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Autore: Rebecca_Daniels    12/07/2022    1 recensioni
[Bridgerton]
[Bridgerton]Di quando, un anno dopo la famosa partita di pall mall, i Kanthony si ritrovano di nuovo ad Aubrey Hall ma la competizione sarà l'ultimo dei loro problemi. Missing moments di pregnant!Kate e famiglia Bridgerton (soprattutto Violet e Eloise)
5k parole
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: i titoli dei vari paragrafi sono titoli di canzoni, che vi direi di ascoltare, ma credo che ognuno debba leggere le storie con la propria colonna sonora preferita (silenzio compreso). Buona lettura xx

 

 

Growing

 

 

Suprise Yourself

Doveva dirglielo. Insomma, era passato un intero mese da quando aveva finto le fosse venuto il ciclo ed ora le nausee mattutine stavano diventando a dir poco insopportabili. Doveva dirglielo, ma non sapeva come. Erano sposati da neanche un anno e si stavano ancora scoprendo come coppia o meglio, Anthony le stava ancora insegnando le cose più assurde e piacevoli di cui lei fosse mai venuta a conoscenza. Non voleva che finisse tutto così. Non che pensasse che Anthony non sarebbe stato contento di avere un figlio, ma l'avrebbe amata lo stesso quando si sarebbe trasformata in una mongolfiera?

Girò per l'ennesima volta il cucchiaino nella delicata tazza da tea e lasciò vagare lo sguardo fuori dalla finestra: era una splendida mattinata primaverile, sembrava quella in cui loro due si erano incontrati per la prima volta ad Hyde Park, a cavallo. La casa era ancora silenziosa, nonostante i domestici fossero già attivi, ma mancava tutto il resto della famiglia all'appello. O almeno era quello che pensava Kate, rimestando di nuovo il cucchiaino: non era sicura che il suo stomaco avrebbe gestito quel tea inglese, ma aveva terminato il suo infuso preferito e si era dovuta accontentare.

-Vi siete alzata presto, Kate. Tutto bene?

Ebbe un piccolo sobbalzo, impreparata a farsi trovare in quell'atteggiamento contemplativo da qualcuno, ma quando il volto gentile di Lady Bridgerton, anzi, di Violet, comparve al suo fianco, un sorriso spontaneo le increspò le labbra sottili. Era strano pensare di essere stata accettata in quel modo dalla famiglia di Anthony: sembrava che non solo l'avessero inclusa, ma che la cosa fosse stata così da sempre. Come se avesse sempre fatto parte di quella tribù, cosa che implicava aggiudicarsi la propria di dose di apprensione da parte di Violet. Era il suo modo di dimostrare affetto, preoccuparsi che tutti stessero bene e fossero felici: Anthony aveva preso da lei, nonostante non l'avrebbe mai ammesso.

-Non riuscivo a dormire.

-Ha per caso a che fare con le vostre nausee mattutine?

Come? Lo shock prese il sopravvento fuori e dentro Kate: come faceva Violet a saperlo?

-Ho avuto otto figli, Kate: lo capisco subito quando una donna è incinta.

Si era sempre considerata una donna intelligente, ma di fronte a tutta quella questione della maternità Kate si sentiva come una bambina al primo giorno di scuola: non ne sapeva nulla ed era terrorizzata. Forse era anche per quello che non aveva ancora detto nulla ad Anthony: e se non si fosse dimostrata all'altezza del compito? Abbassò lo sguardo e si rese conto che la mano che reggeva la tazza le stava leggermente tremando, ma ci pensò Violet a prenderle la ceramica dalle dita e a poggiarla sul tavolino di fronte a loro.

-Vi andrebbe di fare un giro nei giardini, Kate? Ieri ho piantato una nuova varietà di tulipani e vorrei sapere cosa ne pensate voi.

Kate le fu grata di non insistere sull'argomento, almeno non finché si fossero trovate dentro le mura di Aubrey Hall. Adorava quella casa, ma era così piena di orecchie che non si poteva mai essere sicuri che quello che si diceva restasse privato.

