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Autore: AMYpond88    29/07/2022    2 recensioni
"Lui non fa mai cose del genere.
Mai.
È questo tutto quello a cui Megumi riesce a pensare, mentre tiene la fronte premuta contro il bancone del negozio, in quello che è il peggior post sbornia della sua vita.
Il primo e, può giurarlo, l'ultimo post sbornia della sua vita".
AU dove le vite di Megumi, Yuji e Sukuna si intrecciano in modo inaspettato.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushiguro Megumi, Geto Suguru, Gojo Satoru, Itadori Yuji, Ryōmen Sukuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lui non fa mai cose del genere. Mai.
È questo tutto quello a cui Megumi riesce a pensare, mentre tiene la fronte premuta contro il bancone del negozio, in quello che è il peggior post sbornia della sua vita. Il primo e, può giurarlo, l'ultimo post sbornia della sua vita.
Perché lui non beve mai fino a ubriacarsi.
Anzi la maggior parte delle volte non beve proprio.
Ad essere proprio sincero, spesso nemmeno esce.
Chi glielo ha fatto fare ieri sera di abbandonare la sicurezza del programma cinema, divano e te caldo?
A giusto, sua cugina Maki. Quella ragazza sa essere tremendamente insistente quando vuole.
'Hai vent'anni Megumi, non puoi fare il sepolto in casa'.
Ecco cosa aveva detto, trascinandolo fuori dall'appartamento ormai iper affollato che condivide con la sua sorellastra Tsumiki, il loro tutore Satoru e due cani lupo.
Senza contare che negli ultimi due anni si era aggiunto il compagno dell'uomo, con le due sorelle, al momento in vacanza studio.

Il piano era semplice: colonizzare un divanetto del locale e restare lì. Evidentemente qualcosa era andato storto.
Preme la fronte più forte, alla ricerca di un pensiero coerente sulla serata scorsa, ma riesce solo a ripetere nella sua testa come certe cose lui non le faccia e, di sicuro, non le rifà mai.
Ormai è una specie di mantra a cui aggrapparsi per sfuggire alla sua emicrania.
Emicrania che, si prepara, sta per peggiorare drammaticamente a causa dell'uragano di parole che è prossimo a travolgerlo, annunciato dallo scampanellio della porta.
"Oh chi abbiamo qui? Il nostro piccolo Megumi?"
Alza un sopracciglio, senza sollevare la testa dal bancone.
Basta il livello decisamente troppo alto di ottave per fargli sapere che Satoru Gojo, il suo tutore, ha appena fatto irruzione nel suo rifugio.
Non che lo studio di tatuaggi del fidanzato di quell'idiota rumoroso sia una gran scelta per nascondersi, ma Geto è stato chiaro con lui e Tsumiki: "Quando Satoru diventa troppo insopportabile, iperattivo o petulante... insomma, troppo Satoru, le porte dello studio sono aperte".
A conferma delle sue parole, l'uomo era arrivato il giorno dopo con la coppia delle chiavi dello studio e così quel piccolo negozio era diventato un porto sicuro dal rumoroso, caotico e spesso esagitato affetto del loro tutore.
Ciò valeva e continua a valere soprattutto per Megumi. La sorella, paziente e gentile, aveva fin da bambina imparato a vedere le reali buone intenzioni nascoste dietro alla stravaganza di Gojo.
Che per carità, per essersi trovato a poco più di vent'anni a fare da tutore a due ragazzini di dieci, se l'era cavata anche bene. Entrambi erano arrivati ai diciotto anni sani e salvi, senza nemmeno troppe visite al pronto soccorso e traumi, inspiegabilmente, se chiedevano a lui.

"Me-gu-mi~ dove sei stato? Io e Tsumiki Chan eravamo così preoccupati".
Ruota la nuca, ignorando come ogni sua cellula urli in protesta, appoggiando la guancia sul bancone.
Biascica qualcosa come "Ti ho scritto che avrei dormito da Maki", ma le parole gli escono talmente tanto sovrapposte e strascicate che dubita Satoru lo abbia sentito.
Si solleva quel tanto che basta per rivolgere all'uomo uno sguardo confuso e indispettito, ma senza riuscire ovviamente ad intimorirlo o almeno a spingerlo a fermare il suo monologo.
"Ma visto che sono il tutore, amico e mentore migliore del mondo, tieni! Ti ho portato la colazione", continua Gojo, evidentemente in piena autocelebrazione.
Ruota la testa verso il sacchetto rosa confetto contenente, ne è certo, qualcosa di iper calorico ed eccessivamente zuccherato che l'uomo ha lanciato sul bancone e trattiene un gemito.
Basta l'odore dolciastro che viene dall'incarto a mettergli la nausea.

