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Autore: PeterPanForEver    22/07/2022    1 recensioni
TRADUZIONE ITALIANA CON PERMESSO DELL'AUTRICE: “Miðgarðsormr” di xXAonoNYmouSPXx
Tom guardò mentre la madre e il figlio si fermavano in un punto vicino alla fontana. La strega che non ha mai incontrato prima in vita sua, con folti capelli castani ed un viso a forma di cuore, e il ragazzo che somigliava esattamente a lui quando aveva la sua età.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Si tratta di una traduzione, con il permesso dell’autrice, della fanfiction “Miðgarðsormr” di xXAonoNYmouSPXx presente su:

https://www.fanfiction.net/s/13955802/1/Mi%C3%B0gar%C3%B0sormr

https://archiveofourown.org/works/33876523/chapters/84227911

Note dell’autrice

Non potevo farne a meno. Questa idea l'avevo avuta in testa da un po', quindi dovevo scriverla
ATTENZIONE: Questo non la tipica storia "Chi è il vero padre del bambino?". Non dare per scontato quello che leggi. Il genere di questa fic è quello del mistero, quindi sentiti libero di leggere tra le righe.

CAPITOLO 1

"Fai un respiro profondo, inspira ed espira, dentro e fuori ...”

Quelle parole che Abraxas Malfoy aveva ripetuto nella sua testa più e più volte nelle ultime ore erano più facili a dirsi che a farsi. Era evidente dal modo in cui teneva la testa bassa, mentre camminava per lo studio torcendosi le mani. Lo shock non è arrivato fino a quando non è finalmente tornato al Maniero e ancora di più quando si è ricordato che giorno fosse oggi. In particolare, chi sarebbe venuto oggi a casa. Controllò l'orologio da taschino con la mano tremante. Mancano esattamente cinque minuti.

No, non era che non fosse preparato. Quella sala riunioni era stata giustamente riservata, da quando avevano lasciato Hogwarts, appositamente per tempi come questo. Non era nemmeno il fatto che avrebbe ospitato il suo stimato signore, il mago più potente che avesse mai avuto la fortuna di incontrare, quello, fare il padrone di casa, poteva farlo. Era facile come respirare.

Non era nemmeno a causa degli argomenti che sapeva avrebbero trattato. Era stato coinvolto nella politica anche prima di laurearsi a Hogwarts. Né il problema era l'argomento della magia oscura, che gli scorreva nelle vene ancora prima che nascesse.

No. Era perché ha scoperto qualcosa. Qualcosa di cui non aveva assolutamente idea se fosse buono o meno, e quella sola incertezza lo turbava più del sapere che stava per commettere qualcosa di illegale.

Tanto più che questa scoperta riguardava molto lui.

Abraxas si ritrovò a respirare senza fiato per il calore fantasma che ardeva nel suo braccio sinistro, dove il marchio era per sempre dipinto nella sua pelle. Anche se l'incantesimo non si era attivato ancora. Con un'altra mano tremante, pescò l'orologio da taschino dalla tasca interna del panciotto.

Fai un bel respiro adesso, dentro e fuori...". Volendo dare retta alle sue parole questa volta, Abraxas riuscì a ricomporsi per marciare verso la sala riunioni e si sistemare il suo aspetto giusto in tempo per salutare il primo dei suoi ospiti.

.

"Abraxas".

Il nuovo signore della casata dei Malfoy quasi fece un salto per lo spavento. Sentì il proprio sangue raffreddarsi nelle vene sapendo cosa sarebbe successo.

Si schiarì la gola, "M-Mio Signore?"

Sussultò per la sua stessa balbuzie, ma cercò di mantenere ogni briciola di dignità che gli era rimasta, non appena sentì un peso cadere sulle sue spalle. Un peso enfatizzato non dagli innumerevoli occhi che erano rivolti verso di lui, ma dallo specifico paio di occhi neri, scuri come il vuoto, dell'uomo seduto a capotavola.

“Non posso fare a meno di notare…” Tom Riddle strascicò, con un tono apparentemente piacevole, ma mandando i brividi non solo alla schiena di Abraxas, ma anche al resto dei Mangiamorte. Il modo in cui picchiettava con il dito, sul legno levigato, li turbava ulteriormente. Sapevano esattamente cosa significava questa azione.

E non è mai qualcosa di piacevole.

“...che sei sembrato distratto durante l'incontro. C'è qualcosa che desideri condividere con noi?" Tom continuò; gli occhi sembravano solo tenerlo ulteriormente fermo sul posto.

