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Autore: niny95    20/07/2022    6 recensioni
[Zutara]
[Amnesia AU]
[Minilong]
Zuko e Katara si sono lasciati da tre anni, ma quando lui ha un incidente dimentica tre anni della propria vita. Katara così si ritrova a dover fingere che il tempo non sia mai passato. Cosa succederà? I due riusciranno a ricucire il proprio rapporto o è ormai troppo tardi?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jet, Katara, Suyin Beifong, Zuko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Forgive me if I forgot you
 
1.
 
Katara tutto si sarebbe aspettata tranne di ricevere una chiamata dall'ospedale che le comunicava che Zuko appena ripreso dal coma aveva chiesto di lei. 
Non vedeva né sentiva Zuko da circa tre anni, i due erano stati insieme per due anni, finché non si erano resi conto di passare sempre meno tempo insieme e a nessuno dei due sembrava pesare così si erano lasciati di comune accordo. Ma nonostante si fossero lasciati in rapporti amichevoli, per l’appunto non si vedevano da tre anni e adesso all'alba dei suoi ventidue anni Katara non si aspettava di certo di ricevere notizie del suo ex. Eppure sembrò che il tempo non fosse mai passato, non appena la dottoressa pronunciò quelle poche parole la preoccupazione la colpì come un pugno allo stomaco. 
Così circa un ora dopo era in ospedale ad aspettare che uno dei dottori si decidesse di spiegarle cosa diavolo stava succedendo.
 
La prima cosa che Zuko vide non appena aprì gli occhi, o meglio l’occhio — visto che l’occhio destro era coperto da una pesante benda che non faceva trasparire neanche un singolo raggio di sole — fu una dottoressa ben curata, a giudicare dall'aspetto. Aveva un sorriso dolce e amichevole. Zuko strabuzzò gli occhi due volte, nella speranza di riuscire a mettere più a fuoco l’intera situazione prima che la dottoressa si decidesse a parlare «Buon giorno, io sono la dottoressa Suyin Beifong. È un piacere vederti sveglio. Mi sai dire il tuo nome?»  
«Zuko. Zuko Sozin.» rispose con voce rauca , la sua stessa voce le suonava estranea.  
La dottoressa annuì «Bene, Zuko. Ti faremo qualche domanda se non ti dispiace. »  
Il ragazzo non rispose, fece solo un lieve cenno col capo.  
«Sai cos’è successo?» domandò la dottoressa Suyin, Zuko scosse la testa. La gola ancora troppo secca per riuscire a rispondere come si deve.  
La dottoressa prese qualche appunto su un block notes prima di passare alla prossima domanda «Sai dove ti trovi?»  
Zuko si passò la lingua sulle labbra nella speranza di ammorbidirle prima di rispondere «Un ospedale, immagino. Ma non so come ci sono finito.»  
La dottoressa annuì, gli fece qualche altra domanda prima di chiedergli «C’è qualcuno che desideri vedere?»  
«Katara.» sussurrò «Vorrei vedere la mia ragazza.»  
La dottoressa annuì nuovamente «L’avviseremo immediatamente. Adesso riposa pure, ne hai bisogno.» disse con un sorriso dolce, prima di uscire dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.  
Zuko si lasciò avvolgere nuovamente dalle tenebre.  
 
Dopo quelli che a Katara parvero minuti interminabili, finalmente davanti ai suoi occhi comparve una dottoressa, non doveva avere più di cinquant'anni o comunque non ne dimostrava di più. Aveva un sorriso gentile e ispirò immediatamente fiducia agli occhi di Katara «Salve! Sono Suyin Beifong, la dottoressa di Zuko. Lei deve essere Katara presumo? Prego mi segua pure.» la ragazza non se lo fece ripetere due volte e neanche le avessero messo le ali ai piedi scattò dalla sedia, seguendo la dottoressa. 
La dottoressa si fermò in quello che, a giudicare dalle foto nelle cornici, doveva essere il suo studio. Prese posto dietro la scrivania prima di invitare Katara a fare lo stesso.  
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e quasi crollò sulla sedia che aveva dietro «Non capisco. Non vedo né sento Zuko da tre anni, ricevere quella chiamata mi ha spiazzato. Siete sicuri che abbia fatto il mio nome?» fu la prima cosa che disse. 
La dottoressa annuì «Zuko ha fatto espressamente il suo nome.» disse, poi con voce grave aggiunse «Vede, Zuko ha subito un grave trauma cranico che gli ha fatto perdere la memoria. È convinto di essere nel 2023.»  
Katara sospirò «Cavolo! Tutto questo ha dell'assurdo.»  
La dottoressa Beifong annuì d'accordo «Capisco bene. Se non se la sente possiamo contattare qualcun altro.»  
La ragazza ricordava bene che Zuko non andava molto d'accordo con Azula, sua sorella per non parlare del padre. Così scosse velocemente la testa «No, va bene. Non è un problema per me. Solo cosa devo fare? Lo Zuko che conoscevo io era un ventunenne un po’ impacciato ma dolce e gentile. Non ho idea di come sia questo Zuko.» 
La dottoressa sorrise comprensiva, doveva aver sentito quel discorso milioni di volte «È vero, ma neanche Zuko sa come sia questo Zuko. L'unico consiglio è questo: lo assecondi al momento, speriamo che più avanti ci siano risultati migliori che le permettano di raccontarle qualcosina in più per aiutarlo a ricordare. Adesso vada a casa, credo che abbia un bel po’ a cui pensare.»  
Katara annuì grata «La ringrazio molto dottoressa Beifong.» 
 
