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Autore: Nat_Matryoshka    29/07/2022    2 recensioni
“Sei una strega perfetta. Non so se l’hai capito, ma mi hai già stregato a sufficienza, Cunningham.” Le sposta una ciocca dietro l’orecchio, soffermandosi a sfiorare la guancia quell’attimo in più che porta Chrissy a socchiudere gli occhi, godendosi il suo tocco. “Ormai non posso più toglierti gli occhi di dosso.”
[Chrissy Lives AU | Eddie/Chrissy | canon divergence, what if?, post-S4 ]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chrissy Cunningham, Eddie Munson
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Beauty in the pieces
 
 



TW, CW: di nuovo, menzioni di disturbi alimentari e diet talk.
 
 


Estate
 
 


“I want something else
To get me through this semi-charmed kinda life.”
 
 
 

I.
 

Ormai si è così abituata al canto delle cicale che le sembra strano non sentirle più in città, dove gli alberi sono di meno e le auto ne coprono il canto, i motori scoppiettanti che rendono l’atmosfera ancora più calda e pesante. Meno male che non sono poi così tante, e che gli abitanti di Hawkins scelgano di andarsene in vacanza in massa e di liberare le strade non appena le temperature salgono di qualche grado. Che Dio, o chi per lui, li benedica. Ma ogni volta che gli alberi del bosco in periferia la accolgono con il loro profumo di corteccia e di segreti sepolti da secoli, le cicale riprendono a tutto volume e solo in quel momento Chrissy sente di poter respirare davvero, a pieni polmoni.

Le lezioni di chitarra con Eddie continuano anche dopo il diploma, e se sulle prime ogni bugia raccontata ai suoi le sembrava un gioco pericoloso destinato a fallire, ora mentire è più facile, quasi liberatorio. Li saluta rapidamente, con un sorriso preimpostato, e corre verso la biblioteca come avesse le ali ai piedi, senza curarsi del sole che picchia sulla sua schiena, né di chi potrebbe incontrare lungo la strada. Ha una borsa a tracolla con sé, ci ha messo dei libri: cosa potrebbe avere in mente di così terribile e spaventoso? E comunque, alla fine si è diplomato anche Eddie, no? Cosa dovrebbero avere da ridire?
Lo sai benissimo qual è il problema, mormora una vocina cattiva che ogni tanto si fa sentire e che somiglia a quella di sua madre. Cerca di scacciarla scuotendo la testa: Eddie è troppo sincero, troppo schietto. Dice quello che pensa con il cuore in mano, mentre i suoi preferiscono seppellirlo in un angolo del loro essere, il cuore. Sono talmente abituati a ragionare per apparenze che non li ha mai visti davvero felici, o prendere una posizione diversa da quelle che ci si aspetta da loro. Abiti costosi, cene di classe, l’abito più elegante per il ballo di fine anno, il matrimonio del cugino a cui hanno voluto invitare anche Jason, solo per presentarli come una coppia perfetta. Sorrisi che non raggiungono gli occhi. Avrebbe voluto urlare, ma si è sentita mancare il fiato.

Eddie non è nulla di tutto quello, e non può fare a meno di desiderarlo disperatamente per ciò che è.

Ogni pomeriggio trascorso nel suo trailer è una boccata d’aria fresca, che conserva con la disperazione di chi non sa cosa potrebbe accadere. Cerca la sua bocca con urgenza, una fame che si calma solo quando lui le prende il viso tra le mani e la bacia con devozione, come per ringraziarla. Ha imparato qualche accordo di Minutes 2 Midnight, forse riuscirebbe a suonare le prime tre note senza sbagliare, ma dopotutto lo scopo di quegli incontri non è mai stato quello di diventare una virtuosa.

“Continua così, miss Cunningham, e presto potrai aprire i nostri concerti.”

Eddie ha una pazienza infinita, e la rimprovera sempre quando si dà della stupida per non aver azzeccato subito l’accordo giusto. Come ogni altra lezione, la accoglie tra le braccia su una grossa pietra vicino al tavolo da picnic fuori dal suo trailer, lasciando che si appoggi al suo petto mentre tiene la chitarra davanti a lei. La sua chitarra rosso scuro, lucida e perfetta, senza nemmeno un graffio. L’ultimo regalo di suo padre prima che succedesse quel che è successo, come le ha spiegato con una scrollata di spalle durante la prima lezione, e lei ha accettato quella spiegazione senza chiedere nulla. Le dita di Eddie hanno sfiorato le sue senza invadere i suoi spazi.

“Mi piacerebbe tantissimo,” sorride, e lui la ricompensa facendole l’occhiolino. Chissà se si rende conto di che razza di uragani le provochino quegli occhiolini. “Posso suonare quello che voglio?”
“Sì, ma solo se possiamo riadattarlo in chiave metal.”
“Landslide?”

Lo guarda da sotto in su, sbattendo le ciglia, e Eddie scoppia a ridere. La abbraccia continuando a ridere contro la sua spalla, mentre Chrissy si gira e cerca di zittirlo come può con le mani sulla bocca, fallendo miseramente. “Perché no?” risponde, una volta che la risata si esaurisce contro la sua pelle tiepida. “Potremmo essere la prima band al mondo a offrire i Fleetwood Mac alla scena metal!”

“E sarebbe merito mio!”

“Ovviamente… io sono solo un umile scopritore di talenti. Eddie Munson, reietto e dungeon master, capo dell’Hellfire Club, e da oggi anche colui che porterà alla ribalta una giovane promessa della chitarra.”
“E cantante,” puntualizza Chrissy, “non ho una voce così incredibile, ma mi piace cantare.”

Si accoccola tra le sue braccia con l’abbandono di chi si accomoda per restare, proseguendo quello scambio di battute solo per avere una scusa per prolungare al massimo quel contatto fisico. Eddie non le chiede di alzarsi: è come se anche lui sperasse che quei pomeriggi durassero all’infinito. Anche se l’ora di riportarla verso la strada di casa arriva sempre, quando il sole sta per calare e le ombre si allungano sull’asfalto che inizia finalmente a perdere calore.

L’estate sa di quelle vaschette di gelato appiccicoso e troppo dolce comprate all’emporio per pochi dollari, e profuma come i boschi dopo un temporale. Ha il colore azzurro splendente del lago, una striscia luminosa che i raggi del sole coprono di diamanti, e quello verde e confortante delle foglie degli alberi. Ed è incredibile di quante cose nuove si accorga, pensa, mentre scende dal furgone e corre verso la riva, con un entusiasmo che probabilmente provava solo da bambina, quando la notte prima di un viaggio restava sveglia a immaginare scenari, fino ad addormentarsi per la fatica qualche ora o minuto dopo. Forse è la nuova Chrissy ad averle riportato quella gioia, o forse è merito di Eddie.

O magari entrambe le cose.

Ai suoi genitori ha raccontato che Tamara ha organizzato una gita al lago, sua madre è talmente impegnata con i preparativi della festa di quartiere da non farle alcuna domanda in merito. Eddie conosce quel lago come le sue tasche, soprattutto gli angoli più nascosti e le radure da cui osservare i dintorni protetti da un tetto di foglie. Guida il furgone che usano di solito per i concerti e trascorre tutto il viaggio d’andata a raccontare che razza di facce avessero Jeff e Gareth quando gliel’ha chiesto in prestito per un giorno, e quante domande gli abbiano fatto per cercare di scucirgli la verità. Lui non si è tradito: voglio presentarti come si deve, ha sorriso guardandola di sottecchi, e il cuore di Chrissy ha spiccato un altro salto all’indietro.