Eppure pensava di essere stato in grado di ricomporsi abbastanza da potere mascherare i suoi nervi. È stato in grado di partecipare all'incontro in modo adeguato, e aveva fornito il suo rapporto come previsto, ma sembrava che nulla sfuggisse davvero allo sguardo del mago oscuro davanti a lui. Sapendo che non aveva senso negare, dal momento che era già stato colto sul fatto, (per quanto potesse nasconderlo), Abraxas soppesò le sue opzioni. Più che altro cercò all'interno del cervello un modo per dirlo correttamente, poiché non esiste un modo semplice per dire in modo corretto quello che aveva visto.

"Esiti", disse Tom, con un clic quasi impercettibile della lingua, mentre Abraxas poteva solo aprire e chiudere la bocca in modo patetico, senza che potesse uscire una sola sillaba coerente dalle sue labbra, "Osi nascondermi informazioni, Abraxas?".

In un istante, gli occhi di Tom lampeggiarono di rosso e tutti i presenti si immobilizzarono sui loro posti. Alcuni di loro hanno persino inviato sguardi imploranti ad Abraxas, che è diventato più pallido di quanto non fosse già, per tirargli fuori tutto ciò che aveva dentro. Non è mai venuto niente di buono dallo scavalcare il proprio Signore. Soprattutto quando gli vengono nascoste delle informazioni, non importa quanto banali possano sembrare. Per i Mangiamorte, la colpa di uno è la colpa di tutti, e Tom non ha mai avuto riserve quando si trattava di infliggere punizioni.

"No, mio signore!" Malfoy si alzò allarmato dal suo posto, ritrovando finalmente la parola: "Non è affatto così!".

"Non è così cosa?". Tom inclinò pericolosamente la testa.

“È solo che... non-so come dirlo…” il suo tono si abbassò, guardando ancora una volta i suoi piedi.

"Allora, se non puoi dirlo, forse dovresti semplicemente mostrarmelo."

Il biondo alzò la testa, ma prima che potesse dire qualcosa, si bloccò. Più velocemente di quanto l'occhio umano potesse vedere, Tom tirò fuori la bacchetta e lanciò un silenzioso Legilimens.

 

Abraxas sorrise, si trattava di un sorriso a lungo praticato, mentre salutava il funzionario del Ministero che era stato fedelmente sotto il suo controllo sin dall'inizio della sua carriera. Essendo quello con il maggior numero di connessioni nel funzionamento interno del Ministero, Abraxas aveva deciso di controllare sempre le sue risorse con il pretesto di vedersi attraverso pranzi e piccole riunioni, nel caso in cui si fossero verificati eventi che stavano appena iniziando a sorgere, e che si sarebbero potuti rivelare fatali o almeno rilevanti, da riferire a Tom. Tutto per il bene della loro causa.

Fortunatamente, a parte un piccolo incidente sulla nomina del nuovo Capo del Dipartimento dei Misteri, non ve ne era stato nessuno.

Per la maggior parte, con i frequenti viaggi di Tom verso chissà dove ultimamente, la loro causa era stata silenziosa e sottile. In particolare nel mondo della politica, dove miravano a instillare il più possibile i loro burattini all'interno del Ministero.

Il brillante piano di Tom era di scegliere e coltivare individui con un potenziale per la loro causa, con il pretesto di sponsorizzazioni. Finora, tutto era andato liscio, ma sapevano che era meglio non diventare troppo presto fiduciosi. Soprattutto con Silente ancora in giro.

Abraxas attraversò la strada trafficata di Diagon Alley, ricambiando il sorriso e parlando con chi conosceva. Aveva una reputazione da mantenere ed avere un rapporto salutare con i suoi contatti era importante, dopotutto. Non si può mai sapere quando sarà necessario usarli in futuro.

Si fermò momentaneamente di fronte al Negozio di Articoli Sportivi di Quidditch, dove sbirciò attraverso il vetro per vedere la loro ultima esposizione del kit di Quidditch per bambini. Mancavano ancora due mesi al compleanno di suo figlio e, in base a ciò che gli aveva detto il suo socio che lavorava nell'azienda leader che produceva le migliori scope fino ad oggi, il nuovo manico di scopa sarebbe uscito tra un mese.

Pensando di portarsi avanti e acquistare il kit ora e nasconderlo fino all'arrivo della nuova scopa (l'aveva già preordinata e gli sarebbe stata consegnata una settimana prima della data di uscita), Abraxas era letteralmente a pochi centimetri dalla maniglia della porta quando tutto il suo corpo si bloccò per lo shock, come se qualcuno gli avesse gettato addosso dell'acqua gelata.

