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Autore: Bombay    02/08/2022    2 recensioni
Dal testo "Lo raccolse e diede un’occhiata distrattamente a qualche pagina, riconoscendo la bella calligrafia di Akaashi; quando, però, si rese conto di che cos’era, lo lasciò cadere sul letto come se scottasse"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Haikyu

Genere: romantico

Tipo: one shot

Coppia: yaoi

Personaggi: Bokuto, Akaashi

Rating: PG-17, arancione

PoV: terza persona

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Akaashi’s diary

 

Bokuto entrò in camera sua, posando il borsone sul fondo del letto, si cambiò e sbadigliando aprì il borsone corrugando poi la fronte.

“Ho preso quello di Akaashi” mormorò tra sé, tirò fuori i panni sporchi, e scese in cucina.

“Mamma ho preso per sbaglio la borsa di Akaashi, puoi lavare la divisa che gliela riporto domani”

“Certo, Kotaro

 

Tornò in camera e mandò un messaggio al compagno di squadra avvisandolo dello scambio.

- Sì, me ne sono accorto, non c’è problema me lo porti domani. -

Prese la borsa con l’intento di toglierla letto, ma gli scivolò e parte del contenuto cadde a terra.

Con uno sbuffo raccolse tutto, rimettendolo a posto, ma la sua attenzione venne catturata dall’anonimo quaderno dalla copertina nera.

Lo raccolse e diede un’occhiata distrattamente a qualche pagina, riconoscendo la bella calligrafia di Akaashi; quando, però, si rese conto di che cos’era, lo lasciò cadere sul letto come se scottasse.

Lo aveva sfogliato credendo fossero degli appunti di scuola, o qualche racconto che scriveva di tanto in tanto e che gli aveva fatto leggere, mentre quello era una specie di diario personale.

Nel cadere sul letto, si era aperto e l’attenzione di Bokuto fu catturata dal suo nome.

Sapeva di stare facendo una cosa profondamente sbagliata, che stava violando la vita privata del suo amico, ma si ripromise di leggere solo le righe che parlavano di lui.

E lì rimase folgorato, in quei tratti eleganti e sicuri c’era la sua vita, o parte di essa, filtrata dagli occhi di Keiji, dalle sue emozioni, dalle sue sensazioni, speranze, aspettative, paure e timori.

Si ritrovò a leggere avidamente e scoprì l’amore segreto che Akaashi nutriva per lui, il suo struggersi in silenzio, guardandolo da lontano, l’attesa degli allenamenti, per stare con lui, di come lo avesse sempre ammirato.

Le sue guance si tinsero di rosso arrivando ad un punto intimo e sconcertante, non poteva credere che il timido e riservato Akaashi avesse scritto quelle cose, mentre leggeva se lo immaginava nel buio della sua stanza, toccarsi pensando a lui e il suo corpo contrarsi e gemere perdendo la compostezza che gli era così usuale.

Trattenne il respiro rendendosi conto che il suo fisico aveva reagito a quelle immagini e non se ne sorprese affatto: Keiji lo aveva attratto dal primo momento in cui aveva messo piede in palestra, neo iscritto al club, quando i loro occhi si erano incontrati avevano sperimentato una sintonia fuori dal comune. Akaashi lo comprendeva meglio di come si capiva lui stesso, colmava le sue lacune, si completavano e si orbitavano intorno, ma anche se lui lo stuzzicava Akaashi non aveva mai lasciato trasparire il suo turbamento e l’attrazione che provava per lui.

Algido e distaccato Akaashi, imperscrutabile, più piccolo di lui di un anno ma molto più maturo e posato.

Si leccò le labbra continuando a leggere fino all’ultima pagina che risaliva al giorno prima.

Spense la luce, chiudendo gli occhi si stese, fu facile evocare il viso di Keiji in uno dei suoi rari e sinceri sorridi, o il suo volto concentrato su un compito di scuola, o il lieve disappunto per qualche sua azione in partita.

Si addormentò con il diario di Akaashi stretto al cuore.

 

La mattina dopo si precipitò a scuola era sabato, non c’era il consueto andirivieni di persone, solo i club che si preparavano per i tornei, tra cui il loro.

Era presto probabilmente era il primo, no non lo era: lo vide appena svoltò l’angolo, appoggiato alla balaustra con un libro tra le mani, il vento gli accarezzava i disordinati capelli neri.

