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Autore: Il Demone Inesistente    26/07/2022    1 recensioni
[Hazbin Hotel]
[Helluva Boss]
Un destino infausto.
Senza ricordi, in questo inferno fluttuante, una giovane anima dannata si risveglia in un corpo che non è più il suo.
Il cielo qui è rosso, come il sangue che verserà. Ma in qualche modo, il rosso è anche il colore dell'amore.
Un qualcosa di prezioso che non muore mai. Neanche all'inferno.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Violenza
Capitoli:
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Un rumore, come di un muro che cede. Non mi girai, perché sapevo già di cosa si trattasse, e non volevo guardare. 
L'occhio. Quel maledetto occhio. Tornava sempre a tormentarmi da quando presi coscienza che il mio potere non è una garanzia di sopravvivenza. 
A volte si presentava anche appena sveglio. Mi bastava aprire gli occhi, e appena guardavo il soffitto, questo iniziava a creparsi, formando un buco. E subito dopo, vi si affacciava di nuovo quel maledetto occhio. 
A volte sentivo anche di nuovo la sua voce. Mi provocava, ricordandomi ciò che so ma che non voglio ammettere, e cioè che ho paura. 
Solo l’assunzione di Nectar mi aiutava a prevenire la comparsa di queste allucinazioni, ma non sempre funzionava. 
Una volta in particolare... ero nella mia stanza, e improvvisamente il muro davanti a me iniziò a cedere, e dal buco che vi si era formato, di nuovo lui. 
« BumbleBeemon. L’invincibile » mi diceva con un tono provocatorio. 
Io non risposi, mi limitati a guardarlo. Subito dopo, dai suoi lati iniziò a sgorgare un liquido arancione molto familiare. Un getto tranquillo, ma che in un istante, come mi fossi distratto per ore, aveva riempito completamente la stanza, facendomi annegare, mentre l’ultima cosa che avevo davanti agli occhi, era il sole cremisi dell’inferno. 
Un attimo dopo, ero di nuovo nella mia stanza. All’apparenza, tutto normale, ma non era così. 
Nel mio naso, di nuovo quell’odore, e sulla mia pelle, sul volto in particolare, di nuovo quella sensazione, come essere coperti dalle viscere ancora calde di un altro essere. 
Con il sudore freddo che mi ricopre il volto, mi giro verso il mio letto. Sopra di esso, lei. La stessa ragazza che quel giorno morì davanti ai miei occhi. 
È nelle stesse condizioni in cui si trovava pochi secondi prima di morire, e il suo sangue ha tinto completamente il mio letto di rosso. 
Senza accorgermene, non sono più al centro della stanza, sono esattamente davanti a lei, in piedi davanti al mio letto, ma sono piegato verso di lei, e il mio volto è pochi centimetri dal suo, che ha assunto di nuovo la stessa forma che aveva prima di essere seviziata da quel demone. 
La sua mano è sul mio braccio, e la sensazione della sua pelle è la stessa che fu quel giorno. 
Si avvicina al mio volto, come per sussurrarmi qualcosa all’orecchio « Ti prego, insegnami ad usare quest’arma » batto le palpebre, e il volto grazioso che si trovava a pochi centimetri dal mio ora è nuovamente coperto di sangue, e la sensazione piacevole della sua pelle che sfiorava il mio braccio sì ora ritramutata in una sgradevole sensazione di contatto con il calore umido del suo sangue. Tra le nostre mani, inoltre, c’è di nuovo quel fucile, la stessa identica arma che le misi in mano quel giorno. 
Un altro battito di palpebre, e tutto torna come prima. Il sangue è sparito, insieme al suo odore e al disgusto di sensazioni che la scena mi ha causato. 
Lei è di nuovo lì, senza una goccia di sangue, e stavolta sposta le sue mani sul mio volto, avvicinandosi di nuovo ad esso con il suo. « Dimmi Silas, vorresti scoparmi? » 
La domanda improvvisa mi rende confuso, e prima che possa farmi domande la scena cambia nuovamente.  
Il suo volto, distrutto e rigato dal sangue è a pochi centimetri dal mio mi guarda intensamente, e i suoi occhi, assumono ora un colore blu spento, come il ghiaccio, come gli occhi di quel demone. 
Mi infila la lingua in bocca, e il disgusto mi riempie dalla testa ai piedi. La sua lingua nella mia bocca porta lo stesso sapore del ferro che sento nell’aria durante gli scontri. È disgustoso, ma come non avessi forze, non riesco a sottrarmi a questa situazione. 
Esce violentemente dalla mia bocca, e mi guarda intensamente. « Ora non mi vuoi più vero? » 
Non so cosa rispondere, e in ogni caso, prima che possa farlo, stringe la presa su di me, e si avvicina violentemente al mio volto, di nuovo. « TU! Tu mi hai ridotto così! » 
Un battito di palpebre, lei è sparita. Mi guardo intorno. È la mia stanza, nulla di più nulla di meno. 
« Ti viene facile dare la colpa a me vero? » improvvisamente la voce terrificante del demone riecheggia di nuovo nell’aria, facendomi saltare il cuore dal petto. 
Mi giro, e vedo di nuovo un buco nel muro, ma stavolta, è grande quanto tutta la parete. Come l’occhio al suo interno. 
Mi si gela il sangue, come quando lo vidi per la prima volta. 
La parete si rompe, riempiendo di polvere la stanza, impedendomi di vedere. 
Ovunque mi giri c’è solo grigio. La polvere mi entra nel naso e nei polmoni, rigandomi dall’interno. 
Non respiro, e mi sento soffocare, e il dolore che provo nel mio petto e nei miei occhi è insopportabile. Come se della carta vetrata venisse strusciata sui miei occhi e dentro i miei polmoni. 
Poi, all’improvviso, tutto finì. 
Ero di nuovo nella mia stanza, ma non ero per nulla rassicurato. Sapevo che prima o poi, quest’incubo sarebbe tornato a tormentarmi di nuovo, e non potevo impedirlo. Non importava quanto nectar potessi assumere. Prima o poi, sarebbe tornato. 

 

Babylon Nest Arc III – Deterrente 

 

Sono al Babylon Nest, seduto al bancone da solo. Davanti a me, una tazza calda di nectar verde.  
È una variante che non si distingue certo per il suo sapore amaro, quanto piuttosto per il suo effetto rilassante.  
Viene preparato usando il nettare lavorato della lavanda, insieme a dell’estratto di cannabis e altre erbe originarie dell’inferno. Perlomeno fa il suo lavoro.  

Davanti a me c’è Fergus che con un braccio sta armeggiando con i suoi gingilli, mentre al contempo con l’altro braccio pulisce un grosso bicchiere. 

Giorni prima gli chiesi perché avesse mandato 4 ragazzini appena arrivati per svolgere quel compito pericoloso. La risposta fu semplicemente che a causa degli scontri tutti i nostri demoni capaci di volare erano impegnati, me compreso, e solo quei 4 ragazzini erano in grado di farlo. Il carico necessitava di una consegna veloce. Che poi, all’atto pratico, non sarebbe avvenuta in ogni caso vista l’imboscata. O meglio, sarebbe avvenuta a metà. 

Fergus con il tempo si è rivelato molto diverso rispetto a come si era presentato. Si preoccupa per la comunità, questo è vero, ma dà molta poca importanza ai singoli individui. 
Quando tornammo da quella famosa missione la sua unica preoccupazione fu l’esito nel recupero del carico, la fonte di sostentamento economico del nostro mondo. 

Per quanto trovi comprensibile il suo ragionamento trovo in qualche modo sbagliato questo suo modo di agire. Non è la prima volta che ci porta delle perdite. 

Purtroppo, però, come un codardo, non ho mai osato esprimere il mio parere sulla questione con una sincera intenzione di cambiare qualcosa. Questo, perché sono un miserabile privilegiato.  
La mia paga era alta, e il mio compito principale era fin troppo semplice, mi bastava fornire a Fergus il mio veleno, anche se poi all’atto pratico scelsi di occuparmi di altro, gratuitamente. 
Questo mi porto delle simpatie, ma anche delle inimicizie. 

Mantis, la persona più vicina a me, ha sempre visto positivamente questa mia scelta, come altri demoni qui da noi. 

Mi chiedo quanto questa mia scelta continuerebbe ad avere valore per loro se sapessero che non lo faccio per la causa, ma solo per essere visto come una qualche sorta di eroe. 

Ebbene sì, dopo un po’ l'ho dovuto ammettere a me stesso. Coloro a cui sto antipatico hanno ragione, sono solo un altro stronzo che avendo avuto la fortuna di avere un corpo abbastanza forte ha scelto di utilizzarlo per farsi strada. 

Se fossi stato più debole non avrei agito così. Mi sarei nascosto e avrei evitato qualsiasi incarico, con tutta probabilità. Divenendo un parassita per tutta la comunità. 

Comunque, l'ho accettato. Non mi importa molto in fondo della comunità in sé, per quanto sia la mia casa. Piuttosto mi importa del luogo in sé e di alcuni singoli individui.  

Darei la vita per alcuni di loro? Forse si, forse no. Onestamente non lo so, ma per ora mi limito a cercare di mantenere la mia posizione. Magari non ho neanche del tutto rifiutato la possibilità di diventare un overlord. 

Eppure, nonostante tutto, in certi casi mi sembra di prendere a cuore la comunità di per sé, ma per quello che non è.  

L'ho capito totalmente pensando a quei 4 ragazzi, in particolare a lei, che non è più qui. 

Questo posto sarebbe migliore, se prendersi cura della comunità significasse preoccuparsi di ogni singolo individuo come fosse la comunità. 

