In tutta la sua vita, J-1178 non aveva mai sofferto il calore. Era abituata a sopportare qualsiasi temperatura, anche in situazioni estreme come il clima gelido dell’inverno o il caldo torrido dell’estate che l’intero organismo percepiva già dall’esterno.

Tuttavia, quella volta fu diverso. In ogni angolo del corpo la temperatura era molto alta e non accennava a scendere, per quanto le cellule avessero continuato a circolare per i capillari per dissipare il calore e di tanto in tanto sostare nelle ghiandole sudoripare in attesa che il sudore evaporasse.

Per fortuna la situazione ebbe breve durata: all’improvviso dall’epidermide giunse la pioggia e l’ambiente iniziò a rinfrescarsi, segno che quell’organismo aveva trovato il modo per affrontare quell’intenso calore e scongiurare il rischio di un’ipertermia.

Gli stivali di J-1178 affondarono nel fiume d’acqua che stava scorrendo, e la leucocita approfittò di quel momento di frescura per togliersi il cappello e rinfrescare il viso. Quando alzò lo sguardo, il suo volto ancora pieno d’acqua divenne di nuovo rosso: DA4901 era di fronte a lei, senza giacca né cappello, interamente bagnato dalla testa ai piedi, così come la maglietta nera che stava indossando che era aderente al punto da mettere in risalto i suoi pettorali.

Quella vista le stava facendo quasi girare la testa per l’imbarazzo.

«Tutto bene?» le chiese DA4901. «Hai ancora caldo? Se vuoi ti aiuto a rinfrescarti.»

Subito J-1178 si rimise il cappello e abbassò la tesa, per nascondere i suoi occhi da quelli dell’eritrocita. «S-sto bene, grazie. Però fammi un favore: la prossima volta porta con te una maglietta di scorta. Rischi di prenderti un raffreddore se continuerai ad andare in giro tutto bagnato!»