“Buongiorno” lo salutò aprendo la porta dello spogliatoio.

“Buongiorno” rispose riponendo il libro.

Appena entrati gli porse la borsa “Ecco, scusami ancora ero così stanco che non me ne sono proprio accorto, mi madre ti ha lavato subito la divisa”

“Anche la mia” rispose aprendo la propria borsa, muovendo la mano al suo interno cercando chiaramente qualcosa.

 

“Cerchi questo” domandò Bokuto tirando fuori dalla tasca il quaderno arrotolato e lo vide il corpo di Akaashi irrigidirsi e il suo viso farsi un po’ più pallido.

“L’hai letto?” chiese in un sussurro appena udibile.

“Sì” ammise, gli occhi blu di Akaashi si spalancarono e le sue guance si tinsero di un rosso acceso “E ti chiedo scusa” aggiunse prima che l’alzatore proferisse parola “Ma se non l’avessi fatto, non avrei mai scoperto quello che provi per me”

“Mi dispiace” mormorò abbassando lo sguardo a terra imbarazzato.

“Penserai che sono un ragazzino sciocco, puerile e…”

Bokuto fece un passo e Akaashi si trovò bloccato tra gli armadietti e il corpo del capitano, poteva percepirne il calore.

“Penso che tu sia adorabile, bellissimo, indispensabile e mi piaci un sacco” sussurrò a pochi centimetri dal suo viso.

“Cosa…” riuscì a dire prima che le labbra del più grande coprissero le sue in un bacio tenero e incerto, uno sfiorarsi di labbra.

“Che altro hai letto?”

“L’ho letto tutto, Akaashi, tutto d’un fiato, so che non avrei dovuto, ma è stato più forte di me, mi è stato impossibile fermarmi” spiegò baciandolo ancora, questa volta con maggiore decisione, forzando appena le labbra di Keiji chiedendo il permesso di entrare e lui glielo concesse e fu come entrare in Paradiso.

Quando Bokuto si sollevò per riprendere fiato Akaashi, lo fissò per un lungo momento, avrebbe dovuto essere arrabbiato con lui, non avrebbe dovuto leggere il suo quaderno eppure non ci riusciva. Non credeva che Bokuto potesse interessarsi ad uno come lui gli venne un dubbio e mormorò “Non prenderti gioco di me”

“Come potrei” disse “Te l’ho detto Akaashi tu mi piaci davvero!” ripeté sincero baciandolo ancora, stava assaporando a fondo quelle labbra e quella lingua quando qualcuno alle sue spalle si schiarì la voce tossendo.

Entrambi i giovani tornarono alla realtà rendendosi conto di dove si trovavano voltandosi verso la porta.

“Ma buongiorno!” esclamò Komi con un largo sorriso seguito da Kanoha che gettò la borsa sulla panca poco distante.

Akaashi sentì le gambe farsi molle e si ritrovò seduto a terra, la testa gli girava, la posò sulle ginocchia per nascondere tutto il suo imbarazzo, non si sarebbe più mosso da lì.

“Non è come sembra” esclamò Bokuto.

“Ah no! A noi sembrava che avessi un metro di lingua in bocca ad Akaashi, ma ci saremo sbagliati” lo canzonò Komi dandogli una pacca sulla spalla e scambiandosi un’occhiata eloquente con Kanoha.

Bokuto era imbarazzato all’inverosimile balbettava frasi senza senso incapace di difendersi.

“Comunque era ora che voi due vi decideste”

Akaashi sollevò lo sguardo, a quelle parole, e incrociò quello dei suoi compagni che gli sorridevano comprensivi.

“Ehi…”

Bokuto si era inginocchiato davanti a lui, avrebbe gestito la squadra in un altro momento “È tutto ok?” sussurrò porgendogli la mano ed aiutandolo ad alzarsi.

Nel frattempo, era arrivato il resto della squadra, ma per fortuna Komi e Kanoha si tennero per loro la scoperta appena fatta.

 

 

Finiti gli allenamenti Bokuto si avvicinò al palleggiatore “Ti va venire a casa mia” domandò con un sorriso radioso, non era la prima volta che succedeva, ma quella occasione aveva sfumature nuove da sperimentare.

