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Autore: Mark_JSmith    23/07/2022    0 recensioni
Siamo in Italia, dopo gli avvenimenti trattati in Città del Fuoco Celeste.
Tra i personaggi ritroviamo nomi conosciuti (Herondale, Blackthorn, Lightwood..) e altri invece nuovi, che hanno lo scopo di rendere il tutto più distante dalla serie originale.
Italia.
Il paese della corruzione e dell'infedeltà.
Ne sono la prova proprio i due giovani Parabatai dell'istituto, nei quali scorre sangue "sporcato" dalle molteplici infedeltà all'interno del loro albero genialogico.
Italia.
Il paese del menefreghismo, nessuno infatti è stato coinvolto durante la guerra fra Nephilim ed Ottenebrati, nessuno è stato chiamato ad andare a combattere. Va bene che la concentrazione di Shadowhunters in Italia è la più bassa in tutto il mondo, ma sono stati completamente ignorati.
Non che la cosa abbia dato troppo fastidio a Mark Herondale e Fredrick Blackthor, i due giovani parabatai, che hanno potuto continuare a vivere la loro vita idilliaca basata su feste, ragazze (di ogni categoria), film, alcool e.. DEMONI.
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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"Come procede la situazione su da te?" chiese una voce gracchiante dall'altro lato della cornetta telefonica
"Decisamente oltre ogni aspettativa Padre" rispose Enrico titubante, sfortunatamente per lui l'incertezza nella sua voce venne percepita anche dal padre, il quale sbuffò pesantemente alla cornetta
"Non devo ricordarti vero quanto tutto questo sia importante per tutti noi vero"
"Assolutamente"
"Fortunatamente per te ho già trovato qualcuno che può darci una mano, fidati di lui e cerca di non mandare tutto in vacca" senza aggiungere altro l'uomo dall'altra parte del telefono interruppe la chiamata.
Il padre di Enrico era da sempre stato un uomo freddo e privo di scrupoli, ma in cuor suo aveva sempre sperato provasse un briciolo di affetto nei suoi confronti.
Il ragazzo poggiò il telefono sullo scrivania della sua stanza. Ormai si era abituato alle condizioni povere in cui era stato costretto a vivere. Strinse i denti e si buttò sul materasso, accompagnato dal fastidioso cigolio delle molle. Guardò il soffitto per quache secondo, poi si rialzò in piedi di scatto posizionandosi davanti allo specchio che aveva in camera (l'aveva comprato e fatto installare personalmente) e si mise ad osservare la sua figura riflessa.
Un riciolo di capelli biondo gli cascava ordinato sulla fronte, lo spostò delicatamente con un dito, portandolo dietro alle orecchie.
Sorrise.
Era impossibile che chiunque potesse resistergli, anche Lexia avrebbe ceduto infine. 
Di cosa si stava preoccupando?
La data era ormai stata fissata, era solo una questione di tempo, perchè suo padre lo aveva chiamato chiedendo le conidizioni del loro rapporto?
E chi era l'uomo che avrebbe dovuto aiutarlo?
Enrico scosse la testa provand a scacciare quei pensieri, a breve sarebbero cominciate le ronde mattutine, sperava davvero di fare coppia nuovamente con Lexia, dopo che le aveva dato il regalo di Natale non l'aveva ancora incontrata.
Il ragazzo si stiracchiò pigramente, ammirando per un'ultima volta la sua immagine riflessa, poi prese un giaccone dall'armadio e si incamminò verso l'ufficio di Sergio.
Iniziava così l'ennesima giornata monotona all'Istituto di Ispra.

"In questi giorni" esordì Sergio osservando (quasi) tutti i ragazzi dell'Istituto presenti davanti a lui "Non ci sono state molte occasioni per mettervi alla prova" 
"Sembra che abbiamo avuto un piccolo momento di pace per.."
"Per le vacanze di Natale!" completò la frese Noah, guadagnandosi una gomitata prepotente sulle costole da parte di Gin
"Per prepararsi" 
Il silenzio avvolse la stanza, rotto solo da qualche mugolio dolorante di Noah
"Pensiamo" riprese il discorso Daniela "Che chi ha organizzato le incursioni nel mondo mondano stesse solo saggiando la nostra competenza"
"Conosci il tuo nemico" commentò Lexia
"Esatto" si complimentò Sergio "In questi mesi ci hanno testato con un ritmo sempre più incalzante, ma siamo sempre riusciti a gestire ogni situazione nel migliore dei modi"
"Ma ora le cose sono tornate a pendere a nostro favore, con il ritorno di Mark all'Istituto i turni di ciascuno di voi si faranno meno estenuanti"
Cassie si voltò fissando Lexia per qualche istante 
"Che c'è!?" le sussurrò imbarazzata, Cassie non rispose, limitandosi a scrollare le spalle per poi voltarsi nuovamente verso Sergio.
Lei non lo aveva ancora incontrato.
Erano successe così tante cose in quei giorni, la sua "denuncia", il suo affrontare a volto scoperto gli shadowhunters a Idris, le sue ammissioni..
..le parole che aveva pronunciato la sera prima
Lexia sentì il sangue fluirle nelle guance, facendola arrossire.
Enrico le poggiò una mano sulla schiena "Non ti preoccupare anche se sarai da sola te la caverai"
Non si era accorto che non aveva recepito nessuna delle parole che Sergio aveva detto da qualche minuto a quella parte.