Si diressero verso la maestosa entrata, con Violet che prese la mantella per entrambe porgendola a Kate, come avrebbe fatto con una delle sue figlie. Kate si domandò quando si fosse meritata tutta quella fortuna di avere non solo una madre adottiva che le voleva bene, ma ben due. Iniziarono a camminare lungo i vialetti che conducevano ai giardini, una di fianco all'altra, senza proferire parola, l'unico rumore quello della brina che si scioglieva sulle foglie degli alberi e cadeva in grosse gocce brillanti sull'erba. Kate prese un respiro profondo e si rese conto di essere stata in apnea per l'ultimo mese della sua vita: tenere nascosta una cosa del genere sia ad Anthony, che ad Edwina ed Eloise, l'aveva letteralmente soffocata.

-Va un po' meglio? Sono sempre venuta a camminare all'alba durante i primi mesi di tutte le mie gravidanze, per cercare di riprendere fiato dall'enorme consapevolezza di star per mettere al mondo un essere umano. Questi ciottoli sono carichi dei miei segreti più inconfessabili.

Violet sorrise, come era solita fare quando non si prendeva troppo sul serio o era certa di aver ragione alla faccia del proprio interlocutore. Era uno dei tratti che Eloise aveva ereditato dalla madre e che Kate adorava.

-Si vede tanto?

Kate ebbe improvvisamente la sensazione di essere stata una stupida a cercare di nascondere la verità alle persone più importanti per lei e se così fosse stato, voleva che a dirglielo fosse la sincerità benevola di Violet.

-Che siete incinta? Oh no, mia cara. O meglio, le cameriere lo sospettano perché le lenzuola non si sono macchiate il mese scorso, ma io l'ho capito dal vostro viso.

Kate si portò istintivamente una mano bruna alla faccia e si domandò cosa ci fosse di diverso nella sua fisionomia rispetto a due mesi prima; questo fece ridere di nuovo Violet, che si fermò di fronte ad un'aiuola piena di splendidi tulipani arancioni. Le ricordarono il colore dell'haldi. La fecero sentire ancora più a casa, come se fosse nel posto giusto al momento giusto.

-Quando pensate di non essere vista, il vostro sguardo scende involontariamente verso il vostro ventre e un minuscolo sorriso vi increspa le labbra. Ma credo di averlo notato solo io, questione di esperienza.

Kate si permise quindi una libertà che finora si era concessa solo quando era in camera da sola ed era sicura di non essere vista da nessuno: si poggiò una mano sulla pancia, sperando quasi di sentire qualcosa, ma consapevole che fosse ancora troppo presto. Eppure un calore improvviso le scorse lungo le vene, come se la coscienza di star facendo crescere un essere umano, anzi, il figlio suo e di Anthony, nel proprio grembo si fosse finalmente sedimentata dentro di lei. Allora sorrise e disse semplicemente: - Sono incinta. Io sono incinta. Io e Anthony aspettiamo un bambino.

Gli occhi di Violet si riempirono di lacrimoni e non riuscì a trattenersi dal singhiozzare un secondo e lanciarsi in un abbraccio così caloroso, che contagiò Kate con la commozione. Era tutto così spaventosamente straordinario.

Quando Violet sciolse la stretta, si trovarono entrambe a ridacchiare delle loro lacrime di gioia e a togliere l'imbarazzo, ci pensò la prima Lady Bridgerton.

-Se posso chiedere, perché non l'avete ancora detto ad Anthony?

Kate piantò lo sguardo sui tulipani davanti a lei e valutò quanto essere sincera nella risposta. Si trattava comunque della madre di Anthony, non che questo lo avesse risparmiato da eventuali rimbrotti se Violet non si trovava d'accordo con la sua condotta, ma si sarebbe comunque potuta schierare dalla sua parte per partito preso.

-Premetto che la scelta è solo vostra, ma sono curiosa: siete una così splendida coppia.

Decise di abbandonare ogni indugio e si voltò a guardare Violet negli occhi azzurro ghiaccio che risultavano incredibilmente accoglienti nonostante la sfumatura gelida.

-Perché ho paura che quella coppia splendida sparisca una volta scoperto della mia gravidanza. So che può suonare egoista, ma vorrei che Anthony non mi guardasse mai in maniera diversa rispetto a come fa ora.

-Venite, vi mostro una cosa.

Violet le fece strada verso un piccolo bosco al limitare del giardino inglese, dove otto maestosi alberi dal fogliame magenta spiccavano nella bruma mattutina.