La sua pelle scottata dal sole del lago è bella, calda contro le sue labbra, anche se ogni volta che la sfiora gli strappa un mugolio di dolore perché non si è messo la crema solare come lei aveva raccomandato. La tela ruvida dell’asciugamano che ha tirato fuori dal ripostiglio proprio per quella gita le sfiora le gambe nude, la accoglie mentre le spalle di lui la sovrastano e le sue labbra esplorano il suo corpo con un’avidità trattenuta a stento. Gli ha permesso di toccarla sotto alla canottiera bianca, oltre al reggiseno del costume due pezzi rosa scuro e, dopo una prima esitazione, le dita lunghe di Eddie l’hanno accarezzata con delicatezza, quasi a voler imparare a memoria la curva dei suoi seni, la forma dei capezzoli. Quelle stesse dita tanto abili a muoversi sulla chitarra, il metallo degli anelli che la fa fremere da capo a piedi, scaldando la pelle raffreddata dalla nuotata di qualche attimo prima.

L’ha baciato con la bocca aperta, la lingua che sfiorava la sua e si lasciava avvolgere, un gemito tremante che saliva dal bassoventre a ogni carezza più approfondita sulla pancia e sui fianchi, senza aver paura di risultare troppo volgare, troppo rumorosa. A Eddie piace. Eddie la ama per quella che è, si ripete all’infinito dopo ogni bacio, una sorta di mantra che la culla come le onde lievissime del lago, un increspatura più intensa sulla superficie della sua vita sempre uguale. Eddie la desidera, e lei desidera lui. Ed è così bello, così giusto, da farle riempire gli occhi di lacrime.

Non ha smesso di sentirsi protetta nemmeno per un attimo.
 
 
 

II.
 

Ogni volta che le capita di pensare al college – anche distrattamente quando è da sola, o mentre è seduta sul bordo della piscina dei Driscoll e Lizzie e Tamara nuotano pigramente avanti e indietro, discutendo delle lettere che hanno appena inviato e delle risposte che sperano davvero di ricevere – trattiene in mente quell’idea solo per un attimo, per pigrizia, per poi ricacciarla subito indietro. Troppe idee, nessun progetto concreto in mente. Le è sempre piaciuto fare qualcosa che coinvolga le persone, aiutare. Medicina, forse? Ma vorrebbe anche viaggiare, vedere il mondo. Raggiungere le due estremità del paese, magari, vedere cosa ci sia di tanto diverso dall’Indiana. Camminare tra le strade di New York, o di Los Angeles. Di una sola cosa è certa: vuole di più di quanto la vita perfetta che le hanno prospettato i suoi abbia da offrirle. È l’unico pensiero che mette in ordine gli altri e li trascina via come il vento sparge le nuvole nel cielo, mentre Lizzie prospetta scenari orribili in cui l’Università di Chicago la rifiuta senza se e senza ma (il motivo non lo conosce nemmeno lei, e a volte Chrissy ha quasi il sospetto che a Lizzie piaccia sguazzare nei drammi che crea da sola), e Tamara annuisce rincarando la dose con un pensa se ti prendessero a F. invece, ricevendo in cambio un’occhiata al cielo. Raggiungono l’altra estremità della piscina e si lasciano cadere all’indietro senza quasi sollevare spruzzi, allargando i capelli nell’acqua, mentre lei sfiora la superficie con la punta di un dito, sovrappensiero.

Vedere le due estremità del paese. Aiutare la gente. Viaggiare. Per una che si è allontanata dallo stato solo una volta per una gita scolastica l’anno prima è una prospettiva meravigliosamente estranea e nuova, affascinante. Un richiamo a cui non sa resistere. E se scappassi davvero, come hai proposto anche a Eddie?
 
“Voglio solo cose belle,” ha sussurrato il giorno prima, affondando la testa in quel punto tiepido tra i suoi ricci scuri e il collo. Lui l’ha stretta tra le braccia, come a voler rispondere a quella richiesta con quello che aveva. “E la vita che vogliono farmi scegliere non può darmele, lo so già. Vorrei solo essere felice.”

“Lo sarai.” L’ha baciata sulla testa con la delicatezza di sempre, per non spettinarla. “Sei intelligente, verrai letteralmente invasa dalle lettere di risposta… andiamo, quale università non ti prenderebbe? Sei tra i migliori del nostro anno, Chris. E se non…”

“Non sarei mai felice senza di te.”

Ha parlato prima di riuscire a trattenersi, e un attimo dopo voleva solo mordersi la lingua per essersi lasciata sfuggire molto più di quanto avrebbe voluto dire. Ma si è ripromessa di non nascondere più quello che la fa stare bene: la nuova Chrissy non rifiuta i sentimenti. Li espone con orgoglio, lascia che la loro forza la scuota da capo a piedi, per poi accoglierli nuovamente dentro di sé, pacificati. È il modo migliore per sentirsi nuova, per non vivere un’esistenza solo cucita addosso, che non le appartiene davvero.
Eddie è rimasto in silenzio, poi ha sorriso. Ha sentito le sue labbra incurvarsi contro la sua pelle, prima che un altro bacio arrivasse. Un bacio che sapeva, ancora una volta, di ringraziamento.
 
Andiamo via, ha sussurrato nel bel mezzo di quel bacio, un attimo dopo. Nella città di tua madre, dove hai detto di voler tornare da anni. Eddie le ha parlato di lei, qualche volta: aveva i capelli ricci come i suoi e gli occhi buoni, si chiamava Alexandra ed è morta quando lui aveva solo sei anni. Era nata in una città del Colorado di cui ha ancora una cartolina infilata in un cassetto del comodino, comprata l’ultima volta in cui ci è stato in vacanza. Alberi, fiori che crescono ad alta quota, viali ombrosi e case di legno. Una pace naturale, strade che non ha mai visto ma che riesce a immaginare attraverso i suoi racconti, un mondo dai colori vividissimi. Andiamo via, cerchiamo la nostra strada. Lui ha sorriso con un po’ di tristezza, poi è rimasto a fissare le fronde degli alberi che danzavano piano, nella brezza che finalmente dava un po’ di tregua alla periferia. Ogni tanto un velo di malinconia sembra scivolargli addosso, isolandolo dal resto. Darebbe di tutto per sollevarlo e incontrare il suo sguardo, rassicurarlo che va tutto bene e che qualunque cosa accada lo aiuterà come lui ha aiutato lei, ma sente di dovergli lasciare i suoi spazi. Un attimo dopo Eddie le ha rivolto il solito sorriso luminoso e quella frattura si è chiusa, come se nulla fosse accaduto.

Tamara e Lizzie si schizzano l’acqua addosso a vicenda, chiedono qualcosa a cui Chrissy risponde distrattamente, e il pensiero del Colorado passa e ripassa nella sua mente spostandosi senza tregua, come le foglie che tremano sull’albero accanto a loro. Esiste qualcosa di più bello della brezza che fa vibrare gli alberi? È uno dei miei suoni preferiti, le ha confidato Eddie, mentre le fronde disegnavano macchie di sole e d’ombra sul terreno arido. L’erba è corta e secca, ogni tanto zio Wayne tenta di innaffiarla per farla riprendere un po’, ma il calore ha sempre la meglio. L’erba dei Driscoll è così verde, sua madre è sicura che spendano milioni di dollari in bollette dell’acqua per farla restare tale. Hanno un sacco di soldi, i Driscoll, e anche i Marshall, e la famiglia di Tamara. Abiti costosi, cene di classe, le migliori università a cui mandare la richiesta. Desiderano davvero una vita così?

