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Autore: The_Storyteller    31/07/2022    3 recensioni
Anche se è stato nominato Maestro Assassino, la vita di Arno Dorian non è cambiata molto: scoprire i piani dei Templari, eliminare bersagli, cercare informazioni. La solita routine, come le sue visite alla tomba di Élise.
Se non fosse che, una mattina d’inverno, uno strano incontro annuncerà un nuovo capitolo della sua vita.
Madeleine Caradec è una semplice ragazza bretone, un po’ ingenua ma di buon cuore.
Ciò che non sa, tuttavia, è che si trova in un gioco più grande di lei, pedina nell’eterna lotta fra Assassini e Templari. Cosa sarà più forte: una lealtà che dura da anni o i sentimenti nati da un nuovo incontro? Chi è il diavolo e chi l’angelo?
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Arno Dorian, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Arno si svegliò alle prime luci dell’alba, stuzzicato dal profumo di burro fuso che proveniva dalla cucina della locanda. Era abituato a colazioni molto semplici, di solito una tazza di caffè e dei biscotti, e quei profumi deliziosi di prima mattina gli provocarono dei sonori brontolii di stomaco. Ormai completamente sveglio, l’uomo si alzò e cominciò a prepararsi per la giornata: si lavò e si vestì, sistemò le armi in un posto sicuro e uscì dalla sua stanza per dirigersi al piano terra.
Si accomodò a un tavolo e venne salutato da una signora piuttosto robusta e dal viso giocondo. Intuì che si trattasse della moglie del locandiere, difatti la donna elencò le pietanze offerte per la colazione: formaggi locali con miele, frutta di stagione, torte e biscotti della casa. Arno rimase stupito da quell’abbondanza di scelte e decise di provare un paio di biscotti e una fetta di far breton, una torta molto cremosa e arricchita da una composta di mele aromatizzata con del rum.
Terminata la colazione, Arno ringraziò la locandiera e tornò in camera per prepararsi alla visita dai Jézéquel. Era inutile mentire a sé stesso: l’Assassino era nervoso per la risposta di Madeleine.
Non era più riuscito a vederla, dopo aver ucciso la Templare, e si augurò che si fosse ripresa. Avrebbe voluto parlarle, dirle quanto le fosse mancata da quando era scappata dal Café, ma temeva il suo diniego alla richiesta che le aveva fatto. Arno non riusciva ad immaginare come potesse essersi sentita la ragazza dopo la sua fuga da Parigi, ma probabilmente temeva di rivederlo. A quel pensiero l’uomo sentì una stretta al cuore, ma aveva giurato che avrebbe rispettato la sua decisione, qualunque essa fosse stata. Anche se ciò avrebbe significato non vederla mai più.
Diede un’occhiata alla finestra e vide i primi passanti riempire le strade del villaggio. Aspettare non sarebbe servito a nulla: dopo aver indossato la giacca e aver sistemato le armi, Arno lasciò la locanda e si incamminò verso la casa dei Jézéquel.
 
Arrivato davanti alla porta della casa dei due bretoni, Arno alzò la mano per bussare ma si fermò a mezz’aria. Fece un respiro profondo per calmarsi, ma il nervosismo non accennò a diminuire: e se i due coniugi gli avessero impedito di vedere Madeleine? Briag gli era sembrato un uomo ragionevole, ma la moglie gli era parsa ostile nei suoi confronti.
C’era solo un modo per scoprirlo: dopo un ultimo respiro profondo, l’Assassino bussò un paio di volte alla porta e aspettò. Trascorsero pochi secondi e la porta si aprì, rivelando il volto di Briag.
-Buongiorno, Arno. Prego, entra pure- salutò l’uomo, spostandosi dall’uscio per permettere all’Assassino di entrare.
-Buongiorno a voi, signor Jézéquel. E anche a voi, signora- rispose lui rivolgendosi ad entrambi. Fransiza, seduta vicino al tavolo, ricambiò con un cenno del capo, ma il suo viso non era più diffidente come il giorno prima.
Arno rimase in silenzio, in attesa che uno dei due dicesse qualcosa. Di nuovo ebbe la sensazione di sentirsi sotto osservazione, ed effettivamente la coppia lo stava guardando con interesse.
Dopo altri minuti passati senza dire una parola, l’Assassino si sentì la gola secca e spostò lo sguardo altrove, avvertendo un lieve imbarazzo. D’un tratto Briag ruppe il silenzio, rivolgendosi alla moglie: -Visto?-
La donna annuì con la testa senza mai perdere di vista l’Assassino.
-Che succede, ora?- chiese quest’ultimo, ormai spazientito da quello strano gioco.
Fransiza si alzò dalla sedia e rispose: -Volevamo vedere come avresti reagito. Sappiamo che vuoi vedere Madeleine, e volevamo capire quanto ci tenessi veramente.-
Briag intervenne: -Se ti fossi dimostrato aggressivo o violento, ti avremmo buttato fuori di casa. Ma visto che hai aspettato con pazienza, ora puoi vederla.-
Gli occhi di Arno si illuminarono. Si sentì accelerare i battiti del cuore mentre, incredulo, chiese conferma ai Jézéquel: -Lei... vuole vedermi?-
Il bretone annuì: -Esatto, ha accettato la tua richiesta.-
-Ma a una condizione: che tu lasci qui le armi- aggiunse decisa Fransiza.
Suo marito la guardò con aria interrogativa, ma Arno obbedì: probabilmente era una condizione nata dalla donna in quel momento, ma se ciò avrebbe significato tranquillizzarli accettava volentieri. Estrasse la pistola e si sfilò la spada dal fianco, quindi consegnò le armi ai due bretoni.
-Ve le affido, ma per favore trattatemele bene- disse, guadagnandosi uno sguardo corrucciato da parte di Fransiza.
Briag trattenne una risatina, poi si rivolse all’Assassino: -Ti aspetta in camera sua.-
Arno ringraziò la coppia e salì i gradini che portavano al piano superiore. Percorse il breve corridoio che portava alla stanza di Madeleine e arrivò davanti a una porta chiusa. Bussò gentilmente un paio di volte e, udita una risposta affermativa, entrò.
 
