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Autore: Soe Mame    25/07/2022    1 recensioni
[Spoiler su Stormbringer e sugli ultimi capitoli del manga]
«A quanto pare, le guivre hanno un punto debole.»
Chuuya sgranò gli occhi. «Perfetto. Forza, dimmelo!»
Lo sguardo di Dazai si fece serio. Non doveva essere niente di piacevole ma, trattandosi di lui, era scontato. «Sappi che da questo dipendono le sorti non solo di Yokohama, ma del mondo intero.»
«Sì, okay, ho capito, me lo dici?»
Dazai gli mise una mano sulla spalla. Strano gesto.

[5 Flash] [OOC talmente OOC che fa il giro e diventa IC (?)]
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Arthur Rimbaud, Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Ougai Mori, Ougai Mori
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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[Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.]

La triste storia di una guivre e le infauste conseguenze che ebbe sul suo fratellino
e sulle sventurate persone che li circondano



1 ~ Come sconfiggere una guivre

«Dunque è questo quello che è successo.» Mori posò il report sulla scrivania. Dazai e Chuuya erano in piedi davanti a lui, sui volti lo stesso sguardo deciso.
«Assolutamente.»
«Fin nel minimo dettaglio.»
«È un peccato fosse notte e non si sia potuto vedere niente.» Un sospiro. «Deve essere stato uno scontro epico.»
Dazai e Chuuya annuirono.

L'immensa, scura sagoma della Bestia Demoniaca Guivre si stagliava sulla linea dell'orizzonte. La luce elettrica era saltata e l'appena percettibile profilo del panorama di Yokohama era tagliato dal nero delle squame della creatura. La Guivre avanzava, piano ma inarrestabile, verso la città.
Senza distogliere lo sguardo dalla bestia, Chuuya si rivolse a Dazai. «Cosa possiamo fare per sconfiggere un mostro del genere?»
«Aspetta.» Dazai tirò fuori il cellulare e digitò qualcosa. Sbattè le palpebre. Una, due volte. Alzò lo sguardo dallo schermo. «Allora, ho cercato su Gogol-»
«Su Google, vorrai dire.»
«So dove ho cercato. A quanto pare, le guivre hanno un punto debole.»
Chuuya sgranò gli occhi. «Perfetto. Forza, dimmelo!»
Lo sguardo di Dazai si fece serio. Non doveva essere niente di piacevole ma, trattandosi di lui, era scontato. «Sappi che da questo dipendono le sorti non solo di Yokohama, ma del mondo intero.»
«Sì, okay, ho capito, me lo dici?»
Dazai gli mise una mano sulla spalla. Strano gesto. «Ti devi spogliare.»
... Eh?
«Scusa?» Non fosse che la piattaforma su cui si trovavano aveva una certa area, sarebbe scattato indietro di una trentina di metri. «Ma che cazzo-»
«Il punto debole delle guivre» Gli occhi di Dazai ardevano di un fuoco sinistro. «sono gli uomini nudi!»
«Che cazzo dici!?»
«Leggi!» Gli mise lo schermo del cellulare davanti agli occhi. Chuuya lesse. Sudò freddo. Se lo diceva internet, doveva essere vero! «E» Doveva trovare una via di fuga. «perché non puoi spogliarti tu?»
«Perché io sono coperto di bende, lo sai che ci vuole un sacco a srotolarmi!» Dazai gli afferrò il bavero della giacca. «Presto, devi-»


«Noi in città non abbiamo subito ripercussioni.» Mori gettò un'occhiata al bernoccolo che torreggiava sulla testa di Dazai. «Ma vedo che qualcuno è stato coinvolto nelle onde d'urto.»
Dazai annuì.