Scivola nell’acqua per non pensarci più. Le gambe si immergono completamente, il costume si inzuppa e diventa pesante, un’appendice estranea al suo corpo. L’ha comprato sua madre, perché tutte le ragazze del suo anno ne avevano uno uguale. Chrissy rabbrividisce, poi ride: Lizzie si è accorta del suo arrivo e l’ha schizzata dritta in faccia. Tamara si gira e scoppia a ridere insieme a loro, infrangendo l’aria immobile e bollente del pomeriggio.
 
 

III.
 

Il 4 luglio arriva come ogni anno, con il solito caldo asfissiante e il giro di telefonate per organizzare la grande uscita in occasione dei fuochi d’artificio. Le bancarelle del piazzale iniziano ad animarsi non appena cala la luce, con il loro seguito di musica e di risate che salgono fino al cielo che dall’azzurro vira al rosso e al violetto, mischiando le nuvole in una tavolozza di colori mai visti. Sua madre si sventola con un ventaglio che una zia le ha portato dall’Europa, insofferente al caldo e alla confusione, anche se alle amiche racconterà che non vedeva l’ora di festeggiare, e che aspetta sempre con ansia che il 4 luglio arrivi.

Quando Chrissy esce, alle sette in punto e con indosso la sua maglietta di Madonna e una gonna a fiori lunga fino alle caviglie, si lascia sfuggire uno dei suoi soliti commenti, qualcosa su che aria sciatta e trascurata diano quelle gonne così lunghe, e sul perché non possa indossare qualcosa di più carino e adatto alla capitana delle cheerleader. Chrissy si morde le labbra, ma non risponde: non le darebbe mai la soddisfazione di farsi vedere ferita. Le è sempre piaciuta quella gonna. E, da quando Eddie le ha detto che le sta benissimo, ha iniziato ad amarla ancora di più.

Eddie guarda i fuochi da casa sua, assieme allo zio Wayne e a Gareth e Jeff, una specie di rito che ogni anno si ripete, come l’uscita di gruppo con le ragazze della squadra. Non le ha chiesto nulla, ma è bastato il suo sguardo a farle capire tutto: se anche all’ultimo momento decidesse di lasciar perdere le amiche e di piantare in asso Jason, a casa sua ci sarebbe sempre un posto per lei, come le ha già detto quel pomeriggio a casa sua. Ma non la metterebbe mai di fronte a una scelta in grado di provocarle tristezza, come farebbero invece sua madre e il suo ragazzo, ed è questa la vera differenza. Lei l’ha baciato sulle labbra, per salutarlo e ringraziarlo di tutto. Se è riuscita a scappare di casa e a raggiungerlo in piena mattinata, sfidando la possibilità che Jason venisse a cercarla, è stato solo per merito di un miracolo.

Ogni tanto sembrano accadere davvero, anche lì a Hawkins.

I festeggiamenti iniziano dopo la cena, che in realtà non è altro che una passeggiata tra le bancarelle di snack per sceglierne una da cui comprare qualcosa. Mele caramellate, popcorn. Hot dog che grondano senape. Hamburger con contorno di patatine, così tante che non riesce a contarle. Chrissy osserva il cibo e sente lo stomaco annodarsi, i palmi delle mani coperti di sudore. Chissà perché, riesce a mangiare solo quando è con Eddie: lui le propone sempre qualcosa di nuovo da assaggiare, e non fa alcun commento quando la vede lottare contro porzioni anche minuscole per finirle. Non la forza, non le lancia occhiate di sbieco perché ha cenato con un hamburger intero, e Chrissy dovresti contenerti, sai che non puoi permetterti di prendere peso, e l’idea di svuotarsi lo stomaco è sempre più allettante, la tenta come quelle creature mitologiche che facevano impazzire i marinai solo con il potere della loro voce. Eddie allontana i fantasmi con un gesto, con una naturalezza che le fa chiedere come mai Jason non ci sia mai riuscito. Ma quando è da sola, così vicina ai suoi demoni da poterli quasi toccare, il potere che le infonde sembra sparire nel nulla.

Chrissy si morde le labbra per la seconda volta in quella serata, inghiotte la saliva e gira lo sguardo. Al banco dei dolci, quello rosso e bianco con la macchina dello zucchero filato accanto, hanno delle ciambelle. All’improvviso le torna in mente quella che ha mangiato qualche giorno prima, il sorriso di Eddie che le ha fatto trovare il sacchetto di carta sul tavolino di casa. Sono rosa, mi hanno fatto pensare a te. Ne compra una, la mangia insieme a Tamara, a Lizzie e a Monica, e quasi non le sente parlare di calorie e di quanta ginnastica dovranno fare per smaltire la cena di quella sera, se davvero vogliono entrare nei vestiti nuovi. Si gode la glassa dolce e la granella bianca che la ricopre, morso dopo morso, immaginando cosa stia facendo Eddie in quel momento.

Senza accorgersene riesce persino a finirla, senza nemmeno sentirsi in colpa.

Jason arriva forse un’ora dopo assieme ai compagni di squadra, che si disperdono subito chiamandosi a gran voce. Per quanto durante il loro ultimo incontro gli abbia chiesto di prendersi una pausa di riflessione, si comporta come se nulla fosse cambiato: forse non vuole mostrare agli amici che, dopotutto, non sono più la coppia perfetta che tutto il liceo di Hawkins invidiava. Le circonda i fianchi con il braccio, ma quando le chiede come sta lei non riesce a rispondere come vorrebbe. Si limita a mormorare un “bene” che spera suoni sincero, aspettando che Jason si stanchi di cingerla con il braccio nonostante il caldo soffocante. Dura solo qualche minuto ma, quando si allontana, si ritrova a sospirare di sollievo.

Perché dovremmo lasciarci, Chris? le ha chiesto con un sorriso quasi condiscendente l’ultima volta in cui hanno parlato, quasi si trovasse ad avere a che fare con una bambina capricciosa, e anche in quel caso lei non ha saputo come rispondergli. Non avrebbe mai potuto dirgli di Eddie: sa bene quanto lo detesti, e come non perderebbe occasione per sfogare la sua rabbia contro di lui. Così ha provato a improvvisare qualcosa sulla paura di una relazione a distanza durante il college e sulla necessità di cambiare scenario lasciando aperte tutte le possibilità, senza costringersi a un rapporto che sarebbe difficile mantenere.

Quanto si è detestata per aver tenuto gli occhi bassi per tutto il tempo, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi e mormorare solo la verità, ossia che si è innamorata di un altro. Ma Jason non l’ha ascoltata comunque: ha sorriso, le ha detto che ci avrebbe certamente ripensato. Siamo una coppia perfetta, ha ribadito. E poi, non troveresti un altro migliore di me. Era così convinto da non lasciarle spazio per ribattere, se non il tempo di stringere i pugni di nascosto, la mente piena di tutte le parole che non è riuscita a lasciar andare, masticate con rabbia fino a inghiottirle.

Il problema è che Jason è davvero convinto di essere l’unico per lei, perché la piccola Chrissy è sempre così accondiscendente, così gentile e silenziosa da confondersi nello sfondo di ogni scenario condiviso. Si prende la sua fetta di ribalta solo quando guida le compagne prima delle partite, e quando la lanciano in aria ricade leggera come una stella cadente. È bella perché non chiede altro, ai suoi occhi: la compagna perfetta per uno come lui, sempre al centro dell’attenzione, con gli occhi puntati al premio e a nient’altro.

Peccato che non si sia mai fermato a chiederle come stesse, durante il percorso, se ci fosse qualcosa che la turbava, se quella vita tanto sfavillante in fondo non le andasse stretta, come un anello che stritola il dito e non si riesce più a sfilare…

Monica la richiama sfiorandole un braccio, facendo svanire quei pensieri.