Quando Zuko si svegliò, il giorno dopo, si sentiva molto meglio: tanto per cominciare la testa non era più annebbiata, riusciva a mettere a fuoco i propri pensieri e questo non poteva che essere positivo.
Gli portarono pure qualcosa da mangiare: non si poteva certo dire che quella sbobba avesse un buon sapore, ma almeno era calda.
Non gli permisero di camminare: ma onestamente Zuko non se ne stupiva, non era sicuro che le gambe avessero avuto la forza necessaria a sostenerlo.
La dottoressa Beifong passò in camera ad annunciargli l'esito degli esami: a quanto pare aveva dimenticato tre anni di vita, Zuko a quelle parole si sentì mancare, la dottoressa però, sembrava convinta che fosse una cosa momentanea.
Nel pomeriggio arrivò anche Katara e Zuko nonostante la situazione sorrise spontaneamente nel vedere il viso della sua ragazza. Era bella proprio come ricordava: i capelli castani erano intrecciati come usava portarli lei, indossava un paio di jeans e una camicia azzurra che le facevano risaltare la pelle color cioccolato, gli occhi azzurri erano chiari e dolci come sempre.
«Ti ho portato qualcosa!» disse mentre si sedeva accanto al letto e gli porgeva la cioccolata calda.
Zuko sorrise grato «Grazie, ci voleva proprio qualcosa di mangiabile!»
Katara ridacchiò «Il solito brontolone!»
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli con fare impacciato, si sollevò maggiormente, per quanto gli consentisse lo stare a letto, accettò la cioccolata bevendone subito un sorso bollente.
Katara sorrise, vedendo il ragazzo gustare la propria bevanda «Bene, sembrerebbe che ricordo ancora i tuoi gusti.»
«Perché avresti dovuto dimenticare i miei gusti?» ridacchiò Zuko «Piuttosto non pensi di aver dimenticato qualcosa?» aggiunse poi toccandosi lievemente le labbra, ancora leggermente sporche di cioccolata.
Katara per tutta risposta arrossì abbassando lo sguardo.
 
Katara si diede dall'imbecille, dell'idiota. Avrebbe dovuto immaginarlo!
Zuko non ricordava che si erano lasciati era normale che chiedesse un bacio alla propria ragazza. Ma Dio! Katara non poteva proprio assecondare le richieste del ragazzo: tanto per cominciare non sapeva neppure se aveva una ragazza e non le sembrava giusto approfittare dell'amnesia del ragazzo e poi, lo sapeva bene, se avesse assaggiato anche solo per un istante quelle labbra morbide non ne avrebbe potuto fare a meno e al momento in cui lui avrebbe ricordato tutto sarebbe stata dura lasciarlo andare.
Prima di ricevere quella telefonata le era passata spesso per la testa l'idea di chiamarlo ma, aveva sempre desistito. Si era detta che probabilmente adesso lui aveva una ragazza, che non si sentivano da tanto, troppo tempo e che non era giusto irrompere nella sua vita così, ed era anche per questo che aveva accettato di uscire con Jet, era un bel ragazzo ed era pure dolce e gentile e lei non poteva mica rimanere zitella a vita, giusto? Magari … magari frequentare Jet era proprio quello che le ci voleva.
Sospirò, mentre una scusa le affiorava nella mente «Mi piacerebbe, Zù. Davvero. Ma ho un po’ di mal di gola e tu sei ancora così debole, non vorrei contagiarti.» disse.
Zuko annuì, ma la sua espressione si incupì leggermente «Certo, capisco.»
Katara gli passò un dito tra le rughe che gli si erano formate tra le sopracciglia per levigarle, come era solita fare quando stavano insieme «Non ti incupire, brontolone!»
A quella risposta lui rise, e Dio, al suono di quella risata il suo cuore fece un tuffo.
Come avrebbe potuto resistere?
 