«Senti una cosa.» Chuuya gli aveva proibito di avvicinarglisi pena altre botte, quindi non potè aiutarlo a rivestirsi. «Ma come hai fatto a lanciarmi giù dalla piattaforma con un pugno?» Si sfiorò il bernoccolo. Faceva male, parecchio male. «I tuoi poteri non funzionano con me!»
Chuuya gli lanciò un lungo, eloquente sguardo gelido. «Infatti non li ho usati.»


«Ed è stato anche un combattimento molto simbolico.» Mori annuì alle sue stesse parole. «La forma definitiva di Arahabaki doveva essere molto scenica.»
Chuuya distolse lo sguardo. Di colpo, si era accorto che le finestre erano dispari e si concentrò sulla variabilità matematica delle vetrate da ufficio.
Dazai annuì di nuovo. «Sì. Lo era.» Si passò il dorso della mano sulla bocca.


2 ~ Le infelici notti di Rimbaud

「"Bevemmo vino insieme, ci demmo la buonanotte e ognuno andò per la sua strada."」
Rimbaud chiuse il suo taccuino. Si voltò a guardare Verlaine. Dormiva in un letto dall'altra parte della stanza. Sospirò. Non si era potuto fare altrimenti.

«Ma, Paul, anche tu sei-»
«Smettila!» Verlaine scattò in piedi, il viso scarlatto. «Io non sono umano!»
«Paul, cosa dici, sei un uomo anche tu-»
Ma Verlaine era già lontano e aveva battuto il record dei cento metri piani. Purtroppo, però, la sua natura di spia non gli avrebbe permesso né di ritirare il premio né di registrare il record in primo luogo. Povero Verlaine, che destino gramo!


Rimbaud sospirò di nuovo. Era bello non avere occasioni per togliersi i vestiti ed esporre la pelle al freddo, ma era triste essere un uomo e avere per partner una guivre dalle sembianze di un uomo bellissimo.


3 ~ Premura fraterna

«Andiamo, fratellino.» Verlaine lasciò scivolare le mani dal volto di Chuuya. «Andiamo ad uccidere N.»
Chuuya alzò il viso. Il suo sguardo era svuotato di qualsiasi emozione, quasi i suoi occhi fossero fatti di vetro. «Sì.» Tentò qualche passo, pochi passi tremanti, poi sempre più decisi.
Verlaine inspirò a fondo. «Aspetta, fratellino.» Si tolse giacca. Chuuya aveva già abbastanza problemi con il rimanere in piedi, quindi non si diede la pena di fermarsi, ché chissà quando sarebbe ripartito. «Mettiti la mia giacca.» Gliela porse.
Chuuya la guardò. «No.» Tornò a guardare davanti a sè.
Verlaine strinse la stoffa tra le dita. «Ma fratellino!» La sua voce gentile era prossima allo scheggiarsi. «Sei praticamente nudo, prenderai un raffreddore!»
«Sto benissimo.» Torture a parte, supponeva intendesse.
«Ti prego, fratellino!» Verlaine lo inseguì. Ne andava della sua in verità già defunta sanità mentale. «Già stai sciupato, ché non mangi niente, non mi ti ammalare pure!»
«Non la voglio, la tua giacca!»
«Ma fratellino!»
«Lo so che vuoi farmi sembrare ancora più piccolo, con i tuoi vestiti enormi, quindi la risposta è no.»
Che visione adorabile che gli aveva suggerito! Tuttavia, quel dettaglio così tenero andava ad aggiungersi ad un bisogno più pressante: costasse quel che costasse, doveva rivestire Chuuya. Aveva ancora i pantaloni, se così si poteva chiamare quell'ammasso di stoffa plurilacerata che gli scienziati gli avevano lasciato addosso per nessun motivo, ma se lo guardava con la coda dell'occhio, se qualcosa finiva a coprire precisa le gambe, allora sarebbe sembrato-
Avvampò, e la giacca fu sul punto di cadergli di mano. Era una fortuna che Chuuya non lo stesse degnando di uno sguardo. La sua aria da yandere inquietante era salva! La già provatissima salute del suo fratellino, invece...
«Fratellino, ti prego, copriti ché fa freddo!»