I fuochi stanno per iniziare, ma il suo avvertimento si confonde nel frastuono della musica delle giostre, tra le grida e le risate della gente. Praticamente tutta Hawkins si raccoglie in quel piazzale polveroso, che nel resto dell’anno è occupato solo dalle automobili. Per un attimo le è sembrato di intravedere Dustin Henderson e Lucas Sinclair, due amici di Eddie, con cui l’ha visto sedersi al tavolo e darsi appuntamento per i loro eventi fuori da scuola. Gli svitati, gli sfigati. Sarà, ma da quello che le è capitato di vedere, darebbe di tutto per far parte di un gruppo così affiatato. Persone a cui confidare i propri problemi, con la certezza di non perdere la faccia solo per aver confessato una debolezza. Gente con cui non è necessario averla, una faccia da perdere.

Amici.

Da quant’è che non pensa alle ragazze in quel modo? Tamara e Lizzie erano sue amiche prima che le loro vite iniziassero a divergere, binari che si allontanano su linee opposte. Ma ora le sente irrimediabilmente lontane, e per quanto tenda la mano non riesce a raggiungerle. Quando hanno smesso di essere amiche e sono diventate due estranee, persone dai contorni sbiaditi, impossibili da rimettere a fuoco? E soprattutto, provano anche loro la stessa sensazione nei suoi confronti?

Il primo fuoco artificiale la prende alla sprovvista, esplodendo nel cielo in una pioggia di frammenti oro e rossi. Un attimo dopo ne sale un secondo, la coda schizza nell’oscurità sibilando e allargandosi in un nuovo scroscio di scintille. Poi il terzo, e il quarto. Sulla piazza è sceso il silenzio: persino le giostre hanno abbassato il volume, il cigolio della ruota panoramica è l’unico suono che spezza il silenzio tra un fischio e l’altro. Le ragazze si sono raccolte tutte assieme col viso rivolto in alto. Jason le si avvicina di nuovo, senza dire nulla, e per la frazione di secondo che separa il sesto scoppio dal settimo, Chrissy spera che abbia capito. In qualche modo oscuro, forse leggendole nel pensiero, o esercitando quel potere che si dice tutti gli innamorati abbiano, quello di comprendere la persona che hanno accanto senza bisogno di parole.

Ma Jason le prende il viso tra le mani, e il bacio che si scambiano sa di bugia, un sapore che è sia acido che amaro e le brucia la gola. Non ha la forza di sottrarsi, né di dirgli la verità, non ancora. È tante cose, la nuova Chrissy – sfrontata ingorda stupida felice pronta a sacrificare una vita di sforzi per vederla andare in fumo – ma non abbastanza coraggiosa da lasciarlo lì, in mezzo a tutti, per Eddie Munson.

In cuor suo si ripete che sta solo cercando di proteggerlo, e se è pur vero che Eddie sa benissimo cavarsela da solo, vuole almeno fare del suo meglio perché non finisca nei guai. Jason la lascia andare di nuovo, resta ancora un attimo e poi si allontana con gli amici, rivolgendole solo un ultimo sguardo che non riesce a decifrare. Tornano nel loro rifugio, quel casotto coperto di scritte in cui si ritirano a festeggiare dopo le partite, quello in cui le ragazze non sono ammesse. Si allontana mentre gli ultimi echi dei fuochi si spengono in alto, sibilando nell’aria densa di fumo biancastro e odori di cibo, mentre la gente sembra rianimarsi da un attimo di stasi collettiva e riprende con le attività di poco prima.  
La musica rimbomba. Le giostre girano di nuovo. La ruota panoramica cigola con più forza, le gabbiette rosa si innalzano verso le stelle, una coda di persone ai piedi che attendono il proprio turno per avvicinarsi al cielo notturno.

Chrissy corre via, verso casa, verso un posto che nemmeno lei sa dove sia, e sente la sua vecchia vita sgretolarsi alle sue spalle, come un colpo secco che fa precipitare tutte le tessere del domino, e non esiste più un prima. C’è solo un dopo. Un dopo Jason, un dopo diploma, un mondo intero che le apre le braccia accogliendola nella sua ombra, che nasconde più punti di luce di quanto immaginasse.
 
 

IV.
 

“All’Hideout, giusto?”

“Assolutamente sì.” Eddie le allunga un manifesto disegnato a mano. Il caldo ha sciolto parzialmente l’inchiostro: nell’angolo destro del foglio c’è una macchia che corrisponde all’impronta del suo pollice. “E dove, sennò? I nostri cinque ubriaconi ci aspettano. È un concerto importante.” Sorride, ma non riesce a capire se sia un sorriso malinconico o meno. “Loro, e i ragazzini. Una bella banda, ti piaceranno sicuramente.”

Chrissy punta il piede nel terreno, scavando una piccola buca. Per quanto conosca di vista sia Gareth che Jeff – con Jeff ha frequentato qualche lezione, condividendo un silenzio confortevole – non si è mai presentata direttamente a entrambi, e quell’idea la mette in agitazione. Sa bene che Eddie non farebbe mai grandi proclami (non è Jason, dopotutto), ma la sola idea che Chrissy Cunningham, ex reginetta del ballo e ragazza più popolare del liceo di Hawkins, si presenti ad un concerto metal in un minuscolo locale della periferia è sufficiente a distruggere ogni certezza.

Senza accorgersene, sposta un paio di sassolini a destra e a sinistra, sovrappensiero. Eddie le prende la mano, sedendosi accanto a lei sulla panchina di legno cigolante.

“Chris, non preoccuparti. Piacerai a tutti, e loro ti piaceranno tantissimo. Te lo assicuro. E poi… probabilmente sarà l’ultimo concerto per un bel po’.” Distoglie lo sguardo per spostarlo verso gli alberi, le auto parcheggiate attorno a loro, il trailer in cui vive da sempre, tra le reti metalliche che anche un bambino potrebbe scavalcare e i tavolini traballanti, l’unico elemento che ingentilisce il piazzale polveroso. “Prima che scelgano cosa fare dopo la scuola, sai.”

Eddie lascia cadere la frase senza aggiungere altro, e nemmeno lei riesce a trovare qualcosa da dire, qualcosa che li salvi dall’impaccio di quella situazione e risollevi il morale di entrambi. Il problema è che, per quanto l’idea di essere considerata un’estranea dai suoi amici la preoccupi, non è comunque il motivo principale per cui si sente tanto smarrita. Il problema è che ogni giorno che passa la avvicina a quello della partenza, una tappa inesorabile che sembra aspettarla all’orizzonte con la pazienza di un predatore. Ha già accennato a quel piano di fuga, un giorno in cui un acquazzone ha interrotto ogni progetto di tornare al lago e li ha costretti a rintanarsi in casa per una lezione non programmata di chitarra, ma si trattava di piani nebulosi, sogni con la stessa consistenza delle nuvole che si ammassano e si diradano. Forse non li aveva presi sul serio nemmeno lei, come tutti quei piani immensi e inutilmente dettagliati che si fanno solo in estate, quando tutto sembra bellissimo e destinato a durare secoli. Ma ora che luglio scorre, e le lettere di ammissione iniziano ad arrivare con frequenza sempre maggiore, quello scenario si è trasformato in qualcosa di diverso.

“Non so nemmeno io cosa farò.”

La confessione viene accolta dal solito frinire di cicale. Eddie tormenta la buca che lei ha iniziato a scavare con un bastoncino raccolto lì accanto, ed è così intento che sulle prime nemmeno le risponde. Ma un attimo dopo raddrizza la schiena, sospirando, lanciandole uno sguardo che è sia malinconico che pieno di comprensione.

