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Autore: lolloshima    21/07/2022    3 recensioni
"Quando era lui, ad accompagnarlo alla stazione di Tokyo, Tsukki lo salutava in modo sbrigativo, come se avesse in impegno urgentissimo che lo attendeva sul treno, e dopo il bacio di rito non si girava neppure a guardarlo.
Dal canto suo, invece, Kuroo non aveva alcun problema a manifestare, con ogni oncia del suo corpo, quanto il separarsi dal suo ragazzo fosse doloroso.
Non gli restava che attendere l’arrivo alla fermata successiva, per cominciare la sua personale caccia al tesoro."
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Vivere una relazione a distanza può essere molto doloroso. Alcuni trucchetti possono essere d'aiuto a superare il distacco. Ma attenzione, perchè la gelosia è in agguato e può far vedere pericoli anche dove non ci sono.
Questa storia è collegata idealmente ad un'altra OS ("E adesso la pubblicità"), ed è la mia personale, divertita obiezione a chi vede il nostro Kuroo totalmente esente da gelosia.
Buona lettura.
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 del Forum Ferisce la Penna
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come recitasse un copione ripassato a lungo, Kuroo salì sulla penultima carrozza del treno, la solita, e si abbandonò sconsolato sul terzo sedile a destra, nel posto vicino al finestrino, il solito.

Quei gesti abituali, consolidatisi spontaneamente con il tempo, regalavano a Kuroo un po’ di sollievo, quasi che la familiarità dei comportamenti ripetuti potesse attutire il dolore della partenza.

Era sempre così, quando partiva da Sendai e lasciava Tsukki.

Per Kei era diverso. Quando era lui, ad accompagnarlo alla stazione di Tokyo, Tsukki lo salutava in modo sbrigativo, come se avesse in impegno urgentissimo che lo attendeva sul treno, e dopo il bacio di rito non si girava neppure a guardarlo.

Kuroo lo trovava adorabile, quando si sforzava di fare il duro.

Dal canto suo, invece, non aveva alcun problema a manifestare, con ogni oncia del suo corpo, quanto il separarsi dal suo ragazzo fosse doloroso.

Non gli restava che attendere l’arrivo alla fermata successiva, per cominciare la sua personale caccia al tesoro.

Kei sapeva quanto Kuroo soffrisse quel viaggio che lo allontanava da lui. E da qualche tempo aveva escogitato un piccolo stratagemma per tenere impegnato il suo ragazzo per una parte del percorso e allo stesso tempo far sentire la sua presenza. Il tutto senza correre alcun rischio di apparire melenso.

Prima di uscire di casa, Kei nascondeva nella borsa o tra i vestiti di Kuroo qualcosa di loro, che Tetsurou potesse cercare, leggere o guardare e che gli facesse pensare ai momenti trascorsi insieme: un biglietto scritto di fretta, la pagina di un giornale, lo scontrino di un locale che avevano frequentato insieme, una foto rubata e stampata a casa, un fiore raccolto nel parco dove si erano distesi al sole.

Era un modo ingenuo, ma efficace, per rinviare il distacco.

La prima volta era successo per caso. Kuroo, nel prendere il cellulare, aveva trovato nella tasca esterna della borsa un foglietto contenente una brevissima poesia, scritta a mano.

Non ci diremo addio.

Non sappiamo come dirlo,

e non vale la pena impararlo.

A sentire Kei si era trattato solo di una banale dimenticanza, di uno scarabocchio finito per sbaglio tra le cose di Kuroo. Così gli aveva detto ogni volta, per tutti i piccoli segnali che Tetsurou aveva trovato durante i suoi viaggi che gli avevano fatto pensare a loro due. Tutte coincidenze!

Non fosse mai che qualcuno potesse pensare che nel petto di quel gelido ragazzo con gli occhiali battesse un cuore innamorato!

Da quella prima volta, Kuroo aspettava di giungere nello stesso esatto punto del percorso per dare inizio al suo piccolo rito tranquillizzante.