"Oh si.." gli rispose forzandosi a sorridere "Sono solo un po' emozionata" mentì.
Negli ultimi mesi senza Mark si era trovata a lavorare spesso con Enrico, si era rivelata una persona meno spiacevole di quanto potesse immaginarsi. Ma non riusciva mai a scrollarsi di dosso l'idea che non stesse forzando tutto questo solo per quella stronzata del matrimonio combinato.
Enrico fece scivolare la sua mano lungo la schiena di Lexia, raggiungendo la fine della sua maglia, facendo trasalire la ragazza, non c'era quel tipo di intimità fra loro due.
Fortunatamente Sergio riportò tutti alla reatà, anunciando a tutti le ronde che avrebbero dovuto seguire per il resto della giornata, congedandosi da tutti con un sorriso.
Fredrick fu il primo ad uscire, seguito a ruota da Cassie e le due sorelle, Lexia li seguì quasi di corsa, mettendo Cassie fra lei e il suo futuro marito.
"Tutto bene?" le chiese l'amica, Lexie annuì, felice di potersi godere una giornata da sola con i suoi pensieri.

Mark ci aveva messo più di qualche ora a ripulire il disastro che lui e Cassie avevano fatto la sera prima e dopo aver sistemato ogni cosa era crollato distrutto, addormentandosi su uno dei materassini da allenamento. Il suo risveglio non era stato dei migliori, il sole che passava dalle ampie vetrate aveva interrotto il suo sonno e vani furono i suoi tentativi di tornare nel mondo dei sogni.
Il Nephilim si alzò sbadigliando, tutte le sue giunture scrocchiarono rumorosamente nel mentre che si stirava. Nonostante la location insolita il suo corpo rispondeva come solito.
"Buongiorno" disse ad altavoce a sè stesso senza ottenere alcuna risposta.
Cercò con gli occhi ancora assonnati Iocsuc, trovandola pioggiata accanto a quello che era stato il suo giaciglio. La prese e la affrancò come solito al lato sinistro dei suoi pantaloni, il peso della lama attaccata al suo fianco era una sensazione piacevole, gli dava un senso di completezza che lo rassicurava, sorrise. Un sorriso falso.
Nella sua testa ancora vi era inciso a fuoco la conversazione con Cass avvenuta la sera prima, le sue lacrime, la sua rabbia, Lexia..
Mark aprì una delle vetrate che davano sull'ampio giardino, oltre il bianco della neve si poteva chiaramente vedere il lago, l'assenza di vento lo faceva sembrare quasi immobile.
Estrasse lo stilo dalla tasca e con rapidità si incise una runa del calore sulla parte interna dell'avambraccio, fra tutte le morti che si era immaginato quella per ipotermia era la meno allettante.
Senza più esitare uscì dalla stanza con un balzo, venendo accolto dallo scricchiolio della neve sotto le sue scarpe, il ragazzo osservò il sole pallido e cominciò ad incamminarsi verso la strada che costeggiava il lago, era passato troppo tempo dall'ultima volta che aveva avuto il lusso di potersi fare una camminata tranquilla, "sfortunatamente" aveva "dimenticato" il telefono all'Istituto e saltando il briefing mattutino non aveva un incarico ufficiale assegnatogli, il che equivaleva ad una giornata libera.
In poco tempo aveva coperto la distanza che separava l'Istituto dalla sponda de lago, accompagnato da qualche timido fiocco di neve che andava lentamente ad unirsi al bianco già presente per terra, Mark inspirò a pieni polmoni l'aria fredda, godendosi la pace di quel momento, completamente senza pensieri.
"Amore non lo so, sarà un qualche cosplayer venuto a fare delle foto con la neve" ovviemente la voce faceva riferimento alla katana che portava ben salda al fianco.
Mark guardò torvo il ragazzo che aveva parlato, la sua mano inguantata stringeva quella di una ragazza 
"Gaia?" esclamò il Nephilim sorpreso
"Coglione" rispose lei strattonando il ragazzo costringendolo a camminare nella direzione opposta a quella in cui andava Mark, lasciandolo sbigottito per qualche secondo.
"Incontri poco piacevoli?" chiese una voce, stavolta familiare accanto a lui.
Mark voltò lo sguardo e, sforzando leggermente gli occhi, riuscì finalmente a mettere a fuoco la figura di Lexia, cammuffata grazie ad una runa dell'invisibilità, la stessa che lui non si era fatto.
"Ne ho avuti sicuramente di migliori" le rispose incrociando il suo sguardo.
L'azzurro degli occhi della ragazza lo osservava profondamente, come se con quel maledetto sguardo potesse leggere fino al punto più profondo e nascosto della sua anima. Era come se il tempo si fosse fermato. Mark sentì il suo battito cardiaco accelerare, le sue iridi si tinsero nuovamente di turchese, come ogni volta che stava con lei.
Distolse immediatamente lo sguardo da quegli occhi, il tempo riprese a scorrere con il suo normale andazzo e la neve tornò a cadere dolcemente.
Era la prima volta che la rivedeva dopo mesi, avrebbe avuto così tante cose da chiederle, così tante cose da dirle. 
Ma non lo fece, invece riprese a camminare con il passo lento di chi ha solo voglia di ammazzare il tempo, o sè stesso.