-Questi sono aceri giapponesi: Edmund ne piantava uno ogni volta che gli comunicavo una mia gravidanza.

La donna restò qualche secondo a contemplare quella meraviglia naturale, eterna testimonianza dell'amore che lei e il marito avevano condiviso. Kate si trovò a trattenere il fiato, perché quegli alberi erano la perfetta rappresentazione della famiglia Bridgerton: simili, ma tutti differenti, saldi nelle loro radici e protesi a condividere con il modo la loro bellezza.

-Temevo anche io che mi avrebbe guardata in modo diverso una volta che non fossi più stata solo Violet, ma la madre di suo figlio. Eppure non accadde mai. Appena gli dissi di aspettare Anthony, nei suoi occhi l'amore che provava per me sembrò moltiplicarsi e non smise di farlo, fino alla fine dei suoi giorni.

La voce di Violet si incrinò leggermente, mentre una leggera brezza faceva sussurrare le foglie sopra di loro.

-E se sono certa di una cosa, mia cara, è che Anthony è la rappresentazione in terra del padre. Forse perché l'ha ammirato così tanto quando era ancora con noi o probabilmente, perché è un'anima buona anche lui, ma sono sicura che ti amerà solo di più quando lo scoprirà. Devi solo permettergli di amare anche questo lato di te.

Kate ebbe un leggero brivido a quella rivelazione: avrebbe dovuto accettare più amore da parte di Anthony, come se fosse anche solo possibile sentirsi più amati di quanto lei avesse percepito in quell'ultimo anno. Violet, però, lo interpretò come un segno di stanchezza da parte della nuora e così le propose di rincasare, promettendole che il suo segreto sarebbe stato al sicuro con lei e che le avrebbe fatto trovare una miscela di Kate non voleva sapere bene cosa, ogni mattina, nel vassoio della colazione per contrastare le nausee.

Quando varcarono la soglia della porta, Eloise corse giù dalle scalinate come se fosse ancora una bambina, aggiudicandosi i rimproveri di Violet su come avrebbe mai trovato marito se continuava a comportarsi in quel modo.

-Non mi serve un marito, quando posso parlare tutto il giorno con Kate.

-Oh per amore del cielo, Eloise! Lascia vivere quella povera ragazza.

Kate si ritrovò involontariamente a sorridere e Violet pensò che sarebbe stata un'ottima madre se era riuscita a conquistarsi le simpatie del cervello della famiglia Bridgerton.

 

 

 

My house is your home

Non appena Violet ebbe lasciato le due donne da sole, congedandosi con qualche scusa riguardate gli inviti per l'annuale ballo che si sarebbe tenuto lì ad Aubrey Hall, Eloise non perse tempo per afferrare Kate per un braccio e trascinarla nella biblioteca, dove sperava di ottenere un minimo di privacy.

Dopo essersi assicurata che non ci fosse nessuno, Eloise lanciò a Kate uno sguardo fin troppo penetrante: quale confessione era pronta ad estorcere alla cognata?

-Credo sia meglio se ci sediamo.

-Eliose, cominci a farmi paura.

Nonostante il tono di voce scherzoso, non era così sicura che non ci fosse anche solo un briciolo di motivazione per essere davvero preoccupata per la sua incolumità. La ragazza prese posto su una delle sedie in legno scuro che si trovano attorno alla scrivania di mogano e fece segno a Kate di fare altrettanto, così si trovarono faccia a faccia, Eloise con l'espressione più seria di sempre dipinta sul volto. Kate ripercorse mentalmente le varie cause di quel comportamento, ma non le sovvenne nulla di sufficientemente importante.

-Allora Kate: tu sai quanto io sia sempre informata su tutto, soprattutto su quanto riguarda la mia famiglia...

Il silenzio che seguì quell'affermazione spinse Kate ad annuire lentamente, indecisa se fosse il caso di aggiungere un complimento sulla sua perspicacia o tacere in attesa di capire dove volesse andare a parare.

-Molto bene. E sei anche consapevole del fatto che io abbia orecchie dappertutto... Letteralmente dappertutto.

Kate voleva un gran bene ad Eloise, ma cominciava a stancarsi di quel tono inquisitore, a maggior ragione perché non sapeva perché se lo fosse meritato.