Questo non significa che Fergus sia egoista, tutt'altro. 

Il problema è solo mio. Semplicemente non tollero il sacrificio. 

* 

Questi miei pensieri vengono interrotti dal brusio del locale, e girandomi mi accorgo che si è riempito parecchio. 

Girando con gli occhi tra i tavoli non vedo Mantis, che probabilmente sarà a casa, ma quasi tutti gli altri sono presenti. 

Il mio sguardo viene catturato da Silk che mi accorgo avere la mano alzata nel tentativo di attirare la mia attenzione. 

Mi fa allegramente cenno andare là e sedermi insieme a lei su quel tavolo da 3 persone, ma solo lei vi è seduta. Mentre sulla sedia vicino a lei noto una giacca, simbolo di assenza. 

Mi alzo e vado da lei. Nel mentre, giro con lo sguardo per il locale, e non posso non apprezzare la tranquillità che nasce dai suoi colori, insieme alla musica blues di sottofondo, che fa quasi percepire il tempo come se scorresse più lentamente. 

Continuando a esplorare con lo sguardo noto lo stesso fermento tranquillo di ogni sera. In generale non è un pub rumoroso, e i demoni vengono perlopiù qui per rilassarsi, anche quando si beve. Ma non durante le feste. In quei momenti rilassarsi è impossibile.  

Guardandomi intorno noto ad un tavolo Antiger, solo come sempre intento a fumare. È un demone formica, nello specifico della famiglia delle euspinolia militaris. Il suo aspetto appare minaccioso, ed è un guerriero temibile, ma allo stesso tempo è molto tranquillo. Continuando a girare noto le solite facce conosciute, ma 4 in particolare risaltano tra gli altri. 2 coppiette per essere precisi.  

Ad un tavolo, c’è una coppia di ragazzi che scherzano amorevolmente fra di loro, e ad un altro tavolo per 2 un’altra coppia. È un tavolo basso, con i cuscini al posto delle sedie, e ci sono ragazzo e una ragazza, e lui è quasi mezzo addormentato sulle gambe di lei. 

Le 2 coppie mi inteneriscono non poco, anche se non lo do a vedere, ma mi ha sempre affascinato molto il fatto che anche qui all'inferno, pur essendo tutti delle anime dannate molti riuscissero a sviluppare un rapporto amoroso con altri demoni. In qualche modo, vederli mi trasmette speranza. E anche se i giorni passano non smetto di stupirmene. Ogni volta, anche nei momenti peggiori, riescono a strapparmi un sorriso. 

Giungo ad un passo da Silk, che saluto con un gesto della mano. Ottenendo da lei una risposa veloce. 

« Hey Silas! dove sei finito ultimamente? Ti vedo molto di rado qui al locale dopo la storia del carico » mi saluta con il suo solito sorriso allegro che trasmetterebbe positività anche ad uno zombi. 

« Non mi sono mai mosso da qui a dire il vero. Basta bussare alla mia porta » le dico con naturalezza. Sa quello che è successo durante la consegna del carico. Deve aver intuito che il motivo della mia assenza è quello.  

«Perché non me ne parli un po'? Mantis lo fa sempre » appoggia i gomiti sul tavolo, unendo le mani, per poi poggiarvisi con il mento. Facendosi avanti verso di me con un sorriso curioso e rassicurante. 

Rispondo con una risatina « Purtroppo non sono come Mantis che riesce a guarire sé stessa da qualsiasi cosa parlandone con naturalezza. E poi, credo che ti passerebbe l'appetito » 

« Andiamoo… » gonfia le guance in un finto piagnucolio. Mentre si fa ancora più avanti verso di me. 

Mi rassegno un pochino « Va bene. Ma non oggi. Non ora, non qui.» le dico ridacchiando. 

Alza allegramente le mani con fare vittorioso. « Hey senti, vado a prendere del Nuv. Tu non ne vuoi? Offro io » mi dice alzandosi leggermente dalla sedia. 

« Grazie. Solo nectar per me » le dico sorridendo 

« Uuuu andiamo! Tu e Mantis vi limitate troppo sullo svago quando si tratta delle bevande. Non vi ho mai visto toccare un alcolico! » 

« E guarda caso io, e Mantis, siamo gli unici che non si fanno mai prendere di sorpresa » le dico con un sorriso vittorioso. 

Alza scherzosamente il dito medio gonfiando le guance in una finta smorfia. E rispondo facendo a mia volta il medio, ma usando il pungiglione centrale tra le nocche invece del dito. 

Ride in risposta, mentre si gira, dirigendosi da Fergus. 

Mi fa piacere che voglia offrirmi del Nuv, ma non amo l'alcol in generale, e non solo per gli insegnamenti di Mantis.  

Il Nuv è un acronimo che indica un alcolico che distilliamo qui al Babylon Nest, e a differenza del nectar non ha molto valore e non è richiesto. Piace perlopiù ai demoni della nostra specie, e per prepararlo basta fermentare polline e nettare dei fiori insieme al succo dello zucchero di canna. Non ha un procedimento particolare e segreto come il nectar. 

Scacciando dalla mente queste informazioni su bevande che non consumo sposto la mia attenzione su Silk.  

La vedo camminare verso il bancone, e indossa sempre il suo solito outfit.  

Lei è un demone baco, nello specifico un Bombyx Mori, un baco da seta, e se dovessi scegliere direi proprio che è la ragazza più bella che ho visto da quando sono arrivato all'inferno. 

È piuttosto bassa, e di corporatura esile. 

Mentre cammina verso il bancone non posso non apprezzare il suo solito outfit, che risalta con lei ad ogni suo movimento.  Da dietro posso vedere solo il suo cappotto, che la copre quasi per intero. Sembra fatto di lana, ma in realtà è seta prodotta da lei. 

Silk ha la capacità di generare e scagliare dei fili di seta dalle caratteristiche piuttosto particolari in base all’intensità e alla concentrazione delle sostanze che la compongono. Sostanze prodotte dal suo corpo. 

La sua fibra non è dura, ma anzi è molto elastica, talmente tanto da far rimbalzare un proiettile fino a rispedirlo al mittente. E infatti Silk si sostenta principalmente fornendo la sua seta a Fergus, che la utilizza per assemblare i giubbotti antiproiettile con cui ci equipaggia in determinate circostanze.  
Ne ho provato uno una volta, ed è devastante. Se ti colpiscono con quello hai la sensazione di essere trapassato comunque dal proiettile. Come se uscisse dall’altro lato del tuo corpo, ma la morbidezza e l’elasticità di quella seta fa sì che ciò non accada. E il proiettile rimbalza tornando indietro ad una velocità 3 volte superiore a quella iniziale. 
Silk mi raccontò anche di come possa produrre una variante della seta molto più dura, che comunque, non perde la sua elasticità, e le consente di creare sul momento delle fruste devastanti capaci di spellare i nemici. 

È una brava ragazza, e la sua dolcezza può portare a sottovalutarla, ma in realtà è tra i demoni più forti qui al Babylon nest. È anche un’abile ladra, ma non è la sua specialità. 

Si gira al bancone per urlare nella mia direzione « Silas!!! Che nectar devo ordinare?? » 

Esco dai miei pensieri e le rispondo « Giallo. Ne ho le palle piene di quello verde. E assicurati che non sia quello di Fergus » 

Accoglie la mia risposta ridendo. « Hai sentito Fergus? » 

Il diretto interessato non contento ci guarda entrambi con un finto sguardo seccato. 

« Devi perdonarmi Fergus! È l’influenza negativa che Mantis ha su di me! » 

Con questa mia risposta anche Fergus si mette a ridere, facendomi un cenno di pace con la mano. Anche Silk continua a ridere, mentre è rivolta verso di me. 

In quel momento ho una visione completa di ciò che indossa. 

Ha degli stivaletti neri con un leggero tacco, e lasciano la caviglia scoperta, sulla quale, come un serpente, segue un filamento di pelle nera che si arrampica fino diversi centimetri sopra la caviglia. 
Le gambe esili sono coperte da delle calze di colore bianco, come la sua pelle, e più in su, indossa una gonna nera con un leggero spacco sul lato sinistro, che a detta sua, serve per aumentare la sua mobilità. 
Indossa sulla parte superiore una camicia bianca, molto sbottonata che lascia intravedere che sotto di essa indossa una maglietta a rete attillata, di colore nero, e un reggiseno nero a fascia. 
Il suo volto ha dei lineamenti molto leggeri. Non è un volto pieno, al contrario, ma non eccessivamente al punto da renderlo spigoloso. 
È completamente bianca in volto, e copre le labbra con un rossetto di un leggero rosa, mentre gli occhi, privi dello spazio distinto dalla pupilla, sono completamente neri, come quelli di un insetto. Non so perché, ma li trovo particolarmente graziosi. 
I suoi capelli come le labbra sono l’unica cosa che, come colore, si stacca dal corpo. Naturalmente sono bianchi, ma usa spesso tingerli di vari colori. Oggi sono di un rosso delicato, e in generale lo alterna con colori simili e non si discosta molto da quello, variando tra il giallo, l’arancio e il rosso. 

Non so da quanto tempo sto qui a fissarla, ma lei, rivolta verso di me, deve essersi accorta che la mia attenzione sta ricadendo totalmente su di lei, perché mi sta guardando con un sorriso seducente e provocatorio. 
Distolgo lo sguardo come fosse la cosa più naturale del mondo e aspetto tranquillamente che torni al tavolo. 