4 ~ Come Dazai scampò all'omicidio

«Tu hai ucciso Rimbaud.» L'imponente stazza e la sconvolgente bellezza di Verlaine si stagliavano contro il sole dell'alba. Era molto scenico, Dazai doveva ammetterlo. «E sei anche la persona più vicina al mio fratellino.»
Dazai fece per controbattere. Tuttavia, dato che nei paraggi non c'erano né il suo fidanzato né il suo padre abusivo shipper hardcore della loro coppia, richiuse la bocca e risparmiò il fiato.
«Sono venuto qui per uccidere tutte le persone che vogliono adottare il mio fratellino.»
«Adottare?» Questa era nuova. Perché qualcuno avrebbe dovuto volere adottare proprio Chuuya? La città pullulava di orfani di ogni genere, numero e caso, perché andare proprio da uno tsundere ginger dai fenomenali poteri cosmici racchiusi in un minuscolo spazio vitale?
Verlaine annuì. «È per questo che si sente il bisogno di ribadire quanto sia piccolo il mio fratellino piccolo. Per suscitare istinti di protezione.»
Ma chi mai al mondo avrebbe dovuto provare istinti di protezione verso un dio della distruzione portatile?
«Quindi, ora, dimmi, Dazai.» Verlaine parlava con voce gentile, ma una strana luce brillava nei suoi occhi, che erano descritti come castani, disegnati chiari e per il Bones azzurri - Probabilmente, la bellezza di Verlaine era tale che il cervello umano non era in grado di processarla, quindi si imponeva un momentaneo daltonismo per realizzarla il più possibile nella sua interezza. Nondimeno, era uguale a Chuuya, ma nessuno si era mai perso in lunghissime descrizioni su quanto lui fosse bello. «Tu vuoi adottare il mio fratellino?»
Era una situazione pericolosa. Da quella risposta sarebbe dipesa la sua sorte - E quella del Port Mafia, che a quanto sembrava non riusciva ad andare avanti senza lui che faceva notare cose quali il girare la manopola del rubinetto per far uscire l'acqua. Dazai, però, aveva ancora qualcosa da fare. E poi i metodi di uccisione di Verlaine erano cruenti e dolorosi, e lui tutto avrebbe voluto tranne una morte cruenta e soprattutto dolorosa. Da quella risposta sarebbe dipesa la sua sorte - E quella del Port Mafia - e la cosa più incredibile fu che bastò dire la verità.
«No, Verlaine.» Dazai sorrise. «Io non voglio adottare Chuuya.»
«Ah, no?» Per qualche motivo, Verlaine non sembrava convinto.
«No.» Un sorriso di trionfo. «Io Chuuya me lo faccio.»
Verlaine perse la sua compostezza. «Cosa-»
«Selvaggiamente.»
«No, aspetta, non-»
«E a lui piace!»
«Basta, non voglio sapere-»
«Tipo una volta **** e poi **** e a quel punto ***-»
Un urlo squarciò il silenzio del porto. Verlaine era volato via come un razzo missile, le mani schiaffate sul viso infuocato.
Dazai si asciugò la fronte. Ancora una volta, grazie al suo eloquio e alla sua intelligenza superiore, aveva assicurato qualche altro giorno di vita al Port Mafia. E a se stesso. Ma solo perché Verlaine era dolorosamente scenografico, non certo per qualche gasteropode.