Lexia lo seguì e fu sempre lei a rompere il silenzio
"Ti sei fatto crescere i capelli?" chiese
Fra tutte le domande che si sarebbe aspettato da lei, questa sicuramente non era fra quelle
"Si.. bhe.. sai"
-Mark ripigliati cosa ti succede!?- 
"Sono particolarmente affezionato al mio parrucchiere, mi sarei sentito in colpa"
Il ragazzo ormai poteva chiaramente sentire il suono costante e fastidioso del suo cuore nelle tempie, stava provando a regolare la propria respirazione e a distrarre i suoi pensieri, ma tornavano puntualmente a posarsi su Lexia. Il colore dei suoi occhi cambiava con talmente tanta frequenza da fargli avere le traveggole.
"Dimmi" continuò lei "Come sono andati questi mesi?"
Mark si chiedeva come facesse lei ad essere così calma. 
Forse davvero era tutto finito fra loro.
La sua partenza aveva avuto l'effetto che desiderava e lei si era finalmente decisa a voltare pagina.
Era davvero un altro legame di cui era riuscito abilmente a disfarsi?
"Vedo che sei rimasta curiosa come sempre" le rispose infine
Lexia sorrise, un sorriso sincero e quasi ingenuo e Mark come uno specchio sorrise a sua volta. Si arrese e smise di provare a mascherare il reale colore dei suoi occhi. Questo era l'effetto che gli faceva. Lexia arrossì leggermente, ma il ragazzo diede colpa del fatto alla temperatura di giusto alcuni gradi sopra lo zero.
"Ti ricordi il gioco che abbiamo fatto alla fine della nos.. mia prima missione?"
"Quello delle domande?"
"Esatto" Lexie gli si parò davanti bloccandogli il cammino, davanti alla faccia gli mise una mano con tre dita alzate "Tre domande. Sincerità assoluta."
Mark rise "Perchè dovrei accettare queste condizioni?"
"E' il minimo che tu possa fare dopo essere sparito senza lasciare tracce" 
Quelle parole lo colpirono come una lama arruginita che ti perfora le carni, il fatto che lei ne parlasse con tanta leggerezza significava che davvero era andata avanti?
"E va bene" sbuffò Mark cercando di non far trasparire il suo senso di colpa
"Ottimo" esultò lei tornando a camminare al suo fianco "Mmmh.. Fammici pensare un attimo.. ecco! Dove sei stato in questi mesi?"
"Allora.."
Mark le parlò per una ventina di minuti abbondanti, principalmente era stato in Toscana, ma più di una volta era capitato anche dalle parti di Roma, aveva evitato tutte le grandi città per non rischiare di essere riconosciuto, preferendo passare per piccoli paesi, più di una volta aveva incontrato persone del mondo nascosto, e aveva aiutato la maggior parte di queste in faccende di piccolo conto, tutte quelle richieste che non vengono nemmeno mandate agli Istituti maggiori perchè considerate inezie. Le raccontò della sua notte passata a dormire nel Colosseo guardando le stelle e della volta in cuie era scappato dagli Shadowhunters di Firenze dopo essersi arrampicato fino al punto più alto della cupola di Botticelli, e di come cadendo si era rotto la gamba in due punti, facendola scoppiare a ridere.
"Sono felice che la mia sofferenza fisica sia una delle cause della tua gioia" concluse
"Non è così" gli rispose "E' che proprio non riesco a smetterla di pensarti zoppicante e sanguinante mentre vieni inseguito da degli adolescenti armati"
In effetti la scena faceva al quanto ridere, soprattutto perchè Mark aveva omesso la parte in cui si era rifugiato nella casa di una vecchia per riposare, senza sapere però che questa aveva la vista.
"Tocca a me ora giusto?" le chiese Mark
"Assolutamente no" rispose Lexia "Io a differenza tua non ho nulla da farmi perdonare, sei tu sotto processo"
"Per la seconda volta in una settimana" aggiunse il ragazzo "Devo aver battuto qualche record"
La mente di Lexia tornò indietro di qualche giorno, a quando lo aveva rivisto per la prima volta, lì davanti a tutti, ripensò a quel giorno. Al giorno in cui ha avuto paura che potessero davvero dargli la pena capitale, le sue parole di ammissione di ogni accusa ancora le rimbombavano nella testa, senza farsi vedere da Mark si asciugò un occhio prima che questo potesse cominciare nuovamente a lacrimare.
"Restando sul discorso" Lexia provò a non far trasparire l'inquietudine provocatole da quella battuta "Perchè lo hai fatto?"
"Andare a processo dici? O questo gioco che stiamo facendo ora?"
"La prima delle due"
"Perchè non mi trovo a mio agio in nessuna delle due situazioni"
"La prima ho detto!" ripetè Lexia ad alta voce
Mark rimase in silenzio per qualche istante, non avrebbe potuto raccontarle quanto era successo senza menzionare per forza di cose Kat, non era decisiamente un argomento del quale voleva parlare con lei.
"Diciamo che ero in debito con una persona e mi andava di saldarlo"
"Ah perchè vorresti farmi credere che tu saldi sempre i tuoi debiti con mutilazioni e spargimenti di sangue?" rispose lei
Mark si fermò fingendo di riflettere un momento "Tendenzialmente si, ma sai è anche parte del mio, del nostro, lavoro se ci pensi"
"Non quando questo non ha motivo" 
-Lo aveva- pensò Mark venendo interrotto improvvisamente da una suoneria familiare, qualcuno lo stava chiamando, ma lui aveva lasciato il telefono all'istituto.
Nello stesso momento Lexia estrasse dalla tasca dei pantaloni il cellulare e rispose alla chiamata interrompendo la sinfonia.