*****
Madeleine controllò di nuovo Yannez, che dormiva profondamente nella culla. Si diede un’altra occhiata allo specchio per controllare che la treccia fosse in ordine e aspettò. Arno sarebbe arrivato in breve tempo, lo sapeva. Aveva accettato di vederlo, ma non riusciva a togliersi il nervosismo di dosso. Come avrebbe reagito lui, una volta riuniti? Nella mente della ragazza si affollarono scenari drammatici: avrebbe urlato, avrebbe minacciato di picchiarla, o peggio?
Scosse la testa con decisione: no, Arno non lo avrebbe fatto. Si sarebbe arrabbiato, certo, ma non le avrebbe fatto del male.
Ad un certo punto udì qualcuno bussare alla porta della sua stanza. Madeleine fece un respiro profondo: doveva essere lui. Si sistemò per l’ultima volta l’abito, più per placare l’agitazione che per togliere eventuali pieghe, e fece entrare il visitatore.
 
La giovane non riuscì a trattenere un sussulto: dopo un anno dalla sua fuga, Arno era di nuovo di fronte a lei. Non era cambiato affatto: la stessa eleganza, lo stesso portamento fiero. Solo gli occhi avevano un’espressione diversa, mostrando in quel momento un misto di preoccupazione e attesa.
Lei, d’altro canto, si sentiva cambiata a causa della maternità: ormai non faceva più caso alle occhiaie sotto gli occhi o al senso di stanchezza dovuto ai risvegli notturni di sua figlia. Eppure l’Assassino la guardava come se fosse stata una dea o una dama uscita da qualche quadro rinascimentale.
Nessuno dei due aveva ancora spiccicato una parola, e il silenzio stava diventando imbarazzante. Dopo essersi sistemata per l’ennesima volta una ciocca, Madeleine decise di iniziare la conversazione: -Ciao.-
-Ciao. Come stai?- disse Arno.
-Bene. Grazie.-
Di nuovo, un silenzio imbarazzante s’impadronì dei due. La giovane cominciava a sentirsi nervosa, ma si sforzò di chiedere ciò che più temeva: -Quindi... madame Beauchesne...-
Arno rispose volentieri: -Ha raggiunto i suoi compari all’inferno. Non farà mai più del male a nessuno.-
Madeleine si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Adesso era veramente libera dalla Templare e dalla sua terribile vendetta. Ma ora un’altra domanda cominciò a tormentarla: -Come hai fatto a trovarmi?- chiese. Avvertì una lieve stretta allo stomaco, ma cercò di non farci caso.
-Lozach. È stato lui a rintracciare la Beauchesne dopo l’agguato delle Tuileries, e mi ha avvisato non appena ha scoperto che era diretta qua. Avrei voluto occuparmene io, ma il Concilio non ha voluto concedermi questa richiesta. Forse è stata la loro punizione per le informazioni sull’incontro con mademoiselle Vico.-
Madeleine si sentiva sempre più nervosa. Ovviamente il suo lavoro di spia aveva avuto conseguenze per l’Assassino. Osservò il volto dell’uomo per cercare segni di rabbia, ma non ne vide. Nonostante ciò, l’agitazione che sentiva dentro di sé minacciava di diventare sempre più opprimente: -Arno, io...-
D’un tratto la giovane udì un rumore dietro di sé. Si girò, sentendo un mugolio di Yannez, e si avvicinò alla culla. La piccola si stava agitando nel sonno, ma Madeleine capì subito il motivo del suo turbamento: prese la bambolina di pezza che stava nell’angolo del lettino e la riportò accanto alla bambina, che si calmò all’istante. Sospirò di sollievo mentre le rimboccava le coperte, osservando Yannez che stava a braccia aperte come un orsetto. Sorrise e si girò verso il suo interlocutore, ma si ritrovò Arno a pochi passi da lei. Rimase immobile, colta di sorpresa dalla destrezza dell’uomo e senza la minima idea sulle sue intenzioni.
E ad un tratto lui l’abbracciò.
 