-Eloise se devi dirmi o chiedermi qualcosa, potresti farlo senza usare metodologie da gendarme?

La ragazza parve accontentarsi della tensione che era riuscita a creare fino a quel momento e sorrise apertamente a Kate, che si ritrovò ad emettere un breve sospiro di sollievo.

-Sei incinta, Kate?

Kate si rimangiò il sospiro e per poco non si soffocò con la sua stessa saliva, tanto che Eloise si alzò di scattò e le batté poco graziosamente la mano sulla schiena. Le ci volle qualche secondo per tornare a respirare normalmente e solo quando Eloise fu sicura che stesse bene, tornò a sedersi al suo posto, giocando con il dorso di uno dei libri che era rimasto appoggiato sulla scrivania.

-Scusa la franchezza, ma le cameriere ne parlano ormai da un mese, ma non volevo crederci. Insomma: perché non avresti dovuto dirmelo? Ma stamattina ti ho vista camminare con la mamma, così vi ho seguite ed ho sentito tutto.

Kate non seppe se essere più sconcertata dal fatto che Eliose le avesse seguite senza che loro se ne rendessero conto o che se la fosse presa perché non avesse condiviso con lei quella notizia. Però non poteva darle torto. Nell'ultimo anno Eloise era stata, nonostante la sua giovane età, una compagna assidua e propositiva di infinite chiacchierate circa la letteratura e il ruolo della donna nella società, nonché un autentico diversivo ogni qualvolta le situazioni sociali cominciassero a starle strette. Anthony sembrava piacevolmente sorpreso da come l'arrivo di Kate in casa avesse in qualche modo aiutato Eliose a trovare la sua strada nel mondo, nonostante Kate fosse abbastanza sicura che la cognata sarebbe stata capacissima di cavarsela anche da sola. Quindi sì, si sentiva abbastanza in colpa per aver tenuto nascosto quel piccolo gigantesco segreto proprio ad Eloise.

-Scusami El, non avrei dovuto.

Eloise sembrò accogliere di buon grado le sue scuse, ma non era certo il tipo che si sarebbe accontentato di quello.

-Perché? Perché non me l'hai detto?

Già: perché non glielo aveva detto? E perché non l'aveva ancora comunicato ad Anthony soprattutto? Kate trasse un profondo respiro e si sentì esposta come quando Edwina aveva scoperto che cosa provava lei per Anthony, il giorno in cui era scappata dall'altare.

-Perché sono terrorizzata, El. Davvero. Ho paura di poter sbagliare tutto, che Anthony non mi amerà più allo stesso modo, di non essere all'altezza di questo compito, di...

Sentì la voce che si incrinava pericolosamente e diede la colpa al suo stato, ma in realtà era solo spaventata dal verbalizzare quello che per due mesi le aveva intossicato il cervello, senza darle tregua.

Eloise allora sembrò rianimarsi improvvisamente, si alzò, si diresse verso la parete piena di scaffali ricoperti di libri e cominciò a scorrere i dorsi, alla ricerca di qualcosa. Kate sfruttò quel momento di distrazione per asciugarsi l'angolo di un occhio da una lacrima dispettosa ed aspettò che il genio di Eloise si mostrasse: era sempre un piacere vederla mettere in atto una delle sue intuizioni.

-Eccolo qui! Sapevo che non poteva esserselo portato a Londra!

Kate la vide tornare trionfante verso di lei, porgendole quello che aveva tutta l'aria di essere un diario privato di qualcuno. Non era sicura fosse il caso di aprirlo, sembrava contenere cose sufficientemente private.

-Di chi è, Eloise? Perché sembra proprio un taccuino personale di qualcuno.

Eloise si esibì in quello che Kate definiva il suo sorriso di trionfo, un misto di orgoglio e soddisfazione per aver dimostrato ancora una volta le sue incomparabili abilità.

-E' di Anthony. E prima che tu faccia quella faccia fintamente scandalizzata, risale a quando aveva dodici o tredici anni, non si ricorda nemmeno più che sia qui e sì, io l'ho già letto un sacco di volte. Come tutti quelli dei miei fratelli e sorelle, per altro.