Era passata più di una settimana e le cose sembravano andare molto meglio per  Zuko.
Tanto per cominciare avevano smesso di portargli quell'orribile brodaglia immangiabile. Secondariamente la dottoressa Beifong gli aveva tolto la benda nell'occhio, meravigliandosi di come l'ustione fosse guarita perfettamente e  assicurandogli che se continuava così a breve avrebbe potuto lasciare l'ospedale e poi gli aveva lasciato una sedia a rotelle per permettergli di muoversi più liberamente. E infine Katara veniva a trovarlo quasi ogni giorno.
Nonostante le buone notizie Zuko temeva che la quiete sarebbe stata presto sostituita dalla tempesta, si sentiva spesso insofferente e il fatto di aver dimenticato tre anni della sua vita non faceva che aggravare la situazione. Aveva  assolutamente bisogno di parlare con la sua ragazza e allo stesso tempo temeva quello che ne sarebbe derivato.
Quando quel giorno Katara arrivò lo trovò sul letto che provava a mettersi sulla sedia «Ehi, perché non mi hai aspettato? Ti avrei aiutato.» le disse la ragazza correndo immediatamente ad aiutarlo.
Zuko scosse la testa «Non voglio dipendere troppo da te.» obbiettò «Ti va di fare una passeggiata in cortile? Mi sono stufato di stare rintanato qua dentro.»
Katara annuì.
Non appena furono usciti fuori Zuko sospirò, ora o mai più.
Sentiva che qualcosa non andava, se ne rendeva benissimo conto. Katara era in qualche modo distante, accampava scuse su scuse ogni volta che il ragazzo provava a baciarla o a fare un qualunque gesto più intimo «Sai, da quando sono finito in questo ospedale sento che qualcosa manca, ma non capisco bene cosa. Ad esempio non capisco perché la mia ragazza si rifiuti di baciarmi.»
Katara lo guardò stranita «Zuko, io … »
«Tu cosa? Sai che detesto le bugie. Se vuoi lasciarmi perché tentennare tanto? Perché ti faccio pena?» Zuko era perfettamente consapevole che adesso la collera aveva preso il sopravento e che la tonalità della sua voce si era alzata di diversi toni.
«È complicato!» si difese la ragazza, le mani color cioccolato che si intrecciavano tra di loro, mettendo in evidenzia l'ansia che evidentemente doveva provare la ragazza.
«E allora spiegamelo!» Zuko a quel punto la stava praticamente implorando.
Katara lo guardò negli occhi, e in quell'istante il ragazzo vide l'esatto momento in cui dagli occhi azzurri della ragazza iniziarono a scorrere diverse lacrime «Vorrei poterlo fare, vorrei davvero poterlo fare. Ma non posso.» sibilò infine.
 
«Non so se posso ancora farlo!» aveva esordito Katara irrompendo nello studio della dottoressa Beifong. Dopo il litigio con Zuko era corsa, quasi senza accorgersene, in direzione dello studio, senza neppur sapere se Suyin fosse effettivamente dentro. La dottoressa, concentrata com'era nei documenti che stava consultando sussultò, poi notando, evidentemente, lo sguardo della giovane, le fece cenno di avvicinarsi e sedersi, mentre metteva da parte le sue letture «Dimmi tutto.»
Katara prese un profondo respiro, poi  le raccontò tutto: non parlò solo del litigio con Zuko, invece come un fiume in piena si ritrovò ad aggiungere sempre più dettagli , e questo la fece sentire subito meglio.
La dottoressa Beifong si mostrò com'era prevedibile,  molto comprensiva «La situazione non è per niente semplice. Posso capire il perché non te la senti più … -»
«Cosa? No!» l'interruppe prontamente la più giovane «Voglio davvero aiutare Zuko, solo che …» sospirò, le mani si intrecciavano tra di loro distrattamente «Come faccio a dirgli che non posso baciarlo perché non stiamo più insieme da tre anni?! Da quel che ne so potrebbe pure avere una ragazza a questo punto!» sbottò, anche se le varie volte che era andata a casa del ragazzo non aveva trovato tracce femminili.  Il pensiero fugace di Jet le attraversò la mente ma lo scacciò immediatamente via. Quando aveva ricevuto la telefonata dall'ospedale lei e Jet uscivano insieme da meno di tre settimane, e adesso con tutto quello che stava succedendo, onestamente Jet era l'ultimo dei suoi pensieri.
La dottoressa Beifong annuì comprensibilmente «So che è dura, ma devi essere paziente e cercare di andargli incontro.»
Katara annuì «Grazie e … scusi per l'intrusione.»
La dottoressa scosse la testa «Non ti preoccupare, la situazione non è semplice. Sono a tua completa disposizione.» disse con un sorriso confortante.     
 
Note: Ciao! Intanto parto col dirvi che questa fanfiction gravita sul mio pc da più di un mese ma per un motivo o per un altro ho sempre rimandato a postarla. 
 Con questa fanfiction tra l'altro, ho faticato molto perchè l'idea mi piaceva, mi piaceva il progetto generale ma avevo la sensazione di star scrivendo una miriade di assurdità. 
Ho pescato come dottoressa Suyin da Korra perchè in ATLA  non trovavo nessuno adatto a parte Katara che però doveva ricoprire un altro ruolo.
Prima di lasciarvi trovo giusto ringranziare 
MusicAddicted che pur non conoscendo il fandom mi ha consigliato il titolo adatto! 
E niente spero che nonostante le mie mille pare vi piaccia!
A prestissimo,
Niny :)

 
 
 
 
 
   
 
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