 Nel mentre il mio sguardo ricade sul locale, e noto in lontananza Razor che come sempre si circonda di qualche bella ragazza insetto, e a volte anche di qualche ragazzo. 
È seduto su uno dei divani vicino alla finestra che sporge sul giardino pensile del locale. Tiene tra le braccia 2 ragazze su entrambi i lati, mentre tiene nelle mani un bicchiere. Di fronte a lui, altre 3 ragazze, che lo ascoltano con un sorriso stampato in volto mentre lui parla allegramente. 
I nostri sguardi si incrociano, e sorridendomi alza il bicchiere. Ricambio il sorriso, per poi spostare lo sguardo, che questa volta, cade su un individuo di cui non ho alcuna simpatia. 

È seduto al suo tavolo, con una gamba sopra l’altra, e le mani occupate a giocare con un’enorme moneta che gira agilmente tra le sue dita senza cadere a terra. Amon, la scolopendra. Appartenente alla specie scolopendra giantea, rappresenta perfettamente quel tipo di persona da cui è meglio stare alla larga. È spietato, ma nonostante questo non ha mai raggiunto i piani alti, e infatti non viene considerato neanche lontanamente tra i demoni più forti. È invidioso, e per completare i suoi incarichi non si fa mai alcuno scrupolo. Getterebbe sua madre da un dirupo pur di diventare un overlord.  
Il suo aspetto è terribilmente minaccioso, e per quanto mi riguarda è piuttosto difficile definirlo bello. Nasconde parte del suo corpo sotto uno spolverino, e parte del suo corpo è nascosta da alcuni vestiti pesanti rafforzati con i tessuti generati da Silk. 
Le parti visibili del suo corpo, come il collo, presentano quella tipica corazza marrone delle scolopendre, da cui spuntano degli spuntoni di colore giallo, mentre il suo volto è umano, ma solo di forma, mentre la composizione risulta corrazzata come il collo. 
È dotato anche lui di un potente veleno, ma non è potente come il mio, anche se da quanto mi dicono è molto doloroso. 
Fornisce tutt’oggi il suo veleno a Fergus, ma da quando sono arrivato io sembra in qualche modo invidioso verso di me, e i motivi non sono difficili da comprendere. 

Le persone sedute al tavolo con lui pur essendo più rassicuranti non si discostano molto, e non mi sono mai piaciute. 

Mi libero di questi pensieri e sposto lo sguardo verso la finestra, guardando il giardino pensile. 
È mia abitudine guardarmi intorno per capire chi mi circonda, ma non mi piace soffermarmi negativamente sulla gente che ho intorno. 

Per fortuna in quel momento ricevo una pacca sulla spalla da Silk, che mi fa uscire da questi pensieri. 

« Sempre con la testa fra le nuvole eh? » Mi dice scherzosamente guardandomi dall’alto, essendo ancora in piedi. 

« Mi piace guardarmi intorno quando sono qui. I colori del locale mi trasmettono tranquillità » 

Emette una risatina in segno di approvazione e si siede appoggiando sul tavolo un vassoio di legno con le nostre bevande, delle barrette di nettare e della frutta secca. 

Nel mentre il mio sguardo ricade vicino la giacca sulla sedia vuota. « Silk stai aspettando qualcuno? Non ho potuto fare a meno di notare la giacca »  

« Silas ti prego... chiamami con il mio vero nome » mi dice con un volto scherzosamente implorante. 

« Giusto, scusami, Rachel » 

Mi sorride per poi rispondere « è la giacca di Lilian, ma è uscita a prendere un po’ d’aria sul giardino pensile » 

« Aaaa, ok » mi limito ad annuire 

Metto mano alla mia tazza di nectar, sorseggiandolo lentamente. Nel mentre Rachel sta sgranocchiando della frutta secca. 
Di solito cerco di non incrociare il suo sguardo quando non ho nulla da dire. Tende sempre a sorridere in risposta al minimo sguardo, soprattutto con me, e la cosa mi generà un certo imbarazzo, soprattutto quando non so come rispondere. 

« Come sta Mantis? Se vedo poco te vedo ancor meno lei » rompe improvvisamente il silenzio. 

« Mantis è a casa. Di solito non fa che lavorare nell’armeria. Anche se non sembra la morte della ragazza ha scosso un po’ anche lei, solo che non essendo una piagnuiocolona, come me del resto, cerca i far fronte a queste cose lavorando di più. Negli ultimi giorni non ha fatto altro » faccio una pausa, spostando le braccia dietro la mia testa. « Mi chiedo però per quale motivo viene toccata solo dalla morte di ragazze » 

« Forse coltiva segretamente una misandria radicale » mi dice scherzosamente Rachel mentre assume un tono da narratrice di storie di fantasmi. 

Ridacchio « Se così fosse allora sarebbe dovuta stare alla larga da me » 

« È qui che ti sbagli, perché la prima volta che ti ho visto ricordo ancora che a guardarti da dietro sembravi una ragazza » 

Ridiamo entrambi. 

« Sembro davvero una ragazza? » Le chiedo ridendo. 

« A volte » conclude con un ghigno malefico, mentre sorseggia del nuw dal suo bicchiere. 

Rispondo come una smorfia come a giurare vendetta, e nel mentre spunta da dietro di lei un braccio rosso che si poggia sulle sue spalle. 

« Eccomii! Scusa se ti ho fatto aspettare » Lilian si presenta allegramente al tavolo e il suo sguardo cade subito su di me « Hey, ciao Silas! » 

La saluto con la mano e un sorriso, mentre intanto prende posto vicino Rachel. 

Lilian è la migliore amica di Rachel. È molto simile a lei, una persona allegra di cui ci si può fidare. 
Non viene molto spesso al Babylon Nest, perché ha scelto di mantenersi lavorando all’esterno. Nello specifico nel settore della prostituzione. A differenza di altri, pur essendo da molto tempo all’inferno non si è mai abituata al sangue. 

Una volta ebbe un problema con un demone che rivendicava il diritto sul territorio dove si trovava la casa in cui lavorava, e stava seminando il panico nella zona. Così, Lilian ci chiese di fare qualcosa, e così io e Rachel ci precipitammo a eliminarlo prima che potesse far del male a qualcuno. 
Fu una giornata memorabile. Lavorare con Rachel è piacevole e mostriamo una certa sintonia, soprattutto in combattimento. Lei immobilizza i nemici con i suoi fili di seta, e io li avveleno senza problemi. Non è neanche necessario sprecare proiettili. 

Non ho capito a quale specie di insetto appartenga Lilian, ma la sua pelle è rossa, con una folta pelliccia che circonda il suo collo. La sua corporatura è snella ma al contrario di Rachel è molto formosa. Non si può dire che non sia una bella ragazza, ma non incontra i miei gusti. 

Si siede, accavallando le gambe, una sua abitudine standard. Nel farlo prende delicatamente il suo drink, bevendolo allegramente. 

Tolta la bocca dal suo bicchiere mi guarda « Mi sembri un po’ giù di tono ultimamente » 

Rispondo con un accenno di risata malinconica « Diciamo che ho affrontato qualcosa che non avrei dovuto sottovalutare » mentre rispondo bevo un sorso di nectar. 
Non mi stupisce che non sappia. Passando poco tempo qui al Babylon Nest non saprà nulla di questa storia. 

Mentre guardo verso il mio bicchiere mi accorgo che Lilian si sta sporgendo verso di me con uno sguardo molto provocante « Se ti senti un po’ giù potrei aiutarti a rivitalizzarti un po’. Me la cavo con queste cose » 

Ingoio di colpo il nectar che avevo ancora in bocca e le rispondo « Grazie dell’offerta Lilian, ma non penso sia necessario » cerco di forzare una risata per nascondere l’imbarazzo. Vedo che anche Rachel sta ridendo, ma sembra anche lei imbarazzata. 

Nel mentre Lilian indurisce il colpo « Sicuro sicuro? » si sforza di rendere la sua voce più provocante « La prima volta è sempre gratis, lo sai? » 

Cerco di scappare da questa situazione dando una sfumatura seria alla mia risposta. « Non è necessario, davvero. Grazie » senza volverlo metto una punta di malinconia nel finale. 

Lilian si allontana mettendo leggermente avanti le mani, come per scusarsi. « Perdonami, forse ho calcato un po’ troppo la mano » 

Le faccio cenno con la mano come per dirle di non preoccuparsi. È una brava ragazza, e mi ha fatto la sua offerta con le migliori intenzioni. 

Riprende il discorso prendendo affettuosamente la sua amica fra le braccia. « Ma si dai. Non hai bisogno dei miei servizi. Dopotutto... per quello ci penserà Rachel prima o poi » dice scherzosamente. 

Mi sforzo di non sputare il nectar che ho in bocca, e nel mentre, alzando lo sguardo con cautela noto che Rachel sta gemendo imbarazzata, stringendosi nel suo enorme cappotto bianco, mentre Lilian le sta scherzosamente con il fiato sul collo. 

« Lilian ti prego! » Gridiamo io e Rachel all’unisono in una finta, scherzosa disperazione. 

La situazione è imbarazzante per entrambi, perché anche se non lo ammettiamo io e Rachel troviamo un certo fascino l’uno nell’altra. O meglio... Nel mio caso è così, e sono abbastanza sicuro che Rachel ricambi la cosa. E tutti sembrano averlo capito da tempo. 

Lilian in risposta ridacchia tornando al suo posto e riprendendo a bere il suo drink. 

* 

Passano 5 minuti, e dopo qualche chiacchiericcio di poco conto si unisce a noi una quarta persona. Razor, che appoggia affettuosamente le mani sulle spalle di Lilian. 