"Ma quello è il mio telefono!?" le chiese Mark, ma lei lo zittì puntandogli il dito a pochi centimetri dalle sue labbra.
"Pronto.. Gin calmati che succede?"
Mark non riusciva a sentire quello che l'amica diceva dall'altra parte della cornetta, ma Lexia sbarrò gli occhi "Arriviamo subito" disse poi concludendo la telefonata.
"Dobbiamo andare. Di corsa!" ordinò prendendo Mark per mano e cominciando a correre
"Gin e Noah sono nei guai"

Avevano fatto solo qualche minuto a correre, secondo Mark avevano fatto meno di 5 km, ma finalmente erano arrivati.
Davanti agli occhi dei due ragazzi si ergeva quella che una volta era sicuramente stata una delle ville più belle che affacciavano sul lago, ora invece non era altro che un cumulo di mattoni e calcestruzzo abbandonati. L'intonaco aveva abbandonato il suo colore iniziale, e il grigio del cemento andava a mischiarsi col grigio del cielo invernale, rendendo la facciata dell'edificio ancora più imponente.
I due Nephilim scavalcarono agilmente il cancello che separava la villa dalla strada e facendosi strada attraverso la neve giunsero finalmente all'ingresso.
La porta era scardinata.
Mark si inginocchiò per controllare alcune schegge di legno poggiate sulla neve
"Sono state sicuramente loro"
"NOAH! GIN!" urlò Lexia
Mark in un istante l'afferrò mettendole una mano sulla bocca interrompendo il suo urlare
"Se hanno chiamato chiedendo supporto forse non è una grande idea annunciarci in questa maniera" le sussurrò all'orecchio. I loro sguardi si incrociarono nuovamente, l'azzurro pieno di quelli di Lexia contro un colore ambrato innaturale che stava prendendo piede nell'iride di Mark.
Lexia annuì e Mark la liberò dalla presa.
Nell'istante successivo si voltò di scatto, in posizione di guarda, con la spada sguainata pronto a colpire, mettendosi fra Lexia e la fonte del rumore che era riuscito a sentire.
Da sotto un pino del giardino però quella ad uscire fu Gin, vistosamente coperta di sangue, con Iratze ancora in rilievo sul collo.
"Gin!" esclamò Lexia passando oltre Mark e correndo ad abbracciarla "Come stai? Che succede? Dov è Noah?" 
"Calmati Lexia" la interruppe Mark scompigliando amorevolmente i capelli a Gin "Dimmi tutto" 
La ragazza al contatto con Mark riacquistò il sangue freddo tipico degli Shadowhunters e cominciò a fare rapporto.
"Stavamo effettuando la nostra ronda come assegnatoci, passando nei pressi di questa villa abbiamo notato un picco di magia provenire dal suo interno. Siamo entrate a controllare, ma siamo state attaccate immediatamente da quelli che abbiamo identificato come degli stregoni.. Non escludo la presenza di demoni in quanto abbiamo trovato traccia di Icore sui nostri indumenti una volta uscite. Abbiamo riportato diverse ferite, le mie stanno già guarendo, Noah purtroppo a perso i sensi e necessita di cure immediate. Fortunatamente sono riuscita ad uscire trascinandomi anche lei, ho immediatamente chiamato Lexia e Cassie. Pensavo che una volta fuori ci avrebbero inseguito per finirci, ma non è stato così"
"Strano" commento Mark voltandosi verso l'edificio
Lexia nel mentre era andata a controllare le condizioni di Noah, appoggiata al tronco dell'albero "Non sembra così grave, si riprenderà sicuramente"
"Gin riesci a portarla all'Istituto?" le domandò Mark
"Ti do una mano" intervenne Lexie
"No" Mark la bloccò voltandosi verso di lei "Ho un pessimo presentimento"
"Fred e Cassie saranno qua in meno di 15 minuti" comunicò Gin ai due caricandosi Noah in spalla "Ti consiglio di aspettar.."
"Entriamo subito" tagliò brusco Mark
"Come vuoi ma.. Mark" continuò Gin 
"Dimmi"
"Fai attenzione.. C'era qualcosa di insolito in loro, per quel poco che ho potuto vedere mi sembrava che combattessero quasi come noi"

L'interno della struttura era esattamente come preannunciava l'esterno della stessa, una parte del tetto era crollata e il pavimento era ricoperto da un sottile strato di neve che copriva quelli che un tempo dovevano essere dei coloratissimi mosaici. I due ragazzi si muovevano silenziosi nel salone buio, illuminato solo dalla lama angelica di Lexia.
Il vento ululava delicatamente passando dalle varie fessure che il tempo aveva causato alla villa.
"Strano.." sussurrò Mark "Da fuori non si sentiva alcun suono, dentro è.. diverso."
"Probabilmente è un incantesimo, per non far sentire ai mondani fuori quello che succede qui dentro"
"Si ma esattamente cosa sta succedendo qui"
Mark si piegò per esaminare le macchie a terra, oltre al sangue erano presenti anche delle tracce di Icore, come aveva detto Gin.
Mark controllò una stanza che si rivelò essere vuota e ci trascinò dentro Lexia, delicatamente la spinse contro il muro.
"Ascoltami attentamente ora"
Lexia arrossì vistosamente
"Qualsiasi cosa succeda stammi vicina, non posso proteggerti se sei lontana da me, coprimi e spalle e qualsiasi cosa prova ad abbandonare qualsiasi stanza in cui entriamo la uccidi o la immobilizzi."