Quella ragazza alle volte faceva davvero paura, ma Kate non resistette comunque alla tentazione di cominciare a sfogliarlo: la grafia sottile ed inclinata di Anthony non era cambiata di un virgola da quando era adolescente, cosa che fece sorridere di tenerezza Kate.

-Bene, io ti lascio qui con le tue letture. E per quanto riguarda il tuo segreto, con me sarà al sicuro fin quando non ti sentirai pronta a dirlo a tutti.

Kate fece appena in tempo a dire: -Grazie Eloise. - Che la ragazza era già uscita dalla biblioteca lasciandola sola con quel pezzo di Anthony che le sembrava incredibile di poter conoscere.

Cominciò a sfogliare le pagine ingiallite dal tempo e scorse tutti i rendimenti di caccia che aveva fatto con il padre, una gita speciale dove Lord Bridgerton li aveva portati con lui, qualche scaramuccia o vittoria trionfale sui fratelli. E poi arrivò su una pagina dove, forse Eloise, aveva lasciato il segno: Anthony scriveva di come avessero trascorso il compleanno di Violet lì, ad Aubrey Hall, di quanto si fosse impegnato il padre perché la moglie avesse tutto quello che desiderava per quella giornata e poi si lasciava andare a dissertazioni sull'amore e sul matrimonio. Kate si ritrovò a leggere di come ad un tredicenne Anthony sarebbe piaciuto essere un marito premuroso e attento come Edmund lo era per Violet e di come sognava di avere almeno quattro figli (già sei gli sembravano troppi per la sua personale esperienza). Di come avrebbe amato sua moglie ancora di più se gli avesse dato dei figli, perché avrebbe potuto portarli a sua volta in qualche avventura e a caccia, come il padre faceva con lui.

Kate sentì un lacrima bagnarle il volto quando ormai era arrivata a sfiorarle il mento, ma non la asciugò, perché a quella ne seguirono un'infinità di altre. Chiuse il diario e lasciò che tutta l'apprensione di quei due mesi abbandonasse il suo corpo, tutti quegli stupidi dubbi se ne andassero lontano da lei e dall'amore che condivideva con Anthony.

Era giunto il momento di dirglielo. Anzi, non vedeva l'ora di dirglielo.

Si alzò dalla sedia, portando con sé il diario e si diresse verso la sua camera: doveva prepararsi per l'annuale partita di pall mall.

 

 

Surround me

Erano tutti disposti attorno al carrello con le mazze in bella vista, le mani che prudevano per essere pronti a prendere la mazza della morte, la più ambita di tutte. Ma di Kate non c'era traccia. Anthony iniziò a preoccuparsi, perché sua moglie non era mai in ritardo, soprattutto se si trattava di una questione seria come una partita a Pall Mall o semplicemente qualcosa che prevedesse della rivalità tra loro.

-Qualcuno ha visto Kate, per caso?

Daphne e Colin scossero la testa, mentre Benedict non si prese nemmeno la briga di ascoltare cosa avesse detto il fratello. Ci pensò Eloise a dirgli che l'aveva lasciata in biblioteca un paio di ore prima, ma che probabilmente aveva di meglio da fare.

Quella frase lasciò abbastanza interdetto Anthony, che era certo non ci fosse niente di più importante per la moglie di poterlo battere nel suo gioco preferito. Anche se quell'anno, ne era certo, non sarebbe successo.

-Scusate il ritardo! Ditemi che non avete già scelto le mazze.

Anthony non volle darlo a vedere, ma trasse un leggero sospiro di sollievo quando Kate li raggiunse, consapevole che respirava meglio se lei si trovava nei paraggi.

-Ti abbiamo aspettato, nonostante Colin abbia provato almeno quattro volte a prendere la mazza della morte.

Daphne lanciò uno sguardo omicida al fratello che ricambiò con un sorriso smagliate: Kate adorava le loro dinamiche familiari, ma in quel momento la sua testa era davvero focalizzata su tutt'altro. Fu per quello che non si rese conto che Anthony le si era avvicinando, sobbalzando quando lui le mise una mano sul fianco, lasciandole un lascivo bacio sul collo.

-Tutto bene?

Kate girò leggermente la testa in direzione di quella del marito e vi lesse un lampo di preoccupazione che avrebbe volentieri scacciato con un bacio, ma doveva restare concentrata sul suo progetto e baciare Anthony non l'avrebbe aiutata in alcun modo.