« È da un po’ che non ti vedo » Dice Razor rivolgendosi a Lilian.  

Lei allunga una mano dietro di lei, portandola sensualmente al collo di Razor « Sei tu che dovresti chiamarmi più spesso forse » risponde con tono seducente. 

« Potrei » Dice Razor guardandola maliziosamente. Ma poi, subito dopo rompono lo sguardo, e Razor guarda me. 

« Tutto apposto BB? » 

Sorrido facendo sì con la testa. E Razor non fa ulteriori domande.  

Dopo ciò non passa un altro minuto e veniamo interrotti all’improvviso. 

 Fergus viene da noi, chiamandoci con un tono molto serio. 

« Ho bisogno di voi! Alla svelta. È importante » ci dice indicando con la testa i giardini pensili. 

Io, Razor e Rachel ci guardiamo, diventando seri.  

Io e Rachel ci alziamo, e insieme a Razor ci dirigiamo verso la finestra, lasciando Lilian al tavolo. 

Camminiamo finché non varchiamo la soglia della finestra, e la brezza serale dell’inferno ci investe in pieno. 

Fergus ci fa strada e arriviamo alla fine della terrazza dove possiamo guardare meglio, e ci indica sulla strada un punto specifico non molto distante dal nostro edificio. 

« C’è un attacco in corso. O meglio, un tentativo » ci dice Fergus 

Tutti quanti ci attiviamo, pronti a qualsiasi ordine. 

« Come fai a saperlo? » chiede Razor. 

« Una comunicazione da uno dei nostri che stava sorvegliando il territorio. Giusto un edificio più avanti. È un gruppo di Imp. Quei roditori senza cervello pensano di poterci attaccare sfruttando la notte! » Con l’ultima frase Fergus ride di gusto. 

« Cosa vuoi che facciamo? » Chiede Rachel mentre si toglie il cappotto dalle spalle. 

« È solo una precauzione, forse non dovrete fare nulla »  

Siamo tutti e 3 perplessi. Ma capiamo nel momento in cui tira fuori un fucile da cecchino e 3 binocoli, che distribuisce a Razor e Rachel, mentre nelle mie mani mette il fucile. 

« Fammi vedere come spari ora Silas. Non ti ho mai visto in azione »  

« I fucili non sono la mia specialità. Lo sai vero? » 

« Mantis ti ritiene un buon tiratore, e questo per me è sufficiente. Inoltre finirà tutto molto velocemente fidati » 

« Che vuoi dire? » interviene Rachel. 

« Vuoldire che basterà ucciderne uno. E questo scaccerà gli altri. C’è un nuovo tipo di dardo caricato nel fucile. Diciamo che ho apportato chimicamente qualche miglioramento al veleno di Silas » 

« Allora spero che il costo di produzione sia basso. Perché non mi assumo responsabilità per un colpo a vuoto » dico sistemando il calcio del fucile sulla mia spalla, mentre gli altri, armati di binocolo puntano contro il gruppo di Imp. 

Punto anch’io nella direzione indicata da Fergus, ed effettivamente, sono visibili sulla strada almeno una decina di Imp armati con degli enormi coltelli. 

Hanno anche degli enormi zaini caricati sulle spalle, e qui in zona non c’è molto da rubare, se non il nectar. Quindi probabilmene Fergus ha ragione, sono qui per noi. 

« Avanti ragazzo. Spara » Fergus mi dice con calma. 

Localizzo un Imp accovacciato e allineo le mire. Premo il grilletto, e il rinculo del fucile si fa sentire mentre il dardo lascia la canna.  
Non ha fatto rumore, perché sulla canna è installato un silenziatore. 

Colpisco il bersaglio, che riesco a osservare tenendo l’occhio sul mirino. 

Si toglie il dardo dal braccio, ma questo non sembra bastare. Inizia ad avere le convulsioni e fin qui nulla di nuovo, perché è un sintomo che ho visto più volte sui bersagli che ho avvelenato. Ma c’è qualcosa di strano, perché aumentano d’intensità, ad un livello che non ho mai visto. La sua testa in particolare sta tremando in una maniera innaturale, come se da un momento all’altro dovesse esplodere. Come una pentola a pressione. 
Poi, smette di tremare, e come se avesse la rabbia inizia sbavare copiosamente, solo che, la sua saliva è arancione. 
Pochi secondi e lo stesso fluido fuoriesce dai suoi occhi, e cade a terra. Continuando a tremare.  

I suoi compagni scappano via terrorizzati, lasciando cadere le armi. 

Per quanto possa essere efficace, risulta ai miei occhi sconvolgente e non necessario. 

Tolgo l’occhio dal mirino e mi rivolgo a Fergus, che soddisfatto, sta ridendo. 

« Non penso ci sia molto da ridere Fergus » 

Non perde tempo a rispondermi « Di nuovo con queste dimostrazioni di etica ragazzo? Ti devo ricordare dove ti trovi per caso? » Il suo tono non è severo, ma parla come se volesse indicarmi l’unica via percorribile. 

« Fergus quella roba che ha appena bruciato dall’interno quell’essere viene dal mio corpo! Se permetti mi turba un po’ la cosa » dico con decisione « Mi sento quasi un po’ responsabile, anche per le vite che non sarò io a falciare  » 

Guardo verso Razor e Rachel, ed effettivamente anche loro sembrano turbati da ciò che hanno appena visto. 

« Non voglio essere ipocrita. Ho ucciso molti esseri da quando sono qui, e in modi simili. Ma questo è troppo. Mi sembra puro sadismo » 

« Ragazzo... è proprio per evitare inutili sofferenze che ho sintetizzato questa variante del veleno » 

La cosa mi rende perplesso. Ma aspetto che mi spieghi cosa vuole dire 

« La minaccia di un'arma è morto più efficace del suo stesso utilizzo. Abbiamo falciato dolorosamente quell’essere, è vero, ma i suoi compagni ora non torneranno. E spingeranno altri gruppi a non provarci nemmeno. Purtroppo, però, tutto questo richiede un sacrificio » 

Non posso non notare come Fergus stia effettivamente mostrando in qualche modo di essere cosciente di quanto ciò che abbiamo appena fatto rasenta la più totale mancanza di umanità. E stupisce soprattutto perché la vittima in questione era un imp. Fergus odia gli Imp, con tutto sé stesso. 

Inizia a tornare dentro, dopo avermi richiesto indietro il fucile. 

Si gira « Vieni con me dopo, quando il locale si sarà svuotato, e ti mostrerò una cosa » 

Detto questo, rientra dentro il pub. 

Dopo ciò sento una mano sulla mia spalla. 

Mi giro per incontrare lo sguardo serio e apprensivo di Razor. 

« BB, non possiamo preoccuparci di tutti. Soprattutto qui all’inferno. In particolar modo quando qualcuno vuole ammazzarti » 

Non rispondo. Ciò che dice è vero. Questo posto non è la terra. Normalmente sulla terra se gli Imp rappresentassero dei criminali di periferia non ci si limiterebbe a contrattaccarli.  
Ci si concentrerebbe anche sul comprendere l’ambiente in cui sono cresciuti, l’ambiente che crea l’individuo. Così da mettere in atto degli interventi adeguati volti a migliorare la loro condizione. Migliorando di riflesso anche l’intera società. In tutto ciò però, si riconoscono anche i rischi che questi individui possono rappresentare per la collettività.  
Ho sempre vissuto un conflitto con queste idee. Dobbiamo impegnarci per rendere il posto migliore, salvare tutti. Tutti gli individui hanno gli stessi diritti davanti alla legge. Già.. La legge.. Qui non c’è una legge. 
Però, in tutto questo, alcuni individui inevitabilmente periranno sotto il malcontento di questi criminali. 
Esattamente, queste vittime cosa rappresentano? Forse, purtroppo, una sorta di sacrificio. 

Razor mi sorride e torna dentro il pub. 

Rachel invece non ha ancora parlato. È lì, e sta guardando verso l’orizzonte. 

Mi avvicino, e lei lo nota. 

« Sai Silas, la notte qui all’inferno è il momento della giornata che preferisco » 

È proprio da Rachel. Cerca sempre di scacciare i pensieri negativi in questo modo. 

« Ah si? Piuttosto inusuale come scelta, dato che è anche il momento della giornata in cui rischi di essere ammazzati aumentano drasticamente » 

« Si questo è vero. Però vedi, quando ti trovi qui, in alto, lontano da tutti i pericoli, e guardi all’orizzonte... » fa una pausa « Tutto sembra così tranquillo. Se chiudo leggermente gli occhi mi sembra quasi di essere ancora nel mondo umano » 

Forse ha ragione. A ben pensarci, in questo momento si respira un'aria di tranquillità che raramente si può sperimentare qui. 

« Forse hai ragione, ma questo vale quando non ci sono esplosione per le strade a causa degli scontri » le dico in tono scherzoso 

Ridacchia in risposta « Quello era ovvio dai! » 

Si gira e si avvicina a me. 

Siamo molto vicini, giusto a pochi centimetri l’uno dall’altra. Mi guarda in viso dal basso verso l’alto. 

Assume un sorriso tranquillo, prima di parlare. « Torniamo dentro? » il suo tono di voce è rassicurante, e trasmette la stessa tranquillità data dall’aria che tira qui fuori. 

* 

Si è fatto tardi, e il locale si è svuotato. Razor è sparito insieme a Lilian senza che neanche ce ne accorgessimo, mentre Rachel mi ha salutato poco fa ed è tornata nel suo appartamento. 