Lì, sul riflesso della vetrina, era appena passato un ragazzino.

Allarmato e non credendo a quello che aveva appena visto, Abraxas girò la testa spezzandosi quasi il collo, per guardare nella direzione in cui il ragazzo era appena andato. Con la necessità di calmare i nervi, seguì il ragazzo che era appena entrato in una libreria.

Afferrò un libro a caso per sembrare meno sospetto, lo aprì su una pagina a caso, mentre i suoi occhi erano fissi sul retro della testa del ragazzo che girava tra gli scaffali. Quando vide qualcosa che attirò la sua attenzione, lo prese e iniziò a leggere le prime pagine. Abraxas attraversò l'ampio corridoio centrale per vedere meglio il viso del ragazzo. Per fortuna, il ragazzo aveva preso un libro da uno scaffale basso e Abraxas era stato in grado di avere una visione completa del viso del ragazzo.

Ha quasi lasciato cadere il suo libro per lo shock.

Il ragazzo, in base alla sua altezza e ai lineamenti, non sembrava avere più di dieci anni, la stessa età di suo figlio Lucius. Era vestito in modo ordinato con un panciotto e dei pantaloni abbinati di un blu più scuro, quasi nero, sopra indossava una camicia bianca a maniche lunghe e un paio di scarpe nere lucide. I suoi capelli neri e ondulati erano pettinati in modo che fossero divisi da un lato, mentre alcuni gli ricadevano elegantemente sulla fronte. Era magro ma aveva ancora delle guance paffute come i bambini, che lo facevano sembrare angelico, e la sua pelle aveva una sana sfumatura color pesca. Un naso a bottone, le labbra premute tra di loro e occhi neri più scuri del cielo notturno e solo i ciechi non sarebbero stati in grado di notare quanto fosse angelico il ragazzo.

Tuttavia, era proprio quell'espressione del viso che faceva gelare il sangue di Abraxas.

Si sentiva come se fosse stato trasportato indietro nel tempo. Ai tempi in cui lui stesso era solo un ragazzino, con gli occhi spalancati ed emozionati, mentre entrava per la prima volta nella grandiosa Hogwarts.

Ai tempi in cui incontrò per la prima volta un certo Tom Orvoloson Riddle.

Abraxas si ritrovò ad ingoiare un groppo che non sapeva nemmeno gli si fosse formato in gola.

Non c'era alcun errore.

Era cresciuto con Tom. Era nel suo stesso dormitorio, ha frequentato la maggior parte delle stesse classi, per tutti i sette anni.

E anche se non fosse stato così, scommetterebbe mille galeoni che chiunque avesse conosciuto Tom e avesse visto questo ragazzo, sarebbe stato in grado di dire la stessa identica cosa.

"Sembrano esattamente identici."

 

Così come era cominciato, è finito. Abraxas ricadde violentemente sulla sedia. I suoi capelli precedentemente ordinati, erano arruffati e il sudore gli colava dalle tempie, sia per il dolore che per la stanchezza dell'avere la sua mente invasa così forzatamente. Tom Riddle era un maestro Legilimens. Spesso entrava nella mente di molti con nonchalance e sfogliava tra i ricordi nella loro testa, con la stessa facilità di quando sfogliava con noncuranza le pagine di un libro. La maggior parte non poteva nemmeno notare il suo andare e venire tra le loro menti, e solo i pochi che erano Occlumens naturali. e quelli debitamente addestrati, potevano sentirlo pungolare le loro menti, come se si trattasse di un coltello affilato. Tuttavia, il fatto che Tom fosse uscito brutalmente come se si trattasse invece di una rozza ascia, era abbastanza indicativo del fatto che ciò che aveva visto nella mente di Abraxas lo aveva turbato abbastanza da distruggere il suo perfetto controllo.

Infatti, quando finalmente Abraxas riuscì ad alzare la testa e liberare la vista dalla foschia, Tom Riddle si sedette sulla sua sedia. Con una mano stringeva il braccio fino a fare diventare le nocche bianche, mentre con l'altra si teneva la faccia. I suoi occhi si spalancarono finché il bianco non riempì gli occhi più delle sue pupille dilatate. Era il volto più espressivo che i suoi seguaci gli avessero mai visto, a parte la rabbia.

Abraxas non sapeva se temere di più l'imminente ira del suo Signore, o il ragazzo che, data la sua somiglianza, non poteva che essere suo figlio.

Tom strattonò bruscamente le sue vesti e si sistemò la cravatta sul collo. Non prestò attenzione, mentre la sua magia risuonava tutt'intorno a lui, rispecchiando la sua ira.