-Certo. Uno, due, tre: via!

Kate era stata fulminea e si era lanciata a prendere la mazza della morte senza lasciare alcun spiraglio di speranza ai fratelli Bridgerton. Colin fu il secondo più svelto, scegliendo la gialla, assieme a Daphne che optò per la verde. Eloise e Benedict si accaparrarono rispettivamente l'arancione e il viola, lasciando ad Anthony la mazza rosa.

-Fermi tutti. Dov'è quella blu che ha usato Miss Edwina l'anno scorso?

A rispondere ci pensò Daphne che sembrava aver tramato con Kate sin dalla prima volta che si erano incontrate un anno prima in quello stesso giardino.

-Abbiamo pensato, vista l'impossibilità di Miss Edwina di partecipare alla partita, fosse il caso di togliere la sua mazza.

Il sorriso sornione in cui si esibirono i quattro fratelli, fece sbuffare Anthony, palesandogli un fastidio sul volto che solo le angherie della sua famiglia riuscivano a suscitare. E Kate: anche lei era parecchio brava a farlo infuriare.

-Giochiamo, sì o no?

Benedict sembrava essere tornato da qualsiasi mondo contemplativo fosse finito e diede avvio alla partita.

Quell'anno, considerando che ormai Kate era una di famiglia, nessuno si fece scrupoli nel barare in maniera alquanto evidente e la pallina di Benedict finì nel fango, vicino al lago, ancora prima che potessero arrivare alla terza porta.

Anthony però si accorse che c'era qualcosa nella moglie che non tornava: gli stava incredibilmente lontano, senza mai cercare di avvicinare la propria pallina a quella del marito. Non era da lei quel gioco così corretto. Soprattutto se questo significava farlo vincere. Le si avvicinò mentre aspettavano che il turno di Daphne ed Eloise finisse e le sussurrò all'orecchio:- Sbaglio o qualcuno sta giocando pulito oggi? Ti stai intenerendo Kathani Sharma?

Kate sorrise involontariamente a quella sfida implicita e si domandò se non fosse semplicemente il caso di dirglielo così, su due piedi, solo per vederlo perdere tutta la spavalderia che gli stava esplodendo dal viso. Ma doveva aspettare e sarebbe stato molto più soddisfacente, lo sapeva.

-Chi vi dice, milord, che non lo stia facendo per distrarvi?

E con lo sguardo più diabolico di sempre, si mise in posizione vicino alla pallina di Anthony e la lanciò esattamente dove l'aveva fatta finire un anno prima. Lo sguardo attonito di Anthony fu impagabile, così come le risate di Daphne e Colin, che iniziarono a canzonarlo se fosse sicuro di aver sposato la persona giusta.

Kate dovette aspettare di nuovo che tirassero tutti, ma sperava davvero che Anthony non si lasciasse sfuggire l'occasione e rispondesse per le rime, ma se conosceva un minimo suo marito, non gliel'avrebbe fatta passare liscia. Infatti, Anthony si posizionò vicino la palla di Kate e con la sua mazza rosa, colpì talmente forte che probabilmente la traiettoria aveva spinto la pallina ben più lontano di dove fosse quella di Anthony, ma a Kate andava bene così: l'importante era che potessero restare da soli, in quella zona nascosta del campo.

-Pensavi davvero che non mi sarei vendicato?

Anthony la guardava con la mano destra piantata sul fianco e quella sinistra che si sorreggeva sulla pazza, poggiata a terra: le faceva indispettire e venir voglia di baciarlo allo stesso tempo. E questa cosa la mandava via di testa e la faceva sentire viva come niente al mondo.

-Vi arrendete quindi?

Daphne sembrava sperarci ogni volta, ma si ritrovò un coro a due voce di “no” che la fecero sollevare le sopracciglia.

-Come preferite. Noi andiamo avanti con il gioco: quest'anno è la volta buona, me lo sento.

Mentre gli altri si spostavano verso la buca successiva, Eloise lanciò uno sguardo a Kate che le fece un cenno di assenso con la testa: le labbra sottili di Eloise si curvarono in un sorriso gigantesco, che scaldò il cuore della cognata più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

-Mi spieghi perché hai deciso di spedire le nostre palle in questo lago di fango? Ti piace tanto sguazzarci dentro? Perché io non avrei intenzione di rovinare un altro paio di stivali.