Akaashi annuì prendendo il cellulare “Avviso i miei”

 

 

Akaashi era seduto sul letto, con gli occhi chiusi e le labbra di Bokuto incollate alle sue, che lo baciava con passione sempre crescente, mentre con una mano gli accarezzava la pelle sotto la maglietta blu, quando lo sospinse a sdraiarsi il palleggiatore fu colto dal panico e scostò il viso posandogli le mani sulle spalle per respingerlo, gesto inutile visto che Bokuto era più forte di lui, ma si allontanò comunque e lo fissò preoccupato.

“Scusa, sto correndo troppo” ammise nel vedere gli occhi spalancati dell’altro.

“Va tutto bene”

“Sembri un cerbiatto spaventato, Akaashi” proseguì “Sto correndo troppo” ripeté facendo per alzarsi, ma il più giovane lo trattenne.

“No… va bene così” lo rassicurò tirandoselo addosso “Ho solo paura che entri qualcuno, ci sono i tuoi e le tue sorelle”

Bokuto sorrise “Non devi preoccuparti, hanno la buona abitudine di bussare e poi hanno tutte e due il fidanzato e posso vendicarmi come e quando voglio, ho sentito certi concerti che neanche ti immagini”

Quelle parole fecero arrossire Akaashi e Bokuto rise forte sdraiandosi sulla schiena, trascinandoselo addosso, baciandogli prima una guancia e poi l’altra “Va meglio in questo modo? Così hai tu il controllo dell’azione come in partita”

Akaashi sorrise riprendendo a baciarlo, non sospettava minimante di questo lato premuroso di Kotaro. Il capitano aveva ragione, stava succedendo davvero tutto così in fretta, non riusciva ad analizzare lucidamente la situazione, la sua mente era sovraccarica di sensazioni ed emozioni e non era in grado ad essere pragmatico ed analitico come al solito, questa cosa lo spaventava e lo affascinava nel medesimo momento, Bokuto tirava fuori un lato a lui sconosciuto.

Un bussare deciso alla porta lo fece letteralmente saltare lontano dal più grande, ma giunse solo la voce di una delle sorelle “Tra quindici minuti è pronto” poi si unì la voce dell’altra “Qualunque cosa stiate facendo lì dentro” delle risate sommesse e dei passi che si allontanavano.

“Ti ho detto che non sarebbero entrate” lo rassicurò, ma Akaashi non lo ascoltava aveva il respiro corto, le guance rosse, e piccole gocce di sudore gli colavamo lungo la tempia, Bokuto ne fu attratto e leccò via quelle gocce salate con la lingua e senti il sospirò di Keiji contro il suo viso.

Gli afferrò la maglietta e la strattonò verso l’alto, Akaashi sollevò docilmente le braccia e se la lasciò sfilare imitandolo subito dopo.

Gli occhi blu del palleggiatore si puntarono in quelli d’ambra del capitano, che lo sospinse ancora a sdraiarsi, ma non lo sovrastò gli rimase seduto accanto e con una mano gli carezzava il petto che si alzava e si abbassava in fretta, scese sempre più in basso accarezzando con il dorso della mano il rigonfiamento teso intrappolato negli indumenti, si beò del basso gemito che provocò quel movimento. Si prese un momento per guardare Akaashi, spettinato con gli occhi e le labbra socchiuse, aveva piena fiducia in lui.

“E sai” gli sussurrò all’orecchio “Anche io mi masturbo pensando a te”

Lo vide arrossire e sorrise nel constatare che non c’era niente di più bello.

“Non farò niente che tu non abbia già fatto da solo” lo rassicurò, mentre gli abbassava i pantaloni e l’intimo quel tanto che bastava per liberarlo.

Akaashi trattenne il respiro quando Bokuto prese a vezzeggiarlo con la mano grande e ruvida, per poi afferrarlo completamente e muovere la mano su e giù su tutta la sua lunghezza. Keiji inarcò la schiena portando una mano alla bocca, auto imponendosi di non fare troppo rumore, ma gli riusciva difficile, tremendamente arduo.

Bokuto si morse le labbra, mai avrebbe pensato e sperato di vedere Akaashi in quel modo, nel suo letto a contorcersi mentre gli dava piacere, quella cosa lo stava eccitando notevolmente.

Akaashi quasi urlò quando Bokuto lo prese in bocca, lambendolo con la lingua e poi succhiando con forza, fu davvero troppo per Keiji “Spostati” riuscì a dire, ma l’altro lo ignorò e Akaashi venne con un gemito strozzato.

Bokuto si sollevò leccandosi le labbra, sistemandogli i vestiti con cura.