Cominciò a cercare.

Nelle tasche esterne della borsa, niente.

In quella interna, niente.

Nei jeans. Ancora niente

Gli venne un’idea.

Come due ragazzini innamorati, la sera precedente lui e Kei si erano scambiati le felpe. Vuoi vedere che….

Con l’entusiasmo di un bambino, Kuroo iniziò a rovistare nel borsone, fino a trovare la felpa verde di Kei. Senza pensarci, infilò una mano nella tasca laterale. Eccolo.

Ne estrasse un foglietto giallo ripiegato in quattro.

Ricacciò tutto dentro al borsone alla rinfusa e richiuse la cerniera.

Si accomodò meglio sul sedile e si preparò alla sorpresa preparata dal suo ragazzo, con un sorriso già stampato sulla faccia.

Il foglio riportava un elenco di nomi, con a fianco alcuni numeri. La scrittura era senza alcun dubbio quella elegante e precisa di Kei.

Non capì subito di cosa si trattasse, ma istintivamente gli occhi di Kuroo percorsero velocemente l’elenco alla ricerca del proprio nome. Sì, per fortuna c’era: “Tetsurou-san: 5,2”. Cinque virgola due? E cosa significava?

Tornò all’inizio del foglio e iniziò a leggere.

Ecco la mia classifica in base alle misure. La formula è sempre la stessa (S + Nemi):

Capitani.

1) Ushijima-san: 5,5

2) Tetsurou-san: 5,2

3) Bokuto-san: 4,6

4) Oikawa-san: 4,4

5) Terushima-san: 3

6) Daichi-san: 2,8”

Un po’ più in basso, sotto la dicitura “Compari”, gli ultimi due nomi.

Tobio: 3,7

Budino: 1,6

Kuroo non capiva. Continuava a rileggere quell’elenco sempre più incomprensibile.

Cosa cazzo erano quei numeri?

Ma soprattutto. Perchè Wakatoshi era al primo posto?

Cercando di capirci qualcosa, girò il foglio, e si accorse di un’ultima riga scritta sul retro.

Quanto a te, Yama… Fuori classifica! hahahahah

Gli mancò la terra sotto i piedi.

Il messaggio non era destinato a lui. Era per Yamaguchi.

Ormai il sorriso sulla sua faccia era completamente sparito, sostituito da un’espressione atterrita e di sorpresa.

Cosa diavolo rappresentava quel punteggio, cos’era quel riferimento alle “misure”?

L’altezza, non poteva essere. Quei numeri non indicavano certo metri, né centimetri, né piedi.

Neppure l’elevazione del salto, poteva essere.

Nessuno, neppure il fenomenale Ushijima, poteva raggiungere i cinque metri di elevazione.

Neppure lui, se era per quello.

E allora? Cos’era?

La misura delle scarpe? La lunghezza delle gambe? Delle braccia? Della battuta?

No, niente di quello che poteva pensare combaciava con quei numeri.

Da buon maschio adolescente, ben presto gli balenò nella mente la soluzione che trovò più ovvia e convincente.

Il significato non poteva che essere uno. Il più sconcio dei significati! Non poteva che trattarsi, banalmente, di una gara a chi ce l’aveva più lungo!

Gli si gelò il sangue nelle vene.

Al primo posto della sua irriverente classifica, Kei aveva messo Ushijima. Prima di lui!

Gli si torse lo stomaco al pensiero che il suo ragazzo potesse prendere in considerazione peni diversi dal suo. E per giunta dando loro un punteggio più alto di quello riservato a lui! 5,5 a Ushijima! E a lui solo 5,2!

Questa constatazione gli creava un fastidio insopportabile, anche se, in verità, non aveva ancora capito con quale criterio fosse stato attribuito quello strano punteggio e che cosa volesse dire la formula indicata da Kei. “S + Nemi”… cosa significava?