Era passata una settimana, un'intera settimana da quando aveva visto il ragazzo dei ricordi di Abraxas.

Quel ragazzo che gli somigliava esattamente, al punto da fargli credere di vedere un ricordo passato di sé stesso. La rabbia e lo shock che si gonfiavano dentro di lui non erano paragonabili a niente.

Tom Riddle odiava essere colto alla sprovvista e l'esistenza del ragazzo era certamente un fattore su cui non si era mai soffermato, o che aveva considerato, all'interno del suo grande piano. E qualsiasi fattore sconosciuto potrebbe causare una grande spaccatura e potrebbe essere un problema successivamente.

Se c'è una cosa che non gli piace, che Tom disprezza, è il non avere il controllo.

Erano passati cinque giorni da quella scoperta e sembrava che questa improvvisa svolta degli eventi si sarebbe rivelata un fastidio più grande di quanto pensasse.

Aveva ordinato ai suoi seguaci di pedinare e raccogliere qualsiasi informazione avessero sul ragazzo, dichiarandolo la loro priorità numero uno. Pertanto, i suoi piani sono stati posticipati fino a tempo indeterminato e Tom ha persino dovuto annullare l'idea di proseguire i suoi viaggi in giro per il mondo per imparare più sulla magia.

Nel frattempo, si era dato da fare con il pensatoio dei Malfoy per ricercare tra i suoi ricordi i precedenti legami passati. Tom era sicuro, si assicurava sempre, che le streghe di cui si serviva per saziare questo fastidioso bisogno fisiologico fossero protette, al solo scopo di prevenirlo. Dato che ciò non è riuscito, ha perlustrato ciascuno dei suoi ricordi per trovare qualsiasi tipo di discrepanza, qualsiasi cosa che sembrasse lontanamente giustificare come questo fosse scivolato sotto il suo naso. Secondo le sue stime, il ragazzo doveva avere meno di dieci anni, ma per precauzione, Tom si assicurò di controllare anche gli inizi delle sue esperienze sessuali.

Tuttavia, con sua grande rabbia e frustrazione, non trovò nulla.

Non c'erano prove che la sua mente fosse stata manomessa, i suoi ricordi erano completamente intatti. Non c'era nemmeno alcuna prova di incantesimi o pozioni che gli si fossero ritorti contro e che avessero potuto causare questo evento. C'era stata una manciata di streghe che aveva sorpreso a usare l’Amortentia su di lui, ma si era assicurato assolutamente che fossero punite severamente.

Era questa quella che chiamavano ironia del destino?

Fino a quel momento, ricordava ancora vividamente il giorno in cui aveva distrutto il suo patetico padre. Aveva gustato l'aspetto della disperazione di Tom Sr., con la sua magia alimentata dall'ira e dall'amarezza. Se solo avesse potuto fare lo stesso con la sua altrettanto patetica e disgustosa madre. Una strega, no, una Magonò, la più spregevole di tutti, probabilmente, per aver fatto ricorso a qualcosa di così vile come una pozione d'amore ed essere così debole da soccombere alla morte, lasciandolo alla mercé di miserabili babbani fino al momento in cui non aveva scoperto la Magia.

Non importa chi sia il ragazzo, se sia davvero suo figlio illegittimo o meno. Deve essere rimosso.

E per quanto riguarda la strega che lo ha partorito? Ebbene, la morte sarebbe troppo misericordiosa.

Tom si fermò non appena li vide.

Con suo grande dispiacere, i suoi seguaci non hanno trovato nulla sul ragazzo e sulla sua, apparentemente, madre. Non vi erano registrazioni di alcun tipo di documenti e il suo background familiare sembrava essere inesistente in egual modo. Il massimo che potevano dirgli, era fare rapporto sulle attività quotidiane del ragazzo, mentre ordinava loro di pedinarlo.

Difatti, verso mezzogiorno, il ragazzo e sua madre apparvero alla Fontana dell'Eterna Primavera nella Londra dei maghi. Li osservò intensamente. Questa era la prima volta in cui vide il ragazzo con i suoi occhi e anche lui non poteva negare la strana somiglianza. L'unica cosa buona che aveva ottenuto da suo padre era il suo aspetto che a quanto pare era forte, se era stato in grado di trasmetterlo anche alla sua progenie.

