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Autore: paige95    24/07/2022    5 recensioni
La penombra illuminava con un’antica lampada la carta sgualcita che Andromeda reggeva tra le mani; era l’ultimo dono di un fuggiasco, in balìa di un mondo a cui lui sentiva di non appartenere.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Harry Potter, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Attività: Il mio bon bon del gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmerta.
Personaggi: Andromeda Black
Genere: Angst


Tributo ad un caduto qualsiasi

 
A BlueBell, per avermi dato fiducia.



 

 
È con enorme dolore che informiamo i nostri ascoltatori 
dell’assassinio di Ted Tonks e Dirk Cresswell.[1]

 

Marzo 1998
 
Il silenzio nella stanza era impastato di una solitudine che non riguardava il vuoto intorno ad Andromeda. Lo stato di vedovanza appena sopraggiunto - forse da poche ore, al più da qualche giorno - non l’aveva affatto trovata impreparata, era scritto nelle stelle che quel giorno sarebbe arrivato; ad Hogwarts amava contemplare gli astri dalla Torre di Astronomia, ma loro non desideravano vederli felici, non aveva memoria di profezie diverse sul loro futuro. A tradirli erano state quelle stesse stelle che ammiravano insieme lontani dagli occhi indiscreti di parenti inclini a disprezzare un legame tanto errato quanto gentile, talmente confortevole da dimenticare ogni altro cavillo. Un telescopio e un globo bastavano loro per intraprendere un viaggio, che fosse per cielo o per terra, oltre qualsiasi condizione posta da altri. Più si allontanavano dalla scomoda realtà, più si avvicinavano l’uno all’altra; scrutare le costellazioni attraverso un obiettivo in comune equivaleva per lui ad accostarsi a lei e inalare la delicata fragranza che indossava senza troppe pretese, mentre lei era volta a stringersi al suo petto.
La penombra illuminava con un’antica lampada la carta sgualcita che Andromeda reggeva tra le mani; era l’ultimo dono di un fuggiasco, in balìa di un mondo a cui lui sentiva di non appartenere. Le ripeteva spesso quanto solo al suo fianco si sentisse degno di essere considerato un mago, pur sempre mediocre, ma in grado di far parte di una comunità magica. Hai avuto il coraggio di amarmi, quando la maggior parte delle famiglie pure sentendo il mio stato di sangue fuggiva. Sei rimasta a scapito della reputazione. Quasi mai consentiva al marito di crogiolarsi a lungo in simili pensieri, un bacio ricordava a lui quanto fossero inutilmente logoranti. La famiglia Black non aveva nemmeno provato a conoscerlo, avrebbe compreso quanto fosse puro il suo cuore, quanto non rappresentasse una minaccia per l’onorevole albero genealogico di una discendenza purosangue; lo era in misura in cui l’unica importanza veniva attribuita alla percentuale di magia nel patrimonio genetico. Le dispiacque non essere riuscita a donare ad Edward la gioia di essere accettato dai suoceri; sentiva di aver fallito, aveva solo ottenuto di essere rimossa fra i discendenti, evento che non la scosse tanto quanto il beneplacito mancato alla sua unione.
Pesavano più dei macigni le poche concitate righe che nei mesi precedenti il marito aveva fatto in modo di recapitarle; era impegnato in una disperata fuga per scampare alla morte, ma mai aveva dimenticato la sua famiglia. Malgrado la disapprovazione di Cygnus e Druella, Andromeda era certa di vincere la scommessa sul loro matrimonio, anzi di averla ormai vinta da tempo. 
La scia argentata del patronus di Kingsley, l’ambasciatore della sua pena più grande, era rimasta ai piedi del letto nuziale o forse era ancora indelebile nelle iridi scure della signora Tonks e lì sarebbe rimasta in eterno.
Il nome del compagno di metà vita venne scandito attraverso la radiolina posata sul comò come se fosse un rispettoso elogio funebre; la vicinanza di quei giovani radiocronisti che si ribellavano al nuovo regime era gradita, ma non sufficiente. Nel cuore rimbombava silenziosa un’unica parola che sarebbe diventata indelebile.
Ted
Era più intimo, per lei non era il tributo ad un eroe, era il ricordo dell’uomo che l’aveva scelta, consapevole di ogni rischio e pericolo. Avrebbe voluto risparmiarlo, offrire se stessa in cambio dell'amato, ma lui aveva già deciso da molto cosa contasse davvero e non era la vita di un nato babbano qualsiasi, come amava definirsi lui. Lei sapeva, il marito stesso l’aveva confessato, quanto non si perdonasse di averla trascinata in quel vortice di tradimento verso il suo stesso sangue, aveva lasciato che la torturassero con la più infima delle maledizioni per aver compiuto la decisione sbagliata, per aver scelto di rimanere al suo fianco. In quei drammatici istanti, che parvero a loro infiniti, Andromeda aveva colto sul volto del consorte quanto fosse mortificato; mentre l’esercito delle tenebre pretendeva con violenza risposte da loro, Edward cercava solo il perdono della moglie. Lei continuava a scorgere tutt’altra prospettiva, ora come allora: l’uno accanto all’altra si erano infusi tenacia nel frangente più difficile della loro vita.
Era partito affinché ciò non ricapitasse, a nulla valsero le lamentele della moglie, era troppo determinato a proteggere coloro che amava. 
Era una purosangue, traditrice di qualsiasi cosa le Sacre Ventotto avessero costruito; era una voce inutile, priva di ogni autorevolezza di cui si sarebbe servita per salvarlo, se solo ne avesse avuto facoltà. Edward l’aveva supplicata di chiedere protezione per sé e la figlia, ma Andromeda aveva chiesto sempre e solo la salvezza per lui. Non si era pentita di aver perso i Black, di essere stata annientata dalla Storia della sua famiglia, per concedere indulgenza al consorte avrebbe subìto qualunque umiliazione.
 
