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Autore: rocchi68    03/08/2022    1 recensioni
Una persona che ha chiuso gli occhi in passato può riaprirli dopo tanto dolore?
Ne vale davvero la pena?
Non sarebbe meglio proseguire senza voltarsi indietro e sorridendo delle poche gioie che incrociano il tuo cammino?
Si passa per egoisti, per idioti o per scaltri se si evita di ricadere nei ricordi del passato?
È questo che il nuovo Consiglio Studentesco si prefigge di cambiare, anche se si tratta di un problema interno e di un'impresa ardua.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Mike, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Era sempre stata rigida sul comportamento da tenere nei corridoi.
Ma ora non le importava se qualche prof l’avrebbe sgridata perché andava di corsa.
Era sgusciata tra vari ragazzi, urtando anche una supplente che aveva lanciato per aria alcuni fogli, ma non aveva il tempo per fermarsi, aiutarla a raccogliere e scusarsi come ogni Presidentessa degna di questo incarico.
Doveva tornare subito nella stanza del Consiglio.
Là dove Mike e Zoey l’avevano istruita nonostante fosse spaventata.
Dove aveva accolto Cody, Sierra e Cameron per lasciargli il futuro.
Dove un testone irresponsabile si era incaponito su un segreto che non era nemmeno più così pericoloso o distruttivo.
E forse era davvero colpa sua.
Se solo non avesse tergiversato.
Se gli avesse chiesto di cosa aveva bisogno per non piangere più.
Invece aveva lasciato tutto al tempo e questo li aveva fregati.
Quando potevano lasciarsi andare, permettere ai loro sentimenti di prendere il sopravvento, senza più la paura di un Comitato salutato con un’occhiataccia, lei aveva preferito rinviare.
 
“Sono io che ho sbagliato.” Mormorò tra sé e sé, salendo di corsa un’altra rampa di scale.
 
Perché con lui non era stata chiara fin dal principio?
Perché si era impuntata fino a quel punto?
Era un idiota.
Lo sarebbe sempre stato.
Ma anche lei era della stessa pasta.
Quando si punzecchiavano, quando si fissavano storti…lei credeva che quella loro routine fosse piacevole e non l’avrebbe mai barattata con un semplice rapporto di circostanza.
Loro non erano dei tipi che mollavano o che andavano avanti con stupidi consigli.
 
“Stai male?”
 
“Sì.”
 
“Sono qui, ti aiuto.”
 
Era quello il loro rapporto.
Non c’era una menzogna come risposta alla prima domanda.
Non c’era un sorriso tirato.
C’era la pura e semplice sincerità.
 
“Sì sto male, ma se mi abbracci forse potrei stare meglio.”
 
Ok non si erano mai sbilanciati fino a quel punto, ma ci andavano molto vicino.
E allora perché non aveva avuto il coraggio di dirglielo?
Era forse una stupida ragazzina insicura?
Beh un po’ sì, ma non era quello il punto.
Lei non aveva proprio aperto bocca.
Poteva almeno impappinarsi, essere goffa o imprecisa per fornirgli qualche indizio, ma nulla di sconvolgente.
Sempre che non ripensasse al bacio di Courtney. Lì le montava la rabbia, ricordava quell’incontro, le sue scuse, ma ci aveva messo troppo tempo per metabolizzare quella batosta.
 
“Courtney è carina, ma è una stronza colossale e acida.”
 
Peccato che ci fosse quel carina a ronzarle nella testa.
Perché il suo carattere poteva far acqua da tutte le parti, ma c’era quella semplice parolina a fregarla e a farle venire il sangue amaro.
E se Courtney fosse stata più tollerante o con un carattere leggermente più delicato?
Allora lui sarebbe finito tra le sue braccia in un attimo e vi sarebbe rimasto per sempre o almeno finché lei non si fosse stancata di quel ragazzino che, con il suo passato nebuloso e alcuni atteggiamenti insoliti, le permetteva di essere in prima pagina e sulla bocca di tutti.
 