Madeleine era rimasta di sasso, mai si sarebbe aspettata quel gesto improvviso. Era ancora immobile tra le braccia dell’Assassino, in attesa che facesse qualcosa, qualsiasi cosa; ma Arno taceva, continuando a stringerla tra le sue braccia.
-Dovresti odiarmi- sussurrò lei, con voce tremante.
-Credimi, ho provato. Non ci sono riuscito. E non voglio farlo.-
Quelle parole, dette con dolcezza, sciolsero ogni dubbio della bretone: nonostante le bugie che gli aveva raccontato, gli inganni e la fuga, l’Assassino l’aveva incredibilmente perdonata.
Lacrime sottili solcarono le guance della giovane, che si sfogò per tutta la tensione accumulata in quei minuti. Trattenendo a stento dei singulti, Madeleine appoggiò la testa sulla spalla dell’uomo, stringendo nello stesso tempo le mani dietro la sua schiena.
-Mi dispiace, Arno. Mi dispiace per tutto. Se potessi tornare indietro...- singhiozzò, aggrappandosi alla stoffa della sua giacca.
-Shhh...- sussurrò appena Arno, appoggiando la guancia sulla sua testa.
-Mi sei mancata, mon ange. Ti ho pensato ogni giorno, pregando che fossi al sicuro e sperando di poterti rivedere. Non puoi immaginare quanto sia felice di riaverti tra le mie braccia.-
Madeleine scostò appena il volto e vide che anche l’uomo stava piangendo; ma non erano lacrime di rimorso, come le sue, bensì di gioia.
Arno avvicinò una mano al viso della ragazza per asciugarle la guancia, passando il pollice sotto il suo occhio e lungo lo zigomo. Tenne la mano sul suo volto, poi chinò il capo e, dolcemente, la baciò sulle labbra.
Dio, quanto le erano mancati quei baci! Quante volte aveva sognato un ultimo abbraccio, un’ultima carezza dall’uomo che amava! La bretone portò le mani dalla schiena dell’Assassino al suo volto. Lo accarezzò con dolcezza, mimando il gesto dell’uomo, e lo guardò negli occhi: quegli occhi dolci e scuri che l’avevano così colpita, la prima volta che si erano incontrati.
-Mi sei mancato anche tu, ma menn- mormorò, appoggiando la fronte contro la sua.
 