“Nemmeno io. Non credevo nemmeno che sarei mai arrivato a diplomarmi… probabilmente non lo pensavano neanche i professori.”
Fa una smorfia, strappandole un sorriso che almeno è sincero. “Non ho idea di quello che succederà. Forse sto solo cercando di non pensarci… ma so solo che meriti di più di quanto io possa darti, Chris. Meriti il miglior college che esista, e una vita con qualcuno che ti offra più di… questo.” Indica il trailer con un cenno della testa, e quella smorfia da divertita si trasforma in triste. Desolata. “Meriti di essere felice. Non…”

“Ma io voglio te.”

Nei suoi occhi si accende una luce che le fa stringere un nodo in gola. È bella, è così dolce e pura da spiazzarla, da farle venire voglia di piangere e di ridere insieme, perché se qualcuno in quell’esatto momento le chiedesse che forme possa assumere l’amore, probabilmente cercherebbe di descriverla. Eddie le sfiora il viso con una mano, apre appena le labbra per dire qualcosa ma le richiude, e Chrissy colma quella distanza con un bacio. Si lascia abbracciare, desiderando per l’ennesima volta che il tempo si fermi. Sarebbe bello controllarlo, spostarlo a piacimento. Far arrivare subito il giorno della partenza, osservarlo e tornare indietro all’oggi per scoprire come affrontarlo, cosa dire e come fare per non sbagliare, per scavarsi uno spazio in cui essere veramente felice come desidera lei e non come vorrebbero gli altri…

Il bacio si esaurisce e Eddie appoggia la fronte contro la sua, inspirando il suo profumo. Poi le stringe di nuovo la mano, per avvisarla che il pomeriggio avanza e il concerto sta per arrivare e che, se vuole arrivare in orario alle prove, deve sbrigarsi ad accompagnarla a casa. A sua madre ha già detto che Nancy Wheeler ha organizzato un invito a casa sua: è stato Eddie a offrirle quell’appiglio. Dopotutto, Laura Cunningham non ha mai fatto domande sulle amicizie di genere femminile che frequenta.

Le prende la mano, accompagnandola verso l’auto. Quel percorso dalle panche all’angolo in cui è parcheggiata le sembra ogni giorno più familiare.

“Andiamo. Saranno felici di vederti, vedrai.”
 
 
V.
 

L’Hideout è piccolo, puzza di fumo e di birra scadente come il primo giorno in cui è sgattaiolata fin lì per assistere al loro concerto, ma la vista degli strumenti sul palco la riempie di gioia. Questa volta non si è nemmeno calcata in testa il solito berretto da baseball per non farsi riconoscere: Eddie le ha regalato una maglietta con il logo della band, rosa chiaro invece del solito nero e grigio che indossano lui e gli altri, realizzata solo per lei. L’ha arrotolata con un nodo sull’orlo, perché la giornata è troppo calda per indossarla così com’è, lunga fino quasi all’orlo della gonna a pieghe. Lui ha detto che le sta benissimo, e lei ha scelto di crederci. È incredibile quanto basti un solo complimento fatto di sfuggita per farla sentire più leggera, per darle la sicurezza di indossare qualcosa di carino anche il giorno successivo, senza dar peso alla voce di sua madre che la rimprovera da un angolo della mente.

Poco lontano dal palco intravede un gruppo di ragazzini, che riconosce come gli amici di Eddie: il fratello di Nancy, Mike Wheeler, Max, Lucas Sinclair e Dustin, quel ragazzino riccio con cui Eddie ha scambiato un saluto e un gesto di vittoria poco prima. Parlottano e ridono tra loro, sembrano rilassati. Una bella banda, ti piaceranno sicuramente, le ha detto Eddie, e per un attimo è quasi presa dalla tentazione di avvicinarsi a loro, anche se il solo pensiero di presentarsi basta a farla avvampare. Forse anche loro la considerano cattiva e spaventosa, una di quelle persone talmente popolari da vivere in una dimensione tutta loro, inaccessibile al resto del mondo. È strano che i loro mondi si mescolino: ogni dettaglio in quel posto sembra fatto apposta per respingere quelle come lei. La musica alta, il fumo, i tizi con le bottiglie di birra in mano già alle sette del pomeriggio. Le sue amiche ci penserebbero due volte, prima di farsi vedere lì dentro. Sua madre probabilmente chiamerebbe la polizia, la trascinerebbe fuori a forza. Ma le ragazze non sanno nulla di quel cibo lasciato intatto nei piatti ormai da mesi, e sua madre vive attraverso di lei la giovinezza sfavillante che non ha mai avuto.

Basta quel pensiero a farla sentire improvvisamente nel posto giusto al momento giusto.

Un attimo dopo Eddie sale sul palco. Chrissy sporge la testa e allunga una mano per salutarlo e, nonostante non sia molto vicina al palco, lui ricambia subito il saluto. Non le sfuggono gli sguardi curiosi dei ragazzini, che si sono girati tutti insieme per osservarla. Dustin Henderson le rivolge persino un sorriso enorme, quasi avesse capito tutto. Le porte si chiudono, il fumo si dirada. Qualcuno accende le luci sopra il palco, ed è un’attesa completamente diversa da quella dei fuochi di qualche giorno prima, molto più inaspettata, carica di una tensione elettrica ed eccitante. Senza quasi accorgersene, Chrissy si spazzola la maglietta con un gesto della mano, sfiorando il logo in lettere nere.

Corroded Coffin. Chrissy Cunningham. Le iniziali sono le stesse.

Se anche fosse una coincidenza, sarebbe la più bella di tutte.

“Salve, popolo dell’Hideout!” esclama Eddie, avvicinandosi il microfono. Dopo un primo fischio, sembra funzionare meglio della volta precedente. “Stasera vogliamo offrirvi solo il meglio del repertorio come ultima tappa estiva. Siete pronti a far crollare il soffitto?”

Un paio di voci gridano un sìììì talmente convinto da trascinare anche le altre.

“Bene, perché quello che vogliamo proporvi è un primo pezzo assolutamente nuovo, e decisamente lungo. Ma se amate i Metallica come noi… e sappiamo che li amate come noi” – altre voci che gridano, altre esclamazioni di gioia che si estendono all’intera platea – “non vi dispiacerà. Master of Puppets, gente!”

Un altro boato assordante copre gli applausi che scrosciano. Eddie ha il viso più raggiante che abbia mai visto, un misto di gioia indescrivibile e orgoglio, la felicità di chi si sente nel proprio elemento e non ha alcun timore nel dimostrarlo. Fa scivolare le dita sulla chitarra, quella chitarra che ormai anche lei conosce bene, e sorride.

“Chrissy… questo è per te.”

Tiene lo sguardo fisso davanti a sé, guardandola dritta negli occhi. Chrissy lo sostiene e, anche se non la vede, sente la folla attorno aprirsi appena, i visi prima rivolti verso il palco che, senza ombra di dubbio, ora si girano verso di lei.

Le prime note la colgono alla sprovvista mentre sta ancora elaborando quanto ha appena sentito, mentre i quattro ragazzini si girano tutti contemporaneamente a osservarla, e Dustin le rivolge un altro sorrisone felice. Eddie dà il via al brano, Jeff e Gareth lo seguono e il quarto membro della band – Joe o forse Dylan, non ricorda come si chiami, in quel momento meno che mai – si unisce un attimo dopo, in una combinazione perfetta. Non l’ha mai visto così energico, così preso dal ritmo che riescono a creare insieme, tanto che un attimo dopo si ritrova a saltellare senza ritegno insieme al resto del pubblico, le braccia sollevate come a volerli toccare, come le accade solo tra quelle quattro mura piene di fumo e di musica assordante. L’ha ascoltato suonare altre volte, ma è come se stesse dando del suo meglio in maniera del tutto nuova, con un vigore che contagerebbe anche una persona a cui il metal non è mai piaciuto. La parte vocale lascia il posto a un assolo di chitarra, Eddie si piega in avanti e ride, fingendo di gettarsi in mezzo al pubblico, agitandosi incalzato dagli altri. Ed è per lei, solo per lei. Le ha dedicato quel pezzo, l’ha resa protagonista della prima canzone: non è più la Chrissy reginetta, richiamata dal suo fidanzato perché tutti invidino la loro relazione, ma una creatura misteriosa a cui il frontman ha dedicato una performance. Può essere chiunque e nessuno, lì dentro, e quella sensazione le fa girare la testa. La fa sentire nuova, euforica. Come se tutto, davvero tutto, potesse accadere.