Se non sapessi che è impossibile, il ragazzo avrebbe potuto anche essere il suo gemello, ma quella teoria non poteva essere neanche lontanamente plausibile. Aveva verificato. Tom Sr. aveva vissuto una vita celibe sin dal momento in cui si era spezzato l'incantesimo di sua madre. Inoltre, la sequenza temporale non combaciava. Il ragazzo non poteva avere più di nove o dieci anni. In più, non vi erano altri parenti in vita. Fatta eccezione per Tom, la stirpe dei Riddle potrebbe definirsi estinta.

Nonostante ciò, vi era una parte di lui, la sua insaziabile sete di curiosità, che voleva sapere di più sul giovane. Il matrimonio, men che meno un figlio, non era mai stato parte dei suoi piani. Non ne vedeva il bisogno, lo considerava addirittura un fastidio, soprattutto considerando la sua ricerca di immortalità. Non ci sarebbe stato il bisogno di discendenti, se lui fosse diventato immortale.

Se quel ragazzo fosse veramente suo figlio, allora quanto sarebbe stato potente, magicamente parlando?

Bisogna anche tenere in considerazione la madre del bambino, però.

La strega senza nome che aveva, a quanto pare, messo incinta e che aveva messo alla luce suo "figlio".

I suoi occhi scuri si strinsero in direzione della strega dai folti, ricci, capelli marroni e dal viso a forma di cuore.

Lei era un altro fattore che non aveva mai considerato. Non solo nell'attuale circostanza, ma anche perché non si ricordava di avere mai avuto a che fare con la strega, nemmeno l'esserci andato a letto. Anche fosse stata una donna casuale con cui era andato a letto mentre era ubriaco, sarebbe stato in grado di ricordarsi di lei. Ad ogni modo, tra le sue memorie non aveva trovato niente. Pertanto, era un altro mistero che si aggiungeva all'equazione.

Il suo sangue ribolliva alla mera possibilità di una strega qualunque che lo aveva in qualche modo ingannato, per poi farla franca. La sua ricerca non aveva provato nulla, eppure non poteva completamente escludere la possibilità che le sue memorie fossero state in qualche modo manomesse, in un modo o nell'altro. Lei doveva aver fatto qualcosa. Per forza, lei doveva averlo fatto! Quale altra spiegazione potrebbe esserci?

Perché apparire ora, dopo tutto questo tempo?

Tom osservava come la strega e suo figlio si fossero fermati in un punto della fontana, mentre gli altri maghi e streghe che passavano diventano come sfocati, dato che la sua vista si concentrava solo su loro due. I suoi scuri occhi neri si strinsero in disgusto ai loro sorrisi spensierati e a come lei stringeva tra le sue mani inguantate le guance del ragazzo. Le labbra della strega si mossero, per dire non sa cosa data la distanza, e alle sue parole il ragazzo annuì in maniera obbediente. Successivamente, lei si abbassò per baciare la fronte del ragazzo e poi lasciare toccare i loro nasi per un bacio all'eschimese. Era anche certo che stessero ridendo tra i loro sorrisi.

Poi si separarono. La strega alzò il cappuccio del suo mantello e diede un'occhiata finale al ragazzo prima di tornare sui suoi passi ed immergersi nella folla.

Quando aveva visto per la prima volta i due, aveva ordinato ai suoi uomini di seguirla, persino catturarla, ma non erano riusciti.

Non appena la strega girava un angolo, lei svaniva, si smaterializzava, così supponeva. Dove andasse, nessuno di loro lo sapeva. Al lavoro? Probabilmente. Abraxas, però, doveva ancora completamente passare al setaccio le sue risorse per scoprire il suo posto di lavoro. In primo luogo, lei non lavorava nel ministero o in uno qualsiasi dei suoi dipartimenti.

Irresponsabile da parte sua. Lasciare il suo unico figlio vagare in un'area così trafficata.

Della strega si sarebbe occupato in seguito.

Per ora, si sarebbe occupato di ciò che era di fronte a lui, e il ragazzo era sicuramente un bersaglio più facile.

Diagon Alley era certamente un posto affascinante.

Di tutte le aree in cui si era avventurato nella Londra Magica, questa zona di shopping sarebbe potuta facilmente essere la sua preferita. Numerosi negozi di vario tipo arricchivano il posto e i molteplici acquirenti rendevano la strada fatta di ciottoli ancora più festosa.

Personalmente, lui preferiva soprattutto Sugarplum's Sweet Shop e la gelateria di Florian Fortebraccio. Sua madre gli aveva permesso di viziarsi un po', come premio per la sua buona condotta e ne avrebbe sicuramente approfittato.

