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Autore: dirkfelpy89    16/07/2022    3 recensioni
Sirius, evidentemente colpito, annuì.
"Ecco, adesso sai perché ti posso comprendere, perché i sensi di colpa e la voglia di vendicare i miei cari opprime anche me," disse Benjy, terminando di bere la sua Burrobirra. "Spero che prenderei le mie parole come consiglio non tanto per dimenticare questo dolore, perché è impossibile, ma per trovare la forza di rialzarti e combattere sempre, a qualsiasi costo."
"Combattere," sussurrò Sirius.
"Combattere."
(Questa storia partecipa all'iniziativa "BonBon Esplosivi" sul gruppo Facebook "L'angolo di Madama Rosmerta"
[Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce più la penna.]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Benjy Fenwick, Ordine della Fenice, Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Combattere

 



Quando Benjy Fenwick entrò nella sede dell'Ordine della Fenice, all'epoca situata all'interno di una delle tante case di proprietà della famiglia Bones, la prima cosa che notò fu un'atmosfera carica di tensione.
Nessuno lo salutò al suo arrivo, cosa di per sé molto strana, perciò porse il cappotto a una minuta Elfa Domestica e poi avanzò subito, zoppicando leggermente, verso il salone che ospitava il vero e proprio centro nevralgico dell'Ordine.

Quella casa in effetti era piuttosto piccola, secondo Edgar Bones veniva utilizzata dai suoi nonni quando erano in viaggio verso Londra, ma molto comoda e sicura dato che i Bones avevano dotato quella abitazione di molti incantesimi difensivi.
Dopotutto erano sempre stati una famiglia rispettabile, molto in vista nell'ambiente magico inglese, portando inevitabilmente a una certa dose di rivalità con altre famiglie. L'eccessiva paranoia del fu Edward Bones si rivelò dopotutto molto utile all'Ordine.
Oltre la sala principale c'era una grossa cucina e al piano superiore alcune camere da letto che venivano utilizzate principalmente per ospitare i membri dell'Ordine della Fenice di ritorno da qualche missione.

All'interno del salone, che oltre a diversi divani e sedie conteneva anche numerose mappe e foto di Mangiamorte appese alle pareti, quella mattina c'erano solamente due persone. Sirius Black sedeva su una poltrona ed apparentemente sembrava intento a leggere la Gazzetta del Profeta mentre in piedi, di fronte a una cartina della Scozia del nord, si trovava Emmeline Vance.

Come sempre, ogni volta che quella ragazza entrava nel suo campo visivo, il cuore di Benjy fece una buffa piroetta nel suo petto.
Nonostante fosse molto più adulto, più pragmatico e meno sentimentale l'uomo proprio non riusciva a dominare quel sentimento.
Non era libera, era sposata, non aveva la sua età, non era per lui.

"Ehi, Benjy, vuoi entrare o preferisci rimanere sulla soglia tutta la mattina?"
Lo aveva visto e, come sempre di fronte a lei, aveva fatto la figura del ragazzino.
"Ciao, Em," rispose, cercando di darsi un tono. "Come mai non c'è nessuno, stamattina?"
Lo sguardo di Emmeline si posò su Sirius e poi rispose, abbassando la voce fino a un debole sussurro: “non hai saputo niente dagli altri?"
"No, sono quattro giorni che non torno alla base, sono stato estremamente occupato a lavoro," rispose Benjy, scuotendo la testa. Essere il proprietario di uno dei ristoranti magici più rinomati aveva anche i suoi lati negativi.
"Si tratta di Sirius," disse Emmeline, abbassando la voce, "suo fratello…"
"Sirius ha un fratello?"
"Sì," rispose la ragazza, infastidita.
"Scusa," borbottò Benjy, arrossendo lievemente. Stupido.
"Tramite alcune fonti molto attendibili," riprese Emmeline, "siamo giunti a conoscenza del fatto che il fratello di Sirius è morto, un paio di giorni fa come minimo."