“Eppure era così facile.”
 
Lo era sempre stato.
Lo credeva finché non si era ritrovata davanti alla porta austera del Consiglio.
Ecco che il suo coraggio era svanito di nuovo e non sapeva se doveva entrare, nonostante avesse promesso quantomeno di salutarlo, o se era molto più saggio darsi alla fuga, magari tornando indietro e scusandosi con la supplente che aveva urtato di corsa.
 
“Dovevamo parlarne a quattr’occhi.”
 
E ora che ne aveva l’occasione restava inebetita fuori.
Per quanto ancora si sarebbe maledetta di aver buttato via un’altra occasione?
Era l’ultima che le restava.
Possibile che non riuscisse a capirlo?
Doveva sentire urlare l’intera scuola a ripeterle quella verità, prima di avere il coraggio d’abbassare la maniglia?
Poteva subito dopo la gara sportiva.
Poteva durante l’uscita collettiva del Consiglio.
Poteva quando avevano espresso le loro debolezze.
Poteva, addirittura, dopo quel bacio brutale di Courtney.
E perché non ci era mai riuscita?
Non era cresciuta.
Era sempre la solita.
Quella che scappava o si nascondeva davanti alle difficoltà.
Perché sì quei due anni erano stati semplici come mandato, ma solo perché non c’era stato nessun casino e non aveva dovuto faticare troppo.
Già.
E Scott era tornato solo per congratularsi.
Che figura avrebbe mai fatto nel dirgli che aveva semplicemente portato avanti l’egregio lavoro svolto da Mike e Zoey?
Aveva solo copiato.
Non ci aveva messo nulla di suo.
E così tutto il suo coraggio precedente, quell’ardore che poteva sospingerla a scavalcare ogni difficoltà era svanito.
Di nuovo.
Appoggiata una mano sulla porta, si allontanò di qualche passo, pensando che potesse rimangiarsi con qualche scusa l’ultima promessa.
Non sarebbe cresciuta neanche quel giorno.
Avrebbe continuato a stagnare nelle sue menzogne e nelle sue paure.
 
“Tutti vogliono essere salvati, Dawn.”
 
Però lei non riusciva a capirlo.
Era lì a non salvarsi in nessun modo.
Doveva provare.
Lo sapeva e si ritrovava a torturarsi le mani.
Se ci fosse stata Zoey al suo posto, le avrebbe detto che era una stupida a non confidarsi con Mike e forse le avrebbe dato un ceffone per spronarla.
Si era, quindi, voltata e aveva dato le spalle alla porta.
Voleva davvero mandare via il suo passato in quel modo? Senza nemmeno dargli la possibilità di liberarsi di ciò che portava nel cuore?
Doveva scoprire che cosa provava Scott.
Il perché era tornato e tutto il resto.
Ma se lui avesse semplicemente detto che era tutto passato, che aveva trovato l’amore e la felicità in Canada e che era lì solo perché di passaggio, come l’avrebbe presa?
Era questo che la preoccupava.
Perché poteva ammetterlo: lei continuava ad amarlo.
Ma lui?
“Dawn, Dawn…con i se e con i ma non troverai mai la felicità.”
Era stata una delle lezioncine di Zoey dopo aver toppato con un fascicolo di Mike.
Poteva valere anche quando non si trattava di lavoro?
Senza ripensarci, tornò davanti alla porta, inspirando profondamente e chiuse gli occhi.
Se quel discorsetto dell’amica fosse stato un fiasco, sarebbe andata a trovarla e le avrebbe tirato le orecchie.
Riaperti gli occhi, annuì un paio di volte, abbassò la maniglia ed entrò nella stanza per poi richiudere il tutto alle sue spalle.
Ora non poteva più scappare dalle sue responsabilità.
E non voleva farlo.
Inoltre eccolo lì in piedi, estasiato da chissà cosa, come se davanti a sé fosse appena comparso un angelo delicato.
Non era niente di tutto questo.
Era solo una ragazzina spaventata senza alcun futuro.
E allora perché era lì con un sorriso accennato e con uno sguardo dolce?
 