La giovane avrebbe voluto rimanere abbracciata al suo amato ancora un po’, ma un lieve mugolio attirò la sua attenzione. Girò il volto verso la culla e vide che Yannez si era svegliata e che la osservava con curiosità.
Rivolse un sorriso stanco ad Arno, come a volersi scusare; ma l'Assassino non parve essere disturbato da quell'interruzione. Anzi, guardava anche lui la bambina, sorridendo.
-Credo che abbia bisogno di te- disse divertito. Madeleine gli diede un ultimo bacio sulla guancia, quindi si avvicinò alla culla e prese sua figlia tra le braccia.
-Eccomi qui, Yannez. Hai dormito bene?- chiese alla bambina, che rispose con un versetto acuto. La bretone ridacchiò e sfregò il naso contro quello più piccino della lattante, facendola ridere.
-Devo presentarti qualcuno. Eccolo qui- aggiunse, girando la bambina in modo che stesse seduta contro il suo torace.
-In realtà, noi due ci siamo già conosciuti- disse Arno, cogliendo di sorpresa la giovane donna. L'Assassino si chinò verso la bambina, in modo che fosse alla stessa altezza dei suoi occhi, e le parlò con dolcezza: -Ciao Yannez. Ti ricordi di me? Ci siamo conosciuti ieri.-
La bambina rimase immobile mentre lo studiava coi suoi occhi scuri. Teneva una manina vicino alla bocca, quasi meditabonda, ma all'improvviso, cogliendo sia Arno che Madeleine di sorpresa, fece scattare il braccio in avanti e colpì un'altra volta il naso dell'Assassino.
-Ahio!- si lamentò l'uomo, massaggiandosi la parte dolente.
-Yannez! Ma che modi sono!- disse Madeleine con tono di rimprovero, mentre la bambina faceva un versetto allegro.
La bretone diede un colpetto alla mano della figlia: -Mi dispiace Arno, non so cosa le sia preso- si scusò, ma Arno rispose con un sorriso divertito.
-Vedo che ha una buona memoria. Ha anche una buona mira, credo- scherzò lui.
Lei sorrise e gli fece cenno di raggiungere il letto, in modo che entrambi potessero sedersi. Una volta accomodatisi, Madeleine sistemò meglio la bambina sulle gambe e lasciò che giocasse con le dita della sua mano. Arno non riusciva a distogliere lo sguardo dalla piccina e continuava a guardarla con tenerezza.
-Ha i tuoi stessi capelli- disse, rivolgendosi alla ragazza.
“E i tuoi stessi occhi” pensò lei, guardandolo in volto.
In quel momento, la faccia dell'Assassino assunse una lieve sfumatura rossastra, come se stesse pensando a qualcosa di imbarazzante. Diede un lieve colpo di tosse, forse per darsi coraggio, quindi espose il suo pensiero: -Dunque... l'hai cresciuta da sola?-
-Briag e Fransiza mi hanno aiutato molto- rispose la ragazza.
-Certo, e sono felice che tu abbia incontrato delle così brave persone. Ma ciò che intendevo chiederti è un'altra cosa. Non devi rispondere, se non te la senti. Insomma...-
Madeleine lo guardò incuriosita, sorpresa dalla sua reticenza: -Dov'è suo padre?- disse, indovinando il quesito dell'Assassino, che infatti annuì.
Dopo l'eventuale collera dell'uomo per il suo tradimento, che per fortuna non c'era stata, era giunto l'altro momento che la bretone temeva: come avrebbe fatto a dirgli la verità? E come avrebbe reagito?
Aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito. Non aveva idea di come dirglielo, se essere diretta o no. Ma forse, in fondo, le parole non servivano: prese Yannez dal suo grembo e la porse ad Arno, sfiorandogli le mani mentre lui prendeva la piccola tra le sue braccia.
L’Assassino rimase confuso da quel gesto. Rivolse alla giovane uno sguardo interrogativo, ma da lei ottenne solo un sorriso. E allora capì.
Girò la bambina in modo da poterla vedere in faccia e studiò di nuovo i suoi lineamenti, il suo volto, i suoi occhi. Occhi grandi e scuri, che ora sembravano fin troppo famigliari.
Arno trattenne a stento un sussulto. Stavolta fu lui ad aprire e chiudere la bocca più volte, incredulo per la risposta che gli aveva fornito la bretone.
-Lei... è mia... nostra...- balbettò stupito.
Madeleine annuì: -Lei è nostra figlia.-
 
Quelle parole colpirono Arno come un fulmine a ciel sereno, lasciandolo stupefatto. Il suo sguardo passava da Madeleine a Yannez e viceversa, come se il suo cervello dovesse ancora elaborare del tutto gli ultimi avvenimenti.
-Avevi detto che erano i tuoi giorni sicuri- mormorò confuso.
Madeleine abbassò gli occhi e si morse il labbro, avvertendo una sensazione di disagio: -Lo erano, te lo giuro. Avevo fatto anche la lavanda, ma a quanto pare non è servito...-
Per la terza volta da quando si erano ritrovati, il silenzio calò nella stanza. Madeleine alzò leggermente lo sguardo per studiare il volto dell’Assassino: ancora una volta non c’era rabbia nei suoi occhi, solo tanta confusione. E un’ombra di dispiacere.
-Se lo avessi saputo...- mormorò l’uomo.
-Non potevi, Arno. Non lo sapevo neanch’io, l’ho scoperto dopo essere scappata da Parigi- disse la bretone.
Yannez agitò le braccia in direzione di Madeleine e Arno le porse la bambina. La bretone l'appoggiò al petto e le diede un bacio sulla testa: -Quando la Beauchesne mi ha aggredito, ha scoperto della sua esistenza. Aveva detto che le avrebbe fatto delle cose orribili... Se non fosse stato per te...- disse con voce rotta.
Arno la cinse tra le braccia, stringendo sia lei che la bambina, e le diede un bacio sulla tempia. Sentì la ragazza tremare, nel tentativo di trattenere le lacrime, e le fece dei movimenti circolari dietro la schiena per calmarla.
-Come a Versailles, ti ricordi?- sussurrò gentilmente lui.
Dopo un ultimo sospiro, Madeleine riuscì a calmarsi, senza accorgersi che un sorriso le era apparso sulle labbra: -È stata una delle serate più belle della mia vita, anche se la mia pa... la mia ex padrona l'ha rovinata.-
-Non del tutto, però- replicò Arno, mentre infilava una mano all'interno della giacca.
Avvertendo quel movimento, Madeleine si sciolse dall'abbraccio con l'Assassino per capire cosa stesse facendo, e dopo pochi secondi spalancò gli occhi dallo stupore: comparso come per magia, Arno teneva tra le dita l'anello che le aveva regalato nel parco della reggia, dopo che si erano confessati i sentimenti che provavano l'uno per l'altra.
-L'hai tenuto?- chiese lei, ancora sorpresa.
L'Assassino annuì: -L'ho sempre tenuto con me, da quando sei andata via. Era l'unica cosa che mi era rimasta di te.-
Madeleine provò una sensazione di calore al petto. Per tutti quei mesi Arno aveva tenuto con sé l’unico oggetto che ricordava il loro amore e i bei giorni che avevano trascorso insieme, nonostante fosse insieme alla lettera della sua confessione del piano per ucciderlo. Da quando aveva lasciato Parigi, la giovane aveva tentato di convincersi che l’Assassino l’avrebbe odiata per ciò che aveva fatto, e non senza ragioni. Ora invece, davanti a quel piccolo, prezioso anello, poteva percepire l’affetto e i sentimenti che Arno aveva continuato a nutrire nei suoi confronti.
Eppure c’era ancora un’ombra di dubbio in cuor suo, come se avesse paura a lasciarsi andare, ad abbandonare definitivamente il suo passato e poter immaginare un futuro con l’uomo che amava.
-Non merito il tuo perdono, Arno. Né il tuo amore- mormorò.
L’Assassino sovrappose la sua mano a quella della bretone, sfiorandola con gentilezza: -Tu meriti questo e altro, Madeleine. Tu meriti di essere felice, e io... sarei onorato di far parte della tua felicità.-
La giovane non stava guardando Arno mentre parlava, ma appena udì l'ultima frase alzò il capo, sorpresa da quelle parole. E fu ancora più sorpresa quando vide l'uomo prenderle la mano e, allo stesso tempo, tenderle l'anello.
Arno fece un paio di respiri profondi, tuttavia non riuscì a trattenere il tremolio nella voce: -Vorresti sposarmi?- chiese.
 