La canzone termina tra i cori entusiasti del pubblico: persino lei si ritrova a cantare il ritornello, presa dalla foga generale. In ginocchio, Eddie suona l’assolo finale e si rialza, le braccia spalancate, una risata di gioia che quelle quattro mura non potrebbero mai trattenere.
 
Una volta finite le tre cover e i quattro pezzi originali che ormai tutto il locale conosce, Eddie si è gettato dal rialzo di mezzo metro che tutti chiamano il palco, solo per essere sostenuto da un mucchio di braccia e spalle. Ha riso ringraziando tutti, si è sottoposto al solito rito a base di pacche sulle spalle e complimenti, poi ha tirato dentro anche Jeff, Gareth e Dylan – alla fine ricordava il nome giusto – perché ricevessero la loro meritata dose di complimenti e pacche. A Chrissy non è sfuggito l’abbraccio silenzioso che si sono scambiati, una dimostrazione di affetto così intima e raccolta da farla restare in disparte per paura di interromperla.

Si è chiesta se, in fondo, Eddie non gli abbia parlato dei suoi piani. Forse ha già spiegato cosa hanno in mente e quel concerto è stato una sorta di arrivederci, di pausa temporanea prima di decidere cosa fare delle loro vite. Jeff e Gareth gli battono ciascuno una mano sulla spalla, ma non sembrano tristi: semmai, speranzosi, quasi sapessero che, in fondo, quel concerto non sarà certo l’ultimo nella carriera dei Corroded Coffin. Gareth si gira nella sua direzione e le rivolge quello che è indubbiamente un sorriso accogliente.

“Chrissy!” la chiama Eddie, facendole cenno di avvicinarsi e, prima che le gambe possano cederle per l’emozione, riesce miracolosamente a staccarsi dal suo angoletto per avvicinarsi a loro. Jeff spalanca gli occhi in maniera tanto comica e inaspettata che, se non fosse così tesa, probabilmente scoppierebbe a ridere. Anche i ragazzini si sono mossi per avvicinarsi a Eddie: Max Mayfield la riconosce immediatamente e le rivolge un cenno del capo, che può voler dire ah, sei tu come bel concerto, o anche se stasera ti serve una copertura ci sono, ma il braccio di Eddie attorno alle spalle la distoglie immediatamente da quei pensieri, liberandola dall’impaccio di dover trovare una risposta.  

“Bene, è arrivato il grande momento. Miei amati compagni di gioco, e miei stimati colleghi musicisti… Probabilmente già la conoscete, forse l’avete vista agli altri live, ma… lei è Chrissy. Ex reginetta della scuola, nuova svitata del gruppo.”

Si stacca appena da lei per piegarsi in un inchino formale e tracciare un ampio arco con il braccio nella loro direzione, quasi la stesse presentando a una serata di gala, un sorriso sghembo sulle labbra che le strappa una risatina spontanea. Poi si riavvicina per abbracciarla come ha fatto poco prima, come a volerla rassicurare che sta andando tutto bene. “Usciamo insieme già da un po’.”

“Ciao,” saluta lei, timidamente, ma stavolta riesce a sostenere il loro sguardo.

Non c’è nulla di cui avere paura, Chrissy. Nulla. Sei al sicuro, qui.

Gli occhi di Jeff sono così spalancati che quasi minacciano di cadergli dalle orbite, ed è la pacca sulla spalla ricevuta da Dylan a chiudergli la bocca aperta per la sorpresa. “Lo sapevo!” esclama invece Dustin Henderson, al settimo cielo, ed Eddie gli pianta una mano sulla testa, spettinandogli i capelli ricci.
 
 
VI.
 

“Torniamo al mio castello?” ha sussurrato, mentre erano sul punto di lasciare l’Hideout ormai vuoto. Mike, Lucas, Max e Dustin sono tornati a casa poco dopo il concerto, la folla si è diradata dopo l’ennesimo giro di pacche sulle spalle, complimenti e cori. Fuori l’aria è resa più respirabile dalla brezza della sera, ma il caldo non dà comunque tregua a Hawkins. Le auto che sfrecciano lungo la strada buia sembrano lucciole, i fari tremano nell’oscurità e si confondono con il buio, sempre più lontani.

Sua madre la crede dai Wheeler, impegnata in un pigiama party o qualcosa di simile. Il pigiama c’è davvero, una maglietta a caso, tanto per avere una scusa in caso dovesse venirle in mente di aprire la sua borsa per frugarci dentro (una volta l’ha fatto, probabilmente per controllare se si fosse portata dietro degli snack proibiti da mangiare di nascosto), ma il resto della serata è nelle sue mani, ancora tutto da decidere.

Jeff, Gareth e Dylan sono tornati a casa, così come i ragazzini. Sulla strada deserta ci sono solo loro, in piedi contro il muro sgretolato dell’Hideout, due sagome scure stagliate contro un miliardo di possibilità.

Ci ha messo un secondo a fare la sua scelta.

“Andiamo,” ha sussurrato, e quando le dita di Eddie hanno raggiunto le sue ha capito quanto fosse felice di quella risposta. Hanno percorso la strada del ritorno con i finestrini aperti, l’aria della sera che entrava e riempiva l’abitacolo, una carezza distratta sui loro visi accaldati. Eddie mormorava pezzi di canzone a mezza bocca, lei non ha potuto fare a meno di guardare fuori, le mani tese a catturare la frescura. Le luci si allontanavano insieme al mondo in cui è sempre vissuta. E la vecchia Chrissy? Che fine ha fatto quella ragazza silenziosa, che si nasconde ogni giorno, tranne quando è costretta a far vedere chi è davvero? Un fuoco d’artificio che sale in alto e brilla nel suo massimo splendore e poi ricadere in basso, di nuovo confuso tra la folla? Che fine ha fatto la Chrissy che si accontenta delle briciole che una madre onnipresente e un padre assente le lasciano sul piatto, troppo triste, troppo sconfitta per chiedere quello che le spetterebbe?

Si è girata per guardare Eddie, e ha capito tutto.

Lui le ha aperto la portiera come fa sempre, poi anche la porta del trailer, incespicando per non colpire la cornice con la testa. “Il castello riabbassa il suo ponte levatoio solo per voi, Altezza,” le ha detto, inchinandosi di nuovo per farla entrare. Riesce sempre a trovare il modo giusto per farla ridere, quella singola parola che, pronunciata, riesce a farle dimenticare tutto il resto. Non potrebbe essergliene più grata. Ed è stata quella gioia incontenibile a portarla a buttargli le braccia al collo per baciarlo di nuovo, con ancora più trasporto, come se il mondo potesse davvero finire da un momento all’altro e quella fosse la sua ultima possibilità di dichiarargli i propri sentimenti.