Nel locale ci sono un numero di persone che può essere contato sulle dita di una mano, compresi me e Fergus, che è ancora al bancone intento a pulire. Prima ha detto che deve mostrarmi qualcosa. 

Non volendo aspettare troppo mi sono messo a sparecchiare i tavoli, e ho portato i vari vassoi a Fergus, poi sono tornato ai tavoli per dar loro una pulita.  

Fergus sta mettendo via il tutto sotto il bancone, non dovrebbe volerci molto. 

Nel mentre mi giro per il locale per guardare chi è rimasto. C'è ancora quella coppietta di prima, ma ora il ragazzo è sveglio ed è in procinto di lasciare il pub insieme alla ragazza. 
Dall’altra parte invece, c’è sempre Antiger, stavolta intento ad affilare un coltello.  

Sento dei passi dietro di me, e girandomi vedo Fergus. 

« Vogliamo andare? » 

Faccio cenno con il capo per dirgli che sono pronto. 

E così mi fa strada verso l’uscita del pub. 

Apre la porta sui corridoi nell’edificio. Varco anch’io la soglia del pub, e chiudo la porta alle mie spalle. 

Fergus si incammina, e io lo seguo. 

La nostra camminata è silenziosa, e non parliamo. Nel mentre, come ogni volta che passo per questi corridoi, mi limito a girare la testa qua e là, a volte fermandomi con lo sguardo per ammirare la composizione del corridoio.  
A volte sono presenti delle piccole statue nelle varie scavature presenti nel muro. I cui marmi di tanto in tanto variano, anche se in buona parte si tratta di malachite. 
La mia attenzione cade quasi sempre in particolare sulle statue religiose, la cui presenza mi stupì da subito, anche se non le notai nei primi giorni. 
Statue del Buddha, crocifissi, ma a volte anche statue di demoni orientali, i cosiddetti oni, o anche delle statue del bafometto, che ormai viene associato da tutti alla figura di Satana, l’imperatore di questo luogo dimenticato da Dio. 

Dopo un po’ decido di rompere il silenzio proprio per porre a Fergus una domanda sulla questione. 

« Senti Fergus, per quale motivo i demoni dovrebbero appendere alle loro porte questi idoli? » 

Si gira leggermente per guardarmi. 

« Voglio dire... siamo all’inferno » continuo. 

Fergus fa un sorriso stupito. « Nessuno si era mai posto questa domanda sai? Eppure la risposta ce l’hanno più o meno tutti ragazzo » Verso l’ultima frase il suo tono si è fatto più serio. 

Continua « Semplicemente molti sono ancora legati alle usanze che avevano quando erano in vita. E posso dedurre che molti di loro non accettino il loro infausto destino. Magari si aspettavano il paradiso. 
Molti non hanno ancora perso la speranza di raggiungerlo sai? » 

« Si lo so. Mantis mi aveva accennato al fatto che è pieno di lettori accaniti della bibbia e della divina commedia » 

« Su questa questione devi chiedere a Mantis. È lei la dottoressa in letteratura, ma posso dirti che qui da noi i letterati fanatici sono pochi, e tu e Mantis siete fra di loro » 

Vero, però né io né Mantis leggiamo la bibbia. 

« Piuttosto ragazzo. Sono io che dovrei farti delle domande » 

Annuisco a voce come per dirgli di chiedermi senza problemi. 

« Come ti trovi qui? Mi sei sembrato apposto fino a poco tempo fa e non te l’ho mai chiesto, ma dopo l’ultimo incarico ti vedo più moscio » 

Non posso dargli torto. 

« Non ne vedo il motivo poi. Sei uno dei più forti qui, e grazie al tuo incarico ricevi da me una somma di denaro niente male per un novellino. Vedo anche che hai molti amici, mi sembra addirittura che tu e Silk vi ronziate intorno a vicenda » 

Ciò che dice è vero, ed effettivamente è normale che a primo impatto io possa sembrare qualcuno che non ha motivo di lamentarsi. 

« La fai molto facile se pensi che soddisfare i bisogni primari sia sufficiente per non perdere la testa. Soprattutto quando sei qui all’inferno » 

Emette una lieve risatina. 

« Se è per la ragazza che è morta durante la missione allora dovrai farci l’abitudine. Sei stato fortunato a sperimentarlo solo una volta in questi pochi mesi » 

« Forse potremo lavorare meglio per evitare che queste cose accadano » Gli rispondo cercando di essere moderatamente provocatorio. E la cosa sembra funzionare, perché l’aria cambia. 

« Spiegati meglio ragazzo » 

« Quei 4 ragazzi che hai mandato a prendere il carico non erano il team più adatto, ne abbiamo già parlato. Avremo potuto rimandare la consegna. Avremo evitato le imboscate se avessi mandato me e Razor » 

Anche se non mi guarda mi sforzo di indurire anche la mia espressione. 

« Con la tua mossa abbiamo perso una persona e anche metà del carico » 

Mi impegno nel sottolineare le sue responsabilità. 

« A giusto. Visto che ti piace vedere quanto ognuno di noi è utile alla collettività ti voglio anche ricordare che quella ragazza che è morta era molto forte. Con un solo colpo è riuscita a fare ciò che io, Mantis e Razor siamo riusciti a fare a malapena tutti insieme » 

Emette una risata soddisfatta prima di rispondermi. 

« Mi piaci ragazzo. Mi sei piaciuto sin dal primo giorno, e ogni giorno mi piaci sempre di più » 

Non è minimamente infastidito dalle mie critiche? 

« Sei molto onesto e le tue analisi non sono niente male, e ne hai di coraggio per criticarmi così apertamente » 

Sembra sincero. 

« Ma meriti una spiegazione. Quel giorno eravate tutti impegnati, e prima riceviamo il nostro compenso dai nobili per le casse di nectar e meglio è. Non potevo ritardare ulteriormente la consegna di un altro giorno. E così scelsi gli unici demoni disponibili che sapevano volare. Quei 4 ragazzi. Per quanto riguarda la ragazza, si, ti do ragione, una grave perdita, ma possiamo sopperire. Per quanto riguarda il carico perso diciamo che è il fattore meno grave. Quel giorno il prezzo del nectar aveva toccato il massimo storico, e il ricavato di quelle 2 casse è stato comunque molto elevato » 

Possibile che non riesca a pensare un po’ di più ai fattori non economici?  
Mi innervosisco leggermente, e lui sembra notarlo. 

« Dimmi ragazzo » il suo tono diventa più serio « Ce l’hai forse con me? Mi viene difficile pensarlo viste tutte le volte che scherzi insieme agli altri sulle mie pessime doti culinarie. E di solito la gente non scherza su chi odia » 

Molto diretto anche lui, ma voglio essere sincero. 

« Dal primo giorno mi sei piaciuto Fergus. Sei senza alcun dubbio un abile leader, ma hai creato in me una certa aspettativa riguardo l’approccio umano che dovremo mantenere mentre gestiamo le cose. E questa non è stata rispettata » 

Devo aver colto nel segno, perché si gira di nuovo per guardarmi direttamente negli occhi, pur continuando a camminare dritto. 

« Spiegati meglio Silas » sento molto interesse nella sua voce. 

« Mi hai parlato di comunità appena sono arrivato, ma a guardarlo meglio a volte mi sembra quasi che tu stia semplicemente cercando di tirare su un impero capitalistico  » faccio una pausa che non viene colta da Fergus per costruire una risposta. 

« Continuo a chiedermi se avrei ricevuto lo stesso trattamento nel caso fossi stato un demone più debole » 

« Non lo avresti avuto » Risponde sinceramente all’istante. 

« Credo di averlo capito già da molto visto che gli altri prendono la metà di ciò che prendo io spaccandosi il culo » 

Con questa mia ultima affermazione si mette a ridere. 

« Silas, ti prego... sì coerente perlomeno. Trovo che sia poco intelligente lamentarsi della mancanza dei privilegi altrui quando tu non sembri molto disposto a rinunciare ai tuoi di privilegi » 

Mi accorgo subito di aver parlato senza pensare. E per quanto detesti ammetterlo, il suo discorso non fa una piega. 

« È bello vero? Hai abbastanza soldi per rifornirti di proiettili, cibo, e non solo. Potresti rinunciare a qualcosa per concederlo agli altri. Ci hai pensato? » 

Perché non riesco a dare una risposta? 

« Comunque sia,  non ho mai detto che questo sistema è perfetto Silas, ma siamo all’inferno. Qui non c’è un welfare. Non posso raccogliere tutte le anime perdute dell’inferno per dar loro una casa. E se dobbiamo accogliere qualcuno questo deve potersi rendere utile. Come hai fatto tu » 

Sento vagamente un tono di gratitudine nell’ultima frase. 

« Grazie al tuo veleno gli attacchi nel nostro territorio sono diminuiti drasticamente. Inoltre, spezzo una lancia totale a tuo favore per ciò che ho detto poco fa.  
Sul discorso di prima ti ho stuzzicato un po’, ma tu fai più di quanto devi, e non serve che rinunci ai tuoi privilegi. TI ricordo che oltre a fornirmi il veleno lavori praticamente gratis » 

Effettivamente.. 

« Ti avevo anche offerto dei compensi, ma li hai rifiutati, e hai sempre affiancato i tuoi compagni, e mi si spezza il cuore quando penso che, anche se di poco, questa cosa ti ha portato anche delle antipatie qui » 

Si, questo vero, e spezza il cuore anche a me. Deve essere per la gelosia, ma il mio modo di lavorare ha portato qualcuno a guardarmi malissimo ultimamente. 