-Quindi ammetti che ti abbia dato fastidio sporcare i tuoi bei stivaletti.

Erano quasi arrivati alla piccola radura nascosta dagli alberi e decisamente fangosa, dove solo un anno prima avevano condiviso le loro prime risate assieme e Anthony emise un suono gutturale, che suonò alle orecchie di Kate come un ruggito sottomesso. L'avrebbe pagata cara, lo sapeva, ma sperava che la sorpresa che aveva organizzato potesse placare l'indole vendicativa di Anthony.

Quindi si voltò di scatto, ad un passo dalla radura e gli mise le mani sulle spalle, per bloccarlo, cosa che le guadagnò uno sguardo stranito da parte del marito.

-Bene, Lord Bridgerton: qui tu ti fermi.

-Kate, ma che stai...

-Ho detto che stai fermo qui.

Un lampo di malizia balenò negli occhi di Anthony.

-Vuoi che facciamo sesso nel fango? Perché non pensavo avessi certe fantasie, ma possiamo sempre rimediare.

-Vuoi stare zitto?!

Ma mentre lo riprendeva, Kate si ritrovò a sorridere: non gli sarebbe mai passata. L'avrebbe amato per tutto il resto della sua vita, soprattutto quando la tormentava.

Si allontanò lasciandolo lì in piedi da solo, oltrepassò la corte di rami e erba leggermente alta ed arrivò nella radura. Superò leggermente le zolle fangose e raggiunse il piccolo alberello che troneggiava sopra una collinetta di terra appena smossa.

Non era stato facile scegliere la specie adatta, ma alla fine aveva optato per una quercia inglese: sarebbe diventata maestosa, solida, mutevole nelle varie stagioni, forte abbastanza da sorreggere un'altalena e ombrosa a sufficienza per farci dei piacevoli pic-nic sotto. Si sistemò il vestito verde che aveva indosso, di una leggera seta che tra qualche mese avrebbe sicuramente fatto intravvedere la pancia e alzò il volto verso il punto in cui sarebbe arrivato Anthony. Lo sentì sbuffare nonostante fosse a parecchi metri di distanza e non riuscì più a trattenersi.

-Puoi venire.

-Allora era vero che volevi fare sesso nel fango!

-Anthony! Vieni avanti e basta!

Lo sentì prima ridere e poi lo vide comparire nella radura e restare letteralmente senza parole. Non capiva, Kate glielo leggeva in faccia, ma il fatto di avere le redini della situazione in mano, la stava facendo gongolare un sacco, quindi non disse nulla. Restò lì, in piedi vicino al giovane albero, le mani intrecciate davanti lei a guardare tutta una serie multicolore di domande che si dipingevano sul volto cesellato del marito. Finalmente, Anthony riuscì a dire qualcosa.

-Kate, ma che cosa...?

-Prima che tu dica qualcosa circa il fatto che potevo attendere per mostrarti la mia nuova passione per il giardinaggio o qualche altra sciocchezza del genere, vieni più vicino.

Anthony continuò a spostare lo sguardo da lei alla pianta che le stava affianco, avvicinandosi titubante. Quando fu solo a qualche passo da loro, Kate ebbe un brivido lungo tutta la schiena. Si rese conto che con quel “loro” non intendeva sé stessa e la pianta, ma lei e il bambino che portava in grembo. Erano un loro. E lo sarebbero stati per il resto dei giorni che gli sarebbero stati concessi.

-Kate, va tutto bene?

Inconsciamente lo sguardo di Kate si era spostato sul suo ventre (Violet aveva ragione: lo faceva senza accorgersene) e quando lo riportò su Anthony lo vide sfocato, a causa di un leggero velo di lacrime che minacciava di rovinare il momento. Ma non poteva farci niente: si sentiva terrorizzata ed elettrizzata allo stesso tempo e tutte quelle emozioni fuori dal suo controllo erano una cosa troppo nuova. Leggendo il suo turbamento, Anthony le si avvicinò ancora di più, poggiandole una mano sul braccio come a rassicurarsi di poterla prendere se fosse caduta, ma anche che non potesse sparire da un momento all'altro.