Yannez tentava per l'ennesima volta di afferrare il ciondolo di sua madre, ma Madeleine non se ne accorse. Divenne rossa in viso, emozionata, mentre il suo cuore batteva così forte che sembrava un tamburo impazzito.
-Dopo tutto quello che ti ho fatto, vuoi ancora stare con me?- chiese incredula.
L'Assassino annuì: -Sì, mon ange. Sei entrata nel mio cuore, ormai. Dopo la morte di Élise pensavo che non avrei mai incontrato qualcun altro di così speciale. Anzi, mi ero addirittura ripromesso di non frequentare mai più nessuno, tanto la sua morte mi aveva sconvolto.-
-Ma poi ho incontrato te. È vero, i motivi sono quelli che sappiamo, ma più ti conoscevo e più scoprivo una ragazza dolce, sensibile e, a modo tuo, forte. E quando te ne sei andata, quando ho letto le tue parole in quella lettera, ho capito che non sarei più potuto tornare indietro. Ho capito che non avrei più potuto dimenticare il tuo sorriso, il modo in cui stringi il tuo ciondolo o sposti una ciocca quando sei nervosa, la tua voce.-
Arno aveva parlato di getto, lasciando libertà al suo cuore di esprimere il suo amore a Madeleine. Tuttavia, ad un certo punto si interruppe, e se prima la sua voce era incerta per l'emozione adesso trapelava un senso di timore: -Ma posso capire se non vuoi avere nulla a che fare con me. Io per primo sono una vittima della guerra tra Assassini e Templari, e anche molti Maestri del passato hanno perso delle persone che amavano: so cosa significa vivere sempre all'erta, sempre attenti a non farsi scoprire o peggio.-
-Ma ti giuro sulla mia vita, Madeleine, farò di tutto per proteggere te e nostra figlia. Giuro che...-
-Basta così- interruppe all'improvviso la bretone.
Arno si fermò, mentre la frase che stava pronunciando gli morì in gola, il volto preoccupato in un'espressione di attesa.
Grosse lacrime sgorgarono dagli occhi della giovane, lacrime di gioia che accompagnavano un sorriso radioso. Dovette lasciare la mano di Arno per asciugarsi le guance, ma infine fece un cenno con la testa: -Lo voglio- sussurrò emozionata.
Finalmente, tutta la tensione di Arno si sciolse come neve al sole. Sorrise, all'inizio incredulo, poi sempre più felice che Madeleine avesse accettato la sua proposta. Chiedendole la mano, l'Assassino infilò l'anello all'anulare sinistro della giovane, suggellando così la loro promessa d'amore. Senza smettere di sorridere Arno strinse in un abbraccio la giovane e la bambina, cercando invano di trattenere le lacrime. Guardò la bretone, che le sembrava ancora più bella di quanto ricordava, e le diede un bacio sulle labbra.
-Non hai idea di quanto sia felice adesso- le mormorò all'orecchio.
La bretone stava per rispondergli, quando Yannez fece un versetto che la distrasse. Si chinò verso sua figlia, che la stava osservando con un'espressione confusa. Madeleine si asciugò nuovamente gli occhi e rassicurò la piccina: -Mi sposo con papà. Sei contenta, Yannez? Così saremo una vera famiglia.-
Mentre osservava la sua futura sposa, Arno avvertì una strana sensazione all'altezza del cuore. Quella parola, famiglia, così semplice eppure così importante. Lui, che aveva perso la sua quasi vent'anni prima con la morte di suo padre, e poi i De la Serre, e per certi versi la Confraternita; non avrebbe mai immaginato che, un giorno, sarebbe finalmente riuscito ad avere una famiglia tutta sua. E si ripromise, sia a sé stesso che alle due persone tra le sue braccia, che non avrebbe permesso a nessuno di rovinare un'altra volta la sua felicità, Templare o no.
Ma proprio in quell'istante la porta della stanza si aprì con veemenza e Fransiza entrò con la forza di un uragano.
 