« Comunque, il tesoro non è infinito. Devo in ogni caso regolare i compensi, e inevitabilmente qualcuno prenderà di meno » 

Qui però ho di nuovo da ridire. 

« Prenderò meno può essere un conto, ma prendere una miseria al punto di faticare per arrivare alla fine del mese è un altro. Come nel caso di quei 3 ragazzi superstiti che hanno rischiato la vita » 

Mi mantengo su un tono moderato, ma mi impegno nel fargli notare che qualcosa non funziona. 

« Inoltre sarebbe interessante capire perché Rachel e Mantis prendono la metà di Razor per gli stessi identici lavori » 

Qui non ha tempo di rispondere che giungiamo, a quanto pare, alla nostra destinazione. 

« Siamo arrivati » mi dice aprendo la porta dell’ascensore davanti a noi. 

* 

Entriamo nell’ascensore, e Fergus preme alcuni numeri sul tastierino in un certo ordine, facendomi capire che sta per mostrarmi qualcosa che non tutti possono vedere. 

« Ricorda questa sequenza Silas. 0, 5, 1, 3, 9. In questo esatto ordine » 

Annuisco 

L’ascensore scende, più di quanto pensavo potesse scendere. Nel mentre la mia attenzione ricade sull’ornamento dell’ascensore, fatta in legno, ma con gli angoli rivestiti con della malachite. 
Davanti lo specchio, inoltre, è presente una bellissima statuetta in pietra vulcanica di uno scarabeo rinoceronte.  

Scendiamo per 1 minuto in più rispetto a quanto richiederebbe il tragitto dal Babylon Nest al piano terra, e l’ascensore si ferma su quello che, visto dalla vetrata dell’ascensore, sembra un bunker sotterraneo. 

Fergus apre la porta e scende, facendomi cenno di seguirlo. 

Chiudo la porta alle mie spalle e riprendo a camminare dietro di lui. 

Ci sono diverse porte nel bunker, che per la mancanza di qualsiasi tipo di finestra riesce a trasmettermi una sensazione di claustrofobia. 

« Eccoci! » esclama con gioia Fergus fermandosi davanti ad una porta metallica. « Preparati ragazzo » aggiunge con un certo entusiasmo. 

Onestamente non so se in questo momento a prevalere in me sia la curiosità o la paura per quello che potrebbe mostrarmi. 

Apre la porta, la cui stanza all’interno non è visibile per la mancanza di luce, ma Fergus ci entra comunque rinnovando il suo cenno a seguirlo. 

Non si vede nulla, finchè Fergus dopo qualche secondo non accende le luci, le quali rivelano una stanza completamente bianca piena di scaffali e casse, e ovunque mi giri solo 2 cose si possono vedere su di essi. Armi e proiettili realizzati dal mio veleno. 

« Quindi? Sapevamo tutti che avevi da qualche parte un laboratorio dove costruivi armi e strumenti usando le nostre materie organiche » gli dico senza stupore. 

« Non ho detto che era questo ciò che volevo mostrarti Silas » mi dice all’istante continuando a camminare verso l’interno della stanza, finchè ad un certo punto si ferma davanti ad una cassa. « Eccoli qui. Vieni a dare un’occhiata figliolo »  

Faccio come mi dice e guardando all’interno della cassa noto una serie ordinata di enormi missili messi uno sopra l’altro. Sono bianchi, ma la loro punti è rudimentalmente macchiata con uno strato di vernice arancione, i cui schizzi e colate sono evidenti. 

« Sai cosa sono questi ragazzo? » 

« Ehm.. Missili? » non ci vedo nulla di strano da capire 

Emette una piccola risatina « Mantis mi ha detto che non sei un gran conoscitore delle armi, nonostante la tua abilità con le pistole, quindi non dovrei stupirmi » 

Estrae un missile dalla cassa e me lo porta davanti così che io possa prenderlo. 
Lo lascia cadere sulle mie mani così che io possa esaminarlo. È molto pesante, ed è molto lungo, sarà 1 metro forse. 

« È un missile javelin americano » 

Ora ricordo « è un arma del mondo umano, e sembra molto costosa » 

« Lo è Silas, eccome se lo è. Ma vedi, ora, anche grazie a te, ce li possiamo permettere » mi dice con un tono molto serio. « Ma non si tratta di missili normali. I veri missili Javelin sono stati creati per distruggere i veicoli pesanti dei nemici. Al loro interno ci sono 2 cariche esplosive. Una perfora la corazza del veicolo, mentre la seconda, più potente della prima, frigge i nemici » 

« E fammi indovinare, ci hai aggiunto all’interno il mio veleno vero? » gli chiedo con sicurezza. 

« Prevedibile, ma si. E non finisce qui. Sono dotati di un sistema informatico che segue il bersaglio ovunque vada, ed è questo che li rende letali. Ho depotenziato la prima carica esplosiva, che in realtà è lì solo per scaramanzia, ma ciò che importa è la seconda carica » sorride compiaciuto alla sua ultima frase. « Contiene una dose corposa del tuo veleno trattata chimicamente per diffondersi velocemente nell’aria » 

Anche solo l’idea mi da i brividi. La trovo spaventosa e assolutamente non necessaria.  

« Fergus.. Esattamente, cosa dovremo farcene di un’arma del genere? » gli dico con un tono seriamente preoccupato. 

« Un deterrente Silas, un deterrente » risponde con decisione Fergus « Sai perché esistono le bombe atomiche ragazzo? » 

« Lo sappiamo tutti credo. Sono un modo per scongiurare qualsiasi tentativo di attacco sul nascere. E anche se probabilmente non verranno mai utilizzate l’idea è spaventosa. Una di quelle potrebbe cancellare un continente. Credo » Rispondo insicuro sull’attendibilità dell’ultima frase. 

« Si, effettivamente sono pericolose, soprattutto se finiscono nelle mani delle persone sbagliate, ma stiamo mancando di evidenziare il loro più grande potere » 

La sua ultima frase cattura la mia attenzione. 

« La minaccia Silas. Non è detto che sarai obbligato ad usarle, e se vogliamo neanche a possederle. L’importante è che i tuoi nemici lo credano » 

Il ragionamento ha senso a livello tattico. 

« Quando avrò finito di collaudarli chiederò a te o a qualcun altro di utilizzarne uno, una volta sola. Possibilmente su un bel numero di nemici, così che qualche superstite possa raccontarlo » La sua faccia assume un ghigno malefico, che però non traduce follia, quanto piuttosto determinazione. 
« Dopo questo nessuno oserà anche solo pensare di attaccare il nostro territorio o i membri della nostra comunità »  

L’idea che oggetti del genere potrebbero essere utilizzate per altri scopi mi dà i brividi, e rispondo a tono « Fergus, secondo me è solo una follia inumana. Come quel nuovo dardo che mi hai fatto utilizzare poco fa su quell’imp » Fergus mi guarda come per biasimarmi « Siamo tanti e siamo forti, non ci servono armi per trasformare i nostri contrattacchi in delle strategie di terrore. Dovremo essere migliori di loro » 

« E dimmi Silas, cosa ci sarebbe di umano nell’uccidere un demone facendolo morire di agonia iniettandogli del veleno? » 

La risposta di Fergus mi pietrifica. Fino ad oggi, ho fatto la stessa identica cosa. 

Fergus assume uno sguardo apprensivo « Sei un bravo ragazzo Silas, e questo non ti aiuterà né a proteggere te stesso né chi ti sta vicino » mi dice mettendomi una mano sulla spalla. « Siamo all’inferno. Pensavo che lo avessi capito dopo quello che è successo » 

La sua apprensione però sembra trasformarsi di nuovo in una sorta di biasimo, e in aggiunta emette anche una piccola risata. « Se vuoi fare l’eroe, se vuoi essere il buonista di turno che rifiuterà gli stessi mezzi che i nemici non si farebbero problemi ad utilizzare su di te, sei morto. Morto e sepolto. Tu, e chi ti sta vicino » 

Non so come controbattere, e rimango in silenzio. 

Intanto Fergus fa per dirigersi verso una porta in fondo alla stanza. « Puoi andare ragazzo. Il codice lo hai. Se vuoi provare le armi non devi fare altro che chiedermelo. Ho un poligono di tiro qui sotto. Solo una cosa però! » Si ferma per girarsi di nuovo verso di me. « FInchè i missili non saranno pronti non dire niente a nessuno. Solo a Mantis » sorride con un ghigno « Siete le uniche 2 persone di cui ho piena fiducia » detto questo sparisce dietro la porta alla fine della stanza che si chiude. 

Sono a disagio, e mi sento sconfitto in tutto ciò che credevo fino ad oggi. L’inferno mi ha spinto a diventare più reattivo, ma mai mi ha portato anche solo a pensare di rinunciare all’idea dei diritti umani. 
Forse è stupido anche solo nominare queste due parole. È un concetto nato nel mondo umano, e qui non ha un senso di base, e se applicato il massimo che potrebbe fare è di scatenare l’ilarità nella gente che hai intorno. 

Penso tutto questo mentre esco dalla stanza, dirigendomi verso l’ascensore. Momento in cui questo pensiero viene interrotto quando vedo una stanza chiusa con un enorme cartello di pericolo su di esso. Ma è solo un momento, perché subito dopo torno ai pensieri di prima. 

Nessuno qui ragiona basandosi su queste idee che, radicate nella mia etica come le radici di un albero, filtrano ogni mia azione, anche quando c’è in gioco la mia vita. 
Per la prima volta da quando sono all’inferno, mi sento solo. 

