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Autore: Princess_of_Erebor    31/07/2022    12 recensioni
Una fanciulla inaspettata... E un giovane dottor Enys. Due differenti personalità, una nuova realtà. Sullo sfondo, la selvaggia Cornovaglia del 1700 e alcuni personaggi ben noti, coinvolti in una storia diversa da quella che conosciamo. In questo progetto, voglio creare una protagonista femminile ispirandomi in buona parte alla sottoscritta. E se scrivere è un pò come vivere due volte, mi diletto a prendere vita attraverso le avventure di Jennifer.
Un racconto nato dalla passione per "Poldark" e dall'amore profondo che nutro per un personaggio che ha saputo sfiorare le più profonde corde del mio cuore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dwight Enys, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo V
 


 

“Ebbene, si tratta di una lettera da parte di George Warleggan. Per l’esattezza, è un invito ad una delle sue feste”.
Con dita nervose, Ross ripiegò la pergamena e la gettò sul tavolo accanto al bicchiere vuoto. L’avrebbe lanciata tra le fiamme, se il caminetto fosse stato acceso. “L’hai avuta da lui in persona, non è vero?”.
Jennifer deglutì come se avesse qualcosa in gola. Malgrado fosse consapevole di non aver agito in modo scorretto nel prendere la lettera direttamente dalle mani del mittente, non poteva evitare di provare una certa ansia ed una vaga apprensione all’idea di affrontare l’argomento con suo fratello. Mentre cavalcava verso Nampara e dunque prima di mostrargli l’invito, la fanciulla aveva presagito che i toni della conversazione che l’aspettava sarebbero stati tanto accesi quanto sgradevoli, ed ora poteva trovarne conferma nello sguardo tutt’altro che incoraggiante di Ross, il quale la scrutava con un’ombra di sospetto nella luce che andava svanendo.
“Sì, l’ho avuta dal signor Warleggan in persona. E se ti stai domandando come e quando, l’ho incrociato ieri sera tornando a casa”.
La pacata sicurezza del suo tono di voce avrebbe persuaso chiunque. Chiunque, tranne il capitano Poldark, che conosceva sua sorella meglio di quanto lei fosse disposta ad ammettere. Quell’atteggiamento compassato – egli ne era certo – dissimulava l’esitazione e la tensione tipica di chi è in possesso di una notizia scomoda che non desidera rivelare. Ma per quanto scomoda fosse, Ross doveva esserne informato. Dopo un attimo di silenzio il giovane incrociò le braccia sul petto, le labbra inarcate in un sorriso beffardo.
“Ma non mi dire! E cosa ci faceva George Warleggan lungo la strada per St. Ann’s, al tramonto? Si era perso, forse?”.
“Non vedo nulla di strano in un uomo rispettabile che decide di fare un giro a cavallo per puro svago”.
“Del cavalcare per diletto non discuto; è sulla rispettabilità del cavaliere che avrei qualcosa da ridire, oltre che sulle sue intenzioni”.
Pronunciando le ultime parole, Ross aveva scoccato un’occhiata penetrante a Jennifer, che tuttavia la ignorò senza abbassare lo sguardo.
“Se non ricordo male” rispose lei, “hai più volte accennato al fatto che lo zio di George, Cary, è il più detestabile tra i Warleggan: lo hai definito ‘l’avvoltoio’ della famiglia. Sul nipote, invece, ti ho sentito esprimere un’opinione un po’ diversa. Non hai forse detto che lui e suo padre Nicholas sono persone rimarchevoli?”.
“Se George – come ho ragione di credere – seguirà le orme di suo zio, di qui a qualche anno resterà ben poco di rimarchevole in lui. C’è stato un tempo in cui ha dimostrato di avere qualche principio, non lo nego, ma non è un buon motivo per smettere di detestarlo”.
“Sei libero di continuare a farlo, se la cosa ti aggrada. Questo però non significa che io debba seguire il tuo esempio”.
Ross afferrò la bottiglia di brandy e si versò un altro bicchiere, poi andò alla finestra e lasciò che l’aria fresca della sera gli accarezzasse il volto accigliato; il sole aveva già cominciato la sua discesa oltre il limitare della valle e le ombre si allungavano come serpenti tra gli olmi, divenendo via via più profonde. Era la prima volta che parlava di George Warleggan con sua sorella e, se avesse potuto, il capitano dalla pallida cicatrice si sarebbe volentieri risparmiato un simile argomento. D’un tratto, nei suoi occhi divampò la scintilla di un ricordo ostile.