Benjy rimase per qualche secondo senza parole.
"Si dice che fosse un Mangiamorte ma a un certo punto pare abbia deciso di fare marcia indietro," proseguì Emmeline, "cosa molto coraggiosa ma altrettanto stupida."
"Lo ha fatto fuori lui?" Chiese Benjy, ancora scosso dalla notizia.
"Lui, oppure, molto probabilmente, qualche altro Mangiamorte. Abbiamo passato tutta la scorsa giornata a cercare il suo corpo ma non si trova. Povero ragazzo, chissà cosa gli avranno fatto," la voce della ragazza si spezzò.
"Quindi tutti gli altri sono in cerca di informazioni?"
"Sì. Sirius è tornato qualche minuto fa ma da allora non ha mai detto una parola," rispose Emmeline, abbassando il volto. "Si comporta come se non gli importasse ma sono sicura che non è così. Anche James ha provato a parlarci ma niente, sembra totalmente assente."
"Si capisce," borbottò l'uomo. "Proverò a parlarci io, forse accetterà i consigli di una persona un po' più esperta in questo disastro che io chiamo vita."
Emmeline annuì e poi, gli occhi un po' umidi, tornò a guardare la mappa.

/ / / / / / /

"Ehi, Sirius, posso sedermi qui accanto a te?"

Il ragazzo alzò lo sguardo dal giornale e osservò Benjy, l'espressione indecifrabile.
"Sì, siediti pure," replicò asciutto mentre l'altro prese una sedia e prese posizione accanto.
"Ho saputo," borbottò l'uomo, "mi dispiace, Sirius, davvero. L'avessi saputo prima, mi sarei unito anche io alle ricerche!"
"E perché?" Rispose il ragazzo. "Se Voldemort ha deciso di farlo sparire… dubito che si possa ritrovare."

"Non sapevo neanche che tu avessi un fratello," disse Benjy dopo qualche istante di silenzio, "ma immagino che i rapporti non fossero molto buoni se non lo hai mai nominato."
Sirius sorrise, amaro.
"No, da quando iniziai Hogwarts, allontanandomi sempre più dalla mia famiglia di psicopatici, ho avuto sempre meno rapporti con lui," disse. " Ho provato molte volte a fargli cambiare idea, di allontanarlo dalle idee malate della mia famiglia ma ha preferito seguire mia madre e questo è quello che è successo. Immagino che adesso sarà contenta, dopo che ha mandato suo figlio al massacro."
"Immagino che il rapporto tra…"

"Ascoltami, Ben," lo interruppe Sirius, alzando leggermente la voce, "so che siete tutti preoccupati perché è morto mio fratello ma davvero non è tutto questo granché! Mi dispiace, certo, ma ha fatto la sua scelta e ne ha pagato le conseguenze! Smettetela di trattarmi come un bambino o come una persona sull'orlo di una crisi di nervi perché non lo sono!"
Buttò via il giornale e rimase seduto immobile con le mani sul volto.
Benjy scosse la testa, si alzò e si diresse, senza dire nulla, verso la dispensa dove velocemente prese una bottiglia di Burrobirra che stappò con un piccolo colpo di bacchetta. Tornato nel salone prese nuovamente posto accanto a Sirius che nel frattempo aveva raccolto la Gazzetta del Profeta da terra.

"Ben, mi dispiace, non volevo…"
"Figurati," rispose l'uomo. Bevve un sorso generoso di Burrobirra e poi disse: "premetto di dirti che ho molta più esperienza di te, molti più lutti e sensi di colpa da affrontare."
"Io…"
"Sono stato figlio unico ma ho avuto numerosi familiari che ho perso in Germania o qui in Inghilterra."
Sirius annuì.
"Non… non lo sapevo, Ben."
"Per quanto tu continui a sminuire l'importanza che ha per te la morte di Regulus è evidente che ne stai soffrendo ed è anche altrettanto evidente quanto tu sia divorato dal senso di colpa, ne riconosco tutti i sintomi," continuò l’uomo. "Perciò, se non vuoi parlare, va bene, ma non prendermi in giro dicendomi che non ti importa niente della sua morte."

Sirius rimase in silenzio. Pur odiando la sua famiglia aveva ricevuto un'educazione per certi versi aristocratica, i genitori gli avevano insegnato a celare le sue emozioni, mostrarle era da deboli.
Riusciva a contrastare questa natura con le persone care eppure quel cuoco burbero e scontroso era riuscito a leggergli l'anima. Era incredibile come le persone riuscissero ancora a sorprenderlo, nonostante si conoscessero da alcuni mesi e avessero più volte rischiato la vita insieme.