* 

Per tutta la mia camminata dai sotterranei al corridoio verso casa non ho fatto altro che ragionare, nel tentativo di scacciare quei pensieri dalla mia mente, riuscendoci in parte. 

Arrivo davanti alla porta di casa ed estraggo dalla cintura il coltello dal manico storpio, come mi piace chiamarlo. 
Infilo la parte filettata del manico nella serratura e lo giro finchè, con un suono meccanico, la porta si apre. 

Apro le narici e respiro a pieni polmoni, rilevando istantaneamente tramite l’olfatto, il profumo di fiori e polvere da sparo che con il tempo ho imparato ad apprezzare. 

Entro dentro e mi tolgo la giacca, che metto sotto il braccio. 

Salto la trappola da inciampo piazzata da Mantis giusto poco avanti alla porta d’ingresso e mi dirigo verso la stanza centrale. 

Come sospettavo Mantis è ancora sveglia, e la vedo al centro della stanza seduta al tavolo, dove con impegno sta riempiendo dei bossoli con della polvere da sparo. 

« Sei in ritardo » mi dice senza né girarsi nè darmi il tempo di prendere la parola. 

« Fergus aveva qualcosa da mostrarmi » 

« Uh? » credo di aver catturato la sua attenzione « E io che pensavo che ti stessi trastullando tra le gambe di Silk » mi dice pulendosi le mani dalla polvere da sparo, e nel mentre cammino verso di lei. 

« Cosa ti ha mostrato? » mi chiede in procinto di accendersi una sigaretta, che le tolgo dalla bocca con un movimento fulmineo del braccio. 

« Fuma fuori da questa stanza, o rischi di far saltare in aria tutto » le dico con un sorriso provocatorio. 

Mi guarda con uno sguardo seccato che mette in luce la sconfitta, e così, ci dirigiamo verso la cucina. 

Mentre camminiamo glielo chiedo « Perché tutte queste trappole? Ci sono stati casi di irruzione all’interno dell’edificio? » 

« Una volta. Da allora tengo le trappole » 

« E come finì? » 

« 15 Imp morti, per mano mia » dice come fosse la cosa più naturale del mondo. 

« 15 imp??? Sono tantini » 

« Tanti o meno, non sottovalutarli mai » Assume ora il suo inconfondibile tono serio che rivela il suo passato da insegnante. « Gli imp non sono stupidi come molti pensano. E spesso sono abili guerrieri. Qui a penthagram city c’è un gruppo di 3 imp molto temuto che si guadagna da vivere uccidendo. E si spingono fino al mondo degli esseri umani » 

« Non preoccuparti. A differenza di Fergus e altri, non ho mai sottovalutato gli Imp » 

Emette una risatina, e giunti in cucina lei si siede al tavolo, mentre io accendo l’acqua calda per il nectar, ma non prima di averle restituito la sua sigaretta, che non perde un secondo per accendere. 

« Allora, cosa ti ha mostrato quella vecchia lumaca? » 

« Armi letali. Dei missili Javelin con al loro interno una carica del mio veleno, e secondo me è una follia. Non vogliamo di certo una guerra » 

« Fergus non è un tipo che vuole la guerra, ma è disposto a tutto per difendere ciò che gli appartiene » mi dice dopo aver preso una grossa boccata di fumo dalla sua sigaretta. 

« Margaret! » per la prima volta mi rivolgo a lei con il suo vero nome « Se quella roba finisse in mani sbagliate sai cosa potrebbe accadere? » 

« Ogni nostra mossa include dei rischi » mi risponde con calma 

« Vuoi dirmi che tu sei d’accordo con lui? » 

« Dovresti sapere come la penso Silas. Sono neutrale finché la cosa non tocca me e chi ho vicino » 

« ma c’è proprio questo rischio! » 

« Ho detto ‘’finchè’’, e in ogni caso se le armi funzionano è un guadagno che vale il rischio. Più ci temono più ci staranno alla larga »  

« E dei Malum Phalangiorum?! Cosa mi dici di loro? » 

« Quegli aracnidi falliti non sono più un gruppo organizzato. Non esagerare vecchie storie che ti abbiamo raccontato. Tutte le rimanenze di quel gruppo ormai si occupano di qualche crimine di poco conto » sussulta come si fosse ricordata di qualcosa « Oh giusto! Ho detto ‘’crimine’’. Ma vedi, qui non c’è una legge, qui non esistono crimini Silas » conclude Mantis in tono serio, non per schernirmi, ma per avvertirmi. 

Ormai sanno come colpirmi nel profondo. Tutti sanno che cerco forzosamente di conservare un po’ di etica nelle mie azioni. Ogni volta fa male, perché fingo ogni volta che questo sia possibile, pur sapendo nel profondo che ciò è irrealizzabile qui. 

Si alza, e si fa più vicina a me, mettendomi una mano sulla spalla « Di cosa hai paura Silas? » si rivolge a me con un tono tranquillo, come per confortarmi « Hai visto più volte come funziona ormai. Sei stato più volte sbattuto tra un muro e l’altro e ancora ti preoccupi di non infliggere lo stesso trattamento a chi ti percuote?! » il suo tono ora assume una nota molto severa, come il suo sguardo. 

Resto in silenzio per un attimo « Faccio ancora fatica ad accettare questo aspetto di questa nuova vita » le dico sfogando la mia malinconia. 

Lei sospira sconfitta « Un giorno ci farai l’abitudine, ma devi iniziare ad adattarti da subito. Pensa ai tuoi amici, pensa a tutti noi. Pensa a questo posto. Fuori di qui tutti ti saranno ostili. Ti basti pensare questo » 

« Mi ripetete sempre la stessa cosa Mantis, ma non mi aiuta »  

Si siede di nuovo, come sconfitta. 

« Sai, mi sembravi più determinato prima di quell’evento » 

« Perché è in quel momento che ho appreso quanto le vostre parole portassero la verità al cento percento » in quel momento mi ricordo di una cosa « Approposito di quello! » ricatturo la sua attenzione, e nel mentre verso l’acqua calda nelle tazze con dentro la polvere essiccata di nectar. 

« Quel giorno tu stessa mi hai detto di scappare, ma per quale motivo alla fine tu stessa ti sei unita alla battaglia? » 

« Per quella ragazza martoriata senza pietà » mi risponde istantaneamente. 

Rido leggermente « Se fosse stato un uomo ci avresti pensato due volte vero? » le chiedo mentre le porgo la sua tazza con il nectar. 

« Esattamente » risponde in tono normale. 

« Non te l’ho mai chiesto ma... è per quella storia delle ragazze schiave del tuo ex marito? » 

Annuisce. 

« Si. Non mi sono mai perdonata il fatto di non essere riuscita ad aiutarle » 

« Non ho mai compreso la storia per intero. Erano delle prostitute consenzienti no? » 

« Non esattamente Silas. Innanzitutto, erano delle ragazzine molto piccole come ti ho detto » 

La interrompo « Lo so, ho tenuto conto della cosa. La mia era solo una domanda. Sto cercando di comprendere meglio la storia » 

« Non giustificarti! » mi dice ridendo « Lo sappiamo tutti che sei tu il bravo ragazzo qui » mi dice scherzosamente. Per poi tornare seria « Ma vedi erano spesso delle ragazzine che venivano messe nella condizione di prendere quella strada. Spesso si trattava di figlie di profughi » 

« E tu esattamente cosa hai cercato di fare? » 

« Cercai di indicare loro una via migliore, fornendogli le risorse per farlo, anche offrendogli dei soldi per andarsene lontano, ma erano troppo spaventate dalla reazione che avrebbe avuto quel bastardo spietato. Perché se diventavi la sua puttana, rimanevi la sua puttana. 
Se volevano prostituirsi era meglio farlo lontano da lui » 

Ora capisco 

« Inoltre la voce iniziò a circolare, e mio marito reagì di conseguenza » il suo tono assume ora una sfumatura di tristezza. 

« Ed è per questo che qui fai di tutto per aiutare ogni ragazza in difficoltà che ti capita? » 

« Esatto! Quando arrivai qui strinsi un patto con Fergus per ottenere il suo appoggio anche in questo. Pensa anche a questo, quando ti ho visto quel giorno che ti ho salvato dagli angeli, per un attimo avevo pensato che tu fossi una ragazza » mi dice ridendo. 

« Chissà perché non sei la prima persona che me lo dice questa sera » le dico con un tono a metà tra il divertito e il seccato. 

Entrambi ridiamo e sorseggiamo il nostro nectar per diversi minuti, finchè non decido di riprendere seriamente l’argomento di prima. 

« Tornando a quell’avvenimento... » si fa seria e mi ascolta « Vorrei una nuova arma » 

Mantis mi guarda perplessa. 

« Posso benissimo rimpiazzare i colpi veloci di una pistola con le mie capacità fisiche. E vorrei sostituire la beretta con un’arma da fuoco più potente, nel caso dovessi incontrare di nuovo nemici come quello » 

Mantis sembra non capire « Vuoi un cannone? » 

« Qualcosa che sia tascabile ma che possa perforare qualsiasi cosa » 

« Ok, vuoi un cannone insomma » si alza ed esce dalla cucina per andare verso l’armeria, e io la seguo. 

Una volta nella stanza sale su una scala che conduce negli scaffali più alti. 

« Insomma vuoi qualcosa con la capacità di perforare un guscio resistente come quello di quel demone no? » 

« Esattamente » 

« Ci sono degli svantaggi lo sai vero? I proiettili sono più grandi, quindi in automatico hai meno munizioni nel caricatore, un rinculo più potente e quindi meno colpi in rapida successione » scende con delle scatole in mano. « Pensi di saperle controllare? » 

« Imparerò » le dico con decisione mentre appoggio sul tavolo la beretta che mi ha dato nel mio primo giorno all’inferno. 