“Perché mai dovresti prendere esempio da me?” proruppe in tono sarcastico, bevendo un sorso del suo brandy. “Perché dovresti provare odio nei confronti di un giovanotto agiato e di buona famiglia, che da Truro parte a cavallo verso St. Ann’s nella speranza di incontrare una certa signorina, così da poterle consegnare l’invito per una delle sue insulse feste alla quale si augura che lei andrà, solo per poterla ricoprire di insidiosi complimenti? Mia cara sorellina, posso fare finta di non vedere se voglio, ma fingere di essere stupido è un’altra faccenda. Credi forse che non conosca il vero motivo per cui hai lasciato la chiesa di Sawle in tutta fretta, la mattina del battesimo di Julia? Volevi evitare che George ti ronzasse attorno durante il banchetto; soprattutto, ti premeva evitare che lo facesse sotto gli sguardi dei presenti, me compreso. Ma non puoi darmela a bere, Jen: lui ti piace, o quantomeno non ti dispiace. Non mi sono certo sfuggite le occhiate interessate, per così dire, che lui ti ha rivolto a Trenwith da un anno a questa parte. Ed ora apprendo che, a distanza di mesi, nulla è cambiato nell’atteggiamento di George; l’unica cosa che appare diversa è il tuo atteggiamento nei suoi riguardi. Un tempo ti saresti burlata di lui voltando le spalle alle sue viscide attenzioni, mentre adesso…”.
“Se stai cercando di convincermi a non prendere parte alla festa dei Warleggan puoi risparmiarti la fatica, visto che ho intenzione di accettare l’invito!” lo interruppe Jennifer con impeto; sul suo bel viso, reso rosso dal risentimento e dalla cruda franchezza del fratello, era comparsa una smorfia di frustrazione.
Ross distolse gli occhi dalla finestra e la guardò; si era aspettato una risposta del genere. Tuttavia, l’aspra fermezza con cui era stata formulata contribuì ad accrescere la sua irritazione, confermando per giunta i suoi sospetti su di lei.
“Non c’è alcun bisogno di convincerti, dato che a quella festa non andrai in ogni caso”.
Il tono di voce era irremovibile al pari della sua espressione. La ragazza, che fino a quel momento aveva cercato di tenere a bada la propria rabbia, udendo le parole di lui esplose senza ritegno.
“Tu, capitano Poldark” lo apostrofò, “credi di poter esercitare autorità e controllo a tuo piacimento come se ti trovassi ancora in guerra, ma lascia che ti spieghi come stanno le cose da queste parti: non ti è concesso di controllare tutto ciò che ti disturba o che minaccia il tuo piccolo mondo perfetto, e di certo non ti permetterò di agire in tal modo con me! Non sono uno dei tuoi soldati, ma tua sorella minore, che ha il diritto di concedersi un po’ di sano divertimento almeno una volta ogni tanto. E’ una cosa alquanto comune tra i giovani, sai? Oh, devi averlo scordato. Comunque sia, non importa quanto profonda sia la tua avversione per George: lui mi ha invitato alla sua festa ed io ci andrò, che ti piaccia o meno”.
“Questo è tutto da vedere”.
“Come pensi di fermarmi? Legandomi ad un palo in uno dei granai, oppure chiudendomi dentro un armadio?”.
“Jen cara” proseguì Ross addolcendo il tono, “la tua felicità è la mia soddisfazione, uno dei miei principali obiettivi da quando ho rimesso piede in Cornovaglia, lo sai. Perciò non mi entusiasma l’idea di negarti uno svago che, come tu stessa riconosci, ti spetta di diritto. Ma in questo caso è diverso. Tu non conosci George, il che per certi versi è un vantaggio, e non immagini nemmeno di cosa lui sia capace per raggiungere i suoi scopi che – te l’assicuro – hanno poco o niente a che vedere con i principi morali e l’onestà, prerogative di una fanciulla come te. Ti sto mettendo in guardia perché mi è parso di capire che ti interessa approfondire la sua conoscenza, non è così? A maggior ragione, è giusto che tu sappia la verità su quell’uomo”.
“Ma questa è la tua verità!” ribatté Jennifer, alzando la voce per dare libero sfogo all’indignazione crescente. “Come puoi aspettarti che io prenda in considerazione il giudizio di qualcuno che manca di imparzialità, anche se si tratta di un mio congiunto? Per di più non rammento di aver mai detto o dimostrato di provare interesse per George Warleggan, ma se anche fosse la cosa non ti riguarda, Ross. E benché apprezzi il tuo tentativo di persuasione, ti ricordo che non mi serve il tuo permesso per andare alla festa!”.
“Ti serve eccome, invece. Sei sotto la mia tutela e ci resterai finché non sarai padrona di te stessa!”.
“Compirò diciassette anni tra pochi giorni” replicò lei in tono di sfida, “ormai sono una donna e mi aspetto di essere trattata come tale!”.
“Dal momento che ti comporti come una bambina, devi solo aspettarti che io ti tratti di conseguenza”.
“Se qui c’è qualcuno che sta puntando i piedi come un moccioso, quello non sono certo io. E come tutti i mocciosi, lo stai facendo per capriccio e senza una ragione valida!”.
“Le ragioni che mi impongono di agire da moccioso sono legittime, e non intendo discuterne con te”.
“Questo non mi sorprende. Ciò che invece mi stupisce, è il sentirti descrivere il signor Warleggan come un individuo privo di coscienza e di ritegno morale. Non posso fare a meno di chiedermi se ciò ha a che fare, tra le altre cose, col genere di feste che tu non puoi permetterti”.
Fu troppo per Ross. Ascoltare le incalzanti proteste di una sorella adolescente era accettabile – in fondo rientrava nei suoi doveri di fratello maggiore – ma non poteva tollerare di essere insultato dal proprio sangue.