Settembre 1997
Meda. Amore.
Dirti dove mi trovo comprometterebbe anche i miei compagni, se questa lettera dovesse finire nelle mani sbagliate e di quelle ormai è pieno il mondo. 

Sono al sicuro, non essere in pena per me. Dora ha bisogno di te, concentra tutti i tuoi pensieri su nostra figlia e sul bimbo che porta in grembo.
Girano pessime voci ovunque ormai. Siate prudenti, affidate la vostra fiducia a chi ritenete davvero degno. 
Mi mancate, senza voi le giornate sono grigie. 
Vostro,
Ted
 
Portava sempre con sé l’ombra dell’abbraccio con cui l’aveva stretta prima di scomparire. Le aveva promesso che si sarebbero rivisti. Era convinto fosse la scelta migliore, era d’accordo con lui, eppure nelle iridi castane del marito era dipinto quanto fosse restio a lasciarla e quanto lei fosse imbrigliata nel dubbio di non rivederlo più. Fidarsi degli impegni che il compagno si era assunto nei loro confronti era ben diverso dal credere nell’innocenza di un esercito di assassini che lo avrebbe perseguitato fino a raggiungere i suoi indecorosi obiettivi.
Ted le ripeteva quanto avesse deciso di combattere da solo una guerra che sentiva soprattutto sua. Non avrebbe mai potuto rischiare la vita di sua figlia e di un nipotino non ancora nato. Si rendeva conto di quanto Remus non fosse una scelta malvagia, anche lui aveva lottato contro un pregiudizio e meritava la possibilità di rendere felice Ninfadora. Partendo diede la benedizione a quell’unione, al professore affidava l’unica figlia, nel timore di non fare più rientro a casa; lui avrebbe preservato e difeso la ragazza, lo aveva dimostrato respingendola a causa della propria natura, aveva ostentato prudenza con innocenza.
 
Dicembre 1997 
Meda. Amore.
So che non ti offro la possibilità di rispondermi, ma sono in pena per voi. È Natale, il mio posto sarebbe al vostro fianco.
Mi consumo al pensiero che tu non riesca a leggere queste mie parole. Sopravvivere a voi equivarrebbe a morte certa per me. Mi affido al cielo per conoscere il vostro destino, spero mi suggerisca quanto sarà roseo.
Sono sicuro che le stelle che tanto abbiamo amato insieme sapranno dirmi quale sarà il vostro futuro. 
Sento un vuoto immenso senza di voi.
 
Sempre vostro,
Ted
 
Non si era mai pentita, lui meno di lei di averla amata. Il prezzo era valso tutto ciò che avevano perduto, solo perché uniti erano stati disposti a lottare.
Per il piccolo nipotino in arrivo che lui non avrebbe mai conosciuto.
Per la figlia in attesa a cui Edward aveva sempre promesso un futuro sereno, per il quale si era battuto fino in fondo. Andromeda non seppe come comunicare la notizia alla giovane Tonks, senza infonderle un dolore lancinante che avrebbe segnato la sua esistenza.
Avevano deciso insieme di escludere la resa, ma a rischiare era stato solo lui. 
Aveva versato ogni singola lacrima nei giorni precedenti sulle lettere del marito, in cui la avvertiva che la fine era sempre più vicina, che avrebbe fatto anche l’impossibile per tornare da loro. Aveva provato, ma i nemici erano stati più bravi di lui, i ghermidori lo avevano ucciso in un ultimo disperato tentativo di uscirne vittorioso, era certa che per Edward era sempre il penultimo finché non gli venne tolto il respiro e pregò Salazar senza troppa sofferenza.
Casa era molto meno sicura senza la sua presenza, la forza dell’amore era la più grande magia che loro avessero sperimentato e che univa i loro due mondi, in guerra da fin troppo. Rimaneva il ricordo di Ted e niente avrebbe potuto proteggerle di più.
 