« Allora... » sistema tutte le scatole aperte sul tavolo. « Questa è una desert eagle, ha con sé 7 colpi, ed essendo una semi-automatica potrai ricaricare velocemente, ma sappi che si rompe e si inceppa molto facilmente. Se si inceppa in battaglia diventa un bel problema, e dovrai spendere un po’ di soldi per sostituire i pezzi » 

« È molto lontana da ciò che sto cercando direi » 

Mantis fa spallucce e chiude la scatola, mentre la sua attenzione si concentra su un’altra scatola aperta. 

« Quest’altra è una ruger. Spara proiettili calibro 45, è molto potente e se ci fai l’abitudine diventa abbastanza controllabile, ma è un revolver, quindi sarà più lenta la carica. E hai solo 6 colpi » 

« Andrebbe bene, ma non mi sembra abbastanza potente » 

« Effettivamente c’è di meglio ma ti romperai il polso per il rinculo » 

« Sono pronto anche a questo » 

Ride mentre chiude anche la scatola della ruger, per passare alla prossima scatola aperta. 

« Questa è una thompson contender. Non scherzo se ti dico che è la pistola più potente mai realizzata, ma hai solo un colpo. Anche se puoi ricaricare abbastanza velocemente con un po’ di pratica » 

Le faccio no scuotendo la testa, e inizio a curiosare con gli occhi tra le varie scatole, finché la mia attenzione cade su una pistola in particolare.  
Mantis se ne accorge. « Quella è una magnum research bfr, è un revolver terribilmente potente e preciso. Spara dei proiettili 45-70, cartucce enormi. Le stesse del calibro più grande di wing-chester » 

Mi avvicina la scatola, e prendo la pistola. È pesante almeno il doppio della beretta e la canna è molto lunga. 

« Ci vorrà un sacco di pratica per usarla come si deve. È come avere un fucile che puoi impugnare ad una mano, ma se ci tieni non ti fermerò » 

Alzo lo sguardo su Mantis e le sorrido « Direi che può andare »  

« Ti costerà parecchio sappilo » mi dice sorridendo maliziosamente mentre raccoglie le varie scatole per rimetterle sugli scaffali. 

« Il denaro non è un problema » 

« Scherzo. Almeno in parte » mi dice mentre riporta sul tavolo un’altra scatola.  

« La pistola devi pagarmela, ma questi te li regalo » poggia la scatola sul tavolo  « Penetreranno qualsiasi cosa » 

Apro la scatola che Mantis mi ha passato, e al suo interno vi sono dei proiettili enormi con una punta piuttosto inusuale a forma di croce. 

« Non so che dire Mantis » 

« Figurati. Avrei anche un altro modello un po’ particolare di quella pistola, ma per metterla in mano ad un pivello come te direi che dovremo aspettare ancora un po’» mi dice mentre riprende la mia vecchia pistola. 

Continuo ad avere tra le mani la nuova pistola, e cerco di impugnarla al meglio per abituarmi al peso. 

« Sta attento a come la usi! Non è una semi-automatica! Ti bruci le dita con i gas di scarico se la impugni nel modo sbagliato! » 

« Non preoccuparti, domani dobbiamo esercitarci no? Potrai spiegarmi tutto sul campo » 

Mantis poggia rumorosamente una scatola, senza girarsi « Vuoi forse darmi ordini pivello? » 

Cazzo.. « No! No no no. Non fraintendermi » 

« E sia! domani andremo sul campo. E ad ogni colpo sprecato ti prenderai un bel calcio in culo da me » 
Mi dice con un tono a metà tra il serio e lo scherzoso che mi impedisce di capire quanto ci sia di vero nelle sue parole. ma in ogni caso, non oso ribattere. 
Dopo ciò si dirige verso la porta. 

« Buonanotte cowboy » 

* 

Rientro nella mia stanza che non è cambiata molto da quando mi trovo qui. È sempre relativamente scarna come abitazione, ma ho riempito gli scaffali con diversi libri che ho trovato o comprato per l’inferno. Alcuni sono di pura provenienza umana, altri invece sono delle copie realizzate a mano qui all’inferno. 

Tolgo dalla cintura la fondina con la mia nuova magnum per appoggiarla sul comodino vicino al letto. 
La pistola pesa il doppio di quella precedente, come il peso che ora mi porto dietro dopo aver preso definitivamente coscienza di essere all’inferno. 

Ripeto spesso questa frase nella mia mente. Forse non ci farò mai l’abitudine. 

Mi siedo sul letto, ma nel mentre sento un tonfo giusto dietro di me, misto ad un odore di calcinacci. Un buco nel muro... di nuovo... 

Mi giro, per incontrare nuovamente quel terrificante occhio, visibile nel buco attraverso il muro. 

« Credevi di esserti liberato di me? Eroe carnefice » Sento di nuovo la voce di quel demone con il suo tono provocatorio. 

« Le tue provocazioni sono molto sterili sai? » 

« Eppure la tua reazione la dice lunga a riguardo » 

Mi metto una mano in faccia e mi accorgo di star sudando freddo. 

« Ahahaha. Vedi? Menti a te stesso. Ma nel profondo ti senti esattamente come ti ho appena definito. Ti piace quando gli altri ti lodano per i tuoi successi, ma nel profondo tu ti senti colpevole per lei, e astutamente scegli di accogliere la prima ma di ignorare la seconda » 

Guardo l’occhio, senza rispondere, e nel mentre sento una presenza alle mie spalle, ma non mi giro. Ho capito di chi si tratta. 

« Allora BumbleBeemon??? Non dici niente? Non sai come rispondermi fors.. »  

Estraggo i miei pungiglioni e li affondo nell’occhio. 

« Come mi sento, cosa accolgo, cosa ignoro, sono cose tra me e me stesso. E non vedo come un morto possa saperne qualcosa » Estraggo il pugno con i pungiglioni. « Ma facciamola molto semplice. Io sono vivo, tu sei morto. Anzi, io esisto tu no. Non più almeno » 

Mi alzo dal letto e mi metto in piedi, senza distogliere lo sguardo dall’occhio. 

« Da una parte forse dovrei ringraziarti. Sei stato tu a ricordarmi definitivamente dove mi trovo. Ma oltre ciò, sconfiggendoti ho anche compreso che per quanto le difficoltà potranno essere ardue potrò superarle con un po’ di impegno e con l’appoggio dei miei amici. Ora sparisci, da fantasma quale sei »  

Mi giro dietro di me per incontrare la sguardo agonizzante della ragazza, rigato dal sangue e con il corpo martoriato dalla testa ai piedi. 

Mi avvicino, e avvolgo le mie braccia intorno al suo corpo nonostante le spiacevoli sensazioni che la cosa mi causa.  
Lei non dice nulla. 

« Mi dispiace per ciò che è successo. Mi dispiace davvero. Non conosco neanche il tuo nome, ma ricordo il tuo volto e il tocco delicato delle tue mani. Ma sai una cosa? Sono stufo di incolparmi » 

Lei emette un sussulto. 

« Sei stata coraggiosa, e il tuo gesto lo porterò nei miei ricordi per sempre, ma fu una tua scelta. E se c’è una cosa di cui sono certo, è che non eri una ragazza stupida. Sapevi a cosa andavi incontro. Ma l’hai fatto comunque. Mi dispiace solo che il massimo che la comunità possa darti sia solo un abbassamento del capo con 1 minuto di silenzio in tuo onore. E mi dispiace ancor di più che a causa di quel demone i tuoi resti sono andati perduti, e non abbiamo neanche potuto darti una sepoltura » 

Mi allontano leggermente, riprendendo il contatto visivo con la ragazza, il cui corpo è ora tornato alla normalità. Le prendo il volto tra le mani. 

« Chissà, forse se fossi sopravvissuta saremo potuti diventare amici, o magari qualcosa di più. Magari non sarebbe durata, o magari si, ma non possiamo bloccare le nostre vite a causa di un dubbio » 

Tolgo le mani dal suo volto. 

« Non sono mai stato una persona credente, e questo posto ha contribuito ulteriormente a farmi ad allontanare da tali pensieri. Ma se oltre questo mattatoio ci fosse altro, allora spero tu abbia trovato in qualche modo un po’ di pace. O comunque la tranquillità nel vuoto » 

Mi giro di nuovo verso il letto. L’occhio è sparito e non c’è nessun buco nel muro. 

« Addio, ragazza senza nome » 

Detto questo, torno al letto, e dopo essermi liberato dei miei vestiti, cerco di trovare un po’ di tranquillità nel sonno. 

 

 

 

A confronto con il resto dell’inferno il Babylon Nest era un vero e proprio paradiso. 
Fu dal primo giorno l’unico luogo dove potevo trovare un po’ di calma, e dove la notte potevo rilassarmi, o almeno provarci, senza dover tenere un occhio aperto. 
Per quanto non amassi e non tollerassi il sacrificio, sentivo che dovevo, e volevo, difendere quel luogo e i suoi abitanti. 
Quando Fergus mi mostrò ciò che teneva sotto l’edificio non riuscii più a dormire come prima. Non che sia mai riuscito a dormire serenamente ogni sera dopo quell’evento, ma vedere quelle armi terrificanti fu il colpo di grazia. 
Se c’era questo piccolo segreto, allora c’era anche la possibilità che ci fossero altri terrificanti segreti da scoprire a riguardo. E purtroppo... avevo ragione. 

   
 
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