Servendosi del piccolo e agile corpo, lui serpeggiò tra le streghe e i maghi che si muovevano su e giù per Diagon Alley e il suo pensiero era praticamente fisso sul negozio dipinto di rosa pastello che emanava un profumo incantevole. Il suo naso fu ancora più assalito da quegli odori quando entrò nel negozio.

Lasciò il negozio con una borsa piena di calderotti, pasticcini di zucca, bacchette magiche alla liquirizia, e Bolle Bollenti da masticare. Il proprietario del negozio gli dava sempre più dolci del necessario, soprattutto quando gli riferiva che sua madre gli aveva dato il permesso di assecondare il suo amore per i dolci. Voleva solo comprare dei calderotti e delle cioccorane, ma ovviamente non aveva di che lamentarsi.

Chi può rifiutare un tale atto di generosità? Non era come se gli avesse fatto un incantesimo.

Dopo aver messo al sicuro i dolci nella borsa a tracolla, estrasse una delle cioccorane. Aveva imparato la lezione quando aveva mangiato per la prima volta questi dolci, quindi acchiappò subito la cioccolata incantata prima che potesse muoversi. La rana si divincolò nella sua presa, tra l'indice e il pollice. Il suo gracidio fu improvvisamente messo a tacere quando diede il primo morso. L'incantesimo svanì immediatamente e i suoi arti smisero di muoversi, diventando del semplice cioccolato.

I profondi occhi scuri guardarono in basso verso l'incarto che conteneva la carta collezionabile di un presunto mago o di una presunta strega famosa.

"Albus Silente", disse.

Gettò l'incarto, e con esso la carta, dentro il cestino più vicino prima di riprendere la sua passeggiata nel vicolo. Diede ancora più morsi al cioccolato nella sua mano con un sorriso soddisfatto sul volto.

Forse avrebbe potuto convincere sua madre a mangiare fuori a cena e magari mangiare dopo un dolce da Florian Fortebraccio. Lei aveva promesso di tornare a casa prima oggi, dato che il carico di lavoro era leggero. Non che lei lo avrebbe mai lasciato da solo così tanto a lungo. Sua madre si assicurava sempre di tornare a casa il prima possibile.

Si fermò per un attimo, quando i suoi occhi furono catturati da uno degli animali nella vetrina del Serraglio Stregato. Era un Pitone Reale. La lingua biforcuta usciva fuori e poi ritornava dentro per assaporare l'aria, mentre gli occhi erano fissi su di lui. Lui lo guardava con la stessa attenzione e per un momento, il pollice sinistro si ritrovò ad accarezzare l'anello che aveva attorno all'indice sinistro. Era un regalo che sua madre gli aveva fatto per il suo compleanno. Gli occhi scuri si fissarono sul pitone per alcuni secondo in più, prima di distogliere lo sguardo ed estrasse un'altra rana di cioccolata, mordendo ancora una volta la testa prima di tutto il resto.

Il campanello in alto suonò nel momento in cui aprì la porta e la testa del proprietario si girò alla svelta, distogliendo lo sguardo dal libro contabile che stava rivedendo dal bancone.

"Alduin, ragazzo mio!" Garrick Ollivander lo accolse con grande esuberanza.

Alduin mostrò i suoi bianchi denti perlati al fabbricante di bacchette, "Salve, signor Ollivander. Spero che la sua giornata sia andata bene fino ad ora?"

"Lo è stata certamente. Come sta tua madre?" domandò, dopo averlo lasciato scivolare dietro al bancone e essersi fatto seguire nel retro, dove si trovava il suo laboratorio.

Sebbene sua madre si preoccupasse di lasciarlo solo quando doveva andare a lavorare, le sue preoccupazioni si affievolivano quando faceva amicizia con qualcuno del luogo, di cui lei poteva fidarsi per prendersi cura di lui. Fortunatamente, Alduin era per natura curioso e insaziabile quando si trattava di conoscenza (l'avevo preso da sua madre, probabilmente). Non aveva preoccupazioni, quindi, nell'essere lasciato solo con un fabbricante di bacchette, dato che il signor Ollivander, da uomo allegro ed entusiastico quale era, era più che felice di condividere la sua conoscenza e passione dell'arte di fabbricare bacchette.

Sebbene Alduin non avesse intenzione di fabbricare bacchette in futuro, lui era comunque interessato all'arte e al folklore dietro di esse, così come negli ingredienti usati per farle. Come l'ultima volta, quando si ritrovava ad ascoltare gli insegnamenti del Maestro di Pozioni in Louisiana, durante il loro soggiorno.

"Sta bene, grazie per avermelo chiesto" lui rispose, "Oh, le ho anche portato qualcosa, signor Ollivander. Non è molto, ma spero che lei possa accettarlo".