“Ci hai messo parecchio.” La accolse, compiendo un paio di passi, ma fermandosi nel notare che lei si stava guardando alle spalle, come se fosse a disagio, non vedesse l’ora di scappare o non pregasse che qualcuno entrasse all’improvviso per un ultimo saggio consiglio.
 
“Già.”

“Credevo ti fossi persa.”

“Lo so.” Mormorò, trovando un pizzico di coraggio per avvicinarsi e continuando a fissarlo negli occhi.

“Mi spaventi quando parli a monosillabi.”

“Mi sei mancato, Scott.”

“La piccola Dawn è cresciuta.” Soffiò ironico, sperando di sdrammatizzare e di non dover continuare su quella tensione che stava complicando tutto quanto.
 
“Non così tanto.”
 
“Ti sottovaluti.” La rimproverò nervoso.

“No…sei tu che continui a paragonarmi a una stella.”

“Piccola, ma brillante.”

“Io…”

“Sei perfetta così come sei.”

“Non ho combinato niente in questi pochi anni.” Ammise, facendolo sospirare.

“Ereditare i compiti di Mike senza stravolgere il suo operato non sarebbe stato facile per nessuno.”

“Ma non ho migliorato nulla.” Obiettò seria.

“Gli altri studenti sorridevano.”

“Cosa significa?”

“Una brava Presidentessa sa cosa è meglio per i ragazzi e, se tornando, avessi visto musi lunghi e sbadigli, me ne sarei andato a casa e non avrei mai pensato di rincontrarti.”
 
“Sono stata brava?” Domandò, cercando una conferma da un’opinione imparziale.
 
“Tu sei sempre stata brava: è solo che non te ne sei mai accorta.”
 
“Scott…mi spiace.” Borbottò, trovando finalmente il coraggio di abbracciarlo.
 
“Di cosa?” S’informò preoccupato.
 
“Se ti avessi detto che cosa provavo, ecco io…”
 
“Va tutto bene, Dawn.”
 
“Ma io…”
 
“Non hai idea quanto abbia sognato questo giorno.” Mormorò rilassato.
 
“Potevi tornare ogni tanto.”

“Sarebbe stato crudele illudersi per un paio di giorni.” Replicò, ricambiando l’abbraccio.

“Lo è anche oggi, non credi?”

“Pensi che sia tornato solo per una veloce toccata e fuga?”

“Non è così?” Domandò, sentendo le sue mani accarezzarle le spalle e poi la schiena.

“Non farmi domande sceme.”

“Non lo è.”

“Se sono tornato è perché ho intenzione di rimanere.”

“Io…”

“Non ti darò tutti i dettagli, ma i miei genitori mi hanno concesso di trovarmi un appartamento per l’Università e io ho scelto subito la nostra città.”
 
“Potevi andare all’estero.” Soffiò debolmente, facendolo sospirare.
 
“A Londra, Berlino o chissà dove non c’è la mia Dawn.” Replicò, facendola arrossire e sentendo la sua testa adagiata sul petto.
 
“Dovrei essere arrabbiata.”
 
“Se lo fossi, a quest’ora sarei disteso in un bagno di sangue.”
 
“Non sono violenta.” Replicò piccata.
 
“Ascoltami Dawn…devo parlarti seriamente.” Soffiò, staccandosi controvoglia da quell’abbraccio e regalandole una carezza.
 
“Di che cosa?”
 
“Ho rinviato per tanto tempo e se non lo faccio oggi, mi darei dello scemo da qui al resto dei miei giorni.”
 