Lexia annuì
"A tutto il resto ci penso io, nella migliore delle ipotesi dovrai solamente stare a guardare, intesi"
"Tutto chiaro" rispose Lexia, la situazione era troppo tesa per scherzarci sopra.
"Andiamo" Mark e Lexie attravesarono la stessa porta dalla quale erano arrivati, fu come fare un tuffo nell'acqua gelida, per lo shock Lexia chiuse gli occhi e solamente quando li riaprii vide che non erano nella stanza che si aspettava.
Si trovavano al centro di una stanza circolare, dai balconi del piano superiore li osservavano dall'alto verso il basso delle figure vestite in toghe rosse.
"Buongiorno a tutti" ruppe il silenzio Mark, la katana gia salda nella sua mano destra "Non sapevo che avrei tenuto uno spettacolo stasera o giuro che mi sarei agghindato con vesti migliori" parlando il ragazzo girò lentamente su sè stesso con fare teatrale, individuando e contando quanti più nemici possibili.
"Vorrei che voi deste un caloroso benvenuto anche alla mia fidata assistente, Lexia" disse Mark indicandola con l'intero braccio "Oggi sarà il nostro dodicesimo evento assieme, quasi come un anniversario per noi prestigiatori"
Lexia afferrò al volo il senso di tutta quella farsa, le stava comunicando quanti nemici fossero lì al momento, dodici.
Ma una tredicesima figura fece capolino nella stanza, palesandosi dall'ombra e battendo le mani con fare sarcastico.
"Herondale, così infatuato dalla tua stessa voce che potresti ascoltarti parlare per ore"
"Comprensibile direi" Mark rispose puntando la punta della spada nella sua direzione "Ho decisamente una voce invidiabile, ma ti avviso, sono pessimo nel canto"
"Per quanto mi riguarda preferisco note leggermente più acute" l'uomo finì la frase e un urlo straziante perforò l'aria, facendo trasalire Lexia.
Mark trasalì, riconosceva quella voce, non laveva mai sentita urlare così però "Kat.." sussurrò
"Ma bravo il mio giovane bastardo" l'uomo schioccò le dita e suoi compagni si lanciarono giù dai rispettivi balconi, circondando i due ragazzi.
Lexia si mise subito contro la schiena di Mark, sentiva il suo respiro acellerare in una maniera incontrollata.
"Che diavolo state combinando?" urlò rabbioso
"Nulla" 
In quell'istante Lexia sentì la schiena di Mark abbandonare la sua, in una frazione di secondo era già davanti all'uomo, con la spada già in movimento pronto a recidere il suo collo.
"E' tutto già successo" 
La lama del Nephilim trovò il collo dell'uomo, recidendo di netto la testa dal busto, cadendo poi a terra in una pozza di sangue cremisi che si allargava sempre più sul pavimento.
"Lexia" Mark si voltò, le iridi rosse come le toghe dei loro assalitori "Dimentica tutto quello che ti ho detto prima" roteò rapidamente il polso per pulire la lama della katana dal sangue
"Non deve sopravvivere nessuno"
Rapidamente si lanciò contro il nemico successivo, erano stregoni quindi si sarebbe trovato in una posizione di vantaggio a combattere a distanza ravvicinata.
Portò la spada sopra la sua spalla pronto ad affondare nella carne del bersaglio, ma lo stregone estrasse una lama da sotto il mantello, paranto il colpo del ragazzo che scoppiò in una pioggia di scintille.
Mark si spostò leggermente a sinistra evitando un attacco alle spalle e girando rapidamente Iocsuc la conficcò nel collo dell'assalitore.
Doveva ridurne il numero o sarebbe stato un problema proteggere anche Lexia.
La ragazza non se la stava cavando male, aveva già disarmato due dei suoi assalitori e finendoli poi con un cirurghico colpo al petto.
Lo stregone davanti a Mark tornò all'attacco con una serie di attacchi tanto rapidi quanto letali, cercando sempre un punto cieco nell guardia del ragazzo senza successo.
Ogni suo movimento veniva intercettato dalla lama del Nephilim, scoppiando in scintille accompagnate dal rumore di metallo contro metallo, l'ultimo attacco dello stregone arrivò però troppo tardi e Mark riusci con due fendenti puliti a reciderne prima il braccio.
Lo stregone cadde a terra afferrandosi il moncherino, Mark provò a finirlo ma venne bloccato da due suoi compagni, il contraccolpo delle armi fece indietreggiare i tre, ma a riprendersi per primo fu lo Shadowhunters, scattando nuovamente verso i due ne trafisse uno al cuore cadendo a terra assieme, l'altro provò ad assalirlo prima che potesse estrarre la katana dal corpo del compagno, ma si ritrovò solo con un pugnale conficcato all'altezza del mento.
Mark si alzò in cerca del prossimo bersaglio, i cadaveri cominciavano ad ammucchiarsi sul pavimento assieme al loro stesso sangue.
Poi il ragazzo ebbe un brivido. Stavano per colpirlo alle spalle, sentiva un bruciore nel punto esatto in cui sarebbe successo.
Si voltò pronto ad anticipare l'assalitore.
Ma non satavano per colpire lui.
Nel panico cercò Lexia con lo sguardo, satava duellando con altri due Nascosti davanti a lei, ma alle sue spalle il Monco stava per pugnalarla.