Kuroo sapeva quanto Kei fosse intelligente, e certamente non aveva alcun problema ad ammettere che il suo fidanzato potesse padroneggiare con disinvoltura un numero indefinito di formule matematiche a lui del tutto sconosciute.

Ma, considerato il contesto, aveva la sensazione che quella formula riguardasse altro.

La lettera “S” quasi certamente stava per “sesso”. Ma “Nemi”? Una marca di preservativi? Un lubrificante? O, peggio. Una persona? Chi cazzo era sto Nemi?

Preso da questi pensieri, Kuroo si soffermò di nuovo, distrattamente, sulla classifica che aveva in mano.

Beh, in fin dei conti era secondo. Subito dopo il grande, indiscusso Ushiwaka e ben prima del famoso Oikawa Tooru, conosciuto anche a Tokyo per la sua avvenenza e il suo innato fascino.

Aveva anche superato quel gufo del suo bro’! Chissà che faccia avrebbe fatto Koutaro sapendo di essere solo terzo in una classifica basata sulle dimensioni del pene!

Era una soddisfazione anche aver superato – di gran lunga, a dire il vero! - il capitano Daichi, che lui aveva sempre guardato con il massimo rispetto.

E poi, a quanto sembrava, il grande Tobio Kageyama non era messo tanto bene là sotto.

Era penultimo, appena prima di “Budino”. Il povero Kenma… Che ridere...

Ehi. Un momento.

Anche Kenma?

All’improvviso la mente di Kuroo fu invasa da quella che, in realtà, era la cosa più sconvolgente.

Come cazzo faceva il suo fidanzato a conoscere le dimensioni delle parti intime di tutti quei ragazzi?

Quando li aveva potuti misurare? Dove?

Nella migliore delle ipotesi, Kei aveva potuto intravedere qualcosa, magari in spogliatoio, in occasione di qualche partita.

Ma se non si fosse limitato a guardare? Se fosse andato oltre, per constatare con mano l’esattezza della sua classifica?

Non poteva pensarci.

Ma suo malgrado i pensieri gli si affollarono tutti insieme nella testa. La bellezza di Kei era indiscutibile, e chiunque avrebbe potuto approfittare della sua inesperienza, e sedurlo.

Aveva notato come Ushijima lo squadrava, quando se lo trovava al di là della rete, un misto di desiderio e curiosità per il bel primino che osava sfidarlo.

Yamaguchi, poi… era evidente quanto fosse innamorato di Kei, e lui lo aveva addirittura definito “fuori classifica”!

Un dolore sordo gli impedì per un po’ di respirare. La mente gli si annebbiò.

Rabbia e panico presero il sopravvento. Sentì all’improvviso che poteva seriamente perdere Kei.

Non era il primo della lista, per lui. E non era neppure “fuori classifica”, come quell’onnipresente del lentigginoso.

Avrebbe potuto annientare Ushijima, e sistemare tutti gli altri a suon di pugni. E Kei sarebbe stato solo suo!

Confuso da quella marea scomposta di pensieri, in ognuno dei quali Tsukki se ne andava con un giocatore diverso, Kuroo si accasciò sul sedile, gettò la testa all’indietro e chiuse gli occhi, stremato.

In preda al tormento, si appisolò. Nel suo dormiveglia agitato, sognò Kei.

 

Tsukishima si trovava nell’infermeria della palestra di Sendai, subito dopo la vittoria del Karasuno contro la Shiratorizawa. Si teneva la mano ferita.

Improvvisamente, nella stanza era entrato Ushijima.

Gli si era avvicinato, gli aveva preso la mano nella sua e lo aveva spinto contro il muro.

Kei si era opposto, ma Ushijima gli si era buttato addosso e lo aveva baciato.

A quel punto Kei non si lamentava più, e anzi diceva frasi assurde come “Uh, com’è grosso! Ecco perché ti chiamano cannone…” o cose del genere. (1)

Kuroo aveva assistito alla scena e, preso da una rabbia furiosa, aveva spalancato la porta con un calcio, e si era avventato su Wakatoshi.