“Esagerato.” Commentò divertita, non scorgendo nessun sorriso che potesse alleviare la tensione che si era appena creata.
 
“I sentimenti che provavo allora sono rimasti intatti…anzi direi che si sono fatti più forti ogni minuto che passava.”
 
“Scott…”
 
“Sono uno scemo, un idiota, un babbeo…insomma ho solo difetti, ma io volevo dirti che mi piaci.” Borbottò rosso in viso.
 
“Ti piaccio come amica?”
 
“No.”
 
“Come persona?”
 
“Stai rendendo le cose un po’ più difficili.” Ridacchiò divertito.
 
“Io…”
 
“Oppure stiamo alleggerendo tutto.”
 
“Allora cosa Scott?” Domandò speranzosa.
 
“Tu mi piaci…del tipo…beh essere la mia ragazza.” Seguitò, facendola tentennare.
 
“Io…”
 
“Ti amo Dawn.”
 
“Io…”
 
“Tutto bene?” Chiese Scott, appoggiando una mano sulla sua spalla, vedendo come il suo sguardo si fosse smarrito, manco fosse caduta in trance.
 
 
Tutto bene?
Era di nuovo a fare scena muta.
Provare la stessa cosa, ma senza riuscire a dargli una risposta, era quantomeno imbarazzante.
Non riusciva a crescere.
Quando avrebbe trovato il coraggio?
Quando avrebbe accettato e battuto quella sua maledetta timidezza?
Possibile che dovesse vivere solo con i sensi di colpa per la perdita di un’occasione dietro l’altra?
Forse lui poteva aiutarla a trovare una risposta.
A fissarlo negli occhi, a vederlo sorridere qualcosa sembrò ricongiungersi.
 
“Sei ancora una bambina Dawn?”
 
“Io…”
 
“Continui ad avere paura dei mostri?”
 
“Io…non sono così.”
 
“Sei ancora una bambina?”
 
“Non più.”
 
 
Non lo era più e, per quel giorno, non sarebbe più tornata nel suo mondo insicuro.
Prima di rimpiangere anche quella giornata, lo fissò negli occhi e si alzò sulle punte.
Appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle dell’amico, rendendo chiaro che non era un sentimento a senso unico e che nel suo cuore c’era spazio per lui soltanto.
 
“Scusami Scott.” Borbottò rossa in viso.
 
“Di cosa?”
 
“Io ti amo…ma ho paura.”
 
“Di me?”
 
“No…ho paura di essere io.” Ammise, sussultando per il bacio improvviso del suo Scott e chiudendo gli occhi per quel dolce ricordo che si stava costruendo.
 
“Siamo sempre stati due bambini impacciati e troppo fifoni.”
 
“Anche tu?”
 
“Ma da oggi non sarà più così.”
 
“Io…”
 
“Ti prometto che questo sarà solamente il primo di tanti giorni felici, Dawn.” Soffiò, tornando a stringerla tra le braccia e inspirando profondamente il suo dolce e soave profumo.
 








Angolo autore:

Sentimentalismo ovunque, tranne che nel mio cuore nero pece

Ryuk: Ma fai qualcosa

Troppo faticoso
Preferisco lamentarmi

Ryuk: Sei in ritardo...di nuovo...per la quarta, quinta volta.

E questo è il penultimo capitolo
L'ultimo uscirà con la prossima eclissi, quindi, segnatelo sul calendario

Ryuk: Speriamo che abbiate apprezzato il fatto che abbiamo lasciato spazio ai pensieri di Dawn.

Siamo diventati molto più mentali
Poche descrizioni, ma tanto in questo ero leggermente impedito e via sulla sostanza

Ryuk: Spedisco il boss a nanna che magari per sabato mettiamo la parola fine a questa serie e poi magari ne cominciamo una nuova.

Magari è proprio questa storia a non darmi la voglia di aggiornare :(

Ryuk: Lo scopriremo presto!
   
 
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