"Satoru, lascialo stare, ha mal di testa... e poi è vero, ti ha scritto. Ho sentito arrivare il suo messaggio".
La voce calma e impostata sul giusto numero di ottave del suo (boh, 'patrigno? 'Altro adulto responsabile'? Non che Gojo sia da considerarsi tale) unico adulto responsabile è accompagnata dall'aroma ottimo della tazza di caffè nero e assolutamente amaro che Geto appoggia sul ripiano, insieme a quelli che devono essere degli antidolorifici.
L'uomo ne ha una scorta infinita, immagina che stando con Satoru ne abbia costantemente bisogno, ed è abituato a fare da farmacia ambulante sia per i problemi mensili delle sue sorelle, Mimiko e Nanako, per quelli di Tsumiki (non che Gojo sia da meno in questo. Ricorda quando al primo ciclo della ragazza avesse finito per tornare a casa con una borsa piena di barrette di cioccolato e ogni tipo di assorbente esistente sul mercato) sia per le sue emicranie da studio.
Nonostante il tono calmo che ha ora, a Megumi verrebbe da ridere, se solo il mal di testa gli desse tregua, a pensare all'espressione prima confusa e poi di stupefatta realizzazione, che Geto aveva mostrato aprendogli la porta del negozio, davanti al suo post sbronza.
Sorpreso, così tanto da non riuscire nemmeno a fargli un minimo di tirata d'orecchi.

Perchè lui non si ubriaca mai, beve di rado ed esce con il contagocce.
Ma quello che davvero Megumi proprio non ha mai fatto è l'unico punto a cui sta cercando di non pensare: non è mai finito a fare sesso con un perfetto sconosciuto.
O quasi fare sesso.
Dice 'quasi' perché con il ragazzo a cui si è trovato avvinghiato tipo polpo su una pista da ballo dove non ha nemmeno ben presente come sia finito, non ha concluso un bel niente, finendo scaricato senza troppe cerimonie.
I suoi ricordi sono confusi in merito, molto.
Ricorda solo di aver cominciato lui a baciarlo in pista ed aver continuato nel percorso verso il bagno, per finire con il sedere sopra un lavello, il tutto senza prendere fiato.
E si sentiva bene. Tanto bene per essere tra le braccia di un perfetto sconosciuto che con i capelli rosa e le braccia e il torace tatuato, almeno da quello che riusciva a vedere dalla camicia, sembrava proprio l'ultimo essere umano che avrebbe potuto interessargli sulla faccia del pianeta.
Da quello che ricordava, un giramento di testa lo aveva preso lì, facendolo scivolare e rischiare l'osso del collo. Il ragazzo l'aveva sorretto e rimesso in piedi, tutto come se pensasse come una piuma, con un tocco improvvisamente gentile.
Lo aveva guardato storto e sentenziato qualcosa che era suonato tipo 'Non mi scopo i mocciosi ubriachi'.
Poi era uscito dal bagno e meno male, visto che era finito piegato sulla tazza a vomitare pochi istanti dopo.
Qualche minuto dopo si era trovato davanti Maki e i suoi amici, Yuta, Toge e... non ricordava il nome dell'altro ragazzo, solo il soprannome, "Panda", per le sue felpe con il cappuccio bianche e nere.
La cugina era riuscita a farlo riprendere, un po' con dell'acqua rovesciata in faccia e un po' con le colorite imprecazioni rivolte sia verso di lui, sia verso un povero sfortunato a caso, abbastanza coraggioso da farle notare che si trovava nel bagno dei maschi.
Cosa aveva urlato la ragazza?
'Lo so che sono nel fottuto cesso degli uomini, ma non vedi che il mio amico sta male?'
Dopo di che la serata era finita e lo sconosciuto che non gli aveva nemmeno detto il nome era svanito.

Meglio così. Ora deve solo andare oltre, iniziando con il superare quell'assurdo mal di testa.
Sarebbe bastato allungare le dita verso le salvifiche pastiglie di antidolorifico, cercando di non pensare a quel ragazzo senza nome e con cui aveva fatto la peggior figuraccia della sua vita.
Anche se lo avesse trovato, cosa avrebbe potuto ben dirgli?
'Grazie per non aver abusato di me ubriaco?', 'Scusa se ti sono quasi svenuto addosso?'

Qualcuno deve averlo molto a cuore lassù, visto che Il discutere concitato di Satoru e Suguru, rumoroso e imbarazzante (Geto sta elencando tutte le intossicazioni alimentari da dolci del compagno, Gojo la volta che il fidanzato da ubriaco si è fatto tatuare un, citando letteralmente,  'piccolo cervello malvagio') viene interrotto dal campanello del negozio.
"Junpeiii dai non farti pregare", esplode una voce femminile sconosciuta, all'ingresso.
Rimangia subito il suo pensiero cautamente ottimista, visto che la voce della ragazza che entra sembra fastidiosa quasi quanto quella di Gojo, tanto da fargli alzare la testa dalla posizione che ormai tiene da quasi un'ora per lanciare un'occhiataccia.
Ha un caschetto castano e un viso gentile, che fa a pugni con il suo tono di voce. Entra nello studio come un uragano, seguita da due ragazzi.
Uno magrolino, con un ciuffo sulla fronte che gli fa chiedere da quando gli Emo siano tornati ad uscire, ed uno più robusto, dai capelli rosa e un sorriso gigante.
Non vede tatuaggi, ma il ragazzo indossa una felpa che copre entrambe le braccia.
È decisamente più fresco di lui, troppo per aver fatto serata, ma chi può dirlo?
E poi, quanti ragazzi con i capelli rosa possono esserci?
Megumi incrocia il suo sguardo e il sorriso del ragazzo si allarga ancora.

Sì, qualcuno deve proprio averlo a cuore lassù.
   
 
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