Mark scatto per proteggere la ragazza e solo per una questione di millesimi di secondo riuscì a mettersi fra il pugnale e la sua schiena.
Colpì con la testa l'assalitore e una ginocchiata in faccia fu più che sufficiente per mandarlo al tappeto.
Alle sue spalle Lexia si ergeva davanti ad altri due cadaveri che si univano al macrabo mosaico che stavano creando in quella stanza.
Mark si estrasse il pugnale dallo stomaco con una smorfia, sentiva il sapore del rame in bocca, nel mentre che un rivolo gli scendeva dalla fronte.
L'aveva colpito così forte da tagliarsi nell'impatto.
"Mark sei ferito!?" chiese Lexia preoccupata
"Dopo" liquidò Mark "Non è finita"
"Interessante" 
Dall'alto dei balconi qualcuno aveva osservato tutto lo scontro senza intervenire
"Non è molto educato presentarsi in ritardo alla propria festa" rispose Mark
L'uomo in rosso schioccò le dita facendo apparire dal nulla una scala a chiocciola che sembrava esser fatta di fuoco puro.
Sceso l'ultimo gradino la scala scomparve in una nuvola di fumo, lasciando come impressa nell'aria la propria sagoma per qualche secondo.
"Dopo tutte le stragi che compi ad ogni tuo passaggio hai ancora il fegato di scherzare, Herondale?" l'uomo sputò quasi nel pronunciare il cognome di Mark
"Ho anche dei difetti" rispose il ragazzo
Ad un occhio inesperto poteva sembrare rilassato al momento, ma l'iride colorata ancora di rosso come il filo di adamas della sua spada indicava solo quanto ogni fibra muscolare del suo corpo fosse pronta a scattare come una molla.
Il sangue della ferita aveva lentamente cominciato a gocciolare, creando l'ennesima macchia cremisi sul pavimento.
"Chi siete e soprattutto cosa stavate facendo?" chiese Lexia da dietro le spalle di Mark
"Stregoni" le rispose Mark "Sono tutti stregoni"
"Esatto Nephilim" l'uomo si abbassò il cappuccio, mostrato una testa completamente priva di capelli o soracciglia, completamente bianca, quasi cadaverica, in netto contrasto con gli occhi neri come la pece.
"Ma non siamo di quella razza con cui siete familiari voi, uomini eccentrici, pigri. Si sono abbandonati alle gioie del mondo Mondano, abbandonando il proprio sangue"
"Il sangue dei Nascosti?" chiese nuovamente Lexia
Lo stregone rise di gusto "Il sangue dei demoni"
Il tenue filo di vento che girava nella stanza improvvisamente si fermo, innervosendo ancora di più Mark.
"Come immagino ben saprai, noi prendiamo l'origine dei nostri poteri dal lato demoniaco dei nostri genitori, ben più forti e saggi di noi.."
Mark sentì una fitta di calore colpirlo al petto, e istintivamente si parò con la katana.
Una pioggia di scintille si accese nell'aria, nel mentre che deviava il colpo dello stregone.
"..ma non abbiamo mai smesso di temprare i nostri corpi"
"Non mi interessano le tue storielle" Mark colpì con un calcio lo stregone allontanandolo di diversi metri da lui "Cosa avete fatto a Kat?"
"Oh.." un ghigno si formò sulla faccia dello stregone "..a quella grande non abbiamo fatto nulla"
I due avevano cominciato a muoversi in cerchio, come leoni in gabbia stavano studiando uno i movimenti dell'altro, pronti a cogliere il minimo segno di esitazione.
"Il suo sangue non andava bene, era sporco, impuro.. e il suo corpo PROFANATO"
Mark si lanciò all'attacco, ogni suo attacco veniva deviato o dalla spada dell'uomo o dall magia con la quale si era ricoperto a mo di scudo.
Le spade si inrociarono nuovamente, l'una contro l'altra. Accompagnato dallo scricchiolio del metallo l'uomo continuò a parlare.
"Ma la sorella invece, lei era perfetta. Un sangue immacolato, un corpo amcora puro.. Un contenitore perfetto!"
Mark urlò, mise tutto il peso del suo corpo nella spada, rompendo quella dello stregone.
L'uomo ululò di dolore saltando all'indietro e portandosi una mano al volto.
"MALEDETTO BASTARDO" strepitò verso il nephilim, un taglio fresco gli segnava il volto diagonalmente, passando sopra quello che un tempo era il suo occhio sinistro.
"NON PUOI FARE NULLA! NON HAI MAI POTUTO FAR NULLA!"
Mark rabbioso lanciò la katana verso lo stregone come se fosse un giavellotto, ma questo prima che potesse raggiungerlo svanì nel nulla, facendo colpire alla spada il muro alle sue spalle, al quale ci si conficcò fino all'elsa.
"Ci rivedremo, Herondale" la sua voce rieccheggiò per tutta la stanza come un presagio di sventura.
Mark corse ad estrarre la spada e, seguito a ruota da Lexie, si precipito più all'interno della struttura.
Disperato cercava ogni tipo di segno, apriva a spallate ogni porta sbarrasse il suo cammino, ma ogni stanza si rivelava vuota.
Dopo una piccola rampa di scale trovò una porta di ferro, chiusa con una pesante catena, con un rapido colpo di spada tagliò la maglia d'acciaio e con una scricchiolio la porta si aprì.
Nella stanza, illuminata solo da una piccola finestra giacevano a terra inermi Kat e sua sorella più piccola, Elizabeth.