"Ti divora perché avresti voluto cogliere i primi segnali e…"
"Li avevo colti."
La risposta di Sirius fu secca, lo stesso ragazzo si sorprese di aver risposto, come se la sua bocca e lingua avessero improvvisamente acquisito volontà propria.
"Li avevo colti ma non mi interessava, non del tutto," continuò, "ho provato a convincerlo ma più mi allontanavo dai Black più il nostro rapporto si sfilacciava. Quando ero a casa pensavo solo a quando sarei tornato a scuola, dai miei amici, la mia vera famiglia. E da quando me ne sono andato…"
Non riusciva ad andare avanti. Il rimorso attanagliava la gola e il cuore.
"Se fossi rimasto, se mi fossi mostrato più affettuoso, più fiducioso in lui, forse Regulus si sarebbe fidato di me, mi avrebbe avvertito," disse, il tono via via più roco, "e se mi avesse avvertito sarebbe salvo perché noi dell'ordine avremmo potuto proteggerlo. Ha cambiato idea, affrontato una battaglia molto più grossa di lui… e ha preferito farlo da solo piuttosto che avvisare me, suo fratello. Ha preferito morire che chiedermi aiuto.”

Ecco, aveva dato voce e forma ai suoi dubbi, ai sensi di colpa che lo dividevano da giorni.
Era facile far finta che non importasse, molto più semplice alzare le spalle e dire semplicemente che se l'era cercata ma la verità era molto più diversa.
Lui avrebbe potuto capire, intervenire per cercare di fermarlo ma non ce l'aveva fatto e Regulus non c'era più.
Doveva essere stato davvero un fratello terribile.

"Personalmente non ti dirò come affrontare questa situazione, non ti mentirò affermando che il dolore smetterà, che non ci penserai più e con il tempo tutto si sistemerà perché non è così," dopo qualche secondo di teso silenzio Benjy parlò. Non era facile trovare le parole.
"Il dolore che porterai dentro rimarrà per sempre, spuntando fuori quando meno te lo aspetti. L'unica cosa che puoi cercare di fare è imparare a convincerci e a non farti divorare dal buco nero della tristezza e del senso di colpa."
Bevve un goccio di Burrobirra e riprese.
"Non so come fossero i rapporti con tuo fratello ma lascia che ti dica questo, rimanere a casa controvoglia e contro i tuoi desideri più intimi non avrebbe salvato Regulus e sicuramente non avrebbe salvato nemmeno tu. Tuo fratello ci ha ripensato, a quanto sappiamo ha cercato di fare marcia indietro, e sai che cosa puoi fare per affrontare questi sensi di colpa?"
"Se lo sapessi non sarei qui," rispose Sirius,sarcastico.
Benjy a sua volta sorrise e poi disse, dopo un altro sorso, "Lottare."
Le sopracciglia di Sirius si alzarono impercettibilmente.
"Lo sto già facendo, perché credi che mi sia unito all'Ordine?"
"Lo stai facendo però il passato non si può cambiare ma il futuro sì. Adesso lo dovrai fare ancora di più, anche per tuo fratello. Se ha deciso di andarsene dai Mangiamorte è perché non era d'accordo con Tu-Sai-Chi, forse voleva anche lottare contro di lui e la sua visione, non lo sapremo mai perché non ce l'ha fatta e allora devi combattere, combattere per te e per Regulus," rispose Benjy, dando una pacca sulla spalla del ragazzo.
"Io ho fatto così. I miei genitori sono fuggiti dalla Germania quando Grindelwald prese il potere, io non ero ancora nato. I miei nonni e tanti altri parenti che lottavano contro di lui furono uccisi io non ho potuto fare niente perché ero molto piccolo, troppo. Mamma e papà lentamente si consumarono e quando finalmente Grindelwald crollò, paradossalmente, le cose peggiorano ancora perché andammo in Germania e solo allora i miei genitori si resero conto di quante persone avevano perso."

La forza dei ricordi fece per un attimo andar via la voce a Benjy: era da anni che non parlava con nessuno della sua vita privata.
"Di fronte alla tomba dei miei nonni giurai che semmai un altro tiranno avesse cercato di ottenere il potere con la violenza allora io non sarei scappato, io avrei combattuto anche in nome delle numerose persone che sono morte per la libertà."
"Benjy, non lo sapevo."
Emmeline si era avvicinata alle due sedie ed appariva davvero emozionata dalle parole dell'uomo.
"Non l'ho mai detto a nessuno ma semplicemente ho capito che, se voglio lottare contro i miei sensi di colpa, l'unica cosa che riesce a tranquillizzarmi, paradossalmente, è combattere e lottare contro il male."