-OmmioddioMadeleinesonocosìfeliceperte!!!- esclamò Fransiza così in fretta che sembrava aver detto un’unica parola. Il suo volto, rosso di felicità, era rigato da numerose lacrime, e il suo sorriso era così largo che sembrava andare da un orecchio all'altro.
Mentre lei si congratulava con la coppia, Briag fece silenziosamente il suo ingresso. Anche sul suo viso, che di solito aveva un cipiglio burbero, era apparso un gioioso sorriso, e l'uomo faceva fatica a trattenere le lacrime.
Dopo l'iniziale sorpresa, e cercando di non farsi soffocare da un abbraccio della donna, Arno si rivolse alla coppia: -Stavate... origliando?- chiese stupito.
-Ovvio!– rispose Fransiza dopo aver schioccato numerosi baci a Madeleine –Dovevamo essere certi che non avresti fatto del male a lei o a Yannez!-
Arno indirizzò uno sguardo incredulo a Briag, che ammise in silenzio la loro opera di spionaggio.
-Sono così felice per tutti voi- disse Fransiza, dopo aver finito di congratularsi con entrambi. Si asciugò un occhio, ma poi il suo tono assunse una nota più triste: -Immagino che andrete a vivere a Parigi, giusto?-
Madeleine guardò Arno, che annuì. L’Assassino si avvicinò a Fransiza e le prese gentilmente una mano per rassicurarla: -Il mio “lavoro” mi costringe a stare a Parigi, ma voi potrete venire a trovarci ogni qualvolta vorrete. È il minimo, dopo tutto quello che avete fatto per Madeleine- propose.
Fransiza tirò su col naso e sorrise, per poi dare un buffetto sulla guancia dell’uomo: -Sei proprio un bravo ragazzo. Madeleine è stata fortunata a trovare uno come te.-
Quindi batté le mani, come per cambiare discorso, e con un tono più felice si rivolse alla coppia: -Su, forza! Abbiamo un matrimonio da organizzare!-
 