Kat era distesa in una pozza del suo stesso sangue, presentava una profonda ferita sul petto, che non accennava a rimarginarsi, Mark si lancio subito su di lei, sollevandola dolcemente.
-Respira ancora-
"Kat! Kat mi senti? Devi svegliarti sono io, Mark!"
La ragazza rispose aprendo solamente un occhio, tossì del sangue "Mark sei davvero tu? Non vedo più nulla.."
"Tranquilla risolverò tutto, ora pensa solo a stare cosciente!" le ordinò lui
Kat cominciò a piangere, le lacrime accarezzavano le guance della ragazza, pulendole leggermente dal sangue incrostato "Le hanno fatto qualcosa, non è più lei" singhiozzò
"Me l'hanno portata via"
"Kat ci siamo qui noi, Elizabeth è proprio qui accanto a te"
"Non è più Elizabeth.."
Mark si voltò trovandosi la bambina quasi appoggiata sulla spalla, che lo fissava con occhi vitrei iniettati di sangue.
"Mi fai soffrire così sorella" disse, ma non era la sua voce era troppo fredda, troppo metallica.
"MOSTRO" Kat provò ad alzarsi, ma tossì nuovamente sangue, stavolta più di prima e cadde nuovamente a fra le braccia di Mark, respirando a fatica.
-contenitore perfetto- quelle parole rieccheggiarono nella mente di Mark
Mark poggiò delicatamente Kat e si voltò verso Elizabeth
"Presentati, in nome di Raziel" le ordinò Mark
La bambina nell'udire quel nome dovette trattersi dal vomitare 
"Io sono Elizabeth, quella laggiù e la mia sorellona Kat, adesso non sta tanto bene ma prima abbiamo giocato tanto tanto.." stavolta la voce era quella di Elizabeth
"Falla smettere.. ti prego.." Kat si portò le mani alle orecchie supplicando
Sulle labbra di Elizabeth comparve un ghigno malvagio, si passò una mano sul collo, stringendoselo "Sai.. Nephilim" tornò a parlare con la voce metallica di prima "Quanto è difficile trovare nella tua era una vergine?"
Lexia, la quale era rimasta fuori dalla stanza si portò le mani alla bocca, aveva gli occhi lucidi, ma aveva finalmente capito cosa era successo.
Avevano fatto possedere quella bambina da uno dei demoni superiori.
Era un procedimento che aveva letto soltanto nei libri, era un rituale lungo e complesso e con un tasso di successo bassissimo, dovevano esserci una serie di fattori in comune fra il demone e il mondano per far si che il tutto potesse accadere..
Nei libri era anche scritto che il processo una volta concluso, era irreversibile.
Nessuno sa cosa succede alle anime delle persone possedute, se queste smettano di esistere nel momento finale del rituale o se continuano ad esistere come nutrimento per il loro nuovo ospite.
"Ma non ti preoccupare" il demone-Elizabeth continuò "Non resterà pura a lungo"
"Mark.." Kat si tirò su per quanto poteva "Ti prego.. Non farglielo fare.. Io non ne ho avuto la forza, ma tu puoi.."
Il demone colpì con un calcio in faccia Kat, sbattendola al suolo.
"NON INTERROMPERMI MENTRE PARLO CAGNA" le urlò, poi tornò a rivolgersi a Mark "Ho una proposta, sento il tuo sangue, mi sommiglia.. Voglio farti un regalo.."
"Sarai il primo, un grande onore per un mortale"
Mark trasalì, sapeva cosa doveva fare, ma non sapeva se aveva la forza di farlo
Il demone cominciò a spogliarsi, la sua voce divenne ancora più profonda "PRENDITI LA PUREZZA DI QUESTA RAGAZZA, MACCHIA COL SUO SANGUE LA SUA IMMACOLATEZZA"
"Ti prego.. Mark.."
Il ragazzo urlò.
Un urlo misto di rabbia e disperazione.
Un urlò seguito poi da due suoni distinti.
Durò tutto meno di un battito di ciglia, Mark si era alzato e con un colpo di Iocsuc aveva tagliato di netto la testa ad Elizabeth, cadendo con un tonfo sordo a terra in un mare di Icore demoniaca. Questo fu il primo suono.
Il secondo invece fu quando Mark in ginocchio colpì con tutta la forza che gli era rimasta in corpo, il muro incrinandone i mattoni e fratturandosi diverse ossa della mano destra.
Lexia era ancora paralizzata dall'accaduto. Immobile sul posto fissava la scena senza poter fare nulla.
"Mark.." Kat tossì, le parole le uscivano oramai a fatica dalla bocca e non ne aveva ancora molte da dire "..grazie.."
"Sai.. io.." un nuovo colpo di tosse la interruppe
"Ho sempre avuto paura di dirtelo.."
"Ti ho sempre.. amat.."
La sua frase rimase così.
Incompiuta nell'aria nel mentre che la ragazza spirava.
La testa mozzata di quella che un tempo era stata sua sorella, giaceva a pochi passi dalla sua.
Mark estrasse la mano dal muro, era ricoperta di sangue e aveva due nocche di svariati centimetri spostati verso il palmo, si alzò e delicatamente andò a chiudere gli occhi di Kat.
"Ave atque vale.." sussurrò nel mentre che una lacrima solitaria solcava il suo volto.
Si tolse poi il cappotto per coprire il corpo mutilato di Elizabeth.