Sirius, evidentemente colpito, annuì.
"Ecco, adesso sai perché ti posso comprendere, perché i sensi di colpa e la voglia di vendicare i miei cari opprime anche me," disse Benjy, terminando di bere la sua Burrobirra. "Spero che prenderei le mie parole come consiglio non tanto per dimenticare questo dolore, perché è impossibile, ma per trovare la forza di rialzarti e combattere sempre, a qualsiasi costo."
"Combattere," sussurrò Sirius.
"Combattere."

/ / / / / / /

Il rumore dei passi dei ragazzi, le loro voci allegre fecero risvegliare il Sirius da quella sua fantasticheria.
Si trovava Grimmauld Place, era l'estate del 1995.

L'uomo scosse la testa e distrasse l'attenzione dall'arazzo. Vide Harry e i suoi amici divorare i panini che la signora Weasley aveva portato per pranzo e sorrise amaramente.
Era da anni che non posava lo sguardo su quell'arazzo polveroso ed era stato perciò investito da tutta una serie di antichi ricordi che pensava di aver dimenticato.

Le giornate trascorse nel Maniero dello zio Alphard, i pomeriggi in compagnia di Andromeda e Dora, che adorava la sua moto volante proprio come Harry. Il matrimonio di Bellatrix e tutti i suoi strani e inquietanti parenti; suo padre, una figura ormai impalpabile, e Walburga che ancora lo perseguitava da quel quadro maledetto.
Regulus.
Non parlava di lui da anni, forse quella con Benjy fu davvero l'ultima volta che espresse così a fondo i suoi sentimenti per quel fratello sfortunato. E quel cuoco burbero aveva avuto ragione perché la cicatrice della morte del fratello, che pareva fosse ormai sparita, si era aperta nuovamente mentre ne parlava con Harry e sanguinava ancora, se ne sorprese.
Benjy.
Quell'uomo allo stesso tempo burbero e gentile d'animo, sempre pronto a lamentarsi di qualche missione particolarmente noiosa ma allo stesso tempo il primo a buttarsi in battaglia, anche se privo di chissà quali capacità belliche.
Benjy e quella storia tormentata con Emmeline, Benjy che morì finendo in mille pezzi così come il suo ristorante, ucciso a tradimento da un suo cuoco sotto effetto della maledizione Imperius.

Benjy e Regulus, altri due che non era riuscito a salvare così come Lily, James, Marlene e tanti altri.
Perché quelle persone così belle se ne erano andate mentre lui rimaneva così fortemente e senza alcun merito ancorato alla vita?
Fu allora che tornarono nella mente dell'uomo le parole lontane di Benjy. "Combattere, lottare anche per chi non c'è più!"

Sirius pose ancora una volta lo sguardo su Harry e strinse i pugni fino a quando le unghie penetrarono nella carne. Combattere per tutti loro.
Ma come avrebbe fatto, rinchiuso in casa? Un modo lo avrebbe trovato perché se qualsiasi membro della sua nuova famiglia si fosse trovato in pericolo lui non avrebbe certo ascoltato le sagge parole di Silente o Remus.
Lui avrebbe combattuto, si sarebbe gettato di nuovo nella mischia per fare il suo dovere.
Per allontanare un giorno in più i sensi di colpa.

"Combattere," sussurrò.

/ / / / / / /

Questa storia nasce da un’iniziativa del gruppo Facebook “L’Angolo di Madama Rosmerta”. Dopo la storia erotica con protagonisti Ronald Weasley e Cornelius Caramell, che potete recuperare nel mio profilo come "Un'ultima, Disperata, Possibilità" torno con una nuova fic uscita da questa iniziativa.

Una Hurt/Comfort con protagonisti Sirius Black e Benjy Fenwick non me lo sarei mai immaginata ma è stata sinceramente molto più facile comprendere l'argomento alla base della storia.
Sirius e Regulus sono due dei personaggi tra i miei preferiti e scrivere del loro rapporto è sempre una sfida emozionante e spero d'essere riuscito a rendere giustizia agli inevitabili sensi di colpa che avranno attanagliato Sirius.
Se volete scoprire qualcosa in più del mio Benjy e la mia lore su di lui potete trovarlo protagonista in altre mie storie come "Consideralo Amore" ma anche "Non sei Come Loro."

Grazie ancora molto spero che mi facciate sapere cosa ne pensate di questa storia che mi sono divertito molto a scrivere!

  
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