-Kate, parlami.

Era ad un soffio dalla sua bocca e quella vicinanza le continuava a dare alla testa anche dopo un anno di matrimonio, come se non avessero ancora finito di scoprirsi vicendevolmente. Ma forse, non sarebbe mai successo. Però sì: doveva parlargli, non poteva più aspettare.

-Stamattina tua madre mi ha portato nel vostro giardino di aceri giapponesi.

Gli occhi di Anthony sorrisero al ricordo di quel luogo tanto caro per tutta la famiglia.

-Un albero per ogni figlio. Il mio logicamente è il più bello.

Kate scosse la testa, fintamente esasperata dall'apparente sicurezza del marito, così fragile in fatto di amore.

-Quello di Gregory sta venendo su molto bene in realtà, ma non te l'ho detto solo per questo. In verità l'ho trovata una tradizione molto affascinante.

-E quindi?

Anthony parve improvvisamente confuso. Molto confuso.

-E quindi...

Kate fece un gesto con la mano verso il giovane fusto al suo fianco e restò a godersi la consapevolezza che si diffondeva sul volto di Anthony: prima le guance si arrossarono, poi la bocca si spalancò ed infine gli occhi si illuminarono, velandosi di emozione.

Una mano corse a coprire la sorpresa della bocca e Kate se ne dolse, perché amava vedere la piega che le sue labbra carnose prendevano quando qualcosa lo lasciava senza parole.

Non riuscì però a mordere le sue di labbra, in attesa di avere una qualche reazione di Anthony: oltre ad essere sconvolto, era anche felice? Preoccupato? Emozionato? Contento?

-Anthony...

Lui abbassò la mano e la guardò, ancora incredulo e poi abbassò lo sguardo verso il suo ventre.

-Sono solo al secondo mese, ma pensavo fosse giusto dirtelo, anche se ho aspettato un po' perché...

Non ebbe modo di continuare quel farfuglio di frasi senza importanza perché le labbra di Anthony misero a tacere le sue: la avvolse in meno di un secondo, con la bocca, con le braccia, con il corpo, con l'anima. Fece un tutt'uno di loro. Kate si lasciò andare, i mesi di tensione che si scioglievano in quel bacio pieno di amore, di premura, di passione, di gioia e liberazione.

Quando Anthony si scostò giusto qualche centimetro per permettergli di parlare, Kate aveva il fiato corto e anche lui.

-Tu sei incita?

Kate riuscì solo ad annuire, gli occhi persi in quelli di Anthony.

-Tu... Io...

-Tu diventerai papà, Anthony.

Il sorriso che gli si dipinse sul volto, sembrò far esplodere il cuore di Kate di gioia perché vederlo così felice e sapere di esserne la causa, la faceva sentire viva come altre poche cose nella vita.

-E tu diventerai mamma, Kathani.

Una lacrima scese lenta la guancia di Kate: era tenerezza per quella scelta di Anthony di chiamarla con il suo nome di battesimo nei momenti più importanti della loro storia; era felicità per quella consapevolezza che le stava sconvolgendo la vita per sempre; era amore per il tono e lo sguardo con cui suo marito le stava parlando e che non sarebbero cambiati per nulla al mondo.

Anthony le passò una mano sulla guancia, raccogliendo quell'unica lacrima con il pollice e depose un lungo, tenero bacio sulle labbra di Kate, mentre con la mano libera la stringeva a sé, il calore della sua pelle che passava il tessuto leggero del vestito di lei.

-Ti amo, Kate. Anzi, vi amo.

Lo disse a fior di labbra, prima di riappropriarsi della bocca di Kate e fondendosi con lei in quello che le sembrò non solo un bacio, ma la promessa che ci sarebbe sempre stato un noi. Anzi, un loro.

 

 

 

 

Tutto questo per il semplice fatto che, siccome non si è certi del domani e nemmeno delle intenzioni degli sceneggiatori di Bridgerton, ho deciso che ci meritavamo tutti una scena in cui Anthony scopriva di diventare padre di Edmund. Ma soprattutto di un momento in cui Kate accettasse questa cosa,

Niente: grazie mille per aver letto e se desiderate lasciare un commentino, sono sempre ben accetti.

Rebecca Daniels xx

  
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