Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    04/08/2022    0 recensioni
Seiji è malato e le sue condizioni si fanno sempre più preoccupanti
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fanfic scritta per il gruppo Facebook "Prompts are the way"

 

Fandom: Yoroiden Samurai Troopers 

Titolo: Per voi

Personaggi: Seiji e Ryo principalmente, tutti gli altri

Rating: giallo per presenza di malattia

Genere: angst, hurt/comfort, sentimentale

 

 

PER VOI

 

"Come sta?".

Shin chiuse la porta alle proprie spalle e incontrò gli occhi di Touma, che lo fissavano ansiosi.

Sospirò e distolse il proprio sguardo, incapace di sostenere l'angoscia dei nakama che amplificava la sua.

"La febbre non accenna a scendere e io non so più cosa fare".

L'ultima parte della frase si spezzò in un piccolo singhiozzo, che Shin arginò portandosi la mano alla bocca.

"Merda!" ringhiò Touma dandogli le spalle e sferrando un calcio violento contro un mobile lì accanto.

Shin sussultò e gli puntò addosso due occhi stravolti.

"Touma!" esclamò Shu, con tono di rimprovero. 

Era così strano vedere il samurai del cielo perdere la calma, lui che era quello che tendeva ad imporla agli altri…

Ma quella situazione stava diventando troppo anche per lui: le febbri di Seiji, da qualche mese, erano peggiorate e persistevano in maniera costante, senza concedergli più di pochi giorni di tregua.

Nell'ultima settimana, poi, la temperatura corporea aveva superato i livelli di guardia, non importava quanto attente, premurose ed esperte fossero le cure di Shin: aveva tentato tutti i rimedi a sua conoscenza, ma niente aveva sortito gli effetti sperati.

La disperazione era palpabile nell'aria e un silenzio opprimente si diffuse tra i quattro giovani raccolti davanti a quella stanza, dietro la quale languiva il loro nakama malato.

Fu Shin a rompere il silenzio e la sua voce era il pianto che accomunava tutti:

"Il dottore insiste perché venga ricoverato… ma lo sapete… per lui sarebbe…".

Si interruppe, rintanò il capo tra le spalle e riprese, con tono ancor più mesto:

"Ho provato a parlargliene…".

"E cosa ti ha risposto?".

"Che non dobbiamo azzardarci e che non sta male fino a questo punto".

"Quel dannato testone" sbottò Ryo, poi si avviò a passo deciso verso la porta. "Ora mi sente!".

Il pugno di Shin si chiuse intorno al polso di Rekka, fermo, pur senza perdere la propria gentilezza, la stessa che, insieme ad una supplica, si rifletteva nei suoi occhi verdi:

"Ryo, per favore, mantieni la calma. Seiji non ha bisogno di…".

Ryo lo interruppe posandogli una mano sulla guancia e le labbra sulle labbra, per poi rassicurarlo:

"Stai tranquillo. Cercherò di parlargli come hai fatto tu".

 

Ne era consapevole Ryo.

Se le doti comunicative di Shin non si erano rivelate convincenti per Seiji, come poteva sperare di riuscirci lui?

Non appena fu entrato nella stanza, ogni sua determinazione andò completamente alla deriva, ogni convinzione smarrita alla vista della figura riversa sul letto, la carnagione ancora più bianca delle lenzuola appena cambiate. 

L'unica eccezione erano le chiazze di rossore che la febbre gli imprimeva sul viso.

Gli occhi erano chiusi, ma il respiro affannoso, accompagnato da un rantolo che saliva dalla gola, indicavano che non stava dormendo un sonno tranquillo. 

Le mani, che restavano fuori dalle coperte, artigliavano la stoffa con quella che a Ryo sembrò non solo sofferenza, ma rabbia mista a disperazione. 

Prese una di quelle mani nella propria, con gentilezza lo forzò a staccare le dita dal lenzuolo:

"Aggrappati a me".

La mano di Seiji tremò nella sua, la presa era così intensa da fare male, ma a Ryo di sicuro non importava.

Prese posto sulla seggiola che restava sempre accanto al letto perché loro, a turno, potessero accudirlo.