“Adesso basta, ragazzina!” tuonò infuriato, picchiando i pugni sul tavolo con una violenza tale da far scricchiolare il vecchio mobile. Jennifer ebbe un sussulto e lo fissò sgranando gli occhi scuri. “La tua insolenza farebbe imprecare un santo, dannazione!”. Ross fu sfiorato dall’impulso di afferrare il bicchiere vuoto per scagliarlo contro la parete, ma si trattenne. “Se proprio non riesci a chiudere il becco, potresti almeno mostrare un briciolo di rispetto! Si direbbe che in certi momenti dimentichi di far parte di una famiglia rispettabile!”.
“Se è per questo, non ho chiesto io di farne parte. Ciononostante, in tutti questi anni mi sono adeguata alle regole che hai stabilito, e l’ho fatto ogni volta in cui ho messo piede in questa casa. Ho cercato di rendermi degna del nome di Poldark in ogni modo, ma ora scopro di averci guadagnato soltanto pregiudizi e divieti. Suppongo che mi sentirei più libera in una gabbia! Peccato che io non sia un uccellino caduto dal nido: non ho bisogno di qualcuno che mi metta al sicuro dalle insidie del mondo. E se la mia maniera di esprimermi ti indispettisce non sei obbligato ad ascoltarmi, così come io non sono obbligata a restare. Ti saluto!”.
Detto ciò, Jennifer si voltò e uscì di corsa dal salotto proprio mentre Demelza entrava per accendere le candele; le due donne non si scontrarono per un soffio. La più giovane si scostò educatamente per lasciar passare la padrona di casa, a cui non sfuggirono l’espressione adirata di sua cognata ed uno scintillio all’angolo dell’occhio sinistro che riluceva nella penombra.
“Per Giuda!” esclamò Demelza nel medesimo istante in cui la porta d’ingresso si apriva e si chiudeva rumorosamente. I battibecchi tra i fratelli Poldark erano ormai una consuetudine e vi aveva assistito innumerevoli volte, da quando era arrivata a Nampara. Tuttavia, stavolta c’era qualcosa di diverso: poteva intuirlo dal volto di suo marito, stravolto dalla collera.
“Cos’è successo, Ross? Jennifer aveva l’aria sconvolta… Come mai è corsa via in quel modo?”.
Suo marito si lasciò cadere sulla sedia accanto al tavolo, ma non rispose; si versò un altro bicchiere e lo scolò d’un fiato, come se il brandy possedesse la miracolosa virtù di placare le emozioni spiacevoli. Allora Demelza posò la candela sulla mensola del caminetto e gli si avvicinò silenziosamente. Ross non sollevò lo sguardo, ma quando lei sedette sulle sue ginocchia e gli circondò le spalle con un braccio, spinse via il bicchiere ed emise un lungo sospiro, pensando alla complessità dei rapporti familiari. Rimasero così per qualche minuto, finchè lui non ruppe il silenzio.
“E’ una testa dura” disse scuotendo il capo.
“Più dura della tua?” lo punzecchiò Demelza, ridendo.
“E’ una bella lotta, in effetti”.
Un vago sorriso addolcì il volto contratto di Ross, che ora prese a giocherellare con una ciocca di capelli di sua moglie.
“George ha organizzato una festa per la prossima settimana”, continuò dopo qualche istante, rabbuiandosi nuovamente. “Jen ha avuto l’invito da lui in persona; dice che andrà con o senza il mio volere, ma non posso permetterlo. Non ho idea di cosa stia tramando quell’infido di Warleggan, ma l’ha osservata un po’ troppo a lungo per i miei gusti. Non mi fido di lui”.
“Ti fidi di lei, però”.
“Dopo stasera, non mi aspetto nulla di buono”.
“Oh, andiamo! Tua sorella è una ragazza intelligente e giudiziosa per la sua età”.
“Non c’è qualità che George non sappia annientare” obiettò Ross, cupo. “E’ un maestro nel tirare fuori il peggio delle persone!”.
“Jen, invece, tira fuori il meglio” ribatté l’altra con vivace sicurezza.
“Parli come se ci fosse del buono in quello lì! Il problema è che Jen sembra attratta da lui, o forse ne è soltanto incuriosita, fatto sta che…”.
“E’ cresciuta, Ross” lo interruppe dolcemente Demelza. “Ormai è una donna e, in quanto tale, impaziente di scoprire il mondo. Sinceramente non posso darle torto, e comunque dubito che sia realmente interessata a George. Comprendo la tua apprensione, ma in fondo si tratta di una semplice festa e noi saremo con lei. Cosa potrà mai succedere?”.
“Niente, a parte qualche spargimento di sangue”.
“Non scherzare, Ross. Tu non provocherai il padrone di casa”.
“Non se lui si guarderà dal provocare me”.
Con un sospiro per metà esasperato e per metà divertito, Demelza gli appoggiò l’indice sulle labbra socchiuse. Conosceva il suo uomo abbastanza da sapere che portare avanti una simile conversazione sarebbe stato inutile, almeno per il momento.
“Temo che dovrai accontentarti di essere il mio eroe, perché non ho intenzione di dividerti con nessun altro”.
“Neanche con George?” ridacchiò lui. La sua amata gli aveva restituito un pizzico di buonumore.
“Specialmente con George”, rispose lei in un sussurro velato di giovane malizia. Un attimo dopo, le loro labbra si unirono in un bacio dolce e appassionato; un unico respiro d’amore cullato dal mormorio del mare, che in lontananza s’increspava e luccicava come una maestosa lastra di cristallo alla luce del tramonto.