*****
Parigi, febbraio/piovoso 1798.
Quell'inverno aveva nevicato parecchio, tanto che la neve che veniva tolta da strade e piazze formava dei grossi cumuli ai lati della carreggiata, per la gioia dei più piccoli. Chi non sopportava il freddo, invece, ne approfittava per frequentare taverne o cafè per riscaldarsi le membra e mangiare qualcosa di caldo.
Arno aveva appena terminato il suo giro di pattuglia. Era partito alle prime luci dell'alba e ora, dopo aver sopportato il freddo e aver eliminato un paio di giacobini, attraversava con attenzione i tetti gelati per tornare al Café Théâtre. Il suo stomaco protestava sonoramente per la mancata colazione e tutto ciò che l'Assassino desiderava in quel momento era un litro di caffè bollente, magari accompagnato da una brioche al cioccolato.
Dopo un'ultima svolta la meta apparve davanti ai suoi occhi stanchi. Prestando la massima attenzione, Arno si calò da un muro e atterrò in strada per poi dirigersi verso l'edificio che ormai considerava casa sua. Appena varcata la soglia venne investito dall'aroma del caffè e dal chiacchiericcio dei clienti, già numerosi a quell'ora del mattino. Vide che il bancone era già occupato da altri avventori, quindi decise di fare colazione direttamente in cucina, così avrebbe approfittato dell'ulteriore calore del camino.
Percorse il corridoio che separava la sala principale dalla cucina e salutò le inservienti che stavano preparando i dolci da servire ai clienti del cafè. Le cameriere e le cuoche ricambiarono il saluto, tuttavia Arno notò una strana espressione giocosa sui loro volti. Si avvicinò a Babette e le chiese se fosse successo qualcosa, ma la cuoca gli fece segno di tacere e poi esclamò a voce alta: -Accipicchia, chissà dov'è finita la piccola Yannez! È davvero brava a nascondersi!-
Si udì una risatina soffocata da sotto un tavolo e Arno scorse un paio di scarpette sporgere appena da dietro una tovaglia. Babette si avvicinò con cautela, prese un lembo della tovaglia e la sollevò di scatto: -Eccola qui!-
Sotto il mobile comparve una bambina di due anni dalla folta chioma ramata e con due grandi occhi scuri. Fece un versetto di sorpresa e provò a scappare, ma Babette l'acchiappò subito e la strinse in un abbraccio, provocandole una risata divertita.
-Hai visto chi c'è, Yannez?- disse Babette dopo averla coccolata. La bambina girò la testa, seguendo il dito della cuoca, e spalancò gli occhi non appena vide Arno.
-Papà!- chiamò contenta, tendendo le mani in direzione dell'uomo. L'Assassino, che stava sorridendo così tanto che cominciava a dolergli il viso, prese sua figlia dalle braccia della donna e le diede un bacio sulla guancia.
-Buongiorno Yannez. Hai fatto la brava mentre non c'ero?- chiese, al che la bambina rispose in modo affermativo. Sempre tenendo sua figlia in braccio, Arno si avvicinò a un vassoio di biscotti e ne mangiò un paio, in attesa del caffè. A un certo punto notò che Yannez stava fissando affascinata le piccole paste con gocce di cioccolato come se fossero dei gioielli preziosi.
-Potto biccotto?- chiese lei, cercando di pronunciare correttamente le parole. Arno si volse in direzione di Babette, chiedendole silenziosamente se ne avesse già mangiati, e quando ottenne il via libera dalla cuoca fece una domanda alla bambina: -Qual è la parolina magica?-
-Pe’ favòle- rispose Yannez. Arno spezzettò il biscotto che aveva in mano e ne diede un pezzetto alla bambina, che lo mangiò lentamente per gustarselo al meglio. L'Assassino terminò la colazione e salutò le cuoche, quindi uscì dalla cucina con sua figlia in braccio.
 
Se pensava a quante cose erano cambiate in due anni. Arno tornò con la mente a una giornata di inizio pratile, quando lui e Madeleine si erano finalmente sposati dopo tante peripezie. Avevano celebrato il matrimonio in Bretagna con pochi invitati: i Jézéquel e alcuni loro amici accompagnavano la sposa, mentre Arno era riuscito a contattare i compari della “Banda delle Baguettes” per farli arrivare in tempo per la cerimonia. Poche persone ma buone, aveva detto Fransiza, ma era stato lo stesso un giorno speciale per tutti.
E dopo gli ultimi saluti alla coppia bretone e alla promessa di scriversi, Arno e Madeleine erano ritornati a Parigi e al Café Théâtre. Dopo l'iniziale sorpresa di Madame Gouze, Célestine, Ophélie e gli altri, i neo sposi erano stati accolti con calore, ma la cosa che più aveva stupito il personale del Café era stata di sicuro Yannez. E dopo pochi mesi di conoscenza la piccina era diventata una sorta di mascotte tra le inservienti, che si prodigavano ad aiutare Madeleine a gestire il lavoro per permetterle di stare il più possibile con sua figlia quando Arno era impegnato nei suoi doveri di Maestro Assassino.
 
Mentre ricordava questi avvenimenti, Arno venne fermato da uno dei garzoni che lo avvisò dell’arrivo di due visitatori.
-Hanno chiesto di voi, monsieur. Hanno un accento particolare, non credo che siano di qui- disse il ragazzo prima di congedarsi. Arno non aveva dubbi sull’identità della coppia, visto che si erano scambiati alcune lettere un paio di settimane prima. Si girò verso Yannez, che lo osservava con curiosità, e le sorrise: -Andiamo a salutare i nonni.-
L’Assassino si incamminò verso lo studio dell’intendente, dove erano stati accompagnati gli ospiti, e vide che Briag e Fransiza erano già stati fatti accomodare.
Yannez si lasciò scappare un versetto allegro, che attirò l’attenzione della coppia: -Nonna! Nonno!- disse non appena li vide.
Fransiza fu la prima a raggiungerla e a prenderla tra le braccia, riempendola istantaneamente di rumorosi baci: -Buon compleanno, pralina mia!- esclamò felice. Venne raggiunta dal marito, che reggeva in mano un pacchetto, e anche lui salutò la bambina, in modo meno espansivo ma altrettanto affettuoso.
-Buon compleanno, Yannez. Questo è il tuo regalo- disse il bretone sorridendo, intanto che le tendeva il pacchetto. Mentre la piccola scopriva con gioia dei nuovi vestitini per la sua bambola, i Jézéquel salutarono Arno e gli diedero un altro regalo per il compleanno della loro nipotina acquisita: un intero kouign-amann fatto da Fransiza, una succulenta torta fatta con pasta sfoglia e generose quantità di burro e zucchero.
Dopo aver scambiato qualche chiacchiera i bretoni chiesero dove fosse Madeleine e Arno rispose che quel giorno era di turno in sartoria. Prese per mano sua figlia, che teneva nell’altra il suo regalo, e fece segno ai Jézéquel di seguirlo all’interno del Café.
 