Strinse nella mano libera il panno umido che Shin aveva lasciato sulla fronte di Seiji e glielo passò sul viso, per togliere un po' di sudore e sperando di dargli sollievo.

Il gesto strappò a Seiji un gemito leggero, mosse il capo da una parte all'altra, poi i suoi occhi si schiusero e guardarono confusi nella direzione del nakama.

"Ti ho svegliato, Seiji? Volevo solo rinfrescarti un po'".

"Ryo…".

Sembrava impossibile che la voce profonda e melodiosa a un tempo del guerriero di Korin si fosse trasformata in quel debolissimo e roco sussurro.

Ryo gli strinse la mano con più forza.

"Shhh, non ti sforzare".

Il braccio destro di Seiji si sollevò, si posò sulla fronte e il giovane emise un piccolo lamento di frustrazione:

"Smettetela di trattarmi come un invalido".

Ryo sollevò le sopracciglia, in un cenno di perplessità: Seiji si rendeva conto di essere gravemente malato o era davvero convinto che stessero esagerando?

"Ti stiamo trattando come un nakama che amiamo e che vogliamo aiutare… come è sempre stato tra tutti noi".

Le iridi d'ametista di Korin si mossero e lo fissarono in tralice.

Nonostante la febbre altissima, sembrava fare di tutto per non perdere lucidità e rimanere presente a se stesso. 

"Ma come fai?" Sospirò Ryo, accarezzandogli una guancia.

"A fare cosa?".

"A non crollare mai, a non ammettere mai che stai male, neanche con noi che ti amiamo e che…".

Ryo non riuscì a controllare la propria voce, che uscì incrinata e l'ultima parola si spezzò in un singhiozzo. 

"Ryo…".

Il guerriero del fuoco ebbe la sensazione che la mano di Seiji nella sua si facesse più forte, tanto che i ruoli si invertirono, fu lui a stringere e a infondere coraggio.

Il senso di colpa, perenne compagno del suo percorso di samurai, invase l'animo di Ryo e, una volta di più, vacillò la certezza del suo ruolo di leader: di sicuro non era il più forte.

"Perché non vuoi curarti, Seiji? Noi abbiamo bisogno di te".

"Perché non…".

"Non dire che non stai male, ti prego, smettila!".

"Niente che non possa sopportare, tutto piuttosto che andare in ospedale".

"Non lo faresti neanche per noi? Può darsi che tu voglia mentire a te stesso, ma siamo noi a stare male".

Si rendeva conto che si trattava di un ricatto sotto tutti gli aspetti, ma non seppe frenarsi: l'istante successivo si sarebbe morso volentieri la lingua.

Abbassò lo sguardo su quello di Seiji: gli occhi d'ametista, annebbiati dalla febbre, lo fissavano in modo così intenso che Ryo sentì infrangersi il cuore nel petto.

"Scusami" mormorò, un filo di voce arrochito dal pianto.

Il volto di Seiji tornò a fissare il soffitto.

"Siete voi che dovete scusarmi".

Le parole uscirono in un tremulo sussurro, non sapeva Ryo se fosse sofferenza fisica o emotiva in quel momento: il senso di colpa si fece così insopportabile che a stento si trattenne dall'esplodere in singhiozzi. 

"Ryo…".

Il guerriero del fuoco sollevò un braccio e si strofinò gli occhi, l'altra mano era ancora aggrappata a quella di Seiji.

"Dimmi".

Tirò su col naso e a Korin sfuggì un debole sorriso.

"Andrò in ospedale se può farvi stare meglio…".

Ryo trasecolò, gli rivolse un'occhiata incredula.

"Però dovete farmi una promessa…".

"Tutto quello che vuoi, Seiji".

Anche la mano destra di Korin si tese a cercare quella di Ryo e il legame si fece più profondo, mentre si aggrappavano l'uno all'altro:

"Quando sarò là, non lasciatemi, fate di tutto per restare con me tutto il tempo che potrete".

Ryo sorrise tra le lacrime:

"Non dovevi neanche chiederlo: niente e nessuno al mondo ci allontanerà da te".

 

 

 

 

 

   
 
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