Estrasse dalla sua borsa una dozzina di pasticcini di zucca, che aveva chiesto al proprietario del negozio di dolci di mettere in una busta separata.

Gli occhi del fabbricante di bacchette si spalancarono al gesto "Oh Alduin, non dovevi, ragazzo mio! Non ho mai chiesto di ricevere qualcosa in cambio quando mi sono messo d'accordo con tua madre per darti un'occhiata".

"Lo so, ma non potevo lasciare che la sua benevolenza non venisse almeno un po' ripagata! Potrei essere giovane, ma so che è poco saggio fare un favore ad uno sconosciuto così a cuor leggero. Per favore, signore? Mi renderebbe molto felice se lei lo accettasse. Lo pensi come un piccolo simbolo di apprezzamento per la conoscenza che mi ha trasmesso fino ad ora. Non avrei certamente imparato tutto questo nell'arte delle bacchette da un solo libro!"

"È molto dolce da parte tua, Alduin, ma ..." il bambino lo guardò, inclinando la testa con fare dolce, e allargò di proposito i suoi occhi e sorrise ampiamente, spingendo le guance verso l'alto, in modo che i suoi occhi si incurvassero adorabilmente. Nel momento in cui l'uomo farfugliò, sapeva di avere vinto. Questa tattica non aveva mai fallito e solo sua madre era in grado, occasionalmente, di resistergli. Apparentemente, per chiunque, lui sembrava un angelo. "Oh, d'accordo! Sei un abile negoziatore, signor Granger. Spero solo che non causerai in futuro problemi alla signorina Hermione".

"Non potrei mai farlo! Ho promesso a mia madre di essere un bravo ragazzo, dopotutto" lui sussultò, fingendo di essere offeso per poi scoppiare in una risata, mentre metteva i dolci nella borsa.

Si diresse, poi, verso lo sgabello e la scrivania attorno al tavolo di lavoro dell'uomo e prese una piuma e una bottiglia di inchiostro, così come il quaderno rilegato in pelle che gli aveva dato sua madre, come se fosse uno studente impaziente di cominciare le sue lezioni.

"Ora, dove eravamo?" mormorò Ollivander dopo aver ingoiato un dolce.

"Stava parlando delle bacchette in legno di tasso, signore, e di come siano conosciute per creare eroi e cattivi."

"Ah, sì! La bacchetta in legno di tasso! Creata dagli alberi più longevi-"

Le ore passarono e la maggior parte di esse furono occupate dal signor Ollivander che parlava. Ogni tanto Alduin faceva una o due domande, delle quali prendeva appunti, dando contemporaneamente dei morsi a dolci che aveva portato con sé. Fortunatamente, l'inizio della scuola era lontano quindi, a parte i clienti occasionali che passavano per il negozio, Mr. Ollivander era libero di svolgere il suo mestiere. Quando non lo stava istruendo sulle proprietà del legno e sui nuclei delle bacchette, faceva delle dimostrazioni sul come fare bacchette.

Alduin lo trovava molto più interessante delle lezioni, non che quelle fossero sgradite. Per le persone, la possibilità di esercitare tutto questo potere con un bastoncino ...beh, sua madre se ne serviva raramente a casa. Dato che non c'era alcun motivo di farne uso. Anche se una volta lei gliela aveva mostrata, dopo averglielo chiesto. Una bacchetta di legno di vite con un nucleo di drago, le vene del legno intagliate serpeggiavano per tutta la lunghezza, e si erano dimostrate durature nel tempo.

Salutò il fabbricante di bacchette e gli promise di tornare domani alla stessa ora. Il ragazzo dai capelli corvini voleva fermarsi da Eyecatcher prima di tornare alla fontana dove sua madre lo avrebbe incontrato dopo il lavoro. Aveva circa due ore a disposizione e quello era abbastanza tempo per esaminare gli scaffali e leggere un po' dei libri tra quelli che lo affascinavano. Sua madre poteva essere un po' rigida sulla sua dieta, ma non aveva problemi se lui spendeva la sua paghetta in libri. Forse c'era qualcosa che poteva prendere per lei. Quella libreria forse non aveva a disposizione le uscite più recenti di libri, ma sua madre gli aveva insegnato che le gemme nascoste si trovano sempre in questi posti.

"Chissà quali libri le persone hanno venduto, non sapendo il loro vero valore?" lei aveva detto una volta.