Eddie l’ha stretta tra le braccia, affondando il viso tra i suoi capelli ormai sciolti, facendola girare in un modo che, ormai l’ha capito, adora con tutta se stessa. Poi l’ha presa per mano, e l’ha portata nella sua stanza. I vestiti sono sparsi ovunque, una lattina di birra è rimasta appoggiata sul cassettone, i poster dei suoi gruppi preferiti la osservano dalle pareti, ma è piena di quella sensazione di familiarità e di calore che prova solo quando è con lui. Ha chiuso gli occhi, inspirandone il profumo, godendosi quell’istante tanto prezioso, spaventata all’idea di vederlo sparire in un soffio, come le luci che si allontanavano lungo la strada.

Lui ha ripreso il bacio da dove si era interrotto, accarezzandole le guance con la punta delle dita. Un bacio gentile, appena esitante, quasi desiderasse qualcosa che aveva paura di chiederle, o forse che non pensava di meritare. È stata lei ad approfondirlo, schiudendo le labbra quel tanto che bastava per permettergli di continuare, le dita affondate tra i suoi capelli, il profumo della sua giacca che le si attaccava addosso, avvolgendola insieme alle sue braccia. Eddie ha interrotto di nuovo quel momento per togliersela (fa troppo caldo per comportarsi da rockstar completa, ha dichiarato con uno sbuffo), poi l’ha sollevata ancora una volta e, tra le sue proteste e le risate, sono finiti sul letto.

Eddie la sovrasta come qualche giorno prima al lago, tra la terra calda di sole e il profumo di biancheria tenuta per mesi nell’armadio del suo telo, guardandola negli occhi con la stessa luce pura a cui non saprebbe dare un nome. Il bacio riprende di nuovo, stavolta più lento. Lo sente sospirare contro la sua pelle, il battito del cuore intrappolato sotto alle sue dita, al sicuro da tutto il resto, coperto da quella maglia identica alla sua, colore a parte. Quella che ha fatto realizzare perché fosse a suo agio e si sentisse la benvenuta tra i suoi amici… che è più di quanto chiunque altro abbia mai fatto per lei.

Eddie non si aspetta che si conformi a un ruolo prestabilito: la lascia essere ciò che è, perché è lei che vuole, la nuova Chrissy che forse c’è sempre stata, ma si mostrava solo a chi sapeva apprezzarla davvero. Eddie che la bacia sul collo e poi sulla gola, per scendere ancora verso le spalle e sfiorare il tessuto della maglietta con altri baci silenziosi, mentre le dita stringono l’orlo, tormentandolo appena ma senza permettersi di più. Eddie che alza lo sguardo per incontrare il suo, con una dolcezza che rischia di farla piangere ogni volta.

È una richiesta muta, delicata come le sue mani. Se anche non volessi, c’è scritto in quegli occhi così scuri e intensi, andrebbe bene lo stesso. La rispetta troppo per non accettare ogni sua decisione: la sua presenza è un dono che ha accolto con amore, e che cerca di ripagare in ogni modo, come può. Non la toccherebbe mai senza il suo permesso. Quella consapevolezza e il suo respiro caldo, appena spezzato, le spediscono un brivido lungo la spina dorsale.

Annuisce, allungando le dita per sfiorare le sue.

“Eddie… voglio te,” mormora, con voce quasi spezzata, interrotta da un breve gemito quando lui le solleva la maglietta e prende a baciarla nell’incavo tra i seni, poi poco più in basso, sulla pancia. “Solo te. Non posso… non posso pensare di andarmene da qui da sola. Ti prego…”

Lui sorride contro le sue labbra, interrompendo quel flusso di frasi troppo urgenti.
“Sono qui… non vado da nessuna parte, e nemmeno tu.” La bacia ancora, sfiorandole la pancia con un’altra carezza, strappandole l’ennesimo brivido. “Il resto non conta. Godiamoci il momento, e basta.”

Di cos’altro ha bisogno?

Lo abbraccia più forte che può, seppellendo il viso nella sua spalla, respirando il profumo dei suoi capelli. Eddie continua a sfiorarle con metodo, con dolcezza, sollevando anche l’orlo della gonna per sentire se la pelle è calda quanto quella delle braccia. Chrissy sospira, le dita affondano con più forza tra le ciocche. Tra le gambe è fradicia, pensa quasi con stupore, e le viene da ridere senza motivo. È felice. È mai stata così felice in una situazione simile, prima d’ora?

Deve essersene accorto anche lui, mentre passa piano dall’orlo elastico delle mutandine all’inguine e la sfiora con una lentezza così cauta da farle trattenere il respiro. Non insiste: appoggia appena il palmo della mano contro la sua pelle e, al primo gemito abbandonato che le strappa, approfondisce il bacio che ha interrotto per riprendere fiato, cercando la sua lingua, ansimando a sua volta nella sua bocca. Senza quasi accorgersene, Chrissy cerca di sfilarsi di dosso la gonna, lottando contro la chiusura con un sola mano perché si allontani dalla sua vita e permetta a Eddie di continuare, e pensa che se anche accadesse, se finissero davvero per farlo lì a casa sua, sul letto semi disfatto nel trailer in periferia in cui ha trascorso gran parte di quei pomeriggi estivi, sarebbe il finale più bello da poter desiderare per quella serata.

E sua madre la crede a casa dei Wheeler. Sarà meglio chiedere a Eddie di dire a Mike di garantire per lei, il giorno dopo, e di avvisare anche Nancy, nella remota possibilità che sua madre incontri la signora Wheeler da qualche parte e dica che le fa così piacere che la sua Chrissy approfondisca l’amicizia con ragazze già uscite dalla Hawkins High…

Si lascia andare a una risata piena, liberatoria.

Sollevandosi appena, afferra l’orlo della sua maglietta e Eddie risponde all’invito sfilandosela, poi aiutando anche lei a liberarsi della sua. Chrissy apre le braccia per accoglierlo, felice di sentirsi finalmente sfiorare dalla sua pelle nuda e tiepida, il metallo degli anelli che corre sulla coscia, strappandole un altro brivido. Ha un profumo inebriante, meraviglioso. Il profumo più intenso che abbia mai avuto la fortuna di sentire e anche il più dolce, e la testa le gira sempre di più.

“Sei bellissima,” sussurra Eddie, staccandosi appena da lei per guardarla meglio. Deve essere un disastro, rossa e accaldata, con la coda quasi sciolta e i bottoni della gonna tutti aperti, ma i suoi occhi sono pieni di una gioia così luminosa che, per un attimo, le sembra quasi di vedersi per come la vede lui. Non abbassa lo sguardo, non nega piegando la testa come le hanno insegnato che sarebbe giusto fare, come una brava ragazza dovrebbe fare: sorride. Allunga un dito per sfiorare uno dei tatuaggi sul petto, quello più vicino alla spalla, chiedendosi quando l’abbia fatto esattamente e cosa possa aver significato un ragno per lui…

Finché Eddie non si avvicina di nuovo a lei, posandole un bacio proprio al centro del petto. La stringe tra le braccia e Chrissy si lascia andare, abbandonandosi alle sue carezze, aspettando il momento giusto. Se arriverà. Quando arriverà. E se fosse ora? pensa, lasciandosi distendere di nuovo sul letto, mentre lui si sistema tra le sue gambe e le sfiora un seno con altri baci, scendendo in basso, più vicino all’orlo di pizzo color crema del reggiseno. Qualunque momento sarebbe quello giusto, basta che sia con lui.

“Chris… sei sicura?”

Si interrompe per guardarla negli occhi, preoccupato come non l’ha mai visto durante tutta quella serata, e se la situazione non fosse tutto tranne che comica quasi le verrebbe da ridere di nuovo. È incredibile quanto impacciato possa rivelarsi uno come Edward Munson, sempre ironico e con la battuta pronta in tasca. Non conosceva quel lato di lui, ma le è bastato poco per innamorarsene perdutamente.