5 ~ In attesa della tempesta

「A chi insisteva, rispondeva semplicemente: "Una tempesta".」

Il televisore si accese e la sua luce bluastra ritagliò il buio del sotterraneo. Il sotterraneo era molto buio, oscuro e tenebroso, più oscuro dell'oscurità più oscura. Verlaine era seduto sulla sua sedia di vimini, calice in una mano, telecomando nell'altra.
«Martedì il sole splenderà su tutto il Giappone, in particolare su Yokohama.»
Verlaine sbuffò. Non che di solito gli annunci di pioggia, tornadi o tifoni lo entusiasmassero, ma erano un po' più interessanti. Portò il calice alle labbra. Solo in quel momento si accorse che era vuoto. Si guardò intorno. Nonostante l'oscurità oscurissima che era proprio troppo oscura, si rese conto di aver finito il vino. In effetti, ora che ci pensava, era da un po' che nessuno lo riforniva più di vino. Avrebbe dovuto controllare.
Non che lui volesse mettere piede fuori dal suo sotterraneo, ma tanto quella era l'Ala d'Isolamento, il luogo in cui venivano messe tutte le persone a cui veniva negato lo screentime a causa del loro potere divelgi-trama, quindi avrebbe potuto fare quello che voleva. Aprì la porta, piano. Deserto, come al solito. Era un po' triste, in realtà, perché il suo sotterraneo era vicino allo sgabuzzino del suo fratellino adorato, e sperava di cogliere almeno uno sprazzo della sua presenza. Si guardò intorno. Il frigorifero dove avevano internato Q era chiuso in fondo al corridoio, non troppo lontano dal cat-tree di Natsume-sensei. Tutto sembrava tranquillo. Eppure, in lontananza, sentiva dei versi soffocati. Che qualcuno stesse cercando di assaltare il Port Mafia per la centonovantamillesima volta? Beh, in quanto dirigente e personaggio dal potere divelgi-trama, la cosa non lo riguardava. Andò alla finestra del corridoio. La strada era invasa di gente che urlava, correva, si saltava addosso e si mordeva. O era una fiera di sadomasochisti roleplayer, o era in corso un'invasione vampirica. La prima si sarebbe conclusa in non troppo tempo, la seconda, invece...
Il momento in cui realizzò non fosse una fiera di sadomasochisti roleplayer fu uno dei più brutti della sua triste vita: il vino sarebbe potuto non arrivare per settimane, mesi, se non anni. Verlaine affondò il viso nelle mani. Un altro pensiero, improvviso. Forse l'invasione vampirica non era poi un così grande problema. Del resto, se fosse stata una fiera di sadomasochisti roleplayer, avrebbe corso il rischio di vedere un-
L'urlo imbarazzato, stranamente simile a quello di una studentessa del liceo in una commedia scolastica, risuonò per tutta Yokohama. A nessuno, tuttavia, fregò granché.

.

Note:
* Lo sbrodolarsi sulla bellezza di Paolino è perché alla sua apparizione in Fifteen si è voluti essere precisi su quanto fosse bello bellissimo in una situazione in cui non c'entrava niente.
* Il riferimento al fatto che per il Bones gli occhi di Paolino siano azzurri è per l'immagine dell'AU scolastica che hanno postato su Twitter questo primo Aprile.


Ciao! ☆
Sono Soe, ho letto Stormbringer, era bellissima, mi è venuta voglia di scriverci e questo è il risultato. Suppongo sia andato storto qualcosa, ma non mi lamento.
In realtà, gran parte della colpa va al punto debole delle guivre (Sulla kiwipedia italiana dicono solo che le guivre "fuggono intimidite" davanti ad un uomo nudo, su quella inglese che "when saw them, blushed and looked away" davanti agli umani in generale. Su quella giapponese non ne fanno menzione, chissà se Asagiri lo sa-) e a ciò che ne può conseguire. Non so se qualcun altro abbia scritto/disegnato/boh su questo dettaglio bellissimo (?), nel caso io l'appoggio totalmente. Non so perché in primo luogo esista una creatura del folklore terribile, velenosa e malefica che poi va nel panico davanti agli uomini nudi, sarà molto simbolico, ma okay-
Detto ciò, spero che queste cinque boiate senza pretese vi abbiano intrattenuto anche solo un poco, ora che non c'è tempesta ma solleone. Ciao!
  
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