Lo aveva allontanato a forza da Kei e aveva cominciato a prenderlo a pugni, fino a farlo cadere a terra.

Non contento, si era messo a cavalcioni su di lui e aveva continuato a tempestarlo di cazzotti, ancora e ancora, finché Kei, con una voce metallica, aveva detto “Siamo in arrivo alla stazione di Tokyo”.

 

Kuroo si svegliò di soprassalto, tutto sudato, quando il treno stava già entrando in stazione.

Non riusciva a smettere di pensare alla stupida classifica appena letta.

Doveva assolutamente avere delle spiegazioni da Kei. Non avrebbe aspettato la videochiamata serale, doveva sentirlo subito.

Appena arrivato a casa aprì il computer e avviò skype.

Contemporaneamente mandò un messaggio a Tsukki: “Collegati! Subito!”

Dopo pochi istanti, la faccia serafica e annoiata di Tsukishima illuminò lo schermo. Oddio quanto è bello, pensò Kuroo, ma subito riprese il controllo.

“Che cazzo significa?” esordì furente.

“Buon pomeriggio anche a te. Tutto bene il viaggio?”

“Rispondi, che significa?”

“Che c’è, Tetsurou, non ti è piaciuto il mio pensiero questa volta?”

“Come poteva piacermi, spiegamelo! E poi, che cazzo vuol dire?”

“Devi arricchire il tuo vocabolario, Kuroo-san. E modificare il tuo tono. Vuoi che attacchi?”

“No, voglio che tu mi dia una spiegazione!”

“Hai bisogno che ti spieghi perché ti ho fatto un succhiotto sulla caviglia mentre dormivi?”

Kuroo si guardò i piedi. All’interno della caviglia destra, proprio sopra il malleolo, spiccava una chiazza tondeggiante, violacea, delle dimensioni di una piccola medaglia. Uno sciame di farfalle prese vita nel suo stomaco.

Dunque era quella la sorpresa per il viaggio…

Kuroo si concentrò. Non doveva perdere di vista lo scopo di quel collegamento.

Aggrottò le sopracciglia e tornò a farsi cupo.

“Kei, ho trovato il biglietto! Esigo delle spiegazioni!”

“Innanzitutto, calmati. Poi, tu non esigi proprio niente. Non ti devo niente, e se questo è il tipo di conversazione che intendi avere con me, ti saluto. E comunque, non so di cosa tu stia parlando.”

“Ho letto la tua classifica personale, quella che dovevi mandare a lentiggini” Kuroo sollevò davanti alla telecamera il foglietto giallo, che invase completamente la visuale.

“Ah, quella… divertente, no?” Kei ridacchio leggermente e socchiuse gli occhi piegando la testa di lato.

“NO! Non è per niente divertente! Sapere che il mio ragazzo va a misurare gli attributi intimi di altri ragazzi non mi fa sentire affatto bene!” ormai Kuroo aveva perso ogni controllo.

“Ehi, ma che dici? Ma quali attributi?”

“Cos’è ‘S’? E chi cazzo è Nemi?” urlò Kuroo. “Fammi capire. Com’è che conosci intimamente Yamaguchi e tutti gli altri, tanto da stilare una classifica? E a proposito, perché c’è il lentigginoso, e non io, “fuori classifica”? Vuoi forse dirmi qualcosa?”

Kei era scoppiato in una risata incontenibile.

“Testurou… se non sapessi quanto sei competitivo, mi verrebbe quasi da pensare che tu sia geloso!”

“Geloso? Non sono affatto geloso! Ma se qualcuno di quei minus dotati della tua maledetta lista prova a toccarti, dovranno vedersela con me, e giuro che quando avrò finito con loro non potranno più tenere in mano un pallone, neanche per giocare a palla avvelenata. E neppure avere dei figli!”

D’un tratto il sorriso di Kei svanì, e il suo viso si rabbuiò.