**_**




 

Nota dell’autrice:

Carissimi amici e lettori, mi rendo conto – non senza rammarico – che è trascorso molto tempo dal mio ultimo aggiornamento, e mi scuso umilmente per il tremendo ritardo che accompagna il mio ritorno. Sapete che non amo tenervi sulla corda. Comunque sia, eccomi di nuovo da voi con un episodio breve ed apparentemente trascurabile, ma indispensabile per comprendere quanto avverrà in seguito. Spero vi rallegri sapere che il prossimo capitolo sarà decisamente lungo, più di tutti gli altri, e vi porterà una sorpresa… Qualcosa che molti di voi attendono con ansia. Non vi dico altro e aggiungo che d’ora in avanti cercherò di aggiornare con maggiore frequenza, compatibilmente con gli impegni, la famiglia e tutto il resto. Giusto per darvi un’idea precisa, vedrò di pubblicare almeno due volte l’anno.
Come di consueto, ci tengo a ringraziarvi di cuore per la vostra sempre attiva e preziosa partecipazione: la stima e l’affetto che mi dimostrate, unite all’entusiasmo verso la mia piccola opera, mi sono di grande incoraggiamento sia nella scrittura che nella vita di ogni giorno. La mia passione per “Poldark” e soprattutto il mio immenso amore per Dwight non avrebbero lo stesso colore se non ci foste voi, a concedermi il privilegio di condividere il mio mondo interiore. Sognare insieme a voi significa molto per me.

Vi abbraccio uno ad uno col pensiero. Ancora grazie!

Claudia


 

 
  
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