il letto in cui avrei dormito, ovvero quello di fronte alla mia scrivania: sul comodino accanto posai giusto qualche merendina che avevo tenuto dentro la zaino e un libro che mi ero proposta di leggere durante il viaggio, ma che alla fine non ero riuscita nemmeno a sfogliare. Me lo aveva regalato papà, s’intitolava Piccole Donne. Era un classico della letteratura per ragazzi, ne ero pienamente al corrente e mi domandavo come mai non l’avessi letto prima, ma poco importava alla fine.

Il muro, sul quale si aggrappavano le tastiere del letto e alcune mensole vuote, era di un verde acqua, mentre il resto della stanza era in parquet scuro. Vicini alla porta del bagno, di fronte al letto della mia futura compagna di stanza,-com’è che si chiamava, Annie?-trovai due armadi di legno dipinti di blu chiaro e con alcuni ghirigori a forma di fiore. Erano spaziosi e si chiudevano con un piccola e graziosa chiave. All’interno trovai giusto una mascherina per gli occhi, supposi per le notti di sole, e alcune grucce. 

Curiosa, mi feci subito strada dentro il bagno e mio malgrado, rimasi di nuovo sorpresa: va bene, alla fin fine era un bagno come tutti gli altri, eppure le piastrelle di un bianco avorio e la vasca con i bordi ondulati mi faceva sembrare di essere in hotel vintage. Non c’era il bidet, un po’ come quando ero andata in Galles, e in mobile vicino al lavandino si trovavano delle salviette e delle carta igienica. Poco sopra il gabinetto vi era una finestra che dava sull’altra sponda del fiume.

Buttata sul letto stravolta e osservando il confortevole tetto di legno, esclamai:

-Sì, potrei abituarmici!

 

 

 

 

   
 
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