“Kuroo-san. Seriamente. Non ti permettere. Sono il tuo ragazzo, ma non appartengo a te, e sono libero di fare ciò che voglio. Non serve che tiri fuori gli artigli o che rivendichi una tua proprietà. Se ti sono stato fedele, e continuerò ad esserlo, è perché sono innamorato di te, e ho scelto di stare con te, e con nessun altro.”

Kuroo si zittì di fronte a quell’improvviso cambio d’umore. Non gli era sfuggito neppure l’appellativo di colpo così formale.

“Chiarito questo, io non ho visto proprio niente a nessuno. Beh, a parte te, ovviamente. E Yamaguchi, visto che siamo praticamente cresciuti insieme”.

“Ma... chi è questo Nemi, me lo vuoi dire?”

“Nemi. Nemicolpterus Crypticus”

“E che c…?”

“Il più piccolo pterosauro conosciuto della preistoria. Appena 5 centimetri di altezza”.

“E cosa c’entra con il sesso?” chiese Kuroo, stavolta in tono molto più dimesso.

“Niente! E chi ha parlato di sesso?”

“Guarda che l’ho capito che ‘S’ sta per ‘sesso’!” ribattè Kuroo riacquistando un po’ di sicurezza e pavoneggiandosi per la sua intuizione.

Kei scoppiò a ridere a crepapelle.

“Se solo potessi registrarti! Ti prenderei in giro a vita!”

“Smettila, Kei, non sei divertente!”

“Tu lo sei, eccome! ‘S’ sta per Shoyo. Shoyo Hinata!”

“Perchè, ce l’ha piccolo?”

“Non lo so come ce l’ha. Ma senza dubbio lui è piccolo. Ieri in classe io e Yama ci annoiavamo a lezione di giapponese antico e abbiamo escogitato un giochino. Quanti Nemicolpteri dovrebbe aggiungere Hinata alla sua statura per raggiungere gli altri giocatori? Per esempio, per essere come te, serve un Hinata e 5,2 Nemi. Per essere come il Nano Budino appena un Nemo e mezzo o poco più”.

Mentre Kei parlava, Kuroo controllava sul foglietto.

“Ovviamente non potevo elencare tutti i giocatori che abbiamo incontrato, nella lista ci sono solo i capitani di cui conosco l’altezza. Poi non ho resistito, e ho aggiunto anche il Re e Budino…. Avevo messo il foglio in tasca, evidentemente è rimasto nella felpa. Non lo trovi spassoso?”

Sì, Kuroo lo trovava spassoso. E in un contesto diverso avrebbe anche sorriso di quel giochino impertinente. Eppure non riusciva ancora a superare quella strana sensazione che lo aveva attanagliato durante tutto il viaggio. Un misto di paura, rabbia, insicurezza, dolore, impotenza.

Pura, semplice, atroce gelosia.

“Kuroo-san. Non dovresti dirmi qualcosa adesso? La tua reazione è stata del tutto infantile, oltre che offensiva.”

“Sc……”

“Non ho sentito, come hai detto?”

“Ho detto scusa. Perdonami, non dovevo parlarti così. E non dovevo dubitare di te.”

“Devi fidarti di me, Tetsurou, così come io mi fido di te.”

“Toglimi un’ultima curiosità…. Secondo te il fatto che Ushijima Wakatoshi sia più alto di me, significa anche che ce l'ha più gr...”

“Tetsurou! Smettila! Visto che hai un chiodo fisso, per punizione, la prossima volta che ci vediamo niente “S”!”

“Niente Shoyo Hinata?”

“Niente sesso, cretino!”

“No! Tsukki, no! Questa è una punizione troppo crudele! Ti prego Kei, non puoi farlo! Ti prego scusa scusa scusa! Dai, per favore non fare così! No, non attaccare, non attaccare….”

Clik

Il viso di Kei fu risucchiato dallo schermo nero.

“Tsukki?…. Ha attaccato.”



* *

NOTE
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