“Sì.”

Annuisce, accogliendolo ancora una volta, demolendo quel muro che la circonda, già a pezzi, solo per lui.
Eddie le sorride con la sua solita dolcezza disarmante, la sovrasta chiudendole le labbra in un nuovo bacio e, con un’avidità difficile da non ricambiare, le sfiora i fianchi fino ad arrivare all’orlo delle mutandine, per abbassarlo mentre continua a baciarla, e Chrissy non può fare altro che rispondere baciandolo a sua volta con foga, alzando i fianchi per incontrare le sue dita lunghe e abili, e…
Il rumore della porta del trailer che si apre li blocca sul posto. Un attimo dopo, la voce di zio Wayne riempie l’ingresso, piena di una nota decisamente allegra.

“Come è andato il concerto?”

Si guardano negli occhi, trattenendo il respiro. Zio Wayne non dà segno di voler uscire: dopotutto, deve essere appena tornato dalla sua solita serata al bar. Si sposta in cucina, apre i cassetti, lo sentono mormorare una canzone a mezza bocca, forse in cerca di una birra o dell’accendino che non trova. Eddie le lancia uno sguardo preoccupato, ma un attimo dopo le sue labbra si piegano in un sorriso. Chrissy appoggia la fronte contro la sua, una risatina trattenuta a stento che le riempie le guance, allargandosi presto alle labbra. “Ci è mancato poco,” sussurra, e lui le posa un bacio rapidissimo sulla spalla prima di alzarsi di scatto e avvicinarsi alla porta. Si volta prima di aprirne uno spiraglio, un dito sulle labbra per chiederle di non fare alcun rumore.

“Benone! Dammi un attimo e ti racconto tutto!”

Chrissy si copre la bocca con le mani, soffocando le risatine che la scuotono da capo a piedi, mentre Eddie fruga freneticamente in uno dei cassetti in cerca di qualcosa. Si avvicina al letto per riprendere la t-shirt che indossava poco prima e se la rimette in un attimo, tendendo una mano a Chrissy perché si alzi.  

“Non pensare nemmeno di nasconderti nell’armadio,” la avvisa, indicandolo con un cenno della testa, con una smorfia divertita. “Zio Wayne ti adora… sarà contento di sapere che ci sei anche tu.”
 
 

VII.
 

Wayne Munson è veramente felice di vederla. Quando Eddie la indica casualmente come “Chrissy che ha deciso di restare qui, a parlare di musica con un esperto” i suoi occhi si illuminano, e si affretta subito a sciorinare un intero elenco di bevande e cibo da offrirle, dalla birra al latte con i biscotti. Non gli sfugge l’occhiata che lui ed Eddie si scambiano, ma è sicura che in quel breve attimo in cui è rimasta in camera sua a riabbottonarsi la gonna e risistemarsi la maglietta Eddie l’abbia rassicurato che la sua permanenza nel trailer è stata regolata da un piano molto preciso.

Trascorrono il resto di quella serata sul divano, a parlare del concerto raccontandone i momenti fondamentali a Wayne, che annuisce e non smette più di fare domande, ricompensando Eddie con complimenti pieni di orgoglio. È una persona profondamente buona, l’ha sempre pensato: glielo dicono gli occhi chiari che sembrano spalancarsi ogni volta che il racconto compie una svolta, le mani ruvide che gli scompigliano i capelli nello stesso gesto affettuoso che Eddie rivolge sempre a Dustin. Chrissy siede sul divano, in mano un bicchiere di latte e un biscotto con le gocce di cioccolato che Wayne ha recuperato da una scatola di latta in cucina, e lascia che quella sensazione di familiarità la avvolga dalla testa ai piedi.

Le luci basse della cucina che rischiarano appena la stanza. Fuori, solo il rumore della brezza, una civetta che grida e smette un attimo dopo. Auto in lontananza, inghiottite dal buio della strada che lascia Hawkins, Indiana. Zio Wayne che le offre un altro biscotto, si preoccupa per lei e le chiede se, per caso, non voglia qualcos’altro. Una famiglia ricostruita con fatica, tazze sbeccate e una cucina economica malandata, ma tutto l’amore che potrebbe desiderare, se non di più.

Quando arriva l’ora di andare a dormire, Eddie le passa una delle sue t-shirt, una vecchia maglietta dei Metallica. La stampa di Ride the Lightning è quasi del tutto scolorita dai troppi lavaggi e il tessuto inizia a cedere attorno al collo, ma è così soffice e impregnata del suo profumo che la accetta immediatamente con gioia. Quasi non riesce a credere di essere davvero lì, che sia notte, e che Eddie si sia appena girato per lasciarle un po’ di privacy mentre la indossa, rivolto verso la parete su cui è appoggiata la chitarra e una quantità di poster di gruppi mai sentiti. Lascia in un angolo la gonna e la maglietta dei Corroded Coffin e sale sul letto, dopo un altro dei suoi buffi inchini e la promessa che non le darà alcun calcio ma se ne starà in un angolino del letto zitto e buono, e che non russerà perché non ha mai russato, posso promettertelo sulla chitarra Chris, mai fatto, nemmeno una volta…
 
Quella notte, Chrissy Cunningham la trascorre nel trailer di Eddie Munson, l’ultimo posto in cui qualcuno si aspetterebbe di trovarla, l’unico in cui voglia davvero stare. Accoccolata vicino a lui, la testa appoggiata al suo petto, le dita che cercano le sue sfiorandole solo appena, come ad assicurarsi che sia davvero lì e non un sogno destinato a svanire al suono della sveglia. Si distende accanto a lui e, per la prima volta dopo anni, riesce a non pensare. A sua madre, a Jason che non può nemmeno contemplare l’idea che voglia iniziare una nuova vita senza di lui, al college e a tutto quello che verrà. C’è spazio solo per il respiro regolare di Eddie, le sue braccia piegate che la sfiorano appena, la t-shirt dei Black Sabbath che indossa sopra ai boxer neri, i capelli sparsi sul cuscino. Per lui e per quel microcosmo di serenità che riesce a donarle, fragile come un cristallo e altrettanto prezioso.

Per la prima volta dopo mesi, nessun incubo spezza il suo sonno.  
 






___________

Dopo aver terminato Teenage Dirtbag, e accompagnata dalle fanart di buriedbloom e NamiYouffie, che sicuramente già conoscete, ho avuto la mente piena di situazioni e di dialoghi tra Chrissy e Eddie, tanto da doverli assolutamente trasformare in qualcosa. Così, senza che nemmeno me ne rendessi conto e passando da quelle che pensavo sarebbero state massimo quattro pagine a quindici (ehehe), è nata anche questa storia, che si propone come una sorta di seguito espanso di TD, ma che potete leggere e apprezzare benissimo anche senza aver letto l'altra. 

Piccolo appunto: il fatto che Corroded Coffin, il nome della band di Eddie in inglese, abbia le stesse iniziali di Chrissy non è una mia scoperta, ma un headcanon molto diffuso nel fandom anglofono. Probabilmente si chiamava così già prima che si incontrassero, ma è una coincidenza talmente adorabile che non potevo non citarla anche qui! 

Grazie ancora per tutto l'amore, i complimenti, le recensioni e i preferiti alla mia storia precedente: mi avete scaldato il cuore. Anche questa storia arriva in un momento abbastanza difficile, ma ho adorato provare a descrivere il sentimento che lega Eddie a Chrissy, e immaginare per loro un futuro felice in cui sono finalmente insieme come meritavano. Spero possa piacervi anche questa nuova avventura, quanto avete amato la precedente! 

Fede 



 
   
 
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