Si strappò un pezzo della maglia e con la mano ancora sana provò a rimuovere il più possibile il sangue demoniaco, no, il sangue di Elizabeth dalla spada.
Senza successo.
Si voltò verso Lexia, le iridi tinte di un viola acceso la fissarono profondamente, nel mentre che le lacrime del ragazzo gli rigavano le guance.
"Che cosa diavolo ho fatto.."

Lexia non ricorda molto di quanto avvenuto dopo, Fred e Cassie sono arrivati con Sergio e Daniela, in qualche modo li avevano caricati in macchina e riportati all'Istituto, non si ricorda nemmeno come, sapeva solo che adesso era nulla sua stanza (non quella che aveva abusivamente occupato di Mark) e si stava lavando via i segni della battaglia appena trascora. Fortunatamente non avevariportato nessuna ferita e il sangue che defluiva nello scarico non era il suo.
Chiuse il rubinetto interrompendo il getto di acqua calda ed uscì dalla doccia, infilandosi immediatamente nell'accappatoio tiepido.
Con una mano rimosse la condensa dallo specchio osservando il suo riflesso, aveva gli occhi scavati. Il sonno non le mancava di certo, ma le ultime ore era come se l'avessero scaraventata in fondo ad un burrone.
Ripensò a Mark.
Nella sua mente rivide nuovamente la scena.
Il suo braccio che scatta, rapido e chirurgico per rimuovere con un solo colpo la testa di quella povera bambina.
Si guardò nuovamente allo specchio passandoci ancora sopra la mano, ma non era condensa. Stava piangendo.
Si asciugo rapidamente e indossò dei vestiti puliti, poi abbandonò la sua stanza.
Qualche metro più in là c'era la stanza di Mark.
Bussò alla porta.
Nessuno rispose.
Bussò nuovamente ottenendo lo stesso risultato.
La porta non era chiusa a chiave e decise di entrare.
"Mark" chiamò lei senza ottenere risposta.
Sentiva l'acqua scorrere e si mosse in direzione del bagno, la porta era aperta.
"Mark sto entrando" 
Appena entrata nel bagno la prima cosa che vide fu lo specchio in frantumi, alcune schegge dello stesso giacevano immobili e insanguinate nel lavandino.
La spada di Mark era poggiata a terra, la lama ancora incrostata di icore.
Poco più avanti nella doccia, ancora vestito, era seduto Mark. Il getto della doccia lo colpiva dall'alto e una volta che raggiungeva lo scarico era ormai colorato di rosso.
"Mark?" la ragazza si avvicinò
Il Nephilim volse lo sguardo verso di lei "Lexia, sei tu?" le chiese
"Si"
"Allora è un sogno.." Mark cominciò a ridere, una risata isterica "E' tutto un cazzo di incubo.."
Poi si portò le mani al volto, la destra con due nocche ancore distrutte, la sinistra con ancora dei frammenti di specchio nella carne.
Lexia prese uno stilo da sopra il lavello ed entrò in doccia assieme a lui, delicatamente gli prese la mano e cominciò a togliere ogni scheggia dello specchio, una volta finito disegno una runa guaritrice con lo stilo sull'avambraccio, per richiudere i tagli.
"Io.. non posso.." il ragazzo stava straparlando
Lexia gli afferrò l'altra mano e con un colpo secco riportò le nocche nella loro sede, accompagnata solo da una leggera smorfia di lui.
"Scusami" gli sussurrò
"Sono ben lontano da poter dare o ottenere perdono"
La ragazza praticò un'altra runa guaritrice, sperando che bastasse per risaldare le ossa correttamente
L'acqua della doccia faceva aderire la maglietta al corpo di Mark, risaltando ancora di più il fisico allenato del ragazzo, d'altro canto facevano aderire anche i vestiti su di Lexia, mettendo ancora più in luce le sue forme.
Mark la afferrò delicatamente dalla nuca, avvicinandola a se.
"Io non posso" si bloccò appena i loro nasi stavano per sfiorarsi "Rischiare di far soffrire anche te così" 
I due si avvicinarono ulteriormente "Non potrei mai vivere con questo peso" nel pronunciare queste parole le labbra dei due gia si sfioravano, e ci volle poco affinchè si trasformasse in un bacio.
Lexia avvolse le sue braccia attorno alla schiena di Mark, sulle sue labbra sentiva il sapore del sangue mischiato a quello dell'acqua.
Ormai era un sapore suo, era il sapore di Mark.
Senza staccarsi dalle labbra del ragazzo raggiunse il bordo inferiore della sua maglietta, e combattendo contro l'acqua riuscì a sfilargliela.
Mark mugugnò nuovamente e si staccò dal suo bacio, la fissò intensamente e fece per avvicinarsi nuovamente a lei.
Poi i suoi improvvisamente si chiusero e cadde privo di sensi.
"Mark!" lo chiamò lei
"Mark che succede!?" lo scosse un attimo e solo in quel momento si accorse di una profonda ferita all'altezza dell'appendice che continuava a sanguinare copiosamente tingendo l'acqua di rosso.
Usando la maglietta di Mark tamponò con una mano la ferita, mentre con quella libera disegnava l'ennesima runa sperando nella sua guarigione.
Quella era una ferita destinata a lei, Mark si era ferito così tanto solo per proteggerla.
Lexie sorrise tristemente e cominciò nuovamente a piangere.
"Io non voglio che tu soffra così al posto mio" sussurrò ad un Mark incosciente, poggiando nuovamente le proprie labbra sulle sue.
   
 
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