Nel mezzo dei suoi pensieri Alduin, senza troppe cerimonie, si fermò sul suo cammino a causa della persona che aveva accidentalmente urtato. No, non accidentalmente. L'uomo incappucciato si era di proposito intromesso nel suo cammino all'ultimo minuto.

"Guarda dove stai andando, monello! Ora, guarda che cosa hai combinato!" il verde tossico del ripieno dei calderotti era finito addosso all'abito dell'uomo. La sua mano catturò il suo, molto più piccolo, polso e il modo in cui lo strattonò gli fece cadere il dolce che aveva nella mano e che aveva mangiato per metà. "Hai qualche idea di quanto sia costoso questo abito?!"

Alduin guardava solo tristemente il modo in cui era andato sprecato il dolcetto.

"Dove sono i tuoi genitori, ragazzo?! Chiedo un risarcimento!" urlò l'uomo, pretendendo di sembrare intimidatorio. Le sue urla avevano cominciato a guadagnarsi delle occhiate da parte della folla e, anche se alcuni di loro li guardavano sbigottiti e pietosi, Alduin sapeva che nessuno si sarebbe fatto avanti, a meno che tra di loro non ci fosse stato un Auror.

Anziché tremare per la paura, comunque, il ragazzo gli diede un'occhiata cupa.

"Non dovresti sprecare il cibo", gli disse.

Essendo preso leggermente in contropiede da questa reazione atipica, l'uomo aumentò la presa sul polso e urlò ulteriormente "Sei sordo?! Ho detto, dove sono i tuoi genito-!"

La sua sfuriata fu interrotta da qualcosa di pesante e di legno che gli cadde sulla testa. Urlò di dolore per l'impatto, piegandosi per il dolore e lasciando andare il polso di Alduin.

"OW" In nome di Merlino che cosa-" l'uomo fu interrotto un'altra volta, quando il carretto di un ambulante improvvisamente scese giù dalla stradina pendente, spaventando i gufi dell'Emporio del gufo, passando lì davanti, prima di infrangersi direttamente sulla sua schiena, e farlo cadere con il volto per terra.

In mezzo al caos, Alduin strisciò di nascosto nel vicolo più vicino, tra due negozi, e lasciò alle ombre degli edifici il compito di nasconderlo.

Diede una sbirciatina dal suo nascondiglio e non poté fare a meno di sorridere con trionfo, vedendo l'uomo accerchiato da altri maghi che chiedevano stavolta a lui un risarcimento.

"Accidenti."

Una voce strascicata e profonda venne da dietro di lui, facendo voltare Alduin. Guardò come dei silenziosi passi venivano nella sua direzione, nel buio del vicolo. L'ombra si rivelò essere un altro mago, questa volta con dei vestiti neri che si abbinavano all'oscurità intorno a lui, eguagliando il suo sguardo. Alduin raddrizzò la schiena per incontrare gli occhi ugualmente scuri dell'uomo.

"Dimmi ragazzo", cominciò, "Come è possibile che una tale...disgrazia si sia abbattuta su quell'uomo in un momento così opportuno?".

"Non la definirei una disgrazia, signore. La fortuna è stata decisamente dalla mia parte".

"Fortuna? Sì... che fortuna che la catena dell'insegna del negozio e la ruota del carrello del venditore ambulante si siano improvvisamente rotte e abbiano colpito quell'uomo. Un incidente di questo calibro si sarebbe potuto abbattere su di te, se non ci fosse stato lui a prendere il colpo invece.

Alduin scrollò le spalle in modo vago. Fu allora che lo sconosciuto fece qualche passo in avanti, fino a quando non fu a pochi passi da lui. La luce del sole al tramonto che si insinuava tra gli edifici gli permetteva di vedere abbastanza i suoi lineamenti.

Non poté fare a meno di inclinare la testa incuriosito.

"Come ti chiami, ragazzo?".

"Mia madre mi ha detto che è buona consuetudine introdursi prima di chiedere il nome", rispose invece.

Il rosso balenò negli occhi dello sconosciuto, ma era svanito non appena era apparso. Lo rese ancora più curioso.

"Certo, le mie scuse", fece un gesto tra sé e sé con la mano, prima di muoversi verso di lui, "Il mio nome è Tom Riddle, e tu sei?".

"Felice di conoscerla, signor Riddle. Sono Alduin Granger".

"Ah, mi pare che mia madre abbia menzionato quel nome una volta.".

NOTE DELL’AUTRICE

DI NUOVO, leggete per favore tra le righe, e sì, ho preso in prestito il nome "Alduin" dal drago di Skyrim. Continuerò sulla base dei commenti. Ciao~!

 

   
 
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