Febbraio 1998 
Amore mio. Andromeda.
Ovunque il cielo diventa più oscuro. Ogni minima speranza ha tenuto in vita il nostro futuro.
La voglia di riabbracciarvi non spegne l’ottimismo, ma non posso peccare di ingenuità. Temo di non essere più il ragazzino di cui ti sei innamorata, quello disposto a duellare contro tuo padre pur di prenderti in moglie. Cygnus non mi ha mai spaventato. 
Ho paura che non scoprirò mai se diventerò nonno di un bimbo o di una bimba. Chiedi scusa a Dora da parte mia. Non voglio spaventarti, ma ho il vivo timore che questa guerra possa separarci per sempre. 
Mi dispiace se il mio stato di sangue non mi ha mai reso un candidato accettabile, me ne rendo conto solo ora che devo abbandonarti proprio per questa ragione. 
Sono pessimo se non sarò in grado di mantenere la mia promessa. Ti prego, non smettere di amarmi per questo. 
Tua madre aveva ragione: era rischioso sposarmi, spero che lei possa ancora perdonarmi.
Ti sei sacrificata per me. Tu e nostra figlia siete la miglior cosa del mio essere babbano.
Ti amo, Meda. Ricordalo se tornerai sulla Torre di Astronomia o guarderai il cielo stellato dalla finestra della nostra camera, in notti serene come queste. Più degli ultimi anni insieme non avremmo potuto pretendere. 
Per sempre tuo,
Ted
 
Andromeda scorse sul foglio ingiallito la piega di una lacrima secca, ma non ricordava di averlo mai macchiato, solo di averlo consumato rileggendo le parole che avevano il sapore di sofferto testamento delle sue volontà; si era premurata di non rovinarlo nella disperazione, attenzione che il marito non aveva avuto mentre scriveva quelle righe. Ripercorrere gli ultimi mesi di vita del consorte la privò del fiato. Dopo la terza lettera, il silenzio della corrispondenza le aveva lasciato temere il peggio; la speranza di Edward si era spenta inesorabile, persino lui lo aveva ammesso sconsolato prima di incontrare la fine. La radio era diventata l’unico filo diretto con lui, con tutti i fuggiaschi che tentavano di scampare alla morte in qualche luogo sconosciuto a chiunque, persino agli affetti più cari.
La comparsa circospetta di Ninfadora sulla soglia della stanza la costrinse a darsi un contegno nel dolore, ma non si premurò di nascondere le lettere in un cassetto appartato, il lutto le aveva offuscato la lucidità. Bastò un lieve cenno di negazione con il capo da parte di Andromeda e Ninfadora comprese. La calligrafia delle lettere che la madre custodiva tra le dita fu solo una drammatica conferma. La giovane Auror precipitò sulle ginocchia ai piedi della donna, immobile e accomodata sul letto matrimoniale alla luce fioca dell’abat jour, e pianse sulle sue ginocchia, mentre Andromeda le accarezzava la folta chioma che assumeva colori freddi e nervosi insieme, a causa della tristezza e della rabbia.
Ted le ripeteva quanto la figlia possedesse un animo tenace, ma non abbastanza per sopportare la sua perdita; aveva più volte supplicato il padre di lasciarsi difendere da lei, era stata addestrata dal Ministero per far fronte a qualsiasi minaccia, ma lui aveva declinato convinto la sua offerta con un dolce sorriso e una delicata carezza sul suo grembe gonfio e ben visibile. Alla ragazza sarebbe rimasto quell'ultimo ricordo dell'uomo che l'aveva amata più di tutti.
 