Madeleine stava terminando di cucire un ricamo, quando venne interrotta da una delle sarte che la informò di alcune persone che la stavano cercando. Per qualche secondo rimase sovrappensiero, poi si ricordò dell’ultima lettera di Fransiza e Briag in cui annunciavano il loro arrivo a Parigi. Sistemò l’abito su cui stava lavorando e lasciò la sua postazione per andare dai suoi ospiti, mentre un sorriso compariva lentamente sulle sue labbra. Era giunto il momento di dare loro la buona notizia.
Aveva appena lasciato la sartoria quando vide Arno di fianco alla porta, arrivato in quel momento. Si salutarono con un veloce bacio sulle labbra e un abbraccio, e nonostante il calore del locale la giovane percepì le ultime tracce di freddo sulla giacca del marito.
-Ci aspettano di sopra- annunciò l’uomo a sua moglie. Madeleine lo prese sottobraccio e insieme si incamminarono per le scale.
-Com’è andata stamattina?- chiese lei.
Arno rispose: -Le solite cose: furfanti vari, qualche giacobino, un freddo cane. Per fortuna per oggi non ho altri impegni.-
-Yannez è con Briag e Fransiza?- domandò poi.
L’Assassino annuì: -Stanno giocando con i nuovi vestiti che Fransiza ha fatto per la sua bambola. A proposito, spero che tu abbia un po’ di fame: hanno portato una torta bretone, ne ho mangiata una fetta e credo che non toccherò più cibo fino a stasera- scherzò.
I due giunsero infine davanti alla loro camera privata, dove li aspettavano i Jézéquel e Yannez, ed entrarono: Fransiza stava aiutando Yannez ad infilare un cappellino sulla testa della bambola, mentre Briag teneva sulle sue gambe la bambina.
Quando udirono la porta aprirsi, i due bretoni alzarono lo sguardo e videro Arno e Madeleine entrare nella stanza, ma quando stavano per salutarli si bloccarono di colpo e sulle loro facce apparve un’espressione stupita.
-Oh cielo, Madeleine! Perché non ce lo avete detto?- esclamò stupita la donna.
Madeleine ridacchiò e istintivamente si portò una mano sull’addome tondeggiante, segno di una gravidanza in corso: -Volevamo farvi una sorpresa. E direi che ci siamo riusciti.-
Fransiza fu la prima a raggiungerla e a congratularsi con la coppia: -Che bella notizia! Quanti mesi sono ormai?-
-Credo quattro- rispose Arno.
-Oh, allora nascerà in estate! Chissà se sarà un maschietto o una femminuccia!- commentò entusiasta.
Briag fece scendere dalle sue gambe Yannez, che corse immediatamente da Arno per farsi prendere in braccio, e anche lui si congratulò con i due per l’arrivo del loro secondogenito.
 
Mentre Fransiza raccontava aneddoti della sua maternità, Madeleine si ritrovò a pensare a quale svolta aveva preso la sua vita: da serva timorosa di una nobile rivelatasi una crudele manipolatrice, a una donna libera e con una famiglia tutta sua. Finalmente poteva essere felice: viveva in un posto magnifico con gente amica, al fianco dell’uomo che amava e con cui aveva costruito una famiglia. Soltanto qualche anno prima, se qualcuno le avesse predetto questo cambiamento nella sua vita lei non ci avrebbe mai creduto; invece ora pregava e ringraziava ogni giorno i santi bretoni e gli antichi dei irlandesi, a cui tanto erano devoti i suoi genitori, per averle dato una vita degna e piena di gioia. 

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Ed eccoci arrivati alla fine della storia. Credo che sia la fanfiction più lunga che abbia mai scritto finora e una di quelle che più mi è piaciuta.
Spero che vi sia piaciuta la storia di Arno e Madeleine e grazie per essere giunti fino all'ultimo capitolo.
Un piccolo ringraziamento va a MuSiCaNdArTs95, che ha recensito ogni capitolo di questa storia =).
Grazie ancora a tutti e spero di accompagnarvi in altre avventure in futuro ^-^!
   
 
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