“Questo non posso farlo da solo” ansimò Keiji fissando il soffitto, respirando a fondo, cercando di riprendere un minimo controllo su sé stesso.

La forte risata di Bokuto gli giunse alle orecchie “Scusami non ho saputo resistere”

Akaashi si sollevò suoi gomiti concentrandosi su Bokuto, il suo viso era arrossato, il suo petto glabro madido di sudore e un rigonfiamento vistoso tendeva i pantaloni bianchi. Keiji si tirò a sedere gli baciò le labbra assaggiando il proprio sapore mischiato a quello del suo asso, senza una parola lo sospinse a sdraiarsi, a differenza del compagno percorse il suo petto, con le labbra lasciandogli scie umide, lo sentì sospirare il suo nome e questo gli trasmise un brivido lungo la schiena, e tuffare una mano nei suoi capelli neri. Prese tra i denti l’elastico dei pantaloni e tirò piano.

“Non c’è tempo” lo avvisò Bokuto, mentre l’alzatore si sollevava e si aiutava con le mani per abbassarli i vestiti “Proviamo” soffiò e il fiato caldo sul suo membro fece rabbrividire il capitano del Fukurodani fin nel profondo.

Akaashi non aveva mai fatto una cosa del genere e mai avrebbe pensato di farlo, ma per una volta lasciò da parte il suo lato razionale e si lasciò guidare dall’istinto, fece esattamente quello che pochi momenti prima Bokuto aveva fatto a lui ed in breve ne sortì il medesimo effetto, aveva pensato di tirarsi indietro, ma non lo fece.

Si pulì con la mano e posò la testa sul petto di Bokuto avvertendo il suo cuore battere all’impazzata

Bussarono alla porta “È pronto” cinguettò una voce femminile.

“Veniamo” rispose Bokuto e scatenò l’ilarità delle ragazze.

“Non abbiamo dubbi”

 

***

 

Bokuto si fermò un momento sulla soglia: Akaashi era seduto sul suo letto la schiena poggiata al muro, le ginocchia sollevate e su di esse vi era posato il quaderno e la sua espressione era concentrata mentre scriveva, metteva nero su bianco quello che avevano fatto prima di cena per non dimenticarsi nemmeno un’istante.

In pochi passi lo raggiunse e gli si sedette accanto posandogli la testa sulla spalla, chiudendo gli occhi.

“Non sbircio, non preoccuparti”

Una lieve risata scosse le spalle dell’alzatore “Non credo abbia più importanza”

“Allora posso leggere” esordì aprendo un occhio.

“No!” protestò, finendo di scrivere una frase e chiudendo il quadernetto.

Stendendosi sul letto, Bokuto gli baciò piano le labbra, senza fretta, avrebbe potuto farlo in eterno.

Lo sentì sorridere e poi ricominciare ancora e ancora.

“Ti vedo scrivere su quel quaderno ogni giorno, se solo mi fosse capitato di leggerlo prima, avremmo potuto godere di questo molto prima” mormorò.

“Se avessi avuto il coraggio di parlarti invece che rifugiarmi su delle pagine bianche, non avresti dovuto ficcare il naso nel mio diario” sospirò.

“Ti ho già chiesto scusa”

“Non sono arrabbiato” lo rassicurò colmando ancora la distanza tra loro.

Akaashi posò la fronte sulla spalla del capitano e sbadigliò piano, comprendo la bocca con la mano, era stanchissimo, la fatica dell’allenamento, la tensione e le emozioni di quella giornata gli fecero diventare le palpebre pesanti; l’ultima cosa che sentì furono le labbra di Bokuto sulla sua fronte e la sua voce sussurrare dolcemente “Buonanotte, Keiji”

 

***

 

Kotaro, ho portato il futon” chiamò sua sorella bussando piano, ma dall’interno nessuna risposta.

“Ehi ragazzi” esclamò l’altra aprendo appena la porta.

“Non credo che quello serva più” spiegò richiudendo la porta con un sorriso, suo fratello e Keiji dormivano profondamente sul letto del primo, accoccolati uno tra le braccia dell’altro.

 

---

Angolo dell’autrice:

Orbene ordunque, eccomi qui con un'altra storia Bokuto e Akaashi.

Grazie per chi è giunto fino a qui, chi ha piacere a farmi sapere la sua è sempre benvenuto.

Un kiss.

Bombay

   
 
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