2 maggio 1998
 
La vittoria infine era sopraggiunta, ma senza coloro che Andromeda amava più della sua stessa vita e per i quali l’avrebbe offerta in cambio. 
Quel caro ragazzo di Harry Potter l’aveva avvertita con un patronus conciso e commosso; la voce severa e flebile tradiva drammaticità. La scia argentata le portava da sempre notizie funeste; le bastò intravederla per pensare subito al peggio. Harry non si sbilanciò, la invitò solo a raggiungerlo ad Hogwarts, o quel che ne rimaneva. Il giovane Potter lasciò che fosse lei, con i suoi occhi, a scoprire cosa fosse accaduto, non aveva avuto abbastanza tempra per informarla, in quella notte troppi erano stati gli eventi dolorosi che avrebbero segnato per sempre le loro vite e dell’intero mondo magico, nel bene e nel male. 
Andromeda scorse il viso della figlia in mezzo a decine di altri corpi. Da quando la guerra era iniziata, da quando la sua personale battaglia intrafamiliare era scoppiata, il coraggio era sbocciato nel suo cuore come una rosa in primavera. Era maggio, tempo di rose, ma le sue iridi riflettevano solo l'immagine di anime spente nel fiore degli anni. Percorrere la strada fra le macerie e conoscere la destinazione senza la più impercettibile speranza era devastante; la ragazza che aveva dato alla luce poco più di vent’anni prima non si sarebbe più mossa dal giaciglio di fortuna che gli amici avevano disposto per lei. I pensieri erano rivolti al piccolo Teddy che non sapeva ancora di essere rimasto orfano nella stessa notte in cui qualcuno era riuscito a risparmiargli la guerra. Entrambi i genitori del nipote erano immobili e gelidi, intenti in un ultimo gesto d’amore rivolto l’uno all’altra. La signora Tonks, con uno sguardo supplichevole, chiese al giovane che stava per rimuovere i corpi dei due sposi di fermarsi e di non sciogliere le loro mani. I volti di Ninfadora e Remus erano sereni, solo impolverati dall'impatto inesorabile con la morte e velati dall'ultimo ricordo che sarebbe rimasto segreto per sempre; non vi era alcuna ruga di dolore sulle loro fronti. Sfiorò i capelli privi di vita della figlia, qualsiasi colore era assente, mai l’aveva vista così vuota di tonalità.
Ted, saresti orgoglioso di lei. Ovunque siate, mi mancate.
Fu una magra consolazione pensare che il marito non fosse sopravvissuto alla figlia, più volte aveva manifestato il timore di non sopportarlo.
Sentiva lo sguardo sconsolato di Harry su di sé, era certa stesse cercando una qualsiasi formula di scuse che lei troncò sul nascere, posandogli una mano sulla spalla.
«Hanno scelto insieme la strada più impervia, si fidavano di te e non li hai delusi»
Come forse avrebbe dovuto fare lei, seguire Ted piuttosto di vivere quell’agonia. Harry non ebbe alcuna intenzione di rivelare il nome dell’assassina di Ninfadora ad Andromeda, informarla che la stessa sorella, sangue del loro sangue, lo stesso sangue puro, aveva alzato la bacchetta sulla nipote, non avvertì il desiderio di infliggerle altro dolore; non c’era più la reale necessità di ricevere giustizia, la carnefice era morta a poco tempo di distanza dalla vittima. Andromeda aveva solo la colpa di non aver scelto il sangue puro come ideale di vita, a differenza delle sue sorelle.
Harry scorse solo una singola lacrima sul viso della donna, una scia salmastra che lei si premurò di asciugare subito, prima che potesse raggiungere la guancia candida. La vide slegare dalle spalle il mantello di seta leggera con cui aveva raggiunto le macerie del Castello e coprire i corpi dei coniugi Lupin, rendendo intima quell'eterna stretta tra le loro mani, con la stessa attenzione con cui Andromeda era solita rimboccare le coperta alla figlia in tenera età. Poi rivolse ad Harry lo sguardo di chi sapeva di non parlare ad un giovane qualsiasi, ma a colui che aveva avuto mente e cuore per sconfiggere il male più malvagio.
«Teddy è solo. Devo andare»
Una creatura di appena un mese le aveva dato la forza di non cedere al dolore. Amore, l’avrebbe definito Lily Evans, se solo avesse avuto l’opportunità di assistere all’esito di quella guerra. Lo stesso amore che si palesò ad Harry sotto i pochi muri portanti della Scuola rimasti in piedi. A braccia conserte Ginny si reggeva a malapena all'arco del portone d’ingresso della Sala Grande e lo fissava rivolgendogli un sorriso amaro. Quando fu abbastanza vicino all’amata, lei gli afferrò supplichevole una mano, gliela strinse e sussurrò poche parole accanto a lui.
«Andiamo a casa»
Casa era dove vi erano la compagnia dei vivi e il ricordo dei morti; dove Andromeda avrebbe cresciuto Teddy nel ricordo vivo dei suoi genitori.
Casa era dove Lily e James avevano protetto Harry fino al sacrificio estremo; dove vi era amore, gli occhi smeraldini di sua madre gliel'avevano insegnato.

 
Buongiorno, cari lettori e care lettrici!
Stavolta la drammaticità della trama non è interamente una mia responsabilità, perché di base ho seguito un prompt, ma avrei potuto sicuramente ridimensionarla.
Ho cercato di seguire il canon, spero di essergli rimasta fedele. 
Ringrazio di cuore chiunque sia giunto fin qui. ♡
Un abbraccio! 
Vale

[1] Harry Potter e i Doni della Morte, cap. 22
   
 
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